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Morsa da banco fai da te in acciaio | Come costruirla con materiale di recupero

La morsa da banco è uno dei più comuni e indispensabili utensili da lavoro. Ecco come costruito da zero con avanzi di altri lavori utilizzando solo una mola con disco da taglio, una saldatrice a filo continuo e un trapano

La morsa da banco, in tutte le sue interpretazioni, è uno strumento fondamentale per qualsiasi lavoro che richieda di mantenere saldamente bloccato un pezzo durante le più svariate lavorazioni: più il lavoro è “pesante”, più la morsa deve essere strutturata in modo da garantire forza di serraggio e resistenza alle sollecitazioni. Naturalmente, anche il sistema di fissaggio al supporto e il supporto stesso devono essere commisurati al suo utilizzo.

Come progettare una morsa da banco fai da te

progetto morsa da banco

Avendo a disposizione diversi avanzi di semilavorati in ferro e acciaio, il nostro lettore Aureo Graca Machado ha pensato di costruirne una morsa da banco fai da te per i suoi lavori: un modello simile di tipo commerciale ha indubbiamente costo superiore alla maggior parte delle morse per uso hobbistico. Progettare una morsa da banco fai da te di questo tipo è meno semplice di quanto sembra: ogni pezzo che lo compone deve essere dimensionato e collegato agli altri in modo da garantire resistenza a forze di diverso genere, ma il nostro lettore sembra conoscere bene la materia ed essere a suo agio anche nella saldatura a filo continuo.

Come costruire una morsa da banco

cosa serve per costruire una morsa da banco

1 – Tutti i pezzi che compongono la morsa sono ricavati da materiale di recupero. Il manubrio è costituito da un tondino di acciaio inox Ø 16×240 mm con alle estremità dadi da 20 mm; gli stessi sono utilizzati anche per la testa della vite di manovra, rappresentata da una barra filettata Ø 20×340 mm.

morsa da banco fai da te

2 – Per dare un’idea delle proporzioni, la piastra di fissaggio al banco è realizzata a partire da una piastra da 210x110x8 mm a cui vengono asportati agli angoli frontali due pezzi profondi 30 mm e larghi 20 mm; le ganasce e il cannotto su cui è fissata la ganascia mobile sono ricavati da tubolare 60×60 mm con lunghezze rispettivamente di 350 e 160 mm.

saldare a filo continuo

3 –  Alla piastra di base si saldano due piastrine laterali, frontalmente, in cui sono aperti i fori per il fissaggio al banco; altri due fori vengono praticati lungo il lato posteriore.

Consigli per l’acquisto di una morsa da banco

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Levigatrici BLACK+DECKER | Recensione modelli KA199 e KA2000

Abbiamo testato “sul campo” le levigatrici BLACK+DECKER KA199 E KA2000, mettendone in luce peculiarità, differenze e finalità d’uso. Ecco il nostro responso

Prima di parlare nello specifico delle levigatrici Black+Decker premettiamo che ci sono delle valutazioni che vanno sempre fatte sull’oggetto che si sta per levigare, che servono sicuramente per decidere quale sia la carta abrasiva più adatta all’occasione, ma anche se sia più indicata una levigatrice orbitale oppure una rotorbitale.

Differenza tra le levigatrici BLACK+DECKER KA199 e KA2000

La levigatrice orbitale KA 2000 ha la piastra che effettua un movimento rotatorio attorno all’asse verticale, mentre la levigatrice rotorbitale KA199 unisce al movimento orbitale anche una vera e propria rotazione della piastra. Il vantaggio della prima è che la piastra può avere diverse forme (rettangolare, quadrata e a delta), adattandosi perfettamente a lavorare negli angoli e, con elementi aggiuntivi, anche nei punti difficilmente accessibili (fra le stecche delle persiane); inoltre la sua azione è facilmente gestibile, essendo più delicata. La levigatrice rotorbitale KA199 può avere soltanto la piastra rotonda, ma l’unione dei due movimenti sviluppa una potenza di levigatura enormemente più elevata, permettendo di procedere veloci sulle ampie superfici; inoltre l’unione di due movimenti impedisce la formazione dei classici segni circolari che restano sulle superfici, specialmente quelle dure, usando le orbitali. Entrambe hanno la piastra con attacco a velcro per la carta abrasiva; quella orbitale può averlo anche a molla.

levigatrici black+decker
  • Levigatrice rotorbitale KA199: Il doppio movimento della levigatrice permette di lavorare le superfici senza lasciare segni, ottenendo rifiniture di alta qualità. La rimozione del materiale è molto rapida e il lavoro si completa in fretta e senza sforzi grazie anche a numerose aree gommate di impugnatura (superiore, laterale e sul corpo). Sacchetto raccoglipolvere filtrante, per un’area di lavoro più pulita. Sistema di attacco carta a velcro; in dotazione un foglio abrasivo a lunga durata. Potenza 240 W, velocità a vuoto 14.000 giri/min, diametro orbite 3 mm, diametro platorello 125 mm, lunghezza cavo 2 m, freno. Costa euro 59,95.
  • Levigatrice orbitale a delta KA2000: Levigatrice orbitale con piastra a delta (Mouse®) la cui punta raggiunge bene gli angoli a 90°, con possibilità di montare il puntale aggiuntivo di levigatura dettagli. Ottimo controllo grazie al design compatto e alle 3 aree di impugnatura gommate, contenitore con sistema a microfiltri per la raccolta della polvere. In dotazione 3 fogli di speciale carta abrasiva (+ 2 fogli per il puntale) che dura fino a 4 volte di più rispetto alla carta standard; confezione in borsa morbida. Potenza 120 W, velocità a vuoto 14.000 giri/min, diametro orbite 2 mm, lunghezza cavo 2 m. Costa euro 49,95.

Levigatrici BLACK+DECKER nei dettagli – Orbitale a delta KA2000

sistema a microfiltri black+decker

1 –  Molto efficace il cassetto di aspirazione polvere con sistema a microfiltri, che cattura anche le particelle più minuscole. L’innesto del cassetto è a pressione, con o-ring di gomma che lo trattiene e impedisce alle polveri di fuoriuscire.

2 – Tolto l’intero corpo filtrante, si svuota separando i due gusci che lo compongono.

3 – 4 Per applicare il puntale aggiuntivo in dotazione, va tolta e poi rimessa la vite che blocca il tassello di punta romboidale della piastra.

5 – Sia il tassello sia il puntale hanno due scontri che si innestano in spazi della piastra, atti a rendere molto solida la loro giunzione; cosa necessaria visto che la punta è la zona solitamente più sollecitata della piastra.

6 –  L’attacco per la carta abrasiva fa affidamento sul velcro, molto comune e molto comodo per una sostituzione rapida del foglio consumato.

7 – L’avviamento della levigatrice avviene tramite il pulsante a scorrimento posto sul dorso dell’impugnatura.

