Per sospendere tendaggi pesanti ed estesi, i mezzi indubbiamente più semplici sono i tradizionali bastoni per tende
I bastoni per tende vanno installati su due (o più) supporti fissati a parete con tasselli e la tenda scorre lungo di essi grazie a grossi anelli ai quali è fissata (in genere) con pinzette o ganci.
L’altezza del bastone per tende sopra la finestra, se non viene installata una mantovana, dovrebbe essere sufficiente per nascondere anche il cassonetto dell’eventuale tapparella.
Nelle confezioni di questi accessori per tende sono compresi i tasselli adatti: talvolta è bene sostituirli con altri, di diametro superiore, se si devono montare tendaggi pesanti.
È utile sapere che se i bastoni per tende sorreggono tendaggi che riparano una finestra con ante grandi conviene suddividere la tenda in due teli (con apertura centrale) e montarla sul bastone bloccandone entrambi gli anelli esterni al di là del tassello.
Inoltre le tende con bastone telescopico facilitano il lavoro di montaggio anche su supporti già esistenti.
I bastoni per tende in legno vanno tagliati (utilizzando la cassetta tagliacornici) più lunghi della distanza tra i supporti di almeno 15 cm per lasciare lo spazio necessario all’inserimento dei terminali.
Dopo aver marcato i punti da forare pratichiamo i fori di diametro compatibile con i tasselli da inserire. Per forare è utile impiegare un accessorio raccoglipolvere collegato al trapano.
Avvitiamo i supporti che sono dotati di una vite centrale. Li stringiamo in modo da portare l’anello in verticale (o la concavità verso l’alto nei modelli ad anello aperto).
Dopo aver inserito gli anelli sul palo per tenda, inseriamo questo nei fori (o negli incavi) dei supporti. In molti modelli è prevista la collocazione di una vite di tenuta, in altri la vite non è presente.
L’anello esterno
Per impedire alla tenda di spostarsi totalmente quando viene tirata verso il centro (in chiusura), conviene bloccare il primo anello. Lo possiamo fare inserendolo nella parte di bastone tenda compreso tra il supporto e il terminale. Il terminale è l’ultimo elemento da inserire.
Tipologie
Oltre a quelli in legno esistono bastoni per tende in ferro battuto e in acciaio.
Questa angoliera fai da te, perfettamente raccordata con il resto dell’ambiente, comprende due vani chiusi da antine e uno a giorno
L’idea di costruire questa angoliera fai da te è nata per risolvere un problema presentatosi nel corso di una ristrutturazione, ma può essere considerata in senso più generale un’interessante soluzione per sfruttare l’angolo tra due porte che non consentirebbe l’inserimento di alcun mobile tradizionale.
A seguito della rimozione di un controsoffitto che produceva un forte ribassamento dell’altezza del locale, con l’intenzione di installarne uno nuovo più vicino al soffitto originale, è emerso che lo scarico del bagno superiore sporgeva dal solaio molto più del livello a cui doveva essere posizionato il nuovo ribassamento.
Un inconveniente che poteva essere risolto realizzando, sempre in cartongesso, una struttura continua orizzontale o verticale, simulando la presenza di una trave o di una colonna, entro la quale racchiudere il raccordo di scarico. Tuttavia, in questa situazione, nessuna delle due soluzioni risultava soddisfacente sotto il profilo estetico, perciò si è pensato alla costruzione di un’angoliera che, oltre a occultare il tubo, funzionasse come mobile mobile angolare con tanto di piccolo bar.
L’angoliera fai da te si sviluppa a tutta altezza con pianta a triangolo rettangolo scaleno per sfruttare meglio lo spazio disponibile. I tubi idraulici che restano fuori traccia in verticale vengono occultati con un pannello di MDF da 12 mm fissato su listelli tassellati alla muratura sottostante; a soffitto si realizza una sorta di “scatola” con uno sbalzo maggiore rispetto al mobile, per racchiudere il tubo, mentre alla base la zoccolatura rientrante fa apparire l’angolare come sospeso.
Le dimensioni del mobile ad angolo vengono determinate sulla base delle due antine per cucine standard, prevedendo tra i due vani chiusi un vano a giorno illuminato da un faretto incassato e suddiviso in due scomparti da un ripiano di vetro, fatto tagliare sulla forma degli altri ripiani in MDF.
Tutto il contorno del mobile è concepito per la migliore integrazione in continuità con le superfici adiacenti, dal profilo decorativo a soffitto al battiscopa, realizzando sui fianchi una modanatura in listelli che riprende le forme degli stipiti delle porte e permette di nascondere al meglio le cerniere.
L’intera struttura contenitiva viene assemblata a terra con già i ripiani avvitati, per poi essere appoggiata sulla zoccolatura e avvitata a sua volta al pannello di fondo.
Questa angoliera fai da te sembra sospesa e, con la modanatura alta, nasconde lo scarico ingombrante del bagno al piano superiore.
Vediamo come costruire un mobile fai da te angolare.
Occorrente angoliera fai da te
Tavole in MDF da 15 mm: 1 fondo (A) da 668×2450 mm; 1 fianco (B) da 423×2450 mm; 1 fianco (C) da 211×2450 mm; 1 fianco (D) a 166×2450 mm; 1 coperchio superiore (E) da 555×800 mm; 4 tavole (F) per tetto, base e ripiani da 423×668 mm; 1 frontale chiusura alta (G) da 250×680 mm; 1 fianco chiusura alta (H) da 250×215 mm; 1 fianco chiusura alta (J) da 250×215 mm; 1 frontale base (K) da 150×790 mm; 1 bordo alto (L) da 100×600 mm; 1 pezzo base (M) da 150×300 mm; 1 pezzo base (N) da 150×210 mm; 2 pezzi base (O) da 150×110 mm
Listelli 20×45 mm: 1 rinforzo (Q) da 600 mm; 2 rinforzi (R) da 170 mm
Modanature 5×28 mm: 14 listellini (S) da 2394 mm; 2 bordini (T) a 750 mm; 2 bordini (U) da 183 mm; 2 bordini (V) da 156 mm
Inoltre: 1 ripiano di vetro (Y) da 423×668 mm; 2 antine da cucina (X) da 600×800 mm con pomolo; viti 3×16 mm, 4×40 mm e 5×60 mm; chiodi 1,2×15 mm; 4 cerniere a libro; 2 chiusure magnetiche; colla vinilica; adesivo siliconico; primer; vernice per interni.
