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Sturare il lavandino | Metodi e attrezzature

Impariamo a sturare il lavandino e a capire come e perché si ingorgano gli scarichi e quali sistemi adottare per liberarli dalle ostruzioni

Il problema dello scarico intasato è uno dei più fastidiosi e, se trascurato, può diventare anche molto… costoso. Per questo motivo dobbiamo prestare particolare attenzione ed evitare che gli scarichi si otturino; oppure ricorrere ai metodi per sturare il lavandino.

Ci sono due tipi di ostruzioni, a seconda che si tratti di scarichi della cucina o quelli del bagno. Nei primi è facile che si formino depositi di grasso su cui si incollano particelle alimentari, pezzetti di insalata, granelli di pepe, spine e scaglie di pesce, ecc. Nei secondi, invece, abbiamo come “colla” i residui di sapone e come particelle solide soprattutto i capelli, i peli della barba e, più spesso di quanto si creda, mollette e forcine.

Per evitare la formazione di queste “colle” è opportuno, in bagno, far scorrere molta acqua calda dopo la toilette. In cucina si deve evitare, nei limiti del possibile, di versare nel lavello olio e grassi (dalle padelle o dai barattoli di conserve sott’olio), da buttare in un secchio pieno di segatura che poi si smaltisce fra la spazzatura o, se c’è la raccolta differenziata,
nell’organico.

In cucina, in ogni modo, è opportuno completare la rigovernatura con un abbondante flusso di acqua calda che sciolga i grassi che comunque si depositano nelle tubature. L’uso di reticelle metalliche o di plastica, evita che negli scarichi entrino le particelle solide di cui si è detto (ed evita anche il rigurgito della schiuma di detersivo attraverso il troppo pieno).

Prima di sturare il lavandino se ci accorgiamo che il sifone è in cattivo stato, dobbiamo sostituirlo. Prima di acquistare i pezzi nuovi, misuriamoli oppure portiamoli con noi. Le misure standard per i sifoni dei lavandini sono 1 pollice con 40 mm di scarico.

Se l’allacciamento a muro è in una posizione scomoda e con il set standard non riusciamo ad allacciarci, possono essere d’aiuto i raccordi per i tubi con giunto a compressione o i sifoni in plastica con raccordi flessibili.

Cosa serve

  • Sturalavandini a ventosa
  • Scovolino
  • Spirale flessibile
  • Pinza a pappagallo
  • Nastro crespato adesivo
  • Aspiraliquidi
  • Sturalavandini a pistola
  • Prodotti sgorganti

ATTENZIONE: Se le tubazioni sono vecchie, i prodotti liquidi in commercio per sgorgare il lavandino possono causare danni agli scarichi. 

Come sturare il lavandino

Con la ventosa

È l’attrezzo più usato per per sturare il lavandino. È meglio che sia grande, anche se ingombrante, così da spingere nello scarico molta acqua. Controlliamo che i bordi non siano screpolati o comunque irregolari.

sturare il lavandino

Riempiamo il lavabo (o il lavello) immergendo interamente la campana, quindi facciamo pressione per “sparare” l’acqua nello scarico e stacchiamo con forza la ventosa per “tirare” verso l’alto i residui. Con questo rimescolamento in verticale, ripetuto più volte, l’occlusione può cedere.

Con getto caldo

Quando l’acqua è veramente calda, diciamo bollente, possiamo sturare gli scarichi con un getto indirizzato direttamente nella piletta. Il sistema è tanto più efficace quanto più a fondo si può introdurre l’ugello e quanto maggiore è la pressione dell’impianto idraulico.

È perciò opportuno usarlo con gli scarichi a salterello o dopo aver svitato la rosetta di filtro di quelli con tappo di chiusura.

Possiamo inserire una sonda con estremità rigida per cercare di aprire un varco nel tappo che si è formato così da disgregarlo meglio e permettere il passaggio dell’acqua. 

Con la pistola ad aria compressa

Lo sturalavandini ad aria compressa è uno strumento più efficace e professionale, che si adatta a qualunque tipo di scarico, essendo corredato da diversi accessori che permettono di sturare anche il WC

Come per lo sturalavandini a ventosa, dobbiamo riempire parzialmente il bacino del sanitario e tappare il foro del troppo pieno con uno straccio.

sturare il lavandino

Per sturare il lavandino appoggiamo la ventosa sul foro di scarico, azioniamo lo stantuffo avanti e indietro più volte, per comprimere l’aria manualmente, e premiamo il grilletto tenendo la pistola appoggiata con forza. Se l’otturazione non cede al primo colpo, si può ripetere l’operazione. Questo strumento è in grado di sviluppare una pressione fino a 4 bar.

Smontare il sifone

Se dobbiamo smontare il sifone, perché le altre soluzioni per sturare il lavandino non sono state risolutive, utilizziamo la pinza a pappagallo, ma solo dopo aver protetto la ghiera con materiale morbido.
Disponiamo sotto la zona di lavoro un catino per raccogliere eventuali piccole perdite di acqua e stacchiamo il sifone muovendolo con delicatezza per non compromettere la tenuta delle altre ghiere.
Sciacquiamo bene l’interno del sifone, in una conca o in un altro lavandino, chiudendone il foro di scarico per recuperare i detriti. Ci aiutiamo con un pennello o con uno scovolino. Uno scovolo per bottiglie è l’attrezzo migliore per ripulire l’interno dei tubi di scarico. Incrostazioni particolarmente tenaci richiedono un lungo bagno in acqua calda e detersivo.