Leggi la scheda tecnica sul sito BLACK+DECKER

Levigatrici BLACK+DECKER nei dettagli – Rotorbitale KA 199

  1. Il sistema di filtraggio

    Il sistema di filtraggio della KA199 ha un corpo filtrante che si estende posteriormente al suo raccordo di plastica che si innesta nel tubo di uscita delle polveri. Il blocco/sblocco avviene con sistema a baionetta.

  2. Piastra a velcro forata

    La piastra con sistema a velcro ha i classici fori, che deve avere anche la carta abrasiva, per l’aspirazione delle polveri; ma non quella ad alto rendimento, in dotazione, che è formata da un reticolo in cui l’aria passa liberamente.

  3. Sistema di avviamento dietro l’impugnatura

    Il sistema di avviamento della macchina è direttamente collegato a un’ampia porzione dell’impugnatura, sotto la quale è situato un interruttore a molla. Con la spina scollegata dall’alimentazione, se si preme il dorso, si avverte il clik di intervento dell’interruttore.

  4. Pulsanti di blocco/sblocco

    La macchina, tuttavia, ha anche un altro interruttore di blocco/sblocco, con una duplice funzione: una è quella di impedire l’accensione involontaria della macchina, nel caso si prema inavvertitamente il dorso, con la spina inserita; l’altra è quella di bloccare accesa la macchina durante le sessioni di lavoro più lunghe.

  5. Impugnatura della levigatrice

    La levigatrice va avviata impugnandola in questo modo, senza toccare la superficie da lavorare, ma avvicinandosi a essa quando ha raggiunto la velocità massima; mai applicare eccessiva forza in appoggio.

Leggi la scheda tecnica sul sito BLACK+DECKER

Borsa morbida per il trasporto delle levigatrici BLACK+DECKER

borsa portalevigatrici

La borsa morbida per il trasporto della levigatrice è un’ottima soluzione per raccogliere elettroutensile, accessori e carta abrasiva in un unico contenitore e portare, come si suol dire, “in cantiere” tutto ciò che serve. Questo tipo di borsa si apprezza soprattutto per la praticità e rapidità con cui si ripone ogni cosa al suo interno, senza dover avvolgere perfettamente il filo tutte le volte, come necessario per chiudere le valigette rigide.

Conclusioni

In conclusione possiamo dire che con le levigatrici BLACK+DECKER ortbitale e rotorbitale si ottiene un identico risultato, usando carta abrasiva con stesse caratteristiche, ma quello che fa una, l’altra non è in grado di farlo. Quindi, sono necessarie entrambe.

Incastro a tenone e mortasa

L’incastro a tenone e mortasa è il classico incastro maschio-femmina per giunzioni solide e portanti

Quando il falegname ha a che fare con strutture da unire solidamente senza l’uso di chiodi, viti o cavicchi, l’incastro a tenone e mortasa è l’unico sistema davvero utilizzabile in sicurezza di tenuta.

Esistono molti modi per eseguire un incastro a tenone e mortasa: il più semplice e classico prevede l’uso di attrezzi comuni come il seghetto a dorso, lo scalpello e la raspa; un truschino e una matita sono necessari per tracciare le linee di taglio.

Di solito questo l’incastro a tenone e mortasa si ottiene per unire montante e traversa di un telaio: quindi la mortasa è ricavata nel montate e il tenone nella traversa. In ogni caso si sta parlando di uno dei più classici tra gli incastri in legno

La mortasa

Prima di iniziare un lavoro, dobbiamo eseguire la tracciatura delle linee di taglio: si parte dalla mortasa, dopo aver squadrato e allineato gli spigoli della tavola o del listello.

Tracciate le linee trasversali con la squadra a cappello (ha un lato di spessore maggiore dell’altro con cui si appoggia e scorre lungo il listello da tracciare), segniamo quelle longitudinali, nel senso della fibra del legno, con il truschino.

Eseguiamo tre o quattro fori di riferimento con un trapano e una punta di diametro uguale alla larghezza della mortasa per facilitare la successiva operazione di scavo con scalpello.

Possiamo realizzare delle mortase anche costruendo una mortasatrice fai da te.

Il tenone

Si usano sempre squadra a cappello, matita e truschino: dopo aver tracciato le linee che dividono lo spessore della traversa in tre parti uguali e quelle che indicano la lunghezza del tenone (serve una squadra), si stringe il pezzo in morsa per eseguire il taglio con la sega a dorso.

Si comincia a tagliare lungo le due linee longitudinali, mantenendo il pezzo leggermente obliquo; quando si è raggiunta la profondità voluta si continua con i due tagli trasversali che creano la spalla del tenone (devono essere ben in squadra con le facce) asportando un pezzo di legno per parte.

Lavorando lungo vena, durante il taglio, facciamo attenzione alle fibre del legno che possono far deviare la lama. Restringiamo il tenone anche lateralmente, asportando una piccola parte di materiale sempre con il seghetto; rifiniamo con la raspa.

Proviamo diverse volte il pezzo nella mortasa apportando gli aggiustamenti necessari o con lo scalpello o semplicemente con la carta vetrata.

Incastro a tenone e mortasa a mano

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  1. Per realizzare tenoni e mortase a mano Eseguiamo una leggera bisellatura degli spigoli con scalpello o carta vetrata in modo da facilitare l’ingresso del tenone; il suo spessore deve essere pari a un terzo dello spessore del pezzo da cui si è ricavato.
  2. Un velo di colla vinilica rende ancora più solida la giunzione che, molte volte, come nel caso della gamba di un tavolo con i fascioni laterali, ha carattere portante ed è sottoposta a sforzi.
  3. Il tenone deve entrare nella mortasa senza ballarvi dentro, ma non deve neanche forzare troppo, con il rischio di fendere la mortasa; in teoria, non dovrebbe occorrere neanche la colla, se l’incastro è perfetto!

Incastro a tenone e mortasa con la combinata

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  1. quando una realizzazione richiede molte unioni con mortase e tenoni che, fatte a mano, ci impegnerebbero ore e ore di lavoro faticoso, la combinata ci viene in aiuto. Una precisa impostazione delle guide e degli attrezzi ci permette di ottenerli, tutti uguali e perfetti, in poco tempo. Poniamo che sul capo dei listelli orizzontali dei due telai, sezione 30×40 mm, di piatto, si voglia ricavare un tenone lungo e largo 40 mm e spesso 16. Trenta meno 16 fa 14 che diviso 2 fa 7. Solleviamo la lama della circolare di 7 mm rispetto all’altezza del carrello e mettiamo la guida parallela a 40 mm dalla faccia opposta della sega. Montati i listelli sul carrello col capo poggiato contro la guida parallela, li incidiamo di traverso.
  2. montiamo sull’albero della toupie una lama da circolare o una fresa a disco
  3. con una sola passata per lato di sega o qualcuna di più di fresa realizziamo il tenone.
  4. alzando il pianetto della mortasatrice fino a che la punta Ø 16 mm corrisponda al tenone poggiatovi accanto e regolando la corsa laterale a 40 mm, apriamo la mortasa. Le facce strette sono arrotondate in modo da calzare bene.