La situazione
Lo scarico del bagno superiore sporge notevolmente dal nuovo controsoffitto, rialzato rispetto al precedente: in questi casi si possono trovare molteplici soluzioni per nasconderlo, per esempio realizzare una struttura in cartongesso che simuli una trave (orizzontale) o un pilastro (verticale), entrambi però con il notevole ingombro dato dalla forma squadrata.
In questo caso si è optato per un’angoliera fai da te. La sagoma angolare scelta è sicuramente meno impattante e permette di ottenere un elemento funzionale che, con i dovuti accorgimenti costruttivi, si integra al meglio con lo stile della stanza.
La parte alta
La forma dell’angolare può essere disegnata direttamente sul soffitto e ricavarne poi una dima da utilizzare per il taglio degli altri ripiani. Le linee tracciate sono doppie per simulare lo spessore del legno e indicare sommariamente le bisellature necessarie a collegare i pezzi G, H e J; i tre listelli si fissano al soffitto in corrispondenza della tracciatura interna con viti Ø 4×40 mm.
Si tagliano i pezzi necessari a completare la chiusura; si rilevano gli angoli con la falsa squadra e si effettua di conseguenza la bisellatura dei lati verticali portando la lama della circolare alla corretta inclinazione.
I listelli vanno incollati a filo esterno del ripiano, bloccati con morsetti e stabilizzati con viti.
Si stende un cordoncino di colla vinilica sui bordi sia dei listelli di rinforzo sia del piano di chiusura.
Si avvitano i tre pezzi di chiusura, prima quello al centro e poi i due laterali, badando che rimangano a filo inferiore.
La “scatola” è pronta per essere fissata a nascondere il tubo di scarico; è sempre consigliabile realizzare i prefori nei pezzi che devono essere interamente attraversati dalle viti.
La struttura dell’angoliera fai da te
Tagliati a misura i montanti C e D occorre accostarli perfettamente allineati per segnare su entrambi, con una squadra fissa, la posizione e lo spessore dei ripiani. Ci si aiuta utilizzando le antine come guida, appoggiandole su di essi e mettendole in squadra. Quella inferiore deve rimanere a filo con la base dei montanti, mentre quella superiore va collocata più in basso di 100 mm.
I due montanti vanno poi allineati ai lati del pannello di fondo, così da poter prolungare le tracciature anche su di esso.
Con un trapano con punta Ø 4 mm, al centro di quello che è idealmente lo spessore del pezzo concorrente, si praticano i fori per le viti su tutti i pezzi da collegare.
Avvitare i ripiani al montante C non è così semplice come sembra: bisogna collocare i pezzi come in foto, ponendo sotto i ripiani uno spessore di 15 mm in quanto il montante deve sporgere di tale misura nella parte posteriore; inoltre, bisogna controllare che ciascun ripiano, bloccato in piedi come meglio si può, risulti perfettamente a piombo oltre che centrato sulla tracciatura riportata sulla faccia interna del montante. Quando si è creata questa situazione si può stendere la colla sulle zone di contatto, si accosta il montante ai ripiani (badando che ciascuno di essi ricada esattamente sulla tracciatura) e si inseriscono le viti dall’esterno facendole penetrare nello spessore dei ripiani. Importante: dalla foto si evince inoltre che, affinché i bordi frontali dei montanti C e D risultino in continuità con i ripiani, è necessario provvedere alla loro bisellatura prima dell’assemblaggio.
Molto meno impegnativo è il fissaggio degli altri montanti, in quanto la struttura dell’angoliera fai da te ha ormai acquisito stabilità. Si procede avvitando ai ripiani il montante D; anche in questo caso il lato posteriore del montante deve sporgere dai ripiani di 15 mm, rimanendo a filo sul lato opposto (previa bisellatura).
Stesso criterio per il pannello B, che va in battuta sullo sbalzo posteriore del montante C e sborda di 15 mm sul retro dei ripiani; ora la struttura può essere collegata al pannello di fondo A che, ovviamente, va a incastrarsi tra D e B in battuta contro i ripiani. Il tutto dopo aver predisposto i cordoni di colla vinilica del caso lungo i bordi di contatto. La struttura dell’angoliera fai da te ha preso forma.
Bordature
Per portare a misura le bordature in stucco (o poliuretano) che rifiniscono la parte alta del mobile occorre avvalersi di una falsa squadra, in modo da rilevare l’angolazione corretta e riportarla esattamente sulla barra prima di tagliare.
La cassetta tagliacornici è utile per mantenere il pezzo bloccato durante il taglio, anche se l’angolazione è diversa da quella delle scanalature guida; basta farla sporgere lateralmente e far appoggiare il pezzo su uno spessore calibrato, per poi inclinare la lama e seguire la tracciatura lateralmente, con un minimo di abbondanza per far fronte a lievi scostamenti.
Quel millimetro di abbondanza lasciato al momento del taglio permette di avere quel tanto di materiale in più necessario per regolarizzare il profilo dopo il taglio, facendo scorrere il pezzo su una striscia di carta vetrata distesa sul banco.
Lungo i bordi, sul retro, si stende un cordone continuo di adesivo strutturale.
Dopo aver premuto in posizione le barre nell’angolo tra soffitto e parete è bene piantare alcuni chiodini sotto di esse affinché beneficino di un supporto mentre l’adesivo completa la presa.
Si sigillano le fessure (anche quelle tra un pezzo e l’altro) con un ulteriore cordone di adesivo, da lisciare subito dopo con un pennello inumidito.
