Con una larghezza di 15 mm e un’altezza di 10 mm, i listelli si sono rivelati ideali per realizzare il gambo di un’abat-jour in legno dalla forma sinuosa e accattivante
Il torciglione di listelli è ormai un classico che trova applicazione nella realizzazione, sempre molto creativa, di numerosi oggetti come alberi di Natale stilizzati, gambe di tavolini da salotto, soprammobili di vario tipo; il tutto connotato da varianti e proporzioni confacenti al caso specifico. Con lo stesso sistema costruttivo si può realizzare anche il gambo di sostegno di questa abat-jour in legno fai da te, usando in modo semplice ma efficace pochi materiali e pochi attrezzi, ottenendo un eccellente risultato estetico.
In effetti, come più volte abbiamo sottolineato, quando si realizzano oggetti per la casa è molto importante l’estetica e la finitura: le proporzioni devono essere corrette, come certe simmetrie che non sfuggono all’occhio e le superfici devono essere lisce e con spigoli finemente stondati, anche quando è richiesto che siano abbastanza vivi.
Nel caso si usi legno al naturale, come nel lavoro di queste pagine, è doveroso scegliere una specie nobile. Non a caso, qui si sono scelti listelli di ciliegio per parquet, sapendo di poter contare su materiale selezionato, stagionatissimo, diritto e senza imperfezioni, facile da lavorare e bello a vedersi già così, senza finitura.
Per fare il gambo dell’abat-jour in legno si uniscono i listelli, tutti della medesima lunghezza, in modo sfalsato con angolo costante. Per giuntarli correttamente, i listelli si forano al centro con una punta di diametro 6 mm, in modo che possano essere infilati uno dopo l’altro su un tubetto di pari diametro che, oltre a tenerli in posizione, serve come via di transito del filo elettrico per l’accensione della lampadina collocata all’estremità superiore.
Il tubetto che sporge inferiormente si innesta sulla base quadrata, fatta anch’essa con gli stessi listelli. Il portalampada da scegliere è di quel genere con ghiera a vite che consente di applicarvi e fissare un paralume standard, acquistato di misura proporzionata all’abat-jour. Lo stesso portalampada, nella parte bassa, si fissa sul breve tratto di tubetto che sporge sopra i listelli tramite un corto spezzone di tige (tubetto filettato esternamente per questi usi).
Costruzione passo passo
Il sostegno e la base d’appoggio
I listelli di parquet in ciliegio massello, unica risorsa utilizzata per la parte in legno della lampada, hanno una dimensione all’origine 10x15x280 mm.Uno per uno sono levigati accuratamente a mano, con carta vetrata fine, per rendere le superfici adeguatamente lisce.Se ne scelgono 14 e si tagliano a metà ottenendo 28 pezzi lunghi circa 140 mm, poi si forano esattamente al centro con punta di Ø 6 mm.
Bloccando un primo listello nella morsa, si inserisce il tubetto di alluminio Ø 6 mm e si comincia l’incollaggio dei listelli l’uno sull’altro: lo spigolo esterno di quello sotto serve come riferimento per l’allineamento dello spigolo interno di quello successivo. Man mano si tengono fermi con una molletta; al termine si applicano due strettoi, uno per parte.
La base dell’abat-jour in legno si fa unendo 9 listelli affiancati, di cui solo quello centrale è forato al centro, e realizzando una cornice intorno con altri listelli bisellati a 45° alle estremità. La cornice è in doppio strato.
Il blocco di listelli fissati in torsione si unisce alla base inserendo il tubo nel foro al centro, dopo aver spalmato di adesivo vinilico la faccia inferiore del primo listello.
