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Miniascensori

Anche quando sembra che lo spazio sia insufficiente, esistono diverse possibilità per installare un impianto di salita e discesa: ciò è possibile grazie ai miniascensori.

Convenzionalmente siamo abituati a definire “ascensore” quella cabina che ci permette di passare da un livello ad un altro senza usare le scale, premendo un pulsante: roba da condomini, un bene di lusso in un’abitazione monofamiliare.
Queste apparecchiature sono divise in due gruppi, apparentemente simili: gli ascensori veri e propri e le piattaforme elevatrici. Del primo gruppo fanno parte sistemi atti a superare livelli verticali senza limiti di altezza, richiedono spazi maggiori ed uno scavo (fossa) profondo almeno un metro a piano terra. Hanno doppia porta (di cabina ed al piano) e non serve mantenere premuto il pulsante per l’azionamento. Sono soggetti ad una severa normativa (legge 13/1989) ed a manutenzioni periodiche prestabilite ed onerose.
Le piattaforme elevatrici, dette anche miniascensori, svolgono un compito analogo, pur dovendo rinunciare a qualche comodità accessoria. Intanto non possono superare dislivelli superiori a 20 metri (quattro piani bastano?) e lo fanno ad una velocità decisamente inferiore, non più di 0,15 m/secondo contro gli oltre 0,6 di un ascensore. Il pulsante di comando va tenuto premuto per l’intero tragitto, anche quando si effettua la chiamata.
I miniascensori sono però più semplici da installare e richiedono opere minime: lo scavo si riduce a pochi centimetri ed il montaggio è piuttosto veloce, hanno ingombri inferiori e l’aspetto normativo è molto più semplice, compresi gli interventi di manutenzione. Nel complesso, i costi sono più contenuti, anche se per entrambe le soluzioni c’è un’ampia scelta di materiali e finiture che possono far lievitare il prezzo base.
Sono inoltre previsti sgravi fiscali e facilitazioni all’acquisto se i miniascensori sono necessari per rendere accessibili gli edifici da parte di persone diversamente abili: la legge 13/89 concede contributi a fondo perduto ed in più le singole regioni possono ampliare queste agevolazioni. In alcuni casi è prevista l’applicazione dell’aliquota IVA al 4% e le spese sostenute da portatori di menomazioni funzionali possono detrarre dall’IRPEF il 19% dell’intero importo.

miniascensori

Miniascensori – Piattaforma senza cabina

Questa soluzione è molto comoda quando gli spazi ridotti impediscono l’utilizzo di una cabina, ad esempio se si deve accedere ad un sottotetto e l’altezza è ridotta. In questo caso, essendo soltanto una pedana a muoversi in verticale all’interno di una struttura perimetrale, lo sbarco al sottotetto può avvenire tramite un cancelletto anziché una porta di altezza standard. La meccanica di Upper, posizionata a lato pedana, non è visibile in quanto protetta da un carter lungo tutto il vano corsa; portata 300 kg, corsa 10 metri, fossa 130 mm, potenza 1,5 kW.

 

 

 

Miniascensori – Piattaforma residenziale

miniascensori Questa soluzione è molto comoda quando gli spazi ridotti impediscono l’utilizzo di una cabina, ad esempio se si deve accedere ad un sottotetto e l’altezza è ridotta. In questo caso, essendo soltanto una pedana a muoversi in verticale all’interno di una struttura perimetrale, lo sbarco al sottotetto può avvenire tramite un cancelletto anziché una porta di altezza standard. La meccanica di Upper, posizionata a lato pedana, non è visibile in quanto protetta da un carter lungo tutto il vano corsa; portata 300 kg, corsa 10 metri, fossa 130 mm, potenza 1,5 kW.

