Chutney di cipolle rosse e uvetta da consumare con carni bollite o formaggi freschi
Ingredienti per preparare
1,5 kg di cipolle rosse
250 g di zucchero di canna
200 g di uvetta
3 decilitri di aceto di vino rosso
uno spicchio d’aglio
3 foglie di alloro
un cucchiaio di senape in polvere
un cucchiaino di semi di finocchio
un cucchiaio di paprika dolce
olio extravergine di oliva e sale.
Sbucciamo le cipolle, le tagliamo a metà e le riduciamo a fettine dello spessore di circa 2 millimetri. Scaldiamo una padella capiente, versiamo 3 cucchiai di olio, uniamo le cipolle, mescoliamo e le facciamo stufare dolcemente per circa 10 minuti.
Uniamo 3 cucchiai di zucchero e proseguiamo la cottura per altri 15 minuti circa fino a che le cipolle iniziano a caramellare leggermente. Mettiamo a mollo l’uvetta in uan ciotola con acqua calda per 10 minuti, la scoliamo e la asciughiamo con carta assorbente da cucina.
Aggiungiamo alle cipolle l’uvetta preparata, lo zucchero rimasto, l’aceto rosso, lo spicchio d’aglio sbucciato, le fogli di alloro, mezzo cucchiaino di sale e le spezie rimaste. Mescoliamo per amalgamare gli ingredienti, copriamo la padella e continuiamo la cottura per altri 20 minuti.
Nel frattempo laviamo bene i vasetti di vetro, li asciughiamo con un canovaccio pulitissimo, li mettiamo in forno, lo accendiamo a 130° e lasciamo i vasetti per 20 minuti da quando il forno raggiunge la temperatura. Invasiamo il chutney di cipolle nei vasi bollenti, puliamo il brodo con uno straccetto pulito e umido e li chiudiamo immediatamente. Capovolgiamo i barattoli e li lasciamo raffreddare. Li raddrizziamo e li riponiamo al fresco e al buio. I chutney di cipolle si conservano per circa 8 mesi.
Mentre un caminetto classico riscalda l’ambiente per irraggiamento, ci sono termocamini, focolari a recupero di calore, che possono essere utilizzati anche come centrale termica per riscaldare la casa: nelle zone a clima tendenzialmente mite sono in grado di sostituire un impianto di riscaldamento tradizionale, nelle zone più fredde si può comunque ridurre il consumo di altri combustibili. Nei caminetti ad aria il calore viene immesso nei locali attraverso le bocchette di un sistema a ventilazione forzata. Bisogna che il focolare sia collegato ad un distributore di aria calda installato in prossimità della cappa, provvisto di un termostato tarato a 40 °C. Il focolare dispone di un ventilatore nella parte bassa che aspira l’aria dall’ambiente mescolandola con quella in arrivo dall’esterno; questa entra nel monoblocco e risale nell’intercapedine riscaldandosi sulle pareti del focolare per essere poi ceduta ai locali attraverso le canalizzazioni. Al raggiungimento della temperatura impostata viene attivato il distributore che, attraverso condotti isolati, spinge l’aria calda nei vari locali; la temperatura di tutta la casa viene uniformata e si evita il surriscaldamento del locale nel quale si trova il caminetto.
SUBITO CALDO
Alcuni modelli dispongono di umidificatore: si evitano così sensazioni di gola secca e situazioni che possono recare danno a persone che soffrono di allergie: non dimentichiamo che i flussi d’aria contribuiscono al sollevamento della polvere presente nell’ambiente. Inoltre, è possibile alimentare uno speciale boiler per disporre di acqua calda sanitaria, il quale durante il periodo estivo può funzionare per mezzo di una serpentina elettrica.
