“La Loire traverse, dans son cours, une vallée, qui pour sa fertilité est appelée le jardin de France” questo il mio ricordo dell’introduzione che il professore di francese, con pronuncia e intonazione perfette, ci fece alle medie per parlare della Loira e di tutte le meraviglie che si trovano sul suo corso: un giardino così grande che si sviluppa addirittura lungo tutto un fiume. La cosa mi colpì e imparai che, a differenza dal resto della Francia, la valle della Loira è caratterizzata da un clima temperato, estati secche con temperature miti e ventilate e autunni mai troppo freddi, che consente la coltivazione di una grande varietà di fiori e piante. Per lo stesso motivo, probabilmente, i sovrani di Francia, seguiti dalla nobiltà di corte, scelsero la valle per le loro dimore estive e vi costruirono, tra il X e il XVII secolo, ben 300 castelli. Ci mettono in soggezione la bellezza e l’austerità dei giardini di questa zona (vedi articolo a pag. 6, Chateau du Rivau) progettati intorno ai castelli secondo le regole del giardino formale alla francese, per distinguerlo da quello inglese, di tipo paesaggistico e che deriva dal giardino rinascimentale di matrice italiana. I più belli sono stati realizzati nel ‘500 e riflettono il razionalismo umanistico dell’epoca che afferma il dominio dell’uomo sul mondo dei sensi. L’uomo del Rinascimento vede la natura come qualcosa da piegare al proprio volere e da usare alla stregua di un qualsiasi altro materiale utilizzato per costruire. Così il giardino si deve adeguare alle regole che disciplinano l’architettura: simmetria, prospettiva. A farla da padrone in questi giardini è l’arte topiaria in base alla quale le siepi devono essere potate in forme geometriche, di animali, di oggetti e anche di persone. Altro esempio dei giardini di questo periodo è il labirinto, semplice ma sempre d’effetto, dove tutte le vie hanno un’uscita. I fiori sono confinati in un luogo separato dal resto, il giardino segreto. E poi vigne, giardini acquatici e l’orto-giardino d’ispirazione medievale, dove i colori degli ortaggi, il blu del porro, il rosso della barbabietola, il verde giada delle foglie di carote, si alternano ai fiori in un’enorme scacchiera variopinta e profumata. Certo ben pochi di noi potrebbero aspirare ad avere un giardino alla francese o anche all’italiana, così formali, realizzabili su progettazioni di professionisti, in spazi enormi e bisognosi di cure assidue per mantenere la loro “forma”, appunto. Spesso i nostri giardini nascono senza un “disegno”, semplicemente iniziando a trapiantare una rosa vicino a casa perché quando fiorirà ne potremo godere il profumo e la bellezza oppure mettendo a dimora una siepe che nasconda qualcosa di antiestetico o una pianta da frutto che tanto ci piace. Insomma, qualcosa di molto lontano da qualsiasi formalismo, qualcosa che comunque ci impegna, un giardino spesso disordinato ma che amiamo.
I locali con pareti piastrellate non impongono più interventi di demolizione del rivestimento per essere rinnovati. Basta coprire le piastrelle utilizzando uno stucco speciale
Perché nasce l’esigenza di coprire le piastrelle della cucina, del bagno o di qualsiasi altra superficie piastrellata? Semplice: perché magari le piastrelle ci hanno stufato oppure perché nasce un’esigenza specifica di rinnovare l’ambiente rendendolo più moderno.
In diversi articoli abbiamo già mostrato come si possa cambiare volto a bagno e cucina senza affrontare importanti lavori di muratura per rimuovere le piastrelle, semplicemente ricolorandole con smalti speciali come SottoSopra oppure Facile&Veloce, capaci di aderire tenacemente anche alle superfici lucide.
Questa volta si va oltre : sempre senza rimuoverle, si ricoprono le piastrelle, colmando le relative fughe e realizzando un rivestimento continuo che alla fine risulta ugualmente impermeabile e lavabile. Tutto questo è permesso da un particolare stucco che fa parte della linea Facile&Veloce di Gapi Paints, che ha le stesse prerogative di aderenza e aggrappaggio alle superfici difficili dello smalto e della vernice trasparente che rientrano in gamma.
Con pochissimi millimetri di spessore si rinnova completamente una superficie anche dove ci sono elementi rotti, discontinuità e disallineamenti; poi si applica lo smalto del colore desiderato e, infine, la finitura trasparente completa la copertura delle vecchie piastrelle.
