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Dorare una cornice

Vediamo la famosa tecnica della foglia oro per dorare una cornice antica rovinata dal tempo, e diventa come nuova

L’applicazione avviene con un pennello morbido, in strato sottile, ma in due mani, fino alla completa copertura della vecchia doratura. Quando il gesso è indurito, si passa sulla cornice carta vetrata molto fine, per spianare eventuali irregolarità. Dopo la carteggiatura si applica una seconda mano di gesso. Con una spatolina si sagomano rientranze e decorazioni, in modo da ricostruire figure incomplete e si pareggiano superfici irregolari o discontinue.

IL BOLO
Sul gesso si stende una mano di colla animale, che serve per creare un adeguato sottofondo. Si tratta di stendere il cosiddetto bolo. Questo materiale è una terra particolare (che si acquista in pezzi), che si fa bollire: il liquido di bollitura viene filtrato, e la sostanza che si ricava viene mescolata con colla di pesce. Ora, con un pennello molto morbido, si applica il bolo sulla superficie gessata. E’ un’operazione abbastanza delicata, in quanto non si può passare due volte sullo stesso punto, altrimenti la copertura è danneggiata, ma tutta la cornice deve essere ben ricoperta. Si tratta di armarsi di pazienza e lavorare con metodicità. Questa copertura forma un manto rossastro sulla cornice da dorare, il cui compito principale è quello di donare una particolare colorazione, più viva, alle sottilissime foglie d’oro applicate in seguito.
L’ORO
Il nostro bricolage prosegue con la doratura vera e propria, che si effettua applicando particolari foglioline d’oro, vendute appositamente per questo lavoro, sulla cornice. La tecnica tradizionale consiste nel preparare della colla di pesce e tenerla a portata di mano, ma nel fai da te si utilizza con più facilità la cosiddetta “missione”. Con un pennellino si spennella un poco di colla sulla cornice, solo sul punto da dorare, quindi si applica la fogliolina d’oro. Questa non deve assolutamente essere toccata con le mani. A questo scopo le foglioline sono applicate su foglietti di carta leggermente più grandi. La foglia d’oro, si fa aderire con molta delicatezza alla cornice da dorare premendola con un pennello extra-morbido (ottimo quello di martora).
Per maneggiare la fogliolina d’oro e posizionarla con esattezza ci si può aiutare con una piuma. Il lavoro è lungo, ma non bisogna aver fretta perché è facile rovinare la doratura, se si procede con poca attenzione. Quando la cornice è completamente ricoperta, la si lascia riposare per almeno 12 ore. Dopo, si può dare una pennellatura a secco (sempre con un pennello morbido) per spolverare la polverina d’oro che si fosse fermata sulla cornice.
LA PIETRA
L’ultima fase del lavoro consiste nel passare, sui rilievi, una particolare pietra tonda e levigata, azionata da un utensile con manico. Il passaggio di questa pietra serve per conferire, ai rilievi, una particolare lucentezza, e renderli ancora più evidenti: la cornice acquista una luminosità notevole. Per effettuare la doratura vi è un secondo sistema, diverso da quello tradizionale, ma più veloce. Si tratta di impiegare come adesivo per le foglie d’oro una particolare colla che resta attiva per 12 ore (c’è anche la 24 ore), sulla quale vengono stese le foglioline, senza dover pennellare foglia per foglia. Con questo secondo metodo, però, non si può usare la pietra lucidante in quanto la colla sintetica crea un cuscinetto elastico sotto la fogliolina d’oro.

OCCORRENTE

– pennelli;
– spatoline di varie forme e dimensioni;
– foglie d’oro;
– piume;
– gesso;
– colla di pesce con relativo fornelletto.

 

 

 

GESSO DA LAVORARE

  1. Sulla cornice, ben pulita con alcool, si stende una miscela piuttosto liquida di gesso per doratura e colla di pesce. L’applicazione si esegue col pennello.
  2. Con spatoline di varie dimensioni si rifinisce la gessatura sulle decorazioni, in modo da ricostruire eventuali mancanze sui rilievi.
  3. Quando il gesso è indurito si passa una carta smeriglio, molto delicatamente, per lisciare le superfici e togliere irregolarità ed asperità.

La prima fase termina con un’ulteriore mano di gesso liquido su cui si applica una passata  di colla di pesce. Si crea così il sottofondo per il “bolo” colorato.

