Dizionario tecnico, caratteristiche operative e manutenzione del generatore
PAROLE DA CONOSCERE
Interruttore termico: dispositivo di protezione che spegne il motore nel caso di surriscaldamento per eccessiva richiesta di corrente.
Pressione sonora: è il livello di rumore misurato ad una certa distanza (d) dalla sorgente (quando non diversamente specificato d = 1 m); si misura in dB.
Prime power (PRP): è la potenza massima che il generatore può fornire con carico variabile ed in servizio continuo. La potenza media in un giorno non deve superare, in genere, il 70% della PRP.
Stand-by Power: potenza disponibile solo per emergenza.
Voltampere (VA): “potenza apparente” equivalente al prodotto tra tensione applicata all’apparecchiatura e corrente erogata all’apparecchiatura stessa. Le potenze nominali in VA e watt per alcuni tipi di carichi elettrici (es. le lampadine incandescenti) sono identiche, mentre per le apparecchiature elettroniche possono differire in modo significativo, con un fattore proporzionale che talvolta arriva anche al 60% di scostamento.
OPERATIVITÀ
La maggior parte dei generatori portatili o carrellati di potenza limitata ha l’avviamento a strappo; alcuni, con potenze un po’ più elevate, hanno l’avviamento elettrico a batteria e, talvolta (opzionale o di serie), anche un sistema di avvio automatico in caso di mancanza della corrente.
Quasi tutti gli elettrogeneratori hanno una presa di corrente continua, utile, per esempio, per ricaricare le batterie di un’automobile.
MANUTENZIONE
Come ogni motore a combustione interna, anche gli elettrogeneratori hanno il filtro dell’aria ospitato in un vano protetto da un coperchio, qui fissato con due viti. Il filtro richiede una corretta manutenzione che segua le istruzioni per l’uso indicate dal fabbricante.
Ci sono elettrogeneratori con motore a 2T alimentato a miscela con un misurino graduato in millilitri che permette di ottenere l’esatta proporzione fra olio e benzina (ad esempio 20 ml/litro).
Quando l’elettrogeneratore è fermo è buona norma chiudere l’afflusso della benzina con l’apposito rubinetto.
Oltre ad una corretta manutenzione della candela (l’uso della miscela ne sporca più rapidamente gli elettrodi) è importante seguire le norme di sicurezza illustrate dai pittogrammi (ad esempio“non rifornire il motore in moto” e “non usare in ambienti chiusi”).
Dallo smontaggio al riassemblaggio, l’intervento di riparazione del soffiatore a scoppio, a seguito del grippaggio del motore avvenuto per il funzionamento della macchina senza lubrificante nella miscela: una fatale disattenzione.
Il kit originale per la riparazione dei danni da grippaggio del soffiatore consta di un nuovo complesso cilindro più testa (tutt’uno), pistone e due fasce. Costa circa 65 euro.
Riparare un soffiatore a scoppio non è un’operazione per la quale dobbiamo temere in chissà quale spesa: è sufficiente conoscere un po’ la meccanica del soffiatore a scoppio… e qualche trucco. Quasi tutti gli strumenti portatili con motore a scoppio che si usano in giardino hanno ciclo a 2 tempi, ovvero, vanno alimentati con miscela. Quando si prepara il carburante per queste macchine vanno considerate alcune regole fondamentali per preservare la durata del motore.
Utilizzo dell’olio
Innanzi tutto va sempre usato olio per miscela a 2T; inoltre è meglio orientarsi su un prodotto di alta qualità perché nelle lunghe sessioni di lavoro solo un olio molto performante mantiene le sue caratteristiche, continuando a lubrificare a dovere le parti sollecitate del propulsore. Per quel che riguarda l’errore umano, se si prepara la miscela di rado, capita di mettere nel serbatoio solo benzina invece di miscela, convinti di averla già preparata in precedenza.
Per evitare questo rischio frequentissimo è buona norma usare due taniche, una più grande in cui si tiene la benzina pura, per i vari utilizzi, e una più piccola in cui si prepara la miscela, un po’ alla volta. Quindi si adotta la regola che solo il contenuto della piccola può essere messo nel serbatoio: se non ce n’è, si deve preparare nuova miscela. Infine va tenuto conto che la benzina verde si degrada più velocemente della benzina super di un tempo, quindi non la si deve mai lasciare invecchiare.
