Guida passo-passo per smaltare vasca da bagno correttamente con smalto epossidico
Le vasche in ghisa ed in acciaio smaltato sono state sostituite da quelle in vetroresina, materiale decisamente più resistente, versatile e leggero. Le vasche in ghisa però, sono comunque ancora diffuse e tendono, con il tempo a scheggiarsi e creparsi.
Con l’uso, la vasca può danneggiarsi a causa di oggetti caduti dentro di essa. Le scheggiature e le crepe vanno riparate subito per non trasformarsi in danni maggiori.
Smaltare vasca da bagno – La procedura
dopo aver lavato bene la vasca con una soluzione acida si carteggia la zona scheggiata per eliminare le ultime impurità.
per smaltare vasca da bagno si prepara uno smalto epossidico ceramico bicomponente miscelando la resina e l’indurente.
con una spatolina si applica lo smalto sulla zona scheggiata. Durante questa operazione vanno sempre indossati i guanti.
dopo aver lasciato indurire ed essiccare lo smalto epossidico, si carteggia la zona trattata manualmente o con una levigatrice con suola vibrante.
utilizzando carta vetrata a grana fine, si rifinisce per pareggiare il profilo della zona trattata.
per ripristinare il colore “bianco sanitario” si utilizza uno smalto bianco spray che va spruzzato attraverso il foro di un cartoncino.
Realizziamo dei vasi decorati per impreziosire i nostri ambienti.
I vasi di terracotta sono pratici e utili finché si vuole, ma sono anche piuttosto anonimi. E’ chiaro che a noi non sta bene e troviamo il sistema di abbellirli, meglio se con un tocco di vivace personalizzazione. Come? Con gli smalti all’acqua e qualche piccola decorazione, ma di buon effetto estetico. Se il vaso è anche un po’ datato meglio ancora, il trattamento gli conferirà un nuovo e splendido look.
Vasi decorati – Come procedere Utilizziamo gli smalti acrilici all’acqua; da preferire sono quelli adatti per interno ed esterno in modo che se vogliamo disporre i vasi all’aperto non avremo problemi. Prima di applicare lo smalto all’acqua carteggiamo con carta vetro fine. Se necessario stendiamo una mano di cementite livellando bene la superficie un po’ ruvida della terracotta. Poi stendiamo una o più mani di smalto leggermente diluito in acqua. Passiamo quindi alla fase della decorazione che possiamo realizzare a mano libera effettuando disegni geometrici o volute, oppure utilizzando una mascherella (quelle per stencil vanno bene) e riprodurre sul vaso motivi floreali, decori stilizzati, farfalle e quant’altro la nostra fantasia ci suggerisce. Se desideriamo appendere i vasi è necessario praticare con il trapano due fori per potervi inserire una corda, sufficientemente grossa, in modo che possa sostenere il peso del vaso e bloccandola alle due estremità con un nodo.
Vasi decorati – Materiali
Servono: vasi di dimensioni e forme diverse; smalti all’acqua per esterno-interno di colori vari; pennelli; una cordicella ø circa 1 cm; un cutter. La spesa è contenuta (in tutto circa 15 euro).
Vasi decorati – Procedimento
Per poter sospendere il vaso pratichiamo due fori in prossimità del bordo superiore che serviranno per farvi passare la cordicella.
Procediamo dipingendo il vaso con uno smalto all’acqua stendendone almeno due mani per uniformare bene il colore.
Con le mascherelle tipo stencil personalizziamo a piacere il vaso. Utilizziamo smalti le cui tonalità contrastino con il colore di base.
Passiamo la cordicella nei due fori e facciamo due nodi alle estremità per fissarla in modo stabile al vaso.
Per non far colare un colore sopra l’altro utilizziamo smalti poco diluiti all’acqua e, stendendone almeno 2 mani. Se il vaso è vecchio e presenta piccoli difetti conviene applicare preventivamente una mano di cementite e successivamente carteggiare.
Tutto quello che bisogna sapere per montare la vasca idromassaggio e godersi tutto il suo impareggiabile relax.