STENDERE LA FOGLIA ORO CON PIETRA E PIUMA

  1. Applicato il bolo che crea una colorazione rossa di sottofondo, si passa alla doratura, spennellando la colla “12 ore” su cui si applicano le foglioline d’oro.
  2. Il sistema tradizionale consiste nell’impiegare colla di pesce stesa con un pennello di volta in volta, durante la posa delle foglioline d’oro.
  3. Con un’apposita pietra, premuta sui rilievi della cornice, si esalta la lucentezza dell’oro.
  4. Le foglioline d’oro, durante l’applicazione, non devono essere toccate con le dita. Ci si può aiutare con una piuma.

UTENSILI
Pennello, spatola, forbici, carta smeriglio

Mobile dei Muppets

Prima di disfarci di un vecchio oggetto, pensiamo in quale modo esso possa essere riutilizzato col bricolage

Ragionando in quest’ottica vediamo come recuperare un paio di pensili da cucina, ormai “a fine corsa”, per realizzare un mobile-libreria fai da te adatto per la cameretta dei ragazzi.
Il nuovo mobile è il risultato dell’unione dei due pensili: da uno sono state asportate solo le maniglie, mentre dall’altro sono state smontate le ante. L’unione tra i due moduli viene realizzata con alcune viti a bussola ed il tutto è dotato di gambe regolabili. Il mobile viene decorato ispirandosi ad uno dei famosi personaggi dei Muppets (in questo caso la rana Kermit).
La sagoma della rana, applicata con colla sulle ante del primo pensile, è ricavata tramite ricalco da un disegno e poi ritagliata da un pannello di compensato con un seghetto per traforo.

IL PROGETTO FAI DA TE PER GLI AMANTI DEI MUPPETS

UNIONE DEI PENSILI

  1. Svitiamo le maniglie dalle ante di un pensile. Dall’altro svitiamo le cerniere e togliamo le antine.
  2. Per unire i due pensili dobbiamo eseguire alcuni fori passanti sui fianchi. Teniamoli uniti con morsetti per garantirci una foratura precisa.
  3. Mantenendo i pensili in posizione, uniamoli utilizzando viti a bussola, da inserire nei fori realizzati in precedenza.
  4. Riempiamo con stucco i fori lasciati dalle maniglie e carteggiamo tutta la superficie.

FONDO E PITTURA
Trattiamo tutte le superfici con primer universale in modo da preparare il mobile alla fase di smaltatura.
Stendiamo il primer anche sul pannello di MDF che fungerà da piano superiore del mobile-libreria. Infine coloriamolo con smalto giallo.

PIEDINI E TOP

  1. Utilizziamo smalti differenti, verde acido per l’esterno e giallo per l’interno. Con il rullo otteniamo un lavoro preciso e pulito.
  2. Nella parte inferiore possiamo ora fissare le quattro gambe regolabili di plastica.
  3. Accostiamo il pannello di MDF alla parte superiore del mobile (qui rovesciato per lavorare più comodamente) stando attenti che sia ben centrato.
  4. Fissiamo alla sommità il pannello di MDF con viti autofilettanti.

APPLICHIAMO LA RANA KERMIT

  1. Utilizzando la carta carbone, ricalchiamo il soggetto sul pannello di compensato da 4 mm.
  2. Coloriamo la sagoma di Kermit con colori all’acqua.
  3. Con il seghetto per traforo ritagliamo la sagoma, la dividiamo longitudinalmente in due parti e ne carteggiamo i bordi.
  4. Fissiamo le due porzioni di Kermit su entrambe le ante utilizzando colla universale, in posizione centrale. Per simulare gli occhi di Kermit utilizziamo due piccole manopole (fissate tramite avvitatura) colorate di nero.

Chi non trovasse un disegno del muppet Kermit può riprodurlo ingrandendo questo disegno quadrettato.

Riscaldamento a parete rivestito di pietra

Il segreto è un’innovativa generazione di pannelli flessibili riscaldanti in fibra di carbonio ricoperti con pannelli di pietra ricomposta. NewStone Heating Wall, un sistema di riscaldamento a parete, è adatto a risolvere situazioni di ambienti freddi o leggermente umidi. Si installa preferibilmente su muri perimetrali e, con un unico intervento, si ottengono una parete calda ed un’elegante finitura, da scegliere tra diversi tipi di pietra.

