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Legno, mon amour!

Tratto da “Far da sé n.524 – Aprile/Maggio 2022″

Autore: Nicla de Carolis

Sostenibilità ed ecologia sono temi oggi sentiti, anche se non abbastanza, che coinvolgono tutti i settori e tutta la nostra vita.
A proposito di sostenibilità salta subito all’occhio quanto il legno sia il materiale che eccelle per il suo basso impatto ecologico anche perché abbonda nel nostro Paese e potremmo essere quasi autonomi per il fabbisogno nazionale, visto che il 38% del nostro territorio è coperto da boschi. Finora si è preferito importare il legno per mancanza di programmazione nella gestione dei boschi, vincoli, burocrazia, mancanza di viabilità, difficoltà che potrebbero essere superate mettendole tra le priorità da portare avanti in questo periodo di transizione ecologica: i risultati concreti si vedrebbero in tempi stretti, generando un processo virtuoso a cascata grazie alla drastica riduzione delle importazioni, a un impulso all’economia locale, a un giovamento per l’ambiente con minori emissioni di CO2.

Basti pensare ai vantaggi delle centrali che producono energia elettrica a biomassa, in gran parte legname risultante dalle potature, in montagna o in prossimità di boschi dove la materia prima si trova praticamente sul posto. E poi il legno non è solo energia: parliamo ad esempio dei nuovi sistemi costruttivi che, anche per l’uso di questo materiale, consentono addirittura di ottenere case passive, ovvero a bassissima richiesta di energia, competitive in termini di costi di costruzione e sicure dal punto di vista sismico.

Ma chi fa da sé sa bene che il legno è il re dei materiali per la sua facile reperibilità, per le sue varietà che lo rendono adatto a infiniti utilizzi, per la sua lavorazione semplice, per la sua resistenza, per la possibilità di soddisfare qualsiasi gusto, dal mobile moderno a quello in stile, per il suo valore nel tempo, per la sua piacevolezza al tatto. L’interessante guida di questo numero da pagina 34 fornisce indicazioni per tagliare bene il legno, uno dei primi passi dopo la progettazione di una qualsiasi realizzazione. E poi a pagina 46 troviamo addirittura un elegante e originale lavabo costruito in multistrato marino. Ma per avvalorare la tesi “legno re dei materiali” basta sfogliare le pagine dedicate alle vostre realizzazioni: dalla fontanella, alla libreria, alla casetta sull’albero il materiale è lui, legno, mon amour!

Portabici fai da te con supporti reggicasco

Otto listelli di recupero definiscono quattro spazi per altrettante biciclette in una struttura elementare col profilo di un triangolo rettangolo: costruiamo un portabici fai da te

Creano un certo ingombro in garage e hanno il “vizio”, se ne cade una, di cadere tutte insieme in un groviglio inestricabile: le biciclette di varia grandezza, per accontentare la voglia di sport di adulti e bambini, hanno bisogno di un supporto che le conservi ordinatamente diritte e pronte a essere prese per un po’ di moto. La costruzione del portabici fai da te è abbastanza semplice e prevede la realizzazione di un “castello” triangolare, che si può accostare a una parete del garage, suddiviso da otto listelli in quattro spazi in cui alloggiare bicicletta, triciclo, monopattino.

L’unica difficoltà consiste nel taglio a 45° dei due montanti, della traversa superiore e degli otto listelli con gli altrettanti rinforzi. Le giunzioni si ottengono con precise spinature, ma soprattutto con l’abbondante utilizzo di un ottimo adesivo di montaggio (FixAll Hight Tack di Soudal) che viene steso a ricoprire le superfici di contatto e che fa una presa robustissima.

I quattro supporti verticali con gancio, spinati alla traversa superiore, permettono di conservare in ordine caschetti di protezione e altri accessori per averli a portata di mano quando si deve partire.

Tempo richiesto: 8 ore

  1. Elementi della struttura principale

    La struttura principale del portabici in legno fai da te è composta da cinque travetti con sezione 45×45 mm lunghi 900 mm (due montanti e tre traverse); ulteriori due travetti di identica sezione, ma lunghi 500 mm, chiudono lateralmente la base del “castello”.

  2. Realizzare le sedi delle spine

    I listelli che compongono la struttura a elle sono uniti tramite spinatura, rinforzata con colla vinilica; marcati con precisione i punti di unione si fora con il trapano per realizzare la sede della spina diametro 8 mm.

  3. Unire montanti e traversa superiore

    I due montanti e la traversa superiore sono giuntati, sempre con spine e colla, a 45°.
    portabici fai da te

  4. Smussare le estremità dei listelli

    Gli otto listelli di recupero sezione 30×30 mm sono smussati alle estremità a 45° in modo da potersi appoggiare di piatto alla traversa mediana e a quella di base; un potente adesivo di montaggio garantisce una presa solida anche senza spine, viti o chiodi.

  5. Stendere l’adesivo sulla superficie

    L’adesivo in cartuccia viene estruso con l’apposita pistola; con una spatola si stende a coprire tutta la superficie di contatto per una presa ancora più sicura.

  6. Posizionare i listelli

    Così preparato il listello viene incollato in posizione a 60 mm dall’estremità della traversa di base. I due listelli che definiscono la sede per la ruota di una bicicletta distano 60 mm. Tra la sede di una bici e quella successiva si lasciano 120 mm.
    portabici fai da te

  7. Spinare i listelli destinati a ricevere il gancio

    I quattro listelli di recupero, destinati a ricevere il gancio a cui appendere il casco o qualche altro accessorio, vengono forati a un’estremità per poterli spinare alla traversa superiore del castello. I ganci per gli accessori sono dei semplici ganci da bagno (portasalviette) in plastica nera e vengono incollati all’estremità superiore del listello sezione 30×30 mm lungo 220 mm.