La parte elettrica
Si fa passare il cavo elettrico 2×0,75 mm2, più che sufficiente, essendo bassa la potenza della lampadina di queste lampade.Smontato il portalampada, vi si avvita sino a fondo il pezzetto di tige acquistato insieme, che permette il fissaggio con colla sul tubetto Ø 6 mm.I fili che fuoriescono nella parte alta si collegano ai terminali del portalampada; non c’è un senso o una polarità: uno da una parte e uno dall’altra.Tirando da sotto (con delicatezza) il filo, si porta il blocchetto con i terminali nella sua sede, quindi si avvita la parte alta del portalampada che ferma il tutto.Sotto al basamento dell’abat-jour in legno il filo che esce dal tubetto gira e si fa entrare in un foro praticato a metà di uno dei fianchi, facendolo uscire di lato.A circa 20 cm dalla base si tronca il cavo elettrico per collegare i conduttori a un terminale dell’interruttore e a un cavallotto di rame. Dall’altro terminale dell’interruttore e dal cavallotto partono i conduttori della restante parte di cavo elettrico.All’interno del suo guscio, l’interruttore prende posto al centro, mentre il cavallotto ha il suo spazio di lato. Il cavo in ingresso e in uscita è bloccato dai fermacavi.Il cavo, lungo quanto serve, viene terminato con una spina da 10 A, in questo caso a pipa, per occupare meno spazio.
Divertirsi a realizzare candele artistiche artigianali di ogni genere è facile e divertente
Per realizzare candele artistiche fai da te è oppurtuno conoscere un po’ di più su questi “oggetti”. Può sembrare strano ma oggi si consumano molte più candele artigianali che ai tempi in cui queste erano uno dei pochi mezzi di illuminazione disponibile.
Come in ogni attività che comporta una certa dose di talento artistico quello che non si può insegnare è proprio il passaggio dalla tecnica all’arte della realizzazione delle candele artistiche lavorate a mano. Delle vere sculture in cera.
La moderna candela stearica nasce alla fine del primo quarto dell’Ottocento in ovvia concomitanza con la scoperta che da particolari lavorazioni dei grassi di scarto delle macellerie (ed altri del genere) si poteva economicamente ottenere una sostanza translucida in grado di sostituire la costosa cera d’api e l’ancor più caro spermaceti fino allora usati per fabbricare candele che dessero una luce chiara e senza fumo (o quasi).
Fino ad allora, infatti, la candela, quella buona, di cera d’api, era riservata ai ricchi. I meno ricchi si arrangiavano con le puzzolenti candele di sego (largamente usate per illuminare caserme ed ospedali chissà con quanto piacere di malati e militari), con lumini e lampade ad olio e, da poco tempo, con i primi lumi a petrolio che univano alla puzza una luce rossastra e il costante pericolo di provocare incendi.
Candele nella storia
Sappiamo che la candela nasce nel Medio Evo, ma non sappiamo né dove né quando. La Menorah, il candeliere a sette braccia della fede di Abramo, era alimentato ad olio. Primo cenno certo dell’esistenza delle candele lo abbiamo con la festa della Candelora (il 2 di febbraio), festa in cui si benedicevano le candele, tassativamente di cera vergine, rito documentato dall’undicesimo secolo della nostra era (1001/1100), ma che pare nato nella chiesa d’Oriente (con o senza le candele ?)
Come si fanno candele artistiche?
Come creare candele artistiche? Tutti i progressi della tecnica, le più sofisticate macchine utensili, i procedimenti più complessi con o senza controllo numerico non hanno minimamente influenzato la fabbricazione delle candele artigianali che oggi si fabbricano ancora come al tempo della prima crociata, solo un po’ più rapidamente e neanche tanto.
Si parte dallo stoppino che è una trecciola di lino o di cotone (canapa solo per le candele di sego), imbevuta di sali minerali affini al salnitro che le danno una certa rigidità e ne regolano la combustione riducendo la produzione di fumo (per spegnere una candela, ad ogni modo, il sistema migliore è di stringere la fiamma fra pollice e indice bagnati di saliva).