I pannelli di questo riscaldamento a parete sono costituiti da un supporto in rete di fibra di vetro (maglia da 10 mm) su cui sono disposte resistenze elettriche al carbonio protette da materiale isolante. Sono disponibili pannelli con potenze da 175, 350 e 520 watt. I primi due possono essere interconnessi formando una catena di elementi riscaldanti per coprire tutta una parete, (max 10 elementi da 175 W o 5 da 350 W). I pannelli da 520 W, invece, non possono essere interconnessi.
NewStone

DIETRO LA PIETRA BATTE UN CUORE CALDO

  1. E’ bene applicare sulla parete una pannellatura isolante (polistirolo) che evita dispersioni termiche nella muratura.
  2. Il pannello radiante a rete si fissa con alcuni punti di graffatrice.
  3. Si effettuano i collegamenti per connettere più pannelli e riscaldare una parete intera.
  1. Si applica il rivestimento in pietra ricomposta NewStone utilizzando apposite viti autofilettanti che non richiedono l’uso del tassello. La testa della vite si mimetizza con silicone e sabbia colorata.
  2. Il disegno evidenzia gli strati necessari. A: isolante posto a contatto con la parete; B: pannello riscaldante a rete; C: rivestimento con NewStone.

Scolpire il legno per realizzare dei fiori

Scolpire il legno partendo dal grezzo

Affascinato dalla stupefacente varietà della flora, l’uomo ha sempre cercato di imitare e riprodurre con materiali meno deperibili di quelli originali quanto la natura produce partendo da acqua, terra e sole e creando con questi elementi tanto le sequoie quanto il capelvenere, foglie enormi e foglie ridotte a semplici spine, fiori bianchi, rossi, gialli, blu, con infinite varietà di corolle, dalla farfalla delle leguminose alla chioma delle dalie, dall’unico petalo delle calle alla corolla delle margherite.
Per riprodurre, più o meno realisticamente, le meraviglie della natura si è ricorso e tuttora si ricorre a tutti i materiali possibili.
Ci sono fiori, foglie e frutti di carta, di ceramica, di seta, di plastica, di marmo e alabastro, di stucco e di cartapesta, di volta in volta lasciati grezzi per metterne in evidenza solo forma e struttura o accuratamente colorati per renderli quanto più possibile simili all’originale.
C’è chi usa il cuoio e chi preferisce il ferro, Giuseppe Carniglia nel suo laboratorio crea i fiori partendo dal legno grezzo, tronchetti che altri userebbero per la stufa, lavorando quasi solo con strumenti manuali, usati con mano ferma e delicata e con la perizia maturata in anni ed anni di lavoro. Ma chiunque abbia la passione per il bricolage può sperimentare questa tecnica.

calle di legno scolpito

 

 

 

CALLE E TULIPANI
Va da sé che come in ogni altra attività manuale l’artista è condizionato dalle caratteristiche del materiale usato.
Se la seta permette di creare petali tanto sottili e flessibili da poter imitare quelli delle rose e la carta crespa è ideale per riprodurre i crisantemi, il legno si mostra più adatto a riprodurre col massimo realismo le forme semplici e compatte di fiori come i tulipani e le calle per ottenere magiche sculture di fiori.

 

 

 

 

GLI ATTREZZI DEL CONTADINO

PRIMA SGROSSATURA

  1. Il lavoro di sgrossatura comincia eliminando, con una roncola ben affilata, la corteccia ed il primo strato di legno tenero, dando all’estremità del grezzo la forma approssimativa della corolla da realizzare.
  2. Con qualche colpo di segaccio si stacca dal tronchetto il pezzo sgrossato, lungo quanto occorre per ottenerne un tulipano, una calla o qualsiasi altro fiore realizzabile con questa tecnica.
  3. Con un affilatissimo coltello per innesti si comincia a dare forma alla corolla, incidendone la parte esterna.

UN SOLO ATTREZZO NON MANUALE

FORO COROLLA

  1. Per scavare l’interno della corolla senza rischiare di fenderne le pareti l’autore ricorre al trapano elettrico. Lavorando contro fibra non conviene usare una mecchia di grande diametro che sforzerebbe e, arroventandosi, brucerebbe il legno. La cavità si ottiene pazientemente con molti fori stretti.
  2. Un po’ alla volta, foro dopo foro, il grezzo viene svuotato quasi del tutto. Con ulteriore lavoro di trapano, prima con la punta e poi con una raspa rotativa, lo spessore delle pareti viene progressivamente ridotto fino a quasi raggiungere quello finale.

