Home Blog Page 256

Scaldacqua a pompa di calore

La novità per la produzione di acqua calda sanitaria viene dai sistemi scaldacqua a pompa di calore che aspirano aria, la comprimono per riscaldarla e, attraverso uno scambiatore, cedono calore all’acqua contenuta in un serbatoio: sono apparecchiature ecologiche che assicurano risparmi economici interessanti, si installano con opere minime e beneficiano degli incentivi fiscali per la riqualificazione energetica

I boiler tradizionali alimentati esclusivamente a corrente elettrica o a gas sono destinati ad estinguersi a favore di nuovi sistemi che utilizzano energie rinnovabili. Già da diversi anni questi apparecchi per la produzione di acqua calda sanitaria vengono integrati con impianti solari termici, ma la nuova rivoluzione viene dagli scaldacqua a pompa di calore, che sfruttano l’aria per produrre energia termica attraverso un ciclo termodinamico.

Il funzionamento della pompa di calore consiste nel prelevare calore a bassa temperatura e “pomparlo” per portarlo ad una temperatura superiore, con un consumo di energia minimo, circa 1/3 rispetto ad un tradizionale boiler elettrico.
Lo scaldacqua a pompa di calore aspira aria dall’esterno per riscaldare l’acqua all’interno di un serbatoio d’accumulo, che può essere tutt’uno con la macchina termica (monoblocco) o separato da essa (split). In quest’ultimo caso, il serbatoio è installato all’interno e la macchina termica all’esterno dell’abitazione.

scaldacqua schema
L’aria aspirata dal ventilatore del gruppo termico cede il proprio calore ad un fluido che passa nell’evaporatore, poi viene espulsa; il fluido viene compresso, si surriscalda e, passando nel condensatore, cede il proprio calore all’acqua sanitaria. Proseguendo, passa attraverso una valvola di laminazione che gli fa perdere bruscamente pressione e temperatura, riportandole ai valori iniziali: il ciclo può ricominciare. L’energia elettrica richiesta è solo quella per il funzionamento del ventilatore che cattura l’aria e per il compressore che agisce nel circuito chiuso.

L’efficienza del solare termico è subordinata alla presenza del sole ed al tipo d’installazione (orientamento, parziali ombreggiamenti), oltre ad avere una certa invasività, che con questi apparecchi è nettamente inferiore, anche nella versione split. Inoltre, l’aria è sempre disponibile, giorno e notte, e non è necessario tener conto dell’esposizione. La gamma Nuos di Ariston, per esempio, raggruppa diverse apparecchiature con capacità che vanno da 80 a 300 litri con diverse modalità di funzionamento che permettono di scegliere se massimizzare il risparmio energetico (funzionamento esclusivo a pompa di calore), ridurre i tempi di riscaldamento (pompa + resistenza elettrica) o lasciare alla macchina la gestione del sistema, ottimizzando il funzionamento a pompa di calore con l’intervento delle resistenze ausiliarie.

Per un intervento volto a migliorare l’efficienza energetica, si può accedere alle detrazioni del 65% della spesa (apparecchi + installazione): l’investimento si recupera in pochi anni e, considerato che questi scaldacqua durano 10 anni o più, il risparmio sui consumi energetici è garantito per lungo tempo. La legge di stabilità 2014 (Legge n. 147 del 27 dicembre 2013), modificando quanto già stabilito dalla Legge 90 del 3 agosto 2013, ha prorogato fino al 2016 le Detrazioni Fiscali per gli interventi finalizzati a migliorare l’efficienza energetica degli edifici esistenti, secondo le seguenti scadenze e aliquote:

  • Interventi relativi a parti comuni degli edifici condominiali o che interessino tutte le unità immobiliari del singolo condominio:
    • Detrazione del 65% delle spese sostenute dal 6 giugno 2013 al 30 giugno 2015
    • Detrazione del 50% delle spese sostenute dal 1 luglio 2015 al 30 giugno 2016
  • Interventi relativi a tutte le altre tipologie di edificio:
    • Detrazione del 65% delle spese sostenute dal 6 giugno 2013 al 30 giugno 2015
    • Detrazione del 50% delle spese sostenute dal 1 gennaio 2015 al 31 dicembre 2015

Risparmio economico

risparmio-scaldacqua-pompa

Il prospetto evidenzia la differenza di consumo tra uno scaldacqua efficiente ed uno tradizionale
di pari capacità: il risparmio può arrivare al 75% e consentire di rientrare dall’investimento in circa 3 anni, che si riducono se si usufruisce della detrazione fiscale.
Ma attenzione: i valori riportati nel prospetto sono relativi ad una temperatura media annua di ingresso dell’aria di 15 °C, quindi i dati possono subire variazioni considerevoli in base alle condizioni climatiche del luogo d’installazione. Con temperature molto basse, infatti, la resistenza elettrica di supporto da 1200 W interviene con più frequenza (modalità Boost e Auto), in base alla richiesta.