Ci sono due soli sistemi per fare le candele fatte a mano, ad immersione ed a colata, il primo usato per candele artistiche l’altro per quelle correnti. In entrambi la cera (o il suo equivalente) si fa sciogliere a bagnomaria ad una temperatura variabile secondo il prodotto fra i 50 e i 70 C°, fino a quando cioè assume più o meno la viscosità del miele.
Ad immersione
Nel primo sistema si attacca in fondo allo stoppino un peso e lo si cala nella cera fusa. Si ritira lo stoppino coperto di cera e lo si raffredda in acqua; lo si rimette nella cera, lo si estrae e lo si raffredda, tante volte quante bastano ad ottenere il diametro voluto. E’ così possibile, usando cere di diversi colori, ottenere candele artistiche intagliate, hanno un bell’effetto decorativo.
Con questa tecnica, disponendo di cere di diversi colori, è possibile realizzare oggetti veramente unici. Occorre avere un secchio o un catino pieno d’acqua fredda. Si immerge l’anima nella cera di uno degli scomparti, la si tira subito fuori e la si raffredda nel catino. Ogni bagno aggiunge uno strato spesso circa un mm (poco più, poco meno, secondo il tipo di cera usata): per avere strati più spessi non si deve lasciare più a lungo la candela nella cera fusa dove si rammollirebbe ma fare un numero maggiore di bagni dello stesso colore. Ecco come fare candele artistiche.
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★DECORAZIONE PER LA CASA – Ideale per le Vacanze, Matrimoni, Feste o Altre Occasioni. Elegante centrotavola illuminerà la vostra sala da pranzo e la mensola del caminetto.
★COMBUSTIONE DI LUNGA DURATA – Ore di Combustione: 120 ore o più, 495g*2, D: 7cm, Alt.: 13cm.
★MATERIALE – Stoppino in Cotone, Cera di Paraffina
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A colata
La produzione candele lavorate a mano con il sistema a colata prevede uno stampo, cilindrico per le candele correnti, delle forme più varie per quelle da arredamento, attraversato assialmente dallo stoppino e nel quale si cola la cera fusa. Nell’industria si hanno stampi multipli in cui lo stoppino attraversa un pistone conico (la punta della candela) che a cera solida si alza, sfornando in un colpo solo dozzine di pezzi.
Una griglia a pettine afferra e solleva il gruppo di candele seguito dagli stoppini, il gruppo dei pistoni si abbassa ed il procedimento si ripete.
Candele decorative intagliate
lo strumento principe per intagliare con delicata precisione la cera è il coltellino a lama fissa e ben affilata compreso nel kit.
Un bagno dopo l’altro, le colature creano sotto la candela una specie di stelo, comodo per maneggiarla ma che poi va tagliato via.
Per un certo tempo (dipende dal diametro della candela) la cera resta morbida da poterla arricciare, curvare annodare.
Per scanalature arrotondate che il coltello non riuscirebbe ad ottenere si usa la miretta, una specie di sgorbia cilindrica, compresa nel kit.
Un dispositivo compatto che misura la qualità dell’aria, volendo anche con il collegamento a sensori esterni e a banche dati di rilevamento ambientale, e di consenguenza aziona la ventola per espellere aria viziata e poi immettere aria prelevata dall’esterno, con un meccanismo di recupero del calore mediante accumulo
Gli interventi per il contenimento delle dispersioni energetiche che si stanno facendo sulle case da anni (e continueranno, viste le indicazioni della Comunità europea) hanno quasi sempre il risvolto negativo di sigillare troppo l’atmosfera interna dell’abitazione, con il conseguente degrado della qualità dell’aria, aumento dell’umidità e possibile formazione di muffe.
Per questo si rende necessaria l’installazione di un sistema come BRA.VO M, un dispositivo di ventilazione meccanica smart con recupero di calore, indispensabile nelle abitazioni di nuova costruzione, negli interventi di ristrutturazione e negli ambienti con problemi di umidità da condensa. BRA.VO M si caratterizza per la grande efficacia d’azione congiuntamente a consumi minimi, silenziosità in tutte le ore della giornata, funzionamento autonomo grazie ai sensori a bordo, elevata efficienza di scambio termico con recupero del calore dall’aria estratta, ridato poi all’aria nel momento in cui viene reimmessa in ambiente domestico.
