Un interfono per casco serve per rimanere in contatto senza doversi distrarre dalla guida, sia con il proprio passeggero sia con gli altri centauri quando ci si muove in gruppo; ma si può anche ascoltare musica o farsi guidare dal GPS verso la meta…
A lcuni tragitti, durante i viaggi in moto, rischiano di essere un po’ noiosi se non si può comunicare con il proprio passeggero; con gli amici al seguito su altre moto si finisce per esprimersi a gesti, distraendosi dalla guida, e per scambiare due parole occorre fermarsi. L’interfono per casco è uno strumento indispensabile per chi macina chilometri su due ruote: non solo si può comunicare quando si è in compagnia, ma si possono seguire le indicazioni vocali del navigatore, ascoltare musica o notizie e, soprattutto, si può rispondere alle chiamate in arrivo sul cellulare. Insomma, è come muoversi in auto, però con la fluidità della moto. I kit interfono per casco che permettono tutto questo si trovano in commercio a prezzi compresi, indicativamente, tra 200 e 400 euro la coppia, ma non tutti hanno una compatibilità universale: alcuni, proposti dalle case produttrici di caschi, possono essere montati solo su determinati modelli, per cui occorre accertarsi della possibilità di installazione sul proprio; altri permettono solo alcune funzioni accessorie (GPS, radio, mp3, cellulare). C’è poi chi rimane affezionato al sistema a fili piuttosto che al wireless, accontentandosi di comunicare solo con il proprio passeggero, beneficiando di un segnale più chiaro, ma dovendo ricordare di staccare il collegamento prima di scendere dalla moto.
Per installare un interfono per casco bisogna rimuovere l’imbottitura
Per installare l’interfono per casco e far passare i fili bisogna rimuovere l’imbottitura interna del casco, quasi sempre facilitata da fissaggi a velcro.
I kit standard comprendono altoparlanti e microfoni (per una o due persone, a seconda delle versioni) da collegare con semplici faston e il dispositivo che permette di comunicare wireless.
Come installare l’interfono moto
Una piastrina sagomata permette il fissaggio del microfono e del dispositivo wireless alla base del casco. Si può scegliere tra due sistemi di fissaggio già predisposti: tramite biadesivo o a morsetto.
Il microfono montato su astina flessibile semirigida va incastrato in sede e fissato con una coppia di vitine al supporto.
Preferibilmente il montaggio va effettuato sul lato sinistro del casco, in posizione opportuna per agire sui tasti di comando. In questo caso si è optato per il fissaggio a morsetto.
Un distanziatore di plastica, eventualmente rimovibile, permette di adattare il fissaggio allo spessore del casco.
Gli altoparlanti sono predisposti con velcro e adesivo; il loro montaggio in corrispondenza delle orecchie è facile, ma bisogna che rimangano distanziati da esse quanto basta a percepire anche i rumori esterni ed eventuali avvisatori acustici di altri mezzi.
I cavi vanno disposti in modo da poter effettuare i collegamenti: forma degli spinotti e colori differenziati rendono impossibile commettere errori nei collegamenti. I fili vanno poi distesi lungo il perimetro interno del casco, evitando pieghe.
L’apparecchio che permette la comunicazione wireless va collegato all’impianto e incastrato nelle sedi asolate sul lato esterno della piastrina.
Si può rimontare l’imbottitura interna e testarne il corretto funzionamento.
l dispositivo di comunicazione utilizzato in questa sequenza è il Midland BT Next, idoneo al collegamento wireless con interfoni di marche diverse grazie alla funzione “Universal Intercom”. Si tratta di un apparecchio stereo Bluetooth 3.0 spesso 18 mm con il quale possono tenersi in comunicazione fino a 6 persone nel raggio di 1,6 km; dispone inoltre di radio integrata FM con RDS e collegamenti Bluetooth a cellulari, mp3 e navigatori GPS, attivi anche durante la connessione pilota/passeggero e moto/moto. Abbinandolo al ricetrasmettitore G8BT si ha la possibilità di comunicare senza limiti di utenti e parlare fino a 12 km di distanza; un pratico accessorio optional è il telecomando wireless da manubrio, per il comando delle funzioni senza staccare le mani dalla guida. Il BT next è il modello top di una gamma che comprende 3 prodotti: la confezione singola costa euro 219, mentre la confezione Twin (due apparecchi) costa euro 399; l’apparecchio è alimentato da una batteria al litio ricaricabile che garantisce fino a 10 ore di autonomia. Midland
Cosa si intende con decorazione grondaie? I terminali delle grondaie possono essere semplici doccioni, ma perché sprecare una così bella occasione per decorare la casa? Trasformiamoli in draghi della pioggia!
Le grondaie di piccole dimensioni a volte non sono nemmeno convogliate nei pluviali, ma si fanno semplicemente sgocciolare a terra, possibilmente lontano dal muro. Con pochissimi pezzetti di rame si può praticare la decorazione grondaie trasformando l’anonimo tubo di scarico in una gargolla dall’aspetto di un dragone fantastico.
Serve un pluviale di rame da 80 mm lungo circa 500 mm, qualche pezzo di lamiera di rame, argentana per saldature e tre rivetti. La dotazione di utensili necessaria si limita a un paio di cesoie, pinze con le punte, un trapano con punta da 4 mm, una forbice robusta da elettricisti e un cannello a gas. La figura del dragone deve essere semplificata al massimo pur continuando a evocare l’aspetto di una bestia terrificante. Gli elementi essenziali sono cinque: cresta, occhi, naso, denti e lingua. La cresta si ricava da una striscia di lamiera piana alta 60 mm e lunga 150. La ritagliamo con un andamento curvo e pratichiamo una serie di intagli a V per ottenere la frastagliatura.