FISSAGGIO DEL GAMBO

  1. Sbozzata la corolla, se ne poggia il bordo, ancora piatto ed a squadra, sul piano del trapano montato a colonna e vi si apre il foro di innesto del gambo che così risulta in asse col diametro della corolla.
  2. Lo stelo, in tondino di legno duro più o meno grosso, secondo il tipo di fiore, si innesta e si incolla solo dopo aver quasi completata la rifinitura della corolla.

CARTA VETRATA E MANO LEGGERA

Mentre l’interno del tulipano viene levigato a specchio prima dell’innesto del gambo, la levigatura finale dell’esterno (peraltro già in fase molto avanzata) si completa dopo aver innestato il gambo.
Nel levigare i petali, tagliati contro fibra occorre molta attenzione per non spezzarli.
Non tutti i fiori possono essere replicati in legno pieno.
La tecnica per realizzare sculture di fiori si adatta a quelli, come il tulipano o la calla, che presentano superfici esterne ed interne abbastanza estese e compatte da ridurre al minimo la possibilità di rottura dei petali che risultano sempre tagliati contro fibra.

UTENSILI
Segaccio, trapano, raspa, punte, mecchia, roncola, coltello

 

Consolle lamellare

Bricolage impegnativo, ma possibile

Tre gambe autocostruite con tondino e piattina di ferro sorreggono un piano semicircolare, la consolle fai da te in lamellare ha una linea essenziale, ma arreda con stile locali sia classici sia rustici, rendendosi utile ovunque.

Nell’ingresso, completata con poche suppellettili, dà un ottimo benvenuto e offre una pratica superficie d’appoggio per chiavi, borsette, guanti. In camera o in soggiorno funge da scrittoio.
In sala, accoppiata in due pezzi uguali, può offrire posto a tavola fino a sei commensali.
La costruzione fai da te della consolle lamellare prevede la preparazione del piano di lamellare, la lavorazione delle gambe di ferro (che può essere affidata ad un fabbro), la finitura di ambo le parti, il montaggio.
Si traccia il profilo curvo, si taglia con il seghetto alternativo, si rettifica e stonda il bordo, si tagliano due traverse con un’estremità fuori squadra e si fissano sotto la faccia inferiore in modo da rinforzare ulteriormente il già robusto lamellare.
Si preparano le gambe saldando, per ciascuna, tre pezzi di tondino ad un piede e ad una piastra d’ancoraggio, disponendoli lievemente a raggiera verso l’alto.
Rifinite le superfici (con prodotti trasparenti quelle di legno, coprenti quelle di ferro), si marcano le posizioni delle piastre seguendo il profilo curvo e si avvitano i pezzi. 

COSTRUZIONE FAI DA TE DELLA GAMBA DI FERRO

SALDATURA GAMBA DI FERRO

  1. La sagoma della piastra da fissare al legno va disegnata su di un foglio quadrettato con gli angoli arrotondati, ritagliata e riportata sulla lamiera. La larghezza massima è di 130 mm, l’altezza di 80 mm. Tenendo la lamiera ferma tra due supporti di legno fissati al banco, si taglia lungo la tracciatura con il seghetto alternativo; le sbavature e gli spigoli si eliminano con la mola da banco e con una lima. 
  2. Con un bulino si segnano i punti dove praticare i fori per il fissaggio al legno.La lamiera va tenuta ferma durante la foratura ed i fori vanno svasati per incassare le teste delle viti.
  3. La piastra va appoggiata ad una tavoletta di legno e le barre laterali, durante la saldatura, sono tenute ferme con chiodi ai lati, mentre un tacco fa da distanziale per la barra frontale.  
  4. Con lo stesso sistema, unendo e pareggiando i tondini, si salda la rondella che funge da piede. Un disco di gomma ottimizza l’appoggio.