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  • Utilizzi: le punte per foro quadrato non possono essere utilizzate con un normale trapano elettrico, ma devono essere usate con un trapano per fori quadrati (mortasatrice e tenonatrice).
  • Realizzato in acciaio super rapido (HSS) con superficie lucidata a specchio e punta affilatissima. La spirale di scarico e la punta filettata renderanno l'uso più semplice e senza sforzo.
  • La forma permette la rimozione laterale dei trucioli di legno, migliorando così l'efficienza dell'operazione. Riducono il carico di lavoro degli operai edili; accelerano la velocità di costruzione; riducono i costi di costruzione per i settori dell'installazione, del restauro e della decorazione.
  • L'utensile modella il foro durante la perforazione grazie al corpo rotante: mentre si trasmette forza al corpo esterno da trapanare, la parte interna del materiale viene sminuzzata dalla punta rotonda e poi squadrata dalle pareti dell'involucro della stessa, realizzando un foro quadrato in un unico passaggio; puoi rimuovere la polvere dall'incavo; assicurati che i bordi siano dritti e puliti.
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Tracciare e scavare una mortasa di precisione

tenone e mortasa

  1. una mortasa precisa e funzionale può anche essere realizzata senza attrezzature particolari: si tratta in primo luogo di individuare la mezzeria del pezzo (molto comodo il truschino) e di tracciare i confini della scanalatura da creare: il truschino va passato in modo da lasciare una traccia ben evidente.
  2. servendosi del trapano montato sulla colonna si praticano alcuni fori: i due esterni devono coincidere con il limite della mortasa e tutti devono essere allineati sulla mezzeria; in questo caso non serve la punta per mortasare, ma va bene un normale esemplare per legno e ferro. E’ meglio iniziare il lavoro con fori di piccolo diametro.
  3. montiamo il trapano su colonna quando vogliamo ottenere fori precisi, perfettamente ortogonali al pezzo, e magari non passanti; con la colonna, disponendo opportuni scontri che tengono il pezzo sempre nella medesima posizione, effettuiamo con grande precisione e senza bisogno di ripetute tracciature serie identiche di fori su pezzi uguali. Si prosegue con altri fori vicini fino a scavare l’intera superficie della mortasa.
  4. sgrossata la mortasa col trapano, si pareggiano i bordi con uno scalpello da legno, asportando di volta in volta piccole quantità di materiale: si tratta di un lavoro molto delicato, da eseguire quindi con la massima attenzione e sfruttando quanto è possibile la direzione della vena per evitare scheggiature.

Per teste di gambe

incollaggio gamba legno
Una lavorazone banale, come inserire un tenone nella sua mortasa ha bisogno, oltre che degli strumenti per ottenere l’incastro, di un martello in resina e di una raspa per effettuare l’ultimo aggiustamento del tenone.

incastro legno
Anche per fissare le gambe al telaio del tavolo il metodo della linguetta può costituire un’alternativa al sistema a tenone che resta però la soluzione più valida. Occorre, in ogni caso, che il legno in cui si pratica la mortasa abbia una sezione sufficiente: tra le due mortase ortogonali, infatti, il materiale deve garantire una struttura robusta, in grado di resistere agli sforzi di torsione cui è normalmente sottoposto un tavolo.

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Humidor fai da te per sigari

Per mantenere i sigari sempre al giusto grado di umidità costruiamo un humidor fai da te a doppio fondo, che contiene una spugna da mantenere sempre umida

Un diaframma di legno, provvisto di tanti piccoli fori, isola la spugna dall’estremità inferiore dei sigari, collocati nel vano superiore dell’humidor fai da te. Attraverso i fori del diaframma il microclima denso di umidità si diffonde all’interno. L’humidor fai da te è un prisma esagonale realizzato in legno compatto: l’iroko è l’essenza ideale, perché lavorabile con facilità, dalle venature intense, resistente all’umidità.

Per gli stessi motivi, l’assemblaggio dei pezzi deve essere effettuato con colla marina: è bianca, si acquista in polvere, è economica e l’essiccazione si completa in circa 8 ore. Trattandosi di un prisma esagonale, le sei pareti verticali dell’humidor fai da te devono avere i bordi longitudinali tagliati a 30°.Chi desidera accedere con più facilità al doppio fondo e alla spugna, può costruire il contenitore in due pezzi che si uniscono a incastro; la giunzione è a 40 mm dalla base.

Cosa serve:

  •  Un listello di iroko sezione 10×45 mm lungo 1200 mm, da cui ricavare 6 pezzi lunghi 190 mm
  • Un pezzo di compensato marino 200x200x6 mm
  • Colla marina alla cascamite
  • Un pomolo in bronzo con perno filettato
  • Rondella e dado
  • Gommalacca
  • Sega circolare, strettoio a nastro
  • Sega a dorso, trapano con supporto a colonna

Humidor fai da te – Il progetto

progettare humidor

La realizzazione

humidor fai da te

  1. Per tagliare i bordi del listello con un’inclinazione di 30° serriamolo al piano di lavoro. Con la sega circolare, inclinata a 30°, sagomiamo i due bordi longitudinali della tavoletta di iroko.
  2. Dopo avere tagliato in sei pezzi il listello sagomato ai bordi, stendiamo su tutti i bordi inclinati un sottile filo di colla marina. Usiamo un pennello sottile, evitando di creare colature.
  3. Lo strettoio a nastro è adatto per esercitare una pressione uniforme su perimetri di qualsiasi forma. Posizioniamo il nastro al centro del contenitore e mettiamolo in trazione agendo sulla leva.
  4. Usiamo il perimetro esterno di una dima esagonale per tracciare il coperchio del contenitore. Il perimetro interno della stessa dima serve per tracciare il sottocoperchio, il fondo e il diaframma interno.
  5. Sull’esagono che utilizzeremo come diaframma pratichiamo una serie di fori con punta Ø 4 mm. Per un lavoro migliore ci conviene serrare il pezzo nell’apposita morsa per colonna.
  6. La finitura si effettua all’esterno della scatola, perché all’interno odori e sapori di colorante possono influire sul gusto dei sigari. Usiamo allo scopo la gommalacca, che aggiunge una sfumatura ambrata.