Dove si mette e come funziona
L’installazione del dispositivo di ventilazione meccanica controllata BRAVO.M Vortice
La confezione di BRA.VO M contiene:
il coperchio interno con i comandi a bordo;
la scatola da montare a parete che racchiude l’elettronica;
il corpo centrale da inserire nel muro contenente motore e scambiatore di calore;
la griglia esterna in gomma;
il filtro G3;
viti e tasselli per il montaggio dei componenti.
L’installazione va effettuata in un muro perimetrale di spessore compreso tra 285 e 700 mm e prevede l’apertura di un foro passante Ø 160 mm, da effettuarsi con apposita carotatrice munita di fresa a tazza e con un’inclinazione verso il basso, dall’interno verso l’esterno, di circa 3°. Questa precauzione è necessaria per impedire che, se l’acqua dovesse infiltrarsi, scivoli verso l’apparecchiatura interna. Nel foro va inserito uno spezzone di tubo in PVC di pari diametro e lunghezza del foro.Si stende un cordone di sigillante sul labbro interno della griglia che va a contatto con il tubo, la si inserisce dall’interno fino a farla uscire e la si fa aderire all’estremità del tubo, incastrata su di esso. Sempre operando dall’interno, si inserisce il filtro G3 e lo si preme nella sede centrale della griglia.La parte interna va fissata con tasselli, utilizzandola come maschera per segnare i punti in cui praticare i fori a parete.Si collega l’alimentazione elettrica e si inserisce il pacco di scambio termico, ruotandolo in modo che la sede del connettore del motore sia rivolta verso l’alto, e lo si collega al connettore posto sull’unità interna.A questo punto si può montare il coperchio a ribalta e prepararsi alla messa in funzione.
Dopo oltre un mese di chiusura a causa della devastante alluvione di ottobre, il punto vendita affiliato Brico io di Siena è finalmente pronto a riaccogliere i suoi clienti. Un momento atteso non solo dalla proprietà e dai collaboratori, ma anche da tutta la comunità che, in questo periodo, ha dimostrato un’incredibile vicinanza. L’alluvione di ottobre: una prova durissima che ha messo in ginocchio diverse attività colpendo in modo particolare il nostro punto vendita di Siena. Un lavoro instancabile, il dietro le quinte della riapertura: sgombrare, buttare, pulire recuperare e riallestire. Le giornate di lavoro sono state lunghe e faticose, spesso superando le dieci ore consecutive, ma il desiderio di vedere il negozio tornare a vivere ha motivato tutti ad andare avanti. Veramente tanta gente è stata vicina alla proprietà: amici, conoscenti, la Contrada dell’Oca, non ultimi i dipendenti stessi o di negozi vicini. La comunità: una risorsa inestimabile, solidarietà e interesse per la nostra riapertura, come se anche ai clienti mancasse un pezzo di negozio! Un grazie speciale da parte della proprietà a tutti coloro che sono stati presenti in queste giornate: dai figli alle autorità, alle società che l’hanno supportato lo ritroviamo in un articolo pubblicato questa mattina sul quotidiano “La Nazione” che ha intervistato il proprietario: Stefano Bernardini. Questa riapertura non rappresenta solo il ritorno alla normalità, ma è anche un simbolo di resilienza, forza e spirito di comunità. È il segno che, unendo le forze, si possono superare tante difficoltà. Brico io di Siena è pronto ad affrontare questa nuova fase con rinnovata energia e l’obiettivo di crescere ancora di più, per essere un punto di riferimento per la città ei suoi abitanti. Grazie a tutti per il sostegno e… benvenuti nel nuovo Brico io di Siena!