  8. Rinforzare i listelli con una piattina metallica

    La struttura del portabici fai da te è davvero semplice e mette in evidenza il rinforzo di base ottenuto con una piattina metallica che collega i due lati corti della base e a cui sono avvitati dei corti sostegni per gli otto listelli posti in posizione inclinata.
    portabici legno fai da te

Progetto di Giovanni Pasqualotto

Letto fai da te a due piazze con cassetto su ruote e comparti chiudibili

Questo letto fai da te è quasi interamente fatto con pannelli di MDF di tre spessori, che tagliamo con la sega circolare e uniamo con colla vinilica e viti. La finitura è a smalto all’acqua, previa stesura di fondo

Affrontando un progetto di un letto fai da te in legno come questo, per prima cosa si pone l’interrogativo di scegliere il tipo di legno da utilizzare e se vogliamo che appaia la sua fibratura oppure intendiamo rifinirlo con vernice coprente. Scelta quest’ultima opzione, ci orientiamo su un derivato del legno come l’MDF (medium density fibreboard), che non costa una fortuna, si lavora facilmente ed è disponibile in pannelli in un’ampia gamma di spessori fra i quali scegliere liberamente per il nostro progetto.

L’MDF, oltre a essere facile da lavorare, ha anche una notevole resistenza all’imbarcamento e a nulla importa se non è bello da vedere, tanto, al termine, lo smalteremo. Per questo letto matrimoniale fai da te, con comparti laterali e cassetto estraibile nella pediera, scegliamo MDF di spessore 28 mm per i componenti portanti, 16 mm per il cassetto estraibile e alcuni pannelli interni, 6 mm per i pannelli più leggeri, per esempio le antine dei comparti laterali.

Come materiali servono anche alcuni listelli di faggio o ramino, che utilizziamo come sostegno o rinforzo in punti strategici, 4 rotelle, piccole manopole per le antine ecc. Grazie alla regolarità del progetto e alle facilitazioni offerte dall’MDF, per questa costruzione possiamo anche utilizzare due soli elettroutensili: la sega circolare e il trapano avvitatore a batteria.

A – pannello top e pannello fondo cassone
B – parete frontale cassone
C – setto intermedio cassone
D – sponda contenimento
E – zoccolo di sostegno
F – schienale unico
G – frontalino cassone
H – frontalino cassa estraibile
J – parete interna cassone
K – pannello top sopra cassa estraibile
L – parete laterale cassa estraibile
M – parete posteriore cassa estraibile
N – fondo cassa estraibile
O – anta scorrevole cassone
P – listello sostegno pannello K
Q, R, S – profilato mezzo tondo massello

Le giunzioni fra i pannelli le facciamo con colla vinilica e viti la cui testa deve necessariamente rimanere sotto filo piano: con una spatolatina di stucco, la finitura ricoprirà tutto, senza che si possa vedere traccia dei fissaggi. Per abbellire la costruzione abbiamo seguito la strada più veloce, applicando sui fianchi, con colla e chiodini senza testa, alcune semplici modanature di legno color noce.

Quella più in alto l’abbiamo messa in corrispondenza del bordo in modo che il suo profilo arrotondato possa smussare lo spigolo vivo dell’MDF. L’alternativa poteva essere quella di arrotondare gli spigoli con la fresatrice e una fresa concava con cuscinetto in testa. La finitura con smalto bianco all’acqua è preceduta da un paio di mani di fondo, intercalate da carteggiatura a grana medio-fine (180-240).

Costruire un letto con pochi attrezzi

Tempo richiesto: 2 giorni

  1. Effettuare i tagli dei pezzi lunghi

    I tagli dei pezzi lunghi li facciamo facilmente con una guida laterale (per esempio un pezzo di scarto perfettamente diritto), tenuta ferma con morsetti. Lo stesso sistema lo utilizziamo anche dopo, per fare le scanalature per lo scorrimento delle antine. In questo caso, regolata la profondità di lavoro della lama, per ogni scanalatura eseguiamo 2 tagli paralleli i cui limiti esterni siano a 7 mm uno dall’altro.
    letto fai da te legno

  2. Spianare il fondo dei tagli effettuati in precedenza

    I due tagli paralleli lasciano un setto intermedio (foto precedente): usiamo uno scalpello stretto e ben affilato per rimuoverlo e spianare bene il fondo. Notare che le scanalature sui due pannelli non hanno la stessa profondità: quelle meno profonde devono necessariamente ricadere sul pannello inferiore, una volta montato il cassone laterale. Questo è necessario per poter mettere e togliere comodamente le antine scorrevoli, anche con il cassone e il letto interamente montati. Conviene lasciare le scanalature larghe 7 mm in modo che, con l’aggiunta dello spessore della finitura, riesca a scorrere liberamente l’antina spessa 6 mm, anche lei rifinita con smalto.
    letto fai da te

  3. Preparare i pannelli e forarli

    Prepariamo i pannelli praticando fori passanti sul bordo di quello che va in appoggio; ricordiamo che ogni foro passante va anche svasato per accogliere comodamente la testa della vite. Con i fori passanti fatti, si uniscono in bianco i pezzi, in modo che i fori stessi ci possano guidare nell’esecuzione dei prefori sui pannelli riceventi. Fatti i prefori, spalmiamo di adesivo vinilico la superficie di contatto, quindi avviciniamo i pezzi tenendoli in una posizione che permetta l’accoppiamento in squadro, per esempio, appoggiati sul pavimento.
    costruire un letto

  4. Aiutarsi con gli strettoi

    Usiamo uno o più strettoi, a seconda della situazione, per aiutarci a mantenere i pezzi in posizione durante l’avvitatura.

  5. Chiudere i cassoni laterali

    I cassoni laterali hanno quattro lati formati da pannelli da 28 mm, mentre il quinto lo chiudiamo con un pannello da 16 mm, applicato con le stesse modalità degli altri.
    struttura letto fai da te

  6. Montare il cassetto centrale

    Il cassetto centrale è interamente fatto con pannelli di MDF da 16 mm. La modalità di giunzione è sempre con adesivo e viti. Per la movimentazione agevole applichiamo 4 ruotine a direzione fissa, che avvitiamo sotto, una volta montato il cassetto.

