La taglierina elettrica ad acqua di Montolit taglia materiali ceramici e lapidei sino a 35 mm di spessore, in totale assenza di polvere
Dimensioni e peso contenuti, a tutto vantaggio della trasportabilità e della facile collocazione su qualsiasi superficie piana, sono due caratteristiche non certo secondarie della taglierina elettrica per piastrelle F2 di Montolit.
La macchina funziona con un disco diamantato di diametro 180 mm, che lavora a umido e permette il taglio senza produzione di polvere di piastrelle e materiali lapidei spessi sino a 35 mm. Il motore elettrico assorbe una potenza di 450 W e ha un regime a vuoto di 2800 giri/min; il basamento è in ABS antiurto, mentre il pianetto di taglio è in acciaio inox.
Lavorando ad acqua, il disco diamantato di alta qualità subisce un consumo minimo di diamante e affronta senza difficoltà il taglio anche di materiali particolarmente duri.
Grazie al pianetto inclinabile sino a 45°, alla guida parallela e alla guida angolare può eseguire tagli diritti e obliqui da 0° a ±45° e jolly (inclinati da 0° a 45°). Prezzo consigliato euro 241,00.
Due le guide in dotazione: quella parallela si aggancia al pianetto e usufruisce della scala millimetrata stampata sull’acciaio; quella angolare scorre sulla precedente.Esempio di taglio obliquo con l’ausilio della guida angolare.Esempio di taglio eseguito inclinando il pianetto per realizzare un pezzo jolly.Semplice e rapido l’accesso alla lama per la sostituzione.
Analisi delle caratteristiche peculiari di un impianto domotico
La domotica è la disciplina che fornisce soluzioni tecnologiche per aiutare a vivere meglio nella casa o nell’ambiente di lavoro. Il riscaldamento che si accende prima del rientro, le luci che si spengono in tutta la casa o l’ufficio contemporaneamente all’inserimento dell’antifurto, la temperatura che si abbassa di qualche grado per evitare inutili sprechi, sono solo alcuni esempi di ciò che può offrire un impianto domotico.
I fronti su cui lavora sono molteplici: dal risparmio energetico, soprattutto per abitazioni ed edifici dove i consumi energetici incidono in maniera considerevole, all’abitabilità della casa, ad operazioni manuali quotidiane automatizzate, al controllo totale in remoto della propria abitazione.
Per una casa più agevole
L’obiettivo della domotica non è solo quello di agevolare la persona, ma è anche quello di farlo a costi relativamente contenuti, affinché tutti possano beneficiarne.
Questo fattore risulta determinante: i dispositivi che semplificano la vita e fanno anche risparmiare sulle bollette non devono comportare un costo esorbitante, altrimenti sarebbero poco attrattivi, riservati alle persone amanti della tecnologia e con disponibilità economiche superiori alla media.
Impianto domotico – Sintesi concettuale
Un videoterminale consente la gestione dell’impianto domotico e dei dispositivi installati nell’abitazione. Tramite software è possibile impostare nuove funzioni e numerosi altri servizi che possono essere gestiti e controllati direttamente dall’unità centrale oppure in remoto, avvalendosi del cellulare o di un computer.
Le principali funzioni
Attivare e regolare l’intensità dei dispositivi d’illuminazione. Si possono accendere e spegnere luci a zone, impostarne l’accensione al passaggio e creare scenari luminosi.
Controllo di tapparelle/persiane. Chiusura ed apertura possono avvenire singolarmente o in modo simultaneo ad orari prestabiliti, tramite sensori per pioggia e vento.
Ventilazione. In caso di fumi, aria viziata, condizioni impostate di umidità e temperatura, la ventilazione controllata dall’impianto domotico può garantire automaticamente un corretto ricambio d’aria.
Elettrodomestici. È possibile programmarne la disattivazione secondo una sequenza prestabilita in caso di assorbimento eccessivo, per evitare situazioni di black-out.
Temperatura. In ogni zona dell’abitazione è possibile mantenere determinate condizioni, suddivise per fasce orarie, combinando anche la chiusura delle tende o degli scuri.
Sicurezza. Zone interne ed esterne dell’abitazione sono monitorate da telecamere di sorveglianza collegate a sistemi anti-intrusione e rilevatori di movimento, pronti ad intervenire tramite dissuasione.
Irrigazione. Può essere interfacciata con una stazione meteo per sospendere le innaffiature programmate in caso di precipitazioni anche se ci si trova in viaggio.
Musica. Attraverso scenari può essere associata al risveglio o all’apertura della porta d’ingresso, ascoltata solo in alcune stanze, con scelta dei brani in base all’intensità luminosa.
Protezione. I rivelatori di fughe di gas, di allagamento, di presenza di fumo, incendio ed altri sensori sono collegati al sistema di allarme ed in caso di anomalie intervengono.
Impianto domotico via cavo
I componenti dell’impianto domotico (differenti da quelli dell’impianto elettrico) sono collegati fisicamente per mezzo di un cavo, denominato “bus”, attraverso il quale avviene un continuo scambio di dati. Praticamente succede lo stesso in un normale impianto elettrico (si preme l’interruttore, si spegne la luce), con la differenza che qui il sistema viene “messo al corrente” del fatto appena avvenuto.
Le informazioni scambiate possono essere di stato (temperatura, movimento) o generate da un comando (accensione luci, movimento tapparelle) che ogni singolo componente “attiva” o “legge”. Tutti i dispositivi devono essere configurati secondo diverse procedure e l’intero impianto può essere gestito da un’apparecchiatura di controllo, costituita da un PC da incasso o da appoggio.