In buona sostanza quando si mette in rimessaggio la macchina per l’inverno bisogna svuotare il serbatoio e consumare tutta la benzina presente nel carburatore. Tutte queste evenienze possono essere causa di danneggiamento delle fasce e del pistone, rigando nel contempo la camicia del cilindro. Data la similitudine dei motori, questo tipo di riparazione è analoga su tante altre apparecchiature da giardino con motore a 2 tempi.
Come è fatto un soffiatore a scoppio
smontaggio del soffiatore a scoppio
Lo smontaggio inizia rimuovendo le parti di contorno, utili alla collocazione in spalla del soffiatore.
La macchina è quasi interamente rivestita di gusci in plastica, che offrono protezione all’utilizzatore dal rischio di toccare inavvertitamente parti incandescenti o in movimento.
Il componente funzionale del soffiatore è la ventola alloggiata in una specie di conchiglia: tale forma è studiata per agevolare il convogliamento forzato dell’aria nel tubo di uscita.
Tolta la ventola, che è imbullonata direttamente nell’albero motore, si toglie anche la metà sottostante della conchiglia.
La protezione del carburatore si toglie molto facilmente in quanto è tenuta solo da una vite con manopola, essendo richiesta un manutenzione frequente su tale elemento.
L’ultimo guscio di plastica è quello che comprende il sistema di avviamento, ovvero della puleggia con molla che forza il riavvolgimento del cordino dopo aver fatto lo strappo d’avvio.
Prima di entrare nel vivo della meccanica restano ancora alcuni elementi di protezione: un foglio di materiale resistente al calore è avvitato sulla testa del motore in modo che le plastiche non restino a diretto contatto con le parti più calde come le alette del cilindro, il collettore e la marmitta di scarico.
Prima di rimuovere il carburatore bisogna togliere il filtro dell’aria e sganciare la cavetteria dell’acceleratore.
Nel cuore del motore
Finalmente inizia lo smontaggio vero e proprio del motore. Le prime cose da rimuovere sono i componenti fissati direttamente al gruppo testa-cilindro: da un lato due viti con testa a brugola tengono ben stretta in posizione la marmitta.
Tra la marmitta e il collettore di scarico c’è una spessa guarnizione di materiale termorefrattario; questa ha una dimensione molto maggiore di quanto non sia necessario come utilizzo di guarnizione, perché estendendosi verso il basso e fasciando ampiamente la marmitta anche al di sotto, protegge dal calore il serbatoio del carburante.
Sull’altro lato del cilindro si rimuove il carburatore, tenuto da due viti serrate sul collettore d’aspirazione.
Il collettore, a sua volta fissato con due viti, non è in contatto diretto con il cilindro: ha una guarnizione simile a quella della marmitta, ma che si estende solo verso l’alto, per proteggere dal calore il carburatore.
La candela si rimuove non solo per l’eventuale sostituzione, ma anche per eliminare l’effetto della compressione nella camera di scoppio che rende più duro far girare a mano il motore, nelle fasi di smontaggio e rimontaggio.
Svitate quattro lunghe viti con testa a brugola, il gruppo testa-cilindro, che in questo motore è un unico pezzo, si solleva dal basamento mentre il pistone fuoriesce dalla camicia, ciondolando sullo spinotto che lo articola alla biella.
Il pistone appare decisamente provato dall’uso accidentale senza olio; una delle due fasce si è frantumata e non ve n’è più traccia. Una molletta tipo seeger va rimossa con una pinza a becco curvo per poter spingere fuori da una parte lo spinotto che tiene il pistone legato alla biella.
Lo spinotto del pistone non è in diretto contatto con la sede della biella; fra loro è interposta una gabbietta a rulli che elimina l’attrito fra i due. è facile che, lavorando in mancanza d’olio, questa ne abbia risentito: la sostituzione è consigliata.
Le fasce che accompagnano il pistone nel kit di riparazione si mettono in posizione, avendo l’accortezza di far combaciare la parte aperta con il rilievo presente sulla loro sede nel pistone.
Rimessa in sede la gabbietta a rulli si mette una goccia d’olio per lubrificare la parte preventivamente.