  7. Mettere in posizione e fissare il piano soprastante

    Fatti i due cassoni, fissiamo sulla loro faccia interna i listelli che devono reggere il piano soprastante, che mettiamo in posizione per poi fissare, lato testiera, un pannello di MDF che abbracci tutta la larghezza del letto fai da te.
    costruire un letto

  8. Fissare i pannelli verticali di completamento

    Sull’anteriore i pannelli verticali di completamento sono 3: uno per ogni cassone e uno per il cassetto scorrevole.
    costruire un letto

  9. Installare le serrature per bloccare il cassetto

    Per poter bloccare il cassetto nella sua posizione di riposo, applichiamo ai lati due piccole serrature a chiavistello.

  10. Unire i cassoni e rifinire le parti che restano a vista

    Uniamo i cassoni con il pannello posteriore e completiamoli anteriormente con i pannelli frontali; davanti lasciamo lo spazio di misura per l’inserimento del cassetto su ruote. Non tutte le superfici vanno rifinite: diamo fondo e poi smalto soltanto alle parti che inevitabilmente restano a vista.
    letto fai da te legno

Ventosa 300-76 di Montolit | Super “vuoto” per sollevare in sicurezza le grandi piastrelle

La ventosa 300-76 di Montolit è lo strumento ideale per sollevare le piastrelle, ma con le grandi lastre che si usano oggi, caratterizzate spesso da superfici materiche, deve essere affidabile nella tenuta del vuoto per evitare l’improvvisa perdita di aderenza

Il sollevamento e anche il posizionamento di piastrelle di ampie dimensioni e di grandi lastre è una manovra sempre critica, perché questi pezzi sono molto costosi, anche unitariamente. Inoltre, le superfici materiche (non lucide e spesso nemmeno lisce) sono sempre più apprezzate per la resa estetica, ma questo non agevola certamente la perfetta adesione delle ventose di sollevamento. Questi strumenti funzionano creando il vuoto fra la base d’appoggio e la superficie della piastrella, cosa che accade se lungo il bordo esterno della ventosa si instaura una sufficiente tenuta all’aria. Per questo, più la superficie è rugosa e meno probabilità ci sono di potersi affidare alle comuni ventose. In questi casi è necessario utilizzare prodotti altamente performanti come la ventosa 300-76 di Montolit, che vanta un dato di sollevamento sino a 150 kg di peso, con tre caratteristiche determinanti per lavorare in totale sicurezza: le dimensioni della ventosa, che misura 200 mm di diametro; le proprietà della gomma di contatto, che ha particolari capacità di adattarsi alle minime creste e avvallamenti della superficie della piastrella; infine, l’indicazione della depressione attuata dalla ventosa mediante lo stantuffo. Indicando il valore di depressione, il vuotometro mostra in tempo reale se c’è tenuta costante e quindi permette di manovrare la piastrella o la lastra con tutta tranquillità, anche con le superfici “difficili”.

La ventosa per piastrelle di grande formato è fornita in una borsa morbida protettiva nella quale è consigliata la custodia e il trasporto, per evitare i possibili danneggiamenti della superficie di adesione. Il prezzo consigliato per il pubblico è di euro 218,00.
La ventosa ha un suo coperchio di protezione che la salvaguarda dalle facili abrasioni che possono incorrere negli ambienti di posa, necessariamente poco puliti, essendo cantieri.
L’attivazione della ventosa avviene facendo il vuoto con la pompa inserita nell’impugnatura: si aziona premendo con un dito lo stantuffo, mentre il vuotometro indica la depressione esercitata.
Quando si decide di rilasciare la piastrella, l’azione avviene in modo immediato nel momento in cui si preme, sull’altro lato dell’impugnatura, il pulsante rosso di sblocco.
Le dimensioni della base d’appoggio e la conformazione della ventosa offrono le massime performance per la tenuta su superfici critiche, anche merito del materiale utilizzato per la gomma.

Col vuotometro si sta sereni

Lo speciale manometro presente sulla ventosa è collegato direttamente con l’ambiente che si crea sotto la superficie d’appoggio e lavora al contrario: invece di indicare una pressione, indica una depressione. I valori migliori sono quelli a sinistra; ovvero, in situazione di pressione ambiente, l’ago sta a fondo scala a destra. Man mano che si crea depressione, l’ago si sposta in senso antiorario e, per il sollevamento, va portato più a sinistra possibile. Inoltre, bisogna controllare che la lancetta sia stabile: sin che rimane nella zona bianca della scala, tutto ok.

Energia rinnovabile: formula magica ma possibile

Tratto da “Rifare Casa n.80 – Marzo/Aprile 2022″

Autore: Nicla de Carolis

Argomento di punta di questi giorni è l’aumento del prezzo dell’energia elettrica e del gas, strettamente collegati perché qui in Italia l’energia elettrica in larga parte viene prodotta con il gas. Siamo tutti toccati e increduli quando arrivano le bollette di queste forniture con cifre lievitate in maniera esponenziale. È importante cercare di capire quale sia la situazione attuale, perché si è verificata e quale sia la via per raggiungere l’indipendenza dai combustibili fossili non solo perché li dobbiamo acquistare da altre Nazioni, con tutte le variabili del caso, ma anche perché ce lo impongono stringenti motivi di sostenibilità a cui non possiamo rimanere insensibili. Nel 2020 le fonti rinnovabili nel nostro Paese hanno garantito il 43% dell’energia elettrica facendoci piazzare al 4° posto tra i membri del G20 per quota percentuale. La parte del leone sul totale della generazione da rinnovabili la fa l’idroelettrico (40%), sistema più datato, la prima centrale idroelettrica risale addirittura alla fine dell’800, seguita poi dal fotovoltaico (21,7%), dall’eolico (17,8%), dalla bioenergia generata bruciando legna, olii vegetali, agrocombustibili (15,7%) e dalla geotermia che sfrutta il calore del nucleo terreste che, solo in alcune zone d’Italia, fuoriesce dalla superficie (4,8%). Purtroppo però ancora oltre la metà della produzione di elettricità in Italia è generata dai combustibili fossili (gas per cui siamo, come ben noto, in larga parte dipendenti dalla Russia), responsabili in buona parte dei cambiamenti climatici per le emissioni di CO2 che fanno alzare la temperatura. L’aumento del prezzo del gas è dovuto a una maggior domanda determinata da tre fattori: la ripartenza dell’economia post pandemia, la preferenza da parte dei paesi che stanno affrontando la fase iniziale della transizione ecologica per il minor impatto inquinante rispetto a petrolio e carbone e la richiesta della Francia che, chiudendo due centrali nucleari, ha sostituito per questa parte l’energia nucleare con il metano. Con la bella stagione la domanda di gas diminuirà e, dicono gli esperti, si dovrebbero abbassare leggermente anche i prezzi ma questa doccia fredda e improvvisa che abbiamo avuto ci deve dare la scossa per renderci indipendenti come Paese e anche individualmente, quando possibile, con un passaggio più veloce alle fonti di energia rinnovabile, oltre che ovviamente rendendo le nostre case meno bisognose di caldo e fresco aggiunti grazie agli efficaci sistemi di coibentazioni oggi disponibili; l’augurio è che il governo faccia quanto in programma, investendo e snellendo la burocrazia per i cittadini che vogliono seguire questa strada. Nel dossier da pagina 26 troverete tutti i nuovi condizionatori che climatizzano in maniera perfetta, rinfrescano, deumidificano, purificano l’aria, facendo la loro parte in questa transizione ecologica con consumi assai ridotti rispetto a quelli di qualche anno fa.

