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La sega a tazza | Dimensioni e usi

Esistono varie dimensioni di sega a tazza per i diversi usi

La sega a tazza, detta anche sega anulare con dentatura frontale, è dotata di un albero portalama che può ricevere lame di diverso diametro per praticare fori passanti fino a 12 centimetri con il trapano su legno, metalli e pietra. Per praticare grossi fori circolari nel legno, nel metallo, nei muri, nelle piastrelle, bisogna utilizzare la sega a tazza.

Questo strumento ha esattamente al forma di una tazza, è costituito da una lama di forma cilindrica che viene bloccata su un piatto che ruota, a sua volta imperniato su una punta elicoidale che fa da guida, oppure collegata direttamente a questa. Esistono varie dimensioni di sega a tazza, e vari metalli da utilizzare a seconda del materiale che si vuole forare.

Per muri o cemento

Le seghe a tazza per muri o cemento hanno una corona di denti fatti di metalli duri, un po’ come le punte per trapano, che servono per tagliare: cemento, mattoni, pietre dure.

Quando si trafora un muro con una sega a tazza bisogna porre molta attenzione ai percorsi fatti da eventuali tubature e tondini di ferro, se forando col trapano si rischia di bucare le tubature, con le seghe a tazza possono essere tranciate di netto con danni ingenti e pericoli legati al tipo di condotta.

Un buon fai da te deve sapere che per eseguire fori di grandi dimensioni in materiali duri il trapano deve essere di potenza adeguata, bisogna lavorare a basso regime di giri per evitare di bruciare la lama o il motore del trapano, bisogna disabilitare la percussione che in questo caso sarebbe nociva al filo e ai denti della lama.

Tipologie e misure differenti

  1. Ci sono seghe a tazza (quella nella foto è della Bosch) di uso semiprofessionale, monopezzo in cui la sega vera e propria fa corpo unico col piattello che ospita la punta di guida col codolo da stringere nel trapano. Molto robuste, sono disponibili in vari diametri e si fissano senza attrezzi sulla punta di guida.
  2. La misura più usata di sega a tazza è quella Ø 68 mm, con cui si preparano le sedi per le scatole portafrutto da incasso.
  3. Più a portata di mano per il bricolage e molto più economiche, le seghe con lame intercambiabili, da montare su un platorello, fissandole a scatto o con prigionieri. Si trovano corte e lunghe. Ci sono due misure di platorello: una per fori fra i 16 ed i 68 mm ed una per fori fino a 95 mm.

Cavallo a dondolo fai da te in legno

Le tavole unite in pannelli servono per ritagliare le parti con cui comporre corpo, testa, coda e gambe del cavallo. Le giunzioni sono fatte con colla vinilica e spine di legno

Per la realizzazione di questo cavallo a dondolo fai da te in legno, il nostro lettore Giacomo Lombardi ha utilizzato tavole grezze, ricavate da una pianta tagliata ed essiccata in proprio.

La prima operazione, quindi, dopo averle scortecciate, è quella di piallarle per squadrarne i lati e poterle accoppiare per fare pannelli grandi a sufficienza per la costruzione. Le parti che compongono il cavallo a dondolo fai da te vanno levigate per rimuovere completamente gli spigoli vivi e le asperità della superficie che, dopo numerose passate, diventa perfettamente liscia al tatto.

L’operazione è necessaria per preservate la tenera cute dei bimbi, evitando che si possano ferire con le schegge di legno. La finitura del cavallo a dondolo fai da te è affidata a un protettivo impregnante per legno all’acqua, dato in diverse mani, ognuna intercalata da una passata di carta vetrata sempre più fine.

La parte del dondolo fai da te è studiata molto attentamente per poter garantire l’equilibrio laterale e longitudinale. Una curvatura sbagliata, come anche una posizione troppo avanzata o arretrata del cavallo, danno come risultato l’impossibilità di utilizzo del giocattolo, che rimane sbilanciato, soprattutto quando il bimbo monta in sella.

Dima di riferimento per il cavallo a dondolo fai da te

progetto cavallo a dondolo
Sagoma cavallo a dondolo

Costruire cavallo a dondolo in legno

piallatura e unione del legno

  1. Le tavole di legno stagionato, ma ancora grezzo, vanno piallate per renderne perfettamente lisce, piane e squadrate le superfici, preparandole ad essere unite con colla e strettoi per formare pannelli di dimensioni sufficientemente grandi.
  2. Dopo aver disegnato a matita le parti del cavallo a dondolo fai da te su un foglio di cartoncino, si ritagliano le sagome e se ne cerca l’accoppiamento sui pannelli realizzati precedentemente, facendo attenzione che il senso della fibratura del legno rimanga orientato in modo corretto sotto il profilo estetico.
  3. Tracciati i contorni delle sagome sulle tavole, si possono praticare i tagli. Per seguire le curvature, considerato il notevole spessore delle tavole stesse, va utilizzata una sega a nastro, anche se un buon seghetto alternativo riesce ugualmente nell’intento, senza grossi problemi.
  4. Il corpo del cavallo a dondolo fai da te è vuoto all’interno e aperto nella parte sottostante, ovvero è formato da 5 pannelli sagomati ad hoc (gli unici uguali sono i fianchi) per essere uniti con la colla e messi in forma con strettoi sino ad essiccatura avvenuta.
  5. I pannelli frontale e posteriore si passano con la sega a nastro per far prendere loro la curvatura dei fianchi, facendo assumere al corpo del cavallo la giusta conformazione.
  6. Gli spigoli sui fianchi, ma solo nella zona centrale, vanno arrotondati in modo che il cavallerizzo sia agevolato nello stare in groppa.
  7. Il lavoro grosso si fa con la levigatrice usando carta abrasiva a grana grossa, mentre la rifinitura è affidata ad una spugna, carta vetrata fine e “olio di gomito”.
  8. I particolari come le narici vengono realizzati montando una fresa a raspa sul mandrino del trapano.

