Per limare il ferro e ottenere un lavoro preciso è importante impugnare le lime nel modo corretto
Dolci, mezzedolci o bastarde le lime danno al metallo una diversa finitura. La lima è un utensile ricavato da un barretta di acciaio temprato di varia forma con una dentatura diritta, incrociata o a raspa e con una finezza di taglio variabile dal grosso al fine. Per lavori di bricolage che richiedono precisione si usano lime ad ago, piatte o triangolari. E’ molto importante il modo in cui la lima viene impugnata: a seconda del lavoro che si desidera effettuare occorre adottare la corretta impugnatura per risparmiare fatica ed eseguire un lavoro preciso. La lima deve sempre essere ben pulita e priva di untuosità: conviene strofinare la parte attiva con un pezzetto di gesso e poi spazzolarla.
FORMA E IMPUGNATURA PER LIMARE IL FERRO
Molto importante per limare il ferro che il manico abbia un’impugnatura agevole e salda durante il lavoro. In prossimità degli angoli si può impugnare direttamente lo stelo della lima, lavorando a spinta e a trazione.
Le lime si presentano con le forme e le dimensioni più svariate. (1) PIATTA, (2) PIATTA STRETTA, (3) QUADRA, (4) TRIANGOLARE, (5) TONDA, (6) MEZZA TONDA (7) A COLTELLO, (8) A LOSANGA. Ogni tipo risponde ad un’esigenza specifica.
Nei lavori di finitura e con lime a taglio dolce la pressione si esercita con l’indice e il medio, lasciando libera la visuale.
Per disegnare una stella si tracciano due cerchi concentrici. Dal centro si tracciano 10 raggi a 36° uno dall’altro che intercettano entrambi i cerchi. Si uniscono i punti di intersezione con la matita. Si disegna quindi una seconda stella, più grande della prima, per le pieghe.
Tracciamo sul cartoncino bianco la dima della stella servendoci di compasso, goniometro e righello. Le dimensioni sono a piacere. Dopo la tracciatura ritagliamo con le forbici seguendo in modo preciso le linee a matita.
Pratichiamo i piccoli tagli che ci consentiranno di piegare i bordi per poter effettuare l’accoppiamento delle due parti di cui è composta ogni stella. Possiamo preparare diverse stelle di varia dimensione.
PIEGA E INCOLLAGGIO
Pieghiamo la stella seguendo le linee tracciate con la matita. In questo modo ricaveremo una stella a effetto “tridimensionale”.
Pieghiamo i bordi lungo il perimetro della stella facendo in modo che si appiattiscano perfettamente.
Ricaviamo dalle fotocopie di spartito altre sagome della stella che incolliamo sulla dima in cartoncino.
Per poter appendere le stelle ai rami dell’albero dobbiamo dotarle di un occhiello che formiamo con un nastrino dorato. Il nastrino va fissato a una punta della stella con alcune gocce di colla vinilica o con nastro adesivo.
Stendiamo lungo i bordi piegati delle stelle la colla per carta e quindi accoppiamo tra loro le due parti facendo aderire bene i bordi. Prima di appendere le nostre decorazioni natalizie di carta lasciamo che la colla si asciughi.
Installare il top cucina di truciolare laminato rappresenta un’alternativa ideale rispetto al legno listellare, al marmo o all’acciaio che, pur essendo esteticamente molto validi, possono macchiarsi in modo irreparabile.
Il piano per il top cucina deve avere uno spessore di almeno 28 mm e va fatto tagliare nelle misure adeguate. La parte tagliata può essere bordata con una striscia di laminato utilizzando adesivo a contatto. Procediamo alla sostituzione del vecchio top cucina (facile lavoro di bricolage!) scollegando lo scarico del lavello e asportando quest’ultimo. Si svitano le piastrine angolari e si toglie il piano. Dopo aver praticato sul nuovo top cucina l’apertura per il lavello lo si colloca in posizione e lo si blocca alle basi con le squadrette, che riavvitiamo. Alloggiamo il lavello, ne sigilliamo i bordi con silicone e completiamo il top con un’alzatina contro-parete, acquistabile nello stesso colore del top e già predisposta con supporto e guarnizioni.
PIANO CON LAVELLO
Si posizionano lungo la parete i mobili di base della cucina, privi dell’originario piano di lavoro, curando che siano ben allineati e che formino nella parte superiore un piano perfetto.
Si mette in posizione il piano controllando bene i livelli (il fai da te cura sempre la precisione), quindi si traccia con la matita la parte da asportare per inserire il lavello. La traccia può essere più ampia di 5 mm per lato.
