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Come posare la pietra naturale

Tre condizioni di posa della pietra naturale che riguardano uno stesso contesto, ma che seguono criteri differenti in base alla posizione e alla destinazione d’uso: un marciapiede lungo il perimetro dell’abitazione, un’area pedonabile tra l’erba e una zona per la sosta delle automobili

La pietra naturale è da sempre il materiale più apprezzato nei rivestimenti esterni per la sua durevolezza, per la bellezza delle colorazioni che assume in base ai siti di provenienza, per la spontaneità che la caratterizza

Specialmente in un contesto paesaggistico come quello in cui si trova la villetta in questione la pietra naturale si integra perfettamente con l’ambiente e la sua versatilità permette di impiegarla in varie situazioni, variandone le modalità di posa e i formati.

In questo caso si punta principalmente sull’irregolarità delle forme in ogni pavimentazione in pietra naturale, ciascuna realizzata in modo diverso in base ai requisiti richiesti per realizzare un vialetto in pietra o un marciapiede in pietra

Le beole

Per il marciapiede perimetrale, si utilizzano beole di media dimensione; i tratti laterali, essendo il terreno in leggero declivio, sono suddivisi in  pietra naturale a gradoni per ridurre la pendenza, mentre il tratto frontale si sviluppa in piano. Il contatto diretto con la costruzione impone l’ottenimento di una superficie compatta per evitare possibili risalite di umidità, causate da eventuali ristagni in caso di pioggia, oltre a facilitare la pulizia del camminamento.

Le beole vengono posate su un sottofondo di sabbia e cemento; il pavimento è rifinito in una seconda fase dopo la necessaria stagionatura. Se la zona è soggetta a forte insolazione, tra la prima e la seconda fase occorre bagnare la superficie per limitare la possibilità di crepe della pietra naturale causate dal repentino ritiro, senza eccedere con la quantità d’acqua per non dilavare il cemento ancora fresco.

I grandi lastroni

I grandi lastroni in pietra naturale posati nello spazio antistante e lungo il declivio che conduce all’abitazione hanno anche una funzione di consolidamento dell’area calpestabile, per evitare che il terreno diventi fangoso in caso di forti piogge. Occorre pertanto regolarizzarlo e compattarlo prima di procedere alla stesura del letto di sabbia di fiume, sul quale vanno poi posate le lastre in pietra naturale con una fugatura piuttosto ampia.

Come far crescere l’erba

La crescita erbosa tra le lastre contribuisce a mantenere un aspetto coerente con il prato circostante, senza una linea di confine definita tra questo e il tratto pedonabile. In fondo al declivio, spostata lateralmente, viene realizzata una terza pavimentazione, sempre a secco, ma più compatta e chiusa tra cordoli di calcestruzzo per risultare carrabile senza cedimenti.

Quale terreno?

Il terreno digradante impone di conferire alle superfici (anche al tratto pedonabile) una pendenza laterale che deve condurre a canali di superficie per lo scolo delle acque, realizzati allo scopo. Rimanendo in vista, anche i canali sono rifiniti con frammenti delle stesse pietre, legati con cemento e regolarizzati.

Posare la pietra naturale sul fresco

posa su fresco

  1.  L’area da pavimentare in pietra naturale va delimitata, sui lati aperti, con tavole di legno a formare una cassaforma. Lo strato di allettamento (sabbia di fiume, cemento e acqua) dev’essere consistente, in quanto le beole non vanno “posate”, ma letteralmente annegate nell’impasto per circa 2/3 del loro spessore.
  2. Trattandosi di un camminamento ridossato ai muri perimetrali, più che la planarità, va verificata la costanza della pendenza in allontanamento dai muri, per lo smaltimento delle piogge.
  3. Le pietre si posano e si premono nell’impasto, battendole con un mazzuolo di gomma per assestarle.
  4. Completata la posa bisogna attendere l’asciugatura prima di calpestare la superficie e procedere con il riempimento delle fughe che rifinisce il lavoro.
  5. Per il riempimento si utilizza un impasto di cemento, sabbia fine e acqua che abbia una consistenza piuttosto cremosa, ripulendo le pietre finché è ancora fresco.

Posa a secco della pietra naturale

posa a secco

  1. Le grandi lastre di pietra naturale ottenute a spacco direttamente in cava hanno uno spessore di circa 4-5 cm, si presentano piuttosto piane, ma lievemente irregolari. Forma e dimensioni sono molto variabili, il colore grigio-azzurro è quello tipico della pietra.
  2. Lo strato di allettamento, piuttosto consistente, qui è costituito soltanto da sabbia di fiume, in quanto è previsto il riempimento delle fughe con terriccio e semi per favorire la crescita erbosa.
  3. In alternativa la sabbia potrebbe essere miscelata con cemento senza aggiunta di acqua, che verrebbe fornita a posteriori dalle prime piogge, consolidando la superficie.
  4.  Quando occorre adattare la dimensione di una lastra allo spazio disponibile, specialmente lungo il perimetro della pavimentazione, lo si può fare colpendo la superficie con una mazza pesante, ottenendo bordi naturalmente irregolari.
  5. Qualora, invece, fosse necessario ottenere una forma più precisa, conviene realizzare una traccia incidendo la superficie con uno scalpello a lama larga, su entrambe le facce, e completare poi la rottura lungo la linea a colpi mirati di mazza.
  6. Ogni lastra va posata su uno strato di sabbia un poco più spesso del necessario e battuta con il manico della mazza per affondarla e portarla a livello delle altre, eventualmente sollevandola per aggiungere o togliere sabbia di volta in volta; la planarità complessiva si verifica con frequenza, in ogni direzione, utilizzando una lunga staggia.
  7. Prima della posa definitiva si dispongono più lastre affiancate per verificare che la combinazione tra esse lasci fughe abbastanza regolari: una martellina aiuta a sbeccare i bordi che risultano troppo ravvicinati.
  8. Man mano che la posa avanza si fa penetrare la sabbia tra le fughe con una scopa per livellarle, mantenendosi scarsi, ove fosse necessario, per aggiungere il terriccio preseminato.

Cordoli di confine e canali di scolo

canale di scolo in pietra

  1. A differenza dello spazio antistante la casa, a transito esclusivamente pedonale, questa parte decentrata della pavimentazione è destinata alla sosta delle auto: pur essendo posata a secco necessita di essere racchiusa tra cordoli che mantengano la stabilità dell’area pavimentata. Inoltre, essendo in pendenza e ai piedi del tratto pedonabile, dev’essere predisposto un ampio canale di raccolta e smaltimento delle piogge.
  2. I cordoli di calcestruzzo vanno posati all’interno di uno scavo sul quale viene predisposto un letto di cemento, distanziato dalle lastre quanto basta a mantenere una fuga regolare; bisogna mantenere una sporgenza costante in altezza lungo tutta la pavimentazione, realizzando una sorta di bacino.
  3. A valle occorre predisporre un canale piuttosto ampio, ma con una depressione contenuta per consentire il passaggio delle auto: con l’aiuto di una lenza si traccia il solco prima di completare la parte più bassa di pavimentazione.
  4. Con frammenti di lastre adattati allo scopo si completano il fondo e le sponde del canale, legando le pietre con cemento e cercando di ottenere un percorso senza ostacoli o possibili ristagni. Si completa poi l’ultimo tratto di pavimentazione.