La vasca idromassaggio può essere di tipo lineare o angolare. Prima del montaggio è necessario posizionare le connessioni di alimentazione e scarico in funzione della sua forma, consultando la scheda allegata ad ogni singola vasca idromassaggio. Si tratta degli attacchi dell’acqua calda e fredda, dello scarico e del collegamento elettrico di alimentazione del compressore. Durante la fase d’installazione, occorre fare attenzione a non danneggiare le tubature ed i componenti elettrici già predisposti nella parte inferiore della vasca che va posizionata e quindi livellata perfettamente agendo sui piedini a vite che ne regolano la stabilità con precisione. La vasca idromassaggio può essere provvisoriamente spostata in modo da perfezionare i collegamenti elettrici e di scarico a parete e a pavimento. Ricollocata in posizione si fissa a pavimento con alcuni tasselli che attraversano la base dei piedini per stabilizzarla. I cavi elettrici vanno collegati nel quadro-morsettiera presente nell’apposita scatola stagna che va poi richiusa. Ogni altro collegamento dell’idromassaggio è già predisposto nell’impianto annesso alla vasca. Si monta il gruppo di alimentazione idrica completo di tubo flessibile (doccetta) e si passa alla chiusura del pannello frontale. Si inserisce a scatto sotto alla vasca agendo su particolari molle che lo fermano saldamente. Alcune viti, dotate di cappellotto coprivite permettono il fissaggio stabile del pannello di chiusura che può essere anche composto da più elementi a seconda del modello. l Se la vasca è installata ad incasso bisogna prevedere delle aperture con pannelli asportabili in prossimità delle parti meccaniche per consentire l’ispezione del vano sottostante
Vasca idromassaggio – Come è fatta
La parte non in vista della vasca idromassaggio è solo apparentemente complessa. Tutto è già predisposto: basta effettuare i necessari collegamenti elettrici e idrici. Prima di procedere alla chiusura del pannello conviene verificare il funzionamento e la tenuta del sifone e dei giunti dello scarico.
Vasca idromassaggio – Il posto giusto in cui installarla
La predisposizione dei collegamenti idrici, dello scarico e della cassetta a parete per i collegamenti elettrici va eseguita prima dell’installazione della vasca idromassaggio. A questo scopo è utile consultare la scheda di montaggio allegata a ogni vasca.
Vasca idromassaggio – Montaggio e collegamenti
Utilizzando una livella a bolla si pone la vasca perfettamente in piano. Allo scopo si ruotano i piedini a vite.
Si effettuano i collegamenti elettrici e si applica il gomito con il tubo in PVC che dal sifone della vasca va allo scarico a pavimento.
Si bloccano i piedini con alcuni tasselli a espansione inseriti nel pavimento. La vasca risulta assolutamente stabile.
Il pannello di chiusura si presenta lungo il bordo e lo si inserisce sotto di esso bloccandolo con alcune molle.
Il pannello si blocca definitivamente per mezzo di viti che vengono poi occultate da cappellotti coprivite.
Lungo le linee di contatto tra la vasca e le pareti si stende un cordone di silicone trasparente per evitare infiltrazioni d’acqua.
Sostituire il filtro dell’aria dell’auto, è un’operazione che va fatta regolarmente. Vediamo come.
Cambiare o pulire spesso il filtro dell’aria permette al motore di funzionare meglio e inoltre fa consumare all’automobile meno carburante a parità di condizioni. Il filtro andrebbe sostituito ogni due anni al massimo, a prescindere dai chilometri percorsi, perché residui di polline, smog, polvere si accumulano anche se l’auto viene lasciata a riposo. Chi abita in zone agricole dove pollini e polvere di terra abbondano, dovrebbe sostituirlo ogni anno. Per acquistare il filtro adatto conviene portarsi il libretto di manutenzione per facilitarne l’individuazione.
I filtri di carta (sono i più diffusi) non possono essere puliti in alcun modo e vanno sostituiti con un tipo identico. Cerchiamo di procurarci il tipo di filtro consigliato dalla casa automobilistica, per essere certi di qualità ed efficacia.
Se il filtro dell’aria si intasa sono guai!
Il filtro impedisce alla polvere di penetrare nel condotto di aspirazione del sistema di alimentazione del motore. Se il filtro è sporco oppure ostruito, vi è un eccessivo consumo di carburante oppure una regolazione incerta della miscela aria/carburante.
Il motore tende a spegnersi al minimo, anche a motore caldo e inoltre, durante le accelerazioni, presenta delle discontinuità perché al carburatore arriva poca aria e quindi la miscela con la benzina è troppo ricca.