Per rimettere a posto lo spinotto bisogna sostenere il pistone appoggiandolo su un tacco di legno per non danneggiare lo snodo della biella.
La molletta seeger si rimette a posto tenendola per la zona centrale, inserendone l’altra estremità nella sua sede del pistone, e forzando in torsione per fare in modo che vi entri per tutta la sua circonferenza.
Il pistone nuovo va rimontato correttamente orientato: un piccolo triangolo sulla faccia superiore indica una direzione che deve corrispondere con la freccia presente sul basamento del motore e sulla guarnizione del cilindro.
Ritorno sui propri passi
Fra i vantaggi che al giorno d’oggi offre la tecnologia c’è anche quello di poter documentare il lavoro che si svolge. Queste stesse immagini delle operazioni passo-passo, che noi facciamo per illustrare il complesso dell’intervento di riparazione, rappresentano un’accortezza utilissima a chiunque per memorizzare i passaggi cruciali dello smontaggio di una macchina o un elettroutensile, per poi, quando si tratta di dover riassemblare il tutto, dipanare eventuali dubbi sul posizionamento dei pezzi e, non ultimo, riconoscere viti, dadi e rondelle utilizzate in un punto, piuttosto che in un altro. Riprendiamo quindi a ritroso i passaggi seguiti precedentemente, con l’obiettivo di rimettere tutto al suo posto.
Prima di rimontare il cilindro, è consigliabile depositare al suo interno un goccia d’olio da distribuire su tutta la superficie della camicia, tirandola con un dito.
2. Si rimette la guarnizione sul basamento del motore e su di essa si avvita il gruppo testa cilindro, serrando a fondo.
3. Rimettendo in posizione la protezione termica del carburatore, che fa anche da guarnizione, si applica il collettore d’aspirazione e si blocca con le sue due viti.
4. Segue l’aggancio della cavetteria dell’acceleratore, il cui terminale di piombo si innesta al leveraggio della valvola a farfalla.
5. Sul lato opposto del cilindro, sempre con l’interposizione del grembiule termico, si avvita la marmitta sul collettore di scarico.
6. Rimontate le ultime protezioni termiche, collegati i pochissimi fili elettrici e riavvitata la candela, di può iniziare il montaggio dei gusci di plastica: per prima la semiconchiglia del sistema di soffiatura dell’aria.
Ricordando di mettere prima la rondella d’appoggio, si inserisce sull’albero la girante,
da bloccare con rondella e dado.
Montare e provare
Mentre al momento della rimozione tutto risulta semplice, quando bisogna riassemblare sembra che qualche pezzo voglia fare i capricci, sino al punto che si può perdere la pazienza. Errore! Inoltre, accade anche che dopo un po’ di fatica si riesca nell’intento, ma, finito il lavoro, ci si accorga che qualcosa non è andato per il verso giusto. Questo può capitare in qualsiasi fase, ma in determinati punti, come quelli che seguono, si presentano riassemblaggi di cui è meglio verificare immediatamente la funzionalità, almeno della parte in questione.
Rimettere in sede il guscio esterno che porta con sé la puleggia d’avviamento è una fase semplice, ma che richiede il posizionamento corretto di determinate parti mobili; fatti gli allineamenti, le parti si innestano, le superfici di contatto nel contorno vanno a combaciare perfettamente.
Facendo in modo che nulla si muova, si innestano le viti e si serrano con una chiave a brugola. Al termine è caldamente consigliata una verifica della funzionalità del cordino d’avviamento; non è necessario mettere in moto il soffiatore, basta controllare che il cordino esca quando lo si tira per la maniglia di gomma e poi rientri richiamato dalla molla della puleggia.
Prima del montaggio del filtro dell’aria, che offre un certo impedimento nei movimenti, conviene verificare la funzionalità dell’acceleratore, agendo sull’impugnatura del soffiatore; il grilletto non deve essere duro da tirare, pena l’indolenzimento della mano nelle sessioni di lavoro più prolungate. Se così fosse bisogna lubrificare il cavo e controllare che nel montaggio non gli si abbia fatto seguire un percorso più tortuoso di quello originale. Se l’elemento filtrante è di spugna, dopo il lavaggio con la benzina, bisogna applicare due gocce di olio viscoso per filtri; se è di carta nessun lavaggio: basta una soffiata con l’aria compressa.