Monoblocco o split?

monoblocco-split

La gamma Nuos è composta da scaldacqua per installazione murale o a pavimento, in versione monoblocco o split con unità esterna: entrambe le versioni offrono vantaggi da valutare nella scelta in base alle proprie esigenze.
Con la pompa di calore monoblocco sono necessarie soltanto griglie esterne per l’espulsione, con un impatto architettonico minimo; tramite opportune canalizzazioni l’aria fresca e deumidificata può essere utilizzata per raffrescare gli ambienti, la prima accensione è immediata e all’installatore non sono richieste competenza ed attrezzature da frigorista.
Nella versione split, per contro, l’unità interna è più compatta (manca il gruppo frigo), le connessioni gas hanno dimensioni contenute e non serve lo scarico della condensa. Ventilatore e compressore sono nell’unità esterna, quindi la rumorosità di funzionamento è nulla; occorre solo un foro Ø 50 mm nel muro per i tubi del gas refrigerante. Quanto alla manutenzione, l’operazione principale è la pulizia dell’evaporatore e, nella versione split, si esegue nell’unità esterna, quindi è più semplice, se questa si trova in posizione facilmente raggiungibile. Ariston

Integrazione con il fotovoltaico

integrazione-fotovoltaico

Il ventilatore ed il compressore che generano il ciclo della pompa di calore sono apparecchiature elettriche ed il loro funzionamento richiede il collegamento ad una rete elettrica, necessario comunque per alimentare la resistenza interna a funzionamento discontinuo.
La pompa di calore può però essere collegata ad un impianto fotovoltaico ben dimensionato (anche questo impianto beneficia degli incentivi) ed il costo per il suo funzionamento si può ridurre fino al 95%, tenuto conto che l’energia prodotta in eccesso può essere scambiata sul posto con la rete elettrica o utilizzata per gli altri consumi domestici.

Mente, mano, magia

Editoriale tratto da “Far da sé n.440 Luglio 2014”

Autore: Carlo De Benedetti

“Vi auguro una bella strada nella scuola, una strada che faccia crescere le tre lingue che una persona matura deve sapere parlare: la lingua della mente, la lingua del cuore e la lingua delle mani”: sembra proprio il terzetto di parole d’ordine che avevamo proposto come logo della nostra iniziativa “Manualità, un gioco da ragazzi”, quando in testa a ogni nostra comunicazione c’era l’omino MENTE, l’omino MAGIA, l’omino MANO. E se la lingua del cuore è quella delle emozioni e dei sentimenti, coincide bene con la magia che si esprime nella gioia di aver “pensato bene” e di aver “agito bene”.

Il nostro fine era quello di entusiasmare i ragazzi nei confronti delle attività manuali, di far loro capire che la mente aiuta a progettare, a inventare, a creare, che la mano consente di realizzare concretamente quello che la mente ha pensato per guardare infine con la bocca spalancata dalla meraviglia e con il cuore pieno di soddisfazione il frutto della nostra mente e delle nostre mani.

Era certamente di più ampio respiro il fine di Papa Francesco, mentre pronunciava la frase che abbiamo citato all’inizio e che è stata proclamata il 10 maggio 2014 a Roma nel corso dell’iniziativa “La Chiesa per la scuola”, ma in quel terzetto mente-cuore-mani c’è davvero la descrizione di una “bella strada” che la scuola, ma poi la società, deve provare a percorrere con impegno se vuole essere aperta alla realtà, luogo d’incontro, portatrice di vero-bene-bello. Questo è un “cammino ricco, fatto di tanti ingredienti” dice ancora il Papa: siamo più che mai convinti che tra questi ingredienti ci sia anche la manualità, la capacità di costruire un oggetto, la saggezza di riparare una cosa piuttosto che buttarla, il desiderio di rendere bello e vivibile un angolo di casa o di giardino, l’aspirazione a trasmettere ai giovani i segreti di sapienti artigiani, l’intelligenza di riscoprire in vecchi mestieri la dignità del lavoro, la gioia di mettere al servizio di altri le proprie abilità.

Nel profondo rispetto per il magistero di Francesco, quindi senza nessuna intenzione di strumentalizzare le sue parole, vorremmo che, sempre con le sue parole, si diffondesse la convinzione che “se una cosa è vera, è buona ed è bella; se è bella, è buona ed è vera; e se è buona, è vera ed è bella”.

pontefice-scuola
Il Pontefice fra i ragazzi che hanno partecipato alla giornata “La Chiesa per la scuola”, a Roma, il 10 maggio 2014. (foto: Radio Frate Sole)

Realizzare una prolunga elettrica

Allarghiamo il raggio d’azione delle nostre attività realizzando una prolunga elettrica robusta e sicura che si adatti bene ai nostri elettroutensili, ma che possa eventualmente servire anche per macchine elettriche, elettrodomestici ecc.

Per realizzare una prolunga elettrica scegliamo il cavo giusto che deve essere composto da tre conduttori di cui uno, giallo-verde, serve per la messa a terra. Il cavo deve essere a doppio isolamento, con i tre conduttori interni (isolati) protetti da una guaina in PVC piuttosto spessa. Per completare la prolunga servono anche una presa e una spina da 10 o da 16 A, a seconda dell’utilizzo previsto. Un supporto a bobina, in materiale plastico, ne consente l’ordinato avvolgimento.

Prolunga elettrica – è utile sapere che…

disegno cavo elettrico
La sezione dei conduttori interni, in trecciole di rame, va commisurata all’apparecchio con la potenza massima che si presume di dover alimentare. Supponendo un assorbimento massimo di 1500 W, i conduttori devono avere una sezione di almeno 1,5 mm2.  Molte apparecchiature hanno potenze superiori, meglio informarsi quando si acquista il cavo, sulla sezione giusta.

