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Pergolato in legno fai da te | Realizzazione e finitura

Vediamo nel dettaglio la realizzazione di un pergolato in legno fai da te

Un riparo per l’auto, ma anche uno spazio fresco per sedersi da soli o in compagnia per un momento di relax: questo pergolato in legno fai da te è semplice, ma serve l’aiuto di una persona per metterlo in piedi e fissarlo in modo che tutto sia in squadra.

Quattro pali di abete sono collegati tra loro con due traverse di legno 120x40x2000 mm e due barre metalliche con sezione a omega; quattro sostegni di legno da 80x50x750 mm bloccano le traverse ai pali sui lati corti, quattro piattine di ferro 40x10x800 mm bloccano i pali alle barre zincate sui lati lunghi.

Per realizzare la griglia, su cui il glicine si arrampica e si distende fino a a coprire interamente lo spazio, servono 50 metri di fune di acciaio plastificato da far correre tra i lati lunghi in fori praticati sulle barre zincate e tra i lati corti in fori praticati sulle traverse di legno: si formano così dei quadrati con i lati da 350 mm, chiusi nell’incrocio con fascette.

Vediamo ora alcuni dettagli della realizzazione.

Come costruire un pergolato in legno fai da te

Dopo due anni di crescita il palo di sostegno non reggeva più la forza del glicine.
pergolato in legno fai da te
Quattro zanche di ferro sezione 75×75 mm, con una base di 200×200 mm, reggono i pali di abete sezione 70×70 mm e lunghi 2 metri e li fissano saldamente al pavimento in piastrelle di cemento.
Due barre di ferro zincato con sezione a omega vengono posate sui pali e li collegano sul lato lungo del pergolato;  le barre devono essere forate con una distanza di 350 mm tra un foro e l’altro per far passare la fune di acciaio plastificato.
Alcune cambrette bloccano la fune sul lato esterno della traversa di legno.
pergolato in legno fai da te
La fune di acciaio corre da barra a barra nel senso corto del pergolato in legno fai da te e da traversa a traversa in quello lungo; nei punti di incrocio viene fissata con fascette autobloccanti.

Finitura per esterni

Il legno di abete, quello dei pali e delle traverse, dovendo stare all’esterno, deve essere protetto abbondantemente con due mani di impregnante. I pali del pergolato in legno fai da te sono rifiniti anche con smalto per esterni in due colori diversi, grigio e verde brillante: per ogni palo due facce contigue sono pitturate in grigio e le altre due in verde.

Per ulteriore vezzo decorativo due fasce (verde sul fondo grigio e grigio sul fondo verde) vengono realizzate poco sopra la metà dell’altezza dei pali. Traverse e sostegni restano in tinta legno; le barre a omega sono zincate e quindi non patiscono gli agenti atmosferici.

Leggi anche come costruire un pergolato fotovoltaico.

Strumenti di misurazione per il fai da te

Gli strumenti di misurazione sono utensili fondamentali per tutti gli amanti del bricolage che vogliono realizzare costruzioni e altri lavoretti fai da te

Alla base di qualsiasi costruzione fai da te o montaggio c’è sempre un’accurata misurazione di pezzi, componenti ecc. Il risultato sarà tanto migliore quanto più precise saranno le misure rilevate. Nella normale pratica fai da te, ci si affida sostanzialmente a tre strumenti di misurazione:

  • il metro a stecche;
  • il flessometro;
  • a rotella metrica.

Indipendentemente dal mezzo utilizzato, quando si effettua una misura è sempre meglio rilevarla due volte (se ciò è possibile): una volta con lo zero da una parte e una volta dall’altra. Questo sistema riduce nettamente la possibilità di errore, che nasce spesso dalla posizione di chi effettua il rilievo.

Metro a stecche

Tra gli strumenti di misurazione troviamo il classico “doppio metro”, costituito da 10 stecche lunghe 20 cm l’una, sulle quali sono riportate la centimetratura e la millimetratura.

strumenti di misurazione

La precisione della misurazione è relativa, in quanto il legno che costituisce il metro pieghevole è soggetto a una certa dilatazione o contrazione a causa della temperatura e delle condizioni di umidità dell’ambiente. Esistono anche metri pieghevoli in metallo con aste della lunghezza di 10 cm.

Flessometro

Realizzato in striscia d’acciaio centimetrata e millimetrata, è molto pratico in quanto occupa uno spazio esiguo e viene estratto solamente per la lunghezza da misurare. Esistono flessometri da 2-3-8-10 m.

Le versioni di maggiore lunghezza consentono di effettuare misure oltre i 2 m con una sola rilevazione, riducendo il margine d’errore. È stabile dimensionalmente in quanto non subisce dilatazioni a causa dell’umidità.