La chiusura della metà esterna della conchiglia non presenta problemi, se la parte interna è perfettamente allineata e centrata, altrimenti la girante tocca il guscio in qualche punto: verificare che giri senza impedimenti, non appena serrate tutte le viti sul contorno della conchiglia.
Il tubo di soffiaggio si innesta nella sede presente all’uscita della chiocciola, lasciando libera la vite con dado di ritenzione; un o-ring inserito nel suo avvallamento fornisce la necessaria tenuta nella giunzione.
La vite che blocca il tubo è fermata da un dado con sede esagonale in modo da affogare nella plastica della chiocciola; in questo modo può essere stretta con la sola chiave a brugola.
Lo schienale che isola e protegge la schiena quando il soffiatore è in spalla è montato su silent-block che eliminano completamente la percezione delle vibrazioni. Attenzione a non stringere in modo eccessivo i dadi per non rischiare di strappare la gomma di cui questi sistemi di attacco elastico sono formati.
I piccoli rattoppi di carrozzeria possono essere eseguiti fai da te con risultati più che soddisfacenti
L’area sulla quale intervenire va ripulita accuratamente con acqua e detersivo per auto, quindi risciacquata ed asciugata. Strofinando a fondo con un panno imbevuto di decerante si elimina lo strato di cera dalla carrozzeria.
Si interviene per eliminare la tacca di ruggine e levigare l’ammaccatura con una molettina abrasiva all’ossido di alluminio, procedendo fino a portare a nudo il metallo. Intorno all’ammaccatura si devono rimuovere lo sporco ed i residui di vernice.
Con stucco epossidico per carrozzeria si spiana l’ammaccatura cercando di ottenere una superficie il più possibile regolare; l’applicazione dev’essere localizzata, ma deve consentire di “sfumare” lo stucco per raccordarlo con il resto della carrozzeria.
A stucco asciutto si leviga ad acqua con tela smeriglio a grana fine, si isola la superficie con carta di giornale e si applicano tre mani di vernice spray per auto; dopo 24 ore si può verniciare con il colore originale e rifinire la superficie con una buona ceratura.
La riparazione del paraurti rientra tra i piccoli interventi sull’auto che si possono eseguire fai da te in modo rapido e autonomo
I miniutensili permettono di effettuare un’infinità di lavori di precisione. Quando si tratta di eliminare piccoli, ma significativi difetti da una superficie, con strumenti “tradizionali” si correrebbe il rischio di aggredire una zona ben più estesa di quella interessata dal danno, effettuando sì la riparazione, ma con difficoltà nel circoscriverla e renderla meno visibile.
RIPARAZIONE DEL PARAURTI: LE FASI
Anche una crepa sul paraurti può essere riparata con gli accessori giusti, utilizzati in successione.
Dremel Versatip con testa soffiante a caldo permette di fondere delicatamente i lati della crepa da entrambi i lati; bisogna cercare di penetrare a fondo.
A plastica raffreddata, si interviene con il Dremel 8200 e le spazzole abrasive per dettagli per levigare la fessura ed appianare le imperfezioni.
Si passa alla lisciatura della superficie con i cilindri abrasivi, quindi con le molette all’ossido di alluminio si pratica un’incisione a V sulla crepa per applicare lo stucco.
Si stende lo stucco sull’area interessata, lisciandolo bene e levigando con una spugna abrasiva.
Si isola la superficie e si procede con la spruzzatura della vernice nel colore originale.
Quindi si rifinisce con un prodotto lucidante per ottenere un risultato uniforme.
Con la finitura legno RELIEF della linea Tattoo Vernici possiamo realizzare una moltitudine di effetti
Relief è un fondo di preparazione multi-effetto fibrato, ideale per realizzare una finitura legno con effetti decorativi rustici o antichi, anche con sovrapposizioni cromatiche. La sua facilità di applicazione la rende ideale per riprodurre effetti decorativi rustici, dalla pietra al mattone fino ad ambientazioni naturali come un fitto canneto. Nuove finiture che rappresentano l’essenza stessa di RELIEF e rispecchiano le tendenze più moderne in termini di design. Scopri tutta la gamma sul sito Tattoo
Effetto Junco
Un effetto tridimensionale che richiama ambientazioni selvagge e incontaminate. Linee verticali percorrono la parete lungo tutta la sua altezza, come un fitto canneto. Riflessi luminosi impreziosiscono l’insieme grazie alla componente metallizzata.