Humidor, umidificatore per circa 15 sigari, colore marrone
  • Dimensioni: larghezza: 23 cm, profondità: 22 cm, altezza: 6 cm.
  • Umidificatore con polimeri acrilici inclusi: immergete la scatola umidificatore in acqua distillata. La scatola può apparire vuota, ma i cristalli all'interno si gonfieranno una volta bagnati e riempiranno l'intero volume della scatola.
  • Interno in legno di cedro spagnolo.
  • Marca Humidor, umidificatore per circa 15 sigari, colore marrone.
GERMANUS Humidor Armadietto contenitore per sigari marrone
  • GERMANUS Humidor Armadietto contenitore per sigari marrone
  • Humidor di sigari GERMANUS per circa 100 sigari. La capacità esatta dipende dalla dimensione dei sigari che desideri conservare. 250 mm x 230 mm x 230 mm
  • Con impiallacciatura in legno di cedro spagnolo.
  • Include umidificatore a cristallo con igrometro.
  • Include un libro di istruzioni dettagliato su Germanus in inglese e tedesco. Il divisorio in legno (solido) è incluso per ogni cassetto
Germanus - Cristalli per umidificatori Humidor, prodotto in Germania
  • Germanus, polimeri acrilici in cristalli per umidificatori Humidor.
  • Circa 1 litro di cristalli ricaricati.
  • Importante: i granuli possono assorbire acqua fino a cento volte il loro volume.
  • La confezione include i cristalli secchi. Basta immergerli in acqua distillata per ricaricarli. La seconda foto mostra i cristalli umidificatori ricaricati.
  • La confezione include istruzioni dettagliate scritte o in video (lingua italiana non garantita).
GERMANUS Sigari Humidor Classicus II con igrometro e umidificatore e GERMANUS Manuale Marrone
  • GERMANUS Marchi Humidor in finitura marrone
  • Cedro spagnolo legno Humidor con igrometro e GERMANUS cristallo umidificatore per ca. 50 sigari (calcolato sulla base di Corona dimensioni sigaro)
  • Qualità Box umidificatore con Magnet Holder, divisore (in legno)
  • GERMANUS Humidor Brevier: Include il manuale dettagliato con foto e video. Le nostre istruzioni ha sostenuto migliaia di principianti nel corso degli ultimi anni.
  • Dimensioni (esterno): 25.0 x 21.7 x 10.5 cm, Dimensioni (all'interno): 22.5 x 19.0 x 9.0 cm
GERMANUS Sigari Humidor Desk I con igrometro e umidificatore e GERMANUS Manuale Marrone
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Tavolo allungabile fai da te con panca

Un tavolo allungabile fai da te dalle linea moderna, insieme alla sua panca, offre abbastanza posto per l’intera famiglia e, all’occorrenza, anche per gli amici

Nelle case più fortunate, quelle dove pranzi e cene con amici e parenti sono molto frequenti, il tavolo da pranzo non ha mai un numero di commensali costante. Il mobile ideale in questi casi è un tavolo allungabile fai da te, da aprire alla bisogna e richiudere con un semplice gesto. Mettiamo anche di voler arricchire la sala da pranzo con un bel legno di noce: non ci resta che mettere mano agli attrezzi e costruircene uno con la propria panca.

Quale legno scegliere per costruire il tavolo allungabile fai da te

La materia prima per il tavolo allungabile fai da te è il lamellare di noce scuro, spessore 26 mm, venduto in larghi pannelli. La forma del tavolo e della panca è la più semplice e lineare possibile, con le gambe a filo del piano per mettere in evidenza il massello che le compone. L’unione di tutti i pezzi è affidata alle lamelle domino, che sono molto robuste e, usando l’apposita fresatrice, anche molto precise.

Per ottenere la prolunga, il tavolo è diviso in due parti collegate da un paio di guide scorrevoli su sfere molto robuste e silenziose. La prolunga normalmente è nascosta sotto il piano e si estrae, a tavolo aperto, ruotandola su di un’asta che fa anche da chiusura di sicurezza per bloccare il movimento del tavolo.

Gli attrezzi necessari per la costruzione sono pochi:

  • un trapano con supporto ortogonale e qualche punta
  • una sega a disco,
  • levigatrice
  • la fresatrice,
  • trapano avvitatore
  • qualche strettoio

Tavolo allungabile fai da te – La prolunga ingegnosa

Tavolo allungabile fai da te, costruire un tavolo, tavolo allungabile

Le guide di alluminio ancorate all’interno dei fianchi del tavolo allungabile fai da te possono scorrere avanti e indietro su piste a sfere. Le due gambe mobili sono munite di ruotine incassate che permettono al tavolo di allungarsi senza strisciare sul pavimento. La prolunga ad ala normalmente riposa piegata in due sotto il piano del tavolino che misura, nella configurazione ristretta, 900×1850 mm. Sfilando di lato le gambe si può ribaltare la prolunga facendola ruotare attorno all’asta che corre sotto il tavolo. I quattro tasselli sporgenti dalla prolunga si inseriscono sotto il piano del tavolo, bloccando insieme le parti. Il tavolo in questa configurazione è diventato 2650 mm di lunghezza.

La costruzione della panca

Tavolo allungabile fai da te, costruire un tavolo, tavolo allungabile

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Cosa occorre per costruire la panca

  • Lamellare noce spesso 26 mm: 12 pezzi (1) da 480×78 mm; 1 pezzo (2) 400×1444 mm; 2 pezzi (3) da 244×78 mm; 1 pezzo (4) da 1440×60 mm; 2 pezzi (5) da 244×60 mm; 4 pezzi (6) da 60×50 mm;
  • Bulloneria: 4 viti M6x60 mm; 4 fondelle per M64 inserti filettati M6;
  • Viti da legno autofilettanti.
  • Colla resistente all’acqua
  • Lamelle domino

Tavolo allungabile fai da te, costruire un tavolo, tavolo allungabile

  1. Facendo scorrere la sega a disco su una guida, si tagliano dodici tavolette da 78×480 mm dal lamellare di noce per costruire le gambe della panca.
  2. Utilizzando colla resistente all’acqua si uniscono a tre a tre le tavolette con un buon numero di morsetti in modo da ottenere quattro travetti a sezione quadrata.
  3. Una volta essiccato l’adesivo, si rimuove la colla debordata passando le superfici con una levigatrice.
  4. Con tavolette lunghe 244 mm montate a “T” (3 e 5) si realizzano i rinforzi che collegano le gambe della panca. Per l’unione è sufficiente un po’ di colla e qualche morsetto.
  5. La giunzione con le gambe è irrobustita dalle lamelle domino, la cui sede si ottiene mortasando le due parti con una speciale fresatrice e inserendo spine di faggio piatte e colla nei fori.
  6. Prima dell’assemblaggio si smussano gli spigoli vivi delle tavole con una leggera passata di fresa.
  7. Molto importante in questo progetto è il rispetto dell’ortogonalità: la precisione dei tagli rende il lavoro di assemblaggio molto semplice, perché si trova perfetta corrispondenza nell’unione dei pezzi controlaterali.
  8. A questo proposito è necessario centrare con la massima precisione il foro sede degli inserti filettati M6 con quello passante nel rinforzo del longherone, dove si infila poi la vite.
  9. Per unire le coppie di gambe alla seduta bastano quindi due sole viti per parte, che vanno a fare salda presa nell’inserto filettato. A garantire l’accoppiamento e la rigidità della panca contribuiscono in modo determinante le quattro lamelle domino, che si inseriscono senza laschi nelle relative sedi.