 Prolunga elettrica – La realizzazione

come fare una prolunga elettrica

  1. Con le forbici da elettricista asportiamo circa 40 mm di guaina dall’estremità del cavo elettrico. Facciamo molta attenzione a non provocare tagli sui rivestimenti colorati dei conduttori interni.
  2. Con la pinza spellafili possiamo scoprire il rame di ogni conduttore per la lunghezza desiderata, (circa 15 mm). Eliminiamo il rivestimento corrispondente serrando le ganasce della pinza.
  3. Attorcigliamo le estremità delle trecciole di rame messe allo scoperto per un migliore inserimento nei morsetti. Ripieghiamo  le trecciole in modo da ottenere “capicorda” di circa 7-8 mm.
  4. Allentiamo le viti dei morsetti della spina (o della presa) e inseriamo i conduttori, facendo attenzione alla collocazione centrale del conduttore di terra (quello con il rivestimento giallo-verde).
  5. Prima di chiudere definitivamente la spina (o la presa) blocchiamo il cavo con l’apposito morsetto che si stringe agendo sulle viti. Disponiamo i conduttori in modo da non impedire la chiusura.
  6. Terminiamo il lavoro chiudendo la spina (o la presa) serrando la vite laterale. Se il lavoro è stato eseguito correttamente, dalla spina deve uscire il cavo con il doppio isolamento integro e continuo.

Prolunga elettrica – Sezioni adeguate

sezione prolunga elettrica
La corrente che scorre nei cavi incontra una certa resistenza dovuta al tipo di materiale di cui sono costituite le trecciole, alla sezione e alla lunghezza del conduttore. Questa resistenza genera un riscaldamento che può, nei casi estremi, portare alla fusione dell’isolante con evidenti pericoli. Le norme CEI limitano la caduta di tensione massima ai capi delle prolunghe (che si traduce in riscaldamento) al 4% della tensione nominale.
Dalle tabelle CEI si ricava che per una prolunga da 20 m con conduttori di 1,5 mm2 che alimenta un’utenza da 1500 W si ha una caduta di tensione dell’1,13%, perfettamente adeguata alle nostre esigenze. In ogni caso durante l’impiego di una prolunga, se abbiamo dei dubbi circa la sua adeguatezza, controlliamo che essa non si riscaldi pericolosamente.

 

Fungo di Borgotaro fai da te

Sembrano funghi veri, ma sono riproduzioni di legno prelevato dal ceppo di vecchi alberi… ecco il fungo di Borgotaro fai da te

Quando si dice: ” è un Fungo di Borgotaro ” si allude alla famosa località in Provincia di Parma, Borgo Val di Taro,  famosa in Italia per la nascita di numerosi funghi porcini di ottima qualità, qualora le condizioni metereologiche siano favorevoli.

In questo articolo vediamo come realizzare riproduzioni fai da te del Fungo di Borgotaro in legno, da utilizzare come soprammobili, portachiavi, oggetti decorativi, regali…

Girando per i boschi è possibile andare alla ricerca delle piante di castagno più vecchie e malate. Una caratteristica di questi esemplari, specialmente se hanno un tronco di grande diametro, è quella di sviluppare escrescenze irregolari e sporgenti, nella parte bassa del fusto, che costituiscono la materia prima per la realizzazione del Fungo di Borgotaro fai da te. La massa legnosa ha bisogno di asciugarsi un po’ dopo essere stata prelevata, ma senza stagionare, altrimenti questa essenza, già di per sé piuttosto dura, diventa difficile da scolpire con attrezzi manuali quali sgorbie, scalpelli e altri taglienti sagomati.  In base alla dimensione del pezzo viene scelta la forma del fungo di Borgotaro che se ne può ricavare, serrandolo in una morsa con le ganasce ricoperte da “mordacchie” di alluminio per non segnare il legno. 

I materiali necessari

fungo di borgotaro, funghi borgotaro, borgotaro funghi,  funghi porcini, borgotaro, il fungo di borgotaro
Servono: sgorbie, scalpelli e altri taglienti sagomati; escrescenze legnose prelevate da piante di castagno, carta vetrata.

La realizzazione del Fungo di Borgotaro fai da te

fungo di borgotaro, funghi borgotaro, borgotaro funghi,  funghi porcini, borgotaro, il fungo di borgotaro

  1. Osservando il legno, si sceglie la parte che meglio si presta a ricavare la cappella del porcino. Lo si chiude in morsa orientandolo di conseguenza e si incide il pezzo con una sega a pettine fino a una certa profondità, lungo tutto il diametro, per mantenere l’attaccatura del gambo.
  2. Battendo sul manico di uno scalpello affilato con un mazzuolo, si asporta il legno in eccesso per iniziare ad abbozzare il gambo del fungo, con la tipica forma panciuta.
  3. Si riprende la sega a pettine per eliminare le sfogliature di legno e regolarizzare l’attaccatura tra gambo e cappella.
  4. Le spigolosità più marcate lasciate da sgorbie e scalpelli vengono eliminate facendo ruotare il pezzo contro un platorello abrasivo montato sul mandrino di un trapano.
  5. Levigata grossolanamente la sagoma, si completa la lisciatura a mano, con un pezzo di carta abrasiva ripiegato per arrivare fino in fondo alla gola tra cappella e gambo.
  6. In base al colore del pezzo si può scegliere se rifinire la superficie semplicemente a cera o applicare prima un colorante che permetta di raggiungere la tonalità desiderata.

E per quelli veri… visitate questo sito riportate le tabelle aggiornate di Crescita! Buon Fungo di Borgotaro a Tutti!