Utilizzando la pietra naturale possiamo quindi realizzare diverse tipologie di pavimentazione. In passato ne abbiamo già illustrata qualcuna, ad esempio:

Compostiera fai da te in legno | Costruzione passo-passo

Ecco come costruire una compostiera fai da te in legno con cui trasformare i rifiuti di casa e giardino in ottimo concime

Si sente sempre più parlare di compostaggio , nell’ambito dell’agricoltura biologica e della raccolta differenziata dei rifiuti: alcuni comuni distribuiscono addirittura le campane da mettere in giardino e, per versarvi i rifiuti umidi di casa e gli scarti del giardino, e trasformarli attraverso il compostaggio domestico in prezioso compost. Ma si può anche fabbricare da soli una compostiera fai da te riutilizzando vecchie tavole in abete e spezzoni di lamiera zincata. Si ottiene un cassone a griglia, con tre lati fissi e uno mobile per consentire lo svuotamento.

Taglio, preparazione e assemblaggio del compostiere
Si preparano tutti i pezzi nelle misure che occorrono: i quattro montanti, dall’estremità sagomata con incastro a dente, i listelli per i lati e quelli superiori, le lamiere sagomate di base, i supporti triangolari in legno e quelli a U in lamiera per il lato anteriore mobile. Si avvitano i supporti sui montanti, con inclinazione di 30° verso l’interno. Si procede separatamente alla verniciatura dei pezzi.

Il montaggio della compostiera fai da te avviene un lato alla volta, assemblando i montanti con i listelli superiori e con le lamiere di base mediante viti e chiodi, controllando che siano in squadra, per poi completare con gli altri listelli trasversali inchiodati. Si preparano fianco destro e sinistro, si assemblano fra loro aggiungendo il retro. Da ultimo si infilano le tavole anteriori estraibili.

  • Per approfondire consigliamo la lettura dell’articolo compostiera ecologica
  • In commercio esistono compostiera molto capiente come, ad esempio, la Thermo-King di Verdemax

Compostiera fai da te – Il progetto

compostiera in legno

Cosa serve per realizzare la compostiera:

  • Listello sezione 80×80 mm (4 pezzi da 1000 mm);
  • listello sezione 30×60 mm (2 pezzi da 920 mm; 2 da 1080 mm; 1 da 1240 mm; 1 da 1085 mm);
  • tavole sezione 15×140 mm (6 pezzi da 890 mm; 5 da 900 mm; 10 da 800 mm);
  • lamiera spessa 1,5 mm (2 pezzi 170×1040 mm; 1 da 170×1060 mm; 1 da 80×1340 mm);
  • profilato a U 2x20x20 mm (1 pezzo da 1800 mm);
  • carta vetrata;
  • viti;
  • chiodi;
  • vernice sottofondo tipo cementite;
  • vernice antiruggine;
  • smalto di finitura

profili compostiera

  1. i supporti triangolari in legno si avvitano ai montanti, con angolo di 30° fra verticale e ipotenusa, verso l’interno.
  2. le staffe anteriori a U vanno sagomate e piegate con le pinze, perché sostengano le tavole.
  3. dopo averle forate, le fissiamo con chiodi o viti, sempre con angolo di 30°.

costruire una compostiera

  • I montanti posteriori portano due file di supporti in legno, sui lati interni. Quelli anteriori hanno una fila di triangoli in legno, per fissare le assicelle laterali, e una di staffe metalliche a U lunghe 150 mm, per le asticelle mobili da infilare e sfilare sul davanti del cassone. I listelli superiori si fissano sui montanti nell’incastro sagomato a dente.
  • Le ultime staffe metalliche anteriori, in basso, vanno fissate dopo il montaggio della lamiera sagomata di base.
  • Nella visione dall’interno si notano i listelli laterali inchiodati e quelli anteriori solo appoggiati, per poterli sfilare. Tutti hanno angolazione di 30° verso l’interno.
  • I materiali, sgrossati con carta vetrata e tagliati a misura, si verniciano con un sottofondo, rispettivamente cementite per il legno, antiruggine per il metallo; si rifiniscono i pezzi con due mani di smalto prima dell’assemblaggio finale.

Seghetto alternativo RT-JS 85 Einhell

Una grande attenzione all’ergonomia per affrontare in sicurezza e facilità qualsiasi operazione di taglio; ampie possibilità di regolazione del moto pendolare e del numero di oscillazioni della lama

Il seghetto alternativo RT-JS 85 è veramente divertente da utilizzare, cambia il proprio comportamento per adattarsi ai diversi materiali e al tipo di taglio da eseguire. Le oscillazioni della lama possono essere variate in un intervallo tra 800 e 3.000 al minuto, il moto pendolare ha 4 livelli di comportamento (3+0), la profondità di taglio è di 85/12/8 mm (legno/plastica/metallo). Può montare indifferentemente lame con attacco a T o a U facilmente intercambiabili, il platorello è inclinabile su due lati ed è rivestito nella parte inferiore di materiale antigraffio per salvaguardare le superfici. Silenzioso, con vibrazioni contenute, provvisto di luce guida a led, ha una potenza di 750 W ed è fornito completo di guida parallela. Approfondi le caratteristiche del seghetto alternativo RT-JS 85 sul sito Einhell