Il flessometro ha praticamente sostituito il classico metro a stecche
data la sua semplicità di impiego.

Metrica 23119 Metro a Stecca, 2 Metri
  • Lunghezza 2 metri, 10 aste
  • Legno
  • Colore bianco
  • Testate rosse
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  • Cassa in ABS antiurto compatta
  • Rivestimento completo in gomma antiscivolo
  • Nastro con verniciatura polimerizzata e rivestito con pellicola in mat sintetico Tylon
  • Spessore: 0.14 mm
  • Clip di aggancio
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STANLEY, Rotella Metrica, Nastro in Fibra di Vetro, 20 m. 0-34-296
  • Ampiezza nastro: 1.27 cm
  • Classe di precisione III
  • Materiale cassa: ABS sintetico
  • Unità di misura della distanza: metrico
Metrica 16010 - Metro avvolgibile in acciaio INOX, lunghezza 2 metri, mm/mm
  • 10 rami mm
  • In acciaio inox
  • Dimensione dei rami: 14 x 0,6 mm
  • Classe III
  • Graduazione incisa nera
Presch metro da 5 m - Robusto flessometro professionale con clip da fissare alla cintura e sistema di auto-avvolgimento
  • PRATICO - Puoi estrarre a lungo il nastro del tuo flessometro Presch senza piegarlo e poi, grazie all'affidabile riavvolgimento automatico, farlo tornare in un attimo dentro la compatta custodia.
  • CURATO NEI MINIMI DETTAGLI - Con la staffa scanalata a "L", puoi fare facilmente segni e, allo stesso tempo, agganciarla a viti e chiodi grazie all'apposito foro. Semplicemente ingegnoso!
  • PRECISO - Se misuri molte cose, è facile sbagliarsi, ma non con il nostro metro! Ogni metro Presch offre un'accuratezza incredibile secondo la Classe di precisione 2 e, inoltre, è facile leggere i numeri sul leggero nastro di acciaio opaco.
  • ERGONOMICO - La custodia di plastica rivestita di gomma sta benissimo in mano e si può fissare alla cintura con l'apposita clip. Con il passante, puoi fissarla o appenderla.
  • VERSATILE - Il tuo nuovo metro a nastro tascabile può essere usato per misurare grandezze interne ed esterne, grazie alla staffa rivettata tre volte fissata sull'estremità. Così si fa!

Rotella metrica

Disponibile nella lunghezza standard di 20 m di nastro telato centimetrato. Serve per misurazioni su terreno e costruzioni diverse. Si arrotola dentro la custodia grazie a una manovella pieghevole.

Rotella professionale

È una rotella metrica, ma con nastro anche di tipo metallico, molto più lungo (fino a 100 m). Una versione particolare (sonda di profondità) ha un peso che tiene steso il nastro in verticale.

Strumenti di misurazione interna

Importanti strumenti di misura sono quelli dedicati alle misurazioni interne. Tra questi troviamo l’internimetro e l’asta metrica telescopica.

Internimetro

Un particolare tipo di flessometro è l’internimetro che permette di rilevare la larghezza di un vano o di uno spazio rientrante leggendo la misura attraverso una finestrella presente sul corpo del contenitore.

strumenti di misurazione interna internimetro

Asta metrica telescopica

Per rilevare con precisione l’altezza di una stanza si può utilizzare l’asta metrica telescopica. Dotata di più sezioni, si allunga (una bolla permette di tenerla in verticale) e un display indica la misura.

asta metrica telescopica

Tra gli altri strumenti per misurare troviamo il calibro, il compasso, la riga, la squadra e il truschino.