In questi impianti una singola linea non può superare una determinata lunghezza (comunque intorno ai 1000 metri) e può supportare un numero massimo di dispositivi; è comunque possibile affiancare più linee, ciascuna collegata ad un proprio alimentatore.
Impianto domotico senza fili
Il vantaggio della tecnologia wireless è che non occorre intervenire sulla muratura per far passare cavi, con riduzione dei disagi, dei tempi e dei costi nelle opere murarie, tuttavia ci sono maggiori oneri per l’acquisto delle apparecchiature.
Altro beneficio del wireless: in caso di trasloco l’impianto si smonta e si rimonta senza interventi particolari. Per contro, con gli impianti domotici via cavo si ha la certezza del dialogo tra le apparecchiature, mentre negli impianti senza fili non si può escludere totalmente la possibilità di disturbi delle onde radio.
Impianto misto
Può essere presa in considerazione, ed in molti casi è consigliata, la possibilità di un impianto domotico che utilizzi sia la tecnologia a fili, sia quella wireless. Si può quindi realizzare un impianto via cavo meno dettagliato senza preoccuparsi troppo di eventuali variazioni future, in quanto sarà possibile integrarlo con un sistema ad onde radio. Questo già avviene nei casi in cui si dispone di comandi singoli per le tapparelle, centralizzabili con apparecchi radio, o per installare dimmer che permettano di variare l’intensità delle luci con comandi remoti.
Un banco bar fai da te con tanto di kit per la spillatura della birra
Di linea essenziale, questo banco bar fai da te si presenta come una vetrinetta a tre corpi ed è studiato per trasformarsi, nel giro di pochi secondi, in una penisola attorno alla quale accogliere parenti ed amici per un brindisi o per un aperitivo a base di noccioline e salatini.
Mentre la parte fissa viene descritta in ogni suo particolare, per quella mobile, centrale, ci limitiamo a descriverne la struttura, lasciando ai lettori di stabilire come attrezzarla (ripiani, divisioni verticali, cassetti per sfruttarla in modo pratico).
La parte fissa è costituita da due vetrinette larghe e profonde poco più di 35 centimetri (le misure esposte nell’elenco dei materiali sono solo indicative e dipendono dall’eventuale spazio disponibile sulla parete), collegate a tergo da un robusto schienale e superiormente da un ripiano che regge un pannello a ribalta.
Lo schienale è avvitato dentro una battuta aperta nello spessore delle pareti esterne delle vetrine; il ripiano, chiuso fra le loro pareti interne, si fissa con quattro giunzioni ad angolo. Il pannello a ribalta è articolato su quello fisso con cerniere a biscotto.
Dentro le vetrine sono montati faretti alogeni a bassa tensione i cui trasformatori trovano posto sotto il ripiano di base. Tenendo conto di quanto detto in precedenza, questa parte è un semplice cassone montato su rotelle e munito di uno sportello anteriore. Le due pareti sono collegate in basso da due ripiani di truciolare bilaminato e in alto da due traverse.
Il mobile è tutto giocato sul contrasto fra il bianco delle pareti ed il color legno del tetto, degli zoccolini e dei listelli, rifilature delle tavole di lamellare utilizzate per gli altri pezzi, che coprono i bordi a vista. Il mobile, oltre alla precisione dei tagli a squadra, richiede alcuni tagli bisellati, la smussatura delle bordature e mezza dozzina di tagli curvi.
Per completare l’angolo bar, è possibile installare un kit per la spillatura all’interno di un frigorifero, modificato adeguatamente. Si tratta di praticare il foro sul top del frigorifero per installare l’erogatore e a questo proposito occorre verificare che non corrano serpentine nella parte superiore ad impedire la foratura.
Il resto del lavoro non è complicato, in quanto si trovano senza difficoltà gli accessori per realizzare un impianto di spillatura. Si tratta di scegliere marca e tipo di birra e, in base all’attacco sul fusto utilizzato dalla casa produttice, scegliere di conseguenza lo spillatore appropriato.
Il frigorifero va rivestito con gli stessi pannelli utilizzati per gli altri mobili, garantendo l’aerazione nella parte superiore come illustrato nel precedente servizio. Sul top va prevista una vaschetta per la raccolta della schiuma eventualmente fuoriuscita durante la spillatura; questa deve essere rimovibile per la pulizia e avere un coperchio traforato come base d’appoggio.
Il materiale ideale allo scopo è l’acciaio inox, ma anche l’alluminio può andar bene, l’importante è che non ci possano essere fenomeni di ossidazione. La saldatura di questi materiali è piuttosto difficoltosa, pertanto per sigillare le giunzioni si può utilizzare uno stucco metallico; occorre poi uno spessore di 0,8-1 mm per evitare che il coperchio ceda sotto il peso dei boccali o, quantomeno, realizzare un paio di nervature di rinforzo nella parte centrale.
L’erogatore può essere scelto tra i vari modelli disponibili a giraffa, a colonnina o a cobra e l’anidride carbonica utilizzata dev’essere per uso alimentare.
Di seguito la guida illustrata su come costruire un bancone bar fai da te.