Caratteristiche del seghetto alternativo RT-JS 85

montaggio lama seghetto alternativo

    1. Sul lato sinistro del seghetto alternativo RT-JS 85, sotto l’impugnatura è presente un cassettino in cui sono custodite le 3 lame in dotazione.
    2. Il cassettino è bloccato a scatto sull’apparecchio e scorre su guide, può essere sfilato spingendolo verso l’attacco del cavo di alimentazione.
    3. Il montaggio della lama avviene senza bisogno di attrezzi: basta ribaltare la copertura di protezione (qui rimossa per esigenze fotografiche), premere il portalama verso l’alto e inserirvi la lama fino a battuta, quindi lasciar scivolare il portalama verso il basso. Occorre verificare che la lama si trovi all’interno del rullo guida e che sia stretta nella sede prima di avviare il seghetto.
    4. Per inclinare la suola occorre spingere il selettore di sbloccaggio che si trova nella parte inferiore sul lato destro.
    5. Si tira leggermente in avanti la suola e si può procedere all’inclinazione fino a 45° verso destra o verso sinistra, con due posizioni intermedie premarcate sulla ghiera a 15° e a 30°, ma si può impostare manualmente qualsiasi angolazione. Trovata la posizione, il selettore va riportato sulla posizione di blocco della suola.
    6. Anche tagli i rettilinei alla massima inclinazione si realizzano facilmente e con precisione montando la guida parallela e regolando in modo opportuno il numero di giri e il moto pendolare della lama. Alla buona riuscita del lavoro concorre, ovviamente, la scelta della dentatura, più o meno fine.
    7. Il moto pendolare della lama può essere regolato su 4 diverse posizioni che permettono di affrontare tagli in qualsiasi materiale. In posizione 0 il movimento pendolare è escluso, si ottengono spigoli di taglio precisi e puliti su materiali sottili e duri, come le lamiere, ed è la regolazione ideale per gomma, ceramica, alluminio e acciaio. Le altre 3 producono un movimento pendolare crescente: la 2 è per legni duri, plastica, alluminio; la 3 per legno di media durezza; la 4 per materiali morbidi e per il taglio fendente (nel senso delle venature) del legno.
    8. La protezione trasparente avvolge la zona di azione della lama, protegge l’operatore e ostacola lo spargimento di segatura, facilitandone l’aspirazione.
    9. Il numero delle oscillazioni è regolabile in continuo e la rotella si trova in posizione favorevole per variare il numero di giri anche mentre si lavora.
    10. La guida parallela dispone di una sede sicura ricavata nel corpo della suola; dopo averla regolata, si blocca tramite due perni frontali a vite. La guida può essere messa indifferentemente a destra o a sinistra rispetto al  seghetto alternativo RT-JS 85

Porta spade fai da te da muro in legno

Due tavole sagomate e due listelli di collegamento: bastano questi elementi per realizzare un porta spade fai da te, ma è necessaria la massima precisione 

Chi trova un amico trova un tesoro, ma se questo amico è un amante del far da sé ed è un tipo disponibile è ancora meglio. Il nostro lettore Antonio Bongrani è uno di questi, non tiene esclusivamente per sé le proprie capacità e nel tempo libero si rende disponibile anche per soddisfare le richieste degli amici. Uno di questi, collezionista di spade giapponesi, aveva l’esigenza di un porta spade fai da te da muro, in modo da esporle come si conviene: guarda caso Antonio aveva qualche vecchia perlina che non sapeva come utilizzare e risultavano di misura ideale allo scopo (lunghe un metro, larghe 120 mm e spesse 20 mm). Fatti due conti, in base allo spessore delle spade, si potevano ricavare i supporti per esporne una decina.  Sempre tra gli avanzi di laboratorio ha recuperato anche le traverse per collegare le due tavole sagomate che costituiscono il porta spade fai da te, una coppia di listelli 30×20 mm, lunghi 400 mm che sono serviti inoltre per il fissaggio della struttura a parete. Dopo aver assemblato gli elementi tramite spinatura cieca e colla vinilica ha trattato il legno con un protettivo trasparente, per non alterarne il colore naturale. Ma chi ha fatto trenta, può fare trentuno, perciò si è recato a casa dell’amico con livella a bolla, trapano e tasselli e ha montato il porta spade a muro, lasciando all’amico il solo compito di esporre i suoi cimeli appoggiandoli con soddisfazione sui supporti. 

Per realizzare un porta spade bisogna lavorare di precisione con il seghetto alternativo

come costruire un portaspade in legno

  1. I supporti per le spade hanno una forma ripetitiva: basta stabilire la sagoma di un singolo elemento, disegnarla su un cartoncino e utilizzarlo come dima per riportarla sulle perline, seguendone poi il profilo con il seghetto alternativo.
  2. Il taglio si effettua poco all’esterno della tracciatura, in modo da avere margine per uniformare il profilo con la levigatrice; contestualmente si smussano gli spigoli delle tavole.
  3. Si aprono i fori per le spine Ø 4 mm che uniscono le traverse alle tavole sagomate, alle estremità delle traverse e sulle facce interne delle tavole. Il limitatore di profondità permette di affondare con la punta quanto basta.
  4. Sulle facce delle traverse si pratica una coppia di fori passanti Ø 6 mm necessari per fissare il portaspade a parete con tasselli a espansione.

Strumenti per misurare e tracciare

Gli strumenti per misurare e tracciare sono di fondamentale importanza, anche per piccoli lavori hobbistici. Analizziamone le caratteristiche salienti.

metro e livella a bollaIn edilizia gli strumenti per misurare e tracciare, che permettono di avere un riscontro sicuro mentre si avanza nel lavoro sono tanto banali quanto efficaci: l’orizzontalità si mantiene seguendo una lenza o uno spago ben teso, la verticalità si verifica con il filo a piombo, il tracciatore a polvere molto spesso può sostituire il tracciatore laser, fatte salve le possibilità di errore di chi opera.

Gli strumenti sofisticati non mancano, ma la livella a bolla, possibilmente con più fiale, è indispensabile, bisogna poi avere un flessometro e un metro a stecche: il primo è più pratico per molte misurazioni, ma per riportare tracciature sulle superfici la rigidità e lo spessore del secondo sono irrinunciabili.

Cosa è il tracciatore a polvere?

Il tracciatore a polvere è uno spago moderatamente elastico racchiuso in una bobina di riavvolgimento insieme a un pigmento colorato. Teso tra due punti di riferimento sulla parete e pizzicato al centro, sbatte sulla parete stessa e lascia una linea colorata come guida per effettuare gli allineamenti.

Quali sono gli strumenti per misurare e tracciare fondamentali?:

  • Livella laser e a bolla
  • Flessometri metallici
  • Doppio metro a stecche
  • Filo a piombo, lenza
  • Misuratore laser
  • Tracciatore a polvere 

Dalla livella a piombo… ai tracciatori laser

misurazioni edilizie

  1. La lenza: viene tesa tra due sostegni posti perfettamente a piombo alle due estremità della zona in cui erigere il muro. Seguendo la lenza tesa, si sparge sul terreno la calce per evidenziare i limiti dello scavo.
  2. Il filo a piombo: è un lungo e robusto spago alla cui estremità è legato un peso metallico che termina a punta. Teso verticalmente e mantenuto fermo permette di verificare l’esatta perpendicolarità.
  3. Vasi comunicanti: per realizzare tutti i pavimenti allo stesso livello si può utilizzare un lungo tubo di plastica riempito d’acqua: due persone in due stanze diverse possono tracciare riferimenti uguali a pelo d’acqua.
  4. Spaghi colorati: utilizzati contemporaneamente in orizzontale, per mantenere la quota perimetrale, e in obliquo, per rispettare la pendenza delle falde, danno riferimenti sicuri per l’impostazione del tetto.
  5. In cantiere: nella costruzione degli edifici “battere i livelli” è un’operazione basilare fin dalle fondamenta. Gli indicatori laser utilizzati hanno sofisticati autolivellamenti provvisti di avvisatore acustico in caso di movimenti del treppiede.