Il naso si compone di un paio di strisce larghe 10 mm e lunghe circa 250 mm arrotolate a S. La parte posteriore serve da sostegno all’occhio, ricavato da un dischetto sul cui bordo si ritagliano tanti triangolini. I due pezzi si uniscono con l’argentana che mantiene lucida la parte esterna dell’occhio anche quando l’ossido annerisce il resto del rame. Le zanne sono due semplici sfridi tagliati a triangolo e si sistemano nella bocca giusto sotto il naso in modo da poter unire tutti gli elementi con due soli rivetti.
La lingua è una lunga striscia di rame da 10 mm la cui estremità è tagliata e rifilata per risultare biforcuta. Purtroppo raramente si alza la testa dal proprio cammino per cui il nostro gargoyle, attaccato al canale di gronda, ha scarse possibilità di essere apprezzato, ma ciò non gli impedisce di continuare a tenere lontano i demoni dalla nostra casa come hanno fatto per secoli i suoi colleghi scolpiti nella pietra delle cattedrali gotiche. Iniziamo quindi ad abbellire i nostri pluviali!
Come praticare la decorazione grondaie
Si comincia con il tracciare la bocca con un pennarello, immaginando che il pluviale sia intersecato da due piani convergenti verso il centro.
Con una cesoia da lattoniere tagliamo via la parte di scarto rimanendo lontani dalle linee gialle, poi perfezioniamo il taglio asportando sottili strisce di rame fino a ottenere una curvatura elegante e soprattutto simmetrica.
Togliamo le sbavature dal taglio con una lima arrotondando il bordo della bocca. Il rame è molto tenero e la lima riesce in poco tempo a delineare il profilo desiderato.
Fatta la bocca, si disegna la cresta su un pezzo di lamiera piana, tracciando sulla parte inferiore una striscia larga circa 10 mm che viene piegata alternativamente a destra e sinistra per creare una superficie curva da appoggiare sul tubo.
Si preparano il tubo e la cresta per la saldatura lucidando le superfici affacciate con un pezzo di tela abrasiva e spalmandole con pasta decapante per favorire l’adesione dell’argentana. Infine si riscaldano i pezzi con un cannello fino a poter fondere il metallo d’apporto.
La cresta è brasata solidamente, ma non bisogna scordare di pulire accuratamente le superfici sporcate dalla pasta decapante, a base di acido muriatico, per evitare che provochi corrosione. Il rame è molto conduttivo per cui, quando adoperiamo il cannello, usiamo sempre i guanti per evitare ustioni.
Come realizzare la cresta del drago
L’occhio del drago è un disco di lamiera dalla cui periferia sono stati asportati degli spicchi con le forbici da elettricista.
Prepariamo il pezzo occhio-narice arrotolando in una grossa “S” una striscia di lamiera larga 10 mm e lunga circa 250 mm. La parte più stretta è la narice, mentre quella più larga fa da supporto per l’occhio.
Le due S sono collegate al pluviale con un rivetto. Foriamo la striscia di rame con una punta da 4 mm nel punto più basso interponendo un blocchetto di legno.
Tagliamo le zanne dallo sfrido di lamiera avanzato dalla scontornatura della bocca e foriamo con punta da 4 mm sia le zanne sia il bordo della bocca, simmetricamente.
Foriamo anche, al centro, il labbro inferiore del drago e una sottile e lunga striscia di rame larga 10 mm biforcuta sulla punta, che rappresenta la lingua e ha anche la funzione di guidare le gocce d’acqua il più lontano possibile dalla casa.
Una volta che tutti i pezzi sono fissati al loro posto si aggiusta la posizione degli elementi per plasmare l’epressione del drago.
Per saldare bene gli occhi al naso si pulisce la lamiera e si pone il disco sotto l’ansa maggiore. Si mette un po’ di pasta decapante e si scalda con il cannello fino a che l’argentana comincia a fondere a contatto con la lamiera. Per capillarità il metallo si distribuisce in prossimità dei punti di contatto.
L’irrigazione automatica delle piante del terrazzo è una gran bella comodità e dà anche molta soddisfazione. Realizzare una centralina irrigazione fai da te è possibile con materiale di recupero
L’inverno è il momento ideale per progettare e mettere in cantiere quelle realizzazioni che devono essere già installate e ben rodate, nel momento in cui arriva, improvvisa, la bella stagione. L’impianto di irrigazione è uno di questi. Sono molti i sistemi che si possono impiegare, ma i vantaggi offerti dagli automatismi di una centralina, collegata alle tubazioni con terminali a goccia, sono molto allettanti, soprattutto per un ambito limitato, come una terrazza. Il nostro storico lettore Felice Rosito, ovviamente non ha cercato una soluzione semplice, come l’acquisto di una centralina irrigazione; ha affrontato il problema rendendo onore al nome della nostra rivista e del portale, mettendo insieme pezzi presi qua e là, inclusa una presa elettrica temporizzata di provenienza Ikea alfine di realizzare una centralina irrigazione fai da te. Lo sviluppo dei tubi che portano l’acqua nei pressi di ogni vaso della terrazza, si ramifica partendo da un unico punto. Questo si trova in corrispondenza della parete di separazione con un locale tecnico attiguo, in cui è collocata anche la caldaia di casa: è proprio in questo locale che viene collocato il sistema automatico di controllo dell’irrigazione. Il sistema non è a corpo unico come le tipiche centraline, ma l’insieme di una serie di dispositivi che ne svolgono le funzioni, pur essendo separati fra loro. La presa temporizzata è programmata per dare per alcune ore ogni giorno il consenso elettrico d’accensione a un’elettrovalvola, che apre la mandata dell’acqua verso i diffusori a goccia, tramite una presa d’acqua recuperata da una lavatrice in disuso.