 

Nuovi trapani avvitatori della linea Easy di Bosch, con e senza percussione

Un ventaglio di scelte all’interno del quale chiunque ha la possibilità di trovare l’elettroutensile più adatto alle proprie esigenze: sono i trapani avvitatori Easy a batteria 18V Bosch, disponibili con o senza percussione, in confezione con solo corpo macchina, oppure in valigetta con una o due batterie e caricabatteria

Affinché sia possibile avere l’elettroutensile ideale per qualsiasi lavoro di foratura ed avvitamento, Bosch offre una gamma completa di avvitatori calibrati su 3 livelli di difficoltà del lavoro: i trapani avvitatori Easy progettati per lavori di piccola e media difficoltà, i modelli Universal per la massima versatilità e i modelli Advanced per i lavori più impegnativi. Inoltre si ha la possibilità di scegliere un trapano che abbia la funzione di foratura con percussione, mentre tutti possiedono la regolazione della coppia torcente, per un’avvitatura sempre perfettamente calibrata.

Per quanto riguarda la linea Easy, da gennaio 2022 sono entrati in campo due nuovi modelli: EasyDrill e EasyImpact, questi ultimi con percussione. Guardando i dati tecnici di questi due trapani, ma anche prendendoli in mano e utilizzandoli, non danno affatto la sensazione di rientrare nella linea Easy. Sono piccoli e leggeri (come del resto anche quelli della linea Universal e Advanced), ma sono capaci di forare legno, acciaio e muratura (il modello Impact) sino a diametri notevoli.

Anche la coppia massima di serraggio è “importante” e ha numerosi livelli di regolazione; inoltre hanno due velocità, un ottimo mandrino autoserrante che può montare codoli sino 13 mm di diametro, presenti di solito sui trapani più potenti, hanno l’ECP (Electronic Cell Protection) che costituisce una protezione delle batterie contro il surriscaldamento, il sovraccarico e lo scaricamento, garantendo una maggiore durata nel tempo. Infine, per ampliare al massimo la gamma delle possibilità, Bosch mette a disposizione, sia il modello EasyDrill sia l’EasyImpact, nella versione solo corpo macchina, oppure in confezione con valigetta rigida, con l’aggiunta di una o due batterie e il relativo caricabatterie.

La Power For All Alliance è una delle più grandi alleanze tra produttori leader di utensili a batteria in grado di offrire un’unica batteria da 18V utilizzabile con una moltitudine di elettroutensili rivolti all’utilizzatore privato. Un’unica batteria Bosch da 18V compatibile con tutti gli utensili da 18V delle marche Bosch Fai da te, Giardinaggio e Casa, ma anche Gardena, Gloria, Wagner, Rapid, Steinel, Flymo… e tante altre seguiranno in futuro.
Questo perché la vision dell’azienda Bosch è che il consumatore possa usare una sola batteria in e intorno alla casa. Nessun cavo, nessun limite. Una sola batteria per tutti gli utensili: acquistando il solo corpo macchina, si ha la possibilità di risparmiare e di contribuire alla salvaguardia dell’ambiente (andando a ridurre il numero di batterie utilizzate e che un giorno dovranno essere smaltite).

Come fare l’impianto idraulico casa a regola d’arte | Guida completa

Progettare l’impianto idraulico per la propria abitazione esige competenze tecniche, cura dei particolari e attrezzi specifici. Ecco tutto quello che bisogna sapere

Quando si parla di impianto idraulico si fa riferimento a un insieme molto ampio di elementi che è indispensabile conoscere per orientarsi al meglio in una corretta progettazione.

Gli impianti idraulici di casa sono estremamente diversi uno dall’altro. L’acqua fredda che entra nell’abitazione, oltre ad alimentare direttamente i vari erogatori e sanitari, viene riscaldata da una caldaia, per essere distribuita anche calda. Ad ogni sanitario, quindi, perviene un tubo per l’acqua calda e uno per l’acqua fredda. Tutti i punti sono dotati di uno scarico con sifone che impedisce il riflusso di esalazioni.

In un impianto idrico gli scarichi sono convogliati in un unico tubo che porta alla fognatura delle acque nere. Le soluzioni idonee per portare l’acqua nei vari punti dell’abitazione sono numerose e possono mettere in difficoltà chi desidera attrezzarsi per risolvere da solo i problemi di costruzione e manutenzione degli impianti idraulici.

Se si intendono eseguire modifiche su vecchie tubazioni per impianto idrico di alimentazione in metallo o grosse realizzazioni come un impianto idraulico completo, conviene allargare la normale dotazione con alcuni attrezzi che rendano possibile lo svolgimento del lavoro e lo velocizzino.