Le cerniere
Le antine per mobili presentano di per sé gli scassi per il montaggio delle cerniere a molla, che sarebbero la soluzione estetica migliore in quanto invisibili dall’esterno. In questa angoliera fai da te però non è possibile utilizzarle per via del fianco inclinato; perciò si ricorre a comuni cerniere a libro applicate poco più all’interno degli scassi. Mantenendo la cerniera aperta e con il cardine rivolto in basso, si manda quest’ultimo in battuta contro il bordo e si segnano le sedi per le viti con un punteruolo.
Per montare l’antina superiore in bolla e in modo che il lato inferiore copra il ripiano e rimanga a filo con esso si avvitano provvisoriamente sotto il ripiano, a sbalzo, due scarti di MDF. Lo stesso si fa per l’anta inferiore, in modo speculare.
Al contrario delle cerniere a molla, qui non si ha margine per effettuare alcuna regolazione, perciò occorre attenzione prima di serrare le viti.
Un’ala di ogni cerniera rimane temporaneamente a vista, ma la successiva applicazione della modanatura le ricopre lasciando a vista soltanto i cardini.
Base di appoggio e finitura
La base di appoggio dell’angoliera fai da te si costruisce avvitando alla tavoletta K i supporti M, N e O; l’altezza fornita nelle misure è indicativa, il bordo superiore deve risultare a filo dello zoccolo già installato a parete. Alcune staffe angolari stabilizzano i supporti a pavimento.
Del pannello di finitura P non sono indicate le misure perché si ricava di conseguenza dalla sagomatura di una tavoletta di compensato. Bisogna realizzare una dima di cartoncino su cui tracciare, dopo aver rilevato con esattezza i due profili laterali del battiscopa, il preciso perimetro del pezzo. Si ritaglia con un cutter affilato e si riporta la sagoma sulla tavoletta; questa va ritagliata con il seghetto da traforo e incollata alla base di appoggio sul pezzo K.
Sui montanti C e D si fissano i listelli 4×28 mm che realizzano le modanature verticali, fissati con chiodini da 1,2×15 mm. Si inizia dal lato delle cerniere, discostando il listello dai cardini quanto basta ad evitarne lo sfregamento in manovra.
Prima che i chiodini siano completamente conficcati nel legno si taglia via la testa: in questo modo non saranno visibili e si evita la stuccatura.
Per la finitura dell’angoliera fai da te occorre stendere un paio di mani di cementite e altrettante di vernice (sulle antine, se già nobilitate, è da valutare). Sarebbe preferibile, per garantire l’omogeneità estetica, applicare le due mani di fondo e la prima mano di vernice prima dell’assemblaggio (sulle parti non a vista è superfluo), la seconda mano può essere stesa a fine lavoro per ricoprire eventuali abrasioni e uniformare la finitura.
Un robusto ed elegante tavolo da biliardo che serve a due piacevoli scopi: mangiare in compagnia ed impegnarsi nei filotti e nelle carambole
Perché mai si dovrebbe capire come costruire un biliardo? Innanzitutto perché il biliardo è uno dei giochi più appassionanti che mette in gara occhio, delicatezza e precisione di tiro e calcoli di geometria piana e di fisica dinamica e poi… grazie al tavolo da biliardo fai da te, a fine partita, nulla di meglio di un pranzo in compagnia degli amici.
Un nostro lettore ha realizzato un tavolo fai da te a doppio uso che soddisfa entrambi i desideri dimostrando che la buona volontà, aiutata da una buona attrezzatura e da molta abilità manuale, non si ferma davanti a nessun ostacolo.
Pronti? ecco come costruire un biliardo!
Come costruire un biliardo – Il progetto
Come costruire un biliardo
Il biliardo fai da te realizzato da Angelo Del Romano e da suo padre non ha le misure biliardo regolamentari che sarebbero state eccessive per un tavolo da pranzo, ma col suo piano di gioco di un metro per due che ne mantiene le proporzioni di larghezza e lunghezza permette di allenarsi con biglie e stecche per poi sfoggiare sui biliardi ufficiali l’abilità maturata fra le pareti domestiche.
Il piano di gioco del biliardo da tavolo è in MDF da 19 mm, mantenuto rigido e piano dalla sottostante armatura metallica in angolare 40×40 mm e tubo quadro 20×30 mm, avvitata al telaio. Il piano da pranzo, invece, è formato da due specchi di 1245×1115 mm di tamburato con armatura di listelli di pino, imbottitura in nido d’ape e cornici di noce.
Nel costruire biliardo, sei spine che escono dall’uno ed entrano nell’altro rendono solidali i due leggeri semipiani lasciandoli smontabili. Per la realizzazione del supporto non si è lesinato sulla qualità del materiale.
Il piano aggiuntivo, che trasforma in tavolo il biliardo, è costituito da due metà in tamburato rivestito.
Le buche negli angoli ed al centro delle sponde lunghe si aprono con il seghetto alternativo, inclinandolo per facilitare il passaggio delle biglie.
Le quattro gambe
Sono listelli di quercia 70x70x780 mm rivestiti di tavolette di noce elegantemente fresate. Per la regolazione fine dell’altezza e la messa in bolla del tavolo, sotto ogni gamba è fissato un piedino a vite (tornito dal bronzo pieno) il cui gambo gira in una bussola filettata avvitata sotto la gamba in un foro aperto con la sega a tazza.
Gli elementi del fascione sono tavole di mogano massiccio sezione 30×145 mm. Uguali per sezione e materiale sono le tavole che bordano superiormente il biliardo e che negli angoli si incastrano in quadrati di ulivo di 30x145x145 mm. Per collegare le gambe ai fascioni e le tavole ai quadrati si è usato il sistema dei tenoni riportati, tavolette di 16x80x100 mm, aprendo le relative mortase tanto nelle sommità delle gambe quanto nei capi delle otto tavole di mogano e dei quadrati di ulivo.
I lati dei semipiani aggiuntivi si bordano con listelli di noce, fissati con tasselli piatti lamello …
…facili da piazzare con il comodo accessorio da montare sulla smerigliatrice angolare.
L’applicazione del panno verde è uno dei punti più delicati perché il telo deve risultare perfettamente teso e privo di pieghe.
