Elenco e descrizione dei simboli relativi alle certificazioni elettriche all’interno dell’Unione Europea
Le certificazioni elettriche sono lo strumento che permette di garantire prodotti sicuri ed affidabili e offrono la possibilità di dimostrare che ci si è adoperati per porre in essere tutte le misure necessarie ai fini della sicurezza. Le certificazioni elettriche di conformità alle norme ci permettono di effettuare scelte più precise fra prodotti sicuri e prodotti di scarsa affidabilità. I marchi che attestano l’affidabilità di un prodotto elettrico sono numerosi, tra i più noti possiamo evidenziare i seguenti:
IMQ
ENEC
IMG-CSV
IMG-PERFORMANCE
IMG-HAR
IMQ-EMC
DOPPIO ISOLAMENTO
MARCHIO CE
Certificazione IMQ
Attesta la conformità dei prodotti elettrici ai requisiti delle norme CEI ed EN.
Certificazione ENEC
Certifica che un prodotto è conforme alle norme europee EN ed è costruito da Aziende con sistemi di gestione aziendale per la qualità conforme alla ISO 9001.
CertificazioneIMQ-CSV
Attesta la conformità a una determinata specifica tecnica
Certificazione IMQ-PERFORMANCE
Certifica, oltre alla sicurezza, anche caratteristiche fotometriche quali il rendimento luminoso e la distribuzione delle intensità luminose.
Certificazione IMG-HAR
Attesta la conformità dei cavi di bassa tensione alle norme armonizzate europee.
Certificazione IMG-EMC
Attesta la conformità ai requisiti di compatibilità elettromagnetica stabiliti dalle norme europee
DOPPIO ISOLAMENTO
Gli apparecchi di classe II sono progettati in modo da non richiedere la connessione di messa a terra.
MARCHIO CE
Certifica la rispondenza ai requisiti essenziali per la commercializzazione e utilizzo nell’Unione Europea
Per mantenersi aggiornati in tema di certificazioni elettriche, sicurezza elettrica e normative è consigliabile consultare l’interessante sito del CEI – Comitato Elettrotecnico Italiano
Recupero di alcune ringhiere, poi smontate completamente dissaldandone gli elementi, per realizzare una recinzione con cancello scorrevole fai da te. I pezzi vengono piegati e saldati nuovamente per ottenere tratte di cancellata delle misure necessarie
Mai buttare via una vecchia ringhiera di balcone e dei paletti a T per recinzioni.
La sostituzione di tutte le ringhiere di una palazzina, che venivano buttate al macero, ha suggerito al nostro lettore Pier Giorgio Carabba di recuperarle per realizzare la recinzione con cancello scorrevole fai da te della sua casa di campagna. Il progetto prevede l’installazione di due segmenti fissi, più corti, e uno più lungo scorrevole su rotaia, da muovere a mano (almeno per il momento!).
Le ringhiere erano fatte con doghe verticali piegate ad angoli secchi; volendo sfruttarle per la loro intera lunghezza, ottenendo una barriera leggermente più alta, è stato necessario dissaldarle tutte, raddrizzarle e ricomporre la cancellata usando gli stessi pezzi. La lunga campata del cancello scorrevole fai da te impone di mettere tre piantoni verticali di tubolare quadro, due agli estremi e uno al centro, alla base dei quali collocare le ruote di scorrimento.
Le ruote, acquistate allo scopo, sono proprio quelle usate nei cancelli scorrevoli e lavorano appoggiando su un profilo rilevato, in questo caso costituito da un T per recinzioni, affogato nella gettata del basamento quel tanto che basta per essere ben assicurato a terra.
Il cemento, un po’ più grasso del normale, deve coprire per bene la parte piatta del T e deve essere lisciato con cura, in modo da rendere la parte esposta solida e monolitica, quindi meno deteriorabile dalle intemperie e più difficilmente demolibile dal passaggio dell’automobile.
La realizzazione
Riassemblati con saldatura ad arco i pezzi della ringhiera compongono il tratto lungo della cancellata; si sbavano le saldature spianando l’eccedenza e si ripuliscono dalla ruggine i tratti ossidati. Ai tre pali di sostegno vanno applicate le rotelle d’acciaio, avvitandole a una piastra unita a un pezzo di tubo quadro inserito all’interno del palo.
Trovata la posizione in cui le tre ruote sono perfettamente allineate, anche in altezza, estraendo il tubo quadro quel tanto che serve, lo si salda in posizione, bloccandolo definitivamente.
La cancellata viene verniciata con due mani di smalto protettivo, a distanza di sei ore una dall’altra.
I T d’acciaio per recinzioni vanno uniti sino a ottenere un tratto unico, lungo il doppio della cancellata semovente. Si lisciano bene i cordoni di saldatura.
Nel preparare la gettata di supporto alla rotaia del cancello si fa uno scavo poco profondo dove si adagiano un po’ di ferri di armatura, poi si piegano a U dei pezzi di tondino di ferro e si piantano nel terreno, trasversalmente, in modo da sostenere nella corretta posizione il lungo T che fa da rotaia. Con la bolla si regola l’altezza di ogni U in modo che risulti orizzontale, con la lenza si controlla che sia allineato e alla giusta distanza dalla casa.