 

Piegaferro fai da te | Autocostruzione di tre macchine per piegare il ferro

Autocostruzione di tre macchine piegaferro fai da te; si fissano alla morsa da banco e funzionano sfruttando il principio della leva per amplificare la forza applicata e costringere il ferro a seguire la conformazione della sagoma di riferimento

La piegatura di segmenti di ferro fatta a “suon di martellate” non è propriamente semplice e neppure precisa, soprattutto se è necessario replicare pezzi uguali. Con questa consapevolezza e illuminato dalla famosa frase attribuita ad Archimede di Siracusa “datemi una leva, un punto d’appoggio e vi solleverò il mondo!”, il nostro prolifico lettore Leonardo Telesca ha deciso di costruirsi delle piegaferro fai da te in grado di piegare il ferro in vario modo, senza fare troppa fatica. In effetti è proprio la leva l’elemento che permette di moltiplicare la forza applicata, in questo caso, dall’uomo, riducendo lo sforzo, a parità di effetto ottenuto. Quindi, come tiene a sottolineare lo stesso autore, se si vuole amplificare la potenza, basta allungare la leva. Nel caso in questione la leva non fa altro che obbligare un pezzo di ferro ad adattarsi a una sagoma della piegaferro fai da te preparata ad hoc. La sagoma, che talvolta è soltanto uno scontro, ha solitamente posizione centrale, mentre la leva, che ha fulcro esattamente nel centro, agisce mediante un rimando, regolabile sulla forma della sagoma, che impone al pezzo di ferro di aderirvi fedelmente. Per piegare il ferro ad anello, la sagoma deve essere perfettamente circolare; per ottenere pezzi con andamento a spirale la sagoma è formata da diversi pezzi curvi con raggio crescente; per piegature ad angolo, la leva fa traslare il suo riscontro sulla sagoma che impone al pezzo la conformazione del proprio spigolo con un’eventuale smussatura. Per piegature semplici il più delle volte è sufficiente una piastra piegaferro

macchine per piegare il ferro

Data la differente conformazione che deve avere un sistema di piegatura del ferro per fare anelli, rispetto a quello per fare spirali e anche quello per piegare ad angolo, la cosa più conveniente è realizzare delle piegaferro fai da te differenti. Tutte si avvalgono di una piattaforma rigida e robusta che ha il duplice compito di rendere solidali le sagome con le leve, permettendo a queste ultime di ruotare senza giochi e flessioni di sorta, e di fornire una valida presa per la morsa da banco, che deve immobilizzare l’attrezzo durante il suo utilizzo. Anche il banco deve avere buona stabilità e peso per non muoversi quando si applica forza sulla leva. Tutte le parti d’acciaio devono essere ben dimensionate per non cedere ad alcuna sollecitazione; soprattutto le sagome devono essere fatte con acciaio molto resistente, meglio se fatto temprare, dopo avergli impresso la conformazione voluta; in questo modo si possono piegare anche tondini molto acciaiosi.

Differenze sostanziali delle piegaferro fai da te

piegaferro circolare

La piegatrice con sagoma circolare per ferro permette di piegare ad anello un tondino, un quadrello o una piattina d’acciaio; sul lato destro si nota un fermo a vite che preme sul pezzo per immobilizzarlo in un punto della sagoma, mentre la leva, con il suo riscontro a rullo, ruotando, agisce facendogli prendere la forma della circonferenza. Data l’altezza (spessore) della sagoma, se il ferro è lungo abbastanza, compiuto il giro completo può continuare la circonvoluzione, scartando di lato la prima spira. In questo caso, dato che a un certo punto la leva andrebbe a collidere con il fermo a vite, è necessario liberare momentaneamente il ferro, farlo ruotare di quel tanto che basta sulla sagoma e ribloccarlo per proseguire.

piegatrice a spirale per ferro

Nella piegatrice a spirale per ferro ha molta importanza lo spazio disponibile all’interno della sagoma, perché da questo dipende direttamente la sezione dei pezzi piegabili. La sagoma qui è separata in due pezzi, perché per iniziare il lavoro bisogna rimuovere la parte esterna, per poi riposizionarla non appena sia stata impressa al ferro almeno tre quarti della prima circonvoluzione.

piegatrice ad angolo per ferro

La piegatrice ad angolo per ferro ha un sistema che blocca il pezzo di ferro tra due ganasce di acciaio duro; mentre il pezzo è immobilizzato, un rostro, anche questo di acciaio duro, viene fatto traslare con il vantaggio della leva, imponendo al ferro di piegarsi. Tra rostro e ganasce deve rimanere lo spazio necessario, poco più dello spessore del ferro, altrimenti questo si troncherebbe; se ce ne fosse troppo, la piegatura non verrebbe precisa.