Come progettare una centralina irrigazione fai da te
Considerando la natura tecnica del locale, il sistema di controllo irrigazione, facente le funzioni di una centralina, può svilupparsi, sulla superficie della parete, integrando scatole, prese e interruttori di diverso stile. L’impianto inizia con l’inserimento di un rubinetto di intercettazione (leva rossa) collegato a un T esistente. Un pezzo di tubo conduce l’acqua all’elettrovalvola situata nella scatola grigia soprastante. L’elettrovalvola è pilotata dalla presa temporizzata da cui riceve l’alimentazione elettrica ogni notte per il tempo prestabilito. Il tubo di diametro 16 mm, in uscita dall’elettrovalvola, è fissato alla parete con collari e tasselli sino al punto in cui attraversa la parete per sbucare in terrazza. Qui prosegue il percorso ramificandosi in più direzioni, diminuendo di sezione in modo da mantenere equilibrata l’entità del flusso.
Sviluppo idraulico
L’occorrente per la realizzazione della centralina, raccolto prima del montaggio dell’impianto.
I tubi di diversa sezione utilizzati per lo sviluppo della distribuzione idrica in terrazza.
I tubi di sezione grande, dopo una prima biforcazione, formano delle dorsali fissate alle pareti della terrazza. Da queste si dipartono i tubicini flessibili da 4 mm, uno per ogni pianta, nel cui terriccio è inserito un picchetto di sostegno con relativo diffusore a goccia terminale.
E se non sia ha il tempo di construire una centralina irrigazione fai da te eccone alcune molto valide:
Destinato agli amanti del metallo, che se la cavano anche con la muratura, questo cancello in ferro fai da te controlla con eleganza il passo carraio
Il cancello in ferro fai da te viene proposto a due ante per un’apertura complessiva di poco più di due metri e settanta, con le ante incardinate su pilastri in muratura appositamente costruiti su un confine libero da muretti o cancellate. Inutile dire che l’esistenza di recinzioni e/o pilastri preesistenti e che non si vogliano demolire obbliga a ridurre o ad aumentare la larghezza delle ante per adattarle alla luce di ingresso. Costruirlo in autonomia è certamente un buon modo per evitare di acquistare un cancello in ferro economico che sì che salva il portafogli… ma di certo non dura a lungo!
Va da sé che anche l’altezza delle spalle del cancello fai da te, qui di circa un metro e quaranta, può essere aumentata a piacere, senza modifiche sostanziali (se non l’allungamento degli altri elementi verticali di tanto quanto si allungano le spalle) fino ad 1,60 ed aggiungendo un’altra coppia di traverse orizzontali se l’innalzamento supera i 30 centimetri.
Le misure date nell’elenco dei materiali, quindi, sono da prendere più come guida per le proporzioni fra i vari elementi che come indicazioni tassative se non per quanto riguarda il tipo e le sezioni dei vari profilati, sufficienti a garantire solidità e stabilità anche a cancelli più grandi del modello. L’unica vera difficoltà operativa per la realizzazione del cancello in ferro sta nell’incurvare, di taglio e a martellate, le quattro cimose delle ante. Chi ritenga di non poterci riuscire può o farsi curvare i pezzi in un’ officina o rinunciare ad un tocco di eleganza e fare le cimose semplicemente inclinate, diritte dalle spalle al centro.
I pilastri in muratura per il cancello in ferro
La costruzione di due bei pilastri in pietra da taglio, irrobustiti centralmente da un piantone metallico e lateralmente da vele a quarto di cerchio il cui peso contrasta quello delle ante, completa la realizzazione. Più semplice ed economica la costruzione di colonne con elementi scatolari di cemento che fungono da cassaforma per una colata interna di calcestruzzo armato.
I materiali
Nei magazzini riservati al far da sé si trova un certo assortimento di profilati di ferro e, da qualche anno, di elementi ornamentali come volute, barre ritorte o fucinate (in effetti quelli che sembrano manufatti lavorati sull’incudine a colpi di martello sono sempre lavorati alla pressa), sfere e punte di lancia; a meno che si tratti di lavori piccolissimi, in cui la comodità di trovare il materiale a portata di mano in pezzature di dimensioni ragionevoli superi la convenienza finanziaria, i prezzi sconsigliano di rifornirvisi.
Tutti i profilati, tranne poche eccezioni, sono in barre da sei metri che possono essere tagliate, senza problemi e ad un costo limitato, alle misure finali del manufatto che si intende realizzare, tanto a squadra che ad angolo. In questi magazzini tutto il ferro viene venduto a peso. Per approfondimento si legga quest’articolo sulle diverse tipologie di ferro
L’attrezzatura per costruire il cancello in ferro
Per lavorare il ferro servono martello, sega, lima, trapano, smerigliatrice e saldatrice; questa in molti casi può essere sostituita da unioni meccaniche come chiodi (ribattini, per essere esatti), viti e bulloni. Indispensabili, per un lavoro preciso, anche gli strumenti di misura (squadre lisce e a cappello, righe, goniometri ecc) e di tracciatura come punte e bulini, le prime per marcare le linee di taglio gli altri per centrare i fori.
Per i più appassionati, poi, non sono da escludere anche forgia ed incudine, con tutti gli attrezzi, pinze, preselle, sbozzatoi e via discorrendo che permettono tra faville, sudore e fatica di lavorare il ferro alla moda antica. Nel nostro cancello in ferro fai da te, comunque, è più che sufficiente l’attrezzatura di base.
Profilati di ferro
Per lavori di un certo impegno la soluzione migliore è quella di rivolgersi ai magazzini di ferro per edilizia dove non solo i prezzi sono meno della metà di quelli dei brico, ma l’assortimento è di gran lunga maggiore con profilati pieni che vanno dalla sezione di 1×3 mm fino ad un mostruoso 50×200. Nel tondo si va dal diametro di 1 mm a quello di 300; nell’esagono da 2 a 100 e nel quadro dal 2×2 al 200×200 (che, per curiosità, pesa più di tre quintali al metro lineare).