Testa, coda e zampe

costruzione cavallo a dondolo

  1. Dopo aver sagomato i pannelli di legno, ricavando la testa, le zampe e la coda del cavallo, questi vanno passati con una fresatrice a tuffo in modo che il bordo esterno sia perfettamente arrotondato e liscio.
  2. La coda deve essere modellata per farle prendere la forma del fondoschiena del cavallo. Ci si aiuta facendo sul momento un’ulteriore sagoma di cartone.
  3. La coda viene fissata con una spina di faggio più due tirafondi messi dall’interno: sistemata la spina, si praticano nel corpo i due fori di passaggio dei tirafondi, quindi la si mette in sede provvisoriamente per marcare da sotto la posizione precisa dei prefori d’avvitatura.
  4. Applicata la coda, dopo aver spalmato di colla la spina e la superficie di contatto col corpo del cavallo, si inseriscono i tirafondi da sotto e si tirano a dovere.
  5. Lo stesso va fatto per la testa del cavallo che include collo e criniera. La spina anche in questo caso va posizionata adeguatamente, per rendere possibile l’inserimento con il perfetto accoppiamento delle curve.
  6. Le gambe si affiancano al corpo del cavallo in una zona del tutto piana, quindi si possono mettere più spine di faggio senza problemi. Se ne mettono 4 per ognuna, in modo da garantire la massima robustezza della giunzione; al loro centro, dall’interno, si mette un tirafondo.

Le due impugnature

impugnatura di legno

  1. Ogni impugnatura è realizzata lavorando al tornio un travetto di legno massello. Una prima passata per renderlo cilindrico, successivamente con uno scalpello si praticano gli intagli a distanze regolari che aumentano il grip.
  2. Centrato e perfettamente in asse, va praticato un foro all’estremità di ognuna delle due impugnature, per poter inserire un bussolotto a vite da legno sull’esterno e internamente filettato a passo metrico.
  3. Un analogo bussolotto va messo nei due fori ciechi praticati in posizione speculare, ai lati della testa del cavallo.
  4. Avvitato a mano uno spezzone di barra filettata nel bussolotto dell’impugnatura, l’insieme si inserisce e avvita nel bussolotto della testa, stringendo a mano, sino ad ottenere una buona solidità, senza esagerare.

I dondoli fai da te

dondolo fai da te

  1. Anche per la realizzazione delle due barre a dondolo è necessario fare una sagoma di cartone con la quale ricavare due longheroni identici.
  2. I tagli vanno eseguiti con la sega a nastro. Per evitare “sbandieramenti” della lama, che arrecano molta imprecisione, bisogna abbassare più possibile il guidalama superiore.
  3. Per bene che si porti il pezzo sulla lama, non si ottiene mai una superficie regolare del tutto. Montando un tamburo cilindrico con carta abrasiva sull’albero della toupie si ottiene una levigatura perfetta perché le passate avvengono con i legni che scorrono in piano.
  4. I due pattini vanno resi solidali con traversi che si fissano con giunzione a tenone e mortasa. La mortasa si prepara con la cavatrice della combinata, aprendo un’asola c
    ieca con le estremità arrotondate.
  5. La stessa forma va data ai tenoni che devono trovare incastro con la mortasa. Dopo aver marcato la profondità del tenone, l’estremità del traverso va tagliata per ottenere la larghezza dell’asola e poi con la raspa si arrotondano i bordi.
  6. Realizzati tutti i traversi, dopo una prova in bianco per verificare l’accoppiamento dei pezzi, si spalmano di colla i tenoni e si assembla definitivamente il tutto.

L’occhio

occhio del cavallo

  1. Scelta una biglia di vetro per la realizzazione del bulbo oculare, se ne misura il diametro per fare un foro cieco su ogni lato della testa. Alla grossa punta da legno si mette un giro di nastro adesivo per calibrare meglio la profondità.
  2. L’ideale è che la biglia si inserisca in profondità per due terzi nel foro; in questo va tenuto conto dello spazio aggiuntivo, lasciato dal foro di centratura della punta da legno. Solo per questioni estetiche il foro va leggermente ovalizzato usando una piccola fresa montata nel mandrino di un minitrapano da modellismo.
  3. Con il minitrapano si incidono i bordi delle palpebre e le ciglia,
  4. in seguito si mettono in maggiore evidenza ritoccandole a pennello con un po’ di mordente. La biglia si fissa infine con colla di montaggio, messa sul fondo del foro.

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Credenza rustica fai da te in legno d’abete

Una simpatica credenza rustica fai da te ideale per un tinello, per una zona cucina-pranzo o, se c’è, per una tavernetta

Anche se priva di vere e proprie difficoltà tecniche, questa credenza rustica fai da te non è un mobile che possa affrontare chi è alle prime armi. Occorre aver preso confidenza con la sega circolare e/o con la troncatrice, saper utilizzare la fresatrice, saper fare buchi diritti col trapano ed aver imparato le tecniche di levigatura.

Questa credenza rustica fai da te infatti gioca sulla finitura impreziosita dalle lesene scanalate e dall’apertura ad arco del frontale; se tali particolari vengono realizzati in modo approssimativo, il risultato sarà molto deludente. Qui il legno è lasciato al naturale, solo protetto da un impregnante incolore e da una vernice satinata, finitura appunto adatta ai locali sopraindicati.

È ovvio che rifinendolo in modo più sofisticato, con mordente intonato agli altri mobili di un locale un po’ più di tono che non una cucina o una tavernetta, questa credenza rustica fai da te può trovare posto anche in un soggiorno o in un salotto.

Solidità a tutta prova

Tutto il mobile, a parte qualche listello ornamentale ed i cassetti, è realizzato in lamellare da 18 e 28 mm o in legno massiccio (i piedi anteriori e posteriori). L’unione fra i vari elementi qui è realizzata con spinatura cieca e incastri a battuta. Chi sa e può userà di volta in volta incastri a tenone e mortasa o unioni a linguetta riportata a seconda del tipo di collegamento da realizzare.

Cassettiere col trucco

Le lesene frontali scanalate sporgono all’ interno del mobile: occorre tenerne conto nel dimensionamento orizzontale dei cassetti. È per questo che la cassettiera superiore non è fissata direttamente alle pareti della credenza, ma si affida ad un’intelaiatura di considerevole spessore sui lati, avvitata ed incollata alle pareti; il cassetto grande, invece, scorre su una coppia di guide angolari che ne centrano il frontale esattamente fra le due lesene.

Nessun problema per l’inserimento dei ripiani (nessuno ci vieta di metterne più di uno) nel vano inferiore. L’appoggio è fornito da comuni reggipiano applicati alle pareti laterali che si consiglia di scegliere di tipo amovibile, soprattutto se i ripiani sono numerosi; ciò torna utile all’inserimento, nel caso mancasse lo spazio sufficiente per far passare l’ultimo.