Come sostituire il filtro
Per accedere al filtro dell’aria dobbiamo allentare le viti o le mollette che bloccano il coperchio del contenitore e, talvolta, scollegare questo dal tubo di aspirazione allentando le relative fascette.
Estraiamo dalla sede con attenzione il filtro da sostituire. Prima di inserire quello nuovo puliamo il contenitore con uno straccio imbevuto di gasolio. Mettiamo il filtro e richiudiamo.
Alcune auto, ma soprattutto le moto, sono dotate di filtro in schiuma di poliuretano, che estraiamo allentando le relative viti. Se è compromesso lo si sostituisce, altrimenti è possibile pulirlo.
Il filtro, preventivamente sbattuto per ridurre la polvere, va immerso in una bacinella con petrolio raffinato o gasolio. Lo lasciamo a bagno per una decina di minuti in modo che i residui grassi si sciolgano.
Togliamo il filtro dalla bacinella e lo strizziamo per bene. Possiamo immergerlo in acqua con detersivo per piatti per eliminare le residue tracce di sporco e grasso non completamente sciolte.
Prima di rimontare il filtro è indispensabile asciugarlo perfettamente. Il metodo migliore è sottoporlo al soffio di aria compressa che elimina acqua e residui. Poi lo rimontiamo in sede.
Un tavolo di recupero costruito con tubi della stufa e un piano di vetro di recupero.
I tubi utilizzati per espellere i fumi di scarico delle stufe possono sembrare elementi insoliti per realizzare complementi d’arredo; eppure, grazie alla loro componibilità, ben si prestano a ottenere strutture alternative come, per esempio, il supporto per un tavolino di vetro temprato. La sua forma si ottiene mediante l’inserimento dei tubi in quattro gomiti fissati per mezzo di rivetti. Quattro ruote piroettanti consentono, inoltre, di spostare agevolmente il tavolino per collocarlo dove più ci aggrada. Il piano in doppio vetro (anche di recupero)
è poggiato sulla struttura e protetto nei punti di contatto grazie a quattro feltrini adesivi.
Cosa serve per realizzare questo tavolo di recupero
✓ 4 tubi per stufa ø 150 mm
✓ 4 curve ø 150 mm
✓ Profilato di alluminio a “L” da 20×20 mm
✓ Lastra di doppio vetro 1000×1000 mm spessa 18 mm
✓ Ruote piroettanti ø 40 mm
✓ Viti per metallo, chiave a brugola
✓ 8 rivetti, 4 feltrini
✓ Smerigliatrice angolare, trapano, pinza rivettatrice
✓ Adesivo di montaggio trasparente
Per tracciare la linea di taglio aiutiamoci con una guida costituita da un listello di legno alla cui estremità è fissato un pennarello. Seguendo la traccia tagliamo il tubo utilizzando la smerigliatrice.
Segniamo, sulle quattro curve, in posizione centrale, i punti da forare per potervi fissare le ruote piroettanti. In corrispondenza dei segni pratichiamo i fori per l’inserimento delle viti.
Collochiamo in posizione le ruote piroettanti e fissiamole serrando le quattro viti a brugola nei rispettivi dadi. Non esercitiamo una forza eccessiva, per evitare di deformare la curva di alluminio.
Lungo il tratto d’unione tra tubi e curve pratichiamo due fori che ci permettono di inserire i rivetti e bloccare la struttura. Serriamo i rivetti nei fori con la pinza rivettatrice che li deforma e li trancia.
Proteggiamo i punti di contatto tra la struttura di alluminio e il vetro utilizzando piccoli feltri adesivi di forma rotonda. In commercio possiamo trovarli di differenti grandezze (almeno 2 cm di diametro).
Tagliamo a misura i profili di alluminio con cui rivestire lo spessore del vetro e incolliamoli al vetro utilizzando un adesivo di montaggio trasparente che garantisce presa immediata.
Alpina Italia è il marchio del Gruppo DAW dedicato al consumatore faidate, ed è presente nel settore delle pitture da oltre un secolo. Il marchio Alpina è leader di mercato in Germania, Svizzera e Austria ed è riconosciuto per la continua tendenza verso la qualità e la sostenibilità.