Tre prodotti imparare come coprire le piastrelle senza toglierle: uno smalto colorabile, una vernice trasparente e uno stucco, tutti abbinabili tra loro per ottenere effetti, resistenza o finiture extra. Si applicano su tutti i mobili in laminato e finto legno quali scrivanie e complementi; su pavimenti in cemento; su strutture in acciaio, grondaie, lamiere zincate, canali in rame; su tutto quello che è in pvc, canali strutture e mobili.
I tre prodotti sono ad acqua, inodori, adatti per uso in interni e in esterni, caratterizzati da alta adesività alle superfici. Smalto e vernice sono disponibili in confezioni da 0,625 litri e 2,5 litri, mentre lo stucco è da 1 kg e 5 kg.
La preparazione della superficie
La situazione come si presenta in partenza: le piastrelle sono vecchiotte e non più in linea con i gusti moderni.
Con un raschietto si puliscono a fondo le fughe, dove inevitabilmente si accumulano sporco e grassi.
Ancora un rapido passaggio lungo le fughe con carta vetrata piegata in due, per rimuovere ciò che resta sui bordi.
Resta da rimuovere completamente l’untuosità residue sulle superfici delle piastrelle; si agisce con un panno pulito imbevuto di alcool etilico.
Ultima fase della predisposizione della superficie è quella della mascheratura, con cui si va a limitare con la massima precisione la zona in cui lo stucco va applicato.
Coprire le piastrelle applicando stucco speciale
Per evitare che a lavoro finito restino tracce delle fughe, queste vanno riempite di stucco e lasciato essiccare.
La stesura dello stucco sulla superficie per coprire le piastrelle si fa con manara americana a bordi lisci; bastano 2-3 mm di spessore.
Le righe che restano a fine rasatura si rimuovono con carta abrasiva a grana grossa e poi media.
Applicazione della smalto colorato e poi la finitura
I pigmenti in microgranuli sono disponibili in tagli da 1 a 32 grammi e permettono di ottenere le tonalità riferibili a una nutrita cartella colori. La precisione della grammatura in ogni boccetta permette di riprodurre la medesima tinta anche in tempi successivi.
Il pigmento si versa nella latta dello smalto, ma per utilizzi “creativi” può essere mescolato anche allo stucco.
Si mescola sino al totale dissolvimento dei granuli di pigmento.
Lo smalto si stende con rullo, ideali sono quelli con spugna in moltoprene. Si impregna il rullino e si sgronda per ottenere la massima uniformità di stesura.
L’applicazione va fatta incrociando le passate verticalmente e orizzontalmente. Per arrivare bene negli angoli è meglio utilizzare un rullino stretto con bordi squadrati.
Una buona mascheratura preventiva permette di passare con libertà anche nei punti più difficili, per esempio per aggirare i rubinetti e altri elementi che non vanno colorati. Lo smalto ha una capacità di coprenza molto elevata, difficilmente è necessario stendere una seconda mano di prodotto.
Anche la vernice trasparente è un prodotto all’acqua; basta una rimescolata per uniformare il contenuto del barattolo ed è pronta all’uso.
Come lo smalto, la vernice va stesa a rullo. L’aspetto bianco lattiginoso caratterizza il prodotto nella fase liquida; non appena asciuga diviene completamente trasparente.
L’aspetto lattiginoso aiuta nella stesura perché permette di vedere bene le zone in cui la finitura è già stata stesa e di rilevare quelle in cui c’è accumulo di prodotto. In pochi minuti la vernice diviene trasparente, ma la caratteristica di finitura prescelta, fra lucida, satinata o soft touch, si può osservare solo a completa essiccazione avvenuta.
Con un termoconvettore a gas possiamo integrare l’impianto di riscaldamento esistente senza interventi drastici
L’installazione di un termoconvettore a gas può risultare davvero utile, ma prima di procedere all’acquisto è opportuno valutare diversi fattori.
Quando non si può regolare la temperatura in ogni singolo ambiente si è costretti a mantenere un valore medio: questo è vero soprattutto all’inizio e alla fine dell’inverno quando, senza scaldare l’intera abitazione, può bastare la classica “fiammata” in alcuni locali e solo in determinati orari
Per queste particolari esigenze si può ricorrere a una fonte di riscaldamento aggiuntiva e localizzata fornita dai termoconvettori a gas metano, un “aiutino” da utilizzare in determinati momenti della giornata.
Le possibilità di ottenere un buon risultato senza interventi gravosi sono molte, a seconda che si disponga o meno di una canna fumaria, che si debba installare la fonte di calore addossata a un muro perimetrale o a una tramezza, oppure a pavimento.