Cosa serve per costruire una madia

PER IL CORPO DEL MOBILE

  • lamellare d’abete spesso 28 mm (un tetto 860×413 mm);
  • lamellare d’abete spesso 18 mm (2 pareti 1472×363 mm, 3 ripiani fissi 764×343 mm, 1 o più ripiani mobili 763×310 mm, 1 fondo 1483×786 mm, 2 lesene 1472×70 mm, 2 controlesene 1454×52 mm, 1 frontale 660×240 mm);
  • legno massello (2 blocchi ornamentali 130x40x40 mm, 2 piedi posteriori 80x80x54 mm, 2 piedi anteriori torniti Ø 120×80 mm, una guscia 20x20x1538 mm)

PER LE ANTINE

  • lamellare d’abete spesso 28 mm (4 montanti 640×60 mm, 4 traverse 207×60 mm); 
  • lamellare d’abete spesso 18 mm (2 specchi 538×225 mm, 1 listello battuta esterna 640×10 mm, 2 controlistelli 646×52 mm);
  • listello sezione 27×5 mm (4 montanti cornicetta da 574 mm, 4 traverse cornicetta da 207 mm)

PER IL CASSETTO GRANDE

  • lamellare d’abete spesso 18 mm (1 frontale 654×144 mm);
  • multistrato legno duro spesso 10 mm (2 lati 300×125 mm, 2 fronti 634×125 mm, 1 fondo 654×300 mm);
  • massello preferibilmente di legno duro (2 guide verticali 28x28x300 mm; 2 basi delle guide 5x38x300mm)

PER LA CASSETTIERA E I CASSETTINI

  • Lamellare d’abete spesso 28 mm (2 bracci 343×136 mm);
  • lamellare d’abete spesso 18 mm (1 tetto e 1 base 708×140 mm, 4 paretine 140×100 mm; 3 frontali cassetto 230×130 mm);
  • multistrato legno duro spesso 10 mm (6 pareti 135×88 mm, fronte e retro cassetto centrale 193×88 mm, fronte e retro cassetti laterali 4 pezzi da 188×88 mm, 1 fondo cassetto centrale 213×135 mm, 2 fondi cassetti laterali 208×135 mm)

INOLTRE

  • viti Ø 3×30 mm,
  • spine zigrinate Ø 12×60 mm (2 per i piedi posteriori),
  • spine zigrinate Ø 8×40 mm,
  • spine zigrinate Ø 6×30 mm,
  • gruppini Ø 1,2×25 mm,
  • 4 cerniere a libro con perno disassato,
  • reggipiano

disegno credenza

Taglio e incastri

tagliare con la sega circolare

  1. La sega circolare con guida parallela permette di rifilare per il lungo le tavole di lamellare portandole alle misure richieste dal progetto, ricavando nel contempo i listelli per le rifiniture.
  2. L’unione delle pareti alla base e ai due ripiani fissi si ottiene con spinatura cieca; il nastro di carta attorno alla punta fornisce riferimento per non eccedere nella profondità del foro.
  3. Diverse unioni (pareti e tetto al fondo, specchi delle ante alle loro cornici) richiedono l’apertura di una battuta che si esegue facilmente con due precisi tagli di circolare.
  4. Nei componenti in cui la battuta non va portata a tutta lunghezza è necessario completarne le estremità con lo scalpello.
  5. Tagliate a misura le tavole, aperti i fori per le spine o gli intagli per i tasselli piatti e preparate nelle pareti le battute per il fondo, con colla e strettoi (o, in mancanza di questi, con pesi sovrapposti), si imposta il corpo del mobile curandone la squadratura.
  6. Nel fondo, lungo i bordi ed in corrispondenza dei ripiani fissi, si apre una serie di fori Ø 3,5 mm, svasandone l’imbocco sulla faccia esterna per poi fissare il pannello con viti Ø 3×30 mm.

Particolare ornamentali

taglio e fresatura

  1. L’apertura ad arco del frontale addolcisce l’aspetto un po’ troppo squadrato del mobile. Qui la barra frontale superiore è alta circa 60 mm, ma il dato non è vincolante; meglio comunque non esagerare per non ridurre troppo l’accessibilità in altezza.
  2. Dopo il taglio il bordo va accuratamente levigato e leggermente smussato. La levigatrice a nastro asporta molto materiale: è necessario stare molto leggeri per non modificare l’andamento delle due curvature rendendole diseguali, senza contare che premere eccessivamente sulle “corna” del pezzo potrebbe spezzarlo.
  3. Con la fresatrice ed una fresa a taglio tondo apriamo sulle due le
    sene le scanalature ornamentali; la loro lunghezza va determinata con fermacorsa fissati sul pezzo. I blocchetti centrali si ricavano con scarti di tavole o listelli di legno.
  4. Una volta finite, le lesene si incollano ai controlistelli da 1454×52 mm fissati all’imbocco della struttura. Con i pezzi uniti dai morsetti, in attesa che la colla faccia presa, si applica una serie di viti di rinforzo sulla faccia posteriore della controlesena, che non rimane in vista.

Il cassetto e i cassettini

costruire un cassetto

  1. I cassettini sono in multistrato di legno duro spesso 10 mm con i lati lunghi chiusi fra quelli corti; colla e chiodini bastano per l’unione di fondo e pareti. Il controfrontale è avvitato con viti dall’interno.
  2. I tre cassettini vanno inseriti dentro una solida struttura che, posta sopra il primo ripiano fisso e avvitata dall’interno alle pareti ed al fondo del corpo mobile, tiene conto della larghezza utile lasciata dalle lesene.
  3. Anche il cassetto grande, tutto di multistrato da 10 mm, viene unito con chiodi e colla vinilica. In alternativa si possono usare spine di faggio di piccolo diametro o, chi sa e può, con incastri a coda di rondine.

Antine con cerniere incassate

cerniere incassate anuba

  1. La cornice delle due ante è in lamellare da 28 mm: 2 montanti e 2 traverse uniti con spine cieche o a mezzo legno o a tenone e mortasa secondo l’abilità del realizzatore.
  2. Creata la cornice (attenzione alla squadratura), si apre nel suo bordo interno, con la fresatrice ed una fresa cilindrica Ø 12 mm, una battuta profonda 18 mm.
  3. Lo specchio dell’anta non è bloccato. Per tenerlo in posizione si ricorre a listelli di sezione 5×28 mm (ricavati dagli scarti di taglio), avvitati alla cornice.
  4. Nei montanti esterni delle ante, che vanno finite prima di inserire dentro il corpo del mobile i controlistelli per le lesene, vanno aperte le sedi per le ali della femmina di una cerniera a libro con perno disassato.
  5. Basandosi sulla posizione delle ali femmine sulle ante, si apre nei controlistelli la sede per le loro ali maschie. Si fissano nel mobile i controlistelli con le cerniere montate e su questi le lesene.

