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Antine fai da te oscuranti in legno per finestra da tetto

Due antine fai da te in legno a misura incernierate ai bordi del vano finestra permettono di schermare la luce eccessiva nel sottotetto utilizzato per il tempo libero

Chi abita in mansarda sa bene che le finestre da tetto abbisognano di sistemi di schermatura ancor più efficienti rispetto alle finestre tradizionali da parete: l’irraggiamento solare è molto più diretto e può causare fastidi sia di abbagliamento sia di innalzamento della temperatura in corrispondenza della vetrata. Per gli spazi destinati a essere abitati sono disponibili soluzioni di ogni tipo, ma per il nostro lettore Gian Luigi Allimondi, che la mansarda la utilizza occasionalmente nel tempo libero, un sistema di oscuramento integrato o a tendina risultava troppo oneroso, ragion per cui ha ripiegato su un sistema di oscuramento meno raffinato costituito da due antine fai da te, cavandosela con 30 euro di materiale.

Anche se semplificato, il sistema è quello degli “scuri”, ossia due antine fai da te cieche che vanno in battuta al centro del vano finestra e permettono di oscurare il locale, ovviamente pensato per un’installazione a soffitto anziché a parete. È logico pensare che nella mansarda di Gian Luigi ci siano altre finestre e che l’esigenza sia quella di oscurarne completamente una per volta in base all’incidenza del sole, in quanto con queste antine fai da te si passa da luce a buio senza modulazione intermedia della luce, tanto più che non è possibile aprire o chiudere una sola anta. Allo scopo, per chi avesse una sola finestra, suggeriamo di non montare i sistemi di aggancio, in modo che si possa aprire anche una sola anta.

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Come costruire delle ante fai da te in legno

montare le cerniere a libro

ante fai da te

  1. Le dimensioni delle tavole devono essere tali da chiudere il vano finestra: su una delle due va predisposto, sulla faccia rivolta verso l’interno del vano, il listello di battuta in chiusura, costituito da un listello alto quanto le ante e largo 40 mm.
  2. L’articolazione delle antine fai da te è affidata a tre cerniere a libro per lato, una al centro e due a circa 100 mm dalle estremità. Le bandelle si fissano a filo esterno della faccia esterna delle tavole e a filo interno del vano, per cui bisogna tenere conto dell’ingombro del perno centrale e ridurre di conseguenza la larghezza di ciascuna antina.
  3. Oltre che tra se stesse, le antine fai da te devono fare battuta nel vano finestra: a tale scopo, al centro dei lati verticali di questo, si fissano con viti (trattandosi di un rivestimento a perline) due quadrelli di legno 200x20x20 mm.
  4.  Sia in apertura sia in chiusura, le antine hanno bisogno essere sostenute per non ricadere.
  5. Qui è stato utilizzato il sistema più semplice, costituito da ganci e occhielli: due, opportunamente distanziati, garantiscono la chiusura, mentre per l’apertura è stato fissato un occhiolo al centro di ogni lato lungo, all’interno, fissando in posizione opportuna a soffitto il gancio.
  6. Un miglior aspetto estetico e funzionale lo si otterrebbe con un chiavistello centrale per la chiusura e un perno a scatto per lato in apertura, anche in virtù del fatto che le antine, essendo a soffitto, esercitano una discreta trazione verso il basso.

Lampada fai da te in legno di alto design

La reinterpretazione di una lampada di alto design, fatta quasi tutta di legno, tagliando 20 stecche identiche da un pannello di abete