Scrub viso e corpo fai da te

Lo scrub è un termine inglese che indica l’esfoliazione della pelle. Vediamo come preparare una crema scrub fai da te per viso e corpo.

Questa crema scrub ha proprietà emollienti (date dal sale marino e dagli oli vegetali) e tonificanti (per azione degli oli essenziali di arancio, rosmarino e menta).
La pelle viene levigata e le cellule morte vengono rimosse. Si può utilizzare sia sulla pelle asciutta, sia sulla pelle bagnata.
Per il viso che è una zona sensibile, utilizziamo lo scrub su pelle bagnata, mentre per parti del corpo meno sensibili possiamo utilizzare lo scrub direttamente sulla pelle asciutta.

Ingredienti per la preparazione dello scrub

  • 9 cucchiai di sale marino fine
  • 3 cucchiai di olio di mandorle dolci
  • un cucchiaino e mezzo di olio di nocciola
  • un cucchiaino e mezzo di olio di jojoba
  • 4 g di cera d’api
  • un cucchiaino di acido citrico
  • 15 gocce di olio essenziale d’ arancia
  • 8 gocce di olio essenziale di rosmarino
  • 12 gocce di olio essenziale di menta

scrub viso fai da te

Preparazione dello scrub

Mettiamo in un contenitore il sale marino e aggiungiamo l’acido citrico e gli oli essenziali. Amalgamiamo il tutto

Scaldiamo a bagno maria la cera d’api con gli oli vegetali e aggiungiamoli al composto preparato col sale.
Mescoliamo fino ad ottenere una crema.

Versiamo in vasetti di vetro che possiamo decorare per rendere “homemade”.

scrub-corpo

 

Il cappotto fai da te

Isolare la casa con un click, in modo semplice con ILCAPPOTTOFAIDATE.IT

capp-3ILCAPPOTTOFAIDATE è la soluzione più semplice da installare per isolare al meglio le facciate esterne di un edificio. Migliora il comfort abitativo, riduce i consumi energetici e il costo delle bollette per il riscaldamento invernale ed il raffrescamento estivo. È l’unico sistema d’isolamento modulare, oggi sul mercato, che può essere montato con semplicità da chiunque. Allo stesso tempo esso utilizza componenti e tecnologie di assoluta qualità tali da garantire durata e affidabilità nel tempo.


“Chi fa da sé fa per tre”
L’idea del ILCAPPOTTOFAIDATE nasce infatti da qui. Una soluzione tipicamente professionale oggi alla portata di tutti in quanto semplificata al massimo nella sua applicazione. Perché non immaginarsi in una casa che ti fa risparmiare, più attenta alla salute e sensibile verso l’ambiente? Investendo su noi stessi oggi è possibile.

Il kit

ilcappottofaidate

ILCAPPOTTOFAIDATE è un kit preassemblato è fornito in comodi scatoloni. Ogni kit isola 5m2 di facciata e si compone di:

  • Pannelli isolanti in polistirene espanso
  • Profili verticali e orizzontali di montaggio
  • Un sacco di malta per incollare e rasare
  • Un rotolo di rete di armatura
  • Distanziatori, viti e tasselli di fissaggio
  • Primer bianco
  • Rivestimento a spessore bianco
  • Manuale d’istruzioni

La struttura modulare de ILCAPPOTTOFAIDATE risponde alle esigenze di chi, nel tempo libero, vuole prendersi cura della propria casa. L’installazione infatti potrà essere suddivisa in più momenti secondo le tue esigenze.

Con ILCAPPOTTOFAIDATE si risparmia 3 volte

IL-CAPPOTTOFAIDATE-4

Seguendo il semplice manuale d’installazione fornito col kit, in pochi e semplici passaggi, potrai isolare le pareti della tua casa ottenendo tre  importanti vantaggi:

  • Risparmia sull’installazione: ILCAPPOTTOFAIDATE è studiato per semplificare tutte le fasi applicative e dare la possibilità a chiunque di installarlo correttamente mantenendo inalterati gli standard qualitativi di un sistema professionale.
  • Risparmia sulla bolletta: con ILCAPPOTTOFAIDATE, isolando tutte le pareti della tua casa, riceverai bollette fino al 15-20% annuo più leggere, perché un buon isolamento riduce i costi per il riscaldamento invernale e il raffrescamento estivo.
  • Usufruisci delle detrazioni fiscali: Utilizzando ILCAPPOTTOFAIDATE hai la possibilità di accedere alle agevolazioni fiscali del 65% previste dal governo. Per valutare l’effettiva possibilità contattaci al numero verde 800-034245. Con poche informazioni i nostri tecnici saranno in grado di darti una risposta immediata e precisa.

Ogni kit isola 5 m2

ilcappottofaidate-6Nessun calcolo complicato per determinare le giuste dosi per ogni singola componente. È sufficiente sapere quanto misurano le pareti da isolare ed il gioco è fatto. All’interno di ogni confezione sono già presenti tutte le componenti necessarie del sistema ed un pratico manuale di posa illustrato che con semplicità spiega l’applicazione fornendo per ogni fase: tempi di posa, modalità applicative e strumenti accessori. Isolare la propria casa non è mai stato così facile.