Dettagli

credenza rustica fai da te 6

finitura del legno

  1. Sotto il tetto del mobile, che sporge lateralmente di 30 e frontalmente di 25 mm rispetto alle pareti ed al frontale, viene fissata una guscia (o un altro tipo di cornice, secondo i gusti). La regola vuole che prima si fissi quella frontale e poi le due laterali, un po’ più lunghe del dovuto, facendo coincidere bene gli angoli e poi tagliandone il sovrappiù a filo del retro del mobile.
  2. Altro lavoro necessario è l’inevitabile stuccatura delle teste incassate dei gruppini che fissano le guscie e di ogni altro difetto riscontrato sul legno.
  3. I piedi torniti hanno misure standard e normalmente vanno montati solo sul davanti con una grossa spina centrale. I blocchetti usati come piedi posteriori, devono essere evidentemente tagliati alla medesima altezza di quelli torniti e si fissano con due spine di dimensioni minori.
  4. Come detto nel testo, se il mobile segue la sua destinazione originaria per cucina-pranzo o tavernetta conviene che sia rifinito quanto più possibile “al naturale”. Turapori, levigatura, vernici acriliche o nitro trasparenti, nuova levigatura a specchio ed ultima mano lucida o satinata.
  5. In alternativa alla tecnica esposta a fianco il materiale si presta ottimamente alla finitura a cera, più adatta se si pensa di custodire nel mobile prodotti alimentari. Dopo un’accurata levigatura si stende la cera con una spazzola e la si tira con uno straccio che non lasci peli.

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Internet, una manna per chi fa a mano

Tratto da “Far da sé n.482 – Aprile 2018″

Non c’è contraddizione in questo titolo con quanto sosteniamo da sempre sulle pagine di Far da sé, ovvero “più tempo in laboratorio, a fare, e meno tempo attaccati al cellulare o al computer”.

In questo caso infatti parliamo di chi con il fatto a mano si guadagna da vivere. L’Italia è il più grande mercato di nicchia, un mercato che produce prodotti esclusivi, frutto di secoli di cultura volta alla ricerca del bello e di raffinata tradizione artigianale; prodotti indiscutibilmente superiori per originalità dei processi produttivi e perfezione di fattura, in tutti i settori dalla moda agli strumenti musicali, cibo, oreficeria, liuteria, sartoria, calzature, falegnameria, ebanisteria…

Prodotti di nicchia realizzati a mano da piccole realtà imprenditoriali, le più diffuse nel nostro Paese, dove, per un totale di 4.338.766 imprese, il 95% ha meno di 10 addetti, in gran parte aziende familiari che comunque danno lavoro all’81% degli occupati. Prima dell’avvento di internet non c’erano risorse per farsi conoscere nei mercati internazionali, quindi non c’era la possibilità di crescere in termini di fatturato con l’esportazione.

Un interessante servizio, andato in onda nei giorni scorsi in TV, portava come esempio piccole realtà di artigianato di nicchia, tra queste il pasticcere che grazie a internet ha fatto volare le sue deliziose colombe pasquali negli Stati Uniti, Giappone e nel resto d’Europa, producendole con la stessa maniacale cura nella preparazione di quando le colombe erano solo quelle che vendeva nel negozio del suo paesino. Grazie a internet il suo fatturato è decuplicato ed è aumentato il numero di dipendenti. C’è poi il liutaio che da solo, nel suo laboratorio, costruisce chitarre elettriche “cucite” su misura per i committenti; anche lui, grazie al suo sito internet che mette in evidenza agli occhi dei motori di ricerca, quindi degli appassionati, la sua specializzazione, riceve ordini da tutto il mondo e non sente la crisi.

Pure in questa analisi il saper fare a mano, unito al talento, risulta vincente: la digitalizzazione, parlando di made in Italy hand made non fa diminuire i posti di lavoro, come già fa e farà sempre più per i lavori di routine, anzi. C’è ancora un potenziale enorme di piccole realtà che possono sfruttare la grande vetrina di internet per presentare al mondo i loro prodotti esclusivi che non corrono una gara al ribasso di prezzo e di qualità, ma detengono saldamente il monopolio di eccellenze realizzate con un’inimitabile manualità.

Paglia di Vienna | Come tessere il giunco fai da te

La classica impagliatura delle sedute in paglia di Vienna può degradarsi e lacerarsi con il tempo. Accostiamoci all’antica (e semplice) arte degli impagliatori, ormai sempre più rari

La paglia di Vienna si ottiene dalla trafilatura del giunco ed è reperibile sottoforma di filamenti che si trovano a metraggio o a rotolo. Nonostante questi filamenti siano piuttosto esili e flessibili, possiedono un’elevata resistenza alle sollecitazioni e all’usura, tanto da essere utilizzati per realizzare sedute e schienali di sedie e divanetti di alto pregio.

I telai di queste sedute si presentano con una serie di fori equamente distanziati che circondano l’area destinata allo schienale e al sedile, entro i quali vanno inseriti, mantenendoli in tensione con cavicchi, i filamenti di giunco che, per poter essere tesi e lavorati con maggiore facilità, vanno preventivamente immersi in acqua tiepida e lasciati ammollo per un paio d’ore.

Impagliare sedie seguendo il metodo artigianale può sembrare relativamente semplice, mettendoci una buona dose di pazienza, ma per ottenere un intreccio teso e uniforme serve l’esperienza di un valido artigiano, come evidenziano le sequenze fotografiche di questo articolo.

Paglia di Vienna fai da te

In soccorso di chi vuol fare da sé ci sono però soluzioni di ripiego, come la paglia di Vienna già pronta in rotoli, intrecciata e calibrata, che basta tagliare nella forma e dimensione del foro da rivestire, limitandosi al fissaggio perimetrale.