La genialità di un far da sé sta anche nel saper osservare oggetti ideati da famosi designer e riuscire a riprodurli con i materiali a disposizione, magari modificandoli nella forma e nelle dimensioni per le proprie necessità. Il nostro lettore Francesco Paolo Alessandra, prendendo spunto da una famosa lampada da tavolo, fatta interamente di metallo, ne ha progettato una lampada fai da te in legno personalizzata. Innanzi tutto ha pensato di servirsi proprio del legno, materiale che è capace a lavorare con maggiore dimestichezza; ha utilizzato un abbondante avanzo di pannello di abete, spesso poco più di un centimetro per quasi tutte le parti della lampada. La lampada fai da te in legno consta di una base di sostegno, un’estensione snodabile a 5 segmenti ed un cappello orientabile di legno che racchiude una parabola di metallo e il portalampada. Contrariamente al campione di produzione industriale, questa lampada appoggia a terra e può estendersi sino a oltre 2 metri d’altezza. Partendo dal basso, ogni segmento del braccio snodabile è realizzato affiancando un numero decrescente di pezzi. I segmenti sono uniti facendo passare alle loro estremità barre filettate, tagliate a misura, serrate con dadi ciechi in modo da rendere mediamente rigida la giunzione, ma poterla ancora articolare per far assumere al braccio la posizione voluta.

Il paraluce della lampada fai da te in legno

Lampada fai da te in legno 3

Il paraluce è composto da 8 tavolette trapezoidali, che rivestono una parabola metallica, cui è fissato il portalampada. Gli spigoli a contatto devono essere bisellati impostando l’inclinazione della lama della sega circolare con un angolo di 22,5°. 

Gli snodi

Lampada fai da te in legno 4

Per il montaggio e il funzionamento uniforme degli snodi è fondamentale che i fori siano perfettamente allineati in ciascuna delle estremità delle stecche. Per questo conviene realizzare stecche identiche nelle dimensioni e costruire una dima di foratura per ripetere i fori sempre nella medesima posizione.

Il basamento 

Lampada fai da te in legno 5

Le prime sei stecche devono essere fissate alla base di sostegno della lampada. Si usa un sistema ad incastro, realizzando nello spessore della base sei precise sedi per accogliere le estremità delle stecche. Le sedi devono essere allineate e distanziate l’una dall’altra della loro stessa larghezza.

Lampada fai da te in legno 6

Scopri alcune delle più belle lampade da terra di design

Lo spettacolo dei colori… del verde

Editoriale tratto da In Giardino n.53 di Agosto-Settembre 2015

Autore: Nicla de Carolis

Non solo gli scienziati, ma anche intellettuali e artisti si sono occupati dei colori, affascinati dalla loro varietà e dalla loro influenza sulla psiche delle persone. Goethe, uno dei più grandi letterati tedeschi con la passione anche per la pittura, fu spinto a scrivere una sua teoria sui colori, incentrati specialmente sulle piante, proprio dopo il suo viaggio in Italia, compiuto dal 1786 al 1788, perché qui “il paesaggio nitido e colorito lo appassionava ancor più dei capolavori antichi”.
Il pittore russo Wassily Kandinsky ha scritto che “il colore influenza l’anima umana nel modo più diretto. Il colore – come nel pianoforte – è il tasto, l’occhio è il martelletto, e l’anima è lo strumento dalle mille corde diverse”.

La varietà dei colori della natura è qualcosa che non può lasciare indifferenti e in particolare tutte le gradazioni e le variazioni presenti nelle foglie sono qualcosa di sorprendente. Questo miracolo è determinato dalla clorofilla, ma anche da altri pigmenti, tra cui i circa 350 tipi di carotenoidi, le sostanze che danno a petali e frutti colorazioni giallo-arancione e rosse. Solo per fare qualche esempio emblematico basta guardare le foglie di una siepe di photinia, pianta originaria dell’Asia che da qualche anno è molto diffusa anche da noi, con l’arbusto frondoso ben ramificato, foglie ovali o lanceolate di colore verde scuro e rosso vivace quando si “abbronzano” per cambiare ancora durante l’autunno e l’inverno assumendo una colorazione aranciata. O pensiamo all’abete glauco, l’unica conifera con aghi di colore argento-blu di cui nessun’altra varietà può vantarsi. Per non parlare delle piante le cui foglie contengono il verde che sfuma in giallo per arrivare al rosso come le coelus. Tutte queste possibilità offrono l’imbarazzo della scelta per progettare un angolo “verde” trasformando il piacere del giardinaggio in un lavoro di ricerca e composizione, un gioco affascinante.
Da pagina 12 troverete uno speciale che sarà utile in questa nuova esplorazione di una materia tanto ricca di bellezza.