Il piano, incastrato sotto le sponde, viene tenuto in posizione da sei tubi quadri trasversali e da due longheroni di angolare avvitati contro i fascioni del supporto.
Le sponde di rimbalzo del tavolo biliardo vengono sagomate da travetti contro cui è incollata una tavola di riscontro, bordate con la guarnizione di gomma e ricoperte di panno verde per biliardo. Viti che attraversano la cornice superiore ed entrano in bussole a doppio filetto incastrate nel corpo delle sponde bloccano saldamente i pezzi.
Il riscontro sporgente dalle sponde si avvita dall’interno ai fascioni del tavolo.
La testa delle viti, incassate sotto filo piano in fori ciechi Ø 16 mm, viene coperta da dischetti di ulivo poi piallati e levigati a filo. Nella cornice si aprono i fori per le buche e vi si applicano i bicchieri di plastica (questi, come il panno, le biglie, le stecche ecc si acquistano dove si vendono gli accessori per biliardo).
Il piano
Si capovolge il telaio e vi si inserisce il piano di MDF, già aperto dalle buche e rivestito di panno. Il piano si blocca in posizione avvitando ai fascioni l’armatura metallica di cui si è detto prima. La raccolta delle biglie è delegata a due condotti, amovibili per permettere l’uso del tavolo per pranzare, di tubi di PVC arancione Ø 82 mm raccordati alle buche da due curve negli angoli e da una T al centro. L’intera conduttura è ricoperta da tavolette di tranciato di mogano ed è appesa sotto il piano con catenelle. Un’accurata finitura, che mette in luce i caldi colori e le belle venature del legno, completa l’opera.
Altri progetti per capire come costruire un tavolo da biliardo
Tratto da “Rifare Casa n.66 – Novembre/Dicembre 2019″
Autore: Nicla de Carolis
Si parla spesso di resilienza, letteralmente la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi, ma questo concetto è stato preso in prestito in altri ambiti del sapere quali la psicologia che lo utilizza per definire la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà, difendendosi con determinati comportamenti e “autoriparandosi”, riorganizzando positivamente la propria vita. E poi viene usato anche dall’ecologia: a tal proposito è da segnalare il progetto Città Resilienti, a cui hanno aderito in Italia Milano e Roma, che si inserisce, però, in una più ampia rete internazionale. Si tratta del network 100 Resilient Cities, città europee, statunitensi, africane, sud americane e di altri Stati, costituitosi con l’obiettivo di rafforzare la “resilienza” delle città che vi aderiscono, ovvero di aumentare la loro capacità di affrontare le principali sfide ambientali, sintetizzabili in tre punti principali: aumentare le aree verdi, ridurre il consumo delle risorse e riprogettare gli spazi, dando risposta anche ai problemi sociali ed economici dei cittadini attraverso lo sviluppo di strategie condivise. Città che resistono, sopravvivono, si adattano e crescono a prescindere dagli stress cronici come la scarsa qualità dell’aria, la carenza di alloggi, la disoccupazione, i trasporti non efficienti ecc e dagli shock acuti, disastri ambientali come le alluvioni, gli incendi, il terrorismo ecc.
Siamo quindi ridotti a “resistere” ai danni del progresso che, insieme a tante innovazioni positive, abbiamo generato, allontanandoci sempre più dall’idilliaco modello rinascimentale della città ideale, realizzato da Federico da Montefeltro, nella seconda metà del 1400, con l’edificazione di Urbino. Questa città ideale, pensata per conciliare tessuto urbano e natura, “una città colta e felice che asseconda le forme del territorio su cui sorge”, ancor oggi apprezzabile nella sua dimensione, è lontanissima dalle megalopoli inquinate, con un traffico insostenibile, dove povertà e delinquenza crescono in maniera esponenziale. Da un rapporto ONU del 2016, il 50% della popolazione mondiale vive nei centri urbani che occupano in realtà solo il 3% della superficie terrestre ma che consumano oltre il 75% delle risorse e producono il 50% delle emissioni gas clima alteranti. E la tendenza è in aumento, nel giro di qualche decennio ci saranno città con 50 milioni di abitanti.
Per fortuna, oltre ad avere il privilegio di vivere in un Paese ricco di bellezze artistiche e paesaggistiche, di storia, tradizione, cultura e infinite altre eccellenze, sembra imbrobabile pensare alla futura eventualità di città così grandi qui da noi. E, a proposito di resilienza dei centri urbani, come privati cittadini uno dei contribuiti più semplici e utili che possiamo dare all’ambiente è il cappotto termico esterno degli edifici: consente di ridurre i consumi energetici, l’inquinamento e il surriscaldamento. La detrazione fiscale del 90% sul rifacimento delle facciate (intonacatura, verniciatura, rifacimento di ringhiere, decorazioni, marmi di facciata, balconi, ma anche impianti di illuminazione, pluviali, cavi che portano il segnale televisivo ecc) previsto dalla legge di bilancio 2020, non ancora del tutto approvata al momento in cui andiamo in stampa, che, se come pare, si potrà sommare al 65% per l’ecobonus, l’efficientamento energetico che ovviamente contempla il cappotto termico, potrà essere una motivazione in più per mettere in pratica un’azione che contribuisca alla resilienza della città e a migliorare il nostro benessere.
La profilatrice Montolit TOProfile ha una fresa in dotazione per fare i jolly sulle piastrelle di grès porcellanato e altri materiali; montando altre frese si fanno smussi di tanti altri tipi
Oltre al taglio, la lavorazione più frequente da effettuare durante la posa di un rivestimento lapideo è la realizzazione dei jolly, uno smusso a 45° che si deve fare su uno o più bordi delle piastrelle per abbinarle in modo perfetto lungo gli spigoli.
La profilatrice Montolit TOProfile è uno strumento professionale, ma fa risparmiare tanto tempo e denaro a chiunque sia costretto ad acquistare numerosi pezzi speciali per completare la posa del rivestimento di un bagno, una cucina o, perché no, un’ampia superficie esterna con gradini e sporgenze, elementi architettonici che solitamente richiedono l’utilizzo dei pezzi jolly o altre lavorazioni di fresatura per ottenere un risultato estetico soddisfacente.