Ottimizzazione dei consumi
Si può scegliere tra riscaldatori ad aria o ad acqua, che richiedono combustibile o a funzionamento esclusivamente elettrico; la gestione elettronica permette di ottimizzare i consumi con l’impostazione della temperatura e delle fasce orarie di funzionamento.
Tutto questo può avvenire senza affrontare interventi di ristrutturazione, con un investimento modesto e potendo usufruire della fonte di calore aggiuntiva nell’arco di mezza giornata o poco più.
Quanto ai consumi, le case produttrici prestano sempre maggior attenzione a questo aspetto; ne sono un esempio i sistemi ad accumulo che si comportano come veri e propri “serbatoi” in grado di rilasciare il calore gradualmente e per un tempo abbastanza lungo senza assorbire energia in continuo.
Schema impianto del termoconvettore a gas
Come realizzare il foro per lo sfiato del termoconvettore a gas e relativa canalizzazione
Effettuata la tracciatura, si esegue il foro Ø 50 mm con una lunga fresa a tazza montata sul trapano che diventa una vera e propria carotatrice.
Se si lavora in coppia (uno fora e, contemporaneamente, l’altro aspira) si evita di disperdere la polvere. La “carota” di laterizio, estratta dalla tazza a fine lavoro, dimostra la regolarità e la pulizia del foro.
Il tubo coassiale va tagliato alla lunghezza necessaria; quello di diametro maggiore dispone di una battuta che appoggia alla parete interna.
All’esterno si chiude il foro con una griglietta di misura che non ostacola il passaggio dell’aria, ma ferma quello di insetti e altri animali.
Per l’alimentazione si intercetta un tubo del gas proveniente dal locale di servizio al piano interrato, dove è situata la caldaia, forando il pavimento
Si inserisce un raccordo a T sul tubo per diramare la mandata.
Si completa il collegamento gas con l’inserzione di un rubinetto e si effettua l’allacciamento elettrico nella più vicina presa di corrente.
Si posiziona a parete la dima che riporta le distanze da rispettare, le tracce per i tasselli di fissaggio del supporto e l’esatta posizione per il foro del condotto coassiale.
Termoconvettori a gas Robur
Insieme al termoconvettore a gas vengono forniti la dima di montaggio, la staffa per il fissaggio a parete, il condotto coassiale lungo 50 cm da adattare allo spessore del muro, il terminale esterno di lega d’alluminio con guarnizione, la guarnizione da inserire tra apparecchio e parete, il kit di trasformazione per GPL, la spina elettrica tripolare.
Esistono 4 modelli di termoconvettori Robur con potenze comprese tra 2,92 e 4,71 kW, il rendimento è del 90%. Nel servizio abbiamo seguito l’installazione del modello più potente, per locali medio-grandi. Dall’esterno si nota soltanto il terminale antivento del tubo coassiale, con un diametro esterno di 105 mm e una sporgenza max di 30 mm. Robur (www.robur.it)
Doppia sicurezza stop-gas con analizzatore di atmosfera: - interviene spegnendo automaticamente la stufa se la percentuale di anidride carbonica raggiunge l'1,5% - interrompe automaticamente l'erogazione del gas in caso di spegnimento accidentale
Attacco a parete oppure a terra su piedini
Ventola tangenziale azionabile da interruttore luminosoo
TOYOSET Originale, made in Japan, garanzia 2 anni, Superfice riscaldabile m² 19 – 48,Consumo combustibile Ltr/hr 0.083 - 0.313, Classe di efficienza Energetica "A"
Nessuna installazione, nessuna canna fumaria, portatile, Ventilata, consumo medio elettrico durante il funzionamento solo 13 watt, Garanzia 2 anni estendibile con combustibile Toyotomi
Termostato elettronico per mantenere la temperatura desiderata,Timer programmazione accensione e spegnimento settimanale con temperatura impostata, funzione Montagna per uso in quota
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Funziona con tutti i combustibili per stufe, il produttore raccomanda combustibili a marchio Toyotomi - TOYOTOMI PLUS, TOYOTOMI PRIME e TOYOTOMI CLEAR, che permettono l'estensione della garanzia
Estremamente semplice e molto utilizzato nel fai da te per unire stabilmente ed in modo totalmente invisibile diverse parti di legno durante le nostre costruzioni bricolage: la spinatura del legno
Conviene diventare esperti in questa semplice tecnica che ci evita di dover realizzare incastri e dà ottimi risultati sia sul legno massello, sia su multistrato, MDF e truciolare. La spinatura del legno è un sistema estremamente semplice e largamente utilizzato nel fai da te e nei mobili industriali per collegare due parti di legno senza dover ricorrere agli incastri. Si tratta di utilizzare particolari cilindretti di legno duro, denominati “spine” che si inseriscono in fori praticati sui componenti da collegare e perfettamente coincidenti.