Ma, oltre alla varietà infinita di sfumature delle specie esistenti in natura e ibridate dall’uomo, tra poco potremo godere, andando in un bosco, dello spettacolo della gamma infinita che va dai gialli, ai marroni, ai rossi che ci regala l’autunno, quando nelle foglie le sostanze cromatiche si fluidificano e si rifugiano nelle radici della pianta stessa donandoci paesaggi mozzafiato.

Come nasce una sedia chiavarina

I segreti della costruzione delle sedie chiavarine sono rimasti nelle mani di pochi costruttori artigianali che si tramandano la tradizione di padre in figlio. Le gambe sottili e la particolare impagliatura sono il loro certificato di garanzia

Come in una favola, si narra che il Marchese Rivarola abbia chiesto ad un falegname di Chiavari, tale Gaetano Descalzi detto “il Campanino”, di replicare fedelmente le sedie impero che aveva portato di ritorno da un viaggio in Francia. Correva l’anno 1807 e il giovane, ma capace ebanista ligure, non si limitò ad una semplice copiatura dello stile, ma elaborò la struttura di gambe e schienali semplificando le forme e alleggerendo al massimo la sedia. Ma grazie ad una geniale distribuzione del legno, guidata da sofisticati calcoli strutturali, i punti maggiormente sollecitati restarono massicci e robusti. Il risultato era una sedia chiavarina veramente leggera, ma indistruttibile. Il Campanino rivisitò anche la seduta creando un originale intreccio con strisce di salice palustre, oggi sostituito da corteccia di bambù. Chiavari divenne un polo di produzione della sedia chiavarina e nel 1855, alla morte del Campanino, il settore dava lavoro a circa 600 seggiolai. Oggi la produzione industriale ha soppiantato le botteghe, ma ci sono ancora alcuni artigiani di alto livello come i fratelli Levaggi, che portano avanti una produzione di sedie chiavarine di alto pregio conosciuta in tutto il mondo. 

sagomare il legno

  1. Partendo dalle dime originali conservate in laboratorio, si traccia il disegno su di una tavola curva di faggio, acero o ciliegio, essenze diffuse ampiamente sull’Appennino ligure alle spalle di Chiavari. Ogni pezzo è poi tagliato alla sega a nastro.
  2. Con un paziente lavoro di raspa e lima si asporta il legno “dove cresce”, per dirla con le parole degli artigiani liguri, sottintendendo che si tratta di un’operazione completamente manuale affidata all’esperienza dell’artista.
  3. Gli schienali armoniosamente curvati e le colonnine tornite che caratterizzano le sedie chiavarine sono il risultato di un paziente lavoro manuale che si affida solo a pochi e semplici strumenti di misura e a tanto “occhio”: ogni sedia è, a tutti gli effetti, un pezzo unico.