La struttura del tavolo allungabile fai da te

Tavolo allungabile fai da te, costruire un tavolo, tavolo allungabile

Cosa occorre per realizzare la struttura del tavolo allungabile fai da te:

  • Lamellare noce spesso 26 mm: 16 pezzi (1) da 750×104 mm; 1 pezzo (2) da 900×1642 mm; 2 pezzi (3) da 104×692 mm; 2 pezzi (4) da 800×450 mm; 2 pezzi (5) da 1642×85 mm; 4 pezzi (6) da 692×85 mm; 2 pezzi (7) da 1320×75 mm; 3 pezzi (8, 9 e 10) da 570×75 mm; 1 pezzo (11) da 80×692 mm; 2 pezzi (12) da 85×50 mm; 2 pezzi (13) da 170×70 mm; 3 pezzi (14) da 45×40 mm; 9 pezzi (15) da 75×15 mm;
  • Ferramenta: 2 viti M6x60 mm, 2 rondelle per M6, 2 inserti filettati M6
  • viti da legno autofilettanti
  • 2 guide scorrevoli lunghe 1290 mm
  • 3 cerniere invisibili 50×38 mm (aperte)
  • 2 rotelle
  • 2 piedini in plastica dura
  • chiodi da 40 mm
  • carta abrasiva di varie grane
  • colla resistente all’acqua
  • lamelle domino 10x24x50 mm
  • olio indurente
  • solvente per olio

1

  1. Si costruiscono due blocchetti di montaggio (12) per fornire un solido ancoraggio tra gambe e longheroni. Il foro deve essere perfettamente in squadra e passante.
  2. Per unire solidamente tavola e blocchetto si piantano due chiodi nel longherone (5) e si taglia via la testa con un tronchesino. Si allinea il blocchetto, si spalma la colla e con qualche martellata si fanno aderire i pezzi.
  3. Il comodo morsetto ad eccentrico si occupa di tenere accostate le due parti finché la colla non è asciutta.
  4. Utilizzando un paio di blocchetti da 40 mm come riscontro, si collegano i longheroni sotto il piano del tavolo (2) con il sistema dei chiodini e della colla.
  5. La testa del piano, verso il lato fisso, viene provvista di una serie di mortasature per le lamelle domino che vengono inserite, ma non incollate, per permettere un successivo smontaggio in occasione di traslochi.
  6. Gambe e piano vengono messe insieme provvisoriamente per poter segnare sulla gamba la posizione del foro del blocchetto, quindi si pratica un foro da 10,5 mm per l’alloggiamento dell’inserto filettato di ottone.
  7. L’inserto si avvita nel foro usando una vite M6 e un controdado. I sottili filetti esterni all’inserto affondano nelle pareti del foro e forniscono l’ancoraggio per il longherone.
  8. Si prepara la tavola di supporto che sostiene il peso del piano del tavolo praticando 8 fori da 5 mm.
  9. La tavola di supporto è avvitata sotto la coppia di gambe fisse con quattro viti 4×40 mm.
  10. Usando una fresa forstner e un trapano con supporto ortogonale si pratica un incavo sotto due delle gambe del tavolo.
  11. Gli incavi servono per ospitare una rotellina che facilita l’allungamento dell’estensione del piano. La profondità deve essere tale da far risultare l’altezza delle due gambe identica a quella delle altre due, sotto le quali si applica una coppia di piedini.
  12. La coppia di gambe fisse, con struttura molto simile a quelle della panca, si fissa al piano del tavolo con quattro viti da 4×40 mm.

Il traverso centrale

Tavolo allungabile fai da te, costruire un tavolo, tavolo allungabile

  1. Centrando la punta a 14 mm dal bordo, si pratica un foro da 17 mm nel traverso esterno del telaio mobile (10). Il foro serve per supportare l’estremità del tubo su cui ruota la prolunga a scomparsa.
  2. Dato che le punte da 17 non si trovano in tutti i laboratori, si può forare con una punta da 16 mm alesando poi il foro con una spina tonda su cui si avvolge un pezzo di carta abrasiva grossolana.
  3. Sul traverso interno (9) si procede con la stessa operazione forando e alesando fino al diametro di 17 mm, poi, con una sega a pettine, si taglia il foro fino ad ottenere un’asola aperta che facilita il montaggio della barra di supporto della prolunga.

Il sostegno della prolunga

Tavolo allungabile fai da te, costruire un tavolo, tavolo allungabile

Le guide per l’estensione del tavolo (prodotte da Hettichsono composte da un paio di profilati esterni che si collegano con le parti del tavolo e un componente ad H, nel quale le sfere in solido acciaio scorrono con precisione all’interno di quattro binari, fornendo una stabilità laterale e una scorrevolezza eccellenti anche con carichi elevati.

Queste guide sono disponibili con estrazione parziale, totale e maggiorata. L’asta da 3/8” ha una doppia funzione: grazie alla leva nera può essere manovrata per agganciarsi in un paio di incastri, rappresentati dai lamierini trapezoidali, e bloccare il tavolo in posizione chiusa o aperta. In più fornisce il supporto per la rotazione del piano supplementare ripiegato all’interno del telaio.

Le particolari cerniere a scomparsa consentono il ripiegamento a libro della prolunga e le rotelle consentono il movimento delle gambe senza danni per il pavimento. Infine il grosso angolare fornisce il supporto per lo scivolo di legno (13) che sostiene il piano durante il ripiegamento.

Tavolo allungabile fai da te, costruire un tavolo, tavolo allungabile

  1. Le tavole che formano il telaio mobile sono mortasate per l’inserimento delle lamelle domino. Le due parti lunghe (7) sono forate anche per far passare le viti che assicurano le giunzioni.
  2. I collegamenti con le spine sono spalmati con una giusta quantità di colla che, al momento del serraggio tra i morsetti, deve essere rimossa per non macchiare il legno.
  3. Il telaio mobile completo presenta il foro e l’intaglio per il passaggio del tubo di supporto ed è la componente che mette in collegamento la parte fissa e quella mobile del tavolo.
  4. Si collegano le guide di scorrimento al telaio mobile attraverso una serie di forature laterali. Le parti esterne, invece,  si uniscono al piano tramite l’aletta superiore.
  5. Il tubo viene inserito nel telaio dopo avere smontato con una chiave da 8 mm il pernetto che sporge ad un’estremità.
  6. Sul lato opposto del telaio il tubo è ancorato ad una piastrina che ne impedisce il movimento assiale. La maniglia nera è orientata a 90° rispetto al pernetto.
  7. La parte fissa del tavolo è ormai completa.
  8. Le parti interne delle guide, quelle collegate con il telaio mobile, sono leggermente più basse delle controparti esterne collegate al piano del tavolo in modo da poter scorrere liberamente senza strisciare sul legno.
  9. Per ultimo si unisce il telaio alle gambe munite di ruote inserendo quattro viti 5×40 mm, curando con attenzione la centratura delle due parti e l’allineamento con il piano.