Letto futon sospeso fai da te | Come costruirlo

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Questo letto futon sospeso è una singolare interpretazione per il sostegno del tradizionale materasso giapponese, in questo caso sollevato con una corda

La realizzazione di un letto futon sospeso è inconsueta, ma il risultato è sicuramente apprezzabile. Futon, letteralmente “materasso arrotolato”, è un giaciglio tradizionale giapponese molto basso, fatto di cotone e trapuntato. In occidente, dove ha avuto un’ampia diffusione, ha tuttavia preso il via una serie interminabile di interpretazioni sulla sua natura e la sua forma, oltre al fatto che, invece di essere adagiato sul tipico “tatami”, lo si vede spesso accomunato a letti più convenzionali e persino ai divani. Quella che ci propone il nostro lettore Mario Bellini è una versione molto creativa di letto futon sospeso, perché collocato in una struttura sospesa al soffitto tramite un’unica corda passante. Il letto futon sospeso è composto da travi di lamellare d’abete a sezione quadrata, 90×90 mm, trattate con impregnante color testa di moro. Sono 4, disposte a formare una H al cui interno trova posto di misura una rete a doghe a due piazze. Struttura e rete del letto futon sospeso restano staccate dal pavimento, a pochi centimetri d’altezza, grazie a una corda da 10 mm di sezione, molto robusta, che attraversa lo spessore delle travi del letto, passando per 4 fori fatti preventivamente. Prima di far passare la corda e mettere al suo interno la rete a doghe, la struttura viene alzata a soffitto, esattamente sopra la posizione in cui si vuol collocare definitivamente nella stanza, e si marcano i centri dei fori da effettuare nella soletta. In questo caso, il locale soprastante alla camera da letto è un solaio non abitabile ma accessibile, quindi si sceglie di mettere come sostegno quattro barre filettate passanti: al di sotto restano gli anelli con le rondelle, mentre il fissaggio è affidato a dadi con altre rondelle, tirati da sopra. La corda è in un unico pezzo: parte da un’anello a soffitto lato piedi, scende alla struttura, l’attraversa, corre sotto incrociando verso lo spigolo opposto, riattraversa la struttura, sale a soffitto, si annoda all’anello e questa volta passa direttamente all’anello laterale facendo una pancia (quindi non tirata). Da questo terzo anello scende alla struttura portante, che riattraversa nello spessore e poi trasversalmente per raggiungere l’angolo opposto e compiere l’ultima risalita verso il quarto anello. Quattro avanzi delle travi sono collocati sotto la struttura in modo da sfiorare il pavimento: così si eliminano le oscillazioni indesiderate del letto futon sospeso.

Link utili:

storia del Futon Giapponese

Costruisci un letto in stile giapponese!

Travi di legno per il letto futon sospeso

trave per sospensione letto

  1. L’H formata dalle travi non è regolare in quanto la traversa lato testa è più lunga rispetto a quella lato piedi. I fori sono praticati su queste due, non sulle travi uguali messe come longheroni. Per eseguirli nella posizione corretta si marcano i centri dei fori con le due travi affiancate e centrate (ovvero con i loro centri combacianti).
  2. Le travi sono unite dopo il trattamento con l’impregnante. A tenerle insieme si applicano quattro robuste staffe angolari fermate da viti di adeguata lunghezza e sezione. Le staffe sono messe negli angoli interni formati dalle estremità dei logheroni all’incrocio con le traverse.
  3. Le barre filettate che attraversano la soletta del soffitto sono terminate alla loro estremità inferiore con grossi anelli con base forata e filettata. Fra la base di ogni anello e il soffitto si interpongono tre rondelle d’acciaio di elevato spessore e con diametro esterno crescente; questo, oltre a regolarizzare la superficie di contatto tra acciaio e intonaco, impedendo lo sgretolamento dei bordi del foro, fornisce un’ottima soluzione estetica per l’insieme, che assume la fattezza di una bella borchia.