Come si realizza una sedia chiavarina

costruire una sedia chiavarina

  1. Il legname necessario, proveniente dal taglio eseguito nei giusti periodi, viene sgrossato e lasciato stagionare all’aperto per almeno quattro anni. Il tempo necessario per perdere umidità e acquisire la necessaria tenacità e resistenza al tarlo.
  2. Il lavoro di rifinitura è alleggerito dall’uso di levigatrici a tamburo di diverse dimensioni con le quali si arrotondano le volute delle parti curve e si aggiustano pazientemente gli incastri.
  3. Su veloci torni da legno prendono forma le sottili colonnine che formano gambe e schienale. Non ci sono copiatrici: tutto è affidato alle mani esperte che accarezzano il pezzo in rotazione mentre il ferro affilato gli dà forma.
  4. Dopo l’incisione dei punti fissi che assicurano la replicabilità delle forme, si procede con passate molto leggere fino a portare al giusto diametro il pezzo. Il controllo delle misure si esegue con un semplice calibro a compasso per esterni.
  5. Tutti i pezzi delle sedie chiavarine sono uniti ad incastro; non ci sono né chiodature né viti e la stabilità delle unioni è affidata a qualche pennellata di colla di pesce tenuta a bagnomaria.
  6. L’esecuzione dei fori è affidata alla mortasatrice; i pezzi sono inseriti in speciali supporti che permettono di sostenerli solidamente senza rovinarli mentre si eseguono le varie lavorazioni.
  7. La finezza dei particolari e la finitura veramente liscia sono il risultato dell’uso di ferri sempre taglienti che sono regolarmente affilati su pietre ad olio.
  8. Le serie di gambe tornite sono riposte in attesa di essere montate. La tornitura delle colonnine non ha solo un motivo estetico, ma serve a togliere il legno dove non serve, come all’estremità del piede, per arrivare al massimo della leggerezza senza perdere in resistenza meccanica.
  9. Si assemblano il frontale e lo schienale con colla di pesce e qualche colpo di mazzuolo allineando le gambe finché il collante è umido.
  10. Nessun particolare viene tralasciato per ottenere il miglior risultato: prima che l’incastro si asciughi si lavano via le gocce e i residui di colla rimasti attorno allo scalino con acqua e una vigorosa spazzolata.

Il laboratorio dei fratelli Levaggi

fratelli levaggi
I Levaggi sono una famiglia di artigiani che da più di cinquant’anni si dedica alla costruzione e allo sviluppo della sedia chiavarina salvaguardando la preziosa tradizione ebanistica di Chiavari che contava, negli anni ’50, almeno quindici laboratori specializzati nella costruzione di seggiole. La forza di questi artigiani-artisti è la volontà di non industrializzare la produzione, ma di continuare a costruire sedie a mano come le faceva il Campanino più di due secoli fa. www.levaggisedie.it

Tipologie e lettura del contatore dell’acqua

Vediamo come si effettua la lettura del contatore dell’acqua, in base al modello installato, e come procedere per aggiungerne altri, privatamente, lungo la linea idraulica di casa nostra

Il contatore dell’acqua, come altri dispositivi per il calcolo dei consumi delle utenze private, viene installato dall’azienda erogatrice del servizio nel punto in cui ha inizio la linea di adduzione domestica. A monte e a valle del contatore vengono installate le valvole di intercettazione che permettono di interrompere il flusso d’acqua per effettuare manutenzioni o modifiche all’impianto. Passando attraverso il corpo del contatore, l’acqua mette in movimento un sistema di alberini e ingranaggi collegati agli indicatori che consentono di rilevare i consumi con elevata precisione. Da parte dell’utente non è consentito alcun intervento su di esso, infatti è piombato, ma lungo la linea domestica è possibile installarne altri, per contabilizzare e controllare i consumi di rami diversi, potendo verificare così quanta acqua si consuma per irrigare il giardino o lavare l’auto e tenere più facilmente sotto controllo eventuali perdite. Per installare uno di questi apparecchi bisogna interrompere il flusso sulla diramazione della linea interessata, tagliare un pezzo di tubo e installare gli opportuni raccordi in ingresso e in uscita dal contatore. Le porzioni diritte dei tubi in entrata e in uscita devono essere lunghe almeno 5 volte il diametro nominale del contatore. Vediamo ora insieme come effettuare una corretta lettura del contatore dell’acqua