Far da sé: questo sì che è

Tratto da “Far da sé n.506 – Luglio 2020″

Autore: Nicla de Carolis

In questi ultimi mesi tutti abbiamo dovuto imparare e in molti praticare lo smart working, modalità di lavoro, fino a poco tempo fa sconosciuto ai più, confuso con il telelavoro (che sposta semplicemente il lavoro dall’uffico a casa), e che si definisce “lavoro intelligente/agile” perché non prevede vincoli di luogo e di orari.
Riguarda esclusivamente il lavoro di ufficio, occorrono un computer, fisso o portatile, uno smartphone, un collegamento internet veloce e, se necessario, la possibilità di accedere alla rete aziendale: la qualità e la quantità dell’attività possono essere misurate con il raggiungimento degli obiettivi. I vantaggi incontestabili sono importanti: risparmio di tempo e di denaro per i mancati spostamenti, minor inquinamento, libertà del lavoratore di gestire il tempo in autonomia.
D’altra parte, e l’abbiamo visto in questo periodo di prova obbligata dettata dalla pandemia, questo smart working non è tutto rose e fiori: oltre alla difficoltà dei collegamenti a causa dell’inadeguatezza della rete internet del nostro Paese, c’è sicuramente la diminuzione della produttività per carenze di programmazione, organizzazione ed esecuzione. Ma ciò che sembra più pesante è la perdita dell’aspetto sociale del lavoro, l’isolamento del lavoratore a causa della mancanza di contatto con i colleghi e con l’azienda, tutto il giorno solo con un computer e, in più, disturbato dalle attività domestiche che tolgono concentrazione, quasi inevitabili in un’abitazione: non tutti dispongono di una stanza adibita a studio in cui potersi isolare. La comodità di non muoversi da casa, rimanendo magari in pigiama da mattina a sera… orrore… è qualcosa che, alla lunga, ha fatto tornare in molti addirittura il desiderio di trovarsi in coda in tangenziale per raggiungere l’azienda.
Ma aldilà di queste considerazioni, l’atteggiamento del fardasé è di rispondere concretamente al nascere delle nuove esigenze e così in questo numero pubblichiamo un dossier dedicato alla realizzazione di scrivanie e spazi pensati per il lavoro da casa che pare, indipendentemente dal Coronavirus, dovrà entrare sempre di più a far parte della nostra vita.
A mio avviso un’evoluzione che andrebbe presa a piccole dosi perché aggiunge poco in termini di benessere e arricchimento alla nostra mente e che può creare problemi psicologici perché non siamo fatti per “dialogare” solo con un video. Come sempre trovo molto più “smart/intelligente” potersi impegnare in laboratorio, luogo in cui, anche se si è soli, mente e mani sono sollecitate da continui stimoli per progettare, risolvere problemi, tagliare, unire, rifinire, trovare le soluzioni migliori per ottenere il risultato perfetto per le esigenze personali.

Far da sé: questo sì che è smart

Tratto da “Far da sé n.506 – Luglio 2020″

Autore: Nicla de Carolis

In questi ultimi mesi tutti abbiamo dovuto imparare e in molti praticare lo smart working, modalità di lavoro, fino a poco tempo fa sconosciuto ai più, confuso con il telelavoro (che sposta semplicemente il lavoro dall’uffico a casa), e che si definisce “lavoro intelligente/agile” perché non prevede vincoli di luogo e di orari.

Riguarda esclusivamente il lavoro di ufficio, occorrono un computer, fisso o portatile, uno smartphone, un collegamento internet veloce e, se necessario, la possibilità di accedere alla rete aziendale: la qualità e la quantità dell’attività possono essere misurate con il raggiungimento degli obiettivi. I vantaggi incontestabili sono importanti: risparmio di tempo e di denaro per i mancati spostamenti, minor inquinamento, libertà del lavoratore di gestire il tempo in autonomia.

D’altra parte, e l’abbiamo visto in questo periodo di prova obbligata dettata dalla pandemia, questo smart working non è tutto rose e fiori: oltre alla difficoltà dei collegamenti a causa dell’inadeguatezza della rete internet del nostro Paese, c’è sicuramente la diminuzione della produttività per carenze di programmazione, organizzazione ed esecuzione. Ma ciò che sembra più pesante è la perdita dell’aspetto sociale del lavoro, l’isolamento del lavoratore a causa della mancanza di contatto con i colleghi e con l’azienda, tutto il giorno solo con un computer e, in più, disturbato dalle attività domestiche che tolgono concentrazione, quasi inevitabili in un’abitazione: non tutti dispongono di una stanza adibita a studio in cui potersi isolare. La comodità di non muoversi da casa, rimanendo magari in pigiama da mattina a sera… orrore… è qualcosa che, alla lunga, ha fatto tornare in molti addirittura il desiderio di trovarsi in coda in tangenziale per raggiungere l’azienda.

Ma aldilà di queste considerazioni, l’atteggiamento del fardasé è di rispondere concretamente al nascere delle nuove esigenze e così in questo numero pubblichiamo un dossier dedicato alla realizzazione di scrivanie e spazi pensati per il lavoro da casa che pare, indipendentemente dal Coronavirus, dovrà entrare sempre di più a far parte della nostra vita.

A mio avviso un’evoluzione che andrebbe presa a piccole dosi perché aggiunge poco in termini di benessere e arricchimento alla nostra mente e che può creare problemi psicologici perché non siamo fatti per “dialogare” solo con un video. Come sempre trovo molto più “smart/intelligente” potersi impegnare in laboratorio, luogo in cui, anche se si è soli, mente e mani sono sollecitate da continui stimoli per progettare, risolvere problemi, tagliare, unire, rifinire, trovare le soluzioni migliori per ottenere il risultato perfetto per le esigenze personali.