Montare la prolunga

Tavolo allungabile fai da te, costruire un tavolo, tavolo allungabile

Tavolo allungabile fai da te, costruire un tavolo, tavolo allungabile

  1. La prolunga è formata da due tavole (4) che misurano 450×800 mm unite al centro da tre cerniere invisibili. L’incasso che le ospita è costruito con un’ingegnosa mortasatrice casalinga formata da blocchetti di legno di lunghezza tale da far fuoriuscire la punta solo per la profondità della cerniera (dettaglio 2).
  2. I due pannelli si sovrappongono per controllare il perfetto allineamento dei fori. Se le cerniere non dovessero entrare facilmente nei fori occorre mettere mano allo scalpello per i necessari aggiustamenti che evitano dannose sollecitazioni al legno e al metallo.
  3. Si sistema la prolunga in posizione aperta sotto il tavolo capovolto e si allinea con il resto del piano di appoggio lasciando uno spazio libero di un paio di centimetri per parte.
    Poi si fissano le piastrine poste sul tubo alla prolunga con quattro viti da 4×25 mm.
  4. Dopo aver accostato la prolunga al piano si montano i tasselli (15) che allineano le due parti. il loro compito è di sostenere la prolunga ed evitare che si richiuda quando viene caricata al centro. Questa “sicurezza” viene saltata durante il ripiegamento aprendo un po’ di più il tavolo.

Tavolo allungabile fai da te, costruire un tavolo, tavolo allungabile

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5. Il bloccaggio del tavolo allungabile fai da te in posizione chiusa o aperta è affidato alla rotazione della barra di sostegno. Con la punta forstner si praticano due incavi nei punti dove arriva il piolo della barra quando il tavolo ha la prolunga e quando è senza.
6. Calcolando il gioco che possono avere le varie parti in movimento, si montano le piastrine trapezoidali sul foro in una posizione in cui il piolo possa entrare nel foro solo strisciando sul margine inclinato della piastrina.
7. La leva nera posta all’altra estremità della barra, nascosta dietro la tavola che unisce le gambe, comanda la rotazione della barra di sostegno del piano: quando si vuole aprire il tavolo si abbassa la leva in posizione verticale sganciando il perno dal suo alloggiamento.
8. Una volta portato il tavolo nella nuova posizione si richiude la leva agganciando di nuovo il perno nell’altro incastro.
Con questo meccanismo si assicura la solidità del tavolo anche quando lo si deve reggere o tirare. Per compensare i piccoli giochi che si possono generare con l’uso, le piastrine possono scorrere di alcuni millimetri lungo le asolature dei fori ed essere regolate alla perfezione.

Sostegno sagomato

Tavolo allungabile fai da te, costruire un tavolo, tavolo allungabile

La finitura del tavolo allungabile fi da te

Tavolo allungabile fai da te, costruire un tavolo, tavolo allungabile

  1. Usando carte via via più fini, fino alla grana 280, si levigano tutte le superfici del tavolo, quindi si elimina ogni traccia di polvere.
  2. Il legno viene bagnato abbondantemente con olio indurente diluito in solvente, in modo da far penetrare il prodotto in profondità. Dopo 30 minuti si passa un panno morbido per asciugare l’olio in eccesso e dopo 12 ore il mobile è già utilizzabile.

Tavolo allungabile fai da te, costruire un tavolo, tavolo allungabile

Consigli per l’acquisto di un tavolo allungabile

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  • La sua struttura in nobilitato melaminico di alta qualità ha un decoro cemento molto moderno ed è lavorata in folding per non vedere giunture tra i pannelli.Le guide sono telescopiche in alluminio e sono già montate sul piano e il cliente deve solo avvitare le quattro gambe con le viti e la chiavetta in dotazione
  • è un tavolo da quattordici posti e puo' essere affiancato al nostro tavolo allungabile BACCO e DIONISIO perchè ha le stesse misure in altezza e larghezza
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Cartongesso curvo | Come si lavora e come si ritaglia a nostro piacimento

Il cartongesso curvo non esiste, ma lo possiamo ritagliare per ottenere qualsiasi tipo di curva

Risulta opportuno partire proprio da qui, ovvero nell’affermare che non esiste il cartongesso curvo pronto all’uso: il cartongesso si acquista solo in lastra rettangolare, solitamente da 2,50×1,50 metri. Gli spessori differenti possono incidere su una minore o maggiore flessibilità. La predisposizione di un opportuna intelaiatura metallica ne consente l’applicazione per la realizzazione di superfici curve, ovviamente dopo averlo tagliato a misura con il seghetto alternativo.

Come costruire superfici con il cartongesso curvo

arco in cartongesso curvoLa linearità architettonica è uno standard per gli appartamenti moderni, dettato soprattutto da un certo rigore economico che porta il costruttore a non discostarsi mai dalla strada più semplice e remunerativa. Questo comporta, ad esempio, la quasi totale mancanza nelle case d’oggi di soffitti a volta ed archi, che tanto hanno reso funzionali (strutturalmente) e belle le costruzioni di un tempo. Per fortuna i moderni sistemi costruttivi con cartongesso curvo vengono incontro a chi volesse assaporare almeno un po’ di quelle antiche atmosfere: il cartongesso è un materiale che non solo è facilmente ritagliabile, ma si può anche flettere, così come è curvabile la struttura d’acciaio che lo deve sostenere.

Queste cose il nostro lettore Massimo Bergo le sa bene e, quando decide di rinnovare il suo appartamento, ne tiene conto, riuscendo a trasformarne l’aspetto con il cartongesso curvo.

L’idea è quella di raccordare alcuni pilastri del soggiorno con ampi archi, costruire un mobile multimediale portaTV modellato con forme sinuose che possa contenere anche i diffusori acustici, realizzare una grande mensola fissa sulla parete di fondo dell’ambiente.

supporto per tv con cartongesso curvato

Come raccordare dei pilastri con cartongesso curvo

intelaiatura metallica per cartongesso

1 – Sulla base della larghezza dei pilastri si costruisce l’intelaiatura di profilato d’acciaio. Si inizia fissando i profili a U sul soffitto, attraversando il locale da una parte all’altra; poi, sempre con profilo a U, si scende lungo gli spigoli dei pilastri quel tanto che basta. Da questo punto il profilato che si usa è quello modellabile ad arco che ogni 60 cm va sorretto con un pezzo a U per seguire la corretta curvatura.

taglio cartongesso con cutter

2 –  Tagliando i vari pezzi di forma irregolare per rivestire il fianco dell’arco si produce parecchio scarto; il bello del cartongesso è che, a parte i pezzi più piccoli, si può riutilizzare facendo qualche giunta in più.

cartongesso curvo

3 – Nella faccia inferiore dell’arco il cartongesso va curvato. Con angoli limitati, come in questo, non è il caso di acquistare il tipo più flessibile e leggermente più sottile, perché anche quello normale riesce a flettere a sufficienza.

arco in cartongesso

4 – Nella faccia inferiore dell’arco il cartongesso va curvato. Con angoli limitati, come in questo, non è il caso di acquistare il tipo più flessibile e leggermente più sottile, perché anche quello normale riesce a flettere a sufficienza.