Tipologie di contatori dell’acqua

contatori acqua

  1.  Alcuni tipi di contatori meno recenti hanno sia le caselle sia le lancette. Nella lettura occorre tenere conto soltanto delle caselle con numeri o fondo nero, se l’ultima a destra ha il numero o il fondo rosso indica i decimali e non va tenuta in considerazione. La lettura viene effettuata iniziando dal quadrante delle migliaia di metri cubi e procedendo su quelli successivi; le lancette, che indicano ettolitri, decalitri e litri, non vanno considerate.
  2. Quelli a lettura diretta attuali hanno un quadrante con sette (o quattro) cifre: le prime quattro indicano i metri cubi, le rimanenti rispettivamente le centinaia, le decine e le unità di litro. Anche qui le cifre rosse non incidono sul computo dei consumi.

Possibili modifiche sull’impianto

modifica impianto idraulico

 

  1. Il raccordo di ingresso nel contatore, facente ancora parte della linea pubblica, viene protetto da una piombatura dopo averne effettuato il serraggio. Sull’altro lato possiamo invece intervenire liberamente.

  2. Prima di qualsiasi intervento dobbiamo chiudere la valvola di intercettazione a monte del contatore, quindi aprire uno o più rubinetti per abbassare la pressione interna dei tubi e svuotare il più possibile la linea interessata.

  3. Immediatamente a valle del contatore, o in altro punto dell’impianto domestico, possiamo intervenire e allentare le ghiere di collegamento con una chiave a pappagallo.

  4. Scolleghiamo la tubazione, ponendo attenzione a eventuali guarnizioni interne, ed effettuiamo le modifiche che ci occorrono. Assicuriamoci della buona tenuta delle nuove diramazioni nelle fasi di rimontaggio, inserendo le apposite guarnizioni ove previste o avvolgendo sulle filettature alcuni giri di nastro sigillaraccordi. Prima di riaprire la valvola di mandata, apriamo almeno un rubinetto lungo la linea, in modo che l’acqua possa scaricare istantaneamente l’aria contenuta nei tubi.

Regolatore di pressione

regolatore di pressione

 

  1.  Questo regolatore di pressione incorpora un manometro a due lancette: quella nera indica la pressione all’interno del circuito, quella rossa il valore massimo prestabilito. Per effettuare regolazioni rimuoviamo il cappellotto di plastica che lo protegge.

  2. Agendo con una chiave a brugola sul grano interno possiamo ridurre la pressione all’interno del circuito se questa è eccessiva.

  3. Aprendo le utenze, la pressione nel circuito cala e possiamo verificare, richiudendoli, che la pressione si stabilizzi al valore che abbiamo impostato agendo sul grano. La vite al centro dell’indicatore ci permette di spostare la lancetta rossa in corrispondenza del valore definito massimo, così da avere un immediato controllo a colpo d’occhio.

Contatore a impulsi per telelettura

contatore a impulsi

Particolari contatori definiti “a impulsi” sono in grado di rilevare i consumi in tempo reale e fornire tale informazione a distanza.Questo consente di tenere sotto controllo i consumi senza dover andare a leggere il quadrante, ma consente anche di fornire comandi ad altre apparecchiature (es. quelli per la clorazione di piscine) che possono lavorare in modo automatico in funzione delle informazioni ricevute.

Come installare la piletta lavabo con cestello estraibile

Ecco come installare (o sostituire) la piletta lavabo in completa autonomia

piletta di scaricoI piccoli rimasugli di cibo, che cadono nel lavello durante il lavaggio dei piatti o la preparazione dei cibi, passano attraverso le aperture della piletta lavabo e finiscono nel sifone. A lungo andare possono creare problemi. Ecco perché è utile montare nel nostro lavello la piletta lavabo con il cestello estraibile. Questo accessorio è costituito da due parti: una va montata sotto il lavello e collegata alla tubazione di scarico, l’altra fissata alla prima dalla parte superiore della vasca. Nel foro di accesso si inserisce un cestello che ha aperture molto sottili. Questo elemento può essere abbassato, alzato e asportato. Quando è abbassato funge da tappo e l’acqua si raccoglie nella vaschetta senza defluire. Quando viene sollevato l’acqua defluisce, ma i rimasugli di cibo rimangono intrappolati al suo interno.