Insieme alla rotaia si cementano anche le quattro gambe del castello antiribaltamento del cancello. Una volta indurito il cemento si mette in sede il cancello, si verifica la posizione dei rulli e si fora per inserirli.
Un pezzetto di tubolare è saldato sopra il cancello per fare da scontro in fase di chiusura.
Sul lato casa, la cancellata va completata con un corto segmento fisso, perché il punto rimane scoperto quando il cancello è chiuso.
Installare lampade di emergenza è sicuramente consigliabile per non trovarsi impreparati nei momenti in cui manca la tensione
Temporali, disturbi elettrici sulla linea e altri eventi esterni possono far mancare tensione al nostro impianto di casa, ma non rimarremo al buio se provvediamo ad installare lampade di emergenza che si accendono automaticamente al mancare della tensione e possono essere asportata per fungere da torcia portatile, magari per andare a riarmare l’interruttore generale scattato.
Le lampade di emergenza rimangono accese a lungo grazie alle batterie ricaricabili interne e sono facili da installare in una presa a tre posti spostando lateralmente la presa esistente. Possono anche essere fissate con un blocco a vite che ne impedisce l’estrazione da parte dei bimbi.
Cosa bisogna sapere per installare lampade di emergenza
Quando si verifica un black-out senza un motivo apparente (come, per esempio, un forte temporale) è necessario investigare sulle cause iniziando dall’interruttore-contatore generale. Questo potrebbe essere scattato togliendo tensione all’impianto in caso si fosse superata la massima potenza contrattuale. In seconda istanza vanno controllati l’interruttore generale magnetotermico (scatta in presenza di un assorbimento eccessivo) e l’interruttore differenziale (scatta se vi è una dispersione di corrente verso terra).
Per installare lampade di emergenza dobbiamo accedere all’interno della presa, asportando mascherina e placca (dopo aver tolto tensione). Con il cacciavite allentiamo le viti che bloccano il supporto.
Allentiamo il sistema di tenuta dei frutti per poter sganciare quello della presa. Togliamo anche i coperchietti laterali fino a liberare totalmente i tre vani disponibili. La lampada occupa due sedi.
Prepariamo i ponticelli spellando le estremità di due conduttori isolati lunghi 5-7 cm. Creiamo i due ponticelli collegando gli spezzoni preparati dai poli della presa ai morsetti della base della lampada.
Reinseriamo a scatto, nella placca portafrutti, sia il frutto della presa sia la base fissa della lampada di emergenza. Verifichiamo che le mollette della placca siano scattate in posizione di blocco.
Reinseriamo la placca nella cassetta murata e ricollochiamo le viti di bloccaggio. A questo punto possiamo reimmettere tensione nell’impianto elettrico e verificare che vi sia tensione nella presa.
Riposizioniamo la mascherina che fissiamo a scatto. Possiamo infine incastrare la torcia nella sua base fissa. Dal momento dell’inserimento occorre un certo tempo per la ricarica delle batterie.
Lampada di emergenza asportabile
Quando si verifica un black-out la lampada di emergenza, installata nella sua sede, a parete, si accende e risulta facilmente individuabile. Se la si asporta dalla base può essere accesa con un interruttore a slitta. La lampadina interna a led proietta un fascio di luce concentrato grazie al diffusore particolarmente trattato. La carica delle batterie ne consente il funzionamento per circa due ore.
Periodicamente occorre effettuare un lavoro di manutenzione della terrazza per ripristinarne l’estetica e la funzionalità
Terrazzi e balconi sono zone a rischio di degrado in quanto sono permanentemente esposti alle intemperie. Gli agenti atmosferici causano un continuo logoramento di superfici calpestabili, finiture delle pareti, ringhiere, infissi, ecc. Periodicamente dobbiamo effettuare la manutenzione della terrazza, passando in rassegna le strutture per controllarne lo stato di decadimento e decidere se è il caso di intervenire. La manutenzione della terrazza fatta si risolve in poche e rapide operazioni: se, invece, si lascia andare avanti il danno, prima o dopo dovremo sostenere una spesa maggiore. In questo articolo affrontiamo alcune situazioni tipiche come, ad esempio: il ripristino dell’aspetto di un muretto ormai ammuffito e scrostato, la sostituzione di un interruttore non più funzionante, la riparazione di alcune piastrelle rotte del pavimento, la pulizia e protezione di un cancelletto di ferro. Predisponendo mezzi e materiali ed organizzando la manutenzione della terrazza con una successione logica, si risolve l’intervento in una giornata e con una spesa di pochi euro. Nel nostro caso il terrazzo si trova in località marina dove piccole problematiche come la muffa sui muri, la formazione di crepe, gli scrostamenti e la ruggine tendono ad essere accentuate dalla presenza di variazioni termiche e di umidità più elevate rispetto ad altri luoghi. Inoltre la salsedine presente nell’aria contribuisce a danneggiare gli elementi metallici e di legno che devono essere particolarmente controllati e protetti.
È possibile evitare molti degli interventi sopracitati se si utilizza regolarmente (una volta al mese)un’ottima idropulitricein grado di eliminare sporco, muffa e quindi di mantenere sani i materiali nel tempo evitando il loro deterioramento.