La macchina è una specie di smerigliatrice angolare fissata all’interno di un robusto scudo protettivo e di sostegno che contiene il sistema di guida sul bordo della piastrella.
Tutte le regolazioni sono già effettuate dalla casa madre e non è necessario modificare alcun parametro. L’unica cosa che si può fare è, a seconda delle esigenze, sostituire la fresa per montarne una che esegua un altro profilo, per esempio uno smusso tondo oppure un bisello. Montolit
TOProfile costa euro 636,00.
Frese per tutte le esigenze
La fresain dotazione serve per effettuare jolly a 45° su piastrelle di spessore sino a 15 mm; per piastrelle molto sottili (sino a 6 mm) e delicate c’è la fresa opzionale FPE15TPGF. Per sagomare invece il bordo superiore delle piastrelle ci sono altre frese che possono fare smussi tondi da 3, 5 o 10 mm di raggio, oppure biselli a 45° di altezza 3 oppure 5 mm.
Profilatrice Montolit per utilizzo immediato
Nella confezione la macchina è montata e regolata dalla casa madre; in dotazione c’è la borsa morbida per il trasporto e la chiave per sostituire la fresa diamantata.
Vista sotto, si rendono evidenti le due superfici d’appoggio e scivolamento in teflon, che permettono di trascinare la macchina sulle piastrelle senza rovinarle.
Per il cambio della fresa va premuto il pulsante di blocco dell’albero, presente sulla testa della macchina…
…quindi si svita la ghiera con la chiave fornita in dotazione.
La profilatrice Montolit deve lavorare con l’aspirazione inserita; c’è un apposito attacco rapido per inserire e bloccare nella corretta posizione il tubo di un aspiratore da cantiere.
Se l’aspiratore ha la presa di corrente per gli elettroutensili, si approfitta di questa per collegare la profilatrice: in questo modo, alla messa in moto automaticamente si avvia anche l’aspiratore.
Le piastrelle vanno fissate su un piano di lavoro, mantenendo il bordo da lavorare sporgente dalla superficie. Il supporto deve essere stabile e fermo sulle gambe; in tal modo si porta con sicurezza e senza indugi la profilatrice dal bordo d’attacco, a sinistra, a quello di uscita a destra.
Tre idee diverse per sedie decorate a decoupage, dall’aspetto moderno e intrigante; usiamo uno scampolo di stoffa, della carta da rifascio in stile giapponese e un poster
Si possono ottenere sedie decorate a decoupage utilizzando sedute in materiale rigido e compatto, rivestendole con uno scampolo di stoffa o carta da rifascio.
È un’operazione veloce ed economica, oltre che alla portata di tutti. In meno di due ore, al netto del tempo necessario per consentire alla colla di fare presa, si può ottenere un oggetto unico e assolutamente in tono con gli altri complementi tessili presenti nella stanza.
Sedia decorata con stoffa
La sedia in questione è il modello Martin di Ikea, con il sedile in un pezzo unico che incorpora anche lo schienale, realizzato in multistrato laminato, ma potrebbe comunque essere in polipropilene e avere lo schienale separato dal sedile; la stoffa va tagliata con un’abbondanza di 5-10 cm lungo tutto il perimetro e va rifilata dopo che la colla ha fatto presa.
Volendo, è anche possibile utilizzare rivestimenti differenti per l’interno e per l’esterno, purché coordinati; l’importante è curare la distribuzione uniforme della colla, soprattutto lungo il perimetro, ed evitare che si formino grinze.
Il distanziometro laserZamo III munito di supporto a rotella è lo strumento più preciso per misurare lo sviluppo della superficie da rivestire: Ideale in presenza di curve o superfici irregolari, effettua misurazioni da 1 millimetro fino a 20 metri semplicemente facendo scorrere la rotella come quando si taglia la pizza: il valore viene istantaneamente visualizzato sul display retroilluminato e può essere memorizzato.
Supercompatto, tascabile con un solo tasto per accendere e spegnere, funziona con due batterie da 1,5 volt e può essere corredato da adattatore a rotella come in questo caso oppure a nastro, anche per superfici irregolari e a linea, con proiezione di laser visibile fino a 5 metri.
Vediamo ora nel dettaglio come realizzare tre diversi tipi di sedie decorate.
Occorrente
Per ottenere sedie decorate con la stoffa occorrono:
Sedia con struttura dura
Stoffa di due colori diversi, non elastica, taglio a seconda delle dimensioni della sedia
Colla vinilica o colla da decoupage
Bosch Zamo III misuratore con adattatore a rotella
Forbici da tessuto
Pennello misura 30 o 50 mm
Taglierino da bricolage
Opzionali: tampone manuale da carteggiatura e carta abrasiva con grana 120
Procedimento
Per rivestire il sedile è necessario smontare il telaio metallico che costituisce la struttura della sedia: un’operazione che si può rendere ancor più facile e rapida utilizzando il cacciavite a batteria Ixo. Un po’ meno semplice, con strumenti tradizionali, è misurare correttamente lo sviluppo del sedile per tagliare di conseguenza la pezza di stoffa per rivestirlo, ma con il misuratore BoschZamo III munito di adattatore a rotella è impossibile commettere errori.
Tagliata la stoffa, bisogna valutare se sia preferibile iniziare la posa da un’estremità o al centro, in base alla forma della sedia, per evitare pieghe indesiderate, facendo una prova a secco. Poi si stende sul lato esterno della sedia una generosa mano di colla per découpage, acquistata pronta o preparata diluendo la colla vinilica, e si inizia l’incollaggio nel punto predeterminato. Attenzione a procedere per gradi, facendo aderire la stoffa un poco alla volta.
Dopo aver rivestito sia l’interno sia l’esterno della seduta, si stende uno strato di colla anche sulla stoffa: in questo modo il rivestimento acquista resistenza e viene reso meno sensibile a macchiarsi. L’aspetto lattiginoso della colla svanisce con l’asciugatura.