Cosa bisogna sapere circa la piletta lavabo:

  • Per asportare i rimasugli di cibo non è necessario prenderli con le mani: basta sollevare il cestello e svuotarlo nella pattumiera dell’umido.

Cosa serve per installare la piletta lavabo:

  • Piletta lavabo con cestello estraibile
  • Raccordo a cono per sifone e scarico 
  • Cacciavite 

Piletta lavabo con cestello estraibile

Come installare la piletta di scarico

installare piletta di scarico

  1. Dopo aver scollegato la vecchia piletta dallo scarico e averla asportata dal lavello, collochiamo la parte inferiore della piletta con cestello, provvista di guarnizione. Il cono si centra sotto la vaschetta.
  2. Inseriamo la vaschetta-griglia nell’apertura superiore del lavello, centrandola sull’elemento inferiore a cono. Anche la vaschetta è provvista di una guarnizione, più sottile. Poi posizionimo la piletta lavabo.
  3. Infine ricolleghiamo, alla base conica della piletta, tutto l’insieme dello scarico con sifone, i collegamenti alla seconda vaschetta  e alla lavastoviglie e il raccordo allo scarico nella parete.
  4. Inseriamo la boccola centrale nella piletta e la serriamo alla vaschetta per unire stabilmente le due parti che compongono la piletta; l’operazione è facilitata da un incavo ricavato alla sommità.
  5. Il cestello della piletta è bloccato all’interno della boccola da una molletta che, sollevando il perno centrale, si ritrae per consentire di estrarlo e rimuovere lo sporco. Premendo il perno, funge da tappo.

Piletta lavabo con comando a distanza

piletta con comando a distanza

L’apertura e la chiusura della piletta asportabile possono anche essere effettuate senza sollevare il cestello con le mani, ma agendo su un pulsante posto sul lavello o in prossimità di esso. Il sollevamento è reso possibile da un cavetto d’acciaio e da un meccanismo a esso collegato. Agendo sul pulsante si solleva il cestello di quel tanto che è necessario per permettere il deflusso del liquido. Ciò è particolarmente utile quando il lavello è ingombrato dalle stoviglie.

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Come collegare saldamente tubi PVC

I tubi PVC (policloruro di vinile), tipici delle tubazioni di scarico, sono leggeri e molto facili da lavorare anche su grandi diametri.

I tubi PVC sono ideali per il passaggio di acqua calda o fredda, anche in pressione, li troviamo ovunque: gli scarichi del bagno sono tubi di diametro variabile dai 32 mm del lavabo ai 40 mm della doccia, per arrivare ai 100 mm del WC. I tubi in PVC presentano un grande vantaggio: non si saldano, ma si uniscono a freddo con potenti adesivi. L’ancoraggio avviene per vulcanizzazione, ossia per parziale fusione delle superfici da unire in quanto i solventi sciolgono in parte le superfici, facendone un tutt’uno con il PVC contenuto nell’adesivo.

Cosa serve:

  • Tubi PVC con giunti da incollare o dotati di guarnizione
  • Adesivo per PVC
  • Pennello
  • Straccio
  • Liquido scivolante per incastro tubi
  • Seghetto per metalli o tagliatubi a rotella

Cosa occorre sapere circa i tubi PVC

raccordi idraulici
Alcuni tipi di tubi PVC sono studiati per minimizzare il rumore degli scarichi. Sono utili per lunghi tratti di colonne che raccolgono più scarichi: WC, altri sanitari o elettrodomestici.