Manutenzione della terrazza: Ripristinare il muretto
Come prima operazione eliminiamo tracce di muffa e di sporco utilizzando un buon detergente spray a base di ipoclorito di sodio e una spazzola di saggina a setole dure.
Con un raschietto o una spatolina eliminiamo completamente eventuali parti di vecchia idropittura o dell’intonaco che non sono più ben ancorate. Con un spazzola si pulisce la superficie.
Risaniamo le scrostature utilizzando un buon stucco riempitivo, da stendere e rasare con una spatolina metallica. Quando lo stucco è indurito si carteggia per pareggiare la superficie.
Utilizzando un nastro per mascheratura di buona qualità, copriamo i bordi del muretto e parte del pavimento in modo che non vengano macchiati durante la tinteggiatura.
Trattiamo il muro con un’idropittura traspirante per esterni contenente antimuffa. Utilizziamo il rullo per velocizzare il lavoro, stendendone due mani.
Rifiniamo i bordi e le zone poco accessibili utilizzando un piccolo pennello piatto. A tinteggiatura ultimata rimuoviamo i nastri per mascheratura.
Sostituire l’interruttore
Gli interruttori installati in esterno, anche se di buona qualità, tendono a deteriorarsi con il tempo, compromettendo la loro funzionalità. In genere non conviene procedere con operazioni di ripristino: è più utile sostituire integralmente il corpo del comando e la sua mascherina isolante. Tutti gli interruttori a norma per esterno riportano l’indice di protezione indicato con “IP” seguito da due numeri. Il primo di questi è una cifra da 0 a 6 ed indica la protezione contro i corpi solidi (dalla completa assenza per lo 0 fino alla totale protezione dalla polvere per il 6). Il secondo numero va da 0 a 8 ed indica la protezione contro l’acqua. Ad esempio: se un interruttore è “IP68” significa che l’apparecchio può lavorare in totale immersione. Per gli impieghi esterni usuali basta di solito un IP44.
Dopo aver staccato la corrente dall’interruttore generale, possiamo lavorare tranquillamente sull’interruttore svitando le viti che lo tengono fissato alla sede.
Estraiamo delicatamente l’interruttore dalla sede e allentiamo le viti dei morsetti presenti sul frutto in modo da poter sfilare i cavi elettrici.
Configuriamo la nuova mascherina portafrutti inserendo un nuovo frutto-interruttore. Gli spazi vuoti si chiudono con i coperchietti a scatto.
Inseriamo e fissiamo nel frutto i cavi elettrici stringendo le viti dei morsetti. A questo punto si può reinserire nella sede a muro il corpo dell’interuttore, avvitare le viti di bloccaggio e riattivare la tensione elettrica per provare il funzionamento.
Manutenzione della terrazza: riparare le piastrelle
Gli sbalzi termici e l’usura portano, con il tempo, alla formazione di crepe e rotture lungo le fughe delle piastrelle. L’infiltrazione dell’acqua piovana che ne consegue causa il distacco (o la rottura se la temperatura scende sotto lo zero) delle piastrelle. L’intervento deve essere tempestivo, in quanto il danno si estende rapidamente.
Incidiamo con uno scalpello le fughe in prossimità delle piastrelle rotte e asportiamole utilizzando una spatola. Facciamo attenzione a non danneggiare le piastrelle vicine, ancora sane.
Asportiamo i residui di colla ed eventuali detriti dal massetto, in modo da disporre di una sede pulita per il fissaggio di nuove piastrelle.
Per il fissaggio delle piastrelle utilizziamo una colla poliuretanica impermeabile per edilizia, da estrudere sulle crepe del massetto con l’apposita pistola. Gli adesivi di montaggio per uso esterno sono a base poliuretanica o di gomme neopreniche; si presentano come paste morbide di colore giallognolo o grigio. I migliori risultati si ottengono erogando il mastice su entrambe le superfici per poi attendere la parziale evaporazione del solvente che, in condizioni normali, richiede 5-10 minuti. Trascorso il tempo di attesa, l’oggetto va sistemato in posizione e premuto con forza per una presa tenace. Si incolla legno, pietra, laterizio e vari altri materiali.
Stendiamo un cordone di colla anche sotto le nuove piastrelle e premiamole in posizione per alcuni secondi. Poi ripristineremo le fughe con una pasta riempifughe.
Manutenzione della terrazza: Eliminare la ruggine dal cancelletto
I manufatti di ferro necessitano di cure particolari, soprattutto quando sono installati all’esterno. Una periodica manutenzione che consiste nel rinnovo della pittura protettiva, quando è il caso, va preceduta da ulteriori interventi come la pulizia, la carteggiatura e l’eliminazione della ruggine, passaggi fondamentali se vogliamo preservare a lungo il metallo.
Asportiamo la ruggine e lo sporco utilizzando una spazzola metallica rotativa montata su trapano. Sulle superfici maggiori impieghiamo una spazzola radiale, negli spazi stetti, come le volute, una cilindrica.
Rifiniamo a mano la pulizia del cancelletto, utilizzando la spazzola metallica con setole d’ottone, che sono particolarmente flessibili e resistenti.
Prepariamo il cancelletto alla successiva fase di smaltatura carteggiando accuratamente il metallo e insistendo sulle zone arrugginite. Poi puliamo tutto con uno straccio inumidito con acqua ragia.