L’unica fase del lavoro che necessita di una certa cura e precisione è appunto quella di far combaciare alla perfezione i fori nei due pezzi. Per ovviare a questa difficoltà si utilizzano particolari accessori (le guide per spinatura) che permettono di ottenere precisi accoppiamenti sui pezzi da unire.
I fori si praticano con una punta da legno azionata dal trapano. Poiché devono essere perfettamente ortogonali alla superficie dei pezzi, è bene utilizzare una stabile guida di foratura oppure un supporto a colonna.
Inoltre, i fori devono avere una determinata profondità e non attraversare il pezzo (a meno di voler eseguire una spinatura passante) per cui la punta, durante la foratura, deve arrestarsi alla profondità voluta. Ciò si ottiene con appositi accessori di arresto che limitano la corsa del trapano. L’unione si ottiene cospargendo le spine con colla vinilica e inserendole nei fori dei due pezzi che vanno quindi accostati e messi in morsa.
Cosa serve per effettuare una spinatura
Per realizzare una giunzione per spinatura serve una punta da legno (1) con vettino di centratura, fornita di boccola di arresto profondità. Le spine (2) sono tondini di legno con superficie rigata, disponibili in vari diametri e lunghezze. Nei centri fai da te si trovano anche in barre da un metro, da tagliare alla lunghezza voluta.
Per praticare i fori necessari alla spinatura si utilizza il trapano. I fori devono essere perfettamente perpendicolari alla superficie, per cui è necessario utilizzare un supporto a colonna oppure una guida per foratura (3).
Servono i marcatori a cappellotto che presentano una punta centrale: inseriti nei fori praticati su un pezzo permettono di segnare, accostandovi l’altro pezzo, i punti da forare.
Infine la spina viene cosparsa di colla vinilica prima di effettuare l’accoppiamento.
Come si esegue una Spinatura
Si effettuano i fori, nel diametro delle spine da utilizzare, con la punta dotata di arresto di profondità.
In ogni foro si inserisce un marcatore a cappellotto (i marcatori sono disponibili in vari diametri come le spine).
Si portano a contatto i due pezzi da unire in modo che i marcatori lascino sul secondo pezzo il segno su cui forare.
Si fora il secondo pezzo e si inseriscono le spine nei fori del primo pezzo per controllare la corrispondenza.
Si cospargono le spine di colla vinilica e si procede all’assemblaggio inserendo le spine nei fori preparati prima.
L’elemento assemblato può essere tenuto in morsa da uno strettoio per 24 ore fino a presa avvenuta.
Le guide per spinatura legno
La spinatura consiste nell’inserimento di un tondino di legno robusto (la spina) in due fori perfettamente corrispondenti presenti su entrambi i pezzi da unire. La foratura precisa, quindi, è di fondamentale importanza per l’ottima riuscita del lavoro.
La si ottiene utilizzando guide di foratura di vario tipoche hanno la caratteristica di guidare la punta del trapano per mezzo di una o più boccole, perfettamente in verticale rispetto alla superficie del legno. Ma la loro caratteristica principale è quella di offrire alla foratura esattamente il punto corrispondente a quello in cui c’è il foro nell’altro pezzo. Questo risultato si ottiene con mezzi diversi.
È utile sapere che la maggior parte delle guide presenti in commercio dispone di boccole metalliche guida-punta, del diametro di 6-8-10 mm, per l’esecuzione di fori adatti a spine di pari diametro. In molti casi la guida è accessoriata con le tre punte necessarie e i relativi morsetti da inserire sulle punte che fungono da arresto di profondità.
Guida rapida standard
Si tratta di un attrezzo che presenta una serie di boccole di vario diametro che guidano la punta elicoidale durante la foratura, grazie a quattro perni che permettono di centrare perfettamente una delle boccole sulla costa della tavola. Le feritoie frontali sono studiate per innestarsi su di una spina già inserita e ottenere un perfetto allineamento della corrispondente boccola per forare il secondo pezzo.