Tutto ha inizio con l’asportazione della vecchia seduta danneggiata, tagliandola lungo il perimetro con un cutter, facendo attenzione a non scalfire il legno. Bisogna poi ripulire per bene i fori dai residui di paglia e colla, con tela abrasiva avvolta su un tondino appropriato o, con molta attenzione, con trapano e punta di diametro appena inferiore a quello del foro. Al termine del rivestimento, i fori perimetrali si ricoprono con una striscia più larga.

Le linee curve di Thonet

La realizzazione delle sedute in paglia di Vienna ha acquisito notorietà mondiale da quando Michael Thonet, falegname ed ebanista dell’ottocento, inventò una sedia leggera, smontabile, impilabile, dalle linee morbidamente curve, oggi conosciuta come sedia Thonet.

Cosa serve per tessere il giunco

  • Trafilato di giunco per paglia di Vienna (matassa da 0,5 kg della larghezza 2,25 mm);
  • cavicchi a cuneo conico;
  • bulini,
  • punteruoli d’acciaio,
  • stecca d’osso;
  • colla vinilica

Come iniziare il lavoro

Si preparano alcuni cavicchi di legno duro con un’estremità lievemente conica e se ne prova l’inserimento nei fori. Spingendo leggermente, il cavicchio deve bloccarsi. Si inserisce la striscia in un foro e la si blocca con un cavicchio, lasciando un poco di abbondanza da sotto. Poi la si fa passare negli altri fori ottenendo un primo ordito. I cavicchi vanno collocati ogni due o tre fori per mantenere in tensione la striscia.

Formare la trama della seduta con paglia di Vienna

Il secondo giro, con fili fatti correre in senso ortogonale ai precedenti, definisce la trama.

Fino a quando si può, si procede con uno stesso filo di paglia; quando questo finisce, lo si lascia penzolare e si prosegue con un altro filo, bloccando il punto in cui i due spezzoni si congiungono con un cavicchio.

Nel formare la trama, i fili devono essere distesi sovrapposti a quelli dell’ordito; se qualche filo si è allentato conviene rimetterlo in tensione.

Il terzo passaggio è detto di “primo rinforzo”; i fili vanno fatti ripassare nei fori dell’ordito, formando un raddoppio sovrapposto alla trama.

Il secondo rinforzo si applica alla trama con lo stesso sistema, completando il disegno quadrettato di base. In tutte queste fasi è indispensabile mantenere i fili sempre ben distesi, senza torsioni.

Il lavoro richiede maggiore pazienza nei successivi due passaggi: il filo deve essere passato in diagonale, ma in modo alternato sopra-sotto su ogni coppia di fili tesi con i passaggi precedenti. Si inizia da un lato, con strisce parallele.

Si ripete l’operazione a 90° rispetto alla diagonale precedente; in questo modo i fori assumono la tipica forma poligonale che caratterizza questo tipo di intreccio, simile a un ricamo.

Il particolare mette in risalto la bellezza della trama e lascia intuire la pazienza necessaria per realizzarla. Fino alla fine ci si aiuta sempre con i cavicchi per mantenere trama e orditi in tensione.

Intreccio e bloccaggio finale

Terminiamo l’inserimento facendo sporgere un pezzetto di striscia nella parte sottostante e poi intrecciandola con l’impagliatura in modo da bloccarla.

Facciamo colare all’interno dei fori qualche goccia di colla vinilica.

Stendiamo una striscia in modo da farla passare su tutti i fori e la intercettiamo con i pezzetti piegati a U che inseriamo in ogni foro.

Premiamo per bene con un punteruolo in modo che il cavallotto si inserisca a filo della seduta. A colla indurita tagliamo le eccedenze nella parte sottostante e l’impagliatura è pronta a entrare in funzione.

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Forare gres porcellanato | Come si fa e quale fresa utilizzare

Forare gres porcellanato non è difficile, ma occorre utilizzare strumenti adatti come le frese diamantate a settori, da applicare sulle comuni smerigliatrici angolari

fresa per gres porcellanatoSfruttando la potenza di uno strumento molto comune nella dotazione di ogni far da sé, come la smerigliatrice angolare, è possibile forare gres porcellanato anche spesso con vari diametri che vanno dai 20 ai 70 mm in materiali estremamente duri; precisi, rapidi e in modo semplice.

Le frese diamantate Killer Grès FT-S Montolit sono frese a settori per foratura a secco (ma idonee anche per l’uso con acqua) adatte a tutti i tipi di ceramica e grès porcellanato, klinker, granito e taglio piastrelle.

Sono ideali per forare gres porcellanato per l’installazione di mobilia e sanitari, impianti elettrici e terminazioni di impianti idraulici. Le frese Killer Grès sono caratterizzate da una lunga durata, rapidità di lavoro per forare piastrelle, facile installabilità sull’elettroutensile, possibilità di essere ravvivate con l’apposita pietra abrasiva (art. 395B).

Sono disponibili nei diametri 20, 27, 35, 40, 43, 50, 55, 60, 65, 70 mm. Prezzi a partire da euro 109,80 IVA inclusa.

Come forare il gres porcellanato

Per montare la fresa diamantata sulla smerigliatrice angolare, si rimuovono le rondelle sagomate che normalmente servono per il fissaggio dei dischi. La fresa si avvita direttamente sull’albero: diametro e filettatura sono standard, quindi sono perfettamente compatibili.

Se la smerigliatrice ha il pulsante di blocco dell’albero, premendolo si stringe adeguatamente la fresa con una chiave a forchetta.

Si aziona la smerigliatrice e, quando gira a regime, si appoggia la fresa sul punto da forare tenendola inclinata sul pezzo, in modo che tocchi con una parte della sua circonferenza; la smerigliatrice va mossa in senso rotatorio tenendola sempre inclinata per procedere con la foratura sul punto.

Portariviste fai da te in multistrato

Ecco come costruire un bellissimo portariviste esagonale

piano di taglioQuesto portariviste fai da te, per le riviste o per altri utilizzi, si costruisce rapidamente e facilmente con sette pezzi di multistrato, più o meno spesso secondo le dimensioni che si vogliono dare al recipiente che, con un ottavo pezzo, può anche essere dotato di coperchio.

La base sporge rispetto alle pareti che vi sono fissate con colla e viti dal basso. Dobbiamo disegnare due cerchi concentrici con i relativi esagoni, la distanza fra i cerchi è a piacere ed è l’esagono interno a darci la larghezza delle pareti.