Per le vetrine (misure in mm): Truciolare bilaminato da 19: 2 pareti interne 1085×382; 2 esterne 965×400; 2 tetti e 2 basi 361×363; 1 retro 1434×1085. Lamellare da 18: 2 zoccolini frontali 390×120; 2 laterali 370×120; 2 tetti 500×550; 2 bordature anteriori 500×14; 2 laterali 45×400. Listello sezione 30×30: 2 attacchi zoccolino da 370; 2 da 350. Mezzo cristallo o vetro armato da 6: 2 antine 922×354; 6 ripiani 360×350. 4 cerniere per antine di vetro; 2 pomelli; 4 giunzioni a squadra; 4 faretti alogeni ad incasso con trasformatori; interruttori e cavi
Per la parte centrale (misure in mm): Truciolare bilaminato da 19: 2 pareti 1055×582; tetto e base 605×582; 1 porta 1015×636. Lamellare da 18: 1 frontalino anteriore 643 x38; 1 posteriore alto 643×100; 1 basso 605×195; 1 ripiano superiore 647×670. Lamellare da 27: 1 piano mobile 647×670. 2 rotelle fisse; 2 rotelle piroettanti (attacchi a piastra); 2 cerniere a biscotto; 2 cerniere a libro; 2 impugnature per il piano mobile; 1 pomello per la porta. Bordo legno termoadesivo largo 22; tasselli piatti; colla vinilica; colla per vetro; viti (a numero e misura); bordature sezione 18×19 ricavate dagli scarti di taglio delle tavole di lamellare
Eventuali, secondo l’uso della parte mobile (misure in mm): 1 fondo di masonite laccata 1035x 656; 2 o più ripiani lamellare o multistrato 18x605x582 con reggipiano; 3 griglie di aerazione di circa 80×500
I listelli che coprono i bordi a vista delle pareti sono semplicemente incollati e tenuti in sede con nastri adesivi o strettoi di lunghezza opportuna.
I bordi dei ripiani interni, dei tetti e delle basi, invece, si rivestono con nastro termoadesivo bianco. Per garantire una perfetta adesione, il truciolare va accuratamente levigato con carta 120 montata su un listello che garantisca la planarità e la squadratura.
Per il montaggio dei ripiani di mezzo cristallo occorre aprire nelle facce interne delle pareti contrapposte le file di fori per i reggipiano. In mancanza dello specifico attrezzo con interasse di 32 mm si possono usare o una striscia di masonite forata (per pannello portattrezzi o simili) o una larga cerniera a nastro.
I listelli di bordatura delle pareti vengono smussati, sui lati interni, con una fresa a 45° o a mezzo toro, sia per estetica sia per facilitare il movimento delle ante di vetro.
Una delle due pareti esterne anteriormente bordata dal listello smussato. Il lato opposto è aperto dalla battuta in cui incastrare il fondo. Sulla parete, già aperta dalle scanalature per i tasselli piatti, è poggiato uno dei due tetti da incastrare ed incollare.
Il ripiano centrale che unisce le due vetrinette vi si fissa con attacchi a squadra di tipo smontabile disponibili in molti modelli (qui un tipo ad incasso con foro da 35 mm).
Montati, con i tasselli piatti e la colla, il tetto e la base fra le pareti si mette il mobile in pressa fino alla completa presa della colla.
Nell’angolo inferiore ed anteriore delle pareti interne va aperto uno scarico di 56×120 mm per l’alloggiamento dello zoccolino.
Gli zoccolini che chiudono frontalmente ed esternamente la base delle vetrine si fissano con listelli (o piastrine metalliche o altro) sotto le loro basi. Lo zoccolino rientra frontalmente di 28 e lateralmente di 18 mm. Chiaramente visibili la battuta di incastro del retro e le file di fori per i reggi-piano.
Sulle due vetrinette abbiamo un piano col bordo anteriore sagomato con una curva; questa porta la larghezza da 550 mm sul lato interno a 405 mm su quello esterno e si pareggia col ripiano a ribalta incernierato a quello di unione.
Sotto il piano si incollano due cornici di identica sagoma e di identico spessore, larghe 45 mm (curva quella frontale, diritta quella laterale) che, a mobile chiuso, si allineano col piano fisso di unione.
Il piano a ribalta si articola a quello fisso con una coppia di cerniere a biscotto, chiamate anche “da macchina per cucire” incassate a filo piano per non creare spessore a ribalta chiusa. Queste cerniere hanno un minimo impatto visivo.
Sotto il ripiano inferiore della parte mobile si avvitano quattro rotelle con attacco a piastra, piroettanti quelle anteriori (curare che girando non tocchino l’interno delle pareti), fisse quelle posteriori. Occorrono viti Ø 3,5×16 mm.
L’illuminazione interna mette in risalto la cristalleria o le ceramiche presenti dentro le vetrine.
L’illuminazione è costituita da due faretti alogeni a bassa tensione con il relativo cablaggio ed il trasformatore.
I faretti si incassano nel tetto in fori aperti con una sega a tazza (meglio se montata su un trapano a colonna o con una guida a tuffo). Dai fori parte una scanalatura per il passaggio dei cavi che poi vengono fissati a tergo dello schienale. Il trasformatore viene montato sotto la base di una delle due vetrine.
L’armadietto scorrevole può essere usato sia come cantinetta, usando portabottiglie, sia come alloggiamento per ospitare un frigorifero che tenga in fresco lattine e bottiglie per gli ospiti, o un fusto di birra da collegare alla spillatrice.