Pistola termica Valex PTE 2100 | Accessoriata e regolabile

La pistola termica Valex PTE 2100 è uno strumento versatile per essere d’aiuto nelle situazioni le più disparate; è resa ancora più valida da caratteristiche tecniche di ottimo livello e da una dotazione di accessori completa

L’aspetto è quello di un comune phon per capelli e, in effetti, anche internamente non è molto lontano da quel modello; la differenza sostanziale sta nella temperatura di uscita dell’aria, che nei termosoffiatori è sempre molto elevata e, nel caso della pistola termica Valex PTE 2100 arriva a 600 °C.

Una tale disponibilità di calore è utile in tantissimi frangenti delle attività artigiane e del fai da te, perché sono numerosi i materiali che reagiscono alle alte temperature modificando, in modo stabile o meno, il loro stato originale. Le vernici se raggiungono il punto di ebollizione si distaccano dal supporto e non sono più in grado di aderirvi saldamente; quindi si può usare la pistola termica per rimuovere rapidamente vecchi smalti da supporti in legno o metallo.

Anche molti materiali plastici, se raggiungono il punto di ebollizione, cambiano irrimediabilmente la loro struttura molecolare; ma se non si arriva a tanto, è possibile modellarli e, raffreddandosi, mantengono la forma data. Tanto calore permette anche di fondere alcuni metalli, per esempio lo stagno, cosa utile per le saldature di parti in rame. Per disporre sempre della temperatura corretta, la pistola termica Valex PTE 2100 ha una pulsantiera e un display tramite i quali si imposta la temperatura, da un minimo di 50 °C sino alla massima, e la velocità di emissione dell’aria. Una serie di utili accessori completa la dotazione. Valex

Termosoffiatore dalle mille possibilità

L’elevata temperatura dell’aria in uscita, regolata a dovere e tenuto lo strumento a debita distanza, è sufficiente per sciogliere la vernice, lasciando intatta la superficie del legno.
La temperatura di fusione dello stagno è facilmente raggiunta: dirigendo il getto sul lato delle saldature di una scheda elettronica non funzionante, si possono smontare rapidamente i componenti, per recuperare quelli ancora utili.
pistola termica Valex PTE 2100
Con il getto d’aria incandescente, in pochi secondi la guaina termorestringente si ritrae stringendo il cavo attorno al quale è stata applicata.
Quando si devono fare saldature in pezzi di rame di medie e grosse dimensioni, la pistola termica permette di scaldare a dovere le parti da unire; applicando lo stagno, questo si distribuisce perfettamente su tutta la superficie spennellata con l’acido per saldatura.
pistola termica Valex PTE 2100
La versatilità della pistola termica Valex con regolazione di temperatura e flusso dell’aria è valorizzata da una dotazione completa di accessori per le varie evenienze operative.
Posteriormente all’impugnatura è posizionato il pulsante d’accensione del termosoffiatore.
Sopra l’impugnatura c’è il display LCD che mostra la temperatura impostata e la velocità del flusso. Quest’ultimo si regola premendo il pulsante sopra il display (per aumentare) o quello sotto (per diminuire) il valore.
La regolazione della temperatura si fa premendo i due pulsanti laterali al display.

Costruire un portasalviette | Realizzazione illustrata

Il portasalviette è un accessorio nel quale riporre asciugamani e salviette ripiegati e in ordine. Può essere costruito facilmente in 6 semplici passaggi

Il bagno è la stanza dedicata alla cura della persona, per questo, oltre a prestare particolare attenzione all’aspetto igienico, bisogna organizzare lo spazio a disposizione, in molti casi limitato; deve esserci ogni comodità, gli accessori devono essere subito a portata di mano ed all’aspetto funzionale bisogna associare un tocco di originalità e di estetica. Ad esempio, se il lavabo è privo di colonna, lo spazio sotto di esso si presta a svariate soluzioni, già pronte in misure standard, spesso economiche ed anonime, oppure originali e costose. Costruire un portasalviette fai da te permette di avere sempre a portata di mano asciugamani e salviette e può essere realizzato in breve tempo.

Due gemelli
I mobiletti portasalviette fai da te sono uguali: realizzati in multistrato, hanno una struttura composta da due fianchi che stringono tra di loro la base, il ripiano centrale e il tetto, assemblati per mezzo di alcune viti e con un filo di colla vinilica stesa sulle superfici destinate a venire a contatto; è preferibile incassare le teste delle viti, stuccare e carteggiare prima di passare alla finitura, in modo che le giunzioni non siano visibili a lavoro ultimato.

Le linee di collegamento devono essere raccordate con qualche colpo di levigatrice prima di procedere alla smaltatura, da effettuare con colori vivaci non necessariamente uguali sui due mobiletti. L’uso della pistola ad aria compressa consente di ottenere superfici compatte, senza antiestetici segni di pennellate: basta diluire il prodotto nella giusta percentuale e spruzzare con movimenti costanti, senza soste, per non provocare colature passando troppe volte nella stessa zona.

Un mobile unico
I due portasalviette fai da te disposti ai lati del lavabo, appesi al muro con tasselli e ganci, vengono collegati con un bastone cilindrico di diametro 40 mm lasciato in tinta legno o comunque in colore contrastante: serve per appendere distesa una salvietta (si ottiene così il risultato di nascondere alla vista il sifone del lavabo).

Sulle superfici dei due mobiletti che si fronteggiano si pratica un foro dello stesso diametro del tondino con una sega a tazza o con una punta Forstner; se si vuole impedire il movimento del tondino, si stende un po’ di colla alle estremità prima del montaggio.