“O tu che, quando a un alito del cielo i pruni e i bronchi aprono il boccio tutti, tu no, già porti, dalla neve e il gelo salvi, i tuoi frutti;
e ti dà gioia e ti dà forza al volo verso la vita ciò che altrui le toglie, ché metti i fiori quando ogni altro al suolo getta le foglie;
i bianchi fiori metti quando rosse hai già le bacche, e ricominci eterno, quasi per gli altri ma per te non fosse l’ozio del verno; …”
Così scriveva Giovanni Pascoli nell’“ODE AL CORBEZZOLO” che gli dedicò per cantarne le sue speciali caratteristiche dopo che già il Risorgimento lo aveva elogiato per i suoi colori che, in autunno, rimandavano alla bandiera italiana, verde (foglie), bianca (fiori) e rossa (frutti), considerandolo l’albero rappresentante dell’unità nazionale.
E’ una pianta molto bella non da tutti conosciuta soprattutto nel nord Italia perché non adatta ai climi freddi. Fiorisce in autunno avanzato producendo i fiori dai quali nascono i frutti l’anno successivo. Ma la cosa soprendente è che i frutti maturi rossi e quelli immaturi convivono con i fiori, dal colore biancastro, a forma di campanella riuniti in mazzetti e con le foglie di un verde vivo molto lucido. I frutti raggiungono dimensioni simili a quelle di una ciliegia, esternamente rivestiti da aculei, hanno una particolare polpa bianca, giallognola o rosa soda e un sapore non molto dolce, ma assai gradevole.
Un sempreverde speciale dall’aspetto gioioso grazie ai suoi colori, dalle proprietà curative e anche inebrianti, infatti
mangiandone tanti si raggiunge l’ubriachezza… I Romani pensavano che i suoi frutti avessero poteri magici, tutt’ora si dice sia una pianta portafortuna. Vi lasciamo alla sua scoperta con l’articolo a pagina 58 con gli auguri più belli per il nuovo anno!
Prima di andare in stampa riguardo le bozze di questo ultimo numero del 2013 e lo trovo particolarmente ricco di idee, di tecniche e di bellezza… spero mi perdonerete questa affermazione un po’ presuntuosa. Questo nonostante gran parte dei progetti proposti siano realizzati a costo quasi zero: le decorazioni natalizie che nascono dalle scorze di arancia, pezzetti di rami, fili di lana, candele, ecc… Il letto moderno e solido, costruito con assi di bancali recuperati senza particolare abilità né un laboratorio troppo attrezzato. I divertenti mobili fatti con cartone ondulato di scatole da imballaggio che potrete realizzare insieme ai bambini di casa. La realtà è che, nonostante l’infinito periodo critico che incombe su ciascuno di noi e ci minaccia, la nostra redazione continua a lavorare con lo stesso entusiasmo e la stessa passione. Passione per la materia, per lo scoprire quotidianamente cose e tecniche nuove, per la voglia di realizzare idee che qui da noi… nascono come i funghi. Passione per la progettazione di ogni singola costruzione che fotografiamo, disegniamo, spieghiamo, impaginiamo adoperandoci con entusiasmo per proporvele al meglio. Insomma l’aria che si respira nella nostra redazione è un’aria ricca, vivace e propositiva. Gli articoli di questo numero sono tanti, ma se durante le feste siete in cerca di qualcosa di particolare, non dimenticate di andare su www.bricoportale.it: scoprirete l’importante lavoro di restyling che ci ha impegnato in questi ultimi sei mesi. Troverete oltre 4.000 pagine in quotidiano aumento, una fonte inesauribile di contenuti, merceologie, tecniche, idee e realizzazioni. Siamo orgogliosi di poter mettere a disposizione di tutti gli appassionati fai da te il frutto del nostro lavoro e della nostra esperienza e le sorprese non finiscono qui, perché per il 2014 stiamo lavorando ad una rivista tutta nuova…
Come fare manutenzione al legno con la linea completa per la protezione, la decorazione e la manutenzione, destinata ad artigiani e hobbisti.