Catena di legno fai da te | Tutti i passaggi illustrati

La catena di legno fai da te e il lucchetto sono soprattutto lavoro di intaglio e levigatura; il legno deve essere ben stagionato e le lame continuamente affilate. Lo sbozzo del listello e, in parte, gli anelli possono ottenersi con anche con mazzuolo e scalpello e archetto da traforo

Realizzare una catena di legno non è semplice: maestri di quest’arte sono sempre stati i Giapponesi e i Cinesi  che, in avorio, riuscivano a costruire una sfera che ne conteneva un’altra che ne conteneva un’altra che ne conteneva un’altra che ne conteneva un’altra (qui un esempio). Non sappiamo quanto tempo ci mettessero, ma certo assai di più di quanto ne abbia impiegato il nostro lettore Paolo Pistecchia a realizzare questa catena di legno fai da te. È ricavata da un listello d’abete 30x30x300 mm, arricchita da un “lucchetto” a gabbia che trattiene una sfera, lavoro meno difficile di quanto possa sembrare, ma di grande effetto e che dimostra l’abilità del realizzatore. L’abete, in effetti, non è il legno ideale per realizzare una catena di legno in quanto è a fibra lunga e vena larga. Più adatti sono il cirmolo, il tiglio, lo jelutong e, soprattutto, il bosso che però si mangia rapidamente il filo del coltello per cui si passa più tempo ad affilare che a tagliare. Per realizzare una catena di legno sono necessari pochi ed economici attrezzi, quasi tutti manuali, ma soprattutto occorre avere calma, pazienza e mano ferma nel praticare i tagli. Un attimo di stanchezza, un taglio troppo deciso, possono compromettere in meno di un secondo tre o quattro ore di lavoro. 

Catena di legno fai da te, un lento lavoro di intaglio

catena con legno

come costruire una catena di legno

intagliare il legno

  1. Come costruire una catena di legno? Il lavoro richiede un’esatta marcatura sul grezzo dei tagli di separazione fra le maglie, a coppie sfalsate tra le facce adiacenti. La profondità dei tagli determina lo spessore degli anelli. Per creare la catena si lavora prima con la sega, per sbozzare le maglie, poi con coltello o scalpello per dargli la sezione a croce (marcata dai tagli trasversali). La sega da traforo crea i tagli ad H che danno i lati maggiori della maglia e cominciano a suddividere la catena. Ancora il traforo o un coltello completano la separazione delle maglie. Raspa, lime e carta vetrata, arrotondano e levigano le singole maglie. Il minitrapano permette di aprire i fori per la lama del traforo e facilita le operazioni di levigatura.
  2. Incise le facce del listello alla profondità voluta (viene bene con la sega per cornici), si eliminano i quattro spigoli per tutta la lunghezza della catena, lasciandoli integri sul lucchetto, dando al grezzo una sezione a croce greca. Con una punta sottile si aprono i fori passanti che determinano lo spessore della maglia e si collegano a coppie con tagli di seghetto o di coltello lungo la fibra. Un taglio trasversale che unisce i primi due comincia a separare gli anelli. Adesso comincia il lavoro più difficile: tagliare contro fibra i diaframmi che ancora uniscono fra di loro le singole maglie. Sono tutti tagli ciechi da fare con un affilatissimo coltello a lama stretta, un pezzettino per volta, con precisione e senza fretta, incidendo a V fino a separare le maglie.
  3. Sciolta la catena di legno, se ne comincia la levigatura, prima con la raspa e poi con carte abrasive di grana crescente, fino a dare alle maglie la prevista sezione circolare.