Cosa serve per costruire un portasalviette fai da te:

  • Multistrato da 18 mm: 4 fianchi 500×250 mm; 6 piani 350×250 mm;
  • Tondo in ramino diametro 40×300 mm;
  • 24 viti a testa svasata 3,5×30 mm;
  • 4 tasselli ad espansione con terminale a gancio;
  • 4 piastrine di aggancio complete di viti;
  • Colla vinilica;
  • Materiale di finitura

Costruire un portasalviette fai da te – il progetto

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Dal taglio alla verniciatura

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  1. con il seghetto alternativo si tagliano i pezzi che compongono i due mobiletti.
  2. per facilitare l’inserimento delle viti che collegano i montanti ai ripiani si praticano i fori con il trapano. La struttura si assembla con colla e va tenuta in posizione con lunghi strettoi mentre il trapano stringe le viti che rendono definitiva l’unione.
  3. con una punta Forstner montata sul trapano pratichiamo il foro passante sulla fiancata interna dei due mobiletti.
  4. il bastone cilindrico che collega i due mobiletti si infila nei due fori eventualmente fissato con un filo di colla vinilica.
  5. la levigatrice elimina con facilità ogni imperfezione della superficie e prepara il legno alla successiva smaltatura.
  6. con l’aerografo dotato di serbatoio inferiore da 1 litro e getto a rosa e a ventaglio, si ottiene una finitura liscia ed uniforme.

Gattaiola | Caratteristiche e installazione fai da te

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La gattaiola è una porticina basculante che consente ai nostri amici gatti di entrare e uscire di casa in totale libertà

La gattaiola può essere inserita nella pannellatura inferiore di una porta che affaccia sul giardino per consentire al nostro amico peloso di uscire e rientrare a suo piacimento, senza correre il rischio che miagoli in attesa che qualcuno gli apra o, peggio, che si metta a raspare la porta.

gattaiola

Esistono in diverse misure di gattaiole per gatti (anche per cani) e le più complete sono provviste di guarnizioni parafreddo, accesso regolabile solo in entrata, solo in uscita, sempre chiuso o sempre aperto, in modo che non possano introdursi animali estranei mentre il nostro è in casa. 

In alcuni casi è anche presente un segnalatore a bandierina che rimane orientato nella direzione dell’ultimo passaggio, così possiamo sapere con una semplice occhiata se l’animale è in casa.

Installazione gattaiola fai da te

Si prendono le misure dell’apertura e si tracciano delle linee guida sulla superficie della porta
Con una sega a mano si tagliano le guide tracciate in precedenza creando il foro di passaggio.
Si prosegue tagliando la porzione di gattaiola che risulta essere eccessiva rispetto allo spessore della porta.
La porta per gatti va inserita nel foro e fissata con le apposite viti.

Tipologie

Elettromagnetica e con microchip

Per impedire ad altri animali l’ingresso in casa la porticina per gatti può essere elettromagnetica, con relativo magnete da posizionare nel collare del micio.

Altra tipologia è la gattaiola con microchip, che è in grado di riconoscere il nostro gatto proprio grazie alla lettura del microchip.

Per cani, da muro e in vetro

La gattaiola per cani ha di norma una dimensione maggiore rispetto a quella del gatto. Può essere realizzata in vari materialie e anch’essa può essere elettromagnetica e con microchip.

Le porte per gatti di solito sono installate su una porta, ma è possibile, attraverso un’opera di muratura, installarla a parete.

Di norma sono realizzate in materiale plastico e metallico, ma la porticina basculante può essere fabbricata anche in vetro.

Una lettiera con privacy

Nel montare la libreria si mette da parte il divisorio inferiore per ricavarne il pannello in cui montare la gattaiola; sul lato sinistro si inserisce un modulo con anta privato del pannello laterale destro, in modo che in basso risulti un vano unico. 

gattaiola

La lettiera può essere inserita all’interno senza che rimanga in vista, il gatto può entrare e uscire in tutta… privacy

Leonardo e “la scintilla” di Robert Bosch

Tratto da “Far da sé n.501 – Dicembre 2019/Gennaio 2020″

Autore: Nicla de Carolis

Nelle sale cinematografiche, da ottobre di quest’anno, c’è un bellissimo, coinvolgente film d’arte: “Io, Leonardo”, realizzato in occasione delle celebrazioni per i 500 anni dalla scomparsa di Leonardo Da Vinci (1452-1519). Di bella presenza, con un’eleganza originale nel vestire, a differenza dell’immagine che lo identifica per via del suo autoritratto da vecchio, con barba, capelli lunghi e rughe abbondanti, Leonardo è stato un’ineguagliabile mente eclettica che ha spaziato dalla scienza, all’architettura, alla pittura, alla scultura, al disegno, alla scenografia, all’anatomia, alla botanica, all’ingegneria e senz’altro qualcosa manca nell’elenco. In questo film, notevole per ricostruzioni, scenografie nonché interpretazione del protagonista, Luca Argentero, la narrazione aiuta a comprendere lo sviluppo intellettuale di Leonardo, la sua anima e il suo pensiero, l’aspetto umano attraverso cui, grazie ai suoi talenti, è diventato figura mitica e determinante in tutto il mondo.

Ma ciò che fa sentire Leonardo particolarmente vicino a chi, come il far da sé, ama sperimentare/creare osservando e lavorando con le mani, sono le sue parole: “I miei studi sono figli dell’esperienza, io sono discepolo dell’esperienza”. Leonardo si definisce “Omo sanza lettere” perché ha scarsa conoscenza del latino e nessuna del greco, ma è un insaziabile genio sperimentatore e realizzatore. Infatti, solo per citarne alcuni, sono suoi molti progetti geniali come l’elicottero, il paracadute, la muta da immersione, il carro armato, la bicicletta. E tutto ciò lo accomuna molto di più all’agire di chi fa da sé, con tutte le dovute distanze, piuttosto che a quello di un “intellettuale puro”, per il quale difficilmente è contemplato il fare pratico.