Si procede al taglio con il seghetto alternativo seguendo con precisione la traccia. Il taglio va rifinito con carta vetrata. Il top cucina va ricollocato in posizione e nell’apertura si inserisce il lavello, che va sigillato lungo il bordo e collegato allo scarico.
I prodotti adatti per lavare la macchina al meglio
Per avere l’auto sempre in ordine, non ci resta che provvedere a frequenti quanto accurati lavaggi, senza aspettare che lo sporco si … affezioni troppo alla vernice o, peggio, ne intacchi la brillantezza.
Alcuni tipi di sporco, come lo smog ed ancor più le deiezioni degli uccelli, contengono infatti un certo grado di acidità ed esercitano quindi un’azione corrosiva, ragion per cui vanno rimossi al più presto, pena possibili macchie. A dire il vero, poi, non è detto che un buon lavaggio dell’auto richieda molto tempo: si tratta solo di tenere a portata di mano tutto il necessario e poi, seguendo la procedura più opportuna ed utilizzando prodotti efficaci, l’impresa si può portare a termine in circa un’ora di lavoro.
Diciamo subito che, per ottenere ottimi risultati in breve tempo, sono necessari alcuni accorgimenti preliminari: è sconsigliabile ad esempio lavare un’auto che è stata parcheggiata in pieno sole, perché il calore delle lamiere provocherebbe un’evaporazione troppo rapida dell’acqua, con conseguente formazione di aloni e macchie; per lo stesso motivo è opportuno compiere la nostra operazione di pulizia fai da te in una zona in ombra e, possibilmente, in ore non troppo calde.
Prima di iniziare, inoltre, è opportuno togliere i tappeti, che probabilmente non disdegnano una bella sciacquata: lavandoli per primi e stendendoli ad asciugare li troveremo già pronti al momento dell’uso. Irroriamo ora la carrozzeria con un abbondante getto d’acqua, diretto in primo luogo sulle superfici orizzontali (tetto e cofano) ed insistendo nei punti in cui lo sporco (ad esempio i “regalini” degli uccelli) è più evidente; a parte, in un capace secchio, prepariamo invece un’efficace soluzione detergente con uno shampoo concentrato. Si versa il prodotto nel secchio e poi si immette l’acqua in leggera pressione: si facilita così la formazione di schiuma che, nel nostro caso, si presenta molto ricca e compatta, capace quindi di rimuovere lo sporco e di inglobarlo con dolcezza, evitando rigature ed abrasioni.
Lo sporco, precedentemente ammorbidito dalla prima passata, si rimuove in via definitiva con la schiuma, stesa con ampi movimenti circolari mediante una spugna o, ancor meglio, utilizzando il comodo guanto di lavaggio: quest’ultimo, infatti, offre una superficie utile maggiore e, vantaggio non da poco soprattutto nella cattiva stagione, mantiene asciutta la mano dell’operatore. E’ chiaro che la riuscita del lavoro dipende in buona misura dalla spugnatura, che deve interessare in modo uniforme tutte le parti della carrozzeria, senza tralasciare nessuna zona: si comincia quindi dalle superfici orizzontali per proseguire coi vetri e le fiancate.
Terminata la spugnatura si conclude il lavaggio dell’auto con il risciacquo e, cominciando sempre dalle superfici orizzontali, con l’asciugatura, da eseguire con una pelle di daino naturale o sintetica. Poi inizia l’importante fase dei ritocchi e delle pulizie mirate da eseguire con panni e salviette sui diversi materiali che compongono la carrozzeria: metallo verniciato, plastiche di vario tipo, cristalli, cromature, gomma, ecc. Ognuno va asciugato e lucidato.
A questo punto, probabilmente, inizierà a piovere…
Risciacquo e asciugatura
Il getto d’acqua serve dapprima per ammorbidire lo sporco e, dopo la spugnatura, per rimuovere la schiuma: non dimentichiamo però le zone più difficili come le ruote e la parte interna dei parafanghi, dove lo sporco si accumula in maggior quantità.
La pelle scamosciata, naturale o sintetica, va stesa sulla superficie da trattare e trascinata lentamente all’indietro, in modo che assorba l’acqua in eccesso: quando è satura basta una bella strizzata e si ripete l’operazione nella zona vicina.