Come realizzare una mensola sinuosa con gesso rivestito curvo

amerigo vespucci fai da te

1 -Ecco il risultato finale nella parete di fondo del soggiorno dove, oltre al secondo arco, col cartongesso viene realizzata anche una mensola fissa su cui fa bella foggia il modellino in scala dell’“Amerigo Vespucci” costruito dal nostro lettore

telaio per parete curva in cartongesso

2 –  Anche la mensola presenta delle curvature sui lati destinate a raccordarsi perfettamente con la parete. Il telaio viene montato sul banco e, soltanto in seguito, fissato alla parete con tasselli.

cartongesso fai da te

3 – La mensola viene rivestita con pezzi di cartongesso, scarti dei pannelli usati per gli archi; la stuccatura deve raccordare perfettamente mensola e parete soprattutto sui lati curvi.

Come costruire una parete curva in cartongesso per portaombrelli

telaio per cartongesso

1 – La forma del contenitore è dovuta alla necessità di contenere un altoparlante dell’impianto home theatre, posto nella nicchia rivolta verso il soggiorno, mentre posteriormente, verso l’ingresso, un portaombrelli.

2 – In un punto di passaggio, come questo all’ingresso, lo spigolo vivo sarebbe stato d’intralcio, mentre l’andamento curvo del fianco risulta molto meno ingombrante. Da dietro spunta il manico di un ombrello.

Porta tv in cartongesso sinuoso

come curvare il cartongesso

  1.  Anche se il piano d’appoggio, come da progetto, avrà le sue belle curve, la parte sottostante del mobile è un semplice parallelepipedo; la struttura è costruita tutta intorno ad un mobile con ripiani, adatto a contenere decoder, lettore DVD e amplificatore del sistema audiovideo. Sulla sinistra si nota un altoparlante del sistema inserito in una sezione staccata della struttura, con orientamento verso il punto d’ascolto: tutto al suo posto.
  2. Per il piano d’appoggio si usa un pannello di multistrato spesso 15 mm che si appoggia direttamente sulla struttura di profilati; sul pannello viene tracciata la curva, che poi si segue tagliando con il seghetto alternativo, lasciando almeno millimetro di abbondanza.
  3. Lungo il bordo tagliato si modella il profilato curvabile, fissandolo da sotto con le stesse viti usate per il cartongesso. Il millimetro di abbondanza si rimuove lisciando con carta vetrata tenuta con il tampone o un tacco di legno.
  4.  Ai profilati si fissa una serie di spessori distanziali utili a sostenere il secondo pannello di legno da mettere sopra per concludere il piano d’appoggio portaTV. Nella faccia di contorno va messo cartongesso; a protezione degli spigoli, come è buona norma in tutti i punti soggetti a contatti, si mette il profilato salvaspigolo, in questo caso modellabile.
  5. Segue la stesura del nastro a rete, poi la stuccatura e la carteggiatura finale che rende le superfici perfette per ricevere primer e pittura finale.

Stiferite

Stiferite opera nel settore dell’isolamento termico sin dal 1963, anno nel quale è stata installata a Pomezia (Roma) la prima macchina in Europa per la laminazione in continua del poliuretano espanso.

Oggi è leader in Italia nella produzione di isolanti termici.

Il prodotto fu chiamato Stiferite utilizzando la radice del nome della società che allora operava a Roma, la Stifer.
La produzione fu trasferita a Padova ove gli impianti oggi producono annualmente oltre 6 milioni di metri quadri di pannelli per l’edilizia.

Il successo di questo prodotto è dimostrato anche dal fatto che il nome Stiferite è diventato sinonimo dei pannelli in poliuretano espanso.
Dobbiamo comunque ringraziare tutti i progettisti, i clienti e gli utilizzatori che hanno seguito il nostro lavoro con entusiasmo, fiducia e critica costruttiva.

Quest’ultima, in particolar modo, è stata per noi uno sprone al miglioramento continuo dei nostri prodotti, convinti che il successo di un marchio sia strettamente legato all’innovazione e alla capacità di soddisfare le esigenze tecniche del mercato e dei nostri clienti.

Se nel 1963 siamo stati i pionieri della produzione di pannelli in schiuma poliuretanica, nel 2000 abbiamo istallato una nuova linea di laminazione in grado di produrre i nuovi pannelli Stiferite con una schiuma dalle eccezionali caratteristiche fisico meccaniche, la schiuma polyiso.

 

Come fissare uno specchio a parete

Vediamo come fissare uno specchio a parete con una sospensione sicura e invisibile

Ritrovandoci in uno spazio come la mansarda, dove le pareti hanno uno sviluppo verticale limitato e volendo fissare uno specchio a parete, dovremmo considerare attentamente alcuni fattori di ingombro e di spazio.

Per fissare uno specchio di grandi dimensioni si richiede una cornice adeguata che ne aumenta l’ingombro, si può però ridurre la dimensione dello specchio ed accontentarsi di una cornice molto sottile.

Ricorrendo ai sostegni dedicati allo scopo abbiamo diversi vantaggi: fissare lo specchio rapidamente, nessun problema di abbinamento con l’arredamento esistente, non appesantiamo la parete con una specie di “mobile”, anzi, otteniamo una sensazione di maggior spazio grazie alla superficie riflettente dello specchio.

Probabilmente con questa soluzione risparmiamo anche: dobbiamo solo acquistare lo specchio nelle dimensioni volute se non ne abbiamo uno da recuperare da un vecchio guardaroba. I lati verticali dello specchio rimangono liberi; normalmente bastano due coppie di sostegni collocate una decina di centimetri all’interno rispetto ad essi.

La cornice, ottenuta con quattro bordini sagomati di polistirolo, si adatta al ridottissimo spessore dello specchio e aderisce al muro su cui viene incollata.