Tubi PVC senza guarnizione

Tubi PVC senza guarnizione

  1. I due tubi da unire devono essere perfettamente puliti. Passiamo sulle superfici un panno di carta crespa imbevuto dell’apposito detergente per PVC.
  2. L’adesivo si presenta molto denso e dobbiamo mescolarlo fino a quando non diventa omogeneo e filante. Alcune confezioni comprendono il tappo con pennellino.
  3. Distribuiamo uniformemente l’adesivo sulle superfici da incollare, procedendo in direzione assiale distribuendo un velo nel manicotto, più abbondante sul tubo in ingresso.
  4. L’unione va eseguita subito, ruotando leggermente i pezzi da collegare. Quindi procediamo all’asportazione di eventuali eccessi di collante, spremuti fuori.

Tubi PVC con guarnizione

Tubi PVC con guarnizione

  1. Alcuni moderni tubi in PVC presentano una guarnizione di tenuta a manicotto da calzare sul tubo. La guarnizione offre una tenuta elastica e sigillante di alta qualità.
  2. All’interno del manicotto dobbiamo spalmare uno speciale liquido che facilita l’accoppiamento privo di oli o grassi che rigonfierebbero la guarnizione.
  3. Il medesimo liquido scivolante lo applichiamo anche sul manicotto-guarnizione. Non dobbiamo eccedere con questo prodotto: basta un velo sui due pezzi.
  4. Il giunto va calzato sul tubo fino all’arresto; la battuta è sagomata in modo da lasciare comunque un gioco di circa 10 mm per compensare le dilatazioni termiche.

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Sostituire il flessibile e la manopola doccia | Video e foto passo-passo

Effettuare la manutenzione del soffione della doccia è indispensabile per garantire un utilizzo efficiente e prolungato

La manutenzione soffione doccia andrebbe fatta almeno una volta ogni 6 mesi questo in quanto i problemi del soffione doccia “a telefono” dipendono, spesso, da due classici fattori:

  • occlusione dei fori del soffione da parte di corpi estranei o calcare
  • deterioramento, fino alla perdita della tenuta, delle guarnizioni del tubo flessibile di alimentazione.

Guarda come sostituire il flessibile e la manopola della doccia

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Gli interventi da eseguire per effettuare una manutenzione soffione doccia corretta, per riportare tutto a un buon funzionamento, sono semplici e veloci: basta trovare mezz’ora di tempo per effettuarli. Un punto debole è il flessibile che va dall’attacco a parete (o al gruppo bagno) alla doccetta. Se il tubo interno si è fessurato e perde va sostituito tutto il flessibile svitando le ghiere alle sue estremità (attenzione a non lasciare brutti segni con le pinze). Le doccette mobili sono installate sia a parete, sia collegate al gruppo bagno comando a deviazione. Nelle docce con saliscendi sono collegate a un elemento mobile e dotate, come le precedenti, di tubo flessibile.

Cosa serve per effettuare la manutenzione soffione doccia:

  • Pinza grip, guarnizioni per tubo flessibile
  • Doccetta, raccordi, tubo flessibile nuovi (se occorre)
  • Liquido anticalcare
  • Aceto

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Come è fatto un soffione doccia

disegno soffione doccia

Sostituire la guarnizione del tubo di adduzione

svitare tubo doccetta

  1. Svitiamo l’attacco a muro del flessibile della doccetta agendo sulla ghiera, dopo aver interposto uno straccetto per non segnarlo con le pinze giratubi. Non bisogna stringere troppo.
  2. Scolleghiamo il flessibile anche dalla doccetta allentando la ghiera che lo collega. Se non si svita proviamo a bagnarla con aceto o con un preparato anticalcare e facciamo passare acqua calda.
  3. Alle due estremità del flessibile vi sono delle guarnizioni anulari che vanno sostituite. Esaminiamo le sedi delle guarnizioni, se sono danneggiate o troppo incrostate si sostituisce anche il tubo flessibile.