Banco bar fai da te
Attrezzare il frigo
Occorrente
Per attrezzare il banco bar fai da te con una spillatrice e birra sempre fresca servono:
fusto di birra in acciaio;
bombola per CO2 di tipo alimentare e relativo riduttore di pressione;
rubinetto per spillatura con innesti in base al tipo di fusto scelto;
tubo;
fascette;
raccordi;
dispenser completo di colonna, raccordi e tubo;
frigorifero di piccole dimensioni, sottobase, senza comparto congelatore;
Il frigorifero da utilizzare è del tipo sottobase, magari predisposto per l’incasso, da completare con il rivestimento esterno nello stesso stile utilizzato per gli altri componenti del mobile tuttofare. Per evitare complicazioni conviene sceglierne uno senza comparto congelatore.
Il dispenser va inserito nel foro praticato sul top interponendo una rondella e una guarnizione o-ring a corredo; in dotazione anche un’ampia rondella che, pressata da un dado filettato inserito da sotto, provvede ad un saldo bloccaggio dell’erogatore.
Tra i sistemi di aggancio più pratici per lo spillatore ci sono quello a scivolo (nella foto), a triangolo o a baionetta. Ad esso vanno collegati la bombola di anidride carbonica ed il dispenser. Quanto ai raccordi, devono essere idonei all’erogazione di bevande, tipo quelli John Guest ad innesto rapido.
Il taglio con la roditrice lascia i bordi privi di deformazioni su lamiere spesse fino ad 1 mm.
Bloccata lungo la linea di piegatura, si batte la lamiera interponendo un pezzo di scarto.
Con stucco metallico bicomponente si uniscono e sigillano i lembi nei quattro angoli.
Il coperchio di lamiera forata va tagliato e piegato in modo che si inserisca dentro alla base.
La porta che sbatte contro la parete o un mobile, va fermata con un morbido fermaporta fai da te di contrasto come il naso di questo maialino di legno, bloccato al pavimento
Esistono in commercio i fermaporta a palla che si fissano a pavimento con un tassello ad espansione. Noi vogliamo creare un fermaporta fai da te per personalizzare ed abbellire questo umile accessorio con un’elaborazione estetica che ne renda più piacevole la presenza. Per realizzare il fermaporta fai da te utilizziamo una sfera tornita in legno di faggio, che si trova facilmente nel reparto legno dei centri di bricolage, e la facciamo diventare il corpo di un simpatico “maialino”. La trasformazione si realizza con occhi, codino e naso realizzati con ritagli in gommapiuma di tipo denso (leggi qui per sapere come tagliare e sagomare la gommapiuma).
In effetti il vero elemento bloccante del fermaporte autocostruito è il naso che assorbe il colpo in apertura. Il fissaggio a pavimento si effettua con una vite a doppia filettatura. La parte “a ferro” si avvita in una bussola (anch’essa a doppia filettatura) inserita in un foro praticato nella sfera. La parte “a legno” si avvita in un tassello ad espansione collocato nel pavimento in posizione opportuna.
Cosa serve per costruire un fermaporta fai da te
Sfera tornita di faggio ø 70 mm
bussola M8 doppia filettatura
vite doppia filettatura M8x80 mm
fogli di gommapiuma densa
tubo in gommapiuma densa
filo di ferro malleabile
colore acrilico
colla universale
semisfere di legno
tassello a espansione
Come costruire fermaporte fai da te
La sfera, bloccata in una morsa piana, va forata con una punta da 15 mm per una profondità di 25 mm, creando la sede per la bussola a doppia filettatura (fortemente consigliato un trapano montato su colonna).
Dopo aver praticato altri due fori ø 6 mm per l’inserimento delle orecchie si pittura la sfera con colore acrilico all’acqua di un bel rosa “maialino”.
Da un foglio di gommapiuma densa spessa almeno 8 mm ritagliamo, con una fustella, un disco ø 22 mm che foriamo con una pinza fustellatrice per simulare il naso.
Infiliamo il tubicino di gommapiuma nel filo di ferro, poi lo curviamo a ricciolo. Ritagliamo le due orecchie da un foglio di gommapiuma spesso 2-4 mm.
Con la colla universale incolliamo il naso, le orecchie (inserendole nei fori) e il codino (in un forellino ø 1 mm). Gli occhi sono formati da due mezze sferette.
Infine si avvita la bussola a doppia filettatura nel foro da 25 mm e si inserisce la vite a doppia filettatura che permette di fissare il fermaporta a pavimento con un tassello.
Fermaporta a forma di animali
Possiamo realizzare delle varianti del nostro fermaporta fai da te, prendendo spunto da altri animaletti…
Bloccaporta fai da te classico a forma di cuneo
Un piccolo cuneo di legno è ideale per bloccare una porta in apertura: basta adottare un semplice trucco per non lasciarlo andare in giro per la casa…
Cosa serve per realizzarlo:
Striscia di tessuto;
cuneo di legno 25x25x70 mm;
smalto acrilico;
pennello
Foriamo il cuneo con una punta per legno in modo da poter inserire il tessuto.
Carteggiamo per eliminare eventuali sbavature ed imperfezioni di spigoli e facce.
Trattiamo il cuneo con uno smalto acrilico dello stesso colore della porta.
Il cuneo è ora pronto per essere utilizzato; la striscia di tessuto ci consente di appenderlo alla maniglia quando non è utilizzato.
Quando si parla di colla epossidica occorre fare chiarezza perché spesso il termine è usato impropriamente
La classe delle colle epossidiche è vasta: generalmente sono costituite da due componenti separati da mescolare immediatamente prima dell’uso (resina e catalizzatore) che induriscono rapidamente. Fanno eccezione gli stick in pasta per ricostruzione di parti mancanti, dove il catalizzatore è costituito dal nucleo centrale del cilindro di resina.