Il giorno successivo si può effettuare il taglio della stoffa in eccesso con un taglierino ben affilato fatto scorrere lungo i bordi; al termine, eventuali minime sfrangiature si eliminano con un tampone abrasivo a grana media (120-180).
Sedie decorate in stile giapponese
Si può optare per vecchie sedie decorate a decoupage; ma scegliamo di farlo con creatività.
In questo progetto un’originale versione di carta per découpage, che riproduce ideogrammi e delicati disegni giapponesi, ci permette di effettuare una trasformazione veramente speciale.
Una vecchia sedia, parecchio demodé, diventa un pezzo unico e si propone come centro di interesse in un arredo moderno non convenzionale.
Sedie decorate a decoupage in stile giapponese
Occorrente
Per decoraresedie di legno in stile giapponese con la tecnica découpage occorrono:
alcuni fogli di carta giapponese per découpage;
colla vinilica;
spugna;
forbici;
vernice protettiva per découpage;
pennelli.
Procedimento
Le parti grezze della sedia vengono prima carteggiate e quindi smaltate per impedire che eventuali imperfezioni della struttura vengano evidenziate dall’incollaggio della carta.
Stendiamo la colla vinilica diluita in acqua (2:1) su tutta la superficie dello schienale.
Mentre applichiamo la carta, si fa passare delicatamente una spugna umida per eliminare le bolle d’aria.
La colla vinilica diluita va stesa anche sulla superficie della carta per migliorarne l’adesione.
Completiamo il rivestimento coprendo anche i montanti, le gambe e i poggiapiedi. Quando tutta la struttura è rivestita e la colla vinilica asciutta, si stendono due o più mani di vernice lasciando trascorrere un paio di ore tra le due mani.
Sedie decoupage con fumetti
La terribile ragazzina punk “Emily the strange” e una scarpa rossa privata del tacco sono gli elementi che stravolgono una tranquilla e classica sedia da vecchia osteria, conferendole un aspetto un po’ inquietante.
Emily, personaggio di controcultura creato nel 1991 da Rob Reger per la sua azienda di abbigliamento, è la protagonista di un fumetto e rappresenta la caricatura di una ragazzina gotica di 13 anni. Qui diventa la protagonista di sedie decorate.
Occorrente
Per sedie decorate con questo stile occorrono:
sedia di legno;
scarpa rossa con tacco;
poster di “Emily the strange”;
carta a scacchi;
carta vetrata;
pennelli;
primer;
smalto lucido nero;
colla vinilica;
vernice da découpage;
colore acrilico rosso.
Procedimento
Puliamo accuratamente la sedia e, con la carta vetrata a grana media, togliamo ogni residuo della precedente verniciatura.
Applichiamo su tutta la superficie della sedia una mano di primer bianco all’acqua per renderla più idonea alla smaltatura.
Una volta asciutta, dipingiamo tutta la sedia con uno smalto lucido nero all’acqua, passando se necessario una seconda mano.
Con la tecnica del découpage applichiamo sulla seduta un poster di Emily, spennellandolo con colla vinilica.
Dopo aver decorato lo schienale con una striscia di carta a scacchi, rifiniamo il lavoro asciutto con la vernice da découpage.
Per certe tipologie di utensili l’alimentazione a batteria è sempre stata una chimera: non è più così grazie alle batterie Power X-Change di Einhell
Per le attività fai da te, in laboratorio o giardino, l’utilizzo di utensili alimentati a batteria o a scoppio è sempre più diffuso e consolidato, tanto che ormai difficilmente capita di prendere in considerazione l’acquisto di utensili alimentati a filo (se non per esigenze specifiche).
Questa tendenza non sta interessando macchine di un certo tipo (compressori di potenza, pompe a elevata prevalenza ecc), per le quali l’alimentazione a batteria non è mai stata studiata o addirittura immaginata… fino a oggi.
Eh già, perché Einhell, che negli anni ci ha abituato a innovazione e attenzione per l’utilizzatore finale, ha introdotto due importanti novità che stravolgono il trend, portando a un nuovo livello l’utilizzo delle batterie Power X-Change.
Due nuove macchine, la pompa autoadescante AQUINNA e il compressore ibrido TE-AC 36/6/8 Li OF sono oggi disponibili con alimentazione a batteria da 18 V (due batterie per macchina, non incluse), allargando così ulteriormente il panorama di utensili del sistema Power X-Change e decretando la sempre più vicina fine dell’era degli utensili a filo.
Le batterie Power X-Change non te l’aspetti…
La pompa autoadescante AQUINNA (1) e il compressore TE-AC 36/6/8 Li OF (2) sono alimentati da due batterie Power X-Change da 18 V (3) da acquistare separatamente.
Compressore TE-AC 36/6/8 Li OF a batteria
Il TE-AC 36/6/8 Li OF è un compressore senza filo alimentato dalle batterie Power X-Change; è dotato di un serbatoio da 6 litri e motore con funzionamento senza olio, fattore che riduce drasticamente la manutenzione.
Molte applicazioni fino a 8 bar possono essere impostate usando il regolatore di pressione. Ergonomico grazie alla maniglia in neoprene, al design e alle gambe che assorbono le vibrazioni.
Per una pressione di esercizio controllata sono presenti un manometro e un raccordo a rilascio rapido.
Per l’alimentazione sono necessarie due batterie Power X-Change da 18 V (non fornite nel set), che si inseriscono negli alloggi posti nel retro del compressore.
La velocità del motore è di 16.000 giri/min con una capacità di aspirazione di 130 litri/min. La pressione massima di esercizio è di 8 bar.
Il set comprende una pistola ad aria compressa dotata di manometro, set di adattatori da 8 pezzi e tubo in tessuto rigido da 2,5 metri.
Pompa autoadescante a batteria AQUINNA
La pompa autoadescante a batteria Einhell AQUINNA è ideale per l’utilizzo con acqua piovana, acqua da pozzi e cisterne per l’irrigazione domestica. Con una prevalenza massima fino a 26 metri e una portata di 3.000 litri l’ora, la pompa da giardino AQUINNA ha elevata potenza.