Tracciare una tramezza

tracciare una tramezza

Quando si progetta una tramezza è necessario tener conto della distanza tra essa e la finestra più vicina, nonché della posizione di eventuali condutture murate. È importante anche valutare dove andrà aperta la porta (se è prevista). La tracciatura è una fase molto delicata per determinare la perfetta verticalità della parete e la precisa perpendicolarità alle pareti d’appoggio, anche perché le pareti contrapposte potrebbero non essere esattamente parallele. In questa fase pertanto servono il filo a piombo e un paio di lenze per procedere in squadra, la livella a bolla per controllare il lavoro in corso d’opera.

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  • Progettato con ampio display LCD digitale, è possibile leggere i dati in modo appropriato
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  • Adatto per situazioni di misurazione che richiedono particolarmente isolamento e prevenzione magnetica o graffi

Risanare il balcone fai da te: guida dettagliata

Un accurato lavoro di muratura, impermeabilizzazione e piastrellatura per risanare il balcone

Il tempo e le intemperie avevano ridotto proprio male il balcone che aveva perfino perso un bel blocco di calcestruzzo nel bordo frontale: era proprio ora di risanare il balcone. Il primo lavoro è quello di togliere col martello demolitore la vecchia piastrellatura e la caldana sottostante; vanno anche rimosse tutte le parti ammalorate del bordo esterno del balcone e della sua superficie inferiore. Le operazioni per risanare il balcone iniziano con il rifacimento della caldana, dell’intonaco inferiore e, per ultimo, del bordo esterno del balcone. Segue il trattamento di impermeabilizzazione, fatto usando un prodotto minerale ecocompatibile monocomponente dato in due mani intervallate dalla stesura di un foglio di rete di nylon antifessurazione. Su questa stratificazione si posano le nuove piastrelle: una cornice di pezzi angolari che sporge a coprire parte del bordo esterno della piattaforma e racchiude il rettangolo di piastrelle quadrate

Ripristino del sottofondo 

demolizione piastrelle balcone e ripristino sottofondo

  1. Le vecchie piastrelle si eliminano col trapano demolitore, ma si prosegue sino a rimuovere anche il sottofondo.
  2. Fissate le tavole che delimitano l’esterno del terrazzino, si riempie accuratamente con la malta la fessura di contorno.
  3. Per la nuova caldana si usa un prodotto già pronto in sacchetto (Fassa Bortolo, Mapei, Weber); si spiana accuratamente, dandole una lieve pendenza verso l’esterno, tirando l’impasto fra i livelli fatti con due stagge, da rimuovere non appena la malta inizia a incallire.
  4. Intonacare sopra la testa richiede una malta molto adesiva. Parallela, a pochi centimetri dal bordo, va ripristinata la scanalatura fermagoccia.
  5. Il bordo esterno della soletta si rinzaffa mettendo perfettamente allineate una coppia di tavole; queste sono tenute in posizione da alcuni cerchi aperti di tondino di ferro, che si prestano come strettoi perché, potendo ruotare, non offrono alcun ingombro al lavoro.
  6. Sulla nuova caldana si applica uno strato di impermeabilizzante monocomponente, ottimo è il Kerakoll Nanoflex Eco, che deve essere dato in due mani.
  7. Dopo la prima si stende un foglio di rete di nylon che aumenta le proprietà antifessurazione del trattamento (per superfici così piccole non sarebbbe richiesto), infine si applica la seconda.

Nuove piastrelle per balcone

piastrellare un balcone

  1. Quando la nuova superficie del balcone è perfettamente asciutta si traccia il contorno del bordo interno della cornice, dato dalla larghezza della parte orizzontale dell’elemento a gradino.
  2. Gli elementi a gradino sono piuttosto costosi ma, oltre l’assai più gradevole aspetto, hanno il grande vantaggio di allontanare l’acqua dal bordo esterno del balcone. La colla va data con abbondanza su entrambi i lati interni del pezzo.
  3. Uno dopo l’altro, partendo da un angolo con un pezzo bisellato a 45°, si applicano tutti i pezzi della cornice sui tre lati esterni del balcone. Battendo con un mazzuolo di gomma aumenta la presa della colla; attenti a mantenere il livello rispetto ai pezzi a fianco.
  4. Via via che si sistemano i pezzi sul bordo del balcone, vanno interposte le crocette distanziali e controllato l’allineamento degli elementi, tirandoli contro la staggia (se si spinge la staggia si rischia di spingere in fuori anche i pezzi).
  5. Una buona colla da piastrelle non ha un tempo di presa molto lungo, per cui conviene stenderne con la manara dentata solo quanto basta a metter giù una mezza dozzina di piastrelle alla volta.
  6. Non capita mai che le misure di un pavimento siano multipli esatti di quelli delle piastrelle. La misura dell’ultimo pezzo si ottiene poggiando a partire dalla parete una piastrella intera sulla penultima (non ancora incollata), marcando su questa la linea di taglio e tenendo conto dello spessore dei distanziali.

Applicazione della malta per fughe

malta riempifughe

  1. I distanziali vanno usati per tutte le piastrelle non molate e servono ad assorbire le piccole irregolarità del loro bordo. Più o meno spessi lasciano sempre fra le piastrelle un canalino, la fuga, da riempire con un prodotto specifico, appunto il riempifughe. Lo si prepara dentro un secchio (a piacere, il colore dell’impasto può essere analogo o contrastante rispetto a quello delle piastrelle messe) e lo si versa sul pavimento quando le piastrelle sono già ben incollate.
  2. Per stenderlo si usa una specie di frattazzo con la suola di gomma dura i cui angoli aiutano a far entrare il riempifughe fra le piastrelle.
  3. Lo stesso frattazzo si usa per raccogliere il materiale che non è entrato fra le piastrelle. Quando il riempifughe cambia colore (diventa opaco) si pulisce il pavimento con una spugna ruvida ed acqua.

Manutenzione della scala esterna | Tutti gli interventi mirati

L’umidità di risalita aveva causato formazioni di salnitro e deteriorato l’intonaco, alcune piastrelle non erano ben ancorate: eliminate le cause, ecco il risanamento

La manutenzione della scala esterna è spesso un’attività necessaria per svariati motivi. La risalita di umidità dalle fondamenta non è facile da arrestare se il fabbricato è a diretto contatto con il sottosuolo o il suo isolamento da esso è insufficiente: questo problema viene incrementato anche da forti piogge e da un’esposizione poco soleggiata che rende difficoltosa l’evaporazione dell’acqua assorbita dal muro. L’acqua si diffonde nel muro per capillarità: minore è la sezione di questi capillari, più in alto sale l’umidità. Un mattone è costituito per un terzo da aria, praticamente è una spugna, ma il problema maggiore non è dato dall’acqua in se stessa (che può formare macchie o muffe), ma dai sali in essa contenuti: quando l’acqua si asciuga, questi cristallizzano e aumentano il loro volume fino a 12 volte, provocando una spinta in più direzioni che causa il distacco dell’intonaco e di parte del materiale da costruzione.  La loro presenza è segnalata dal salnitro, efflorescenze saline biancastre che si formano sulla superficie esterna del muro e ne preannunciano il degrado. Non potendo intervenire alla fonte, se non con opere importanti, il problema si può ridurre d’intensità con una manutenzione della scala esterna mirata, demolendo superficialmente la parte interessata dal fenomeno e ripristinandola con prodotti premiscelati a elevata traspirabilità, fatto salvo che esistono trattamenti chimici a base di resine di vario tipo da iniettare attraverso il muro per formare una barriera e impedire la risalita dell’acqua. 