 

Legno Teak per la doccia a filo

Un’installazione che richiede un’attenzione particolare per evitare infiltrazioni e garantire il deflusso dell’acqua senza ristagni; la doccia mantiene la continuità con il resto del bagno, pavimentato interamente in legno teak

In più occasioni, parlando di parquet, si esalta la piacevole sensazione che si prova nel calpestarlo a piedi nudi. Il bagno è la stanza degli scalzi per eccellenza, ma in molti ancora arricciano il naso se si sentono proporre un parquet per pavimentare questo locale: ma no, c’è l’umidità, ci sono gli spruzzi d’acqua… e che dire delle barche, allora? Diciamo anzitutto che il legno teak delle barche subisce trattamenti impermeabilizzanti non applicabili a quello utilizzato per i pavimenti, ma se si evitano ristagni e si sceglie l’essenza giusta il parquet in bagno può starci, eccome, ma farlo continuare anche sotto la doccia pare una scelta piuttosto azzardata. In questa ristrutturazione sono stati adottati accorgimenti che hanno reso possibile realizzare una doccia a filo pavimento in perfetta sintonia con il rivestimento circostante. Partiamo dalla scelta del legno: sono idonee le essenze che vengono utilizzate anche per i bordi piscina o le saune, legni che si mantengono stabili in condizioni di umidità come sono alcune specie africane ed esotiche, per esempio il legno teak, iroko, doussié, merbau, ipè. La preparazione del sottofondo con lo strato impermeabilizzante non differisce di molto da quella richiesta da un’altra doccia a filo pavimento, è la posa dei listelli che deve seguire un criterio diverso. Infatti, mentre per pavimentare il bagno i listelli di teak sono stati incollati perfettamente affiancati, per il piatto doccia occorre garantire al legno la possibilità di muoversi in virtù delle condizioni sfavorevoli in cui si trova per umidità e sbalzi di temperatura. Al tempo stesso, i movimenti devono essere assorbiti da un supporto che presenti un modulo elastico, così da rendere impossibili le cavillature che possono causare infiltrazioni. Infine, occorre mantenere una pendenza che guidi l’acqua in caduta verso una via d’uscita con una portata sufficiente a smaltirla senza causare ristagni. Oltre all’ampia caditoia a parete, per limitare eventuali sconfinamenti dell’acqua in direzione del normale parquet, si inserisce tra questo e il piatto una doga continua sagomata con un’impercettibile, ma funzionale, schiena d’asino, con pendenza favorevole verso il piatto. Il resto è puro buon senso: far circolare l’aria dopo l’uso della doccia, asciugare subito il piatto e trattare periodicamente il legno teak con prodotti adeguati.

Legno Teak – Come in coperta

legno teak, teak, listelli teak, listelli di teak, parquet teak
Oltre alla predisposizione del consueto strato impermeabilizzante, in questa situazione si è fatto ricorso a prodotti specifici per la nautica nella sigillatura delle fessure tra i listelli, come avviene per i comenti delle tolde in doghe di legno. Lo speciale sigillante, steso dopo l’applicazione di un primer specifico, ha un modulo estremamente elastico e, dopo l’essiccazione, mantiene per anni la sua efficacia nonostante l’esposizione a sole e salsedine, figuriamoci in una doccia!

Legno Teak – Il sottofondo

legno teak, teak, listelli teak, listelli di teak, parquet teak 

  1. in fase di ristrutturazione i sistemi a secco presentano numerosi vantaggi per la ripartizione degli ambienti: qui buona parte degli impianti di bagno e cucina vengono nascosti nell’intelaiatura metallica della tramezza che divide i due ambienti prima del rivestimento.
  2. la caditoia con il tubo di scarico montato viene posizionata e registrata tramite i piedini di appoggio; si procede a stabilizzarla con malta di cemento.
  3. l’impermeabilizzazione delle superfici consiste nella stesura di un primo strato bituminoso sul sottofondo e sulla parte bassa delle pareti, nel quale si annega una rete di fibra come armatura che si ricopre con un secondo strato di bitume.
  4. per il sottofondo si usa un premiscelato pronto ad asciugatura rapida (4 giorni) che si posa con aggiunta di pochissima acqua, idoneo per massetti alleggeriti a basso spessore e con ritiro controllato. In esso sono annegate due piattine di acciaio, per migliorare la stabilità e per avere un riscontro durante la staggiatura, così da mantenere la pendenza corretta.
  5. a sottofondo asciutto, se il livello si rivela leggermente scarso, si può compensare con la stesura di un primo strato di colla, da lisciare e far asciugare.

Legno teak – Scarichi efficienti

legno teak, teak, listelli teak, listelli di teak, parquet teak
La caditoia laterale è indubbiamente la soluzione migliore per una doccia di questo tipo, sia per conformare il piatto con la corretta pendenza, decrescente verso la parete per tutta la sua larghezza, sia per la gran quantità di acqua che è possibile smaltire senza ristagni.
La doccia a filo pavimento è caratterizzata da una profondità ridotta per l’installazione del sifone, grazie a sistemi di scarico che risultano efficaci anche in soli 50 mm di altezza.