All’interno della gamma Linea Blu Sayerlack sono presenti prodotti specifici per la pulizia e la manutenzione di tutti i manufatti in legno, in particolare di serramenti, mobili da giardino, gazebo e cottage.
La durata nel tempo e la funzionalità di manufatti in legno esposti all’esterno, richiedono controllo e cura periodici, in quanto il legno è sottoposto a un lento, ma continuo, attacco da parte degli agenti atmosferici che la verniciatura da sola non può arrestare definitivamente.
Per questo motivo, una volta l’anno (generalmente prima dell’estate) va fatto un attento controllo per valutare lo stato di conservazione della pellicola di vernice ed eventualmente intervenire ripristinandone le perfette condizioni. Non bisogna attendere che il film superficiale sia completamente rovinato prima di iniziare qualsiasi trattamento. Prevenire è meglio che curare!!
Il Detergente Neutro, codice HT8011, si applica a spruzzo su legno e vetro. Con la sua azione sgrassante pulisce a fondo le superfici da polvere, smog e depositi vari, senza intaccare la vernice. Si usa prima dei ritonificanti.
Il Rigenerante per legno ingrigito, codice HH8013, si utilizza, se il legno è molto deteriorato, dopo averlo carteggiato con carta abrasiva grana 150-180 e pulito con il Detergente Neutro.
L’Olio Rivitalizzante per Mobili Giardino e Barche, codice KK3331, protegge, rigenera e nutre il legno non verniciato, rallentandone l’ingrigimento. è pronto all’uso, si applica con uno straccio o a pennello. Ideale per imbarcazioni, bordi di piscine e mobili da giardino.
Il Ritonificante per Serramenti, codice KK1112, si applica a straccio; lascia una sottile pellicola trasparente che dona tono ed elasticità alla vernice. Resa di 15 mq; usato almeno una volta l’anno prolunga la durata degli infissi.
Il Gel Protettivo di Manutenzione, codice HG603X, resistente agli agenti atmosferici, dona a qualsiasi tipo di legno uno speciale effetto perlato. Facile applicazione su legno nuovo o già verniciato in interni ed esterni.
Acquista subito ciò che ti serve per la cura del legno
Costruiamo una meridiana di argilla e decoriamola con smalti appositi da stabilizzare nei forni.
La meridiana è uno strumento di misurazione del tempo basato sul rilevamento della posizione del sole. L’ombra di uno stilo, detto gnomone, viene proiettata su una superficie (quadrante) e cambia posizione nelle diverse ore della giornata. Al giorno d’oggi la sua funzione è puramente decorativa, ma possiamo farla funzionare in modo corretto, ovviamente secondo l’incidenza dei raggi solari nelle varie stagioni, dando allo gnomone la giusta angolazione rispetto alla latitudine in cui ci troviamo. Possiamo realizzarne una utilizzando uno stampo per argilla e decorarla con i colori adatti alla cottura in forno. In questo modello, la scritta “Sine sole sileo” (senza il sole sono muta) sintetizza ironicamente il punto debole di questo orologio solare. Punto cruciale è la cottura dell’argilla, per la quale occorre un forno specifico che raggiunge temperature molto alte.
Preleviamo dal pane di argilla la quantità occorrente e premiamola con le dita nello stampo di gesso, dopo averlo leggermente unto, in maniera che non restino bolle d’aria intrappolate e che ogni cavità sia ben riempita.
Il gesso dello stampo assorbe parte dell’umidità superficiale dell’argilla: dopo circa un quarto d’ora, questa si stacca quasi da sé dallo stampo. Per estrarre completamente il pezzo ci basta quindi un piccolo aiuto con le dita.
Lasciamo asciugare a fondo l’argilla estratta dallo stampo prima di metterla nel forno per terracotta. Se fosse ancora umida, la rapida evaporazione dell’acqua più superficiale porterebbe alla formazione di crepe.