Con la colla epossidica bicomponente si può incollare quasi tutti i materiali grazie all’eccellente capacità adesiva. Ha il pregio di non contenere né solventi né acqua, per cui non è soggetta a ritiro durante l’indurimento; la sua consistenza è tale da permettere incollaggi anche tra parti non combacianti, fino a poter “stuccare” crepe e scheggiature.
Oltre ai prodotti in tubetti da miscelare manualmente, il cui dosaggio va fatto “a occhio”, sono molto validi quelli in doppia siringa che permettono di estrudere la giusta quantità di resina e catalizzatore nello stesso istante, tramite un solo stantuffo. Esistono in versione universale, trasparente, colla epossidica per legno, colla epossidica per plastica, colla epossidica per marmo (leggi qui come riparare il marmo), oppure colorata, per l’impiego con materiali come acciaio (grigio metallo), legno (marrone) e terracotta (tinta mattone).
Miscelare bene la colla bicomponente e poi… fare presto!
Prima di estrudere i due componenti bisogna far uscire l’aria tenendo la siringa rivolta verso l’alto e spingendo un poco lo stantuffo. Dopo l’erogazione, lo stantuffo va tirato un poco indietro per evitare che la colla continui a uscire; la siringa va poi riposta in verticale, con i beccucci in alto.
Di solito i 2 componenti vanno miscelati in pari quantità; il tempo di apertura varia da pochi minuti a un’ora. Dopo l’incollaggio, i pezzi vanno tenuti in posizione per circa 10 minuti.
Pasta epossidica per riparare e costruire
Lo stick (in foto il modello Bostik Ripara Legno) è rivestito con una pellicola protettiva: si taglia con un cutter la quantità necessaria, si toglie la pellicola e si impasta il prodotto con le mani (indossando guanti monouso) fino a ottenere una pasta omogenea. In questa fase la pasta si scalda, cambia colore e si ammorbidisce.
La modellabilità e l’elevato potere riempitivo permettono, per esempio, di utilizzare la pasta per ricostruire, tappare o riparare superfici in legno, metallo, pietra o materiali affini; una volta indurita, la riparazione può essere carteggiata e verniciata, diventando invisibile.
Uso versatile – L’ adesivo bicomponente epossidico consente di incollare metalli con materiali come vetro, legno, ceramica, pietra, porcellana e molti tipi di plastica*.
Interni ed esterni – Questa colla bicomponente sopporta temperature da -20°C a 150°C, è indicata per ambienti esterni ed interni, ideale ad esempio per riempire fessure.
Asciugatura rapida – Già dopo ca. 15 min. la resina epossidica metallo sarà indurita al tatto mentre l’indurimento completo si ha dopo 4 h, quando potrà essere lavorata.
Da trapanare e smerigliare – La miscelazione dei 2 componenti dura 4 min. Dopo l’indurimento, la colla salda metalli può essere trapanata, smerigliata e dura nel tempo.
Contenuto – Pattex Power Epoxy Acciaio Liquido, adesivo resistente bicomponente a base epossidica, ideale per riempire fessure, per metallo e altri materiali, 1x35g siringa
Uso versatile – L’ adesivo bicomponente epossidico consente di incollare metalli con materiali come vetro, legno, ceramica, pietra, porcellana e molti tipi di plastica (NO PE, PP, PTFE)
Interni ed esterni – Questa colla bicomponente sopporta temperature da -20°C a 150°C, è indicata per ambienti esterni ed interni, ottimo ad esempio per riempire fessure
Asciugatura rapida – Già dopo ca. 15 min; la resina epossidica metallo sarà indurita al tatto mentre l’indurimento completo si ha dopo 4 h, quando potrà essere lavorata
Da trapanare e smerigliare – La miscelazione dei 2 componenti dura 4 min; Dopo l’indurimento, la colla salda metalli può essere trapanata, smerigliata e dura nel tempo
Contenuto – Pattex Power Epoxy Acciaio Liquido, adesivo resistente bicomponente a base epossidica, ottimo per riempire fessure, per metallo e altri materiali, 2 tubetti da 15g da miscelare in pari quantità con spatolina in dotazione
Un simpatico portapenne a forma di macchinina realizzato in legno: ecco come costruirlo
Un portapenne fai da te a forma di automobile è un’idea originale per un regalo simpatico. In questo caso si è ottenuta la sagoma della macchinina da un blocchetto di legno, si sono disposti gli alloggiamenti per le penne e infine sono state applicate le ruote.
Realizzare questo portapenne in legno fai da te è abbastanza semplice, basta seguire i consigli nella guida illustrata che segue.
Come creare un portapenne – Guida illustrata
Si parte da una sagoma di cartoncino riportata su un blocchetto di legno spesso (35-40 mm) sia per mantenere una proporzione complessiva del corpo della vettura, sia per avere spazio sufficiente per riporvi almeno una coppia di penne o matite. Come si può apprezzare guardando l’oggetto finito, la sagoma non va appoggiata a caso sul blocchetto: occorre allinearla con le venature superficiali e anche valutare il loro aspetto sullo spessore, un fattore che può fortemente influenzare il risultato visivo finale.
Trattandosi di un pezzo spesso e compatto, l’avanzamento del taglio va fatto lentamente; nei cambi di direzione a stretto raggio conviene riprendere più volte il pezzo per allargare il taglio e facilitare l’avanzamento della lama.