Partner di questa produzione di SKY e Progetto Immagine è BOSCH, l’azienda tedesca ben nota ai far da sé per l’infinita e sempre innovativa gamma di elettrotensili pensati per il bricolage, fondata a Stoccarda nel 1886 da Robert Bosch (1861-1942) come “Officina di meccanica di precisione ed elettrotecnica” e oggi gruppo che opera a livello mondiale su più settori, oltre a essere la maggiore produttrice mondiale di componenti per autovetture. Il sostegno alla realizzazione di questo film è stato deciso proprio per i tratti che accomunano Leonardo da Vinci e Robert Bosch, una formazione di “bottega” e conoscenza fortemente legata alla ricerca e alla sperimentazione.

“Tutto partì da un’intuizione geniale: un dispositivo in grado di accendere in maniera veloce e affidabile i motori a combustione. Da questa scintilla, che ha rivoluzionato la mobilità su quattro ruote, Robert Bosch è riuscito a costruire un’azienda che ha fatto dell’innovazione il suo punto di forza”. Così dice Giuditta Piedilato, dirigente Bosch, parlando del fondatore dell’azienda e della sua fondamentale invenzione del sistema di accensione a magnete che genera la scintilla elettrica necessaria per innescare la combustione della miscela aria/combustibile all’interno del motore.

Storie incantevoli per chi ama i prodigi della mente uniti alla manualità!

Knauf Diamant | Come isolare acusticamente

Knauf Diamant è una lastra di gesso rivestito da 12,5 mm dalle ottime prestazioni acustiche e con significative riduzioni di spazio

Knauf Diamant è la soluzione per gli ambiti in cui, oltre all’isolamento acustico, occorrono requisiti elevati di resistenza alle sollecitazioni, progetti flessibili, protezione antincendio.

Come tagliare la lastra Knauf Diamant

Se i muri di casa lasciano passare i rumori o disperdono troppo il calore, il problema può essere risolto dall’interno senza significative riduzioni di spazio: la lastra Diamant® FPE ha spessori di 32,5 e 52,5 mm (una lastra di gesso rivestito spessa 12,5 mm accoppiata con fibra tessile spessa 20 o 40 mm) e ha un potere fonoassorbente notevole, il miglior modo per ottenere facilmente, senza interventi invasivi, ottime prestazioni di isolamento acustico e termico con un prodotto biocompatibile ed ecosostenibile: un connubio resistente all’umidità relativa dell’aria e dal peso molto contenuto. Inoltre, la superficie particolarmente liscia offre di per sé la base ideale per qualsiasi tipo di finitura e rivestimento.

Tipologie lastre Knauf Diamant

Lo spessore ridotto di Knauf Diamant salvaguarda lo spazio abitativo: chi risiede in edifici plurifamiliari si aspetta, più di altri, una maggiore protezione della propria privacy dai vicini senza riduzione dello spazio fruibile. Stabilità e flessibilità delle lastre sono fondamentali per realizzare le più svariate strutture, pareti di tamponamento o divisorie; i rivestimenti dei sottotetti ottengono requisiti superiori a quelli minimi stabiliti dalla legge. La superficie, rivestita con un cartone speciale anche sui bordi, è particolarmente liscia e pronta per ricevere qualsiasi rivestimento.

Caratteristiche delle lastre Knauf Diamant

Le lastre in gesso rivestito Knauf Diamant possono supportare carichi (come i pensili) in qualsiasi punto; sono disponibili anche nelle versioni XD-Energy (accoppiate a 30 mm di polistirolo estruso al carbonio), FPE (accoppiate a 20/40 mm di fibra tessile) e nella nuova versione Diamant X, certificata per l’impiego come irrigidimento delle pareti portanti di edifici in legno.

Come installare le lastre Knauf Diamant

Come installare le lastre Knauf Diamant

Le lastre Knauf Diamant FPE sono costituite da una lastra di gesso rivestito da 12,5 mm accoppiata a uno strato di fibra tessile (poliestere) di spessore 20-40 mm e sono particolarmente indicate per isolare acusticamente gli ambienti. Il taglio a misura della lastra va iniziato dal lato dell’isolante, passando più volte il cutter fino a incidere il nucleo di gesso. Si solleva quindi la lastra in piedi, se ne forza la piegatura in corrispondenza della linea di taglio per attuare la frattura e, lasciandola piegata quasi a 90°, si completa facendo l’incisione sulla faccia a vista.
In un secchio contenente acqua pulita si rovescia il collante in polvere Knauf Perlfix, un adesivo con leganti a base gesso.

Collante per lastre Knauf Diamant

Si miscela con frusta, aggiungendo acqua o polvere a seconda della densità. La frusta va immediatamente sciacquata dopo l’uso.
La colla si distribuisce sull’isolante, a strisce parallele ai lati corti del pannello sull’isolante, con l’americana e senza spessore: bisogna premere bene per far penetrare il collante tra le fibre.