A. Il disegno evidenzia in sintesi le fasi di scultura della catena.

B. Il disegno evidenzia in sintesi le fasi di scultura del lucchetto.

Guarda il video della catena di legno record del mondo

Catene da neve: come montarle

Chi abita in montagna o in collina, o vuole andare a fare le settimane bianche, deve pensare a come muoversi in sicurezza quando il manto stradale è scivoloso e coperto da neve o ghiaccio: le catene da neve, omologate e facili da montare, sono la soluzione adatta

Come montare le catene da neve 
Il montaggio delle catene da neve va eseguito solo quando è necessario, mai a scopo preventivo, con asfalto pulito. Per essere in regola, le catene neve devono essere omologate in Italia. Montare catene da neve non è difficile in quanto non serve sollevare l’auto e quasi con tutti i tipi non si deve nemmeno muovere, grazie a sistemi di aggancio semplici e autotensionanti, ma è meglio fare una prova di montaggio preventiva. È utile sapere che molte autovetture sono definite “non catenabili” dal costruttore, a causa degli ingombri tra ruota e organi meccanici che non consentono il passaggio delle catene.

catene da neve
Le catene da neve vanno montate sulle ruote motrici; è meglio non superare la velocità di 50 km/h e non fare frenate brusche. Quando la strada diviene pulita, vanno tolte; se si percorre un tratto di strada bisogna sempre procedere a bassa velocità. A fine stagione, prima di riporle, vanno lavate bene con acqua.

 

Come montare le catene da neve in modo semplice

montaggio catene da neve

  1. La catena va dispiegata per tutta la sua lunghezza dopo averla tolta dal contenitore, verificando che non sia attorcigliata e i terminali con gli attacchi siano liberi di movimento.
  2. Si distende per terra e si fa passare dietro la ruota spingendo il cavo rigido (in azzurro nella foto) dalla parte anteriore a quella posteriore, fino a poterne prendere l’estremità con l’altra mano.
  3. Le due estremità si tirano verso l’alto e si agganciano. Poi, tendendo le braccia dietro la ruota, si posiziona il cavo, chiuso ad anello, contro la faccia interna del pneumatico.
  4. Le parti restanti della catena devono essere calzate su tutta la circonferenza della ruota tirandole verso l’esterno. Nella parte alta c’è un primo gancio che chiude le maglie in quel tratto.
  5. Su un lato, direttamente connesso con le maglie, c’è il dispositivo di tensionamento principale. Non tutte le catene hanno un sistema fatto così, ma il concetto non cambia: la catena va messa in trazione.
  6. All’anello esterno va agganciato il sistema di tensionamento secondario che viene posto in trazione con le mani e bloccato azionando un cursore che si fissa all’elemento con un sistema a scatto.
  7. In questo caso il tensionatore principale si mette in opera estraendo dal suo interno l’elemento elastico, dotato di gancio che mette in trazione la chiusura scorrevole nella parte bassa della ruota.
  8. La catena è montata e gli elementi elastici impediscono che si allenti durante la marcia. Dopo aver montato la seconda catena percorriamo un tratto di strada per testarne il corretto funzionamento.

Catene da neve ragno e catene a calza

catene da neve ragno

I sistemi alternativi alle catene convenzionali sono principalmente le cosiddette catene da neve ragno e le “calze”. Le prime sono sistemi che a fronte di una certa efficacia (relativa alla conformazione e all’estensione sul battistrada) permettono una grande comodità e rapidità d’applicazione. Le calze sono un ottimo sistema d’emergenza, utili per trarsi d’impaccio, facili da mettere, leggerissime, ma non omologate in Italia e poco durevoli, da usare per brevi tratti. Gommeblog

Molto conosciute e utilizzate sono le catene Konig

Canestrelli di Montebruno

I canestrelli sono un dolce tipico della Val Trebbia che ancora oggi viene preparato nel rispetto della tradizione: ingredienti biologici impastati a mano e cottura nel forno a legna

Ogni sera, da molti anni, zio Orazio accende il fuoco del forno a legna, Ida prepara i panetti di burro per la mattina dopo e copre con panni di lino l’impasto che sta lievitando: operazioni che si ripetono da più di un secolo, da quando il bisnonno di Ida aveva iniziato l’attività.