Trattiamo il cancelletto con un buon antiruggine. Quando questo è asciutto si possono applicare due mani di smalto. Se la ruggine fosse molto avanzata ed estesa conviene iniziare con l’applicazione di un convertitore. Il convertitore è un liquido speciale in grado di trasformare la ruggine in un composto protettivo contro ulteriori ossidazioni. Il convertitore va applicato a pennello in uno strato continuo, versando in un contenitore (di solito il tappo di chiusura) la quantità di prodotto che si prevede di usare. L’eventuale rimanenza non va reimmessa nel contenitore originale, perché le inevitabili tracce di ruggine innescherebbero il processo di conversione e renderebbero inutilizzabile tutto il liquido. Poi bisogna procedere a una buona smaltatura, in più mani, in quanto il convertitore non resiste all’aria.
La protezione dell’udito dai rumori delle macchine utensili viene incrementato grazie all’applicazione dell’elettronica alle cuffie, cui si aggiunge la possibilità di collegare un dispositivo esterno, utile per sentire musica e avvertire le chiamate telefoniche
Fra gli utensili della gamma TEK 4 di Ryobi, ovvero quelli alimentati da una batteria agli ioni di litio da 4 V, ci sono anche le cuffie antirumore Ryobi RP4530 che presentano caratteristiche particolari. Cosa può mancare alle normali cuffie? E a cosa può servire l’alimentazione di una batteria ricaricabile? Quale diavoleria si cela nelle morbide imbottiture di queste cuffie che ancor prima di mettere le batterie già rendono accettabile anche il più fastidioso e potente rumore? Le Cuffie antirumore Ryobi RP4530 hanno una sezione elettronica che amplifica i suoni rilevati da due minuscoli microfoni posti anteriormente sugli auricolari; la grande efficacia della loro imbottitura, infatti, in molte situazioni può risultare persino eccessiva, impedendo di sentire segnalazioni, suonerie e comunicazioni vocali. Con le RP 4530 si può regolare il volume dei suoni provenienti dall’esterno, calibrandoli in modo da lavorare confortevolmente, ma in piena sicurezza. Fatto 30, Ryobi ha fatto 31 aggiungendo la possibilità di ascoltare musica con le cuffie stesse, collegando un qualsiasi lettore mp3 o, ancor più utile, uno smartphone che permette di avvertire, senza dubbio alcuno, lo squillo di una chiamata telefonica mentre si sta lavorando. Ryobi
Cuffie antirumore Ryobi RP4530 nel dettagli
La batteria è quella tipica della gamma di utensili TEK 4, quindi ha la stessa configurazione delle altre, con il caratteristico alloggiamento a inserimento obbligato, che non consente errori di polarità, e il tappo di chiusura a vite, per una perfetta tenuta.
A lato dell’alloggiamento della batteria si trova la presa per il collegamento di un lettore MP3 o uno smartphone. Anche questa ha un tappo, questa volta di gomma, messo a pressione e vincolato al corpo cuffie per non perderlo, che protegge l’apertura dalla polvere e dall’umidità.
In dotazione con le RP 4530 c’è anche il cavetto stereo, jack-jack da 3,5 mm, per la connessione audio con la presa cuffie di un dispositivo esterno.
L’accensione e la regolazione del volume sono agevoli anche con i guanti, grazie alle generose dimensioni della manopola. Sempre per la salvaguardia dell’udito, la potenza dell’amplificatore interno è regolata elettronicamente in modo che dagli auricolari non possa uscire un volume superiore a 82 dB.
Le cuffie hanno in dotazione il pratico caricabatterie della serie TEK 4 che si innesta direttamente in una presa della corrente a muro e ha una scala di led indicatori di carica.
I due microfoni delle cuffie, coperti da spugnette protettive, sono posti sull’involucro esterno degli auricolari, rivolti in avanti.
Con lo smartphone collegato, per esempio, si possono ascoltare i brani della propria playlist musicale mentre sono in funzione macchine utensili rumorose e, all’arrivo di una chiamata, sentire in cuffia lo squillo e fermare tutto per rispondere.
Ordine e pulizia, semplicità e funzionalità per una realizzazione che non è difficile, ma richiede tanta precisione
Costruire una cantinetta vino fai da te è davvero un’utile attività perché, il fine ultimo, può essere un risultato davvero bellissimo. Sistemare adeguatamente la raccolta di vini preziosi da conservare per le grandi occasioni e di quelli da consumare ogni giorno era il sogno di Paolo Padovani ed è riuscito a realizzarlo quando, nella villetta a schiera in cui ha traslocato, ha trovato una tavernetta ideale per realizzare la sua cantinetta vino fai da te . La parete di fondo, con una cassapanca in muratura rustica (ottima per dedersi a “meditare” con un buon bicchiere di vino in mano), è sembrata la collocazione giusta. Rilevate le misure della parete, steso a tavolino un accurato progetto (il disegno pubblicato è del lettore che ha proposto la sua opera con una documentazione encomiabile!), acquistato il legno di abete, la costruzione della cantinetta vino fai da te risulta fattibile anche da chi abbia un’attrezzatura essenziale: in fondo servono solo un trapano con seghe a tazza di diverso diametro, una macchina da taglio, un avvitatore e tantissimi morsetti dal braccio lungo e corto. La cantinetta a muro viene integrata (visto che il vino non basta mai!) da alcune cantinette vino acquistate che, trattate con lo stesso mordente, ben si amalgamano con l’insieme. Le etichette appese al collo di ogni bottiglia, per conoscerne immediatamente il contenuto senza doverla scomodare dal suo sonno, danno alla cantinetta vino fai da te un ulteriore tocco di ordine e completezza.