Se invece vogliamo che la base resti chiusa fra le pareti, l’esagono interno, il cui raggio dev’essere più corto dell’altro di quanto spesse sono le pareti, ci dà il lato della base, mentre quello esterno stabilisce la larghezza delle pareti.

Definite le misure di base e pareti del portariviste fai da te tagliamo i pezzi bisellando a 30° i bordi verticali delle pareti con l’elettroutensile da taglio che abbiamo a disposizione.

Cosa serve:

  • Multistrato da 18 mm: 6 pezzi 300×150 mm, un fondo 700×700 mm (indicativamente)
  • Seghetto alternativo (o sega circolare o a nastro)
  • Colla vinilica, viti Ø 4×35 mm
  • Nastro adesivo
  • Carta vetrata grana media
  • Morsetti e cinghie
  • Impregnante o flatting

Come realizzare il portariviste

costruzione portariviste

  1. I lati verticali degli elementi che formano l’esagono vanno bisellati di 30° (vedi disegno iniziale). Possiamo farlo inclinando la suola del seghetto alternativo munito di guida, ma se abbiamo una sega a nastro è più facile inclinare il piano di taglio.
  2. Poggiamo sul banco le pareti, con la bisellatura rivolta in basso e con i bordi ben aderenti fra loro. Applichiamo strisce di nastro per unirle e capovolgiamole tutte insieme, così da poter applicare i cordoni di colla tra i lati bisellati.
  3. Avvolgiamo ora la striscia su se stessa facendo combaciare le bisellature fino a chiuderla. Controlliamo che gli spigoli esterni combacino e diamo un altro paio di giri di nastro oppure mettiamo in pressa con cinghie.
  4. Tagliata e rifinita la base, bisellandone i lati, vi centriamo sopra la struttura verticale, ne tracciamo il perimetro e apriamo all’interno della traccia i fori per le viti, svasandone l’ingresso sulla faccia inferiore della base.
  5. Spalmiamo di colla il bordo inferiore del prisma e rovesciamolo sulla base, guidandoci con il disegno tracciato in precedenza. Vi appoggiamo sopra un peso che faccia da pressa fino a colla asciutta, eliminando subito le sbavature.
  6. Tolto il peso, rovesciamo nuovamente il contenitore e inseriamo le viti nei fori aperti in precedenza. La finitura è con impregnante e flatting o, se abbiamo usato materiale più pregiato del multistrato, a cera o a spirito. 

Taglio inclinato

taglio inclinato

Chi ha una combinata o una circolare da banco ottiene i risultati migliori nella bisellatura dei pezzi, ma anche la circolare portatile può realizzare tagli più puliti rispetto all’alternativo, a patto che i denti della lama siano affilati per non strappare le fibre del legno in uscita. L’inclinazione della lama si blocca alla corretta angolazione (1), quindi bisogna regolare la sporgenza della guida parallela in modo che la lama corra esattamente a filo esterno della linea tracciata (2).

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Forare le piastrelle | Guida illustrata

Il rivestimento di un bagno o di una cucina è apparentemente un lavoretto rapido e senza rischi, ma poi si scopre che tagliare e forare le piastrelle dove è necessario non è così facile: servono gli utensili e i metodi giusti. Vediamo quali sono

La piastrellatura non è un lavoro complicato, ma è rallentato dalla necessità di forare le piastrelle per far passare gli attacchi dell’acqua, degli scarichi e le cassette elettriche. Per ognuno di questi ostacoli c’è un metodo adatto a velocizzare il lavoro. È fondamentale rilevare con precisione il punto esatto in cui si deve praticare il foro: con il metro si misura la distanza tra i bordi laterale e inferiore delle piastrelle e il centro dello stacco o del tubo, poi si segna il centro del foro, quindi la forma della porzione da asportare.

La precisione non deve essere assoluta dato che ci sono sempre rosoni e cornici che schermano le piccole irregolarità nei margini. Tra gli utensili più utili da procurarsi ci sono le tenaglie da piastrellista, molto usate quando i fori sono sui margini. Il trapano e il seghetto alternativo aprono molte possibilità con l’uso di semplici punte o frese e lame al carburo di tungsteno. Interessanti, anche se non molto diffusi, sono i seghetti con filo rivestito di metallo duro e il morsetto “Lochboy” con cui si aprono fori con uno speciale martellino.

Per finire procuriamoci anche una tagliapiastrelle, elettrica o manuale, fondamentale per tagli rettilinei numerosi; un semplice tagliavetri e una pinza a becchi piatti possono essere utili in caso di lavori di piccola entità.

Forare le piastrelle, ma quanti fori!

 forare piastrelle

Come forare piastrelle

come forare una piastrella

  1. I fori di piccole dimensioni, al di sotto dei 13 mm di diametro, sono alla portata di un normale trapano. Nel punto di foratura possiamo attaccare due pezzi di nastro adesivo per evitare scheggiature nello smalto della piastrella.
  2. La tagliapiastrelle è la via più rapida ed efficace per tagliare secondo linee rette. La rotella di widia traccia un sottile solco sullo smalto che si propaga a tutta la massa quando premiamo ai lati dell’incisione con il piede dell’impugnatura.
  3. Lo stesso principio della tagliapiastrelle è sfruttato dal “diamante” per vetrai, anch’esso munito di una tagliente rotella di metallo duro. Si possono tracciare linee rette o curve e poi spezzare la piastrella.
  4. L’incisione necessita di una certa forza per innescare la rottura, ma con le sole mani può capitare di spezzare la piastrella irregolarmente. Invece, stringendola al margine dell’incisione con speciali pinze a becchi curvi non si rischiano danni.
  5. Con questo speciale attrezzo si delimita l’area da forare pinzando la piastrella con il morsetto a vite e poi si rompe la superficie con l’affilata punta in metallo duro del martelletto. Il foro irregolare va poi rifinito alla giusta misura con raspe o tenaglie.
  6. Le seghe a tazza con il bordo rivestito di carburo di tungsteno forano senza difficoltà anche le piastrelle di grès.
  7. Con le tenaglie da piastrellista si praticano i fori staccando piccole schegge dalla piastrella fino ad ottenere la forma voluta. La forma asimmetrica è studiata per arrivare ad afferrare correttamente i margini poco accessibili dei fori più piccoli.
  8. Uno speciale arco per lame rivestite in metallo duro permette di segare la piastrella con la massima precisione secondo qualsiasi profilo. L’unico lato negativo del sistema è la lentezza dell’operazione, specie con le piastrelle di maggior durezza.
  9. L’alta velocità del seghetto alternativo combinata con una lama rivestita di metallo duro permette di ottenere il taglio della piastrella in un tempo brevissimo e con un’elevata precisione.