Solo attraverso questi semplici gesti si possono mantenere i sapori di una volta: all’Antico Forno di Montebruno (GE) la tradizione non si tocca, il fuoco non si spegne mai completamente e l’unico elemento “moderno” è la lampadina elettrica che illumina l’interno del forno. Tra le infinite prelibatezze che vengono prodotte quotidianamente abbiamo scelto di seguire la preparazione dei canestrelli, i dolcetti a fiore con il buco che rappresentano un’icona della tradizione dolciaria di questa valle che collega Genova a Piacenza: buoni inzuppati nel caffelatte, spalmati di confettura, ma soprattutto così come sono, con il sapore inconfondibile del burro… e tanti saluti al colesterolo.

canestrelli

Ingredienti per la ricetta dei Canestrelli

  • un kg di farina tipo 0 (rigorosamente priva di additivi)
  • 600 grammi di burro
  • 300 grammi di zucchero
  • 6 rossi d’uovo

ingredienti canestrelli

Metaltex - Stampo a espulsione per Biscotti e salatini, in Acciaio Inox, Motivo a Fiore, Argentato
  • Compatibile con 'Jammie Dodgers' e 'Party Rings'.
  • Il pulsante di espulsione garantisce un margine di taglio nitido.
  • Base a fiore e pulsante di espulsione inclusi.
  • Acciaio INOX, lavabile in lavastoviglie.
  • Dimensioni approssimative: 5,5 x 4 cm.
Tescoma 631182 Delicia Tagliabiscotti Fiore, Acciaio Inossidabile, Argento, 5.5 cm, 2 Pezzi
  • Ottimo per separare in modo facile la parte superiore dal fondo dei biscotti fatti in casa
  • Prodotto realizzato in metallo resistente
  • La formina per biscotti è facile da usare
  • Prodotto facile da pulire
  • Dimensioni: 3,5 cm

 

Come si prepara l’impasto dei canestrelli

  1. Disponiamo la farina a fontana, ovvero formando una corona con una depressione al centro nella quale andiamo a mettere gli ingredienti.
  2. Iniziamo con il burro, che abbiamo tirato fuori dal frigorifero in anticipo, in modo che sia a temperatura ambiente: questa precauzione ci permette di meglio incorporarlo con la farina. Riduciamo il pane di burro in pezzi più piccoli.
  3. Prima di iniziare a impastare aggiungiamo anche gli altri ingredienti: i rossi d’uovo e lo zucchero.
  4. Spingiamo delicatamente la farina verso l’interno della corona e iniziamo a incorporarla agli ingredienti.
  5. Man mano che l’impasto si forma, recuperiamo la farina che rimane sul piano fino ad assorbimento completo; continuiamo a manipolarlo fino ad ottenere una massa omogenea.

 

Infornare e sfornare i canestrelli

  1. Allarghiamo il pane ottenuto dapprima con le mani, poi con l’aiuto di un mattarello: dobbiamo ottenere una sfoglia uniforme che sia spessa circa mezzo centimetro.
  2. Con lo stampino iniziamo a formare i canestrelli abbastanza ravvicinati, in modo da sfruttare al meglio la sfoglia. le strisce che rimangono vanno nuovamente amalgamate per poi ottenere una seconda sfoglia e ripetere l’operazione, fino ad aver utilizzato completamente l’impasto.
  3. Se la teglia è stagnata, di quelle che non vanno mai completamente sgrassate, vi si possono disporre direttamente i canestrelli; se si usano teglie di altro tipo è meglio rivestirla con un foglio di carta da forno.
  4. Anche il forno può essere considerato un “ingrediente”: la cottura a legna esalta il sapore della tradizione, ma bisogna scegliere il combustibile più adatto. Nel forno di Carlo e Ida viene utilizzata esclusivamente legna di faggio, quercia e carpino.
  5. Ogni tipo di forno (a legna, elettrico o a gas) ha le sue caratteristiche, la cottura può variare leggermente: a titolo indicativo, per i canestrelli occorrono 15 minuti a 180°.
    In ogni caso, basta tenere sotto controllo la colorazione che assumono.
  6. Terminata la cottura i canestrelli, una volta raffreddati, sono subito pronti per il consumo. Chi preferisce può completare i dolci con una spolverata di zucchero a velo.