Come costruire una cantinetta vino fai da te
Il legno necessario consiste in travetti di abete e alcune assi di mogano da tagliare a misura.
Le assi vengono forate in mezzeria con seghe a tazza di diametro adeguato al collo e al fondo delle bottiglie.
Con la sega a nastro si tagliano le assi
Forate in mezzeria ricavando i supporti su cui appoggiare le bottiglie.
Il supporto con il foro maggiore, quello per il fondo delle bottiglie, deve essere incollato con colla vinilica a un’asse intera e a un listello posto a 90° che fa da irrigidimento ed evita accidentali cadute di bottiglie (la sella posteriore ha una larghezza di soli 20 mm!).
I montanti laterali hanno una struttura tipo scala a pioli su cui si fissano con viti da legno i supporti posteriori e anteriori; il montante centrale è a sbalzo per utilizzare come seduta la cassapanca in muratura su cui poggia tutta la struttura.
Tutti i pezzi che compongono la cantinetta, prima di essere assemblati, vengono rifiniti con mordente e impregnante.
Montaggio passo-passo
La struttura è autoportante e quindi una persona sola la monta senza difficoltà partendo dal piano della cassapanca.
I montanti laterali sono dotati nell’ultima traversa in alto di due bulloni che, stretti, esercitano pressione tra il piano inferiore e il soffitto bloccando il montante in sede.
Prima di stringere definitivamente i bulloni si controlla la verticalità dei montanti con la livella.
Si procede al fissaggio.
Una tavola avvitata sul piano della cassapanca fa da cornice alla cantinetta e irrobustisce l’intera struttura.
Sulle traverse dei montanti si avvitano i supporti per le bottiglie, prima quelli con il foro più grande destinato a ricevere il fondo, poi quelli con il foro più piccolo che accolgono il collo delle bottiglie; servono un avvitatore elettrico e un cricchetto quando il primo non ha spazio di manovra.
La scaffalatura è completa, tutte le bottiglie sono al loro posto, mancano solo le etichette appese al loro collo. Ma si può già essere soddisfatti di un lavoro tanto preciso!
Ordine e pulizia
Il montante laterale è forzato in posizione tra il piano della cassapanca e il soffitto da due bulloni che attraversano l’ultima traversa; non servono tasselli e fissaggi a muro.
I supporti posteriori che reggono il fondo delle bottiglie hanno uno spessore minimo, la tavoletta aggiunta irrigidisce la struttura ed evita la caduta della bottiglia se dovesse scivolare via dal supporto sagomato.
Le traverse centrali sono a sbalzo: in questo modo la cassapanca in muratura rimane accessibile come seduta. La loro estremità libera è smussata per motivi estetici.
Non hai tempo di costruire la tua cantinetta vino fai da te? Ecco qui alcuni modelli in commercio
Costruiamo una casetta per conigli fai da te per dare il massimo comfort al coniglietto nano cresciuto in famiglia
Piano nobile con scala di accesso al piano terra; ruote per il posizionamento sole/ombra e marciapiede/erbetta; una stanza senza finestre per i momenti privati e il tetto ribaltabile per le pulizie e il cibo
Come costruire una casetta per conigli fai da te
Quando si amano, tutti gli animali, anche quelli da cortile come i conigli e le galline ovaiole, diventano speciali, Se n’è accorto anche il nostro lettore Antonio Mordenti, che ha visto l’intera famiglia coinvolta dalla simpatia e dall’affetto che ha saputo corrispondere il giovane coniglietto nano, chiamato Billy.
“Adottato” non appena svezzato, in occasione di una fiera agraria, Billy ha trascorso i mesi invernali in casa, coccolato da tutti, ma, giunta la bella stagione, si è reso necessario destinarlo a un ambiente più consono, all’aria aperta. Si avvia quindi il progetto di costruzione di una casetta per conigli fai da te da sogno per Billy: è spaziosissima, ha due piani ed è dotata di tutte le comodità.
Il piano terreno non ha fondo in modo che il coniglio possa godere del terreno erboso del giardino, contando sul fatto che, grazie alle ruote, l’intera casa è trasferibile in zona asciutta in caso di pioggia. In più, la scaletta di collegamento fra i piani è azionabile con un leveraggio, per impedire a Billy la discesa durante gli spostamenti della gabbia nel giardino. La casetta per conigli fai da te ultimata è 1000×500 mm e alta 1100 mm col tetto a due falde.
La finitura è con impregnante effetto cera, dato solo esternamente, mentre all’interno è a smalto bianco. è facilmente movimentabile grazie alla maniglia posta su un lato e alle ruote fissate alle gambe di sostegno sul lato opposto.