UTENSILI
Idropulitrice, spazzola, spugna, guanto di lavaggio, pelle di daino
Vediamo i passaggi principali per pulire la macchina internamente
La pulizia dell’abitacolo comprende diverse operazioni: tra queste alcune possono essere considerate di routine, e vanno eseguite in concomitanza di ogni lavaggio, mentre altre si affrontano con cadenze più lunghe (come le pulizie di Pasqua…) o quando se ne presenta la necessità. È chiaro come tutto diventa più semplice se abbiamo a disposizione un buon aspirapolvere, capace di inghiottire senza problemi residui di fango, sassolini e così via (impresa non sempre alla portata degli esemplari ad uso domestico). Per fare un bel lavoro si procede per approssimazioni successive, pulendo prima in generale e poi insistendo sui punti più difficili: qui può essere di grande aiuto una spazzola a setole rigide, come quelle che si usano (o usavano) per lavare i panni. Non bisogna dimenticare le zone meno facilmente raggiungibili (ad esempio sotto i sedili) ed il vano portabagagli. Indispensabile è anche la pulizia delle superfici vetrate, dove serve un detergente che possa essere nebulizzato direttamente sul vetro o su di un panno, senza bagnare le zone circostanti.
Quest’ultimo inconveniente può essere completamente eliminato usando un prodotto spray, che una volta erogato si trasforma in una schiuma compatta e quindi non cola sulle superfici verticali. Passiamo ora ai sedili che, in via preliminare, vanno anch’essi passati con l’aspirapolvere: per fare un buon lavoro non basta aspirare solo il piano di seduta, ma bisogna insistere anche sullo schienale, sul poggiatesta e soprattutto all’interno delle pieghe. Quando la superficie sembra pulita, infine, proviamo a percuoterla con la mano, come se fosse un battipanni: la polvere che si annida in profondità viene a galla e può essere rimossa più facilmente. Per le macchie vere e proprie esistono appositi smacchiatori, di norma in confezione spray: si spruzza la schiuma sulla zona interessata, si aspetta che asciughi e si spazzolano via i residui che hanno sciolto ed inglobato lo sporco. Tutte le indicazioni precedenti valgono ovviamente per i sedili in tessuto, mentre per gli interni in pelle esistono trattamenti e prodotti specifici.
Dopo aver snidato la polvere che penetra nella trama dei tessuti, restando ben nascosta, dobbiamo ora eliminare quella che invece se ne sta in bella vista sul cruscotto: una passata con lo strofinaccio toglie la lanuggine e le particelle più grossolane, mentre quelle più minute restano aderenti alla plastica, come se fossero trattenute da una calamita (si tratta in effetti di un fenomeno di elettrostatica). Anche per pulire a fondo il cruscotto, quindi, dobbiamo usare un prodotto specifico che, in primo luogo, sia antistatico (cioè che neutralizzi il potere di attrazione della plastica nei confronti della polvere); esistono poi diverse soluzioni sia per quanto riguarda le modalità di applicazione (bombola spray o liquido da nebulizzare) sia per ciò che concerne l’effetto estetico finale (lucido come si usava un tempo o satinato per i cruscotti dell’ultima generazione).
ALCUNI PASSAGGI FONDAMENTALI
I tappeti interni, asportabili, vanno tolti dall’abitacolo, sbattuti per eliminare lo sporco più grossolano e lavati ancor prima della carrozzeria, in modo da trovarli puliti ed asciutti alla fine del lavoro. Come soluzione detergente si utilizza quella preparata con acqua e shampoo, mentre il risciacquo richiede un getto in pressione (l’idropulitrice sarebbe l’ideale…).
Il detergente liquido per i tessuti va nebulizzato in modo il più possibile uniforme sulla superficie e distribuito subito dopo con una spugnetta umida, da risciacquare con una certa frequenza: terminata l’operazione si asciuga con un panno (ovviamente asciutto).
Il prodotto, efficace su plastica, similpelle e gomma, va spruzzato sulla superficie da trattare in modo uniforme. Eventualmente si insiste di più sulle parti che appaiono secche e rovinate, oppure che presentano abrasioni.
Una semplice passata con un panno morbido completa il lavoro di pulizia e di protezione; lo spray per cruscotti può essere utilizzato anche per le parti in legno (ad esempio il pomolo della leva del cambio) ed in vinilpelle.