MONTIAMO LE GAMBE DI METALLO

MONTIAMO LE GAMBE DI FERRO

  1. L’accoppiamento di metallo e legno si ottiene con viti che oltrepassano il primo restandoci bloccate con lo slargo della testa e vanno a far presa con il filetto nel secondo. Per metterle occorre quindi aprire una serie di fori, con punte adatte ai due materiali e al diametro delle viti. Inoltre, per non lasciare sporgenze, occorre svasare i fori delle piastre con una punta per ferro. Chi impugna e guida saldamente il trapano può effettuare l’operazione a mano libera, appoggiandosi preferibilmente sul banco, frapponendo tra le superfici un piano o un elemento antisdrucciolevole.
  2. Affinché ciascuna gamba presenti verso l’esterno della consolle lamellare uno dei tre tondini di cui è costituita, e precisamente quello un po’ più isolato dei tre, che sta al vertice del triangolo isoscele, le piastre vanno fissate disponendone il lato maggiore parallelo alla tangente che sfiora il bordo in quel punto. In pratica, per trovare la posizione giusta o si fa a occhio (basta un po’ di sensibilità geometrica per riuscirci), oppure ci si aiuta con una falsa squadra  rilevando l’angolazione corrispondente alla corda che taglia quel pezzo di curva.
  3. Infine si segnano i punti per i fori d’avvitatura  e, completata la finitura delle superfici, si uniscono i pezzi. Un bricolage un po´ impegnativo, ma che con pazienza diventa possibile.

UTENSILI
Punzoni, seghetto alternativo, saldatrice, avvitatore, bulino, smerigliatrice, spazzola, lima

Ripiani con cavi d'acciaio

Struttura quasi trasparente che diventa un moderno ed elegante divisorio fai da te

Abituati come siamo a pareti verticali e soffitti orizzontali, ci troviamo spiazzati quando arrediamo una mansarda con i suoi soffitti inclinati.
Un’intelligente scaffalatura, leggera ed essenziale, con lavoro bricolage, si realizza posizionando cavi d’acciaio con tiranti, placchette a muro e pulegge: fissati a pavimento e a soffitto e ben tesi sono in grado di accogliere diversi ripiani che si appoggiano su blocchetti regolabili a vite.
Una versione più semplice consiste nel fissare a soffitto e pavimento una sola coppia di cavi e collegare a questi dei ripiani che si appoggiano alla parete su apposite mensoline sagomate, fissate a muro con tasselli a espansione.

FORARE E POSIZIONARE

  1. Foriamo la parete inclinata del soffitto, fissiamo la placchetta collegata al cavo d’acciaio con viti autofilettanti o con tasselli, colleghiamo il giunto regolabile.
  2. Fissiamo alla parete inclinata (con tasselli a espansione) un blocchetto di legno sagomato e avvitiamo ad esso il piano in legno della scaffalatura.
  3. I ripiani più bassi si appoggiano (e si bloccano per avvitatura) su listelli fissati a muro con tasselli.
  4. Il saldo collegamento e il sostegno dei ripiani di legno sui cavi d’acciaio è assicurato da morsetti cilindrici regolabili. Gli elementi di fissaggio dei cavi si posizionano forando il soffitto e stringendoli con viti a brugola.

Il bricolage e la tornitura trasversale

Tornitura di testa o trasversale

Per estendere il bricolage all’arte della tornitura con risultati soddisfacenti non servono sforzo e fatica, basta accompagnare l’utensile contro il pezzo fatto girare dal motore.
La tornitura di testa, o trasversale, serve per ottenere pezzi larghi come piatti e vassoi, o recipienti concavi come mortai, bicchieri, barattoli con e senza coperchio, zuppiere e portafrutta. Conviene affrontare questa tecnica solo dopo aver preso bene la mano nella tornitura fra le punte ed aver maturato la sensibilità manuale che ci dice, senza ulteriore controllo, di aver ottenuto superfici perfettamente regolari. In questo caso la principale difficoltà sta nel fatto che la velocità del pezzo varia dal centro, praticamente fermo, alla periferia, che in un pezzo di grande diametro può raggiungere valori tali da arroventare i ferri. Il diametro dei pezzi lavorabili con torni per il fai da te dipende dalla distanza fra le punte di centraggio e la base, ma ci sono anche torni (professionali) in cui è possibile girare di 90° la testa motrice e lavorare frontalmente pezzi anche di un metro e più di diametro.

USARE IL PLATORELLO

  1.  Accessorio presente in tutti i torni, il platorello ha sempre un attacco per la testa motrice e fori che permettono di avvitarvi direttamente il pezzo da tornire, o uno scarto cui fissarvelo con del nastro biadesivo.
  2. Il problema dei fori non importa quando si lavora l’esterno di una coppa perché la parte bucata viene poi eliminata.