Casetta per conigli fai da te
Il tetto è completamente rimovibile; la manovra è facile da attuare, in modo che si possa provvedere senza impedimenti al totale riassetto della casetta e all’approvvigionamento del vitto.
Per dare maggiore libertà di movimento, si concede a Billy di scendere al pian terreno della sua abitazione, dove può disporre di erbetta fresca. La parte bassa della rete che circonda il piano terra è ripiegata all’interno per circa 10 centimetri, per ottenere il massimo della tenuta.
La copertura, formata dal tetto a due falde e i due timpani, si solleva interamente, essendo incernierata su un lato. Una stecca di legno, articolata a un’estremità, si ripiega e si apre a compasso, per mantenere nella posizione di massima apertura la parte mobile.
Sul lato opposto alle ruote, per agevolare gli spostamenti della gabbia, c’è la maniglia, fatta di legno.
In un punto della rete si fa un’apertura ritagliandone un riquadro. Con un pezzo di rete leggermente più ampio di quello tagliato si realizza una porticina, completa di chiusura a molla.
Sempre piegando alla bisogna avanzi di rete e sostenendola con listelli di legno, si realizza anche il contenitore dell’erba. 7.
Le ruote, di plastica, sono montate su un asse d’acciaio che passa da parte a parte l’estremità delle gambe posteriori della gabbia.
Misura 100 cm di lunghezza, 62 cm di altezza e 45 cm di profondità
Il bacino zincato facilita la pulizia
Istruzioni di montaggio incluse
Adattamenti per la casetta
La foto ritrae la casetta in una fase intermedia di costruzione; ciò permette di notare molti dettagli costruttivi. In particolare, la scaletta che porta dal piano terra al primo piano, che appoggia sul risalto marcapiano e dispone di una serie di listelli trasversali per permettere al coniglio di non scivolare.
La “soletta” del primo piano è posizionata a incastro, in modo da poterla sempre rimuovere, in caso di pulizie di fine stagione. L’apertura per la discesa alla scala, ha il bordo rilevato per il contenimento della sabbietta cosparsa sul pavimento.
Per concedere a Billy la dovuta privacy, al piano si realizza anche una stanzetta-tana, con una sola apertura, quella per entrare. Anche questa si posiziona a incastro e resta rimovibile per qualsiasi particolare necessità.
Al primo piano tre pareti sono del tutto chiuse con tavole di abete, mentre la quarta lo è solo per un breve tratto, corrispondente alla stanzetta. I pannelli si realizzano avvitando le tavole ai travetti strutturali e ai longheroni perimetrali.
Tenendo in posizione i timpani sulle pareti perimetrali, si posizionano e si fissano le falde del tetto, costituite da pannelli di lamellare di abete.
I robusti travetti posti verticalmente ai quattro angoli della gabbia si estendono sino a terra, andando a formare le lunghe gambe di sostegno dell’intera costruzione. Alle due posteriori vengono fissate le ruote per la movimentazione.
Un sistema molto pratico e completo per mettere il “cappotto” alle tubazioni, anche quelle già installate, grazie ad una innovativa chiusura a cerniera.
Le condutture del riscaldamento e dell’acqua calda, specie se di metallo, sono soggette a enormi dispersioni di energia se non sono ben isolate. Il semplice montaggio di un rivestimento isolante è in grado di ridurre del 50% le perdite di calore.
Sistema Climasnap Coibentare tubi con Climasnap è utile perché si beneficia delle eccellenti proprietà isolanti della schiuma di polietilene estruso a celle chiuse, morbido e prodotto senza far uso di CFC e HCFC. In più ha un’esclusivo sistema di chiusura ad incastro che ne permette il montaggio attorno a tubazioni già installate, senza doverlo tagliare longitudinalmente; è prodotto per nove dimensioni di tubo: 12, 15, 18, 22, 28, 35, 42, 48 e 60 mm, con uno spessore della parete di 15 mm, uguale per tutti i diametri. La conducibilità termica risulta essere molto bassa, solo 0,045 W/m°K. Gli incastri, una volta chiusi, diventano praticamente invisibili e non necessitano di adesivi per rimanere in posizione. Per i giunti di testa, nella linea di prodotti Climasnap, sono previsti l’adesivo liquido Climacoll e il nastro autoadesivo di vinile Climatape, che sigillano le aree prive di incastro. Per le zone poco accessibili e per le riparazioni è disponibile il nastro autoadesivo in schiuma Climaband. Maggiori informazioni sul sito Nmc-Italia
Coibentare tubi con sistema a cerniera
Per facilitare l’individuazione del calibro corretto e del quantitativo di isolante necessario, su un lato della brochure della linea di prodotti Climasnap è presente una dima di cartoncino con intagli semicircolari con cui si misura molto facilmente il diametro dei tubi; con un metro se ne calcola lo sviluppo complessivo e lo si annota sulla tabella riportata a fianco, sullo stesso cartoncino.
Come coibentare una tubazione curva
Un pratico sistema per rivestire anche i gomiti consiste nel misurare il raggio della curva (1); per raggi molto stretti, al di sotto di 2 cm, basta un unico intaglio di 90° (2); da 2 a 5 cm servono due intagli a 45° e oltre 5 cm, tre a 30° (3). Avvolgendo l’isolante attorno al tubo, gli incastri sono abbastanza tenaci da tenere chiusa la curva (4). Per una tenuta perfetta si incollano le giunte con il nastro di vinile Climatape (5).