Impianto di adduzione

L’impianto di adduzione dell’impianto idraulico è composto da una tubazione di arrivo, inizialmente interrata. All’interno dell’abitazione si dipartono le tubazioni di distribuzione che terminano alle varie utenze e alla centrale di produzione di acqua calda sanitaria, nonché del circuito di riscaldamento.

Adduzione con tubi di polipropilene

tubi in polipropilene
I tubi in polipropilene sono molto pratici per la realizzazione di tubazioni di alimentazione idrica per l’impianto idraulico. Per le giunzioni serve il polifusore, strumento per saldare le parti a caldo.

Con la cesoia a scatto è possibile tagliare i tubi con molta precisione e senza la formazione di sbavature.

I pezzi da unire vanno riscaldati con il polifusore in modo che si ammorbidiscano e possano essere congiunti.

Dopo aver scaldato le estremità con il polifusore, i pezzi vanno inseriti uno nell’altro rispettando l’orientamento corretto ed esercitando una certa pressione. La fusione trasforma i due pezzi in un corpo unico garantendo la tenuta idraulica e la resistenza meccanica. Nella realizzazione di impianti complessi conviene usare il polifusore, ben saldo al banco, ed eseguire le giunzioni tra barre diritte e relativi raccordi.

I giunti in materiale plastico possono ricevere rubinetti in metallo collegati per avvitatura.

Impianto idraulico con i tubi di rame

Il tubo di rame per l’impianto idraulico è venduto in diametri da 10 a 54 mm, in barre o in rotoli. A seconda del diametro, si trova in rotoli da 25 a 100 metri e quindi la necessità di unire più spezzoni è ridotta al minimo. Essendo il rame un ottimo conduttore di calore, per evitare cali di rendimento si usa quasi sempre del tubo rivestito all’esterno da una guaina di plastica o poliuretano, più o meno spessa.

Nei tagliatubi a rotella un sottile disco viene premuto contro il tubo da due rulletti imperniati su una guida. Serrando il pomello della vite e girando contemporaneamente il tagliatubi, il disco penetra nel rame, tagliandolo.

Al termine del taglio rimane nel lume interno del tubo un’abbondante bava, che viene asportata con l’utensile triangolare presente sul bordo del corpo sagomato a C.

I tubi in rame sono molto flessibili ed è possibile curvarli inserendoli in una particolare molla d’acciaio armonico che serve per evitare che il tubo si schiacci riducendo il passaggio dell’acqua. Se si curva il rame con altri mezzi, per evitare lo schiacciamento, si può riempire il tubo di sabbia prima di curvarlo.

La curvatubi, specifica per tubi di rame, effettua pieghe in modo graduale e con delicatezza, evitando di schiacciarli.

Con ghiere e ogive

Per preparare un giunto ad imbocco svasato si taglia e si sbava il tubo. Non bisogna dimenticare di inserire la ghiera prima di iniziare il lavoro.

Si inserisce il tubo nel morsetto corrispondente al suo diametro lasciando la parte terminale a filo della matrice e si stringe.

Si posiziona il morsetto sulla matrice e si stringe la vite. Il maschio allarga i bordi del tubo.

Una volta smontati matrice e morsetto si procede appoggiando la parte conica del giunto sull’imbocco svasato.

Si procede al montaggio infilando sul tubo la ghiera filettata e l’anello biconico. Si inserisce poi il tubo nel raccordo o nel rubinetto fino a raggiungere il fondo della sede.

Grazie alla sua malleabilità il rame si calza sul cono del giunto realizzando una tenuta perfetta.

La saldatura del rame

Le due parti che vanno a contatto devono essere pulite con tela o fibra abrasiva.

Si cospargono le parti di pasta decapante, detta anche “pasta salda”, con un pennellino facendo attenzione a non toccarla con le mani perché è corrosiva e potrebbe causare ustioni. Il tubo va inserito nel raccordo e girato a destra e a sinistra alcune volte per favorire la distribuzione uniforme della pasta decapante asportando quella in eccesso con uno straccio.

Con il cannello (quello utilizzato nella saldatura a gas) si scaldano i pezzi dell’impianto idraulico. Dopo circa 30 secondi la pasta inizia a fumare abbondantemente, segno che i pezzi sono in temperatura. A questo punto si appoggia il filo di lega stagno-argento-piombo nel punto di congiunzione tra tubo e raccordo. La fusione è immediata e la lega si distribuisce con rapidità tra i due pezzi raggiungendo anche la parte opposta al punto di appoggio.

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  • [Est per funzionare] Basta ruotare la manopola per serrare e tagliare e far scorrere la manopola per allentare e regolare la posizione dei tubi.
  • [Applicazioni multiple] Il tagliatubi può essere utilizzato su molti materiali, come rame, alluminio, PVC, ottone, il che lo rende più utile per la produzione di gioielli, meccanica dei veicoli ecc.
  • [Pratico e di qualità] Il solido design ergonomico rende il tagliatubi più comodo e rapido.-

Fissaggio dei tubi in rame a parete

Per la realizzazione di un impianto idraulico a regola d’arte a volte si rendono necessarie sostituzioni o estensioni di tratti di tubo in rame.

I corretti posizionamento e fissaggio del tubo al muro si ottengono con fissatubi in acciaio che abbracciano saldamente il tubo grazie a due semicollari: uno è premuto dalla testa delle viti contro l’altro, dove le viti fanno presa nella loro sede filettata. Dalla stessa parte è fissata la vite di accoppiamento con il tassello ad espansione per un robusto aggancio al muro.

Si praticano i fori nel muro con un trapano dotato di limitatore di profondità e raccoglipolvere.

Si rimuove il residuo di polvere soffiando con aria compressa e si inseriscono i tasselli nei fori portandoli a filo con la superficie del muro, in modo che non sporgano all’esterno.

La conformazione del collarino a cerniera permette l’avvitamento a mano sino in fondo, senza utilizzare strumenti. Alla stretta finale si bada di lasciare la concavità orientata nella direzione di passaggio del tubo da bloccare.