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Effetto Kaskade
Una parete levigata con irregolari fessure che creano un suggestivo gioco di chiaroscuri e riflessi metallescenti, riportando al lento lavoro di erosione e levigatura dell’acqua corrente.
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Effetto New York
Una finitura a rilievo che riproduce l’inconfondibile texture dei classici mattoni, adatta a tutti gli ambienti e riproducibile in infinite tonalità.
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Da un originale mix di lavorazioni nasce un effetto materico unico e particolare, contraddistinto da una fitta trama quadrettata che dà spessore ad una texture di nuances irregolari e contrastate.
Guarda il video per capire come ottenere l’effetto Patch
Effetto Rock
Effetto decorativo di grande carattere, Rock riproduce una parete rocciosa percorsa da venature metallescenti che creano continui intrecci di contrasti e di riflessi.
Guarda il video per capire come ottenere l’effetto Rock
Effetto Texture
Effetto cromatico elegante e luminoso che abbina una trama irregolare ad effetto pietra con il rigore geometrico di linee orizzontali che si ripetono con cadenza regolare.
Guarda il video per capire come ottenere l’effetto Texture
Effetto Materic
Effetto materico caratterizzato da una superficie a rilievo che, giocando con la luce dell’ambiente, dà vita ad ombreggiature sempre differenti, arricchite dai riflessi di una preziosa velatura.
Guarda il video per capire come ottenere l’effetto Materic
Con la nuova finitura decorativa per legno Tattoo Travertino la decorazione d’interni scopre nuove forme espressive
Il travertino è una roccia apprezzata fin dall’antichità da artisti e architetti per le sue caratteristiche estetiche e per la grande lavorabilità. Oggi TATTOO moltiplica la versatilità di questo rivestimento con una finitura che consente di creare un’ampia gamma di soluzioni ideali per un design contemporaneo e moderno come pietre naturali, cemento e superfici grezze. L’esperienza e la continua ricerca di soluzioni innovative hanno permesso di realizzare nuovi effetti decorativi che rispondono a tutte le esigenze estetiche. Tattoo Vernici
Travertino Tech Stone
Questo effetto sposa l’essenza classica, più tradizionale della pietra originale, con le sue inconfondibili venature a rilievo che richiamano la superficie della roccia calcarea per eccellenza. Ideale per chi ricerca l’eleganza e desidera valorizzare l’estetica della stanza con uno stile sobrio ma monumentale.
Travertino Twin Stone
La soluzione di alternare fasce lavorate dall’effetto levigato a fasce con effetto al grezzo riesce a trasmettere una dinamicità senza paragoni che ben si adatta agli stili Industrial e Urban, particolarmente contemporanei e apprezzati.
Travertino Old Stone
Finitura tradizionale, effetto pietra classica antica che, grazie alla spiccata lavorabilità del prodotto, rendono possibili sfumature, giochi di luce e ombra che richiamano immense distese di sabbia e atmosfere profondamente rilassanti.
Travertino Lunar Stone
L’incantevole e misteriosa superficie lunare, che di riflesso rapisce gli sguardi e trasmette sensazioni di incanto, serenità, ammirazione e al tempo stesso cela nel suo lato oscuro la contemplazione dell’infinito viene catturata e riproposta in questa finitura senza tempo.
Travertino Zemet Stone
L’estrema lavorabilità del rivestimento garantisce permette di ottenere un accurato dettaglio e una perfetta riproduzione delle venature del legno garantendo un’evoluzione del tradizionale effetto “cassero” raggiungendo una tridimensionalità senza precedenti.
Travertino Flow Stone
Dalla tradizione dell’Impero Romano alla contemporaneità dei nostri giorni. L’effetto FLOW STONE racchiude più di duemila anni di storia nelle sue venature ramate e nei suoi riflessi giallo ossido. Un effetto marmo giallo che saprà suscitare emozioni ad ogni sguardo.