Costruire un laghetto fai da te

Una struttura di rete metallica riempita di sassi è perfetta per costruire un laghetto fai da te fuori terra

Di solito per disporre di un laghetto in giardino occorre eseguire uno scavo, ma se ci sono bambini lo specchio d’acqua può costituire un potenziale pericolo. Costruire un laghetto fai da te economico fuori terra, ma che permetta di giocare con barchette o osservare i pesci che vi nuotano senza ritrovarsi sommozzatori involontari, può essere un’alternativa più sicura e altrettanto d’effetto.

La struttura

La struttura di questo laghetto fuori terra è composta da un’armatura di rete zincata riempita di sassi: ideale è quella che viene utilizzata per i “gabbioni” di contenimento, ma vi sono anche griglie per recinzione che hanno una grande robustezza e sono adatte allo scopo.

Con un discreto quantitativo di pannelli di questa rete possiamo costruire un laghetto davvero molto bello: componiamo due anelli concentrici alti 400 mm e con diametri rispettivamente di 1250 e 1450 mm.

Questi due anelli sono poggiati al terreno, preventivamente decorticato e spianato, e ad esso affrancati con alcuni fittoni metallici. Lo spazio vuoto tra i due grigliati è riempito con sassi del volume medio di una grossa arancia: si possono trovare nei garden center in varie tipologie di colori. All’interno di questa solida struttura viene realizzato il sistema di contenimento dell’acqua.

come costruire un laghetto artificiale

Lungo la parete interna della gabbia riempita di sassi si applica uno spesso feltro, oppure una guaina bitumata isolante, da fissare alla rete con alcuni legacci di filo plastificato.

Infine viene steso, all’interno della struttura circolare, un telo per laghetti di robusto PVC di colore nero. Il compito dello strato di feltro è quello di proteggere il telo di plastica che, spinto dal peso dell’acqua, si potrebbe strappare venendo direttamente a contatto con la griglia.

Il telo va abbondantemente ripiegato lungo il bordo superiore della griglia che forma l’anello interno e ad esso affrancato (dall’interno) grazie al peso dei sassi.

La vasca è pronta per essere riempita d’acqua, il cui livello dovrà arrivare a circa 6-8 cm dal bordo superiore. Nel laghetto possiamo inserire una pompa a ricircolo che generi uno zampillo verticale, vasi con piante acquatiche, pesci.

Il laghetto può essere semplicemente di forma circolare oppure completato con un’appendice, costituita, come nel nostro prototipo, da una panca lunga 1600 mm, realizzata con lo stesso sistema della gabbia di contenimento del laghetto.

Questa nuova gabbia, però, è larga il doppio (quindi 400 mm) di quella che contiene il telo, in modo da fornire uno stabile appoggio per il piano di legno che viene collocato sopra di essa e che diventa la seduta.

Tutta la struttura viene circondata da due file di autobloccanti incassati nel terreno che segnano un netto stacco con il manto erboso

Come costruire un laghetto – I passaggi

I pannelli di grigliato si collegano uno all’altro tramite astine metalliche inserite nelle maglie terminali di pannelli adiacenti.
costruire un laghetto fuori terra
Si compone tutta la struttura di contenimento che si colloca sul terreno, preventivamente privato dell’erba, dei sassi, spianato e livellato.
La gabbia che fornisce l’appoggio della seduta di legno è a sezione quadrata (400×400 mm) e lunga 1600 mm. Una delle sue estremità viene agganciata all’anello esterno con astine metalliche sagomate.
laghetto fuori terra
L’anello interno va rivestito con uno strato di feltro abbastanza spesso in modo da proteggere il telo che contiene l’acqua. Il feltro viene fissato con legacci lungo tutto lo sviluppo. All’interno della gabbia vengono inseriti i sassi.
costruire un laghetto fai da te
Si stende il telo per laghetti e lo si ripiega sul bordo superiore per poterlo fermare con i sassi interni al grigliato.
laghetto fai da te economico
L’ultima operazione consiste del riempire il laghetto, al cui interno è possibile inserire proiettori luminosi e pompe zampillanti.

Altre idee

gabbioni con ciottoli

Oltre che per costruire un laghetto i gabbioni riempiti di ciottoli vengono utilizzati nelle opere ingegneristiche per contenere l’alveo dei fiumi e le scarpate, ma si prestano anche alla realizzazione di recinzioni, aiuole, gradoni calpestabili.

I granulati in pietra naturale, oltre ad essere reperibili di varie dimensioni, sono anche disponibili in diverse colorazioni che possono essere alternate nella realizzazione delle strutture.

Le pietre, pur se racchiuse in una struttura metallica, conferiscono un aspetto naturale alle strutture, che si prestano anche all’inverdimento per un impatto ambientale ancor più… contenuto. 