Brico io SIENA – Strada Massetana Romana, 50 – Tel. 0577.226104
Orario di apertura: Dal Lunedì al Sabato 9.00-13.00 e 15.30-19.30 // Domenica 16.00-19.30 // Domeniche di dicembre (8-15-22) 10.00-13.00 e 15.30-19.30
Se si chiede a chi ha finito da poco la propria casa qual è stato l’ambiente più impegnativo da arredare, con buona probabilità la risposta sarà: la cucina. Un po’ per i tempi, spesso lunghi, un po’ perché è l’ambiente di rappresentanza delle case di ultima generazione.
In un’epoca in cui l’open space è così diffuso, ognidettaglio della cucina deve essere impeccabile. L’ambiente deve apparire, quindi, piacevole ed elegante, ma non bisogna dimenticare la praticità, perché al di là dalle visite di cortesia la cucina viene usata, e molto.
Tra tutti gli elementi della stanza, forse il top cucina è uno degli elementi più utilizzati in cucina e per questo richiede una scelta attenta e ponderata. Scopriamo quali sono le opzioni e qual è il materiale migliore per il top della cucina.
Top cucina: la scelta del materiale
Tra i materiali più comuni si trovano il legno, l’acciaio, il quarzo, il marmo e il gres porcellanato. Ognuno di questi ha pro e contro, in termini di funzionalità, mentre tutti – a seconda dei gusti – offrono una resa estetica di alto livello. Tra questi però ce n’è uno in grado di replicare l’effetto estetico di quasi tutti gli altri con un livello di efficienza inarrivabile. Stiamo parlando del gres porcellanato.
La versatilità estrema di questo materiale in effetti permette di trovare la soluzione più adatta per ogni stile di cucina, dal classico al contemporaneo, senza compromettere la resistenza e alla facilità di manutenzione. Ripiani come i top cucina di Atlas plan in gres porcellanato, infatti, garantiscono un’estetica impeccabile, unita alle alte prestazioni di un materiale non poroso e resistente ad acqua, calore, graffi e urti. Veloce da pulire, indeformabile ed estremamente versatile in termini estetici.
Atlas Plan: qualità e varietà
Atlas Plan è un marchio leader nella produzione di top cucina in gres porcellanato, appartenente al gruppo di Atlas Concorde, leader mondiale del comparto ceramico con un cuore tutto italiano.
Il gres porcellanato di Atlas Plan è disponibile in una vasta gamma di finiture, che spaziano dall’effetto marmo a quello cemento, passando per texture più moderne e minimaliste, fino alle più belle essenze del legno.
Perché scegliere il gres porcellanato
Vediamo ora più nel dettaglio quali sono i motivi per cui scegliere il gres porcellanato. Prima di tutto, è estremamente resistente. Non si graffia facilmente e resiste a urti e abrasioni, caratteristiche che lo rendono perfetto per un utilizzo intenso come quello del piano cucina, dove ormai non solo si preparano e consumano i pasti, ma si studia, si lavora, si intrattengono i bambini. In secondo luogo, non assorbe liquidi, evitando così la formazione di macchie, muffe o batteri.
Un altro punto a favore del gres porcellanato è la sua resistenza alle alte temperature. È possibile appoggiare pentole bollenti direttamente sul top senza preoccuparsi di danneggiare la superficie. Inoltre, il gres porcellanato non cambia colore nel tempo, mantenendo intatta la sua bellezza originaria anche dopo anni di utilizzo.
Cucina a prova di vita
La cucina ha sostituito in moltissime case moderne il soggiorno, sia come utilizzo che come tempo di stazionamento. Che ci sia un’isola, una penisola, o un piano d’appoggio a parete, i piani delle cucine oggi come ieri sono destinati a vivere sotto pressione: scegliendo gres porcellanato, però, si può avere una cucina garantita a prova di vita moderna, resistente e versatile.