Pressoché infinita la gamma dei profilati: angolari, ferri ad L, a spigoli vivi o arrotondati, ferri a T, travi ad I, ferri a U e a Z, fucinati (sono quelli di maggior spessore) o profilati a freddo, tubi di ogni tipo, tondi, quadri, rettangolari e di sezioni “strane” per realizzare serramenti. Ovviamente non mancano gli elementi ornamentali visti in precedenza ma anche qui in assortimenti assai più vasti e completi di quanto non si possa trovare nei nostri negozi.
Cancello in ferro Artigiano o fai da te?
Una delle attività in cui è maggiore l’incidenza della mano d’opera sul costo finale del manufatto è l’artigianato siderurgico: in una semplice inferriata di ferri piatti che nessun fabbro farebbe pagare meno di 120/150 euro (e più) il costo del materiale non supera i 20/30 euro; il resto è mano d’opera. D’altronde l’artigiano del suo lavoro deve vivere . Risulta quindi evidente la massima convenienza ad eseguire il cancello in ferro con le proprie mani.
DIFFICOLTA’ Alta: i punti più impegnativi sono la curvatura del ferro e le tante saldature richieste TEMPO 4 ore per la ricerca del materiale, due giorni per la costruzione e due per la muratura e il montaggio, un giorno per la finitura COSTO circa 200 euro per il ferro
Cosa serve per costruire un cancello in ferro fai da te:
Tubo quadro 30x30x2 mm: 2 spalle da 1170 mm; 2 montanti centrali da 720 mm
Piatto 8×30 mm: 8 traverse inferiori da 1308 mm;
4 traverse superiori (da incurvare) da 1600 mm
Piatto 5×80 mm: una fascia di battuta centrale da 1000 mm
Quadro 15×15 mm: 10 ferri per le lance da 1065, 955, 875, 815 e 782 mm (2 per misura);
12 ferri per le sfere da 895, 785, 700, 635, 595 e 575 mm (2 per misura)
1 sfera Ø 100 mm;
12 sfere Ø 40 mm;
10 punte da lancia;
1 serratura con piastra d’appoggio in lastra da 3 mm a misura ;
Il cancello in ferro, così com’è, è più che altro ornamentale e non offre grandi ostacoli all’intrusione di malintenzionati. Per renderlo più sicuro occorre inserirlo in una vera e propria recinzione e farlo più alto con i pilastrini in ferro ad almeno un metro dalla parte più bassa della traversa curva per rendere difficile scavalcarlo. Prima del fissaggio definitivo dei cardini occorre controllare l’orizzontalità delle ante.
Come costruire un cancello in ferro
Anche se il seghetto manuale, con lame di buona qualità ed usato con un minimo di destrezza, permette di tagliare anche materiale di grosso spessore, l’uso di una macchina, a disco da taglio o a nastro, sempre dotate di morsa di fissaggio, rende il lavoro più veloce, preciso e meno faticoso.
Le coppie di traverse, orizzontali e curve, vanno saldate dentro scarichi aperti nelle pareti dei rispettivi montanti. Conviene aprire le finestre con due tagli di seghetto e poi eliminare il “coperchio” lavorando sugli spigoli col disco a sbavare. Occorre mano leggera per non scavare le pareti più dello stretto necessario.
Il lavoro più difficile per la realizzazione del cancello in ferro è quello di incurvare, di taglio, i quattro elementi sommitali con un raggio di 2140 mm. Il lavoro può farsi a martellate su uno scalo ad U, o usando una piegaferri, con uno scalo contro cui fare forza.
ALTA POTENZA E PRESTAZIONI: La sega a nastro FEMI FM-780XL è dotata di un motore da 850 W a spazzole con due velocità commutabili elettronicamente. Con una capacità massima di taglio di 105 mm nei cerchi e 105x93 mm nei rettangoli, questa sega è ideale per una vasta gamma di applicazioni, dal fai-da-te all'uso industriale. Inoltre, è dotata di una funzione di sicurezza anti-riavvio e di un dispositivo di bloccaggio del braccio per una gestione sicura.
TAGLIO A SECCO E SENZA LUBRIFICAZIONE: Progettata per funzionare senza lubrificazione, la FEMI FM-780XL riduce la necessità di manutenzione e garantisce tagli puliti e privi di bave, risparmiando tempo e fatica. Con uno sviluppo della lama di 1335x13x0,65 mm, questa sega assicura tagli precisi ed efficienti su diversi tipi di metalli, tra cui acciaio, alluminio, cavi composti, ferro angolare, tubi d'acciaio, profili in alluminio e tubi in PVC.
PORTABILITÀ E SICUREZZA: Il suo design compatto e leggero, con un peso di 19 kg, facilita il trasporto e ne consente l'uso in diverse località. Include un pratico dispositivo tendilama e un sistema di bloccaggio del braccio che garantisce un utilizzo sicuro e confortevole. Le chiare indicazioni di taglio sul dispositivo ne facilitano l'uso intuitivo e preciso, rendendolo uno strumento ideale sia per i professionisti che per gli appassionati di lavorazione dei metalli.
VERSATILITÀ E PRECISIONE: Con etichette chiare per le indicazioni di taglio e un pratico dispositivo di tensionamento delle lame, questa sega a nastro offre un'esperienza d'uso intuitiva e precisa. La sua capacità massima di taglio in rettangolo a 45º è di 70x60 mm, in cerchi a 45º è di 72 mm e in quadrato a 45º è di 68 mm, offrendo un'eccezionale versatilità per diversi progetti di taglio dei metalli, adattandosi alle esigenze specifiche di ogni utente.