Guida per spine in serie
Con questa spinatrice per legno si riescono a spinare in serie tavole e pannelli (MDF, multistrato) con una lunghezza massima di 600 mm. Una serie di arresti regolabili da registrare in base allo spessore e al posizionamento delle due parti da unire permette la massima precisione. I fori sono numerati per identificare la posizione scelta e ripetere le forature sul secondo pezzo senza errori.
Guida per foratura contemporanea
Con questa dima per spinatura l’esecuzione dei fori si effettua con grande rapidità in quanto i due pezzi da unire vengono lavorati in contemporanea. Si tratta di una guida con una serie di boccole, affiancata da un morsetto. I due pezzi vengono messi in posizione, uno di costa e uno di piatto, e vengono forati in sequenza spostando man mano la guida mentre il morsetto laterale li mantiene fermi.
Guida fatta in casa
Per la spinatura legno fai da te di pezzi di limitata lunghezza possiamo autocostruire una guida di foratura, semplice ma affidabile. Utilizziamo un pezzo di legno dello stesso spessore di quello da forare per unire con la spinatura. Due pannellini sottili, applicati sui fianchi, permettono di fermare la guida durante la foratura delle coste. Poi, inserendo i cappellotti marcatori entro i fori, si segnano i punti da forare sul secondo pezzo e si procede con la foratura di quest’ultimo.
Realizzato in gran parte con legno di scarto risultante da altri lavori, è la libera riproduzione della nota e storica costruzione che sfrutta l’energia eolica per la macinazione dei cereali: ecco come costruire un mulino a vento
Pare che i primi mulini a vento con asse orizzontale realizzati in Europa risalgano all’epoca medievale, nella Francia di allora, ma notizie di mulini ad asse verticale se ne hanno già intorno al 2000 a. C. in Babilonia. Lo sfruttamento dell’energia eolica non solo per la navigazione, ma anche per utilizzi sulla terraferma, si perde nella notte dei tempi.
Come costruire un mulino a vento
Affascinati da questa singolare costruzione, abbiamo voluto realizzarne un modellino con quello che abbiamo avuto a disposizione, senza dare troppa importanza alle misure in scala e senza affrontare complessità costruttive. Per esempio, la perfetta unione dei pannelli che formano il perimetro esagonale avrebbe richiesto la bisellatura a 60° dei lati verticali, ma le fessure risultanti dal collegamento sono state nascoste in fase di finitura con strisce di legno.
Le pareti del mulino vero e proprio sono costituite da tavolette di compensato che misurano all’origine 140×350 mm. Mantenendo fissa la dimensione della base, bisogna adeguare la sommità alla composizione decrescente della struttura esagonale, sagomando le tavolette a trapezio isoscele.
Invece, abbiamo arricchito il nostro mulino a vento con altri particolari, quali le cornici applicate attorno alle finestre e alla porta, la ringhiera perimetrale realizzata con bastoncini di legno forati per farvi passare le cordicine intrecciate, una scaletta a 5 pioli e la sagomatura delle pale.
Mulino fai da te
1. A filo interno dell’esagono inscritto nella base superiore si forma una cornice di listelli di supporto per le pareti. Per il fissaggio bastano una spennellata di colla vinilica e una coppia di chiodini.
2. In due dei sei pannelli si realizzano le aperture per le finestre, in un terzo quella ad arco per la porta.
3. Sottili coppie di listelli a croce impreziosiscono la specchiatura delle finestre.
4. Sulla base inferiore si effettua un lavoro analogo al precedente: le pareti sono diritte e sono costituite da tavolette di compensato 140×100 mm.
5-6. Dopo aver collegato la struttura inferiore e quella superiore si passa alla costruzione del tetto spiovente formato da 6 tavolette, 2 rettangolari contrapposte e 4 a triangolo isoscele.
7. Al centro di una delle tavolette rettangolari del tetto, si pratica un foro e si inserisce un bullone, facendolo sporgere molto all’esterno e rivestendone lo stelo con strisce di legno. Le pale (qui sono provvisorie, allo scopo di verificare la funzionalità del meccanismo), sono inserite tra due dischi di legno.
Ecco tutte le istruzioni passo-passo per realizzare un portafoto fai da te
Per realizzare un portafoto fai da te occorre determinare le dimensioni del bordo cui si costruisce la sagoma in cartone. Utilizziamo un cartone in buono stato, perché serve poi come fondo. Si ritaglia il cuoio mantenendo intatta la parte centrale da utilizzare per il reggicornice.