Incollaggio Knauf Diamant

Sopra le strisce la colla va depositata a plotti, due vicino ai bordi e due più interni; per un incollaggio corretto sono necessari 5 kg di colla per ogni mq di pannello. è consigliabile effettuare la distribuzione del collante con la lastra a terra e vicino alla zona da rivestire, dato che il collante aggiunge ulteriore peso alla lastra.
La lastra va collocata con il lato inferiore adiacente alla parete e sollevata dal lato opposto; quando aderisce alla parete si verifica con una staggia provvista di fiala con bolla d’aria che risulti a piombo e in piano, posizionandola in verticale lungo i lati, in orizzontale e in diagonale; battendo sulla lastra con il palmo della mano si possono apportare le correzioni necessarie.

Controparete con lastre Knauf Diamant

La quantità di colla che sborda di lato si recupera passando la spatola radente al bordo della lastra; se si agisce in tempi ragionevoli è possibile riutilizzarla per la lastra successiva, il tempo di lavorabilità è di circa un’ora. Nel posizionamento della lastra successiva, è importante controllare che lo strato isolante risulti bene a contatto con quello della lastra già posata.

Come far aderire le lastre perfettamente

Oltre a verificare che anche questa lastra risulti a piombo e in piano, la staggia va posizionata a sormonto delle lastre per accertarsi che risultino livellate reciprocamente. Al termine della posa si procede alla stuccatura dei giunti come per qualsiasi controparete a secco.

Diamant Phono l’evoluzione per il fissaggio su intelaiatura metallica

Le onde sonore che colpiscono le superfici possono essere trasmesse ad altri corpi a contatto e metterli in vibrazione. Solo interponendo una sorta di cuscinetto tra le due masse queste possono vibrare singolarmente e smorzare il suono, mentre lo strato intermedio funge da molla e ne impedisce la trasmissione.

Diamant Phono L’evolouzione per il Fissaggio su Intelaiatura Metallica

Questo sistema, definito “massa-molla-massa”, è stato concretizzato nella tecnologia a secco che caratterizza la nuova Diamant Phono, una lastra in gesso accoppiata a uno strato fonoisolante concepita per il fissaggio su intelaiatura metallica nella realizzazione di pareti divisorie. In pratica, le lastre fissate sui due lati costituiscono le masse, mentre l’intercapedine funge da molla.

La nuova lastra Diamant Phono è costituita da una lastra Diamant di spessore 12,5 mm accoppiata con un pannello fonoisolante in fibra di poliestere speciale di spessore 10 mm; in questo modo riunisce in sé caratteristiche di isolamento acustico, elevata resistenza meccanica e semplicità di montaggio.

Diamant Phono l'evoluzione per il Fissaggio su Intelaiatura Metallica

Diamant Phono è valida sia nelle nuove costruzioni sia nelle ristrutturazioni, in tutte le situazioni che richiedono di isolare acusticamente le pareti divisorie tra diversi locali, con prestazioni dell’abbattimento sonoro certificate; inoltre beneficia delle ormai note caratteristiche della lastra Diamant in materia di resistenza agli urti, protezione dal fuoco e resistenza all’umidità.

Knauf

Art Therapy con le tele prestampate da colorare KimColor di Kimono

Le tele prestampate KimColor sono il modo migliore per decorare casa con creatività, liberandosi al tempo stesso dallo stress quotidiano grazie all’Art Therapy

L’Art Therapy è una forma di terapia che utilizza l’arte come strumento per esprimere liberamente le emozioni. Diventata un trend negli ultimi anni, non è solo un passatempo, ma è il mezzo che ci consente di eliminare ansie, negatività e liberarci dallo stress attraverso l’uso dei colori.

Secondo recenti studi infatti le attività più semplici, di norma adatte ai più piccoli, possano rilassare anche gli adulti. A tal proposito Kimono presenta la gamma di tele prestampate KimColor, dedicate a coloro che, attraverso la propria creatività, vogliono trovare relax nell’Art Therapy.

tele KimColor
Le tele KimColor sono rivolte a grandi e bambini.

Al fine di soddisfare tutte le esigenze la gamma di tele prestampate KimColor offre 24 disegni diversi in 3 dimensioni differenti. I soggetti sono i più svariati: animali, città, ambienti marini e paesaggi ricchi di fantasia.

Art Therapy

Caratteristiche

Le tele KimColor sono prodotte in Italia con materiali naturali di alta qualità.

Il telaio, rivestito in tela anche sul bordo, è realizzato in legno ed è comprensivo di ferramenta per poter appendere il disegno alla parete.

tele prestampate KimColor
Art Therapy con le tele prestampate da colorare

Le tele prestampate sono di cotone e adatte a tutte le tipologie di colore: pennarelli, tempera, acquerelli, acrilici e olio.

La stampa in alta definizione è realizzata con tecnica Latex che utilizza solo tinte naturali a base di acqua.

Come eliminare le infiltrazioni d’acqua con Litoseal Terrazze

Risolviamo le infiltrazioni d’acqua nel pavimento della terrazza grazie a un prodotto innovativo studiato ad hoc

Infiltrazioni d’acqua, venature, fessurazioni e muffe sono tra i problemi più comuni di terrazze e balconi, ma possiamo facilmente risolverli utilizzando un prodotto specifico come Litoseal Terrazze. Si tratta di un impregnante protettivo idrorepellente e anti-infiltrazione, indispensabile per mantenere in buono stato terrazze e balconi, senza dover ricorrere a costose opere di rifacimento.

Questo prodotto innovativo è l’ideale per pavimenti in marmo, granito, ceramica, cotto, pietra, grès, grès porcellanato e klinker. Di facile applicazione, risolve in tutta rapidità i fastidiosi problemi dovuti alle infiltrazioni. Litokol

Caratteristiche

IDROREPELLENTE

Elimina i problemi causati dall’infiltrazione dell’acqua perché crea un film protettivo dal potere impermeabilizzante e consolidante.