Evitare danni ai tubi

L’identificazione sicura di tubi sotto le piastrelle è possibile solo utilizzando rilevatori che avvertono la presenza di oggetti nascosti, che arrivano fino ad una profondità di rilevamento di 80 mm per l’acciaio e di 69 mm per il rame. L’apparecchio è in grado di riconoscere anche sottostrutture in legno, tondini metallici e cavi elettrici.

per ripristinare almeno temporaneamente la funzionalità dell’impianto è necessario tamponare la perdita. Un buon metodo consiste nel fasciare il tubo sul foro con un pezzo di gomma telata e serrarlo con forza tramite fascette a vite.

in alternativa si può usare una resina bicomponente da amalgamare. La pasta va avvolta attorno al tubo ben asciutto in corrispondenza del foro, in modo da realizzare un anello continuo; dopo circa 15 minuti il prodotto diventa duro.

Bosch rilevatore Truvo (facile maneggevolezza a un tasto, Wall Scanner cavi sotto tensione e metallo)
  • Rilevatore Truvo Bosch: accendere, rilevare e poi forare
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BLACK+DECKER BDS200-XJ Rilevatore di tubi e cavi
  • Tensione: 3V
  • Rilevazione di: metallo: fino a 50 mm, rame: fino a 25 mm, tubi di tensione: fio a 50 mm
  • Peso: 0,185 / 0,086 kg
  • Misure confezione: 60 x 120 x 230 mm
  • Accessori: batterie 2 x 1,5 V

Tubi in acciaio zincato

Sono senz’altro i più difficili da lavorare per la realizzazione dell’impianto idraulico e richiedono anche la disponibilità di alcune attrezzature specializzate. I tubi in acciaio sono prodotti in diametri diversi che vanno dai 3/8 di pollice fino a diversi pollici. Per il collegamento di pezzi successivi è necessario procedere alla filettatura delle estremità in modo da potervi avvitare i giunti di collegamento.

I giunti sono prodotti in varie fogge (diritti, a T, a gomito, a quattro vie, ecc). In pratica le condutture in tubi d’acciaio si eseguono tagliando e filettando pezzi di tubo che vengono avvitati uno dopo l’altro per mezzo dei giunti. I tubi in acciaio possono correre nelle pareti, ma possono anche essere lasciati scoperti. Il fissaggio è realizzato con tasselli ad espansione dotati di testa a collare.

Per filettare l’estremità di un tubo è necessario utilizzare un apposito apparecchio, la “filiera”, che è costituita da un cilindro entro il quale si inserisce una matrice dentata che viene fatta agire sull’estremità del tubo. Sono disponibili in commercio set di filiere con matrici di vari diametri: per un uso non professionale può andare bene una dotazione da 3/8” a 1”. 2: il cavalletto è un treppiede che sorregge una morsa la cui parte superiore è rovesciabile per meglio collocare il tubo che deve essere lavorato.

L’estremità da filettare deve essere tagliata perfettamente a 90 gradi rispetto all’asse del tubo e non avere sbavature. È anche utile praticare sull’estremità un invito conico per mezzo di una lima. Dopo aver bloccato il tubo da filettare ed aver applicato la filiera, la si ruota in senso orario in modo che i suoi denti scavino il filetto. Durante il lavoro si olia la filettatura che si sta formando. Quando la filettatura ha un’estensione di almeno 20 mm si può svitare la filiera e pulire il filetto con uno straccio per eliminare le bave.

Inserire una derivazione

Per allacciare una tubazione derivata ad un tubo di acciaio zincato bisogna tagliare il tubo, inserire un raccordo a T e ripristinare la continuità del tubo. Si taglia il tubo asportandone un pezzo lungo quanto il giunto a T più 25-30 mm e si procede alla filettatura delle due estremità. Su una di queste va avvitato il giunto a T.

Per collegare il T con il rimanente tratto di tubo si utilizza la “vite doppia” composta di due parti: una va avvitata sul giunto a T, l’altra sul tubo e, quindi, per mezzo di una ghiera con guarnizione, i due pezzi del giunto vengono avvitati e stretti. Infine, a partire dalla bocca di svincolo del giunto a T, si avvita un altro tubo che prosegue verso il servizio da alimentare.

Accessori idraulici per il risparmio idrico

Il consumo idrico giornaliero pro-capite si aggira intorno ai 130/140 litri giornalieri e a ben vedere si tratta di un quantitativo enorme. Risulta quindi fondamentale utilizzare una gamma di prodotti, come quella proposta da Sodifer studiata per massimizzare il risparmio d’acqua fino al 50% facili da installare.

Sigillature col nastro di teflon

Dopo aver eseguito la filettatura si pulisce il filetto dall’olio e dai trucioli e lo si prepara coprendolo con il nastro di teflon che possiede ottime caratteristiche di inalterabilità.

Per favorire la presa del raccordo bisogna lasciare quasi scoperto il primo filetto, ma coprire abbondantemente gli altri.

Il tratto di tubo nuovo deve essere tagliato ad una lunghezza tale da lasciare lo spazio per il giunto a bocchettone. I bocchettoni a innesto conico hanno bisogno di un’accurata pulizia delle superfici a contatto mentre i tipi a sedi piatte devono essere muniti di guarnizioni.

Il montaggio si esegue serrando con una chiave la ghiera mentre con l’altra si tiene ferma la parte con il filetto esterno.

Sigillare con canapa e pasta

Per rendere stagna la giunzione filettata, si può utilizzare anche la canapa avvolgendola lungo la filettatura, procedendo in senso orario, fino a riempire quasi totalmente lo spazio fra i filetti.

Si stende con il dito, sulla canapa avvolta, la pasta per guarnire e si avvita il giunto, prima a mano, serrando successivamente con i giratubi. Una buona guarnizione, partendo dal margine esterno della filettatura, tende a ingrossarsi procedendo verso l’interno.