PRIMA DI TUTTO SGROSSARE

Il grezzo dev’essere spesso almeno 20 mm più dell’oggetto finito.
Lo fissiamo fra le punte e con bedano e scalpello tenuti fermi sul ventaglio ne facciamo un disco di cui poi arrotondiamo progressivamente, con la sgorbia, lo spigolo fino a dargli una forma a cupola, più o meno vicina a quella dell’oggetto che intendiamo realizzare.
Se il nostro tornio non ha il mandrino dobbiamo lasciare sporgere dal fondo un codolo.

LAVORO DI FINO ALL´ESTERNO

  1. In questa fase il grezzo è trascinato dalla punta a forchetta o dalla coda di porco inserite nel legno che va asportato nella lavorazione successiva. Nella foto la tornitura della pancia ed è ancora presente il codolo d’appoggio della contropunta.
  2. Allontanato il carrello della contropunta, spostiamo il ventaglio portaferri, mettendolo quasi parallelo al pezzo in lavorazione. Eliminiamo il codolo e apriamo nella base una scanalatura in cui possano entrare le griffe del mandrino.
  3. Completato il lavoro di tornitura trasversale, provvediamo a levigare il pezzo con carta abrasiva di grana crescente
  4. Secondo il tipo di legno la levigatura può essere completata da qualche mano di turapori, lisciata con lana d’acciaio  o, per legni duri, da un “massaggio” fatto con i loro trucioli (e i guanti).

LO SCAVO DALLA PARTE INTERNA DEL PEZZO

  1.  Staccato il pezzo dalla testa motrice, lo giriamo e lo blocchiamo o con le griffe in espansione nella scanalatura, o con forchetta o coda di porco inserite nel codolo o contro il platorello con biadesivo, velcro o punti di colla termofusibile.
  2. Riportiamo in avanti il carrello della contropunta, mettiamo il ventaglio vicino al pezzo, con un angolo di circa 45°, e cominciamo lo scavo, lavorando di sgorbia dall’esterno verso l’interno, lasciando al centro una colonnina.
  3. Ancora lavorando con la sgorbia (attenzione che il punto è delicato) scaviamo la base della colonnina, affondando il ferro fino a staccarla dal fondo della zuppiera. Allontaniamo la contropunta e, riportato in trasversale il ventaglio portaferri, diamo mano allo scalpello per ultimare la tornitura della concavità.
  4. Quando occorre la levigatura, non è necessario staccare gli oggetti dalla macchina, anzi, se ne sfrutta il movimento. Secondo l’aspetto finale del lavoro di scalpello, si comincia con la carta abrasiva, meglio se avvolta su uno strofinaccio o, meglio ancora, su un pannospugna da cucina, e tenuta coi guanti (l’attrito la fa scaldare fino ad ustionare le mani).

Dopo la carta abrasiva si passa, solo per i legni duri, alla lana d’acciaio. I recipienti per alimentari si finiscono con paraffina o stearina (semplici candele) data con abbondanza nel pezzo in rapido movimento (l’attrito la fa fondere) e tirata e fatta assorbire con uno straccio che non perda peli.

UTENSILI
Tornio, sgorbia, bedano, scalpello

Costruire un mobile a parete per il soggiorno

Un mobile a parete ideale per un soggiorno multimediale

Una volta il televisore era uno scatolone più profondo che largo, con un ingombro e una produzione di calore tali che obbligavano a metterlo su un tavolino, o qualcosa di simile.
La rivoluzione si è avuta con l´avvento degli schermi piatti, al plasma o LCD, che hanno uno spessore di pochi centimetri. Nello stesso periodo il televisore si è arricchito di un’infinità di accessori, lettori per DVD, per gli MP3, i decoder e via multimediando.

UNO + UNO

La sistemazione della parete multimediale fai da te prevede in basso un mobile tv con un vano centrale a giorno. Ai lati ci sono due vani chiusi da sportelli. Il contenitore non poggia a terra, ma è saldamente avvitato ad un’intelaiatura di travetti, montanti e traverse, a loro volta fissati al muro. Il telaio, molto più alto del mobile, regge un grande pannello di MDF che fa da cornice al televisore mediante un’apertura a finestra di stretta misura. Lo spessore complessivo di telaio e pannello dev’essere valutato sulla base dell’ingombro in profondità dello schermo più il suo sistema di attacco alla parete. Sul pannello, ai lati del video, sono montati anche due diffusori, i cosiddetti “satelliti” dell’impianto audio, che fa affidamento su un subwoofer messo in posizione nascosta.