TRASPIRANTE

Il film protettivo permette la traspirazione del vapore acqueo ed evita la risalita di acqua e sali.

ANTIMUFFA

Previene la formazione di muffe ed efflorescenze; inoltre resiste ai raggi UV e non fa ingiallire il materiale trattato.

Applicazione

La superficie da trattare deve essere lavata preventivamente con il prodotto detergente sgrassante Litonet. Si tratta di un detergente liquido concentrato, adatto a ogni tipo di piastrella. Grazie alla sua viscosità è perfetto per la pulizia dei pavimenti in preparazione all’applicazione di Litoseal Terrazze.
Quando la superficie è asciutta si applica Litoseal Terrazze. Si distribuisce uno strato sottile di prodotto con pennello o rullo, avendo cura di stendere in maniera uniforme la soluzione su tutta la superficie da trattare.
Occorre fare attenzione a impregnare bene le fughe e le eventuali crepe così da permettere al prodotto di penetrare in profondità. Questa operazione consente di impermeabilizzare la superficie e consolidare le fessurazioni.
Dopo circa 5 minuti dall’applicazione di Litoseal si procede rimuovendo gli eccessi superficiali del prodotto con un panno pulito in cotone. Il prodotto asciuga in tempi brevi e il pavimento della terrazza o del balcone torna a essere calpestabile dopo 4 ore dall’applicazione.

Bastoni per tende | Caratteristiche e montaggio

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Per sospendere tendaggi pesanti ed estesi, i mezzi indubbiamente più semplici sono i tradizionali bastoni per tende

I bastoni per tende vanno installati su due (o più) supporti fissati a parete con tasselli e la tenda scorre lungo di essi grazie a grossi anelli ai quali è fissata (in genere) con pinzette o ganci.

L’altezza del bastone per tende sopra la finestra, se non viene installata una mantovana, dovrebbe essere sufficiente per nascondere anche 
il cassonetto dell’eventuale tapparella.

Nelle confezioni di questi accessori per tende sono compresi i tasselli adatti: talvolta è bene sostituirli con altri, di diametro superiore, se si devono montare tendaggi pesanti.

È utile sapere che se i bastoni per tende sorreggono tendaggi che riparano una finestra con ante grandi conviene suddividere la tenda in due teli (con apertura centrale) e montarla sul bastone bloccandone entrambi gli anelli esterni al di là del tassello.

Inoltre le tende con bastone telescopico facilitano il lavoro di montaggio anche su supporti già esistenti.

Montaggio bastoni per tende

Occorrente

bastoni per tende

Montaggio

misure tende
taglio
I bastoni per tende in legno vanno tagliati (utilizzando la cassetta tagliacornici) più lunghi della distanza tra i supporti di almeno 15 cm per lasciare lo spazio necessario all’inserimento dei terminali.
fori per installazione
Dopo aver marcato i punti da forare pratichiamo i fori di diametro compatibile con i tasselli da inserire. Per forare è utile impiegare un accessorio raccoglipolvere collegato al trapano.
supporto bastone
Avvitiamo i supporti che sono dotati di una vite centrale. Li stringiamo in modo da portare l’anello in verticale (o la concavità verso l’alto nei modelli ad anello aperto).
bastoni per tende
Dopo aver inserito gli anelli sul palo per tenda, inseriamo questo nei fori (o negli incavi) dei supporti. In molti modelli è prevista la collocazione di una vite di tenuta, in altri la vite non è presente.

L’anello esterno

Per impedire alla tenda di spostarsi totalmente quando viene tirata verso il centro (in chiusura), conviene bloccare il primo anello. Lo possiamo fare inserendolo nella parte di bastone tenda compreso tra il supporto e il terminale. Il terminale è l’ultimo elemento da inserire.

bastoni per tende

Tipologie

Oltre a quelli in legno esistono bastoni per tende in ferro battuto e in acciaio. 

Angoliera fai da te | Costruzione passo passo

Questa angoliera fai da te, perfettamente raccordata con il resto dell’ambiente, comprende due vani chiusi da antine e uno a giorno

L’idea di costruire questa angoliera fai da te è nata per risolvere un problema presentatosi nel corso di una ristrutturazione, ma può essere considerata in senso più generale un’interessante soluzione per sfruttare l’angolo tra due porte che non consentirebbe l’inserimento di alcun mobile tradizionale.

A seguito della rimozione di un controsoffitto che produceva un forte ribassamento dell’altezza del locale, con l’intenzione di installarne uno nuovo più vicino al soffitto originale, è emerso che lo scarico del bagno superiore sporgeva dal solaio molto più del livello a cui doveva essere posizionato il nuovo ribassamento. 

Un inconveniente che poteva essere risolto realizzando, sempre in cartongesso, una struttura continua orizzontale o verticale, simulando la presenza di una trave o di una colonna, entro la quale racchiudere il raccordo di scarico. Tuttavia, in questa situazione, nessuna delle due soluzioni risultava soddisfacente sotto il profilo estetico, perciò si è pensato alla costruzione di un’angoliera che, oltre a occultare il tubo, funzionasse come mobile mobile angolare con tanto di piccolo bar.

L’angoliera fai da te si sviluppa a tutta altezza con pianta a triangolo rettangolo scaleno per sfruttare meglio lo spazio disponibile. I tubi idraulici che restano fuori traccia in verticale vengono occultati con un pannello di MDF da 12 mm fissato su listelli tassellati alla muratura sottostante; a soffitto si realizza una sorta di “scatola” con uno sbalzo maggiore rispetto al mobile, per racchiudere il tubo, mentre alla base la zoccolatura rientrante fa apparire l’angolare come sospeso. 