Migliorare la tenuta dei tubi

Per sigillare i raccordi filettati si possono impiegare anche le moderne guarnizioni liquide. Particolarmente indicate per sigillare filettature lasche di raccordi metallo/metallo, resistono alle dilatazioni termiche ed a temperature tra -55°C e +150°C. I prodotti sigillaraccordi si applicano facilmente grazie alle pratiche confezioni che permettono di utilizzare la giusta dose di sigillante; una volta richiuso si conserva fresco per successive applicazioni.

alcune confezioni sono dotate di un sistema di erogazione a soffietto che consente di prelevare il prodotto con la semplice pressione.

altri prodotti sono in tubetto corredato di una chiavetta che permette di estrarre fino all’ultima goccia di sigillante.

i raccordi trattati con le paste sigillanti possono essere successivamente smontati e sbloccati per altre applicazioni.

il sigillante multifilo, ricoperto con pasta inerte che non reagisce con i materiali con cui è a contatto, risulta facile e veloce da applicare.

permette di riposizionare i raccordi e resiste fino a +130°C. Si applica avvolgendolo su filettature pulite in quantità proporzionale al diametro.

Colore e robustezza con le lastre ELYPLAST in vetroresina

Per realizzare coperture e tamponamenti esterni le lastre in vetroresina della gamma Elyplast di Brianza Plastica rappresentano un’ottima soluzione in termini di facilità di posa, durabilità e resistenza sia chimica che meccanica. Oltre ad essere ampiamente utilizzate sia in ambito industriale che agricolo, le lastre e i rotoli della gamma Elyplast sono la soluzione ideale per realizzare tettoie, pergole, box attrezzi, garage, casette per giardini e piccole serre.

I rotoli, traslucidi, sono disponibili piani e ondulati (profilo 76/18); le lastre possono essere opache o traslucide e sono disponibili in diverse varianti di profili, ondulati e grecati, e in diverse misure. Il prodotto viene realizzato tramite processo di laminazione in continuo rinforzando con fibra di vetro, che garantisce proprietà meccaniche nettamente migliori rispetto ad altri prodotti plastici, la resina poliestere.

La resina poliestere utilizzata è stabilizzata UV e l’applicazione di uno strato esterno di una speciale resina isoftalica ­– denominato gelcoat – aumenta le performance del prodotto.

Esempi di profili ondulati e grecati

Gamma ELYPLAST: rotoli e lastre in vetroresina, traslucidi e opachi

Come si posano le lastre ELYPLAST

Foratura sempre sopra un’onda
L’acqua non entra con la guarnizione
L’onda non va schiacciata dalla vite
La marcatura si effettua con pennarello
Per il taglio è ideale un disco per metalli
Sormonto di 2 onde con limitate pendenze

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Protezione e luce con le lastre ELYSOL in policarbonato compatto

Ci sono costruzioni per le quali è determinante la captazione della luce naturale; e non si parla soltanto di serre, ma anche di costruzioni residenziali, per non parlare di costruzioni agricole, industriali e di allevamenti. Per beneficiare dell’illuminazione del sole e nello stesso tempo avere la necessaria protezione dagli agenti atmosferici ci sono le lastre Elysol di Brianza Plastica, utilizzabili come copertura a tetto e in parete; sono fatte in policarbonato e risultano completamente trasparenti, pur garantendo totale resistenza ai raggi UV, robustezza anche agli urti e facilità di lavorazione per il taglio e la foratura per il montaggio.

La lastra Elysol è disponibile con forma ondulata e grecata, in diverse conformazioni e misure, per poter scegliere quella più indicata per le dimensioni e la sagoma del volume da ricoprire.

Onda larga
Onda stretta
Greca

Può essere montata su una struttura di legno o di ferro, con apposite viti e guarnizioni da applicare sull’onda o sulla greca, in modo da garantire totale impermeabilità. Nell’ambito residenziale si possono realizzare serre di qualsiasi dimensione, tettoie per auto, camper, moto ecc, ma anche verande e coperture per terrazzi.

Caratteristiche della lastra ELYSOL

Come si posa

Viti di fissaggio con guarnizioni
Taglio con smerigliatrice angolare
Realizzazione foro
Margine per la dilatazione
Struttura in legno o metallo
Sormonto di testa minimo 120 mm

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Incastro a coda di rondine | Come realizzarlo senza errori

L’incastro a coda di rondine è senza dubbio quello più classico ed esteticamente valido tra gli incastri per legno, ma è abbastanza difficile da realizzare. In questo articolo vediamo come effettuarlo passo-passo, sia a mano che a macchina

L’incastro coda di rondine può essere realizzato a mano o, ancor meglio, a macchina: in entrambi i casi si tratta di un lavoro paziente e di precisione, per il quale è assolutamente necessario non avere fretta. Analizziamo entrambe le situazione nel dettaglio.

Incastro a coda di rondine fatto a mano

I due pezzi che devono essere uniti vanno sagomati in modo complementare e con una buona precisione: tanto i denti (maschi) quanto le cave (femmine) presenti sui pezzi da unire hanno forma trapezoidale. La colla vinilica rende definitivo l’incastro, ma l’unione è già solida di per sé in quanto i due pezzi non sono scollegabili per trazione diretta, ma solo per spostamento laterale di uno di essi.

Questo tipo di unione può essere realizzato solo utilizzando legni duri, che possano essere sagomati con angoli precisi ed essere carteggiati finemente, alla ricerca del massimo contatto e stabilità. Gli scalpelli da utilizzare devono essere perfettamente affilati, mentre la sega è bene abbia dentatura stretta ed efficiente.