 

Calze della befana

Calze della befana per dolcetti, regalini e…. carbone!

Calze della befana fai da te
Calze della befana fai da te

 

La tradizione delle calze della befana appese alla finestre per essere riempite di dolci e carbone, trovano un tocco creativo con queste due realizzazioni fai da te.

Una è la classica calza della befana, fatta con feltro e stoffa, la seconda idea che vi proponiamo è una decorazione di un vecchio stivale di gomma con la tecnica del découpage.

 

 

 

 

calze della befana fai da te

  1. Procuriamoci un grosso foglio di stoffa o feltro rosso, uno bianco e uno a quadretti bianchi e rossi, più alcuni pendini dorati.
  2. Riportiamo la sagoma grossolana della calza sulla stoffa con un gesso da sarta: dobbiamo ottenere due figure identiche.
  3. Cuciamo le due figure in modo da ottenere un sacco a forma di calza.
  4. Ritagliamo e cuciamo gli altri particolari per ottenere il risultato visibile nella foto grande.

 

 

calze della befana decoupage

Calze della befana con gli stivaletti

decoupage calze della befana

 

 

Un vecchio stivale è il contenitore ideale da mettere vicino al caminetto la sera prima dell’Epifania: meglio che sia di buona taglia, per contenere più dolciumi… o carbone?
Una decorazione a découpage con soggetti natalizi ne fa un complemento utilizzabile per tutto il periodo delle feste, riempito di decorazioni da togliere solo all’ultimo momento: non dimentichiamo di mettere in vista anche visi di angioletti con lo sguardo gentile e pieno di bontà… proprio come noi!

 

 

 

 

 

 

Biscotti di Natale

I biscotti di Natale sono golosissime stelline di zenzero e cannella poste una sopra l’altra per realizzare un alberello…tocco finale zucchero a velo e codette colorate i nostri alberelli sono pronti per andare in tavola

Ingredienti per la preparazione dei biscotti di Natale

  • 500 g di farina;
  • 2 uova; un albume;
  • un cucchiaino raso di bicarbonato;
  • un cucchiaino colmo di cannella in polvere;
  • un cucchiaino di zenzero in polvere;
  • mezzo decilitro scarso di latte;
  • 150 g di burro;
  • 130 g di zucchero;
  • 260 g di zucchero a velo;
  • mezzo limone;
  • confettini di zucchero argentati per il decoro;
  • un pizzico di sale.

  1. Dopo aver preparato l’impasto avvolgiamolo in un foglio di pellicola per alimenti e lasciamolo riposare in frigo per un’ora.
  2. Stendiamo l’impasto in una sfoglia spessa 2-3 mm e, con tagliapasta a forma di stella di 4 diverse dimensioni, in scala, ricaviamo tanti biscotti. Impastiamo nuovamente i ritagli e ripetiamo il passaggio. Quindi mettiamo in forno preriscaldato a 180° per circa 15 minuti.
  3. Prepariamo la glassa mescolando lo zucchero a velo con l’albume e il succo di limone e lavoriamo la glassa con le fruste elettriche per  3-4 minuti.
  4. Sforniamo i biscotti di Natale e lasciamo raffreddare. Facciamo scendere una goccia di glassa al centro dei biscotti più grandi e copriamoli con altri della stessa dimensione. Ripetiamo fino al termine dei biscotti e decoriamo a piacere.