Il procedimento
Per realizzare una bella cornice fai da te, il cartone viene rivestito di cuoio, incollandolo con adesivo a contatto. Lungo il bordo interno della cornice va fatta una cucitura a spirale a scopo estetico.Il fondo della cornice, in cuoio, ha dimensioni eguali a quelle della parte frontale. Sul pezzo ritagliato va praticata un’incisione per l’inserimento della foto.
Lo strato di vetro o di plexiglas deve essere più stretto di 1 cm per lato, rispetto alle due parti in cuoio, per consentire la cucitura fra parte frontale e fondo. La stessa riduzione di dimensioni va fatta sulla cornice in cartone dopo averla utilizzata per i tagli. I due strati di cuoio vanno sovrapposti, forati, cuciti e incollati. Si incolla la linguetta reggicornice sul fondo, dopo averla piegata nel punto idoneo a reggere il portafoto fai da te nell’inclinazione preferita.
Portafoto fai da te: i passaggi
Il taglio del cuoio va fatto con un cutter affilato e utilizzando una riga metallica di riferimento. Dalla parte interna della cornice viene ricavato il materiale necessario a foderare la linguetta reggicornice.
I fori per le cuciture, Ø 1 mm, vanno fatti con una lesina. Il metodo più pratico per ottenere un risultato preciso è quello di usare una riga millimetrata come riferimento per rendere i fori equidistanti (5-8 mm).
La cornice fai da te viene incollata al vetro o al plexiglas con un leggero strato di adesivo a contatto; questo, a sua volta viene incollato alla cornice di cartone e infine anche questa al fondo in cuoio.
Dopo aver incollato fra loro le varie parti, il bordo esterno della cornice viene cucito al fondo utilizzando lo stesso punto a spirale del bordo interno; più i punti sono larghi più è rustico l’aspetto.
Ottenere dei portafoto originali non è mai stato così facile!
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Realizzare una recinzione metallica di veloce installazione per delimitare la proprietà
Chi abita fuori città sa bene quanto sia utile delimitare la proprietà con una recinzione metallica che non sia soffocante, ma che impedisca ai cani di scappare e ad altri animali di entrare (chi abita in zone in cui vi sono cinghiali, daini, volpi, lo sa bene).
Si tratta di un sistema rapido e poco costoso che consiste nell’utilizzare recinzioni modulari con rete metallica a pannelli rigidi, che si applicano a paletti (dello stesso materiale) fissati al terreno.
Il montaggio risulta particolarmente rapido, l’unica fase in cui è necessaria una particolare cura e attenzione è il fissaggio dei paletti al terreno che deve essere molto accurata e precisa sia come allineamento che come perpendicolarità.
Il collegamento dei pannelli si effettua con particolari staffe che permettono anche una certa regolazione ed adattamento allo spazio tra paletto e paletto. Lungo lo sviluppo della recinzione si possono inserire cancelletti di varia larghezza (anche in legno).
Le recinzioni a pannelli metallici sono complete di pali di sostegno e di tutta la raccorderia per il rapido montaggio.Dopo aver steso una lenza, si marcano sul terreno i punti da forare per collocare i paletti. È utile impiegare una trivella elicoidale che si può trovare a noleggio presso i centri di bricolage.I paletti si fissano nel terreno inserendo nel foro un impasto ricco di cemento e affondando in esso il paletto.Prima che il cemento sia indurito si monta il pannello e si verifica il suo allineamento e la perpendicolarità.La rete per recinzione si blocca definitivamente quando il cemento è indurito, stringendo i bulloni che serrano le apposite staffe.Il cancelletto si monta inserendo i suoi perni di rotazione nei cardini dei paletti (specifici per questa applicazione).La serratura del cancelletto si impegna nell’elemento di chiusura posizionato sul paletto.Il cancelletto si apre e si chiude agevolmente. Se ne possono inserire diversi lungo la recinzione.
Timbri fai da te, oggetti ideali per personalizzare libri, documenti e molto altro
Creare timbri fai da te è una fantastica idea per personalizzare i propri oggetti con il proprio nome, le proprie iniziali o frasi che ci rappresentano. Ma non esistono solo timbri con lettere; ci si può infatti sbizzarrire e dare libero sfogo alla fantasia con disegni o simboli.
Tradizionalmente siamo soliti conoscere questi oggetti realizzati principalmente in gomma, ma anche in legno, metallo e plastica. Esistono tuttavia altri materiali per creare timbri originali, come per esempio le… patate!
In questo articolo spiegheremo come realizzare un timbro fai da te.