Le dimensioni del mobile ad angolo vengono determinate sulla base delle due antine per cucine standard, prevedendo tra i due vani chiusi un vano a giorno illuminato da un faretto incassato e suddiviso in due scomparti da un ripiano di vetro, fatto tagliare sulla forma degli altri ripiani in MDF

angoliera fai da te

Tutto il contorno del mobile è concepito per la migliore integrazione in continuità con le superfici adiacenti, dal profilo decorativo a soffitto al battiscopa, realizzando sui fianchi una modanatura in listelli che riprende le forme degli stipiti delle porte e permette di nascondere al meglio le cerniere. 

L’intera struttura contenitiva viene assemblata a terra con già i ripiani avvitati, per poi essere appoggiata sulla zoccolatura e avvitata a sua volta al pannello di fondo.

Questa angoliera fai da te sembra sospesa e, con la modanatura alta, nasconde lo scarico ingombrante del bagno al piano superiore.

Vediamo come costruire un mobile fai da te angolare.

Occorrente angoliera fai da te

  • Tavole in MDF da 15 mm: 1 fondo (A) da 668×2450 mm; 1 fianco (B) da 423×2450 mm; 1 fianco (C) da 211×2450 mm; 1 fianco (D) a 166×2450 mm; 1 coperchio superiore (E) da 555×800 mm; 4 tavole (F) per tetto, base e ripiani da 423×668 mm; 1 frontale chiusura alta (G) da 250×680 mm; 1 fianco chiusura alta (H) da 250×215 mm; 1 fianco chiusura alta (J) da 250×215 mm; 1 frontale base (K) da 150×790 mm; 1 bordo alto (L) da 100×600 mm; 1 pezzo base (M) da 150×300 mm; 1 pezzo base (N) da 150×210 mm; 2 pezzi base (O) da 150×110 mm
  • Listelli 20×45 mm: 1 rinforzo (Q) da 600 mm; 2 rinforzi (R) da 170 mm
  • Modanature 5×28 mm: 14 listellini (S) da 2394 mm; 2 bordini (T) a 750 mm; 2 bordini (U) da 183 mm; 2 bordini (V) da 156 mm 

Inoltre: 1 ripiano di vetro (Y) da 423×668 mm; 2 antine da cucina (X) da 600×800 mm con pomolo; viti 3×16 mm, 4×40 mm e 5×60 mm; chiodi 1,2×15 mm; 4 cerniere a libro; 2 chiusure magnetiche; colla vinilica; adesivo siliconico; primer; vernice per interni. 

angoliera fai da te

La situazione

Lo scarico del bagno superiore sporge notevolmente dal nuovo controsoffitto, rialzato rispetto al precedente: in questi casi si possono trovare molteplici soluzioni per nasconderlo, per esempio realizzare una struttura in cartongesso che simuli una trave (orizzontale) o un pilastro (verticale), entrambi però con il notevole ingombro dato dalla forma squadrata.

In questo caso si è optato per un’angoliera fai da te. La sagoma angolare scelta è sicuramente meno impattante e permette di ottenere un elemento funzionale che, con i dovuti accorgimenti costruttivi, si integra al meglio con lo stile della stanza. 

La parte alta

angoliera fai da te
La forma dell’angolare può essere disegnata direttamente sul soffitto e ricavarne poi una dima da utilizzare per il taglio degli altri ripiani. Le linee tracciate sono doppie per simulare lo spessore del legno e indicare sommariamente le bisellature necessarie a collegare i pezzi G, H e J; i tre listelli si fissano al soffitto in corrispondenza della tracciatura interna con viti Ø 4×40 mm.
angoliera fai da te
Si tagliano i pezzi necessari a completare la chiusura; si rilevano gli angoli con la falsa squadra e si effettua di conseguenza la bisellatura dei lati verticali portando la lama della circolare alla corretta inclinazione.
I listelli vanno incollati a filo esterno del ripiano, bloccati con morsetti e stabilizzati con viti.
Si stende un cordoncino di colla vinilica sui bordi sia dei listelli di rinforzo sia del piano di chiusura.
Si avvitano i tre pezzi di chiusura, prima quello al centro e poi i due laterali, badando che rimangano a filo inferiore.
angoliera fai da te
La “scatola” è pronta per essere fissata a nascondere il tubo di scarico; è sempre consigliabile realizzare i prefori nei pezzi che devono essere interamente attraversati dalle viti.