Prima di effettuare il taglio rettilineo alla base, si praticano due fori passanti a ridosso della tracciatura in corrispondenza agli assi delle ruote; si termina il taglio e si procede con la levigatura, a macchina sulle superfici più ampie e a mano negli spazi ristretti. Conviene bloccare la macchina capovolta sul banco e utilizzarla come una stazionaria, facendo scivolare il pezzo sul foglio di abrasivo senza premere troppo.
Al posto di guida si praticano due fori affiancati, profondi metà spessore, con una punta adeguata alle matite o alle penne che devono esservi inserite.
Gli assi delle ruote, ricavati da tondino, vengono fissati alla carcassa da sotto con una coppia di chiodini. Le ruote possono anch’esse ottenersi tagliando a fette un tondino di diametro maggiore, oppure da una tavoletta di spessore ridotto utilizzando una sega a tazza.
Il silicone liquido è un prodotto innovativo per impermeabilizzare tutte le strutture della casa e del giardino esposte alle intemperie e alle infiltrazioni: si applica facilmente perché è un prodotto all’acqua e resiste alle condizioni più estreme
Il silicone liquido è ideale per impermeabilizzare materiali porosi come pietra e piastrelle, per prevenire e trattare le macchie di salnitro e le efflorescenze, per trattamenti antiumidità, per risanare tetti e coperture sia piani sia inclinati, per rinnovare vecchi rivestimenti o riparare crepe vicino ai muri in pietra o a camini e lucernari, per eliminare infiltrazioni nei basamenti, per impermeabilizzare fondamenta, guaine, fioriere, giardini pensili, vasche di raccolta, canali di scolo, grondaie, scossaline ecc. Il silicone liquido a volte è anche chiamato: gomma siliconica liquida.
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Rubson SL 3000 è un rivestimento impermeabile universale in gomma liquida disponibile in 4 colori (bianco, nero, grigio, terracotta) nei formati da 1 kg, 5 kg, 25 kg. Lanciato da Henkel sotto il marchio Rubson è un prodotto fortemente innovativo le cui principali caratteristiche sono:
Tecnologia SILICOTEC
Prodotto base acqua sicuro da usare e inodore
Strumenti facilmente pulibili con acqua
Facile da applicare
Massima elasticità (fino al 400%), mantiene la flessibilità anche a basse temperature
Elevata resistenza ai raggi UV, alle intemperie e all’invecchiamento
Elevato potere riempitivo
Resistente alle condizioni termiche estreme (da -20 °C a +80 °C), agli attacchi di acidi e basi diluite; è impermeabile anche in terrazzi con acqua stagnante.
Come si applica il Silicone Liquido pronto all’uso
Si applica direttamente sulla superficie con un pennello, con un rullo o con una spatola; in alcuni casi potrebbe essere necessario l’utilizzo di un primer. Il prodotto asciuga completamente in 24 ore ed è resistente alla pioggia dopo circa 5 ore. La resa dell’impermeabilizzante liquido è di 1,3 kg/m2 per millimetro di spessore (non reticolato). Non si tratta comunque di un silicone liquido trasparente anche perché il suo colore è grigio
Zone di applicazione
Fase di applicazione. La stesura è semplice e rapida su ogni materiale.
Risultato finale, di Rubson SL 3000 per la sigillatura di un giunto tra soglia e pavimentazione.
Il disegno sintetizza alcune delle strutture della casa che possono essere riparate e sigillate con Rubson Silicone Liquido SL 3000.
Applicazioni del silicone liquido impermeabilizzante
Rubson Silicone Liquido è un prodotto dalle molteplici applicazioni, per esempio la riparazione di vecchie coperture.
Serve per impermeabilizzare le giunzioni tra tegole e comignoli o altri elementi del tetto.
È ideale per l’impermeabilizzazione di grondaie
Eccellente per rifinire giunti tra elementi di pietra o metallici.
Per il trattamento di fioriere, aiuole e vasche di raccolta si stende a rullo su tutta la superficie.
Il prodotto è a base acqua. Gli strumenti possono essere lavati facilmente con acqua in pochi secondi.
Il prezzo del silicone liquido è di circa euro 18 al Kg. Se occorre fare applicazioni molto estese risulta conveniente acquistare il secchio da 25 Kg, il cui prezzo varia da euro 280 a euro 300
Consigli per gli acquisti di silicone impermeabilizzante
CARATTERISTICHE - HT 300 è resistente alle alte temperature (+300°C), senza solventi, altamente adesivo, reticolazione acetato, resistente agli agenti atmosferici, all'invecchiamento e agli agenti chimici ed estremamente elastico
Dettagli: il silicone resistente al calore è versatile e aderisce molto bene su acciaio, alluminio, vetro, ceramica e molti altri materiali
Applicazione: l'adesivo in silicone può essere utilizzato come sigillante in casa (stufa a legna, stufa a pellet, camino, forno o piano cottura in vetroceramica), nonché nell'area hobby e campeggio (piano cottura a gas o riscaldamento a gas in camper o roulotte)
QUALITÀ - 100% qualità tedesca - Il prodotto soddisfa i più elevati requisiti di qualità nel rispetto delle normative fisiche, di sicurezza, tossicologiche ed ecologiche
Lavorazione: pulire e sgrassare la superficie. Premere il tubo a mano e chiuderlo immediatamente dopo l'uso. Unire le parti adesive prima che la prima pelle si sia formata sull'adesivo
Resistente – Questa colla impermeabile per esterni un'azione sigillante e resiste ai raggi UV, agli agenti atmosferici, all'invecchiamento e alle temperature estreme (da -20°C fino a 80°C)
Multimateriale –Il silicone liquido impermeabilizzante RUBSON può essere applicato su diversi substrati come calcestruzzo, cemento, fibrocemento, metalli e plastica e molti altri
Impermeabile – Grazie alla tecnologia Silicotec, questo sigillante perdite acqua consente di ottenere rivestimenti elastici e impermeabili al 100% ed è ideale per la riparazione di perdite
Applicazione facile – Il silicone sigillante liquido RUBSON si applica molto agevolmente usando un pennello, un rullo oppure una pistola a spruzzo, facilmente ripulibili con acqua
Contenuto della confezione – RUBSON Aquablock Silicone Liquido SL3000, silicone alte temperature, raggi UV e umidità, guaina liquida impermeabilizzante, 1 Confezione da 1 kg
Appliques fai da te realizzate con un materiale poco usuale: un lamierino d’alluminio forato facilmente lavorabile
Ecco un arredo da bagno moderno che si rivela molto pratico, pulito e duraturo; come realizzarlo? Con le appliques fai da te per lampade e portaccessori.