Confettura di ananas e datteri

La confettura di ananas e datteri è molto dolce. Perfetta sia a colazione, sia per accompagnare piatti di carni

La confettura di ananas e datteri è perfetta per accompagnare piatti di carne di maiale arrosto, ma è buonissima anche su fette di pane tostato.

ricette ananas e datteri

Ingredienti per la confettura di ananas e datteri

  • un grosso ananas maturo
  • 150 g di datteri secchi al naturale
  • una stecca di vaniglia
  • due lime
  • zucchero di canna

come pulire ananas

  1. Laviamo i vasi, li poniamo in forno a 130° e  li scaldiamo per circa 20 minuti dal raggiungimento della temperatura. Eliminiamo il ciuffo e la base dell’ananas, tagliamo via la buccia e, con tagli obliqui, eliminiamo gli occhi. Riduciamo poi l’ananas a fette, tagliamo via e scartiamo il torsolo centrale e tagliamo la polpa a pezzettini.

    datteri confettura

  2. Pesiamo la polpa dell’ananas e misuriamo 500 g di zucchero per chilo di polpa. Stacchiamo i datteri dal rametto, li incidiamo, elimiamo il nocciole e riduciamo al polpa a tocchetti.

    stecca di vaniglia

  3. Incidiamo la setcca di vaniglia con un coltellino affilato, apriamo leggermente i due lembi e, facendo scorrere la lama del coltello all’interno della stecca, preleviamo tutti i semini nei in essa contenuti.

    confettura ananas

  4. Riuniamo in una casseruola l’ananas con lo zucchero, la stecca ed i semini di vaniglia e i datteri a tocchetti. Spremiamo i due lime, versiamo il succo nella casseruola e mescoliamo per amalgamare gli ingredienti. Li lasciamo riposare per un’ora affinchè la frutta emetta parte del suo succo.

    confettura di ananas e datteri

  5. Cuociamo la confettura di ananas e datteri su fiamma vivace per circa 30 minuti dal momento dell’ebollizione, eliminiamo la stecca di vaniglia e, con un mixer ad immersione, frulliano un terzo della frutta. Proseguiamo la cottura per altri 5 minuti, versiamo un cucchiaino di confettura su un piattino freddo, lo incliniamo e, se rimane solida senza colare, spegnamo il gas.  Invasiamo subito la confettura di ananas, chiudiamo i tappi, capovolgiamo i vasetti e li lasciamo raffreddare.

La confettura di ananas e datteri si conserva in luogo fresco per 6-8 mesi. Dopo l’apertura conservare in frigo.

Conserva di peperoni e albicocche secche

La conserva di peperoni e albicocche secche si serve fredda con formaggi stagionati

 

ingredienti conserva pepeoni

Ingredienti per la conserva di peperoni con albicocche secche:

  • mezzo kg di mele Delizia o Golden
  • 3 peperoni rossi
  • mezzo kg di cipolle bionde
  • 250 g di albicocche secche
  • 250 g di zucchero di canna
  • 3 decilitri di aceto di vino bianco
  • sale

 

Ricetta peperoni albicocche

agliamo le mele a metà, le sbucciamo, eliminiamo il torsolo e le tagliamo polpa e tocchetti. Sbucciamo le cipolle e le tagliamo a spicchietti, laviamo i peperoni, li tagliamo a metà, eliminiamo il picciolo ed i semini interni e  tagliamo anche questi a pezzi.

marmellata peperoni

Portiamo ad ebollizione, mescoliamo con cura, abbassiamo il gas, copriamo la casseruola con un coperchio e proseguiamo la cottura per un’ora fino a che il liquido è evaporato e composto risulta denso.

conserva peperoni

Riuniamo tutti gli ingredienti preparati in una casseruola, aggiungiamo le albicocche secche, lo zucchero di canna, una presa abbondante di sale e versiamo l’aceto.

 

marmellata peperoni e albicocche

Mentre la composta cuoce laviamo con cura i barattoli, li asciughiamo con un canovaccio pulito, li mettiamo in forno, lo accendiamo a 130° e lasciamo i vasetti per 20 minuti da quando il forno raggiunge la temperatura.

 

 

confettura peperoni

 

 

 

 

Invasiamo la conserva nei vasi bollenti, puliamo il brodo con uno straccetto pulito e umido e li chiudiamo immediatamente. Capovolgiamo i barattoli e li lasciamo raffreddare. Raddrizziamo i barattoli e li riponiamo in un luogo fresco per almeno 2 settimane prima di aprirli.  Si conservano per circa 6 mesi.