Scrostare le parti ammalorate e rintonacare

ripristinare intonaco

  1. Lungo tutto lo sviluppo della scala, lo strato di intonaco ammalorato deve essere rimosso fino all’altezza in cui si trova il rivestimento sano. A tratti si presenta già sollevato, in alcuni punti risulta ben ancorato, ma va rimosso fino a una quota costante per ottenere un rifacimento compatto, duraturo, efficace: per questo serve un potente scalpellatore, che può essere noleggiato.
  2. Il prodotto premiscelato in polvere va impastato a lungo nella betoniera per consentirgli di assorbire completamente la quantità di acqua specificata dal produttore: inizialmente, infatti, appare “asciutto”, ma prolungando l’omogeneizzazione si ottiene la giusta consistenza. Per applicare e regolarizzare sommariamente la malta serve la cazzuola.
  3. Utilizzando la superficie del muro originale come riscontro si tira e si livella la malta con una staggia d’alluminio prima che inizi ad asciugare.
  4. Quando il prodotto entra nella fase di indurimento si può passare il frattazzo per una lisciatura più uniforme.

Utilizzo di intonaci traspiranti

intonaco traspiranteAl momento di ripristinare la muratura ammalorata dall’umidità bisogna utilizzare un prodotto che permetta alla superficie di “respirare”, favorendo cioè la migrazione dell’umidità verso l’esterno permettendone lo smaltimento. Questi prodotti premiscelati, per lo più a base di calce, hanno una struttura macroporosa, caratteristica indispensabile per garantire una superficie di evaporazione elevata. In linea di massima, la risalita dell’umidità in assenza di traspirazione può estendersi fino ad altezze pari a 10 volte lo spessore del muro in mancanza di una corretta traspirazione: permettendo invece all’umidità di fluire all’esterno, il livello di risalita si riduce drasticamente, anche a meno di 1/3. Va posta attenzione nel non stendere il prodotto direttamente a contatto con la base del muro (ovvero in zoccolatura), ma bisogna predisporre un adeguato strato impermeabilizzante per evitare che la macroporosità del materiale sia fonte di assorbimento di acqua presente sui piani di calpestio, assicurando a questi una regolare pendenza in allontanamento dal muro. L’applicazione di questi prodotti può essere fatta sia manualmente sia a mezzo di macchine spruzzatrici.

Manutenzione della scala esterna mirati per il recupero di piastrelle rotte

applicare piastrella nuova

  1. In origine le piastrelle non erano state ben incollate e le infiltrazioni di acqua ne avevano compromesso la tenuta: per fortuna il danno interessava un numero limitato di piastrelle, peraltro in buono stato, quindi è stato sufficiente un intervento localizzato di semplice ripristino degli elementi malfermi e non di tutta la pavimentazione.
  2. Essendo precariamente vincolate al sottofondo, le piastrelle che risuonano a vuoto e in parte distaccate si rimuovono con facilità: bisogna però livellare il piano di posa, eliminando le tracce di vecchio adesivo ancora ben ancorate e i dislivelli che possono compromettere un corretto ripristino.
  3. Anche il retro della piastrella, per quanto possibile, va riportato alla planarità originale, con l’attenzione necessaria a non causarne la spaccatura. Si stende poi una quantità di collante uniforme e di spessore sufficiente a garantire il livellamento.
  4. La piastrella viene posizionata a filo dell’alzata, tenendola inclinata, per poi premerla sul letto di collante muovendola di alcuni millimetri avanti e indietro per stabilizzarla e far uscire eventuali bolle d’aria. Una staggia di alluminio permette di assestarla in piano e allo stesso livello di quelle adiacenti, battendola delicatamente con un mazzuolo di gomma o con il manico della mazzetta.
  5. Verso il fondo della scala, dove questa cambia direzione per assecondare la forma della casa, gli ultimi gradini si allargano e si distaccano dalla muratura, formando una sorta di transito intermedio, per cui se ne vede anche lo spigolo all’estremità esterna. Lo spigolo è rifinito da due metà di piastrelle tagliate in diagonale, per assecondarne il disegno: bisogna effettuare un taglio preciso con un disco diamantato in modo da tenere buona la parte con la zigrinatura per ripristinare lo spigolo del gradino; l’altra parte va inevitabilmente scartata.
  6. Si stende la malta in posizione
  7. Si applica la pistrella tagliata fissandola in posizione con leggeri colpi tramite il martello a testa gommata.

Come ristrutturare la cantina con interventi mirati

Non c’è niente di più utile di una cantina o una soffitta in cui mettere tutte le cose che possono servire in futuro, ma attenzione: l’accumulo di oggetti può diventare un’attività senza scopo se il locale diventa inaccessibile per un eccesso di riempimento

Per non incorrere in questo problema è meglio ristrutturare la cantina per liberare la stanza e trasformarla in uno spazio utilizzabile per le nostre attività più creative e rilassanti. Difficile da riconoscere, ma la stanza luminosa e accogliente era proprio l’antro buio e scalcinato che conteneva un coacervo di oggetti inutilizzati.

Il lavoro più difficile è stato scegliere di buttare via la maggior parte del contenuto della stanza, peraltro di scarso valore, e tenere solo alcuni degli oggetti più interessanti cioè il tavolo e qualche contenitore. L’acquisto di un economico sistema di scaffalature componibili fornisce lo spazio per conservare in ordine ciò che non abbiamo avuto il cuore di gettare.