Questo set da bagno è composto da due diffusori per lampade al neon e da un portaccessori (bicchieri per spazzolini e dentifrici) realizzati con lamierino traforato in alluminio, un materiale leggero, facilmente lavorabile e inossidabile.
Entrambi i manufatti sono ricavati da fogli tagliati secondo le misure desiderate. Il taglio si pratica con robuste forbici universali o con cesoie per metalli che consentono un lavoro efficace e preciso.
Le pieghe del lamierino si realizzano utilizzando sagome di legno (un travetto a sezione quadrata) aiutandoci con il martello per ottenere angoli recisi. Per le curve utilizziamo un listello tondo ø 8-10 cm (o un altro oggetto cilindrico). Alcuni tondini d’acciaio inseriti nei fori costituiscono la base per bicchieri, profumi, ecc.
Per il fissaggio alla parete del portaccessori ci occorrono tasselli a vite che sfruttano la foratura della lamiera d’alluminio. Per i diffusori da applicare davanti alle due lampade fluorescenti utilizziamo tasselli a filettatura interna in cui avvitiamo barre filettate 3-4 mm, tagliate della lunghezza adeguata e dotate di dadini con rondelle. L’illuminazione è fornita da due neon da 60 watt l’una, applicate verticalmente ai lati dello specchio. Il lamierino traforato non riduce la luce più di tanto, ma evita che la luminosità colpisca direttamente gli occhi di chi sta utilizzando il lavabo.
Taglio a percussione, si prega di prestare attenzione alle dimensioni corrette, fattore di conversione 10 mm = 1 cm
Taglio millimetrico su richiesta – basta ordinare la dimensione successiva più grande nel numero di pezzi desiderato e comunicare la misura desiderata direttamente dopo aver completato l'ordine sotto "Contatta il venditore". La larghezza minima di taglio è di 50 mm, i tagli multipli non sono calcolati.
Foro rotondo Ø 3 mm sfalsato, distanza tra i fori 5 mm (da centro foro a centro foro), ponte 2 mm
Decorazione ideale: l'illuminazione calda a LED crea un'atmosfera confortevole, può essere utilizzata per soggiorno, camera da letto, bagno, corridoio, balcone, scale, percorso, patio e garage, ecc.
Plafoniera Led, Utilizzato per illuminazione: domestica, commerciale, ufficio, negozio, albergo ecc
Formato: Slim, Installazione facile
Tipologia LED: SMD-2835, Tipo di installazione: montaggio parete, soffitto
Potenza: 50 W, Dimensione: l120x s7 cm circa
Temperatura luce: 2400 K, Colore: bianco
Il lamierino d’alluminio forato si trova nei centri di bricolage ed è disponibile (in genere) negli spessori di 0,8 – 1 – 1,2 mm, in formati e motivi di foratura diversi. Per tagliarlo utilizziamo le cesoie per metalli o, in mancanza di queste, robuste forbici universali.
Appliques fai da te – Guida illustrata
Per realizzare il portaccessori il lamierino traforato va sagomato piegandolo a spigoli vivi con l’aiuto di alcuni pezzi di listello ben squadrato.
Il piano d’appoggio per bicchieri e altro si realizza inserendo e bloccando nella traforatura alcuni tondini di acciaio inox (o in alluminio).
Per sagomare i diffusori per il neon si curvano, con le mani, due pezzi di lamierino traforato utilizzando un oggetto cilindrico.
I diffusori si applicano alla parete con tasselli in cui avvitiamo due spezzoni di barra filettata. Su essa si bloccano i diffusori con una coppia di dadi.
I due punti luce fluorescente che forniscono luce al lavabo sono costituiti da una base, completa di circuito interno
Con il sifone Spazio Bagno NT Lira è possibile recuperare quasi completamente il vano sotto il lavabo
Il sifone Spazio Bagno NT Lira è pensato per ridossare la tubazione di scarico alla parete, variandone il percorso appena sotto la piletta e riducendone l’ingombro in profondità a soli 40 mm.
Il kit di montaggio include il sifone Spazio Bagno NT Lira con tubo Ø 32 mm di innesto a parete, due tubi Ø 32 mm con un’estremità a gomito, provvisti di ghiere di serraggio e riducibili a misura, un adattatore per scarico a parete completo di guarnizione che, se occorre, aumenta il diametro da 32 a 40 mm, una riduzione da 1” a 11/4” per il collegamento alla piletta, anch’essa completa di guarnizione.