Esistono diversi metodi per costruire laghetti artificiali fai da te: leggi anche come realizzare un laghetto interrato.

Generatore di corrente fai da te | Costruzione con oggetti di recupero

Per costruire un generatore di corrente fai da te si possono utilizzare i pezzi di una macchina da cucire e la pompa di una lavatrice

Il progetto mostra come sia semplice assemblare un generatore di corrente fai da te, azionabile a pedale, efficace per i più disparati utilizzi che non richiedano potenze elevate. Ovviamente si tratta di mettere insieme oggetti di recupero, ma la particolarità sta nella provenienza dei principali elementi necessari: la pompa di una lavatrice e il manovellismo di una macchina da cucire degli anni ’30.

Entrambi questi elementi hanno importanti caratteristiche: la pompa per lo svuotamento dell’acqua della lavatrice, come anche quella di una lavastoviglie, se abbastanza recente, è una cosiddetta macchina reversibile; detta in parole povere, se le forniamo energia elettrica lei svolge un lavoro meccanico (pompa dell’acqua), al contrario, se le forniamo energia meccanica (facendola girare) lei genera energia elettrica fai da te.

Quindi è estremamente facile trasformare una pompa di questo tipo in un generatore elettrico fai da te.

Il sistema alla base

Per costruire questo generatore fai da te è stata rivalutata la peculiarità del sistema che permetteva alle sarte di lavorare per ore e ore facendo un movimento con le gambe a bassa richiesta di energia e talmente naturale da non esigere alcuno sforzo mentale per essere eseguito, sicché la concentrazione e l’uso delle mani fossero del tutto volti al piano del cucito.

La stessa efficacia viene apportata al progetto del generatore di corrente fai da te con una mossa sapiente, adattando nel modo migliore la spinta di rotazione del manovellismo all’asse del generatore, mediante una puleggia di diametro adeguato.

circuito generatore di corrente fai da te

In questo modo, a seconda della velocità cui si aziona la pedaliera, si ottiene una tensione in uscita perfettamente in linea con quella richiesta in ingresso da numerosi dispositivi tecnologici di uso comune in casa e in laboratorio.

Può sembrare strano, persino estremo, alimentare un modernissimo smartphone con un generatore a pedali, fatto con una macchina Singer che ha un centinaio d’anni ma, oltre a funzionare perfettamente, rappresenta in pieno lo spirito di quell’economia circolare di cui tanto si sta parlando in questi tempi, che noi far da sé abbiamo nel cuore almeno tanto quanto il desiderio di riparare le cose non più funzionanti.

Come costruire un generatore di corrente fai da te

Il sistema di movimentazione dell’alternatore deve fare affidamento su una struttura robusta, in modo che non si verifichino flessioni durante l’azionamento. Si taglia in due pezzi una spessa tavola di legno e si uniscono le due parti a 90° con spinatura cieca o lamelli, rinforzando l’unione con squadrette di ferro messe nello spigolo interno.
L’apparato che raggruppa il manovellismo utile al progetto si fissa facilmente nel nuovo contesto, visto che già era collocato nel mobile della vecchia macchina da cucire. È sufficiente calibrare bene la distanza della grossa puleggia di trasmissione per poter riutilizzare la stessa cinghia di cuoio della Singer, che si adatta anche a questo utilizzo.
Per adattare il sistema alla rotazione dell’albero dell’alternatore è necessario fare alcune modifiche: serve un supporto flangiato per un cuscinetto a sfere; il cuscinetto serve per la rotazione libera di una alberino al quale si innesta da un lato una puleggia piccola per corde da stendere e all’altra estremità un giunto universale di sezione adeguata all’alberino del cuscinetto e all’albero dell’alternatore. Uno zoccolo di legno viene tagliato a misura per alzare il supporto flangiato portandolo a lavorare in asse con l’alternatore.

La pompa trasformata in alternatore

La pompa elettrica della lavatrice normalmente è alimentata da corrente elettrica 230 V e ha un assorbimento di 40-60 W. Per l’utilizzo come alternatore, si deve rimuovere la girante della pompa (l’elica bianca) per innestare sull’albero una puleggia che riceva il moto del manovellismo.

La puleggia deve essere solidale con l’asse. Facendo ruotare l’asse, con lui ruota anche lo statore formato da un nucleo di magneti permanenti oppure elettromagneti, mentre lo statore (la parte che avvolge il tutto) resta fermo e “cattura” la variazione del flusso magnetico dato dalla rotazione dei poli del rotore, restituendo una corrente alternata.

Allestimento finale di tutti i dispositivi

Per completare l’allestimento del generatore di corrente fai da te, all’uscita dell’alternatore si collega una serie di dispositivi ausiliari che permettano di prelevare energia elettrica utilizzandola al meglio.