Controllo pneumatici dell’auto… azione fondamentale e importante per la nostra sicurezza, per una guida sempre sicura
La prima abitudine da prendere, magari prima di salire in auto, è quella di fare un controllo visivo della pressione: le moderne coperture sono quasi sempre di tipo Tubeless, cioè prive di camera d’aria, ed in caso di foratura si sgonfiano molto lentamente, perché l’eventuale chiodo si comporta anche come una sorta di tappo. Questo significa che, prima di rimanere a piedi del tutto, c’è quasi sempre un certo margine di tempo, di solito sufficiente per raggiungere il gommista più vicino. Essere previdenti, comunque, non guasta mai: tenendo a bordo una bomboletta si spray riparatore possiamo, in caso di necessità, riparare e gonfiare in un colpo solo, ricordandoci però di controllare la pressione, con il manometro, appena possibile. Quest’ultimo aspetto, infatti, è più importante di quanto si creda: se viene regolato sui valori previsti dal costruttore (o qualche decimo di atmosfera in più), avremo contemporaneamente sicurezza, comfort (si sfrutta anche l’elasticità dei fianchi della copertura) e lunga durata; se la pressione è eccessiva, la gomma assume l’aspetto di un palloncino e poggia a terra solo la parte centrale del battistrada, mentre se è sgonfia sono i bordi esterni a sopportare il peso dell’auto: in entrambi i casi, avremo un’usura irregolare ed una durata inferiore. Un’usura non uniforme può anche essere dovuta a difetti di assetto e, se notiamo un fenomeno del genere, è necessario ricorrere ad un gommista ben attrezzato che, con l’apposita strumentazione, può controllare e regolare sia la convergenza (l’angolazione delle ruote rispetto al senso di marcia), sia il camberaggio (inclinazione rispetto al terreno). Da tenere sotto controllo, e da sottoporre con sollecitudine all’attenzione del gommista, sono anche eventuali “bolle” o deformazioni che evidenziano danni alla struttura portante dello pneumatico. Pur non essendo fatte solo di gomma, perchè nella mescola entrano più di 200 componenti diversi, tra cui vari additivi che contrastano l’invecchiamento, gli pneumatici dell´auto sono poi soggetti all’aggressione dei raggi ultravioletti: per mantenerli morbidi ed elastici è quindi necessario intervenire periodicamente, meglio se in concomitanza di ogni lavaggio, con un prodotto specifico, da erogare con il nebulizzatore in dotazione; l’effetto che si ottiene con questo semplice trattamento fai da te non è solo estetico, perché il materiale ritrova il suo colore originale, ma viene anche “nutrito” in modo da conservare la sua elasticità originaria: il prodotto è infatti indicato persino per tenere in efficienza le guarnizioni in gomma delle portiere, del portellone e del cofano motore. Tutte le nostre cure, però, servono a ben poco rispetto ad eventuali urti o lacerazioni causate da oggetti taglienti: qui bisogna per forza mettere in gioco la ruota di scorta e, per evitare di trovarci in difficoltà in un momento così delicato, è meglio sapere in anticipo la procedura da seguire e, anche, dove si trova la dotazione necessaria (a volte “nascosta” dal costruttore negli anfratti più impensati). La soluzione ideale (ma chi lo fa?) è pensarci prima, simulando tutta l’operazione sotto la guida del libretto di uso e manutenzione.
CHECK UP FAI DA TE IN 4 MOSSE
Utilizzando un calibro da meccanico si rileva con precisione lo spessore residuo del battistrada.
Con un minimo di attenzione si possono osservare anche ad occhio nudo dei piccoli rilievi predisposti dal fabbricante all’interno dei solchi: quando arrivano in superficie per l’usura delle zone circostanti significa che la copertura è da sostituire. Un semplice controllo visivo ci dice anche se gli pneumatici dell´auto hanno “cali di pressione” o se invece la situazione è normale.
Almeno ogni 2-3 mesi, comunque, è necessario eseguire un controllo più accurato con l’apposita pistola fornita di manometro.
Le normali forature si possono riparare rapidamente e senza fatica con speciali spray posizionata verso l’alto la valvola posta sul cerchione, si collega il tubicino e si eroga il prodotto fino a che la gomma non appare sufficientemente gonfia. Rimossa la bomboletta e montato il cappuccio della valvola, bisogna partire senza indugio: in questo modo la sostanza viene centrifugata e si distribuisce in modo uniforme all’interno della carcassa; la ruota è di nuovo efficiente ma, per forza di cose, è ben difficile che la pressione raggiunga l’esatto valore: pensiamo quindi all’opportunità di controllarla alla prima stazione di servizio o appena possibile.