Prima della decorazione finale, la tinta rosata che ha l’argilla pirofila dopo la cottura viene coperta con un colore di fondo, di solito bianco. Per la decorazione della meridiana possono essere utilizzati gli appositi smalti da stabilizzare in forno.
La culla in legno, da sempre, riproduce il dolce dondolio delle braccia della mamma, limitandosi, però, al solo movimento trasversale.
L’idea è quella di costruire una culla in legno fai da te in grado di effettuare contemporaneamente anche un dondolio longitudinale grazie alle due parti indipendenti e sovrapposte di cui si compone questa culla in legno, la slitta e il lettino, a ognuna delle quali è affidato il compito di oscillare in un senso. La prima determina il moto longitudinale, il lettino quello trasversale.
L’oscillazione è resa possibile dalla curvatura del bordo inferiore, che gli permette di dondolare sul proprio piano d’appoggio. Slitta e lettino vengono a contatto lungo i due lati trasversali. Per ottenere tutto questo, i quattro rettangoli in lamellare che costituiscono fianchi del lettino e lati maggiori della slitta vanno tagliati in modo che la loro forma finale risulti convessa.
Le giunzioni tra i fianchi del dondolo con le traverse si realizzano con spine e colla. Rinforziamo il collegamento con viti autofilettanti che tengono uniti i pezzi come se fossero degli strettoi.
Possiamo effettuare, in modo altrettanto efficace (la solidità della slitta è importante!), spinature passanti, dopo aver steso colla vinilica e bloccato dondoli e traverse con due strettoi.
I quattro rettangoli in lamellare che costituiscono i fianchi del lettino vanno tagliati in modo che la loro forma finale risulti convessa sui due lati lunghi. Quattro listelli forniscono l’appoggio al fondo.
Uniamo i fianchi del lettino con viti autofilettanti e colla vinilica in modo che il pannello di fondo, avvitato ai listelli, contribuisca a irrigidire la struttura. Conviene affondare le teste delle viti.
Colorazione e decorazione della culla in legno
Prima di colorare la culla in legno, con la levigatrice o con carta vetrata arrotondiamo e regolarizziamo tutti gli spigoli della struttura. Trattiamo il lamellare con finiture all’acqua, inodori e atossiche.
Se lo desideriamo, la culla in legno può essere decorata con motivi vari usando le maschere stencil oppure realizzando simpatici disegni a mano libera.
I caminetti a bioetanolo si stanno affermando per la loro libertà d’installazione e per il loro design
Utilizzano bioetanolo, un alcol ottenuto dalla fermentazione di cereali (in particolare mais) o da barbabietole, prodotti agricoli con elevato contenuto di zuccheri e carboidrati. Si montano come un mobile, in un quarto d’ora e senza opere murarie, e possono essere installati ovunque, ad eccezione delle camere da letto o vicino a materiali facilmente infiammabili. A differenza di quelli a gas o elettrici, non devono essere collegati ad alcuna utenza, per cui sono facilmente spostabili da un luogo ad un’altro a seconda delle necessità.
Il processo di combustione nei caminetti a bioetanolo è inodore e non produce fumi, ma solo vapore acqueo e biossido di carbonio, sostanze derivanti anche dalla respirazione: tuttavia, per evitare di aumentare la concentrazione di queste sostanze nell’aria è sempre consigliabile disporre di un ricambio d’aria o di una presa esterna. Non dimentichiamoci che qualsiasi combustione, per avvenire, brucia una parte dell’ossigeno presente nell’aria. Esistono modelli di caminetti a bioetanolo di dimensioni ridotte, poco più che un grosso soprammobile che hanno solo una funzione di complemento d’arredo “vivo”, come un piccolo acquario o un minigiardino zen, ma sotto il profilo funzionale un caminetto a bioetanolo può riscaldare comodamente una stanza di 45-50 mq senza necessitare di altri sistemi, se l’isolamento termico è buono ed il soffitto non è troppo alto.