Per prima c’è una semplice presa di corrente allestita in una scatola per esterni e un mammut per i collegamenti diretti con i fili. Sul loro cartellino indicatore c’è scritto 130 V c.a., cioè la tensione in corrente alternata che esce mediamente azionando in modo continuo la pedaliera, che è sufficiente per tanti dispositivi: basta controllare sulla loro targhetta qual è l’alimentazione consigliata (di solito va bene da 85 a 165 V alternati).

generatore di corrente fai da te

Poi c’è un alimentatore i cui dati di targa sono: input 100-240 V c.a. – output 12 V 3 A. A seguire c’è un adattatore Step-up che permette di ricaricare correttamente la batteria da 12 V di un allarme, usata come sistema tampone e di immagazzinamento. A valle c’è anche un’uscita 12 V c.c. tramite un mammut e un voltmetro in corrente continua che indica in tempo reale la tensione erogata dall’alimentatore.

Questo generatore di elettrico fai da te non produrrà l’energia dei generatori professionali. Ma è perfetto per ricaricare tablet, cellulari e altre batterie, per alimentare router, lampade da tavolo e tanto altro.

Prova del funzionamento

Questo è il momento della prima prova, fatta azionando a mano la pedaliera del generatore di corrente fai da te.

Agli attacchi dell’ex pompa, ora alternatore, si collega direttamente un voltmetro che indica la tensione in uscita (129 V c.a.).

Da notare la presenza di un’altra puleggia fissata nel mobile, sul fianco.
Si tratta di un elemento importante per due motivi: il primo perché aumenta la superficie di aderenza della cinghia alla piccola puleggia secondaria, garantendo la massima trazione e scongiurando possibili scivolamenti della cinghia; secondo, permette di regolare il tensionamento corretto della cinghia.

Montolit Plume100 | Mola per levigatura diamantata

Montolit Plume100 si monta sulla smerigliatrice angolare e permette di levigare le piastrelle per sagomarle con rotondità o fare biselli con angoli speciali

Durante la posa dei rivestimenti capita quasi sempre che si debbano adattare alcune piastrelle alla presenza di elementi di forma non regolare. Il più delle volte si rilsolve con tagli rettilinei, usando taglierine o smerigliatrici con dischi da taglio, ma se si tratta di lavorare su forme tondeggianti la soluzione migliore è utilizzare una mola diamantata come questa. Si tratta della Montolit Plume100, una nuovissima mola per levigatura che lavora indifferentemente a secco o ad acqua. Ha un diametro di 100 mm e un foro centrale filettato M14, quindi è idonea al montaggio su smerigliatrice angolare, togliendo le ghiere per i comuni dischi.

mola diamantata Montolit Plume100

Le particolarità della Plume100 sono la leggerezza e la grande efficacia, caratteristiche che la rendono eccellente anche per il montaggio sugli elettroutensili a batteria, ancora un po’ meno performanti rispetto a quelli a filo. È adatta al lavoro anche su grès porcellanato e, grazie al peso piuma (soli 144 g), la smerigliatrice si manovra con grande precisione. Plume100 ha un prezzo al pubblico di euro 117,00. Montolit

Al lavoro in pochi secondi

rimozione ghiere
Si rimuovono le due ghiere normalmente presenti sull’albero della smerigliatrice angolare.
Montolit Plume100
Bloccando l’alberino premendo l’apposito pulsante, si serra il dado della mola diamantata (serve una chiave da 22).
mola diamantata
Facendo lavorare uniformemente tutta l’estensione della parte attiva, la mola ottiene la sua massima durata.

Gazebo fai da te in legno | Costruzione passo-passo

La costruzione di questo gazebo fai da te non richiede incastri, ma tanta precisione: è di notevole solidità vista la sezione degli elementi portanti

Un tocco di grecità classica nei timpani, uno di geometrie cinesi nelle ringhiere e una solidità a tutta prova caratterizzano questo gazebo fai da te.

In posizione riparata dal vento basta il suo peso per mantenerlo stabile, altrimenti lo si può ancorare su plinti di calcestruzzo ben interrati.
Costruito in sezioni da avvitare fra loro, direttamente o con l’aiuto di ferramenta zincate (i quattro pilastri, i frontoni, le ringhiere e l’orditura del tetto), lo si può preparare in laboratorio e poi montare in una mezza giornata.

I quattro pilastri, di legno impregnato sotto vuoto, sezione 125×125 mm, vengono otticamente alleggeriti dalla smussatura degli spigoli che lascia integri la base ed il capitello. Per adattarsi alla pendenza delle falde la sommità del capitello va tagliata di sbieco, scendendo di 40 mm dal bordo interno a quello esterno.