Personalizzare timbri e tamponi
Questi oggetti decorati allegramente sono dedicati a chi ama i libri: rievocano l’antico sigillo “Ex Libris”, usato per apporre le proprie iniziali all’interno dei volumi.
Presso un laboratorio di grafica si fanno preparare i timbri con la scritta “Ex Libris” e le iniziali del nome della persona.
Sull’impugnatura si attacca una striscia di nastro biadesivo.Attorno al manico si avvolgono cordoncini colorati, tenendo le spire ben strette l’una all’altra.Si personalizza anche la scatola del tampone incollando sul coperchio, sempre col nastro biadesivo, un cartoncino con sopra stampato il motivo del timbro.Sulla carta appena incollata si stende un abbondante strato di vernice lucida che protegge da eventuali urti e graffi ed allo stesso tempo rende lucido e vetrificato il coperchio.
Con patate
Una grande varietà di timbri possono essere ricavati dalle patate! Questo sistema è ottimo se si vuole riprodurre lo stesso disegno per eseguire composizioni geometriche e sostituisce benissimo il timbro in gomma, non sempre disponibile e la cui realizzazione è certamente più difficoltosa. Ecco come fare un timbro con una patata:
Tagliare a metà una patata e incidere al centro il disegno voluto. La parte esterna va scavata via, dopodiché lo stampo è fatto. La morbidezza del tubero rende facilissimo l’intaglio e il costo basso consente di fare un’infinità di prove.Intingere il timbro nell’inchiostro o nel colore a tempera e procedere con timbrature e decorazioni.
Di legno
I timbri fatti a mano possono essere realizzati anche attraverso un intaglio di legno tenero. In questo caso si realizza il corpo del timbro, dopodiché si disegna la sagoma desiderata sulla superficie di timbro e infine si incide delicatamente il legno con utensili dedicati.
Il cercafase è un semplice ed economico strumento usato per rilevare la presenza di tensione elettrica su un qualsiasi elemento circuitale e, in particolare, per individuare la presenza di una fase su un conduttore.
Il cacciavite cercafase ha la forma di un cacciavite e può essere usato come tale, ma nel manico trasparente e isolante è alloggiata una piccola lampadina al neon con una resistenza elettrica collegata in serie allo stelo dell’attrezzo e, dalla parte opposta, a una piastrina presente sul manico.
Fa parte della dotazione classica dei cacciaviti da elettricista.
Per utilizzare i cacciaviti cercafase (spesso scritto cerca fase) è necessario tenere un dito in contatto con la piastra e con la punta toccare le parti da verificare, se c’è tensione la lampadina-spia si accende.
L’individuazione della presenza di tensione è molto utile quando si realizzano nuovi circuiti o derivazioni da circuiti esistenti, in quanto le norme prescrivono che i conduttori di fase debbano essere differenziati da quelli di terra e neutro. Inoltre, la ricerca della presenza della fase è un valido aiuto per individuare malfunzionamenti. Il cercafase deve essere utilizzato con delicatezza e non deve essere colpito altrimenti la resistenza e la spia possono danneggiarsi e non dare le giuste risposte.
Come funziona il cercafase
Il principio di funzionamento è semplice: toccando con la punta del cercafase un conduttore sotto tensione, la corrente eventualmente presente entra nel gambo, attraversa la resistenza, accende la lampadina, attraversa la mano che tocca il contatto esterno, il corpo dell’operatore e si scarica a terra. In tale modo avviene l’accensione della lampadina che denuncia la presenza della tensione. L’operatore non subisce danno alcuno (e non si accorge minimamente del passaggio di corrente) in quanto la resistenza posta nel cercafase è talmente alta da lasciar passare meno di un milliampère di corrente, che non è avvertibile.
Com’è fatto il cacciavite cercafase?
La struttura interna: i cercafase sono reperibili in dimensioni diverse e possono essere usati, all’occorrenza, come cacciaviti. Pur con piccole differenze la struttura è costituita da un gambo isolato, a esclusione della parte terminale, che penetra nel manico isolante e trasparente. A contatto con il gambo c’è una resistenza di valore molto alto e, dopo di questa la lampadina-spia al neon. L’insieme viene premuto da una molla a spirale che nella parte opposta si trova a contatto con la parte astrina metallica che fuoriesce nella parte posteriore del manico.
Utilizzi variegati
Controllo della presa: per esaminare se arriva corrente in una presa o per sapere qual è il cavo di fase, stacchiamo la placca portafrutto e, senza togliere tensione, tocchiamo un morsetto alla volta.