SPECIFICHE TECNICHE COMPLETE: La sega a nastro FEMI FM-780XL ha uno sviluppo della lama di 1335x13x0,65 mm, un motore da 850 W e un peso confezionato di 19 kg. Le sue dimensioni confezionate sono 78x52x40 cm e viene fornita in una scatola per facilitare il trasporto. Progettata per il taglio a secco, non richiede lubrificazione, riducendo al minimo la manutenzione. Ideale per il taglio preciso dei metalli, è uno strumento indispensabile in qualsiasi officina o per lavori sul campo.
le aste verticali sono collegate alle due traverse orizzontali con ribattini. La regola d’arte vorrebbe un foro di diametro superiore di circa 0,1 mm a quello del ribattino.
le traverse si saldano dentro gli scarichi aperti nei montanti dopo avervi praticato, con interasse di 104 mm, i fori per i ribattini (da aumentare o diminuire in proporzione se si variano le misure del cancello) . Per garantire la precisione della foratura conviene forare contemporaneamente tutte e quattro le traverse di ogni anta, bloccate assieme con strettoi, così che i fori siano perfettamente allineati.
i ribattini, meglio se a testa tonda, debbono essere tanto lunghi da sporgere di quant’è l’altezza della testa. La foto è puramente indicativa; in effetti i ribattini vanno inseriti dal basso, poggiandone la testa su un’incudine o un pezzo di ferro che ne faccia le veci.
nei capi superiori dei montanti lo scarico d’appoggio delle traverse si apre su entrambe le facce, preferibilmente usando il seghetto così da poter usare quattro degli scarti come tappi dei fori superiore ed inferiore
gli scarichi praticati nei montanti debbono essere a misura della coda delle traverse. Per le traverse superiori, curve, lo scarico risulta leggermente di sbieco.
i capi delle tre coppie di traverse entrano tutti dentro gli scarichi aperti nei montanti per una profondità di 7,5 mm così da lasciare esattamente lo spazio per le sbarre verticali (30-7,5-7,5 = 15). Un po’ di lavoro di smerigliatrice smussa gli spigoli delle traverse, sporgenti di 0,5 mm.
Gli accessori e il montaggio
la sfera più grossa va saldata alla sommità della fascia di battuta centrale dopo averla sagomata a clessidra per aggraziarne la linea.
per la chiusura del cancello in ferro occorre una serratura robusta in grado di reggere alle intemperie. Si può scegliere un modello con semplice scrocco a leva (in un cancello interno ai confini) o una serratura a tre punti, manuale o con comando a distanza.
la serratura va comunque fissata su un supporto robusto: per il modello a fianco si è usata una piastra spessa 3 mm saldata alla fascia di battuta.
i cardini hanno il maschio murato nei pilastri e le femmine saldate ai montanti. Per maggior sicurezza, anche se con un lavoro maggiore, sarebbe opportuno montare i maschi superiori capovolti in modo da impedire lo sfilamento delle ante.
la levigatura della sporgenza delle traverse si esegue con la smerigliatrice.
distanziali di legno permettono di spaziare correttamente le sbarre verticali.
il punzone permette di rendere semisferica la coda dei ribattini.
la piastra dei cardini femmina viene saldata al montante del cancello in ferro: è necessario che i due cardini di ogni anta siano perfettamente in linea.
saldata la piastra al montante se ne elimina con la smerigliatrice la parte superflua.
Sostegno in muratura adeguato al peso del cancello in ferro
il pilastro, a base quadrata, si costruisce fra quattro montanti provvisori attorno ad un tubo quadro, 50×50 mm, al quale si salda un braccio orizzontale sporgente verso l’esterno.
attorno al braccio, lasciato sporgere di un mezzo metro oltre la parete del pilastro, si costruisce il muro a quarto di cerchio che col suo peso contribuisce a tenere in posizione il pilastro contrastando il peso delle ante.
il rivestimento con l’intonaco; si vedono i testimoni del lato interno. Come testimoni per la parte arrotondata conviene usare strisce di masonite o di MDF da 5 mm
Per approfondire tutte le lavorazioni del ferro consigliamo la lettura de “Il grande libro del Ferro” edito da Edibrico.
Editoriale tratto da Rifare Casa n.42 di Novembre-Dicembre 2015
Autore: Nicla de Carolis
Un appartamento realizzato con un’illuminazione fatta secondo precise regole estetiche e funzionali può risultare già caldo e accogliente anche senza arredi, eppure ai più non è ancora chiara l’importanza di un impianto di illuminazione realizzato con una progettazione giusta. Quasi sempre il progetto luce si limita a dove far uscire i cavi per mettere un corpo illuminante, alla scelta di un lampadario o di una applique, ma raramente si valuta (e qui ci vogliono competenze specifiche) e ci si preoccupa di che tipo di luce, di che intensità, di che colore, di quello che sarà il risultato nell’insieme. Nel 1935 Jun’Ichiro Tanizaki, scrittore giapponese, nel suo saggio “Libro d’ombra”, polemizzando contro gli eccessi della allora moderna illuminazione elettrica, scrive che gli occidentali, privilegiando la vista, hanno svalutato le altre sensazioni (udito, tatto, olfatto) creando uno squilibrio nell’ecologia della sensibilità e addirittura fondando la ricerca del benessere sull’irritazione di alcuni sensi. La considerazione è ancor oggi attuale basti pensare a come la vista è irritata dalla luce troppo forte di certi locali o dalle orribili insegne lampeggianti di colori improponibili, oppure a come ci rattrista entrare in case dove ci sono cucine illuminate con le fredde luci al neon. Sempre a causa di impietose luci sbagliate capita di guardare le facce degli altri (oltre alla propria quando si passa davanti a uno specchio) e di vederle brutte, con occhiaie tipo zio Fester della famiglia Addams. Insomma una cattiva illuminazione peggiora e rende tutto squallido, perché in nulla imita l’armonia e l’alternarsi della luce e dei colori naturali e ci ferisce anche se non ce ne accorgiamo. Mario Nanni, progettista della luce di fama internazionale, tra le sue otto regole per un buon progetto ne elenca due che colpiscono in maniera particolare: luce materiale da costruzione (a indicarne l’importanza nell’ambito dell’edificare) e luce emozione del nulla (a indicarne appunto la capacità di enfatizzare, rendere bello e suggestivo un ambiente apparentemente con nulla). Sembrano punti fondamentali per cominciare a conoscere le potenzialità di questa prodigiosa invenzione. Da pagina 74 potrete avere un assaggio di quanto l’argomento sia interessante soprattutto oggi che l’evoluzione nel settore, con le miracolose luci a led, offre un’infinita possibilità di progettare in maniera efficiente e creativa.