Vediamo allora come costruire un gazebo in legno fai da te nel dettaglio.

Occorrente

gazebo fai da te
  • Per la struttura: Abete o pino di prima scelta, impregnato: 4 pilastri (A) 125x125x2020 mm; 2 basi timpano (B) 43x120x2700 mm; 3 traversoni (D) 34x120x1950 mm; 4 spioventi timpano (C) 43x91x1320 mm; 2 traversoni (E) 21x120x2200 mm.
  • Per le ringhiere: Listello sezione 38×57 mm: 12 pezzi (F) da 669 mm; 18 (G) da 460 mm; 15 (H) da 128 mm; 6 (J) da 1950 mm; 3 corrimano (O) 15x68x1950 mm.
  • Per il tetto: 4 listelli (K) 38x57x1050 mm; 6 listelli (L) 38x57x2094 mm; 2 listelli (M) 15x43x2200 mm; 3 listelli (N) sezione triangolare 21x21x1270 mm. Multistrato marino da 15 mm: fondali timpano (P) 420×1950 mm; 2 falde (Q) 1220×2200 mm. Circa 7 mq feltro (R) impermeabilizzato (o simili); 6 staffe a U con ali da 43 mm; colla per esterni; chiodi; viti; olio saturante; impregnante protettivo; smalto o vernice; plinti di fondazione (S).

Gazebo fai da te – Realizzazione

Costruire le fiancate

Perché la ringhiera risulti stabile e regolare ogni giunzione richiede due viti 5×80 mm. Per ogni ringhiera si comincia dalle due H orizzontali chiudendo un pezzo da 128 mm fra due da 669 mm. Sui capi delle H si avvitano i pezzi da 460 mm e i due telai risultanti si uniscono avvitandoli ad un terzo pezzo da 128 mm. Il telaio si completa con altri due tratti corti orizzontali e due verticali e con i due correnti da 1950 mm avvitati ai capi dei listelli verticali. La ringhiera si fissa ai pilastri con viti 5×80 mm che attraversano i due pezzi verticali esterni. Un corrimano 15x68x1950 mm incollato ed inchiodato con gruppini senza testa, affogati sotto piano e stuccati, completa la fiancata.
Per l’alleggerimento ottico dei pilastri se ne incide ogni spigolo con un segaccio, a 325 mm dalla base ed a 295 dalla sommità con due tagli a 45°.
I due tagli vengono raccordati da un terzo che elimina un listello a sezione triangolare. Un ulteriore tocco di classicità si otterrebbe scanalando le facce e la smussatura con una fresa semicircolare.
Ai pilastri del gazebo fai da te si fissano con staffe ad U alettate due dei traversoni D di base.
I traversoni E (col bordo superiore bisellato a seguire la sommità di pilastri) si avvitano direttamente ai capitelli, a filo del bordo basso della bisellatura.
Le ringhiere sono di elementi tutti sfalsati fra loro ed è facile unirli con viti che attraversano un listello e penetrano lungo vena nell’altro.

I timpani

Sul foglio di multistrato che farà da fondo si disegna un triangolo rettangolo con un cateto di 1250 mm e l’altro di 400. Adagiando lungo l’ipotenusa le tavole C si determinano gli angoli di taglio dei loro capi.

Sagomati i capi della trave B come da disegno (o come si crede meglio), vi si avvitano i due spioventi C, tenendone uniti con morsetti i capi superiori. La tavola di fondo, tagliata a misura ed inchiodata a tergo delle tre tavole le blocca e completa il frontone.

gazebo in legno

Montaggio solido

Preparati i due timpani, le due fiancate e la terza ringhiera, si solleva una fiancata e la si blocca in posizione (eventualmente fissandola ai plinti di calcestruzzo) con un paio di puntelli.

Si fa lo stesso con la seconda fiancata e si inserisce nelle staffe ad U il terzo traversone D. Montando anche la terza ringhiera la struttura risulta abbastanza solida da potervi avvitare contro i timpani (nella foto grande a sinistra si vedono due listelli sporgenti, provvisori, che aiutano
a sistemare in posizione il timpano).

Quest’ultima operazione rende il gazebo fai da te abbastanza robusto da potervi montare sopra per fissare il rivestimento del tetto.

Il tetto

Con quattro listelli 38x57x1050 mm e sei 30x57x2094 mm, uniti come si è fatto per le ringhiere, si fanno i due telai destinati a reggere il tetto, da avvitare all’interno dei timpani a filo del bordo superiore delle loro tavole
di fondo.

gazebo fai da te

Sui telai e sui traversoni E si avvitano le due falde di multistrato
bordandone la sporgenza coi listelli 15x43x2200 mm. Sulle falde si stende il feltro catramato (o qualsiasi altra copertura impermeabile) sovrapponendo i bordi dei fogli dall’alto verso il basso.