Per ristrutturare la cantina l’intervento sul grezzo è fondamentale

ripristinare l'intonaco

  1. Dopo anni di scarsa manutenzione i muri si presentano macchiati e scrostati. Il primo passo, dopo lo svuotamento della stanza, consiste nel rimuovere tutta la vernice e l’intonaco friabile utilizzando scalpello e spatola e, se necessario, spazzola di ferro.
  2. Approfittiamo per eseguire le scanalature necessarie per qualche aggiornamento dell’impianto elettrico e per rimuovere staffe o vecchi tubi. Le zone da ritoccare si inumidiscono con un pennello per evitare che il nuovo intonaco asciughi troppo in fretta.
  3. Una passata finale con intonaco fine (un impasto di calce, cemento, arenino e acqua) livella le cavità della parete. Ci si può aiutare con una tavola o una stadia di alluminio per raschiare la malta in eccesso.
  4. Prima che la calce asciughi troppo si livella con il frattazzo passandolo sul muro con movimenti circolari. Per una finitura migliore si adopera un frattazzo di spugna inumidito che aiuta a raccordare la parte nuova con l’intonaco esistente.
  5. L’intonaco ha bisogno di maturare e asciugarsi per qualche giorno prima di passare alla rifinitura. Per uniformare l’assorbimento di tutta la parete si stende un’abbondante mano di fissativo (diluito in ragione di una parte su cinque d’acqua) con il rullo o con il pennello.
  6. Le tubazioni del riscaldamento del piano superiore che corrono vicino al soffitto devono essere forzatamente lasciate al loro posto, però possono essere rese meno visibili dipingendole di bianco come il soffitto. Per prima cosa bisogna rimuovere accuratamente tutta la polvere accumulatasi con il tempo con uno straccio bagnato.
  7. Si comincia a pitturare partendo dai tubi e dal soffitto senza preoccuparsi troppo se qualche schizzo di tempera cade a terra, tanto il pavimento deve ancora essere rivestito con le nuove piastrelle. Le macchie e i ritocchi richiedono almeno due o tre mani di pittura per essere coperti adeguatamente.

La Finitura è un passaggio fondamentale mentre si ristruttura la cantina

levigatura e finitura

  1. (8) Per dipingere i muri si comincia con lo scontornare porte, finestre e angoli con un pennello medio, insistendo nei punti più difficili da raggiungere in modo da non lasciare zone scoperte. Meglio tenere a portata di mano uno straccio umido per levare subito eventuali gocce di pittura dalle finestre e dai vetri prima che asciughino.
  2. (9) Ora si può proseguire la tinteggiatura con il rullo senza doversi avvicinare troppo ai punti “critici” della parete. Siccome le superfici non sono molto lisce è necessario intingere il rullo di frequente e passare più volte nello stesso punto fino a ottenere un’adeguata penetrazione della tempera. Anche sulle pareti sono necessarie più mani per ottenere una soddisfacente omogeneità della tinta.
  3. (10) L’asta di prolunga telescopica da inserire sul manico del rullo rende superfluo l’uso della scala con una significativa riduzione del tempo necessario a finire il lavoro. Anche se il soffitto è basso, come in questo caso, si lascia l’asta allungata per poter appoggiare il rullo lontano ed evitare di sporcarsi con le gocce che cadono.
  4. (11) Le porte interne, in legno verniciato, hanno bisogno solo di una leggera passata con carta abrasiva di grana 120, per spianare le irregolarità delle precedenti verniciature, insistendo a mano nei punti in cui è presente un’ammaccatura o un difetto più grossolano.
  5. (12) Prima di passare alla finitura si elimina tutta la polvere dalla superficie da verniciare. Dati gli strati di sporco e unto che possono essersi depositati, è meglio usare prodotti molto attivi come gli sgrassatori universali. Al termine si rimuove il prodotto con uno straccio umido e si lascia asciugare bene la porta.
  6. (13) Finalmente si dà il tocco finale agli infissi usando una pittura opaca bianca. Su superfici molto estese e piane si possono usare rulli a pelo corto da affiancare a un pennellino che permetta di raggiungere gli angoli meno accessibili.

Nuova pavimentazione della cantina

posare le piastrelle

  1. Il pavimento originale in cemento lisciato non è sufficientemente regolare per la posa delle piastrelle di ceramica, per cui è necessario asportare tutte le sporgenze, specialmente accanto alle pareti, con mazzetta e scalpello, rifinendo con una levigatrice orbitale o con una smerigliatrice munita di dischi semirigidi per pietre e marmi. Solo se il pavimento è veramente irregolare si ricorre alle malte autolivellanti.
  2. Prima di cominciare la posa si pulisce accuratamente il pavimento con un aspirapolvere eliminando ogni frammento di cemento, per evitare che possa finire sotto le piastrelle e impedirne l’assestamento.
  3. Dopo aver posato una fila di piastrelle a secco, con le relative cordicelle spaziatrici, si misura con un listello la posizione per disporle parallele e alla giusta distanza dal muro riducendo al minimo i tagli diagonali e lo scarto.
  4. Si marcano sul pavimento, con l’aiuto del listello, gli allineamenti alle pareti.
  5. Seguendo le tracce si imposta l’allinemento della fila centrale delle piastrelle con una lenza ben tesa bloccata da un mattone o da un chiodo d’acciaio. Sotto la lenza si pone uno spessore pari a quello della piastrella aumentato di qualche millimetro, per tenere conto dello spessore dell’adesivo. La lenza fornisce anche un utile riferimento per mettere in piano le piastrelle.
  6. Si prepara l’adesivo impastando il preparato in polvere con la giusta quantità d’acqua. Con l’aiuto della manara dentellata si stende uno strato uniforme di adesivo lungo la lenza, largo a sufficienza per posare una fila di piastrelle.
  7. Controllando l’ortogonalità si sistema la lenza per posare una seconda fila di piastrelle, incrociata rispetto alla prima.
  8. Le piastrelle si posano sulla colla premendo quanto basta per livellarle con quelle adiacenti e allinearle con la lenza. L’uso delle cordicelle spaziatrici permette di regolare la larghezza delle fughe compensandole con l’allineamento alla lenza.
  9. Si alzano le cordicelle per riutilizzarle nella posa del quadrante successivo. In alternativa alle cordicelle si possono usare i crocini distanziali che sono più sottili delle piastrelle e si possono lasciare al loro posto, per ricoprirli poi con lo stucco riempifughe.
  10. Si prosegue con la posa di ciascuna sezione spalmando l’adesivo su una superficie maggiore per accelerare il lavoro. La larghezza di due piastrelle è ottimale ed evita di doversi sporgere troppo.
  11. Per fare i pezzi speciali, lungo il perimetro del locale, è necessario procurarsi una tagliapiastrelle. In lavori come quello del servizio giova molto poter disporre di modelli di livello professionale, con cui si fa poca fatica e risulta facile essere precisi.
  12. Spalmare la colla direttamente sul retro delle piastrelle marginali è più facile che stenderlo sulla minuscola porzione di pavimento libero.
  13. Una smerigliatrice con disco diamantato è utile per i tagli dalla forma irregolare come quelli per gli stipiti o le tubazioni verticali. I lavori di taglio e aggiustamento è bene che vengano eseguiti all’esterno per evitare di riempire la stanza di polvere e schegge.
  14. La posa delle ultime piastrelle è bene sia fatta vicino alla porta in modo da poter uscire senza appoggiarsi sulle piastrelle di fresca posa.

Come tagliare le piastrelle presto e bene

tagliapiastrelle manuale

Quando si è alle prese con la piastrellatura di un locale come quello del servizio, ci si rende conto presto di quanto tempo si perda nel taglio delle file perimetrali, soprattutto in presenza di irregolarità di andamento dei muri.