Una versione ancora più completa include la piletta Basket Bagno Bassa (che può anche essere acquistata separatamente) da sostituire a quella esistente: con soli 60 mm di sporgenza alla base del sanitario, permette di recuperare ulteriori centimetri preziosi in altezza.
Inoltre, questo modello di piletta salvaspazio è corredato di tappo “No problem” che si chiude con la semplice pressione di un dito e si solleva facilmente afferrandolo per il collare.
Il sifone tradizionale a bottiglia, oltre a non essere una gioia per gli occhi in un bagno moderno, impedisce di installare nel vano sottolavabo complementi utili come quello della foto, in quanto sarebbe di disturbo per le gambe. Nell’immagine grande si vede come Spazio NT abbia permesso di risolvere il problema.
Smontando il vecchio sifone serve un secchio per raccogliere l’acqua in esso contenuta.
Il tubo di innesto allo scarico a parete è più lungo del necessario e non può essere lasciato tal quale: andrebbe in battuta nella curva di discesa, riducendo la sezione di passaggio, e il sifone rimarrebbe distanziato dalla parete, impedendo di recuperare al meglio lo spazio.
Si inserisce il blocco tubo/sifone nello scarico fino a battuta nella curva e si misura la parte eccedente tra il retro del sifone e la parete.
In questo modo il sifone va in battuta sulla parete senza ostruire la curva interna. Sul filetto in uscita dalla piletta si avvita il gomito che convoglia il flusso in direzione della parete, orientando il tubo al centro del sifone. Si rileva la misura tra la base dell’innesto cilindrico nella parte superiore del sifone e il centro del tubo orizzontale (in questo caso circa 120 mm).
La misura si riporta sull’altro tubo con gomito (quello con la guarnizione arancione premontata), sempre misurando dal centro del gomito.
Dopo il taglio il bordo va ripulito dalle sbavature prodotte dalla lama (smussandolo un poco) con carta vetrata.
Ripulire anche il bordo interno con la lama di un cutter.
Rimosso il tubo orizzontale, si monta quello verticale sul sifone e si rileva la misura tra la curva interna di questo e il centro del raccordo discendente dalla piletta.
Tagliato e sbavato il tubo, lo si innesta in quello del sifone; serrando la ghiera, la guarnizione interna si deforma e garantisce la tenuta.
Si calza la guarnizione nera all’altra estremità e si avvita la ghiera alla piletta.
Il tappo frontale del sifone può essere svitato per rimuovere periodicamente i residui di sporco dall’interno.
Da sempre siamo sostenitori del recupero del patrimonio edilizio d’epoca, comprendendo in questa categoria anche le costruzioni razionaliste (1920/40) e ci lascia perplessi l’idea che molti edifici di oggi vengano progettati per durare pochi anni, trascorsi i quali è più conveniente demolirli e ricostruirli, magari in un’altra zona, secondo caratteristiche che meglio rispondono alle mutate esigenze dei fruitori. Di sicuro sono tante le case costruite negli anni 50/60/70 che dovrebbero essere demolite, perché sono obsoleti gli impianti elettrici, idraulici, fognari e assente l’isolamento termo- acustico, oltre che per la loro estetica a dir poco incomprensibile, se paragonata alla bellezza e alla ricercatezza nei dettagli dei palazzi d’epoca del nostro Paese; un parco abitativo che per ripetitività tipologica e cattivo funzionamento è stato definito “ecomostro”. E questi quartieri, anche quelli realizzati più di recente con progetti di professionisti di fama, spesso mancano di ciò che diceva Calvino nel suo romanzo Le città invisibili: ”Non di questo è fatta la città, ma di relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo passato”. Chi conosce il quartiere Bicocca di Milano, tanto per citarne uno, un’area che si estende per circa 700.000 metri quadrati, dove fino agli anni ’80 c’erano gli stabilimenti per la produzione degli pneumatici Pirelli, capisce perfettamente cosa manca in un posto del genere, che la sera è una landa desolata, nonostante la presenza dell’università e del teatro degli Arcimboldi (quello costruito per accogliere gli spettacoli de “La Scala”, in occasione della sua ristrutturazione, con dimensioni e caratteristiche analoghe al quelle del mitico teatro milanese ma con cui non ha nulla a che vedere per eleganza, bellezza architettonica e ubicazione). Inoltre, girando per la Bicocca, si rimane colpiti dal decadimento delle costruzioni che forse avranno anch’esse “scadenza breve”. Quindi ci infiammiamo di speranza quando leggiamo che il Governo concede, a un canone simbolico di 150 euro al mese, a cooperative di giovani artisti, edifici di pregio, abbandonati, inseriti in un contesto vissuto, perché li trasformino in atelier d’arte. Il nuovo bando, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale alla fine del 2018 con un elenco degli immobili da destinare al progetto di recupero, sostituisce quello già proposto 3 anni fa che non aveva dato risultati perché gli edifici proposti erano inidonei (sic) “per gravi problemi strutturali e di agibilità”. Come ottimo sembrava il progetto pilota di riqualificazione di 30 delle 1.244 case cantoniere, di proprietà dell’ANAS, distribuite sul territorio nazionale, da destinare al turismo sostenibile, per creare una rete di accoglienza diffusa sul territorio con caratteristiche di omogeneità nella qualità dei servizi offerti. Dopo più di due anni dal bando, solo per 2 case cantoniere si è avviato l’iter burocratico necessario per la trasformazione; delle altre non si sa nulla. è così che purtroppo la fiamma dell’entusiasmo si spegne di fronte ai risultati a oggi deludenti, ma non disperiamo.