I listelli a sezione triangolare inchiodati e incollati sugli spioventi dei oltre che per ornamento servono per facilitare lo scolo della pioggia.

Se per realizzare il gazebo fai da te non si è usato legno già impregnato, prima di verniciarlo o smaltarlo lo si protegge con olio “da ponte”.

Pattex Millechiodi | Montare senza viti

Pattex Millechiodi presenta una gamma di adesivi per interni ed esterni, bianchi, trasparenti e cristallini, per unioni rapide e resistenti

Gli adesivi di montaggio hanno come caratteristico punto di forza la tenacia dell’unione di due pezzi, che possono essere dello stesso materiale oppure di materiali diversi. La gamma Pattex Millechiodi propone un ventaglio di adesivi di montaggio che si differenziano leggermente uno dall’altro per aggiungere specifiche peculiarità: per esempio per la massima resistenza in presenza di umidità, per avere presa immediata, per una formulazione cristallina, per la massima tenacia sulle superfici lisce, per il mantenimento della flessibilità ecc.

In più si presentano in diverse confezioni, in modo da evitare gli sprechi, nel caso dei tubi da 100 g, i più piccoli della gamma, oppure fondere il risparmio con la semplicità d’uso, nel caso dei tubi di media capienza da 200 g, oppure per avere una maggiore disponibilità di prodotto per lavori più importanti, con la confezione in cartuccia da 400 g. Nella gamma c’è anche la versione Removibile, nonostante la forte tenuta, e il classico Nastro biadesivo. Pattex

Montaggio e installazione a muro

Millechiodi Forte & Rapido e Millechiodi Trasparente sono a base acqua, mentre gli altri sono a base polimerica. Sono indicati per l’utilizzo con i più disparati materiali come mattone, ceramica, legno, calcestruzzo, compensato, cartongesso, pietra, MDF, metallo ecc.

Pattex Millechiodi “Forte & Rapido” è disponibile anche in una confezione in tubo rigido che, grazie alla pressurizzazione, permette l’estrusione del prodotto senza pistola: è sufficiente tirare la leva incorporata, dopo aver ruotato in apertura il beccuccio erogatore. La confezione è da 260 g.

Purificatori d’aria TruSens | Respirare sano

L’aria di un ambiente chiuso può avere caratteristiche peggiori rispetto a quella dell’esterno: per questo è fondamentale l’uso dei purificatori d’aria

La crescente consapevolezza degli effetti dannosi dell’aria inquinata sulla salute sta portando all’adozione di purificatori d’aria avanzati, non solo in spazi commerciali come uffici, aeroporti, stazioni della metropolitana, ospedali, centri commerciali, hotel, industria ecc, ma anche nel settore residenziale dei paesi europei.

Il 92% della popolazione mondiale vive in luoghi in cui la qualità dell’aria PM 2,5 supera i livelli di sicurezza di 10 microgrammi per metro cubo e proprio per questo motivo le persone iniziano a essere più sensibili alla questione.

Anche il mondo del lavoro trae vantaggio dall’utilizzo dei purificatori: modesti miglioramenti della qualità dell’aria interna infatti possono avere un profondo impatto sul processo decisionale e sulle capacità cognitive dei lavoratori.

Purificatori TruSens

Si tratta di depuratori d’aria innovativi dotati di comodo display che informa sulla qualità dell’aria che si respira.

Esistono diverse tipologie di purificatore in base all’ampiezza della stanza:

  • Per ambienti piccoli (fino a 23 m²);
  • per ambienti medi (fino a  35 m²);
  • per ambienti grandi (fino a 70 m²).
purificatori d'aria

TruSens diffonde aria pulita ovunque, non solo vicino al purificatore. La maggior parte dei purificatori d’aria può lasciare delle zone morte nella stanza dove l’aria non circola. La tecnologia PureDirect garantisce due flussi d’aria separati per ridurre al minimo le zone morte.

Il flusso d’aria bidirezionale distribuisce l’aria purificata nella stanza con maggiore efficacia. Le prove effettuate sulle diverse configurazioni del flusso d’aria in un laboratorio indipendente confermano che due flussi separati distribuiscono l’aria in modo più diffuso e uniforme in tutta la stanza. 

SensorPod

Si tratta di un componente che monitora la qualità dell’aria dell’intero ambiente. Posizionato nella stanza, SensorPod misura gli inquinanti e comunica i risultati al purificatore. Questo assicura che l’intera stanza abbia aria più pulita.

Caratteristiche gamma TruSense

purificatori d'aria

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