IL CAMBIO RUOTA
Trovato tutto il necessario (alla mal parata si consulta il libretto di uso e manutenzione) si colloca il martinetto nella posizione prevista e si toglie la coppa della ruota interessata: l’operazione va eseguita su un tratto di terreno pianeggiante e per nulla cedevole (… se ci fosse una bella tavoletta di legno da mettere sotto la base del cric …).
I bulloni delle ruote vanno allentati (ma non tolti!) prima di sollevare l’auto: in questo modo il veicolo risulta molto stabile e possiamo esercitare tutta la forza necessaria sulla chiave, spesso troppo corta per vincere l’energico serraggio realizzato dalla pistola del gommista; pazienza, proviamo ad usare i piedi …
L’auto va sollevata quel tanto che basta per sfilare la ruota, e non molto di più: in questo modo è anche più facile inserire in posizione quella di scorta (ma ci siamo ricordati di gonfiarla di tanto in tanto?). I bulloni di fissaggio vanno avvitati dapprima a mano, centrandoli per bene nell’alloggiamento conico del cerchione.
Dopo un primo serraggio preliminare con la chiave si toglie il cric e si ricontrolla il tutto procedendo “a croce”: se i bulloni sono 4, si serrano uno sì ed uno no, poi si ricomincia. La coppa, che va montata a pressione, ha di solito una posizione obbligata e determinata dall’alloggiamento per la valvola di gonfiaggio.
OMP produce sifoni, pilette e altri apparecchi per lo scarico idrosanitario dal 1957. Attenzione al mercato, ampliamento di gamma, investimenti continui, costante ricerca di prodotti e materiali innovativi ci hanno permesso di raggiungere un ruolo prestigioso nello scenario internazionale del settore idrosanitario. Un percorso evolutivo della tecnica: dalla innovazione del prodotto alla ricerca di nuovi materiali; dall’automazione dei processi all’introduzione di moderne tecniche organizzative; dalla cura degli imballi all’integrazione dei servizi logistici; una continua evoluzione a 360°, che ha portato ad una gamma fra le più complete del settore, molte volte anticipando i cambiamenti stessi del mercato.
Negli articoli TEA® non trovate solamente la qualità e l’affidabilità di una produzione all’avanguardia. Toccando i nostri prodotti si possono percepire il lavoro e l’ingegno delle donne ed degli uomini che costituiscono l’anima dell’azienda. Titolari e maestranze con una competenza ed un know-how che vengono da lontano.
Dopo quasi sessant’anni OMP ha finito per assomigliare ai suoi prodotti: con una forma pregevole, ancorché ai margini rispetto ai riflettori del design più evidente, un prodotto TEA® svolge il proprio compito in modo egregio e affidabile.
La cornice decorata a découpage è impreziosita da sottili profili in lamina d’oro che mettono in rilievo il disegno: con la foto giusta diventa un’idea romantica per la festa degli innamorati.
TECNICA DEL DECOUPAGE
Smontiamo il portafoto e togliamo il vetro; con un pennello piatto stendiamo quindi una mano di colore acrilico bianco su tutta la cornice e lasciamolo asciugare.
Picchiettando con la spugnetta dipingiamo la cornice con delicate sfumature di rosa, verde, giallo e abbondante bianco.
Con mano ferma e forbicine molto affilate, ritagliamo i decori dal tovagliolo, in questo caso le rose: il contorno deve risultare estremamente preciso.
Eliminiamo dai decori le due veline neutre e incolliamo le rose sulla cornice, dopo aver provato la composizione; pennelliamo sopra i disegni con la colla da decoupage, per farli aderire perfettamente.
RIFINITURA DORATA IN RIELIEVO
Bordiamo i disegni con la colla per lamina, stendendone con attenzione un filo lungo i contorni; lasciamo asciugare per qualche ora finché la colla diventa trasparente, pur rimanendo appiccicosa.
Prendiamo un foglio di lamina d’oro, appoggiamo la parte argentata a contatto con la colla e facciamola aderire con lo spazzolino da denti, muovendolo delicatamente in senso circolare.
Dopo pochi secondi solleviamo il foglietto e vedremo che la parte dorata si è trasferita sul disegno. Proteggiamo con una mano di vernice trasparente.
La decorazione in lamina d’oro aumenta l’impatto visivoe dà alla cornice un tocco di preziosa originalità. Le possibilità di variare i colori e le decorazioni sono pressoché infinite. La stessa tecnica può essere impiegata su qualsiasi oggetto in legno e, cambiando il tipo di colla, anche su metallo, vetro o ceramica.