Travertino Pattern Stone
Pattern Stone è la dimostrazione che il rivestimento decorativo Travertino ha infinite possibilità di applicazione ed è il partner ideale per realizzare finiture e texture sempre nuove e personalizzate. Liberate la fantasia.
Una pistola incollatrice a batteria unisce i vantaggi del sistema di incollaggio a caldo con la comodità, la versatilità e la libertà permessi dall’assenza di fili elettrici. Stick di colla standard, ma una temperatura d’esercizio meno elevata
La pistola incollatrice a batteria per colla a caldo è uno strumento che ogni far da sé ha nella propria dotazione; si fa apprezzare per la rapidità di incollaggio tipica di questo tipo di adesivo che sviluppa il suo potenziale in pochi attimi, il tempo di raffreddarsi. Con la pistola incollatrice a batteriaRapid BGX 300 si fa un grosso passo in direzione della libertà e semplicità operativa. Grazie all’alimentazione, fornita da una batteria al litio, intercambiabile, la pistola non ha più il vincolo del cavo elettrico da collegare alla presa 220 V. L’innovativo fornello di riscaldamento permette di utilizzare i comuni stick di colla a caldo, pur estrudendola a una temperatura di 190 °C, 20 °C in meno rispetto alle pistole a filo. Oltre a permettere una maggiore autonomia della batteria, questo rappresenta un vantaggio per l’utilizzo di questa pistola incollatrice a batteria per unire materiali sensibili al calore, con una maggiore sicurezza. Rapid
Peculiarità della pistola incollatrice a batteria Rapid
Vantaggi e impieghi
Il tempo di organizzare la superficie su cui operare e la BGX 300 è già pronta a lavoro. Nelle composizioni floreali o dedicate alle festività, la pistola si rivela eccezionale per la libertà di movimento che consente.
Se nei lavori creativi la libertà d’azione rappresenta una mera facilitazione, nei lavori continuativi, come l’applicazione di battiscopa e la stesura/fissaggio di cavi elettrici, diventa fondamentale.
Con le pistole convenzionali, infatti, la presenza del filo d’alimentazione, mai sufficiente da solo per raggiungere tutti gli angoli di una stanza, richiede l’aggiunta di una prolunga. Ovviamente per la BGX 300 non è così, potendo contare sull’alimentazione a batteria, con una durata di 60 minuti.
Non dover avere a portata di mano una presa elettrica è una comodità che si apprezza molto anche nel caso delle comuni riparazioni, che possono essere fatte in qualsiasi luogo ci si trovi e in qualunque posizione, senza impedimenti.
Una particolare applicazione, che non tutti prevedono, della pistola per colla a caldo è quella di usarla come “supporto” per incollaggi con adesivi convenzionali, ovvero quelli che hanno un tempo di presa non trascurabile (solitamente diverse ore). Si stende prima l’adesivo classico: nel caso di questo appendiabili si tira una serpentina lungo tutta la superficie posteriore. Con la BGX 300 si applicano poi alcuni mucchietti di colla a caldo nei punti in cui non c’è adesivo convenzionale.
La colla a caldo fa presa immediata e sostiene l’appendiabiti permettendo all’adesivo di indurire in modo corretto.
Spesso i vetri di vecchie finestre vibrano con il rombo dei motori, al passaggio dei treni e con i tuoni. Un sottile cordone di colla a caldo, tirato esattamente nel punto di contatto fra vetro e cornice, elimina qualsiasi movimento senza impedire un’eventuale sostituzione. Anche in questo caso ci si può giovare dell’alimentazione a batteria, salendo con una scaletta per raggiungere i vetri più alti, invece che togliere la finestra dai cardini per lavorare in piano.
Pur utilizzando i comuni stick di colla a caldo, la particolare funzionalità del fornello della BGX 300, studiato per ottimizzare la durata della batteria, ha come effetto una temperatura di uscita della colla più bassa di qualche decina di gradi, rispetto alle pistole convenzionali. Questo è un vantaggio notevole in quanto si possono incollare materiali sensibili al calore che normalmente si deteriorano, o letteralmente, si sciolgono al contatto con la colla estrusa.