Tutt’altra cosa è se si può lavorare con una tagliapiastrelle manuale, robusta e stabile; con una leva confortevole, che permette il miglior controllo dello spacco; con guide regolabili per la ripetizione di pezzi di uguale dimensione; con possibilità di ruotare rapidamente la riga di riferimento per tagli angolati. 1. La rotazione della riga permette di stabilire un’inclinazione, anche di pochi gradi, tipica nel caso di file finali che vanno a stringere. 2. Sulla riga, lo scontro regolabile, permette di stabilire una larghezza di taglio per pezzi ripetuti.

La stuccatura delle fughe del pavimento della cantina

stuccatura delle fughe

  1. Dopo un paio di giorni di asciugamento si può passare sulle piastrelle senza pericolo che si spostino. Si libera il pavimento da ogni residuo con l’aspirapolvere e si stende lo stucco riempifughe con una spatola di gomma facendolo penetrare bene tra le piastrelle.
  2. Si lascia asciugare lo stucco qualche decina di minuti, poi si lava via l’eccesso con una spugna imbevuta d’acqua sciacquandola spesso. Strofinando più o meno a lungo si regola lo spessore dello stucco nella fuga.
  3. Quando l’umidità superficiale è scomparsa (bastano un paio d’ore) si passa uno straccio asciutto sul pavimento per eliminare il velo di polvere e l’opacità lasciati dalla spugna.
  4. Con un’ultima passata di pittura bianca si rifinisce il bordo inferiore della parete e si tolgono eventuali macchie e schizzi di colla lasciati dalla posa delle piastrelle.
  5. Si terminano i lavori con l’aggiornamento dell’impianto elettrico e l’installazione di qualche punto luce per compensare la dimensione ridotta delle finestre.
  6. Dopo tanta fatica è venuto il momento di sistemare l’arredamento della nuova stanza: la scaffalatura economica fornisce lo spazio necessario a conservare (in ordine, stavolta) gli oggetti rimasti dalla grande riorganizzazione. Completano il mobilio un semplice tavolo fatto con due cavalletti e un piano in lamellare e qualche sedia. Tutto il resto è puro divertimento!

Rubinetto che perde | Come intervenire nel dettaglio

Il rubinetto che perde è il classico inconveniente che capita in tutte le case. Ecco come intervenire senza dover chiamare l’idraulico.

Col tempo la guarnizione di tenuta del rubinetto si indurisce e, per ottenere la chiusura, si stringe sempre più forte la manopola. Questo porta, in breve tempo, alla totale compressione della guarnizione del pistoncino del rubinetto che, senza elasticità, non riesce più a contrastare la pressione dell’acqua. Allora dobbiamo intervenire e sostituire la guarnizione danneggiata.

Rubinetto che perde – Vitone e guarnizione

vitone e guarnizione rubinetto

All’interno del rubinetto è avvitato il “vitone” con guarnizione O-ring. Al suo interno si può muovere il pistoncino che spinge la guarnizione principale contro la sede attraverso cui scorre l’acqua, regolandone il flusso. Questa guarnizione va sostituita quando il rubinetto gocciola.

 Sostituire la guarnizione danneggiata

sostituire la guarnizione

 

Per sostituire la guarnizione, dopo aver chiuso la mandata dell’acqua, bisogna smontare alcune parti del rubinetto.

  1. Per smontare la manopola occorre rimuovere il tappo della stessa: si accede così alla vite di bloccaggio.
  2. Con una chiave a forchetta si smonta il gruppo di ottone che regola il flusso d’acqua.
  3. Si notano due guarnizioni: quella più grande è un O-ring di tenuta che agisce serrando la filettatura di montaggio della meccanica; l’altra è la guarnizione del pistone, quella che ferma il flusso dell’acqua.
  4. Si estrae la vecchia guarnizione facendo leva con attenzione con un cacciavite a lama sottile, si mette quella nuova, quindi si rimonta il rubinetto ripetendo le fasi a ritroso.

Se il rompigetto fa i “capricci”…

disegno rubinetto

 

La bocca dell’erogatore di un rubinetto è dotata di griglia rompigetto (1), costituita da una ghiera con guarnizione, disco forato e griglietta. Il suo compito è quello di separare i filetti fluidi e mescolarli con l’aria in modo da rendere il getto meno compatto e ridurre gli schizzi. Se all’interno del rompigetto si accumulano piccoli detriti (presenti nell’acqua) il getto si riduce. Si interviene allentando e togliendo il rompigetto per pulirlo dai depositi (2). Conviene interporre uno straccio tra la pinza e il rompigetto per proteggerne la superficie. Se vi è materiale calcareo depositato (3) si elimina immergendo per alcune ore il filtro in un prodotto anticalcare o in aceto.

Contenitori per orto sul balcone fai da te modulari

Questi contenitori per orto sul balcone fai da te sono modulari e possono essere affiancati o sovrapposti, così da permettere la coltivazione di aromatiche, fiori ed ortaggi sfruttando al meglio lo spazio a disposizione sul terrazzo

Per chi non dispone di uno spazio verde proprio i contenitori per orto sul balcone fai da te o contenitori per orto in terrazzo sono un’ottima soluzione per avere un piccolo orto in terrazzo: i contenitori impilabili minimizzano l’ingombro a terra e tra di essi c’è aria e luce anche per le piante che si trovano ai livelli inferiori, fermo restando che quando la terrazza non è frequentata possono essere disposti a terra, raggruppandoli in altezza solo se necessario.

Misure dei contenitori per orto sul balcone 
Ciascun modulo misura 40×40 cm ed è alto 50 cm; il vano profondo 23 cm concede spazio per lo sviluppo ottimale delle radici. Uno di questi viene “sacrificato” per essere utilizzato come sedile e contenitore di attrezzi, senza ulteriori ingombri. Se per fare il primo occorre un certo tempo, per quelli successivi il lavoro scorre più velocemente, in quanto si tratta di ripetere le stesse fasi, con maggiore dimestichezza: in un fine settimana si realizza una struttura come quella raffigurata, senza bisogno di attrezzature sofisticate e con listelli prefiniti.

Eventualmente, possiamo pensare anche di costruire un orto rialzato fai da te

Cosa serve per costruire dei contenitori per orto sul balcone fai da te (per ciascun modulo):

  • Listello 19×68 mm: 4 gambe A da 500 mm; 6 lati B da 400 mm; 6 lati C da 362 mm
  • Listello 19×45 mm: 4 gambe D da 500 mm
  • Listello 8×21 mm: 2 coperture E da 400 mm; 2 coperture F da 384 mm
  • Un riquadro di rete zincata a maglia quadrata G da 400×400 mm;
  • Un telo di plastica da circa 900×900 mm;
  • colla vinilica;
  • impregnante per legno;
  • viti 4×35 e 12×25 mm;
  • graffette 1,2×25 mm;
  • cambrette 1,6×15 mm;
  • chiodi 2,5×55 mm
  • Per il coperchio: 5 listelli J 19x68x400 mm; 2 listelli K 19x68x340 mm; viti 4×35 mm.