Il sistema fai da te permette di nascondere completamente tutti i cavi di collegamento fra televisore e apparati multimediali che rimangono dietro il pannello, chiusi nello spazio compreso fra i montanti e le traverse, insieme ai collegamenti alla rete elettrica. Un lavoro di bricolage un po’ complesso, ma di indubbia soddisfazione.

SOLIDI PANNELLI IN MDF

  1.  Stabilite le dimensioni effettive del mobile e tagliati a misura tutti i pezzi, apriamo nei due bordi corti e in uno di quelli lunghi di tetto e base una serie di fori Ø 4,5 mm svasandone l’imbocco per incassare sotto filo piano la testa delle viti Ø 4×40 mm (in alternativa spinatura cieca o tasselli piatti). La costruzione del mobile va, comunque, preceduta dal fissaggio al muro della stanza del telaio di sostegno che descriviamo alle pagine seguenti. Prima di procedere nel lavoro apriamo nelle pareti i fori per i supporti del ripiano centrale e quelli per eventuali ripiani da inserire nei due vani laterali. Per i reggipiano a chiodo  occorre un foro d’invito Ø 1,2 mm che ci permetta di fissarli a martellate senza demolire il mobile. Montiamo prima le pareti esterne, chiudendole fra tetto e base, con le viti o con l’altro sistema scelto.
  2. Irrigidiamo e mettiamo in squadra il mobile montando i due supporti posteriori già forati per le viti o i bulloni che lo fisseranno al telaio imbullonato al muro.
  3. N elle due pareti intermedie apriamo gli scarichi per i supporti e poi aiutandoci con distanziali ricavati da listelli di scarto, inseriamole dentro il mobile, incollandole e avvitandole al tetto ed alla base.
  4. Nel bordo posteriore del ripiano centrale apriamo con il seghetto alternativo un comodo passaggio per i cavi elettrici.

LA PANNELLATURA DI FONDO

  1.  Dato che la parte inferiore del telaio deve reggere a sbalzo il mobile, bisogna fissarlo alla parete nel modo più solido possibile, usando i tasselli e la bulloneria più adatti al tipo di muro. Il pannello anteriore si avvita contro gli altri due montanti di sezione 58×58 mm, distanziati esattamente come quelli avvitati alla parete (larghezza del televisore più 5 mm per parte)
  2. Il pannello poi si unisce al telaio a muro mediante la coppia di tavole di MDF 19x190x800 mm avvitandole, dall’esterno, ai quattro montanti
  3. Sulla sommità del pannello inferiore si avvita il profilato di alluminio con gola da 10 mm in cui incastrare il pannello superiore. Il sistema è studiato per poter facilmente rimuovere il pannello per interventi di manutenzione sul televisore.
  4. Secondo il numero ed il tipo di apparecchiature elettroniche che intendiamo installare nella nostra parete multimediale dobbiamo fare delle aperture nei panne
  5. Fissiamo ai montanti sottili i due pannelli laterali, dopo avervi aperto le eventuali finestre per dispositivi ad incasso.
  6. Scatole di distribuzione, interruttore e portaneon vengono fissati e cablati all’esterno delle pareti, dove restano raggiungibili per un’eventuale manutenzione, ma non visibili, grazie al pannello frontale che deborda abbondantemente sui lati.
  7. Avvitati fra loro tutti gli elementi, e terminato tutto il cablaggio sino al più vicino attacco di rete elettrica, si procede alla stuccatura prima ed alla levigatura poi di tutte le sedi della testa di viti incassate che restano sul pannello frontale.

UNA CORNICE ALLA TELEVISIONE

  1. Si apre nel pannello anteriore la finestra per la TV aumentata di 5 mm per lato rispetto alle misure del televisore.
  2. Lungo i lati verticali della finestra si fissano gli altri due montanti 40×40 che si incastrano e si avvitano fra le pareti incorniciando il televisore.
  3. Ultimato il lavoro di montaggio e ovviamente prima di inserire il televisore, si passa alla finitura, a smalto o come meglio si preferisce e si conclude l’opera avvitando le maniglie.