A partire dal 2012Alpina Italia, Divisione di DAW Italia GmbH & Co KG, opera sul mercato italiano del DIY con prodotti di alta qualità, eco-sostenibili e sicuri per la salute, che rendono più sane e protette le abitazioni. L’offerta comprende idropitture classiche e speciali per interni ed esterni, impregnanti e vernici per la cura e la decorazione del legno e del metallo, finiture colorate sviluppate secondo concept creativi che consentono di scegliere i migliori abbinamenti cromatici e decorativi per ogni tipo di ambiente.
Una gamma prodotti con packaging innovativo e accattivante, in continua evoluzione in base alle tendenze del mercato, per soddisfare tutte le richieste di performance e le esigenze estetiche del consumatore fai-da-te. L’azienda sviluppa inoltre strumenti innovativi di comunicazione e merchandising per i punti vendita e, attraverso la DAW Akademie, organizza corsi teorico-pratici di formazione tecnica dedicati a tutti gli operatori del settore fai-da-te, dalle rivendite indipendenti ai minibrico, fino alle catene della grande distribuzione specializzata. Un’offerta ampia e innovativa di prodotti e servizi, studiati e personalizzati appositamente per il mercato italiano.
Realizziamo una curiosa e robusta poltrona da giardino utilizzando un rocchetto-bobina per cavi dell’alta tensione.
La parte più importante della realizzazione di questa poltrona-bobina è la costruzione dello schienale della seduta. Il trucco consiste nel tagliare due archi di cerchio dai fianchi del rocchetto per ottenere i due pezzi che vanno accostati e uniti per ottenere lo schienale. Il supporto dello schienale viene realizzato avvitando un listellone di buona sezione tra i due fianchi circolari: su di esso si fissa lo schienale. La giusta posizione del listellone va determinata collocando il rocchetto sul piano, appoggiato sulle due parti tagliate che offrono un sicuro appoggio a terra senza il rischio di ribaltamento.
Cosa occorre per costruire la poltrona-bobina
✓ Rocchetto per cavi alta tensione ✓ Sega circolare ✓ Trapano avvitatore ✓ Levigatrice orbitale (o a delta) ✓ Viti autofilettanti ✓ Carta vetrata ✓ Pennello e smalto acrilico ✓ Bordino di gomma (quello che si usa nei soffitti con finte travi per occultare le giunzioni tra pezzi adiacenti)
La costruzione passo passo
Tagliamo ognuna delle due ali del rocchetto alla base, in modo da ottenere due pezzi che, uniti, formano lo schienale della poltrona. Per l’unione utilizziamo due tavolette fissate all’estremità con viti.
Per tenere in posizione la robusta traversa su cui va appoggiato lo schienale, servono quattro lunghe viti che attraversano l’intero spessore delle ali. Aumentiamo la coppia dell’avvitatore se necessario.
Due viti, avvitate anche sul davanti dello schienale, lo assicurano in modo definitivo al traverso posteriore. Il nostro rocchetto è ora trasformato in un’originale poltrona, molto stabile.
Con carta vetrata media (n° 140) carteggiamo il sedile per prepararlo alla successiva mano di finitura. L’operazione di carteggiatura va raffinata utilizzando carta abrasiva più fine (n° 280).
Trattiamo tutta la poltrona, a esclusione del sedile cilindrico, con smalto acrilico, da scegliere in un colore a piacere. Se necessario applichiamone due mani, intervallate di 24 ore l’una dall’altra.
Un nastro di gomma nera con finte borchie, incollato con adesivo tenace sul bordo delle ali del rocchetto, dona un sapore medioevale alla poltrona che assume sempre più l’aspetto del trono.
Una serie di utili indicazioni per far funzionare la stufa a pellet in totale efficienza e sicurezza.
Buona parte delle misure precauzionali da prendere per l’installazione di una stufa a pellet sono le stesse delle stufe a legna: lo scarico dei fumi non può essere fatto all’interno di una canna fumaria già utilizzata per altre apparecchiature; se il pavimento è potenzialmente infiammabile, occorre predisporre uno strato di separazione tra questo e la stufa (ad esempio una lamiera). Per la collocazione va tenuto conto che è necessario un passaggio all’esterno per il prelievo di aria, in modo che la stufa non sottragga ossigeno all’ambiente chiuso. Bisogna anche accertarsi che la posizione consenta di effettuare con facilità gli interventi di manutenzione. L’installazione delle stufe a pellet va effettuata vicino a una presa elettrica, già esistente o predisposta allo scopo. Se non si dispone di una canna fumaria libera, bisogna praticare un foro nel muro per il tubo di uscita dei fumi: occorre pertanto verificare che la zona da demolire non sia attraversata da impianti sottotraccia, poi si può praticare l’apertura.