Il progetto orto sul terrazzo fai da te

contenitori modulari

La costruzione in serie dei moduli

come costruire un vaso per orto balcone

  1. Si inizia ad assemblare ogni gamba con due tavolette (A e D); si spalma la colla sul bordo della tavoletta D e, utilizzando un listello di pari altezza come riscontro, si uniscono le due parti serrandole poi con una coppia di morsetti.
  2. L’unione viene stabilizzata con l’inserimento di alcuni chiodi Ø 2,5×55 mm.
  3. Per rifinire i bordi dopo l’incollaggio torna molto utile una levigatrice a nastro utilizzata come stazionaria, capovolgendola sul banco.
  4. Tra una coppia di gambe si inseriscono due tavolette B e si fissano al piano due riscontri laterali: questi faranno da guida nell’assemblaggio in serie degli altri fianchi.
  5. Le tavolette laterali vengono preforate con una punta da 4 mm di diametro; in base alla lunghezza della punta è possibile sovrapporre più tavolette e forarle in serie.
  6. Con l’aiuto di alcuni distanziali calibrati da 10 mm di spessore si avvitano le tavolette alle gambe utilizzando viti Ø 4,0×35 mm. Va ricordato che per ciascun lato la tavoletta in alto deve sporgere 10 mm rispetto alle gambe, in modo da ottenere una guida perimetrale per sovrapporre stabilmente un altro modulo.
  7. Ci si appresta a preparare anche il lato opposto al precedente.
  8. Si posizionano i due lati finiti in verticale e, sempre con l’aiuto dei riscontri, si assembla anche il terzo lato con i listelli C.
  9. Capovolta la struttura, si completa anche il quarto lato fissando le ultime 3 tavolette.
  10. Si completa con il fissaggio della rete ai contenitori per orto rialzato

Come rivestire i contenitori per orto sul balcone

foderare il vaso

  1. Si inchioda alla base di ciascun modulo un riquadro di rete metallica zincata con cambrette Ø 1,6×15 mm.
  2. L’interno di ciascun modulo viene rivestito con un telo di plastica; alcuni mattoni collocati negli angoli aiutano a mantenerlo in tensione mentre lo si fissa con le graffette.
  3. Il telo in eccesso va rifilato a livello delle tavolette superiori.
  4. La struttura va protetta con due mani di impregnante per legno, come pure i bordini che rifiniscono internamente i bordi superiori di ogni modulo.
  5. Il modulo pronto per essere riempito con terriccio.
  6. Sul modulo da utilizzare come seduta si realizza una copertura con i listelli J e K uniti con viti Ø 4,0×35 mm: deve incastrarsi nel vano interno.
Contenitori per il pranzo in plastica, confezione da 30 pezzi, Zuvo (650 ml), 750 ml
  • Contenitori per alimenti per il microonde usa e getta in plastica.
  • Questi contenitori in plastica usa e getta sono adatti per il forno microonde, il freezer e la lavastoviglie. Perfetti per uso alimentare industriale, per ristoranti e takeaway, nonché per uso domestico.
  • Recipienti robusti e resistenti con sistema salvagoccia.
  • Design quadrato profondo a tenuta per la conservazione del cibo e le esigenze organizzative.
  • Impilabile, può essere usato nel microonde e nel freezer. Plastica priva di BPA.
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  • 2 manici resistenti *** Ø 35,6 cm *** Altezza 30,5 cm *** Ideale per piantare pomodori, cetrioli, fagioli e tanto altro
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  • Dimensioni: 109 x 46 x 80 cm/elegante aiuola rialzata in legno come fioriera o erbe aiuola
  • Kit di costruzione in elementi vorgefertigten/volume: circa 45 Litri/in legno impregnato, resistente alle intemperie/in foresta certificato FSC
  • Pali 70 x 70 mm piallato/telaio 45 x 45 mm piallato/profile 8 x 93 mm scanalato
  • Ideale come erbe o per orto sul balcone o terrazza

I moduli sono sovrapponibili

moduli sovrapponibili

Anche dopo aver messo a dimora le piante, peso e dimensioni dei moduli ne consentono lo spostamento e la sovrapposizione in base allo spazio disponibile ed allo sviluppo delle specie. La battuta perimetrale ne facilita l’incastro e le gambe sono abbastanza robuste da permettere di sovrapporre fino a tre moduli, quindi ciascuno può decidere quanti realizzarne per il proprio terrazzo. La composizione può essere utilizzata anche come barriera protettiva da vento e sguardi, arrivando ad un’altezza fino a due metri con lo sviluppo aereo delle piante.

Preparare il terreno

inserimento del terriccio universale

  1. Il coperchio del sedile è soltanto appoggiato sui contenitori per orto sul balcone ed il vano interno può essere utilizzato per contenere gli attrezzi da giardinaggio: un contenitore di plastica li protegge dall’umidità e dall’acqua delle innaffiature.
  2. Gli altri moduli vengono riempiti con terriccio di tipo universale, eventualmente miscelato con poco stallatico o con concime specifico per le diverse specie da mettere a dimora.
  3. Prima, però, è preferibile disporre uno strato di argilla espansa, in modo da mantenere il terreno umido anche con innaffiature di scarsa entità. Non essendoci un drenaggio sul fondo, infatti, bisogna evitare di bagnare eccessivamente il terreno per non causare ristagni che possono danneggiare le radici.
  4. Terminato il lavoro, gli attrezzi possono essere ripuliti ed asciugati, quindi riposti sotto il sedile.

Quali erbe mettere a dimora?

erbe aromatiche

  1. Prezzemolo ed erba cipollina sono tra le piante aromatiche più utilizzate in cucina: in particolar modo per il prezzemolo bisogna mantenere un terreno costantemente umido, ma senza ristagni.
  2. I contenitori con le piante che si sviluppano maggiormente in altezza o che hanno bisogno di più luce vanno collocati in alto. Qui si nota una pianta di Lemongrass, formata da steli che, se spezzati, odorano di limone, molto in uso nella cucina thailandese; l’altra è una Aloysia Citrodora, verbenacea più conosciuta come Erba Luigia, le cui foglie odorano di agrumi.
  3. Le foglie argentate dell’Elicriso, se strofinate, emanano un piacevole aroma che ricorda il curry; in realtà, nulla ha a che vedere con la miscela di aromi e spezie utilizzata per insaporire i risotti.
  4. Anche del basilico esistono diverse specie, alcune soltanto ornamentali (questa è una Blu Africana), altre, come il profumatissimo basilico comune, indispensabili nella cucina italiana.

E per chi non ha il balcone?

Chi non ha un balcone può seguire questa guida passo-passo e costruire un bellissimo orto in cassetta fai da te