UTENSILI

Seghetto alternativo, sega circolare, trapano, avvitatore, sega a tasca, metro, squadra, cacciavite, pennello.

Sottopiatti di multistrato

Il sottopiatto che funge anche da tagliere

Bricolage doppia funzione: i dischi in legno da usare come sottopiatti, all’occorrenza possono fungere anche da taglieri, perciò devono avere un certo spessore; per avere un servizio completo almeno per sei persone, bisogna sacrificare un po’ di spazio in cassetti o mobili.

Se ad uno di questi dischi diamo la funzione di supporto a parete, otteniamo un simpatico ed utile complemento fai da te da cucina, da appendere senza sprecare spazio.

TRANQUILLI…REGGE!

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Il disco che fa da supporto va forato cieco con una punta Forstner in base al diametro del tondino utilizzato. Affinché il retro del sottopiatto risulti piano, bisogna però che la piastrina di aggancio sia incassata appena sotto il filo piano, praticando inoltre un piccolo scasso in questa stessa sede per l’inserimento del gancio del tassello fissato a parete.

In alternativa, si può fissare il tondino a parete, forando il muro dello stesso diametro del tondino per inserirlo e bloccarlo con una flangia.

SAGOMARE I DISCHI

  1. Per tagliare i cerchi di multistrato con l’alternativo bisogna prima bloccare il pannello ad un’altezza sufficiente a consentire l’escursione della lama, con tutta la circonferenza fuori dal supporto.
  2. Una piastra a depressione collegata ad un aspiratore mantiene bloccato il cerchio grazie al risucchio dell’aria, mentre si fresa il bordo.

SUPPORTO A MURO

  1. Sul retro del supporto si applica la piastrina di aggancio che va fissata esattamente in corrispondenza del foro cieco sul lato opposto, altrimenti i sottopiatti rustici pendono scentrati rispetto al supporto.
  2. Si inserisce il cilindro nel foro cieco, utilizzando colla vinilica se è di legno, un adesivo idoneo se è di metallo.
  3. Per evitare cadute accidentali e rifinire esteticamente il supporto basta inserire sul tondino una pallina forata in modo che entri forzata, ma che si possa rimuovere per prelevare i sottopiatti.

UTENSILI

Seghetto alternativo, fresatrice, trapano a colonna, punta Forstner, cacciavite, pennello

Mobile bar restauro fai da te

Moderno recupero fai da te di un vecchio mobile bar

Valorizziamo col bricolage un vecchio mobile bar in colori “vivaci”… molto somiglianti allo Stregatto di Alice nel Paese delle Meraviglie.
Regaliamo una nuova veste ad un vecchio mobile bar degli anni ’40, smaltandolo con un colore più attuale, in due diverse tonalità, per ottenere un pezzo d’arredo simpatico e originale.

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La trasformazione fai da te inizia con lo smontare le parti asportabili, carteggiarle per renderle scabre ed applicare un primer che favorisca un buon supporto per lo smalto di finitura.

Utilizziamo smalti lucidi all’acqua che stendiamo con rullo e pennello creando bande colorate contrastanti per mezzo di mascherature con nastro di carta. Con gli stessi smalti possiamo colorare anche le maniglie, rendendo ancor più prezioso il risultato del nostro bricolage.

RITOCCHI E RESTAURO DEL VECCHIO MOBILE BAR

  1.  I fori lasciati dai tarli del legno vanno trattati con un prodotto antitarlo da spruzzare direttamente nei fori.
  2. Prima di passare alla finitura stucchiamo eventuali imperfezioni e copriamo i fori lasciati dai tarli.
  3. Per poter trattare in maniera opportuna il mobile bisogna togliere gli sportelli; poi si smontano le maniglie. Avvolgiamo un pezzo di legno con la carta vetrata per levigare in maniera uniforme anche le parti curve.

FONDO E COLORE

  1. La smaltatura deve essere preceduta da una mano di fondo. Ad essiccazione avvenuta del fondo carteggiamo delicatamente e stendiamo lo smalto del colore predominante su tutte le parti in vista.
  2. Seguendo la tracciatura stendiamo il nastro per mascheratura, ricoprendo le zone che devono mantenere il colore scuro.
  3. Il nastro per mascheratura ci consente di non preoccuparci delle sbavature e di stendere lo smalto chiaro in modo uniforme.

UTENSILI

Pennello, spatola, nastro maschera, tampone abrasivo, rullo

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