L’interruttore eco a due posizioni permette di impostare correttamente la potenza: in modalità di risparmio di energia, con pressione di mandata inferiore, oppure a totale potenza; la protezione termica (interruttore termostatico) protegge il motore dal surriscaldamento.
Grazie al pratico carter paraspruzzi le batterie Power X-Change da 18 V (da acquistare a parte) sono completamente protette durante il lavoro.
La pompa da giardino senza filo può essere trasportata rapidamente ovunque sia necessario grazie alla pratica maniglia per il trasporto.
La pompa dispone di vite di immissione dell’acqua e di vite di scarico dell’acqua che previene i danni provocati dal congelamento nella stagione fredda.
Grazie all’adozione di due sensori, basta accarezzare la placca sfioro in corrispondenza del comando per lo scarico parziale o totale dello sciacquone, senza alcuna pressione: le luci a led incorporate si accendono e si attiva la pulizia del wc
Nei bagni contemporanei il design e la tecnologia lavorano al servizio del benessere su tutti i fronti, anche un gesto banale come quello di azionare lo scarico del WC può essere fatto in modo “emozionale”: è sufficiente che l’azione si possa compiere con leggerezza, senza una vera e propria pressione su un tasto che non c’è, esattamente come si fa con lo schermo di uno smartphone.
Nella nuova placca Sfioro anche il materiale con cui si entra in contatto, un vetro perfettamente liscio e sottile, contribuisce a esaltare questa sensazione e l’esecuzione dello scarico parziale o totale è accompagnata da un segnale luminoso discreto che continua a pulsare finché l’acqua non ha nuovamente riempito la cassetta; tutto si svolge nel totale minimalismo.
Installazione semplice
Anche le modalità d’installazione sono ridotte all’essenziale: Sfioro si installa in modo semplice e veloce tramite l’innovativo sistema di aggancio diretto allo sportello, già sperimentato con successo dalle placche Pucci di ultima generazione. Nella parte posteriore, la placca è munita di “mollette” che permettono un aggancio immediato e perfetto allo sportello. Con la dima si regolano le viti portaplacca dello sportello, poi basta un movimento dall’alto verso il basso per applicare la placca a pressione sullo sportello. Le placche Sfioro sono compatibili con le cassette a incasso Pucci Eco® con doppio pulsante di scarico: sono realizzate in polietilene, hanno uno spessore di 7,5 cm e vengono fornite con rubinetto di arresto da 1/2”, supporto rete portaintonaco, staffe di sostegno, tubo di risciacquo 35×11 cm regolabile in altezza, rosone eccentrico Ø 22 mm. Le versioni disponibili sono con scarico da 9 e 6 litri oppure 4 e 3 litri; rispetto ai tradizionali sistemi di risciacquo, permettono un risparmio idrico fino al 47,5%. Pucciplast
Design che veste la tecnologia
La nuova placca Sfioro è in vetro di alta qualità nei colori bianco, verde e nero: misura 280×180 mm e al centro incorpora due segmenti che, quando vengono sfiorati in base alla quantità di acqua da scaricare (9 o 6 litri a sinistra, 4 o 3 litri a destra, a seconda della cassetta montata) si illuminano e la luce a led continua a pulsare fino a riempimento della cassetta. Richiede un collegamento alla rete, viene fornita con alimentatore da incasso e relativa guaina per il passaggio dei cavi.
L’efficacia dei moderni impermeabilizzanti per terrazzi supera di gran lunga i metodi del passato: anche situazioni che in apparenza sembrano senza via d’uscita vengono risolte in breve tempo e in modo definitivo
Balconi e terrazze sono spesso fonti di infiltrazioni dovute a un’impermeabilizzazione inefficace: i sistemi cementizi tradizionali prevedono la predisposizione di uno strato impermeabilizzante sotto il massetto e risvoltato sui parapetti, un metodo che assicura la tenuta all’acqua, ma che permette al massetto di rimanere a lungo impregnato delle acque meteoriche e, con l’alternarsi delle condizioni ambientali (gelo, umidità ecc), si arriva al distacco delle piastrelle. Oggi esistono soluzioni impermeabilizzanti per terrazzi ben più efficaci, ma non sempre vengono proposte dalle imprese, titubanti nello sperimentare sistemi innovativi.
Con metodi tradizionali può capitare di affrontare più volte il risanamento di una terrazza, per problemi di infiltrazioni nei locali sottostanti, ma l’inconveniente continua a riproporsi a distanza di tempo.
Un sistema risolutivo, infatti, deve essere in grado di resistere al carico permanente del rivestimento e assorbire le tensioni che si verificano a seguito di bruschi cambiamenti climatici, ovvero risultare elastico e flessibile. Fra le soluzioni più efficaci ci sono quelle basate su malte mono o bicomponente che vengono applicate allo stato liquido con l’annegamento in esse di reti d’armatura capaci di assorbire i movimenti della struttura edile.
Fondamentale è la corretta preparazione del fondo, a seconda delle condizioni in cui si trova e dei materiali di cui è costituito. Un’accurata pulizia con sgrassaggio e la rimozione di qualsiasi parte in distacco sono operazioni imprescindibili. Può essere necessaria (quasi sempre è consigliata) la stesura di un primer che predisponga la superficie al miglior aggrappaggio possibile.
Nei casi in cui ci siano da sistemare avvallamenti e buche o da impostare le corrette pendenze, ovviamente va fatto con prodotti specificiprima di procedere con l’impermeabilizzazione.
Nella scelta dei prodotti impermeabilizzanti per balconi hanno un ruolo importante lo spessore ridotto e la velocità di esecuzione, che le malte bicomponenti garantiscono.
Prodotti impermeabilizzanti per terrazzi
Procedimento a freddo
Il sistema di impermeabilizzazione Triflex BWS è composto da prodotti in grado di garantire resistenza alle sollecitazioni meccaniche, agli alcali, ad agenti chimici e atmosferici e all’idrolisi.