La struttura dell’angoliera fai da te

Tagliati a misura i montanti C e D occorre accostarli perfettamente allineati per segnare su entrambi, con una squadra fissa, la posizione e lo spessore dei ripiani. Ci si aiuta utilizzando le antine come guida, appoggiandole su di essi e mettendole in squadra. Quella inferiore deve rimanere a filo con la base dei montanti, mentre quella superiore va collocata più in basso di 100 mm.
I due montanti vanno poi allineati ai lati del pannello di fondo, così da poter prolungare le tracciature anche su di esso.
Con un trapano con punta Ø 4 mm, al centro di quello che è idealmente lo spessore del pezzo concorrente, si praticano i fori per le viti su tutti i pezzi da collegare.
angoliera fai da te
Avvitare i ripiani al montante C non è così semplice come sembra: bisogna collocare i pezzi come in foto, ponendo sotto i ripiani uno spessore di 15 mm in quanto il montante deve sporgere di tale misura nella parte posteriore; inoltre, bisogna controllare che ciascun ripiano, bloccato in piedi come meglio si può, risulti perfettamente a piombo oltre che centrato sulla tracciatura riportata sulla faccia interna del montante. Quando si è creata questa situazione si può stendere la colla sulle zone di contatto, si accosta il montante ai ripiani (badando che ciascuno di essi ricada esattamente sulla tracciatura) e si inseriscono le viti dall’esterno facendole penetrare nello spessore dei ripiani. Importante: dalla foto si evince inoltre che, affinché i bordi frontali dei montanti C e D risultino in continuità con i ripiani, è necessario provvedere alla loro bisellatura prima dell’assemblaggio.
Molto meno impegnativo è il fissaggio degli altri montanti, in quanto la struttura dell’angoliera fai da te ha ormai acquisito stabilità. Si procede avvitando ai ripiani il montante D; anche in questo caso il lato posteriore del montante deve sporgere dai ripiani di 15 mm, rimanendo a filo sul lato opposto (previa bisellatura).
angoliera fai da te
Stesso criterio per il pannello B, che va in battuta sullo sbalzo posteriore del montante C e sborda di 15 mm sul retro dei ripiani; ora la struttura può essere collegata al pannello di fondo A che, ovviamente, va a incastrarsi tra D e B in battuta contro i ripiani. Il tutto dopo aver predisposto i cordoni di colla vinilica del caso lungo i bordi di contatto. La struttura dell’angoliera fai da te ha preso forma.

Bordature

Per portare a misura le bordature in stucco (o poliuretano) che rifiniscono la parte alta del mobile occorre avvalersi di una falsa squadra, in modo da rilevare l’angolazione corretta e riportarla esattamente sulla barra prima di tagliare.
La cassetta tagliacornici è utile per mantenere il pezzo bloccato durante il taglio, anche se l’angolazione è diversa da quella delle scanalature guida; basta farla sporgere lateralmente e far appoggiare il pezzo su uno spessore calibrato, per poi inclinare la lama e seguire la tracciatura lateralmente, con un minimo di abbondanza per far fronte a lievi scostamenti.
Quel millimetro di abbondanza lasciato al momento del taglio permette di avere quel tanto di materiale in più necessario per regolarizzare il profilo dopo il taglio, facendo scorrere il pezzo su una striscia di carta vetrata distesa sul banco.
Lungo i bordi, sul retro, si stende un cordone continuo di adesivo strutturale.
Dopo aver premuto in posizione le barre nell’angolo tra soffitto e parete è bene piantare alcuni chiodini sotto di esse affinché beneficino di un supporto mentre l’adesivo completa la presa.
Si sigillano le fessure (anche quelle tra un pezzo e l’altro) con un ulteriore cordone di adesivo, da lisciare subito dopo con un pennello inumidito.

Le cerniere

Le antine per mobili presentano di per sé gli scassi per il montaggio delle cerniere a molla, che sarebbero la soluzione estetica migliore in quanto invisibili dall’esterno. In questa angoliera fai da te però non è possibile utilizzarle per via del fianco inclinato; perciò si ricorre a comuni cerniere a libro applicate poco più all’interno degli scassi. Mantenendo la cerniera aperta e con il cardine rivolto in basso, si manda quest’ultimo in battuta contro il bordo e si segnano le sedi per le viti con un punteruolo.

Per montare l’antina superiore in bolla e in modo che il lato inferiore copra il ripiano e rimanga a filo con esso si avvitano provvisoriamente sotto il ripiano, a sbalzo, due scarti di MDF. Lo stesso si fa per l’anta inferiore, in modo speculare. 

Al contrario delle cerniere a molla, qui non si ha margine per effettuare alcuna regolazione, perciò occorre attenzione prima di serrare le viti.

Un’ala di ogni cerniera rimane temporaneamente a vista, ma la successiva applicazione della modanatura le ricopre lasciando a vista soltanto i cardini.

Base di appoggio e finitura

La base di appoggio dell’angoliera fai da te si costruisce avvitando alla tavoletta K i supporti M, N e O; l’altezza fornita nelle misure è indicativa, il bordo superiore deve risultare a filo dello zoccolo già installato a parete. Alcune staffe angolari stabilizzano i supporti a pavimento.
angoliera fai da te
Del pannello di finitura P non sono indicate le misure perché si ricava di conseguenza dalla sagomatura di una tavoletta di compensato. Bisogna realizzare una dima di cartoncino su cui tracciare, dopo aver rilevato con esattezza i due profili laterali del battiscopa, il preciso perimetro del pezzo. Si ritaglia con un cutter affilato e si riporta la sagoma sulla tavoletta; questa va ritagliata con il seghetto da traforo e incollata alla base di appoggio sul pezzo K.
Sui montanti C e D si fissano i listelli 4×28 mm che realizzano le modanature verticali, fissati con chiodini da 1,2×15 mm. Si inizia dal lato delle cerniere, discostando il listello dai cardini quanto basta ad evitarne lo sfregamento in manovra.
Prima che i chiodini siano completamente conficcati nel legno si taglia via la testa: in questo modo non saranno visibili e si evita la stuccatura.
angoliera fai da te
Per la finitura dell’angoliera fai da te occorre stendere un paio di mani di cementite e altrettante di vernice (sulle antine, se già nobilitate, è da valutare). Sarebbe preferibile, per garantire l’omogeneità estetica, applicare le due mani di fondo e la prima mano di vernice prima dell’assemblaggio (sulle parti non a vista è superfluo), la seconda mano può essere stesa a fine lavoro per ricoprire eventuali abrasioni e uniformare la finitura.