Solitamente, la struttura dei caminetti a bioetanolo, è di acciaio inox, MDF e vetro, con vari rivestimenti che ne fanno complementi d’arredo moderni e suggestivi; l’autonomia dipende dalla capienza del serbatoio, facilissimo da caricare con il combustibile solo quando è spento e si è raffreddato. Per sicurezza è bene evitare di conservare la scorta di bioetanolo in casa (meglio in cantina o in garage) e non riempire il serbatoio con una quantità eccessiva rispetto al tempo di utilizzo.
Caminetti a bioetanolo: consumi e approvvigionamento
Il funzionamento di un caminetto a bioetanolo che possa essere utilizzato come riscaldamento integrativo ha un costo non superiore a quello di un caminetto a legna, con il vantaggio che non sporca e non produce cenere. Ci sono molti punti vendita dove è possibile acquistare il bioetanolo in formati da 1 fino a 50 litri, ma per chi avesse difficoltà a reperirlo è facile e conveniente acquistarlo su internet, con consegna nell’arco di una settimana. Uno dei siti più consigliati dagli utenti è www.etilflam.it che ha prezzi compresi tra 106-117 euro per il formato da 25 litri e 175-194 euro per quello da 50 litri (IVA e trasporto inclusi) a seconda della zona d’Italia. I consumi variano in base alla potenza: mediamente con un litro di combustibile si ha un’autonomia di 2-4 ore con un costo orario compreso tra 0,50-1 euro. Non necessitano di alcuna autorizzazione, in quanto non sono considerati punti di combustione.
La casa di Babbo Natale con fabbrica di regali degli elfi è un originale calendario dell’avvento: un regalo al giorno per ingannare l’attesa della grande festa
È la riproduzione in scala della fabbrica fantastica in cui Babbo Natale prepara i regali: contribuisce ad accentuare l’atmosfera natalizia e tiene buoni i bambini, che possono fare uscire, giorno dopo giorno, tanti microregali per ingannare l’attesa. La catena di montaggio di questa casa di Babbo Natale è realizzata in modo ingegnoso, utilizzando un nastro abrasivo per levigatrice; la forza motrice è fornita dal bambino che, azionando una manovella, fa avanzare i pezzi fino all’uscita.
Multistrato spesso 12 mm (1 pezzo A 180×860 mm; 2 pezzi B 180×250 mm;1 pezzo C 105×580 mm); multistrato spesso 6 mm (1 pezzo D 177×725 mm; 1 pezzo E 215×770 mm; 1 pezzo F 500×1150 mm; 1 pezzo G 35×80 mm); tavoletta 15×44 mm (4 pezzi H da 100 mm; 1 pezzo J da 850 mm; 2 pezzi K da 44 mm); listello 15×15 mm (2 pezzi L da 195 mm); barra tonda Ø 18 mm (2 pezzi M da 170 mm e 120 mm); barra tonda Ø 10 mm (1 pezzo N da 40 mm); cartoncino spesso 2 mm (6 pezzi O 80×90 mm; 4 pezzi P 70×160 mm; 6 pezzi Q 11×70 mm); carta abrasiva larga 100 mm (1 rullo da 1500 mm); 2 guarnizioni O-ring; 2 gancetti a legno; cotone idrofilo; nastro telato autoadesivo; colla vinilica; colori acrilici; pupazzi natalizi.