Isolare un raccordo a T
Si inizia forando l’isolante con un coltello a 90° rispetto alla linea degli incastri (1), quindi si pratica un taglio dal foro alla cerniera (2) e si calza il Climasnap sulla tubazione facendo scattare gli incastri (3). Dal tubo verticale si asportano due semicerchi di raggio corrispondente all’isolante (4) poi si richiude il pezzo sul tubo spingendolo a contatto con la parte orizzontale (5).
Con il termine Poroton o mattoni porizzati si intende un laterizio studiato per realizzare pareti portanti di edifici fino a 4/5 piani, con buona resistenza termica, permeabilità al vapore, buon assorbimento dei rumori e resistente al fuoco.
Questi blocchi sono disponibili in diversi spessori che consentono di realizzare murature dai 10 ai 38 cm, anche in zona sismica (superiori a 20 cm). I mattoni porizzati rappresentano una reale difesa in caso di incendio e trovano un impiego ideale anche come muri tagliafuoco nelle partizioni dei garage. La particolare struttura, le dimensioni, la posa a fori verticali e la notevole massa conferiscono alla parete elevata rigidezza e resistenza, consentendo un sicuro fissaggio di mensole, ganci ecc, rendendo facile e veloce la posa in opera e garantendo grande lavorabilità nella realizzazione delle tracce degli impianti. L’uso dei blocchi porizzati va incontro alle esigenze, ormai diffuse, di migliorare le caratteristiche intrinseche delle divisioni interne tra vano e vano e le prestazioni delle doppie pareti esterne di tamponamento.
Per diverse applicazioni
Blocco di laterizio porizzato a setti sottili per muratura portante con elevate prestazioni termiche.
Blocco di laterizio porizzato in grado di agevolare la realizzazione delle tracce per gli impianti.
Blocco a “tramezza” di laterizio porizzato, caratterizzato da giunti verticali ad incastro.
Come si posano i mattoni porizzati
si procede alla posa del primo corso sul letto di malta di base provvedendo alla messa in bolla degli elementi.
la preparazione del collante avviene miscelando con acqua il prodotto (dosaggio circa 6-7 litri d’acqua ogni 25 kg di prodotto).
il collante è in grado di aderire perfettamente al blocco formando uno strato sottile su tutta la superficie dell’elemento. Per ottenere questo risultato basta immergere il blocco per pochi millimetri all’interno di una bacinella contenente il collante preparato.
i blocchi vengono posati velocemente, con uno sfalsamento di circa metà della lunghezza del blocco stesso rispetto al corso sottostante.
con l’impiego di una sega a disco è possibile tagliare i blocchi al fine di ottenere pezzi speciali per completare gli angoli ed i fianchi della muratura o per realizzare le mazzette di porte e finestre.
per garantire ottime prestazioni acustiche è importante effettuare un’efficace sigillatura della parete lungo tutto il suo perimetro.
I blocchi poroton sono ideali per l’isolamento
L’incremento delle prestazioni termiche di pareti portanti di laterizio può essere ottenuto accoppiando a tali elementi strutturali uno strato di materiale isolante.
I mattoni porizzati a tramezza permettono di realizzare tamponamenti di facciata con massa superficiale tale da migliorare sensibilmente la prestazione termica durante il periodo estivo.
Interponendo pannelli fonoisolanti all’interno di pareti accoppiate è possibile garantire il rispetto dei requisiti acustici passivi previsti per le pareti divisorie tra diverse unità abitative.
Le tracce preincise su alcuni tipi di blocchi nascono con lo scopo di agevolare l’apertura delle scanalature necessarie per il passaggio degli impianti. Su entrambe le facce del blocco sono presenti incisioni verticali: una volta costruita la parete, si può procedere alla realizzazione delle tracce semplicemente per mezzo di un martello, andando a rompere in modo agevole e veloce la superficie esterna delle tramezze in corrispondenza della pre-incisione.
Mattoni coibentati
vi sono mattoni porizzati nati per ottenere eccezionali pareti di tamponamento. La loro geometria presenta fori nei quali sono inseriti vari tipi di materiali isolanti di tipo sintetico.
laterizi con inserti di sughero naturale.
le pareti erette con i blocchi rendono inutile la posa di un cappotto a lastre o di un termointonaco.
le fasce prive di isolante, che naturalmente si vengono a creare accostando un blocco all’altro, permettono alla parete di mantenere una buona permeabilità al vapore.
la sporgenza degli inserti dalla faccia superiore del blocco, oltre a ridurre del 50% i quantitativi di malta da impiegare, offre un riscontro al corso di blocchi successivo, permettendo di ottenere giunti orizzontali di altezza costante, il tutto a garanzia del risultato finale.
lo spessore dei blocchi permette di procedere in maniera corretta all’isolamento dei ponti termici di travi e pilastri, ricoprendoli con pannelli isolanti e successivamente con elementi di laterizio di piccolo spessore.