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Eliminare il calcare dal soffione doccia

eliminare il calcare soffione doccia

  1. Il calcare che si deposita nei forellini e nei filtri riduce notevolmente il deflusso dell’acqua e rende irregolare il getto. L’intervento consiste nello svitare l’erogatore centrale e accedere alla vite che tiene assemblato l’insieme.
  2. Dopo averla smontata, i componenti della doccetta si pongono a bagno in acqua tiepida in cui abbiamo versato un liquido anticalcare. Altro anticalcare può essere spruzzato sui filtri fino all’eliminazione delle incrostazioni. In questo modo tutti i forellini erogano regolarmente l’acqua.

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Valvola termostatica | Come installarla senza chiamare l’idraulico

La procedura corretta per installare una valvola termostatica

La valvola termostatica permette l’afflusso di acqua calda nel radiatore oppure lo interrompe per mantenere il radiatore alla temperatura impostata sulla valvola stessa. L’impiego di più valvole termostatiche, nei radiatori di un’abitazione con riscaldamento autonomo, consente di regolare la temperatura delle varie stanze in maniera diversa a seconda delle differenti esigenze di calore.

Come installare la valvola termostatica

installazione valvola termostatica

1,2: se si intende dotare un vecchio radiatore, con attacchi non compatibili, di valvola termostatica, si svuota l’impianto di riscaldamento e si asporta la valvola di chiusura sostituendo il raccordo filettato.

3: il raccordo si avvita dopo aver avvolto il filetto con nastro al teflon.

4: il montaggio delle valvole termostatiche richiede la rimozione della manopola. Alcune valvole esigono anche la rimozione del cappuccio di plastica rigida che protegge l’elemento termosensibile.

5: la manopola viene calzata sull’asse della valvola e spinta a fondo, fino a che non si sente un “clic”.

In qualsiasi momento possiamo decidere di sostituire una valvola termostatica con una manopola normale, ritornando ad una stituazione classica, in cui la gestione della temperatura non è facilmente

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Come isolare una presa elettrica in sicurezza

Una presa elettrica installata in esterno è sicuramente pratica: occorre però che sia adeguatamente isolata dagli agenti atmosferici e dalle polveri.

Isolare una presa elettrica: questo è il pensiero che dobbiamo porci nella mente se vogliamo essere tranquilli circa la corretta funzionalità della presa elettrica posta in esterno. Infatti, all’esterno dell’abitazione i comandi elettrici (interruttori, deviatori, prese ecc.) devono essere obbligatoriamente a tenuta stagna (almeno IP 44) per evitare che la pioggia possa insinuarvisi e dar luogo a pericolosi cortocircuiti o essere causa di folgorazioni. I comandi elettrici stagni sono dispositivi del tutto sicuri, in quanto dispongono di particolari guarnizioni di tenuta e di un coperchietto con chiusura a molla rivestito da gomma trasparente. I conduttori elettrici vengono portati al punto in cui si intende collocare l’interruttore per mezzo di una canalina (esterna o sottotraccia).

Come isolare una presa elettrica

isolamento presa elettrica

  1. dopo aver staccato la corrente dal quadro generale, con l’ausilio di un cacciavite si rimuove la placca della presa e si asportano eventuali vecchi frutti presenti.
  2. si inseriscono nella placca i nuovi frutti: è bene installare sia una presa di tipo bivalente (che riunisce in un solo adattatore la possibilità di inserimento di spine a 10 A e da 16 A) sia una presa di tipo “Schuko”, molto utilizzata per apparecchiature ad alto assorbimento elettrico.
  3. tra i due frutti si realizzano i ponticelli di alimentazione utilizzando spezzoni di cavo elettrico isolato (terra, fase, neutro).
  4. si collegano la fase, il neutro e la terra provenienti dall’impianto ad uno dei due frutti installati. I ponticelli realizzati precedentemente alimenteranno anche l’altra presa elettrica.
  5. si riposiziona la placca e si avvitano le viti di bloccaggio della mascherina protettiva.
  6. la presa è pronta per essere utilizzata, la mascherina la protegge dagli agenti esterni.