Legno teak – mosaico di listelli

legno teak, teak, listelli teak, listelli di teak, parquet teak

  1. il collante, steso questa volta con spatola dentata, è un prodotto bicomponente specifico per pavimenti in legno.
  2. la prova preliminare di disposizione a secco dei listelli ha permesso di ottimizzare la posa in modo di utilizzare elementi completi, senza frazionamenti. Nel senso della lunghezza vengono accostati, mentre lateralmente si lascia una fuga calibrata grazie a spessori preparati allo scopo.
  3. terminata la posa occorre attendere l’asciugatura della colla: prima che questa indurisca eccessivamente conviene però rimuovere gli spessori.
  4.  una carteggiatura a macchina, con frequenti controlli della pendenza, elimina i sottili dislivelli tra un listello e l’altro e,
  5. dopo l’aspirazione della polvere, il rivestimento è pronto per il riempimento delle fughe con il sigillante

legno teak, teak, listelli teak, listelli di teak, parquet teak

  1. per l’adesione del sigillante, le fughe vanno preventivamente trattate con un primer specifico che va lasciato assorbire per almeno 2 ore.
  2. la gomma, del tipo utilizzato in nautica, va estrusa in quantità un poco abbondante
  3. quindi lisciata prontamente esercitando pressione con una spatola metallica, avendo cura di ottenere una superficie uniforme senza bolle d’aria. Il prodotto va lasciato stagionare per 7-10 giorni prima di passare alle successive finiture.
  4. trascorso il tempo necessario, una nuova carteggiatura a macchina con abrasivo fine asporta lo strato sottile solidificato sul legno e livella definitivamente fughe e listelli di legno.
  5. il legno teak è un legno che dà il meglio di sé con un trattamento a olio che ne ravvivi le venature: si applica a pennello e si ripassa con un panno.

Portaoggetti da parete con i barattoli

Un pratico portaoggetti da parete verticale all’insegna del riciclo, per avere a portata di mano i materiali di consumo indispensabili per cucinare ogni giorno.

Portaoggetti da parete – I barattoli dei pelati di grande formato, come gran parte dei contenitori alimentari, sono destinati a finire nell’immondizia. A guardarli bene, sono robusti, capienti, senza essere ingombranti, e hanno la parte interna smaltata, il che potrebbe richiedere, per il nostro scopo, l’applicazione della finitura solo sulla parte esterna; a meno di avere una famiglia numerosa, questo formato non è usuale, ma la pizzeria dove andiamo abitualmente con gli amici, a fine serata può regalarci il materiale di base (probabilmente ci guarderanno in modo strano), a patto che non presenti deformazioni. Ripuliti i barattoli dalle tracce di polpa, la preparazione del portaoggetti richiede solo tre listelli di legno di adeguata lunghezza e poca ferramenta; la struttura si realizza rapidamente, i tempi per portare a termine il lavoro si dilungano a causa dell’attesa necessaria per l’asciugatura delle finiture. Applicando sul retro dei listelli posteriori qualche punto di Millechiodi impediamo che la struttura, appesa a un unico tassello a gancio, possa oscillare lateralmente.

Portaoggetti da parete – Il progetto

portaoggetti da parete, portaoggetti, barattoli, riciclo creativo, dispensa, pizza,

Portaoggetti da parete – I contenitori

portaoggetti da parete, portaoggetti, barattoli, riciclo creativo, dispensa, pizza,

  1. Servono: 6 barattoli di pelati da 2500 g; primer universale; smalto acrilico spray; un listello piatto 10×60 mm; 2 listelli quadri 20×20 mm; 7 piastrine metalliche; viti autofilettanti Ø 3×25 mm; bulloncini M4x20 mm adesivo Millechiodi.
  2. Con l’apriscatole asportiamo anche il fondo da ciascun barattolo e rifiniamo bene i bordi interni da entrambi i lati per eliminare la bava tagliente.
  3. Applichiamo una striscia di nastro di carta in verticale e su questa marchiamo i fori equidistanti dalla metà altezza, utilizzando una piastrina come maschera. Il nastro impedisce alla punta di scivolare durante la foratura.
  4. Spruzziamo su tutti i barattoli la vernice argento, stando a distanza opportuna.

Portaoggetti da parete – Il supporto

portaoggetti da parete, portaoggetti, barattoli, riciclo creativo, dispensa, pizza,

  1. La lunghezza dei listelli dev’essere tale da permettere di fissare tutti i barattoli, distanziati di circa 15 mm. Le estremità dei listelli devono coincidere con il profilo esterno del primo e dell’ultimo barattolo. Sempre utilizzando le squadrette come dima, riportiamo i fori per il loro fissaggio equidistanti dalla mezzeria; poi, a 15 mm dai lati lunghi, marchiamo i fori per il fissaggio dei listelli di rinforzo posteriori, a metà tra un barattolo e l’altro.
  2. Pratichiamo i fori passanti, di diametro leggermente superiore, per i bulloncini di fissaggio dei barattoli; lateralmente apriamo quelli d’invito per le viti da legno. Con una coppia di morsetti blocchiamo, affiancati al listello piatto e con le estremità in linea, i due listelli di rinforzo, così da poter riportare su di essi, aiutati da una squadra, i punti per i prefori in linea con quelli già eseguiti.
  3. Realizziamo i prefori affondando con la punta per 6-7 mm e non di più lungo la mezzeria del listello.
  4. Facciamo coincidere i fori e avvitiamo i rinforzi, prima le viti alle estremità e poi quelle più interne. I rinforzi vengono a trovarsi rientranti rispetto al filo del listello piatto. Volendo, possiamo prima svasare i fori in modo da incassare le viti nel legno e ricoprirne le teste con un poco di stucco, per renderle invisibili.
  5. Completata la struttura di supporto, applichiamo sul legno una mano di fondo per prepararlo alla finitura.
  6. Dopo una leggera carteggiatura, per eliminare il “pelo” rizzato dal primer, verniciamo la superficie con un colore a nostra scelta, anche lateralmente.
  7. Ad avvenuta asciugatura, posizioniamo una piastrina all’interno di ciascun barattolo, facciamo coincidere i fori e inseriamo i bulloncini da dietro, serrando poi con il dado all’interno del barattolo.
  8. Un’identica piastrina in più ci permette di realizzare una rapida e tenace attaccaglia per appendere il contenitore multiplo a parete tramite un tassello a gancio.