Cosa serve

Occorente necessario per fissare uno specchio

  • specchio della dimensione desiderata
  • sostegni per specchi
  • tasselli ad espansione

Sospensione sicura

Vediamo come fissare uno specchio, rapidamente e facilmente.

fissare lo specchio a parete con i tasselli

  1. Un paio di tasselli sarebbero occorsi anche per fissare uno specchio con cornice; si tratta di prendere  una misura in più per fissare i sostegni inferiori. Ci si aiuta con una livella a bolla appoggiata ad un’asta, sulla quale è segnato l’ingombro dello specchio in orizzontale, e si marcano i fori per i sostegni inferiori, più interni di circa 10-15 cm. Sempre con la livella e l’asta, questa volta in verticale, si traccia la posizione dei sostegni superiori, tenendo presente che i fori di fissaggio si trovano circa ad 1,5 cm all’interno rispetto all’effettiva altezza dello specchio, pertanto la distanza tra i fori inferiori e quelli superiori deve essere di 3 cm minore di essa. Si fora nei punti segnati. I materiali sono reperibili nei centri bricolage.
  2. Si inserisce il corpo di nylon del tassello nel foro.
  3. La differenza tra i sostegni superiori e quelli inferiori è individuabile a colpo d’occhio: quelli inferiori hanno un foro di diametro tale che la testa della vite rimanga all’esterno, bloccando per intero il sostegno che presenta una svasatura nella zona centrale.
  4. In quello superiore la vite penetra bloccando solo la piastrina interna, permettendo alla parte ricurva di flettersi per appendere lo specchio al muro o rimuovere spingendolo verso l’alto.
UTENSILI
Livella, trapano, avvitatore o cacciaviti, tasselli

Guarda il video

Igloo vespaio | Schema di posa e installazione

Vediamo quali sono le caratteristiche peculiari del vespaio aerato, chiamato più comunemente igloo vespaio

Igloo vespaio è un sistema innovativo per la creazione di intercapedini in genere, utilizzando casseri modulari di altezza variabile che vengono posati ad incastro con una notevole rapidità, ottenendo una piattaforma pedonabile sulla quale si effettua la gettata in calcestruzzo.

I casseri sono realizzati in polipropilene rigenerato ed hanno un’elevata capacità portante; inoltre sono utilizzabili su superfici di qualsiasi forma e, nell’intercapedine che si ottiene, possono essere collocati impianti, cavi e tubazioni. Il sistema igloo vespaio è utilizzabile anche in zona sismica, collegando la rete elettrosaldata ad opportune travi perimetrali per conferire resistenza e stabilità alle oscillazioni dinamiche.

Il vuoto sottostante costituisce un’efficace barriera al vapore e, se opportunamente aerato mediante tubazioni collegate all’esterno, è possibile smaltire il gas Radon presente nel terreno; questo tipo di gas inerte, incolore e inodore, presente in tutta la crosta terrestre, deriva dal decadimento dell’uranio ed è pertanto radioattivo e pericoloso per la salute.

Tuttavia, disperdendosi in atmosfera, non raggiunge mai livelli pericolosi, come invece può succedere concentrandosi nei luoghi chiusi. Un buon vespaio aerato per l’edilizia dopo lo scavo e le eventuali sottofondazioni correttamente eseguite, necessita di un livellamento con ghiaia, la posa di canali di areazione quindi la posa di casseformi modulari in plastica riciclata che, mutuamente e velocemente collegate, compongono una struttura autoportante, atta a ricevere il getto in calcestruzzo, o altro materiale per formare una soletta di spessore variabile, in funzione dei sovraccarichi, poggiante sui pilastrini che si formano ad un interasse di cm 56 e con un’intercapedine sottostante libera (come da scheda tecnica delle aziende produttrici) .

Solo così possiamo garantire il solaio del piano terra asciutto, perchè la camera d’aria che si realizza nelle costruzioni migliora le condizioni dell’ambiente abitativo.
In alternativa si usava, e si usa tuttora, costruire un vespaio costituito di ghiaia grossa su cui appoggiare il successivo basamento dell’edificio.

Igloo vespaio – Schema illustrativo

vespaio aerato

Igloo vespaio – La posa

Maschera autoscurante per saldatura

Se è utile ai professionisti, ancor più lo è per il far da sé che salda saltuariamente; la maschera autoscurante garantisce una facilitazione del compito soprattutto al momento dell’innesco dell’arco, quando è importante vedere cosa si fa, ma essere immediatamente protetti non appena scocca la prima scintilla

Il funzionamento della maschera autoscurante (diversa dagli occhiali da saldatore) si fonda sulla reazione di uno schermo a cristalli liquidi all’emissione di luce dell’arco voltaico innescato dalla saldatura. L’azione è istantanea e automatica, per cui non è richiesto alcun intervento dell’operatore, tanto meno alcuna abilità, non essendo obbligati a fare il balletto del “ti vedo-non ti vedo” negli attimi antecedenti l’innesco, necessario con la maschera da saldatore convenzionale.

Perché è necessario utilizzare un casco per saldatura

Per capire come saldare bene il neofita deve affrontare diverse difficoltà contemporaneamente: l’elettrodo che tende a incollare, la visibilità scarsa e distorta dei lembi da saldare, la sincronizzazione del movimento della mano che tiene la maschera con quello dell’altra che muove il portaelettrodo. Se per il professionista l’uso di una maschera autoscurante è principalmente una questione di comfort durante le lunghe sessioni di lavoro, per il dilettante, invece, è estremamente utile per affrontare la saldatura nel migliore dei modi, concentrandosi sulla corretta posizione dell’elettrodo e del suo movimento lungo i lembi, con la massima visibilità della scena sino al momento in cui si attiva l’arco e il conseguente adattamento al mutato livello della luce.

Maschera per saldare Einhell

La maschera autoscurante Einhell è indicata per la saldatura con elettrodi rivestiti, saldatura MIG/MAG, saldatura WIG, scanalatura ad arco con elettrodo di carbone, taglio al plasma per fusione, saldatura al microplasma. A riposo ha un livello di protezione 4, mentre in condizione di lavoro (con innesco dell’arco) la protezione è regolabile su valori da 9 a 13. Il tempo di commutazione da chiaro a scuro è di 1/30000 di secondo; la commutazione da scuro a chiaro è regolabile fra i valori di 0,25 e 0,8 secondi. Il funzionamento è alimentato a energia solare.

Oscuramento istantaneo

casco per saldatura

  1. Lo schermo nella situazione di riposo offre una protezione di livello 4. Tuttavia la zona di lavoro risulta ben visibile e si distinguono perfettamente le distanze e i particolari quando si procede con l’avvicinamento della punta dell’elettrodo.
  2. Nel momento in cui scocca l’arco è immediato l’oscuramento dello schermo mediante l’azione dei cristalli liquidi.
  3. Resta visibile solo la zona nella fusione e poco più, mentre tutta l’area circostante, la cui visione non è utile al fine della saldatura, si oscura completamente.

Come regolare la maschera autoscurante

maschera per saldare

  1. Esternamente alla maschera, una rotella permette di regolare il livello di protezione, da impostare in base al metodo e alla corrente di saldatura utilizzati, seguendo una tabella stampata sul manuale d’uso.
  2. Altre due regolazioni sono interne alla maschera: a sinistra la manopola che regola la sensibilità alla luce e a destra quella del ritardo del passaggio allo stato chiaro.
  3. ll visore può assumere diverse posizioni rispetto alla fascia di vestizione,
  4. regolabile per il migliore adattamento alle proprie misure.
  5. In dotazione c’è anche uno schermo protettivo di ricambio, da sostituire solo in caso di danneggiamento di quello montato.