L’intero procedimento si esegue a freddo con una reazione rapida, senza bisogno di saldature neppure in corrispondenza di dettagli complessi (per esempio alzatine) e garantisce aderenza su tutta la superficie e permeabilità al vapore.
L’applicazione può avvenire anche nella stagione fredda, con temperature del sottofondo fino a 0 °C. Triflex
Malta cementizia bicomponente
Per l’impermeabilizzazione di terrazzi e balconi assicura buoni risultati Mapelastic Turbo, una malta cementizia bicomponente a rapido asciugamento anche a basse temperature e con sottofondi non perfettamente asciutti (strutture in calcestruzzo, massetti cementizi e vecchi rivestimenti).
L’impasto ha consistenza fluida e si applica con uno spessore minimo di 2 mm in due mani con interposta armatura; è disponibile in kit da 36 kg (sacco da 20 più tanica da 16 kg) oppure da 18 kg. Mapei
Come applicare i prodotti
Vediamo ora come applicare gli impermeabilizzanti per terrazze.
Primer, rete armata e resina
In primo luogo è necessario il rifacimento dello strato a basso spessore di malta (caldana) per regolarizzare la superficie e ripristinare le pendenze; per eseguire un’asciugatura forzata si possono adottare mezzi di riscaldamento della superficie.
Si stende il primer Cryl 276 e si effettua la stuccatura dei giunti di costruzione dei parapetti perimetrali.
Si procede quindi all’impermeabilizzazione localizzata di parapetti e bocchettoni di scarico, curando in modo particolare le zone di giunzione tra diverse parti della costruzione esistente in muratura.
Si procede a estendere i prodotti impermeabilizzanti all’intera superficie piana, seguendo scrupolosamente le indicazioni di posa della ditta produttrice, con i prodotti specifici che sono resine bicomponenti a base di polimetilmetacrilato da stendere previa armatura con tessuto non tessuto.
In questo caso i parapetti sono stati successivamente colorati; zoccolini e soletta hanno subito la quarzatura con cristalli di granulometria 0,7-1,2 mm, sparsi su fresco fino a rifiuto e provvedendo a rimuovere l’eccesso dopo l’indurimento. Conclude l’intervento la posa del rivestimento in pietra su colla minerale che, grazie ai tempi di asciugatura molto rapidi del sistema Triflex BWS, può essere eseguita nella stessa giornata di posa dell’impermeabilizzazione.
Nastro, rete e impermeabilizzanti
Per applicare la banda atta a sigillare gli angoli lungo il perimetro della terrazza, si stende a pennello il prodotto adesivo specifico.
Si srotola la fascia MapeBand e si adagia pressandola nell’angolo fra pavimento e parete, facendola aderire bene.
Si ripassa su MapeBand il prodotto adesivo, sempre con pennello, raccordandolo anche un po’ sulla superficie della parete.
Mapelastic Turbo si prepara mettendo il componente B (liquido) dentro un recipiente pulito; si aggiunge lentamente, sotto agitazione meccanica, il componente A (polvere) e si mescola accuratamente per qualche minuto. Si rovescia quindi sul pavimento e si stende con una spatola.
La rete MapeNet 150 va stesa sulla malta impermeabilizzante appena messa…
…e va annegata con la spatola.
Dopo 24 ore si tira un secondo sottile strato di Mapelastic Turbo.
Una volta completamente essiccato il prodotto, si può procedere con la posa della pavimentazione nelle modalità convenzionali: stesura della colla per piastrelle, posa e successiva stuccatura delle fughe.
1.500 metri quadrati in Largo Lamarmora, negli ex spazi “Foro Boario”
Brico io apre a Treviglio nella nuova area commerciale dell’ex Foro Boario, in Largo Lamarmora, angolo Viale Merisio, il 7 Novembre, in contemporanea con l’apertura di un supermercato Coop adiacente.
La
settimana seguente ci sarà anche l’apertura della stazione di carburante
Enercoop.
Con
il nuovo Brico io di Treviglio, sono 75 i punti vendita a gestione diretta
e 109 il totale punti vendita sul territorio nazionale.
Questo Negozio, di 1.450 m² completo di parcheggio con doppio accesso, da Viale Merisio e da Via Pasteur, conferma il format espositivo del “negozio di vicinato”, ormai collaudato di Brico io.
L’assortimento
proposto conta oltre 25.000 articoli dedicati ai reparti tradizionali e tecnici
del “fai da te”, ai reparti decorazione dedicati alla cura della casa, insieme ai
corner specializzati, ormai d’obbligo.
I Reparti – Ferramenta, Utensileria elettrica
e manuale, Decorazione, Scaffali, Bagno e accessori, Idraulica, Vernici e
colle, piccola Edilizia, mobili in Kit, Legno, Giardinaggio e Arredo Giardino, Elettricità
e Illuminazione.
I Corner – Kestile,
lo
shop in shop dedicato al Settore Arredo e Complementi d’arredo; L’Outlet del Kasalingo, presenta il
mondo del tessile, dell’elettrodomestico, del guardaroba, della cottura e della
tavola; X Auto, propone un ampio assortimento di accessori per auto, moto
e bici.
I Servizi – Tintometro, duplicazione chiavi e telecomandi, punto di ritiro per il nostro shop on line, per tutti gli ordini effettuali sul sito www.bricoio.it
Il
personale presente nel punto vendita è a disposizione dei clienti per fornire
consigli, consulenze e preventivi gratuiti.
Le Offerte – il volantino realizzato per l’apertura propone
una serie di articoli a prezzi vantaggiosi e irripetibili.
Speciale Soci Coop – Il Brico io di Treviglio partecipa alla
raccolta punti Socio Coop e tutti i mercoledì riserva ai Soci Coop un
particolare sconto del 10% su tutti i loro acquisti.
Brico io, TREVIGLIO – Largo Lamarmora, angolo Viale Merisio
Orario di
apertura:
dal lunedì alla domenica: dalle 8.00 alle 20.00