Stufa a pellet – Apertura per la canna fumaria
L’operazione può essere effettuata manualmente, come mostra la sequenza fotografica, ma spesso gli installatori utilizzano potenti trapani con sistema di aspirazione, in grado di far avanzare grosse frese a tazza con riporti diamantati che lasciano un foro pulito e calibrato, da sigillare con cura dopo l’inserimento del tubo. Tutta la procedura di installazione, il collaudo e le successive manutenzioni vanno effettuate da personale qualificato.
Stufa a pellet – Installazione sul Parquet con acciaio brunito
Se il locale in cui installare la stufa ha il pavimento di legno, non si può appoggiarla direttamente su di esso: oltre alla deformazione termica, il rischio di danneggiamenti e bruciature è elevato e bisogna interporre tra stufa e pavimento un appoggio che protegga la superficie di legno e, al tempo stesso, possa apparire come un elemento integrante della stufa piuttosto che un adattamento alla situazione. Pur non essendo il massimo dell’eleganza, una piastra di acciaio brunito che delimiti una zona più ampia rispetto all’effettivo ingombro della stufa può essere una valida soluzione. La verniciatura deve riprendere la tonalità della struttura della stufa e gli angoli a vista vanno ampiamente smussati. Lo spessore consigliabile è 10/10 o 15/10.
Stufa a pellet – Installazione sul Parquet con piastrelloni
In questo caso si tratta di asportare una porzione di parquet la cui superficie deve tenere conto delle dimensioni dei piastrelloni e di quelle delle fughe, da lasciare anche lungo il perimetro. Il sistema migliore per effettuare questa operazione in modo preciso e senza danneggiare la superficie, se il parquet è incollato, è l’utilizzo di una fresatrice portatile munita di guida. Terminata la rimozione e ripulita la zona da colla e residui, si incollano le piastrelle utilizzando un listello da 10 mm per mantenerle equamente distanziate dal legno e garantire la compensazione di eventuali dilatazioni. Terminato l’incollaggio, si realizza una cornice di profili sagomati, del tipo utilizzato normalmente per raccordare pavimentazioni di diversa natura o il cui livello non è esattamente coincidente. Viene bloccata tramite perni inseriti sulla faccia inferiore dei profili e fatti penetrare in fori praticati allo scopo nel massetto.
Stufa a pellet – Installazione sul Parquet con cristallo termico
Un cristallo con il profilo frontale stondato, con un raggio simile a quello della stufa (in questo caso), non interrompe la continuità del pavimento. Per evitare lo scalino dato dallo spessore del cristallo, si può riportare la sagoma a pavimento, asportare con precisione la porzione di parquet dalla zona interessata e, se non basta eliminare lo strato di feltro (o di colla), piallarne la faccia inferiore per poi riposizionarle senza alcun fissaggio a pavimento, poggiandovi sopra il cristallo.
La gamma di stufe a pellet Palazzetti Ecofire racchiude modelli capaci di rispondere alle diverse necessità imposte dagli spazi abitativi e dalle abitudini delle persone, con tutto il piacere della fiamma a vista e la certezza di essere in perfetto equilibrio con la natura.
Scegliere una stufa a pellet come forma di riscaldamento esclusivo o integrativo per la propria casa vuol dire assicurarsi un comfort naturale e facile da gestire: per la sua installazione occorrono soltanto una presa d’aria esterna, un tubo di uscita fumi Ø 80 o 100 mm, che per legge deve arrivare a tetto, e il collegamento a una presa elettrica. Le stufe Palazzetti Ecofire hanno rendimenti altissimi (in alcuni casi superiori al 96%) e sono completamente automatiche e programmabili: il sistema di caricamento dei pellet, l’accensione, lo spegnimento e la gestione del calore negli ambienti vengono gestiti in modo autonomo dalla stufa. Come tipologia di riscaldamento, si può scegliere tra i modelli Aria o Idro: i primi possono riscaldare la casa per irraggiamento, per convezione naturale oppure, tramite apposite canalizzazioni, portare l’aria in altre stanze; i modelli Idro, invece, possono scaldare l’acqua per tutte le necessità domestiche, sia per i termosifoni sia per uso sanitario. Il tutto racchiuso in un’estetica ricercata che ne fa non soltanto un elemento funzionale, ma un componente integrabile in qualsiasi tipi di arredamento. Ci sono poi da tenere in considerazione le diverse esigenze dell’utilizzatore in termini di spazio per l’installazione, dei volumi da riscaldare, della silenziosità: per scegliere il modello giusto occorre valutare questi aspetti e gli eventuali vincoli per l’installazione.