Attrezzi speciali per forare le piastrelle

sega a tazza per piastrelle

MONDRILLO WAVE: è una sorta di sega a tazza, ma, anziché sul trapano, va montata sulla smerigliatrice angolare (1); è indicata per forare a secco grès porcellanato, ceramica dura, granito, marmo. Come per le comuni seghe a tazza, esistono diverse misure: in questo caso i diametri vanno da 6 a 75 mm. L’attacco a vite è specifico per il perno filettato della smerigliatrice (23). La peculiarità è che richiede una velocità di rotazione molto elevata, ecco perché la smerigliatrice e non il trapano. L’alta velocità permette di effettuare il foro senza contraccolpi e strappi laterali: basta tenere l’utensile inclinato di alcuni gradi, mai diritto (4) e applicare una pressione leggera con mano ferma.

punta per piastrelle

MONDRILLO JUNIOR: è una particolare punta (1) che permette di praticare fori regolari, svasati o anche ovali, in quanto lavora anche sui lati. Va utilizzata con un comune trapano senza percussione inserita e lavora sia a secco sia con acqua (2). Il trapano non va tenuto perpendicolare, ma inclinato e mosso facendolo ruotare sulla punta per far agire al meglio la corona diamantata (3). Il foro si presenta regolare (4); se necessario, proseguendo nell’azione, è possibile ovalizzarlo oppure svasarlo. Montolit

Lampada di legno fai da te

Tutta di legno, ritagliato da scarti di laboratorio, utilizza un faretto a bassa tensione e fornisce una luce ideale per leggere o lavorare al computer senza affaticare la vista

Non è raro che dagli scarti di laboratorio si riesca a ottenere oggetti che, oltre a essere praticamente a costo zero, risultano piacevoli e utili al pari di altri per i quali è stato necessario affrontare una spesa, per acquistare l’oggetto finito o il materiale per costruirlo. Base, stelo e paralume di questa lampada di legno fai da te da tavolo sono ricavati da scarti di compensato, tagliati nelle dimensioni necessarie per realizzare le varie parti, incollati e forati per il passaggio del cavo elettrico e degli elementi di snodo, unica componente metallica.

I dadi a cupola si adattano meglio, esteticamente, ai bulloni a testa tonda; se però si vuole maggiore praticità nel liberare e bloccare in posizione gli snodi si possono utilizzare dadi a farfalla. Va fatta una precisazione: come evidenziano le foto riguardanti la parte elettrica, è stato utilizzato un faretto a bassa tensione, per il quale occorre un trasformatore.

In questo caso è stato collocato in posizione nascosta sotto la scrivania, l’alternativa consiste nel realizzare una base di maggior spessore in modo che possa contenerlo, con il vantaggio che il suo peso conferisce maggiore stabilità alla lampada di legno fai da te anche quando la si utilizza con uno sbalzo accentuato.

Tronco di piramide come paralume della lampada di legno fai da te

  1. La struttura della lampada di legno fai da te si ottiene da pezzi di compensato ritagliati da avanzi di altre lavorazioni, con spessore 5 mm per il paralume, 10 mm per la base e le aste, 15 mm per i blocchetti dello snodo inferiore.
  2. A 90 mm da un bordo del foglio di compensato da 5 mm tracciamo una linea parallela a esso (prolungata, dobbiamo ricavare 4 trapezi uguali affiancati). Tracciamo quindi la linea mediana del primo trapezio, poi definiamo i lati inferiore e superiore (100 e 80 mm) e uniamoli con le diagonali.
  3. Per ritagliare le sagome basta un seghetto da traforo, ma per bisellare i lati obliqui con un’angolazione precisa a 45° verso l’interno abbiamo bisogno di una circolare da banco della quale inclinare e abbassare la lama in modo adeguato, facendo una prova preliminare su un ulteriore pezzo di scarto di pari spessore: attenzione, perché i due lati da bisellare sono inclinati, ma devono procedere verso la lama in modo rettilineo e paralleli a essa, abbiamo bisogno di una guida di spinta con la giusta angolazione!
  4. Affianchiamo le sagome, con la faccia esterna rivolta in alto, e uniamole con pezzetti di nastro di carta per ottenere una striscia, quindi capovolgiamole.
  5. Stendiamo nelle scanalature formate dai lati bisellati un cordone di colla vinilica.
  6. Chiudiamo il paralume e facciamo in modo che i pezzi rimangano pressati per stabilizzare l’incollaggio; rimuoviamo le fuoriuscite di colla sui lati interni
  7. Colleghiamo gli angoli contrapposti nella parte superiore e inferiore del tronco di piramide con una coppia di strisce di nastro disposte a croce, per aumentare la rigidità durante l’essiccazione.
  8. A colla asciutta, rimuovendo le strisce di nastro, è possibile che risultino fessure lungo gli spigoli esterni, da riempire con un’ulteriore stesura di colla, ripulendo l’eccesso con una spugnetta umida.