Carcasse isolate: possiamo verificare se un elettrodomestico è ben isolato rispetto alla tensione. Se questa fosse presente sulla carcassa significa che c’è un contatto interno e che la terra non funziona.
Portalampada: per sapere se nel portalampada c’è tensione, svitiamo la lampadina e tocchiamo con la punta la ghiera filettata o il contatto centrale. Azionando l’interruttore si verifica anche la sua funzionalità.
Il cacciavite da elettricista ha la parte metallica uguale a qualunque altro cacciavite, ed esiste in varie dimensioni e per diversi tipi di vite; la differenza consiste nella guaina isolante che fascia lo stelo del cacciavite, lasciando libera solo l’estremità. La capacità di isolamento, espressa in volt, deve essere dichiarata su ogni modello e ci mette al sicuro da eventuali errori o contatti accidentali con parti sotto tensione.
ALTA QUALITÀ: il tester di corrente convince per il suo design robusto ed ergonomico - lo strumento di misura è comodo e facile da tenere in mano per lavorare senza preoccupazioni e senza dolore".
SICURO: test di tensione senza contatto con il voltmetro - Test di fase semplice e rapido sulla presa di corrente senza contatti pericolosi con le linee elettriche".
PRATICO: il tester di tensione è dotato di una clip di fissaggio che ne facilita il trasporto all'interno o sulla tasca del petto e dell'ospite - tester di corrente sempre a portata di mano sulla linea elettrica".
QUALITA': ViGOR garantisce non solo il miglior rapporto qualità/prezzo, ma anche il massimo livello di sicurezza! Oltre alla massima potenza, vi offriamo strumenti che sono stati messi alla prova".
1 tester di tensione ViGOR V3653 da 150 a 250 V, uscita: profilo a fessura, larghezza della chiave 0,5 x 3 mm, dimensioni dell'apparecchio: 140 mm, incl. clip di fissaggio per il fissaggio ai pantaloni e al taschino".
Per rilevare tensioni alternate e continue e linee interrotte - Funziona senza batterie - Luce di segnalazione e display digitale di lettura voltaggio - Punta con intaglio - Con clip di fissaggio.
Un semplice libreria a ponte che incornicia la porta sul lato che dà verso il corridoio, l’ingresso o il soggiorno
Un’idea per costruire una libreria a ponte dove la porta può essere incorniciata da una semplice scaffalatura, adatta come piccola libreria aggiuntiva.
La struttura, giuntata per semplice incollaggio, ha spessore ridotto per ingombrare meno e scaffali di altezza opportuna ad ospitare anche libri di grande formato; la cimasa è più corta per sfruttare meglio anche la parte alta. La chiusura della cornice anteriore è realizzata con pannelli di multiplex, un compensato nobile, particolarmente fitto e fine; questa non presenta sagomature, ma giunzioni a 45°, che risultano sfalsate rispetto a quelle degli scaffali. Questo particolare si traduce in una maggior solidità e permette di impiegare legni più sottili.
Cosa occorre per la costruzione
Per la realizzazione di queste piccola libreria a ponte occorre:
MDF spesso 12 mm: 2+2 dorsi e fianchi interni 242/100 mm x l’altezza del filo superiore del controtelaio della porta maggiorato di 242 mm, 18 piccoli ripiani 100×230 mm, 1+1 dorso e mensola di cimasa 242/100 mm x la larghezza esterna del controtelaio della porta;
multiplex faggio o betulla spesso 12 mm: 2 elementi laterali cornice delle stesse misure dei dorsi, 1 elemento superiore cornice 242 mm x la larghezza esterna del controtelaio della porta maggiorata di 484 mm;
varie: colla vinilica, tasselli a espansione, vernice trasparente.
Inoltre dovrete dotarvi di alcuni utensili: sega circolare da banco; morsetti; trapano; attrezzi per finitura.
La costruzione
Prima si costruisce la struttura, poi la si presenta contro il muro per segnare la posizione dei tasselli a espansione (che devono avere vite a gancio perché a montaggio completato non resta spazio per avvitare il dorso al muro.
Si aggiungono gli elementi di cornice anteriore, si rifinisce e si àncora alla parete. Per ovviare al fatto che la presenza dello zoccolo inevitabilmente discosta la struttura dal muro e ottenere comunque un aggancio valido ci sono diverse possibilità: si applicano spessori in corrispondenza dei tasselli, si taglia via un pezzo di zoccolo per parte attorno alla porta oppure si fresa una scanalatura corrispondente nella parte bassa dei dorsi.