Ricetta salsa verde

Un accompagnamento fondamentale per i bolliti, la salsa verde si presta per insaporire numerosi piatti… straordinaria anche da sola! Ecco la ricetta salsa verde

I suoi semplici ingredienti, alcuni presi a prestito dal mare e dai paesi caldi del Mediterraneo, ne fanno una delle salse basi che non devono mai mancare se decidiamo di fare i bolliti misti alla piemontese, un bell’arrosto e perché no anche un piatto a base di pesce. La ricetta salsa verde si prepara molto velocemente e non richiede particolare esperienza. Alla base di tutto ci sono il prezzemolo (da preferirsi quello a foglie grandi, il cosiddetto “prezzemolo gigante”) e le acciughe sotto sale che vanno lasciate a bagno per qualche minuto in modo che si liberino completamente dal sale. Si lavano quindi sotto il getto dell’acqua e si privano della lisca centrale.  A questi ingredienti aggiungiamo i capperi sotto sale e l’aglio (per gli amanti del gusto forte). Il bianco sodo e la mollica di pane imbevuta di aceto danno consistenza alla salsa. Se desideriamo possiamo aggiungere anche un po’ di tonno in scatola che aggiunge sapore alla salsa. Gli ingredienti si frullano insieme anche se nulla vieta di procedere con la classica mezzaluna e pestare tutto nel mortaio per realizzare una salsa come quella che facevano le nostre nonne. Quando la ricetta salsa verde è pronta si unisce dell’olio extra vergine d’oliva, aceto, si aggiusta di sale e si mette in un contenitore che portiamo allegramente in tavola. Quella cha avanza va conservata in un barattolo di vetro chiuso ermeticamente. 

Ricetta salsa verde ingredienti:
•  un bel ciuffo di prezzemolo;
• acciughe e capperi sotto sale;
• aglio;
• bianco  d’uovo sodo;
• olio; aceto; sale
• mollica di pane bagnata nell’aceto. 

Ricetta salsa verde – La preparazione

ricetta salsa verde, salsa verde ricetta, salsa verde, salsetto verde,  salse per bollito, salsa verde per bollito, salsa verde ricetta

  1. Puliamo bene il prezzemolo asportando anche parte dei gambi.  Laviamolo e asciughiamolo nella centrifuga per eliminare l’acqua in eccesso che renderebbe la salsa liquida. 
  2. Bagniamo la mollica di pane (preferibilmente raffermo) con l’aceto lasciando che si impregni bene. Puliamo quindi le acciughe e prepariamo gli altri ingredienti.
  3. Aggiungiamo nel bicchiere del frullatore i capperi, l’aglio, il bianco d’uovo sodo, le acciughe e la mollica di pane. Azioniamo l’interruttore e frulliamo fino a ottenere una crema densa
  4. Per rendere la salsa più omogenea aggiungiamo olio extravergine d’oliva dal gusto delicato poiché l’aroma dell’olio non deve prevalere su quello della salsa. 

 

Come realizzare un tetto verde

Un tetto verde si comporta come un sistema filtrante di moltissime particelle nocive presenti nell’aria e mitiga il clima; la bioarchitettura mira ad incentivare i tetti verdi per contrastare la diminuzione degli spazi naturali nelle metropoli

Una copertura piana sovrasta un identico spazio a terra occupato da una struttura, perciò “estorto” alla natura. La realizzazione di un tetto verde permette il recupero di questo spazio, semplicemente spostandolo ad un livello superiore: in una città i tetti dei capannoni industriali, dei condomini, dei garage, ma anche di molte palazzine, costituiscono potenzialmente una superficie verde paragonabile ad un grande parco cittadino. Certo, si tratta di aree non godibili visivamente e in molti casi neppure percorribili, ma l’apporto che possono fornire alla comunità come sistema di abbattimento dell’inquinamento è notevole, oltre a contrastare l’innalzamento termico tipico dei grandi centri urbani rispetto ai sobborghi. Il privato può invece beneficiare di una riduzione delle dispersioni termiche e delle spese di manutenzione cui sono soggette le coperture piane; l’inverdimento, inoltre, può essere applicato anche alle coperture a falda. Rispetto ad una copertura tradizionale c’è da considerare un investimento maggiore, variabile in funzione delle specie che si intende impiantare. Si parte indicativamente da 60 euro/mq, ma la durata dello strato impermeabilizzante raddoppia, si riducono i danni meccanici, l’isolamento termico migliora. Se ne può trarre anche un beneficio “psicologico” portato dal riavvicinamento alla natura ed un sicuro aumento del valore dell’immobile. Occorre che la soletta abbia una pendenza almeno dell’1,5-2%, si devono predisporre bocchette di scarico ispezionabili protette da griglie, in zone meno esposte al vento e al gelo, e dimensionare i vari strati in base alla pluviometria del luogo.