Il polistirolo è uno di quelli più difficili da incollare, ma con la BGX 300, usando l’accortezza di non fare mucchi di colla, anzi, tirandola velocemente, si riesce bene.
C’era una volta il sottolavello ingombro di tubi che non lasciava spazio al detersivo, alla spazzatura, alle bottiglie… ora possiamo avere più spazio sotto il lavello tutte queste cose adottando una soluzione radicale e rapida, un sifone salvaspazio: il sifone Spazio2 Lira.
La sua struttura è semplice: un elemento collettore (crociera) riceve gli scarichi delle vasche del lavello e li invia al sifone fissato a parete.
La particolarità dell’insieme consiste nel fatto che tubi, crociera e sifone aderiscono alla parete di fondo e ci permettono di avere molto più spazio sotto il lavello.
Spazio2 consente di montare gli scarichi di un lavello a due vasche, ma è anche dotabile di un apposito collegamento per lavastoviglie o lavatrice.
SCARICO A PARETE E CROCIERA
Asportiamo il vecchio collettore con sifone lasciando i collegamenti di scarico delle vaschette del lavello.
Il gomito, che dev´essere inserito nello scarico a parete, va provvisto del rosone di finitura a forma quadrata, da far aderire alla piastrellatura. Sul gomito va inserito il sifone, da disporre parallelo alla parete.
Sul sifone va installata ed avvitata la crociera, anch’essa da posizionare parallelamente alla parete.
Con il seghetto a denti fini si tagliano a misura le tubazioni di raccordo tra i vari componenti.
I collegamenti si effettuano inserendo le tubazioni provviste di guarnizione e stringendo le ghiere a mano.
Alla parte superiore della crociera si collegano i tubi verticali provenienti dagli scarichi delle vaschette.
Eventuali collegamenti non utilizzati possono essere chiusi utilizzando le ghiere serratubi provviste di tappi arancione.
Sulla testa della crociera si può applicare il tubo di raccordo dello scarico della lavatrice o della lavastoviglie.
Il legno delle cassette di frutta, assemblato alternando chiari e scuri, può essere utilizzato per realizzare cornici fresate di pregio
Carlo Mascherpa si cimenta nella realizzazione di cornici per quadri, smontando cassette da ortofrutta.
Basta disporre di un minimo di attrezzatura adatta, troncatrice e fresatrice; attenzione però al fatto che, essendo il legno delle cassette di solito un’essenza leggera, come il pioppo, non è semplice fresarlo e ottenere superfici lisce, visto che tende a emergere la struttura fibrosa.
Le cassette devono essere in buono stato e pulite. Si smontano togliendo le graffette, facendo attenzione a non danneggiarle. Scartiamo i listelli deformati, danneggiati o nodosi. Si utilizzano sia i listelli laterali sottili, sia i quattro montanti triangolari, che danno robustezza.
Anche il fondo delle cassette, di compensato, viene tagliato a strisce. I profili grezzi si realizzano sovrapponendo e incollando i listelli, intervallati dalle strisce di compensato che, oltre a rinforzare, danno un effetto bicolore con il legno chiaro. Si ottiene così un vero e proprio legno lamellare.
PROCEDIMENTO
Smontati tutti i pezzi senza danneggiarli, si mettono da parte i migliori. Il fondo delle cassette, di compensato, viene tagliato a strisce, perché si riutilizza anch’esso nei profili, alternando per realizzare l’effetto bicolore.
I listelli e le strisce di compensato sono spalmati di colla vinilica, sovrapposti e incollati fino a ottenere lo spessore desiderato. Si utilizzano anche i montanti delle cassette che essendo più spessi danno robustezza.
Per favorire l’incollaggio ed evitare deformazioni del pezzo è importante pressare uniformemente l’assemblaggio di listelli mediante morsetti, tenendo in pressione fino a che la colla non è asciutta.
Ad incollaggio effettuato i listelli, tagliati a 45° con il tagliacornici, vengono lavorati con la fresatrice per ottenere le modanature, lo sfondamento e la scanalatura posteriore; hanno un aspetto molto piacevole grazie al legno chiaro che contrasta con gli inserti più scuri. Una levigatura con carta vetrata ed una verniciatura completano il lavoro ed esaltano l’effetto.