Cosa serve per realizzare l’incastro a coda di rondine a mano:

  • Matita
  • Maschera di cartone
  • Sega a lama e archetto a filo
  • Scalpelli a punta piatta
  • Carta vetrata
  • Colla vinilica

Come realizzare l’incastro a cosa di rondine a mano libera utilizzando una dima per incastri a cosa di rondine

coda di rondine a mano libera

  1. Prepariamo una dima di cartoncino rigido lunga quanto la larghezza dei pezzi da unire. Poggiamo la dima sul bordo di un pezzo e tracciamo la sagoma con una matita a mina piatta.
  2. Con una lama a dorso rigido pratichiamo gli intagli seguendo le tracce a matita. Poniamo particolare attenzione all’assoluta regolarità e precisione dell’azione di taglio con la sega.
  3. Le parti che devono essere asportate possono essere tagliate alla base utilizzando un archetto con lama a filo che ci permette anche di rifinire e regolarizzare ulteriormente i tagli.
  4. Le cave tra un dente e l’altro vanno attentamente rettificate con un lavoro di scalpello e raspa. Cerchiamo di rimanere sempre all’interno della traccia a matita per non creare abbondanze di spazio.
  5. Quando un pezzo è finito lo presentiamo contro il pezzo concorrente e sfruttiamo il profilo dei denti e delle cave per tracciare il rimanente profilo da intagliare. Poi procediamo ad aprire le cave.
  6. Con i due incastri pronti proviamo l’assemblaggio. Le imprecisioni che inevitabilmente riscontriamo si eliminano gradualmente con alcuni passaggi di carta vetrata su denti e cave.

incastro

L’unione di due pezzi a 90° (nella versione più semplice) si realizza aprendo, sul bordo del secondo pezzo, una serie di cave uguali ai denti del primo pezzo. L’accoppiamento avviene sovrapponendo i due elementi e incastrandoli, dopo aver spalmato un velo di colla vinilica su tutte le superfici a contatto.

incastri con fresatriceIncastro a coda di rondine fatto a macchina
L’incastro a coda di rondine legno non è tra i più semplici da eseguire a mano libera (cioè con mazzuolo e scalpello), data la notevole precisione con cui devono essere intagliati i denti e le cave che vanno accoppiati nei due pezzi adiacenti. è sicuramente più indicato impiegare la fresatrice verticale equipaggiata con l’apposita fresa e guidata da speciali maschere di taglio. Con questi mezzi l’esecuzione degli incavi e dei relativi denti si effettua con una sola operazione, in quanto i due pezzi vengono accoppiati (di piatto e di testa) durante il lavoro.

Cosa occorre sapere circa l’incastro  coda di rondine fatto a macchina:

  • Le frese per incastri a coda di rondine vengono utilizzate per assemblare componenti di armadi e cassetti. Sono possibili diverse forme di dentellatura: aperte, coperte o semicoperte. Si possono anche realizzare precise scanalature per accogliere listelli di rinforzo (per esempio su tavole di legno massello per impedirne la deformazione).

Cosa serve:

  • Guide a coda di rondie sagomate o banchetto per incastri a coda di rondine
  • Trapano
  • Fresatrice verticale portatile, frese

coda di rondine, incastro a coda di rondine, mobili, incastri, legno

Come realizzare l’incastro a coda di rondine a macchina

coda di rondine a macchina

Sagome guida: sono elementi sagomati in metallo con profilature lungo il bordo, che guidano l’utensile della fresatrice contro i due pezzi di legno su cui ricavare gli incastri. I pezzi, ben squadrati e inseriti nella guida con precisione, con i due lati concorrenti combacianti, si sfalsano di metà della larghezza di un singolo incastro. La fresatrice traccia i solchi muovendosi con precisione all’interno della dentellatura metallica.

coda di rondine, incastro a coda di rondine, mobili, incastri, legno

Banchetti guida: più pratici delle sagome guida, accolgono quasi tutte le fresatrici portatili in commercio su un piano scorrevole e bloccano in posizione i due pezzi da lavorare (di vario spessore) in corrispondenza della sagoma da seguire. In una sola passata si possono ottenere maschi e femmine e, con una dima aggiuntiva, le possibilità aumentano, sia come larghezza dei pezzi sia come dimensione singola degli incastri. Gamma Zinken

griglia per trapano

Griglia per trapano: è possibile realizzare gli incastri a coda di rondine per mezzo del trapano, utilizzando apposite griglie-guida che si bloccano al banco, ma lavorando solo su un pezzo alla volta.

Guarda come realizzare un incastro a coda di rondine artigianale

Vuoi realizzare incastri a coda di rondine perfetti ma non hai i materiali? Ecco alcuni consigli per gli acquisti

Sale
Silverline 633936 Mortasatrice a coda di rondine, 300 mm
  • Tiene e taglia contemporaneamente i due pezzi
  • Tagli a coda di rondine femminili & maschili
  • Presa salda elimina il rischio di movimento durante la fresatura; Allineamento automatico
  • Accetta legname proveniente da 25-32 mm di spessore
  • La boccola di guida e venduta separatamente
CMT CMT 300 - Sistema juntas universal para encajes
  • CMT CMT 300 - Sistema juntas universal para encajes
Festool Fresa per giunzioni a coda di rondine HW S8 D14,3/16/10°
  • Festool Fresa de cola de milano HW S8 D14,3/16/10°
CMT CMT 300-T129 - Molde marron p/encastre cola milano abierta 12.7 mm
  • CMT CMT 300-T129 - Molde marron p/encastre cola milano abierta 12.7 mm
CMT-ENLOCK1 Sistema di giunzione completo
  • Il sistema include la macchina CMT-ENLOCK1 , 50 tasti (CMT-ENLOCK10) e una punta a coda di rondine da 3/8 pollici
  • Crea una falegnameria solida e semplice per una moltitudine di progetti di lavorazione del legno.
  • Il materiale può essere posizionato con precisione nel jig in una varietà di modi.
  • Ideale per unire giunti a T, giunti angolari, giunti a mitra ed è perfetto per serrare la falegnameria da bordo a bordo.
  • Il sistema viene fornito in una custodia con manuale di istruzioni (lingua italiana non garantita).
Faithfull TC 13.2MM - Fresa con incastro a coda di rondine
  • Il carburo di tungsteno Rondine di taglio progettato per essere usato congiuntamente con sagome coda di rondine, producendo
SERRUCHO EBANISTA MANGO REVE 2
  • Può far risparmiare molto spazio, in officina o a casa
  • Colori moderni con rivestimento particolare
  • Combinazioni di design diverse
  • Prodotto multi-uso, robusto e durevole