Le 8 regole della luce artificiale di Mario Nanni, progettista della luce 1: presenza/assenza, il corpo illuminante si nega per dar spazio alla luce; 2: la luce solo dove serve; 3: lo spessore della luce; 4: luce materiale da costruzione; 5: elogio dell’ombra; 6: luce in movimento; 7: la luce genera colore; 8: l’emozione del nulla
Soluzioni di prodotto innovative per il bagno e la cucina
GROHE è fornitore leader a livello mondiale nel settore della rubinetteria idrosanitaria e nella produzione e distribuzione di prodotti e i sistemi sanitari. Il marchio GROHE garantisce ai consumatori di tutto il mondo il “Pure Freude an Wasser” (puro piacere dell’acqua), grazie ai propri valori: qualità, tecnologia, design e sostenibilità. GROHE commercializza gamme complete di prodotti per il bagno con i suoi marchi GROHE, GROHE SPA® e GROHE Professional.
I prodotti GROHE sono fabbricati in tre siti tedeschi – centri di eccellenza GROHE – posizionati nelle città di Hemer, Porta Westfalica e Lahr. Il centro Corporate di Grohe AG, il Design Studio e il Grohe Store, uno showroom multifunzionale che mette in mostra l’universo del brand Grohe, sono tutti situati a Dusseldorf. Una forza lavoro internazionale di circa 6.000 dipendenti in 130 paesi è costantemente impegnata nella realizzazione di prodotti innovativi che migliorino la vita dei clienti.
La promessa GROHE è quella di offrire il piacere dell’acqua, senza paragoni, in qualsiasi momento. Questa ambiziosa filosofia di prodotto si basa sul perfetto equilibrio tra qualità, tecnologia, design e sostenibilità e rappresenta la garanzia del brand. Solo i prodotti sostenibili che rispettano questi requisiti, infatti, possono essere commercializzati con il marchio GROHE ed essere messi a disposizione del consumatore.
Tecnologia
Il brand GROHE e i suoi prodotti d’eccellenza hanno lasciato un inevitabile segno sul mercato per decenni. La lunga leadership nel campo della tecnologia è stata ancora una volta sottolineata e ricordata dal gruppo nella campagna “Masters of Technology“. Questa campagna, è un omaggio alle persone che lavorano con passione dedicandosi alla tecnologia GROHE e fa riferimento ai vantaggi che i prodotti forniscono ai clienti (Moments of Truth). Tutte le tecnologie firmate GROHE uniscono perfezione tecnica ed emozione, conferendo inoltre a tutti i prodotti una notevole facilità d’uso e un alto grado di durata e resistenza. Per esempio la tecnologia di GROHE SilkMove ES non solo fornisce un controllo della temperatura uniforme e preciso, ma evita l’accensione di apparecchi per il riscaldamento dell’acqua in situazioni in cui l’acqua calda non è necessaria evitando quindi lo spreco di energia. Nei miscelatori tradizionali, infatti, azionando la leva nella posizione centrale si ottiene acqua miscelata anche quando serve solo per lavarsi le mani e i denti.
Qualità
L’etichetta “Made in Germany” evidenzia le competenze dell’Azienda nel campo dello sviluppo, del design, della fabbricazione e del controllo qualità che trovano applicazione nei suoi impianti in Germania. Questi siti dettano gli stringenti standard cui si uniformano tutte le fabbriche GROHE nel mondo, facendo allo stesso tempo da stimolo e da guida alla crescita. Le certificazioni esterne, dal TÜV al DVGW (Associazione Tecnico-Scientifica Tedesca per il Gas e l’Acqua), insieme ai test interni di durata svolti nel Laboratorio Lifetest GROHE e ai rigorosi test sui materiali, contribuiscono al controllo qualità. Questi test di qualità garantiscono longevità, sicurezza e comfort per un’esperienza sul “tema acqua” ineguagliabile.
Design
Ogni persona ha il proprio stile, GROHE ha il prodotto giusto per ognuno di questi. Il design di GROHE soddisfa i gusti del consumatore, aiutandolo a personalizzare il “carattere” del proprio bagno e della propria cucina. I prodotti GROHE, infatti, combinano l’eccellente ergonomia con il gusto estetico che va oltre le mode e il tempo. Il sofisticato design di tutti i prodotti GROHE viene sviluppato all’interno del Design Studio GROHE, guidato da Paul Flowers. La missione del team dei 15 designer è quella di creare prodotti che favoriscano un’interazione intuitiva, piacciano agli utilizzatori nel tempo, favorendo lo sviluppo sostenibile. Questo approccio ha ricevuto numerosi riconoscimenti negli anni. I prodotti GROHE infatti hanno vinto i premi più importanti in numerosi concorsi internazionali di design tra cui il Red Dot product design award, l’IF design award e il Good Design Award. Nel 2011, il team di design GROHE è stato nominato “red dot: design team of the year” dal prestigioso Design Zentrum Nordrhein Westfalen (Il Centro Design della Renania settentrionale-Vestfalia).