Tetto verde – il progetto ispiratore di Le Corbusier

tetto verde, tetti verdi, giardini pensili, tetto, giardino pensile, tetto giardino, tetto verde estensivo, pensili, verde pensile
Costruita tra il 1928 e il 1931, villa Savoye si trova a Poissy, in Francia, ed è dal 1965 monumento storico. Le Corbusier, architetto, urbanista, designer e pittore, mise in pratica con questo progetto i cinque punti dell’architettura moderna che aveva lui stesso enunciato: i piloni, il tetto inerbito, la pianta libera, la facciata libera e le finestre a nastro. Nel dettaglio, il tetto-giardino restituisce all’uomo il verde, che in questa costruzione è presente sopra e sotto l’edificio: in quegli anni il cemento armato permetteva, dopo secoli di tetti a spiovente per eliminare le infiltrazioni, di realizzare una copertura piana e con umidità costante, così da consentire lo sviluppo di un giardino.
L’assenza di un’impermeabilizzazione sufficiente e la collocazione del terreno e delle piante tra i giunti delle lastre di copertura comportò in breve il formarsi di infiltrazioni significative. La strada da percorrere era comunque quella, per questo nei decenni successivi si è continuato ad affinare sia la protezione della struttura, sia la composizione degli strati che consentono la vegetazione delle piante. L’acqua piovana viene raccolta dallo strato drenante: quella in eccesso dev’essere smaltita senza ristagni, ma al tempo stesso deve poter funzionare da serbatoio e lasciar risalire l’acqua per capillarità attraverso il substrato per alimentare la vegetazione. Siccome il tetto verde, nella maggior parte dei casi, non è praticabile, il sistema deve funzionare autonomamente ed in perfetto equilibrio, quindi anche la scelta delle piante va orientata su specie che non necessitano di cure colturali.

Tetto verde – I benefici

tetto verde, tetti verdi, giardini pensili, tetto, giardino pensile, tetto giardino, tetto verde estensivo, pensili, verde pensile

 

  1. Risparmio energetico: Rispetto ad una copertura tradizionale, il maggior isolamento assicurato dal tetto verde permette notevoli risparmi nei costi di riscaldamento e condizionamento.
  2. Escursione termica: Con la copertura verde la variazione termica è fortemente contenuta; questo preserva lo strato impermeabile e migliora le condizioni microclimatiche interne ed esterne dell’edificio.
  3. Smaltimento acque: Con la copertura verde la variazione termica è fortemente contenuta; questo preserva lo strato impermeabile e migliora le condizioni microclimatiche interne ed esterne dell’edificio.

tetto verde, tetti verdi, giardini pensili, tetto, giardino pensile, tetto giardino, tetto verde estensivo, pensili, verde pensile

 

  1. Protezione da polveri: Le sostanze nocive presenti nelle polveri atmosferiche vengono captate e trattenute dalla vegetazione, anziché depositarsi sulla copertura e rimanere libere nell’aria.
  2. Protezione da rumori: Anziché propagarsi nell’aria, le onde sonore vengono assorbite dalla vegetazione; all’interno dell’abitazione si ha un abbattimento del rumore valutabile intorno agli 8 decibel.
  3. Protezione da elettrosmog: è sufficiente una copertura verde alta 15 cm per ridurre del 99% il campo di frequenza della rete cellulare e del 99,9% il flusso delle onde elettromagnetiche.

Tetto verde estensivo

tetto verde, tetti verdi, giardini pensili, tetto, giardino pensile, tetto giardino, tetto verde estensivo, pensili, verde pensile

 

É la scelta vegetale meno impegnativa, indicata per coperture piane di grande superficie o per tetti a falde purché dotati di un adeguato drenaggio e di trattenimento del substrato. Il peso oscilla tra 75 e 150 kg/mq, in quanto lo spessore del substrato tra 5 e 10 cm permette solo la coltivazione di erbacee perenni e piante grasse che non necessitano di molta terra ed hanno esigenze idriche pressoché nulle, ma non possono essere calpestate; resistono allo stress termico ed al vento.

Tetto verde intensivo

tetto verde, tetti verdi, giardini pensili, tetto, giardino pensile, tetto giardino, tetto verde estensivo, pensili, verde pensile

Forma un vero e proprio giardino con specie arboree e cespugli, purché la copertura sia in grado di sopportarne il carico: si può arrivare a 300 kg/mq con un verde intensivo leggero, anche al doppio se si prevedono alberi ed arbusti che richiedono un substrato di 40-60 cm. La manutenzione è impegnativa come per un giardino tradizionale ed è bene prevedere un’irrigazione automatica in posa d’opera: si ha più libertà di scelta delle specie da piantumare, variando altezze e periodi vegetativi.

Tetto verde – Il lavoro sopra lo strato impermeabilizzante

tetto verde, tetti verdi, giardini pensili, tetto, giardino pensile, tetto giardino, tetto verde estensivo, pensili, verde pensile

 

  1. L’intera superficie va ricoperta con moduli di polipropilene, forati superiormente per il deflusso dell’acqua attraverso i canali inferiori.
  2. Successivamente viene steso uno strato di lapillo vulcanico fatto penetrare nelle cavità; la microporosità dei granuli permette di disporre di una riserva d’acqua.
  3. Uno strato filtrante di tessuto non tessuto costituisce una barriera di separazione tra il substrato ed il materiale utilizzato per il riempimento.
  4. Sulla superficie ben livellata si possono stendere le zolle in rotoli, rivestendo prima le zone estese e completando poi le porzioni marginali.

Per maggiori informazione vista il sito di Perlite Italiana www.perlite.it