Palazzetti ecofire – Sabina
Il rivestimento di legno (teak, wengè, laccato bianco o nero) della stufa Sabina la rende un complemento d’arredo adatto sia agli ambienti classici sia a quelli moderni e contemporanei. A partire da euro 4.280 + iva.
Palazzetti ecofire – Denise
Denise è ideale per piccoli spazi o corridoi: installabile a filo muro, garantisce altissimi rendimenti e minimi consumi. Ha una portina estetica in vetro a specchio che, a focolare spento, rende invisibile il braciere. A partire da euro 2.380 + iva.
Palazzetti ecofire – Lola
La ventola di Lola può funzionare solo per scaldare la casa velocemente, poi può essere esclusa e la stufa riscalda solo per convezione naturale, in modo totalmente silenzioso. Ideale per riscaldare nelle ore notturne. Euro 3.280 + iva.
Perfetta come integrazione di un impianto esistente senza interventi murari, Rossella diffonde l’aria calda tramite un ventilatore, velocemente e in modo omogeneo; ideale per scaldare un unico ambiente o più ambienti in relazione tra loro. A partire da euro 1.830 + iva
Editoriale tratto da “Far da sé n.439 Giugno 2014”
Autore: Carlo De Benedetti
Traiamo alcune frasi dall’intervista che Gian Luca Sghedoni (47 anni, amministratore delegato del gruppo Kerakoll, fondato dal padre Romano nel 1968 e leader mondiale nei prodotti per l’edilizia sostenibile, il restauro storico e l’interior design) ha rilasciato il 26 marzo scorso a Panorama. “Io cerco quelli che nessuno vuole: neolaureati in economia privi di esperienza, ma ricchi di talento, under 26 con perfetta conoscenza dell’inglese”. “In 25 anni di lavoro ho fatto più di 3.000 colloqui e penso che il tempo dedicato alla ricerca dei talenti sia quello speso meglio”. “Ho parlato con tantissimi ragazzi che lavorano per mantenersi e per studiare, con grande determinazione e cercano solo una chance per costruirsi un futuro”. “Per me i valori sono fondamentali. Il talento senza i valori non funziona”. Sono parole forti e inconsuete in un Paese come il nostro in cui la disoccupazione giovanile ha toccato livelli record molto vicini al 50% e in cui ogni tanto qualcuno sente il bisogno di descrivere i giovani come una massa di pelandroni che si fanno mantenere dai genitori. Certo ci sono quelli che, mantenuti nella bambagia dalla famiglia, si laureano oltre i 30 anni e poi aspettano che il “posto di lavoro” piova dal cielo, ma non sono la maggioranza. Molti affrontano lo studio con impegno (anche se la scuola molto spesso ha col mondo reale rapporti poco concreti), cercano o si inventano una professione, sono pronti a esperienze forti come andare all’estero, sono consapevoli che ci vuole costanza e inventiva. Ma alla base di tutto ci stanno i valori: perché se la famiglia e la scuola hanno saputo inculcare nei giovani i valori dell’umiltà, della pazienza, dell’ingegnosità, dell’onestà, della fatica (qualcuno ha scritto che solo nel dizionario successo viene prima di sudore), della collaborazione, della capacità di fare gruppo, allora anche al problema del lavoro si trova soluzione. Se invece, magari per avere talento, si pensa che tutto sia dovuto, che l’unico obiettivo sia un robusto stipendio e un lungo periodo di ferie, che si debba passare sugli altri per fare carriera, che la grinta supplisca allo studio e all’esperienza, allora è facile incorrere in successi momentanei che alla lunga non si consolidano. Meglio dunque, anche per un’azienda, investire su giovani ricchi di valori e aiutarli a farsi l’esperienza in un ambiente sano dove il talento trova il giusto habitat per sbocciare!
Gian Luca Sghedoni posa davanti al GreenBuilding Campus dove Kerakoll organizza corsi professionali e seminari. www.kerakoll.com