Sostenibilità
Tutto, in GROHE, ruota intorno all’acqua e all’uso parsimonioso delle risorse. Nel 2014, Grohe AG si è classificato tra i migliori tre brand nella categoria aziende del “German Sustainability Award”. La sostenibilità, infatti, è l’elemento integrante della cultura aziendale ed è profondamente radicata nelle strutture e nei processi GROHE. Il management aziendale ha definito i principi e le linee-guida per un’attività sostenibile a tutti i livelli. Ciò include prodotti sostenibili, una produzione responsabile e la responsabilità sociale d’impresa. Quest’ultima viene applicata non solo nei riguardi dei dipendenti, dei clienti e delle comunità locali, ma comprende anche l’impegno sociale che, grazie alla competenza dell’azienda, si è tradotto nella realizzazione della GROHE JAL Academy, il laboratorio di formazione annesso al Don Bosco Institute of Technology, inaugurato nel novembre 2009 a Mumbai, India. Questa accademia professionale è pensata per i giovani in difficoltà, in particolare orfani e ragazzi provenienti da contesti di estrema povertà, al fine di formarli come idraulici, fornendo loro una base per una carriera professionale e un futuro promettente. GROHE è impegnata in questo progetto anche in altri centri Don Bosco a Nuova Delhi e Manila-Tondo nelle Filippine.
Poche assi, meglio se di essenze pregiate, tenute leggermente separate, compongono un elegante e praticissimo sottovaso con ruote fai da te
Spesso basta un piccolo accorgimento costruttivo per creare uno stile particolare, anche se la realizzazione rimane semplice e priva di difficoltà. Il nostro sottovaso con ruote, che si ottiene assemblando con viti e colla poche tavolette, diventa elegante nel momento in cui lasciamo una fessura larga 6 mm tra i pezzi che lo compongono. L’intera realizzazione del sottovaso con ruote richiede l’uso di una sega a mano e di un trapano avvitatore, oppure di un trapano e di un cacciavite. Il sottovaso con ruote si può fare anche in legno di pino, ma il sottovaso acquista maggior prestigio scegliendo essenze più pregiate: faggio, iroko o perfino noce; la limitata quantità di materiale non ne aumenta eccessivamente il costo. Per tenere i pezzi che compongono il piano quadrato nella corretta posizione, cioè staccati tra loro di 6 mm, prima di bloccarli con le tre traverse avvitate dal lato inferiore, è sufficiente inserire nelle fessure un ritaglio di compensato. Quattro ruote piroettanti con piastra da avvitare rendono mobile il sottovaso.
Cosa occorre per costruire un sottovaso con ruote:
Tavolette di sezione 20×89 mm (4 pezzi A lunghi 374 mm; 1 pezzo C lungo 499 mm; 2 pezzi D lunghi 205 mm);
tavolette di sezione 20×98 mm (4 pezzi B lunghi 196 mm);
28 viti autofilettanti 4×35 mm;
4 ruote piroettanti;
16 viti 3×20 mm
Come costruire un sottovaso con ruote fai da te
un comune segaccio, munito di guida per tagli indiagonale, ci consente di tagliare le estremità delle tavole con precisi angoli a 45°.
il quadrato esterno e quello interno, prima di essere avvitati alle diagonali, sono tenuti in posizione da strisce di nastro adesivo.
dal lato inferiore posizioniamo le traverse con le estremità a 10 mm dal bordi del piano e avvitiamole, dopo aver steso sulle superfici un velo di colla vinilica.
alle estremità delle diagonali avvitiamo le piastre delle ruote piroettanti da 30 mm di diametro. Il nostro sottovaso con ruote è ora pronto per essere utilizzato.
A Sorli (AL) un singolare presepe, composto da diverse statue a grandezza naturale, fatte interamente di paglia legata a un’esile struttura di sostegno in tondino di ferro, celebra la Natività.
Anche se in scala più ridotta, possiamo prendere spunto da questa articolo per costruire anche noi un presepe di paglia fai da te.
Dalla balla di paglia alla statua
I soggetti del presepe di paglia non vengono realizzati utilizzando paglia comune, bensì paglia di riso: questa, rispetto a quella comune, ha la caratteristica di non marcire, quindi le statue, se ben conservate, possono essere riutilizzate negli anni.
Le statue hanno bisogno di una struttura di sostegno, che viene realizzata con tondino di ferro zigrinato da 8 mm tagliato a spezzoni con una segatrice a nastro nelle lunghezze necessarie ad abbozzare le sagome.
Le curvature poco accentuate possono essere realizzate anche a mano, con questo diametro il tondino è ancora facilmente sagomabile. Naturalmente l’uso di una controforma idonea permette di ottenere curvature più regolari.
Con il tondino serrato in morsa, invece, si ottengono le piegature più accentuate, per esempio quelle delle spalle e delle articolazioni.
Poche saldature permettono di completare lo scheletro di supporto di figure umane e animali: non serve particolare abilità nell’unire le parti, ma è bene eliminare dalla zona di saldatura le tracce di sporco e ossidazione che possono dare problemi.
Si inizia a prendere qualche ciuffo di paglia e lo si fissa, allargandolo un poco, alla sagoma di ferro con filo metallico sottile. Soprattutto si inizia dalle zone di intersezione di più tondini, quelli che offrono la possibilità di formare un sottofondo più ampio per gli strati successivi di paglia.
Gradualmente, con più sovrapposizioni di paglia, si nasconde completamente l’armatura e la figura prende forma: in alcune zone, specialmente per il busto, servono più strati per ottenere un riempimento maggiore, sempre con l’aiuto di diversi giri di filo metallico, teso maggiormente nelle zone che vanno assottigliate (il collo, il girovita, i polsi ecc) e solo quanto basta per le masse più importanti come il torace.