Dovremmo prendere più spesso spunto dall’entusiasmo dei bambini, che hanno la capacità di divertirsi con poco, ad esempio impersonando uno sceriffo sul cavallino di gommapiuma.
E pensare che al papà è costato meno di mezza giornata di “lavoro” di bricolage. Come tutto il resto, anche la gommapiuma può essere recuperata a costo zero, se abbiamo un vecchio divano in disuso. Senza l’attrezzatura per tagliarla con precisione in un colpo solo, conviene ottenere una forma un po’ abbondante e rifilarla poco alla volta. In alternativa alla colla spray, per rivestirla possiamo utilizzare strisce di velcro: abbiamo così la possibilità di rimuoverla periodicamente per una bella… strigliata, come pure gli altri ornamenti.
Le misure che abbiamo proposto possono essere adatte per un bimbo di 24-36 mesi, a ciascuno la facoltà di adattarle al proprio fantino, anche in base ai pezzi disponibili. Per la sella e le briglie si possono utilizzare stoffa di recupero e fettuccia tagliate e cucite. Anche la criniera e la coda si possono fissare con velcro: conoscendo i bambini, in questo caso la modifica del cavallino di gommapiuma non garantisce durata nel tempo.
CAVALCHIAMO VERSO NUOVE AVVENTURE!
Si traccia una sagoma trapezoidale sul blocco di gommapiuma (nei centri di bricolage se ne trovano di varie dimensioni e spessori) per ottenere il profilo del cavallo. Dallo stesso blocco possiamo ricavare anche il collo ed il muso.
Il tagliagommapiuma GSG 300 della Bosch è l’ideale per ottenere tagli netti e precisi: 3200 corse a vuoto delle lame contrapposte e profondità di taglio 300 mm.
La colla spray crea un velo sottile ed uniforme ed agisce in modo rapido, a differenza di altri collanti difficili da stendere su superfici morbide e fibrose.
L’adesivo agisce in maniera pressoché istantanea, pertanto bisogna portare immediatamente a contatto le parti da congiungere facendo pressione per alcuni secondi.
La sagoma di gommapiuma va rivestita con gli scampoli di pelliccia sintetica, cercando di far coincidere le giunte con gli spigoli. Usiamo ancora la colla spray.
Sfilacciando un cordone da arredamento non più in uso possiamo ottenere la coda e la criniera del cavallo, da cucire con filo forte al rivestimento.
Un’idea fai da te intelligente per sfruttare il portaoggetti di tessuto plastico a scomparti: appendiamone due, ai lati di una porta, ancorati ad una mensola con vani e divisori che corre sopra la porta stessa.
Quando un oggetto è “intelligente” per funzionalità, praticità e costi, solitamente lo si apprezza, ma riuscire ad utilizzarlo nel modo più efficace significa aver capito davvero il suo potenziale. E’ il caso del portaoggetti di tessuto plastico a scomparti che possiamo comprare all’Ikea. Realizzato con materiale resistente (poliestere) e di dimensioni 15x35x120 mm, si può fissare grazie al nastro a strappo. L’idea è quella di appendere due portaoggetti a scomparti ad un ripiano pensile in modo da sfruttare al massimo lo spazio intorno ad una porta. I portaoggetti vengono appesi a due tubetti di alluminio (ø 30 mm, lunghi 25 cm). Ogni tubetto è sostenuto da una coppia di ganci a vite inseriti nella parte inferiore del ripiano permettendo così la facile applicazione dei portaoggetti. Possiamo anche costruire il pensile sopra la porta con pannelli di MDF suddividendo spazi e divisori secondo le nostre necessità.
Dotato di un tubetto a sospensione nel quale si inseriscono fasce con chiusura a velcro
COSTRUIRE IL DOPPIO RIPIANO
Incolliamo base e distanziali di MDF con colla vinilica. I morsetti stringono i pezzi per 24 ore.
Poggiamo sui distanziali il coperchio e lo fissiamo sempre con colla vinilica. Ricollochiamo i morsetti per 24 ore.
Incolliamo infine lo schienale (a parete) del doppio ripiano. Dopo l’incollaggio rinforziamo con viti autofilettanti.
LA SOSPENSIONE A SOFFITTO
Fissiamo il ripiano pensile usando tasselli ad espansione. Manteniamo il ripiano in posizione orizzontale aiutandoci con uno zoccoletto di legno posato sulla scala.
La mensola a scomparti si appende al tubetto di alluminio, fissato sulla faccia inferiore della base mediante due ganci a vite. i materiali sono reperibili nei centri bricolage.