La casa di Babbo Natale è appesa alla parete ed è circondata da un cielo stellato del nord, dipinto su di un pannello di compensato che serve da sfondo; il tetto è naturalmente coperto da nevi perenni in soffice cotone idrofilo. Il tutto si realizza in multistrato e cartoncino, che si tagliano agevolmente con il seghetto alternativo e con il cutter. Tutti i serramenti sono realizzati in cartoncino bianco, ritagliati con attenzione per mezzo di un cutter; le ante delle porte sono apribili, grazie a due cerniere ottenute incollando alle ante e ai pannelli delle pareti dei quadratini di nastro telato; in questo modo i piccoli doni, trasportati dal nastro fino all’altezza della porta, a fine corsa vengono lasciati cadere all’esterno. Dopo avere tagliato tutti i pezzi e averli decorati su tutti i lati, assembliamo l’involucro, senza incollare il pannello del tetto. Per ottenere il nastro azionato a manovella colleghiamo alla tavoletta C, di scorrimento, i quattro supporti H, di cui uno è già forato. Il rullo privo di manovella, che ruota liberamente, è imperniato su due chiodini infissi nei supporti H privi di foro. Prima di inchiodare la coppia di supporti H inseriamo sul rullo libero il nastro di carta abrasiva. Dalla parte opposta, prepariamo la manovella priva del braccio di leva e dell’impugnatura, inseriamola nel foro del supporto H, facciamola passare all’interno del nastro, quindi inchiodiamola al quarto supporto H. Inseriamo il nastro trasportatore dentro la costruzione, applichiamo il fronte forato per fare passare il rullo della manovella e, dalla parte esterna, inchiodiamo braccio e impugnatura che, azionati a mano, muovono il nastro.
La costruzione passo passo della casa di Babbo Natale
Tagliamo tutte le parti con il seghetto alternativo ed effettuiamo i fori ciechi e passanti sui quattro supporti che reggono i rulli di scorrimento del nastro. La base, i due fianchi che reggono le porte ed il supporto del nastro trasportatore sono in robusto multistrato da 12 mm di spessore; i pezzi sono assemblati con chiodini e colla vinilica. Il fronte della costruzione è provvisto di una serie di finestre dalle quali si vede comodamente l’interno. Lo sfondo ed il tetto sono in compensato da 6 mm.
Per collegare il fondo ai fianchi provvisti di porte possiamo irrobustire l’unione con quattro listelli incollati e avvitati al fondo dalla parte inferiore; foriamo il fondo prima di avvitare.
Le ante delle porte e le finestre si tagliano, con il cutter e la squadra, dal cartoncino, utilizzando come supporto morbido su cui lavorare un foglio di linoleum.
Il meccanismo che sostiene e fa avanzare il nastro è formato da una tavoletta di multistrato, sostenuta alle estremità da quattro supporti provvisti di un foro Ø 19 mm; nei fori ruotano i perni, ricavati dalla barra di legno tondo, con l’aiuto di due guarnizioni O-ring che favoriscono l’aderenza del nastro di carta ai rulli.
Applichiamo le finestre dalla parte interna, dopo avere dipinto le parti in legno: le pareti in colore rosso, il nastro in colore bronzo.
Il tetto è semplicemente posato sulla costruzione, per permetterci di accedere all’interno e posare i piccoli regali sul nastro trasportatore. Le stelline si trovano già pronte su supporto autoadesivo; oppure le ritagliamo da carta stagnola dorata e le applichiamo con adesivo universale.
L’argilla impastata con acqua si utilizza da tempi remoti, prima per ottenere recipienti per cibo e bevande, oggi per lo più per oggetti decorativi come questo centrotavola in argilla: vediamo le fasi da seguire per ottenere un buon risultato
I pani di argilla si trovano in commercio chiusi in sacchetti di plastica, dai quali si preleva la quantità necessaria, la si impasta a mano con acqua, a lungo, fino a ottenere una certa plasticità. Gli oggetti possono essere ottenuti per semplice manipolazione, per formatura in stampi o per tornitura su piatti girevoli (vasellame): per elaborare questo centrotavola si utilizza la prima tecnica, sagomando uno a uno i vari elementi della composizione e unendoli di volta in volta con la barbottina. Questa non è altro che la stessa argilla miscelata con una quantità d’acqua eccessiva, fino a ottenere una poltiglia che si comporta come una colla, da conservare a parte. Con una prima cottura l’argilla diventa dura come la pietra e si colora con smalti stabilizzabili con una seconda cottura.