Ottenuta una proporzione accettabile nei volumi, bisogna rifinire la sagoma a colpi di forbice per eliminare tutti gli spuntoni di paglia che emergono dal profilo e renderlo regolare.
Le statue sono destinate alla collocazione in un’area esterna, perciò si provvede a proteggerle spruzzando sulla paglia un impregnante trasparente per legno, che svolge anche una funzione fissativa dei fili di paglia più esterni.
Rifiniture e particolari del presepe di paglia fai da te
Maneggiando le statue per comporre il presepe di paglia è probabile che qualche stelo di paglia emerga dalla figura: un’ultima tosatura e qualche legatura supplementare completano le sagome. Qui Enrico Roncoli, uno dei realizzatori del presepe di paglia.
In base alla funzione di ogni soggetto, lo si completa con l’aggiunta di particolari, in questo caso il cappello e il cestino. Anche la scena è arricchita con alcuni complementi, sempre di paglia e tondino, come il secchio per attingere al pozzo.
La gerla è invece uno dei complementi che richiede un procedimento diverso: la sagoma del portatore viene parzialmente rivestita di paglia, la gerla viene rivestita a parte e fatta indossare, tramite due cinghie di cuoio collegate a essa, per poi completare il soggetto nel suo insieme.
La scena della Natività viene allestita dal circolo culturale “Il Castello” di Sorli (AL) in un’area esterna riparata nella zona adiacente alla chiesa del piccolo paese. Dopo essere stato proposto per diversi anni, attualmente questo presepe viene allestito con sagome di legno, sempre a grandezza naturale.
Alcuni frutti secchi si prestano egregiamente per essere utilizzati come diorama presepe stilizzato
Il periodo natalizio è ancora imminente, possiamo quindi cimentarci nella realizzazione di diorama presepe stilizzati, ricavati all’interno di frutti secchi, dai quali è stata asportata la polpa. I diorama presepe possono essere utilizzati come centrotavola o come puri elementi decorativi per impreziosire i nostri ambienti durante il periodo delle feste. Le fasi preparatorie non sono complesse e prevedono la realizzazione di un’apertura nel frutto (cocco, melograno ecc) mediante un seghetto. Se utilizziamo le “Noci di Buddha”, le troviamo già pronte per il nostro scopo. Possiamo simulare il giaciglio con ciuffi di verde muschio da applicare con termocolla. Anche la scenografia dei personaggi va applicata con termocolla. Per il sostegno di questi diorama presepe, prepariamo una base circolare di legno o, in alternativa, utilizziamo una porzione di corteccia d’albero.
Quale frutta utilizzare per creare i diorami?
Il melograno, fatto opportunamente seccare e svuotato dai grani, ben si presta per essere utilizzato come “capanna” per il presepe. Occorre però svuotarlo molto delicatamente, per non rovinare la buccia esterna.
La noce di cocco è un’ottima scelta, perché ha una buccia legnosa tenace, ideale per numerose lavorazioni. Dobbiamo solo avere pazienza nell’asportare la polpa (gustosissima) perché spesso è molto aderente alla buccia stessa.
La noce di buddha è il baccello del seme di una pianta esotica proveniente dall’India. Viene commercializzata appositamente per realizzare composizioni creative, come piccoli diorami raffiguranti la Natività, paesaggi ecc.
Come realizzare il rivestimento interno del diorama
Questo diorama presepe utilizza, come base, una “Noce di Buddha” che si acquista presso i negozi specializzati già con un’apertura a 90°. Costa circa 1,60 euro il pezzo. Opitec
Dopo avere realizzato un’apertura nel frutto (solitamente a 90°, in modo da asportare circa un quarto di buccia), spalmiamo colla vinilica all’interno con un pennellino.
Per ottenere l’effetto cielo stellato stendiamo, sullo strato di colla vinilica ancora umida, un velo di glitter grigio.
Il giaciglio è simulato con muschio artificiale
Il muschio è assicurato alla base mediante termocolla.
La “scenografia” che intendiamo realizzare per il diorama presepe è, ovviamente, a nostra scelta. Abbiamo molte possibilità: utilizzare statuine del presepe, oppure stilizzare le figure con semi e piccoli sassolini. Anche in questo caso, per il fissaggio dei personaggi, utilizziamo la pistola a termocolla. Quando fissiamo le figure, verifichiamone attentamente la perfetta adesione al giaciglio. Eventualmente aggiungiamo ulteriori punti di termocolla.
Diorama presepe con noci
Si utilizza, ovviamente, solo metà del guscio e perciò non dobbiamo effettuare nessuna operazione di taglio. Stendiamo all’interno del guscio colla vinilica su cui spargiamo glitter trasparente.
Il giaciglio è simulato con muschio verde, assicurato alla base mediante l’utilizzo di termocolla.
I personaggi per la scenografia devono essere realizzati “ad hoc”, in quanto le dimensioni ridotte non consentono di utilizzare figurine preesistenti. Un’ottima soluzione consiste nell’utilizzare piccoli semi (zucca, lupino, sesamo ecc) per il tronco del corpo, mentre il capo si realizza con piccole perline. L’unione delle due parti avviene mediante termocolla e pinzette.
Fissiamo i personaggi all’interno del piccoli presepe con molta delicatezza, in modo da non rovinarli. Nel nostro caso, scegliendo di realizzare la Natività classica, abbiamo formato il Bambin Gesù utilizzando un singolo chicco di mais e una piccola perlina.
Possiamo, inoltre, nobilitare i personaggi con applicazioni di glitter colorato in varie tonalità.
Alcuni pezzetti di corda di canapa simulano la culla. Date le modeste dimensioni e il peso irrilevante, fissiamo il nostro presepe a una piccola porzione di corteccia d’albero.