Uno strumento completo nelle funzioni (taglio a troncare, radiale, pianetto superiore) in cui ogni elemento è studiato per lavorare senza indugi con qualsiasi materiale, garantendo il massimo delle possibilità anche in fatto di taglio obliquo e inclinato
Ci è già capitato di provare troncatrici che si definiscono “a taglio universale” solo per avere a bordo una lama particolarmente resistente. Nel caso della troncatrice radiale Strike 305, che testiamo in queste pagine, le cose sono molto diverse. Ci troviamo di fronte a uno strumento studiato per essere universale nella sua interezza, con riferimenti di standard professionali, che sorprende veramente per le possibilità che offre. La capacità di tagliare a secco alluminio, acciaio, legno, plastica e materiali edili è garantita dal perfetto connubio fra le caratteristiche della lama e quelle del motore. La lama, 305 mm di diametro, ha denti riportati in CERMET, uno speciale materiale composto di una parte in metallo duro (TCT – Tung-sten Carbide Tipped) e una ceramica che contiene la temperatura rendendo i denti estremamente resistenti. Inoltre è caratterizzata da uno speciale profilo e da uno spessore di 2 mm, inferiore alla larghezza delle comuni lame per seghe circolari. Tutto questo fornisce il vantaggio di tagliare senza surriscaldamenti, quindi nessuno stress con l’acciaio (che non fa quasi scintille), con le plastiche (che non fondono), con il legno (che non si brucia). Per ottimizzare le funzionalità di taglio con tutti i materiali, il motore a induzione ad alta coppia ha una velocità a vuoto di soli 1800 giri/min e una potenza di assorbimento di 2000 W. A questo si uniscono altre eccellenze, come la possibilità di ruotare il basamento per tagli inclinati sino a 60° a destra e 50° a sinistra; di inclinare la testa di 47°; di montare comuni lame per circolare sino a diametri di 315 mm; di offrire una lunghezza di taglio radiale di ben 335 mm. La troncatrice radiale strike 305 è davvero un ottimo utensile. Nuova Flip
Taglio radiale e taglio su pianetto
Per acciaio e materiali edili
Le parti della troncatrice radiale Strike 305
Numeri riferiti al disegno in bianco e nero:
Blocco di sicurezza;
Impugnatura;
ON/OFF interruttore di accensione;
Blocco lama;
Motore;
Pista scorrimento braccio;
Perno per la chiusura dello scorrimento del braccio;
Leva per il blocco di inclinazione della sega;
Scontro d’appoggio rimovibile;
Scontro d’appoggio fisso;
Piastra di taglio;
Manopola blocco rotazione;
Pulsante consenso rotazione;
Sede scorrimento lama radiale;
Pulsante sblocco estensione laterale;
Estensione laterale d’appoggio pezzo;
Protezione lama;
Manopola regolazione altezza di taglio su pianetto.
Numeri riferiti alle foto:
Utilissima la regolazione dell’altezza di taglio sul pianetto: mediante una manopola si regola in modo fine la sporgenza della lama sul piano d’appoggio, per fare (per esempio) scanalature di altezza calibrata; poi la si blocca saldamente con un’altra manopola laterale.
La lama è sostituibile con quelle di tipo standard sino a 315 mm di diametro; dato che le comuni lame hanno spessore superiore a quello del disco universale in dotazione con la Strike 305, nella confezione si trova anche un cuneo fendilegno adeguato al maggior spessore. La sostituzione del cuneo è operazione molto rapida.
Operatività
L’avviamento accidentale della macchina non è possibile perché per poter tirare la leva di accensione è necessario prima aver premuto con il pollice il pulsante di consenso posto all’estremità dell’impugnatura. Sotto l’impugnatura si nota il pulsante rotondo di blocco in posizione acceso, necessario per le lavorazioni di taglio su pianetto.
Sulla sinistra della macchina ci sono due leveraggi regolabili: uno serve per bloccare in basso la testa della troncatrice, utile per il trasporto e quando si deve lavorare al taglio su pianetto. L’altro serve per regolare e limitare, quando serve, la profondità di taglio della lama.
Per ruotare il piano di taglio (inclusa la testa della troncatrice) si svita appena la manopola e si preme il pulsante laterale di sblocco. Scorrendo lungo la scala graduata, che arriva sino a 60° da un lato e 50° dall’altro, la molla del pulsante scatta più volte, in corrispondenza delle inclinazioni solitamente più utilizzate.
Per il taglio con la testa obliqua, invece, si tira un perno con manopola ad ancoretta, posto al centro del braccio, e si orienta a destra o a sinistra la testa tenendola per il motore.
Per le lavorazioni di taglio su pianetto va inserita una vaschetta di protezione della lama, da inserire prima di bloccare la testa della troncatrice verso il basso.
L’estensione reggipezzo laterale, presente in entrambi i lati, si estrae premendo un pulsante di sblocco posto nel basamento della macchina.
In dotazione con la macchina c’è anche un morsetto pressore che si può montare indifferentemente all’estremità sinistra o destra del basamento. Un pulsante sul dispositivo permette di sbloccare immediatamente lo scorrimento della lunga vite, per accelerare le operazioni di serraggio del pezzo e viceversa.
Messa la piastra del pressore a contatto con l’elemento da tagliare, si sposta lateralmente per centrare la lama sulla marcatura di taglio, quindi si stringe la manopola per immobilizzare il pezzo.
Guarda il video di come lavora la troncatrice Strike 305