Per asportare dal pane d’argilla la quantità di materiale da lavorare si utilizza un filo metallico ritorto alle estremità su due bastoncini (o su due tappi di sughero). Per poter riutilizzare l’argilla già prelevata e avanzata a fine lavoro occorre avvolgerla in uno straccio bagnato onde evitare che si asciughi.
Cosa serve per modellare
Le mirette sono tipici attrezzi da ceramista con il corpo di legno e profili sagomati metallici alle estremità che servono per asportare in modo mirato l’impasto; occorrono poi stecchi per le incisioni, spatole di legno e metalliche, taglierini. A portata di mano spugne, stracci e mattarello, oltre al filo metallico.
Passo passo la realizzazione del centrotavola in argilla
Da due pezzi poco più grossi di un pugno modelliamo i cordoni quanto più possibile regolari, utilizzando come base una tavoletta di legno.
Intrecciamo più volte i cordoni in modo da formare una specie di “ghirlanda” ; spalmiamo un po’ di barbottina sulle estremità per unirle e rimodellare la chiusura in modo invisibile.
Con il mattarello appiattiamo un altro pezzo di argilla, dal quale ritagliamo le foglie per la composizione.
Aiutandoci con le mani, facciamo assumere a ciascuna foglia una forma concava e tracciamo le venature.
Valutiamo la disposizione delle foglie sulla ghirlanda, formiamo le sedi nei punti prestabiliti e incolliamole, sempre utilizzando la barbottina.
Per la preparazione dei melograni interi basta formare palline di argilla abbastanza regolari: un po’ di pazienza occorre per quelli aperti, in quanto bisogna ricavare un’apertura lavorando di miretta e, all’interno di questa, disporre ordinatamente le palline più piccole che costituiscono i semi.
Completiamo via via la composizione aggiungendo foglie negli interstizi tra un frutto e l’altro: al termine non devono rimanere spazi vuoti. Al centro si nota già la base centrale predisposta per il cero, modellata a forma concava. Le superfici destinate a essere lisce vanno levigate in due fasi: durante il processo di essiccazione dell’argila e a essiccazione ultimata, prima della cottura. Si può utilizzare paglietta fine o una spugnetta.
Naturalmente, dopo aver sistemato in posizione ogni singolo particolare del centrotavola, bisogna rimodellare di fino la parte attorno a esso ed eliminare le imperfezioni, nonché arricchire il soggetto con le ultime modanature che gli conferiscono un aspetto realistico.
La prima cottura
In base alla massa dell’oggetto, l’essiccazione può richiedere fino a 2 settimane: durante questo periodo va tenuto in un luogo fresco e asciutto. Lo si pone poi in forno e si procede al preriscaldamento graduale per eliminare l’umidità: la prima ora a 50 °C, la seconda a 100 °C, poi 200 e infine 350 °C. Qui termina l’essiccazione e inizia la cottura vera e propria, lasciando salire la temperatura liberamente fino a 920-950 °C (oltre questo limite gli oggetti possono deformarsi) e mantenendola per circa 10 ore. La fase finale di raffreddamento richiede altre 10 ore durante le quali il pezzo va lasciato in forno.
La seconda cottura
Dopo la prima cottura si ottiene il “biscotto”: l’argilla passa dal grigio al bianco e può essere completata dalla colorazione con smalti acrilici.
Si porta l’oggetto finito nuovamente in forno, per la cottura che stabilizza lo smalto. In questa seconda fase la cottura può salire più rapidamente fino a circa 600 °C quando lo smalto è ancora liquido, poi lentamente fino al punto di fusione, che può arrivare oltre i 1000 °C, ma varia a seconda del tipo di smalto utilizzato. Il nostro centrotavola in argilla è pronto!