Il braccio regolabile e i collegamenti

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  1. Da un pezzo di compensato spesso 15 mm ricaviamo i due pezzi da 35×75 mm per il collegamento dello stelo alla base della lampada. Questa, a sua volta, viene ottenuta da un pezzo di compensato da 10 mm e misura 160×160 mm.
  2. Sovrapponiamo i due pezzi, individuiamo il centro e, così uniti e bloccati sulla base della colonna per trapano, foriamoli passanti con una punta da 6 mm.
  3. Sulla faccia inferiore della base, decentrato verso un angolo, realizziamo uno scasso largo e profondo quanto basta a ospitare il morsetto dell’interruttore a pulsante. Al centro pratichiamo un foro passante per il comando cilindrico.
  4. Prima di incollare i due tacchi al centro della base dobbiamo ritagliare due spezzoni di scarto da interporre tra di essi, vicino alle estremità, larghi quanto il primo braccio dello stelo, in modo da mantenerli giustamente distanziati; stendiamo la colla sulle facce inferiori, premiamo in posizione e manteniamo in pressa con l’aiuto di una coppia di morsetti.
  5. Due bracci dello stelo sono lunghi 230 mm: quello inferiore va forato a un’estremità in posizione tale da poterlo incernierare alla base con un bullone a testa tonda e un dado a cupola. Lo stesso sistema si usa anche per gli altri snodi, praticando i fori a circa 40 mm dalle estremità; con un terzo spezzone più corto, circa 80 mm, si realizza il collegamento tra stelo e paralume.
  6. La luce è fornita da un faretto da 14 W con attacco GU5,3: dobbiamo procurarci l’apposito zoccolo portalampada, da fissare al centro di un listellino la cui lunghezza deve permettere di incastrarlo nel paralume a una profondità tale da nascondere il faretto. Lo zoccolo è predisposto con uno spezzone di cavo per i collegamenti, che deve passare attraverso un foro centrale praticato allo scopo nel listellino.
  7. Il prolungamento dello stelo si incolla al listello portalampada. Il primo e il terzo braccio dello stelo devono essere forati passanti per il passaggio del cavo di alimentazione in arrivo dall’interruttore.
  8. Questi fori vanno praticati vicino agli snodi e in posizione ortogonale rispetto ai bulloni, con una punta di diametro appena sufficiente al passaggio del cavo. Anche nello spessore della base si apre un foro di passaggio per il cavo, intercettando lo scasso aperto in precedenza.
  9. In teoria, l’interruttore si potrebbe inserire lungo il cavo dopo aver inciso la guaina in posizione opportuna, separato i conduttori e tagliato solo quello da interrompere, l’altro potrebbe proseguire a lato senza interruzioni.
  10. Però, vista l’angusta sede in cui va collocato, si possono utilizzare due spezzoni di cavo, dei quali un conduttore va collegato ai morsetti dell’interruttore, i due rimanenti si saldano e si riveste la saldatura con materiale isolante.

Come costruire un’amaca | Panoramica dettagliata

Tutte i passaggi e le linee guida su come costruire un’amaca

Molto spesso gli alberi del giardino sono troppo giovani e deboli per sorreggere l’amaca, altre volte in giardino troviamo solo piante e fiori. Così, durante i pomeriggi, d’estate diventa comodo avere un supporto in grado di sostenere questa struttura. Il reggi-amaca in legno che abbiamo costruito diventa addirittura un elemento d’arredo per il giardino estivo. Il legname grezzo può essere acquistato da qualunque rivenditore: sono necessari 3 travetti d’abete da 80x80x3000 mm e uno da 80x40x4000 mm.

Le procedure

Dal travetto 8×8 mm si ricavano i due pezzi da 150 mm per le basi a terra e i due pezzi inclinati di 120° che andranno a reggere l’amaca. Dai travetti 80×40 mm si ricavano i due listelli trasversali da 2000 mm. Dalle parti avanzate dei travetti 80×80 mm si ricavano i blocchi per i reggi-amaca inclinati. Il sistema di bloccaggio è formato da due travetti tagliati a 120 e 60°, in modo che l’inclinazione sia verso l’esterno, e fissati alla base attraverso una serie di tirafondi e una barra filettata che trattiene anche i montanti.

L’amaca costruita all’interno del nostro spazio verde.

Per rendere più elegante il lavoro, nella parte superiore dei montanti abbiamo sagomato una boccia decorativa. I cinque robusti listelli che formano il telaio portante hanno tutti gli spigoli smussati: questo accorgimento è indispensabile soprattutto nella traversa anteriore, sulla quale appoggiano le gambe di chi è seduto; gli altri spigoli, debitamente arrotondati, accompagnano meglio la curvatura della sagoma che forma la rete.

Cosa occorre

Gli utensili

Sega a nastro, trapano, morsa. I materiali Listello di pino o di lamellare sezione 30×50 mm (3 pezzi lunghi 1300 mm; 2 da 1000 mm); catena in acciaio nichelato (2 pezzi lunghi 900 mm; 2 da 600 mm; 2 da 1500 mm); 4 ganci aperti a S in acciaio nichelato o 2 moschettoni o occhioli con dado M6 (2 pezzi lunghi 80 mm; 2 da 110 mm); sagola uso marino diametro 3 mm (1 gomitolo lungo 60 metri).

Scanalature orientate

I due listelli laterali hanno a 30 mm da ogni estremità una scanalatura profonda 35 mm e larga 30 mm, che accoglie i listelli longitudinali: le scanalature sono orientate verso l’esterno con un angolo di circa 20°.

Per dare alle scanalature corrispondenti la medesima inclinazione tracciamo le prime due scanalature su un listello, utilizzando come sagoma un avanzo di legno della medesima sezione 30×50 mm; eseguiamo i ta-gli paralleli e asportiamo il legno all’interno con uno scalpello; posiamo il listello così lavorato sull’altro e, usandolo come dima, tracciamo con una matita appuntita le scanalature sul secondo listello.

Intrecciare la rete

Prima di assemblare il telaio con gli occhioli M6 pratichiamo sui listelli laterali, al centro del lato largo 50 mm, una serie di fori di diametro 6 mm a 80 mm uno dall’altro. Per l’intreccio della rete si annoda un’estremità della sagola in corrispondenza del primo foro di un listello; quindi si passa alternativamente la sagola negli altri fori e, alla fine del listello, la si avvolge con un giro e un nodo al listello anteriore; si procede poi in senso inverso intrecciando la sagola alle maglie precedentemente ottenute e così di seguito per tutta la superficie del sedile; l’aspetto più delicato consiste nel dare ad ogni maglia la giusta tensione alla sagola: deve essere poca e costante.

Il divano a dondolo, amaca biposto, altalena da riposo: comunque la chiamiamo serve a rendere più confortevoli i nostri momenti di ozio da trascorrere dondolando in un angolo del giardino. I cinque robusti listelli che formano il telaio portante hanno tutti gli spigoli smussati: questo accorgimento è indispensabile soprattutto nella traversa anteriore, sulla quale appoggiano le gambe di chi è seduto; gli altri spigoli, debitamente arrotondati, accompagnano meglio la curvatura della sagoma che forma la rete.

Eseguiamo con la sega a nastro le scanalature inclinate a 30 mm dalle estremità dei listelli laterali;

Pratichiamo sui listelli laterali una serie di fori equidistanti, nei quali introduciamo la sagola della rete;

Formiamo i listelli con una morsa e pratichiamo sulle giunzioni un foro passante da 6 mm in cui introduciamo il robusto occhiolo: tra dado e legno inseriamo una larga rondella.