Oltre 1.300 metri quadrati per chi ama casa e giardino
Il nuovo negozio Brico Plus, affiliato a Brico io, di LUINO è frutto della collaborazione con La Quattro s.r.l., già affiliata a Brico io dal 2022. Luino è il quarto punto vendita. Con questa nuova apertura sale a 40 il numero degli affiliati, per un totale Italia di 119 punti vendita. La nuova apertura ha sede in un parco commerciale dove sono presenti anche un punto vendita Tigros ed Euronics. Dispone di un ampio parcheggio a disposizione della clientela. All’interno degli oltre 1.300 mq. destinati alla vendita troviamo più di 25.000 articoli nei reparti tradizionali e tecnici del “fai da te” affiancati dal corner “Area Kasa” per completare l’offerta dedicata al mondo casa dal tessile al piccolo elettrodomestico.
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Inoltre, il negozio dedica ampi spazi a prodotti promozionali e stagionali, per soddisfare le richieste dei clienti durante tutto l’anno e accompagnarli nei loro progetti di bricolage e cura della casa e del giardino. “Siamo certi che anche con questo nuovo punto vendita, grazie all’esperienza già consolidata nel settore, l’affiliato potrà essere un punto di riferimento sul territorio per le famiglie impegnate ogni giorno nella cura e nella manutenzione della propria casa e del proprio giardino – dichiara Lorenzo Bocchi Responsabile Sviluppo e Franchising di Brico io S.p.A.” I Servizi – Taglio legno su misura. Tintometro. Duplicazione Chiavi e radiocomandi. Lo staff – 7 addetti più il personale di regia Le Offerte – il volantino realizzato per l’apertura propone una serie di articoli a prezzi vantaggiosi selezionati tra i più rappresentativi dei reparti, con un occhio particolare alla stagionalità. Orario di apertura: dal lunedì al sabato dalle 8.00 alle 19.30 – domenica dalle 8.30 alle 19.30
I comuni miscelatori monocomando presenti in bagno (lavabo, bidet, doccia e vasca) funzionano grazie a una cartuccia che hanno all’interno: è lei che si occupa di aprire, chiudere e miscelare l’acqua fredda e calda. A seguito dell’usura e della formazione di calcare, dopo anni di onorato servizio, anche questi componenti possono mostrare malfunzionamenti ed è normale trovarsi in presenza di un rubinetto che gocciola.
Se questo si verifica, è meglio correre subito ai ripari con la sostituzione della cartuccia, che è operazione fai da te semplice, oltre che economica. Le cartucce all’interno del monocomando possono essere di tipo diverso. Se non si è sicuri del modello, è necessario smontarla e recarsi presso un negozio di idraulica con il campione, per poterla avere identica.
L’unica cosa a cui fare molta attenzione è di chiudere il rubinetto generale dell’acqua prima di procedere con lo smontaggio; il rubinetto principale potrà essere riaperto solo quando la cartuccia nuova è in posizione e saldamente tenuta dal suo dado di serraggio.
Guardare all’interno della sede serve anche per notare che uno o entrambi gli o-ring piccoli della cartuccia vecchia sono rimasti incastrati sul fondo; si rileva anche un eccesso di incrostazioni nelle zone in cui devono fare tenuta le giuarnizioni, meglio rimuoverlo con un liquido anticalcare. La cartuccia nuova, vista di fianco a quella vecchia, mostra tutte le guarnizioni, mentre nell’altra ne mancano due.
Come riparare un rubinetto che gocciola
Tempo richiesto: 30 minuti
Rimozione della leva di comando
Mostriamo le fasi dello smontaggio per risolvere il problema del rubinetto che gocciola (quelle del montaggio sono le stesse in senso contrario). Si inizia con la rimozione della leva di comando; il grano che la tiene è nascosto sotto il bottone bicolore che indica la posizione per avere acqua calda e fredda. Lo si rimuove andandoci sotto con delicatezza con il cutter.
Svitare della vite a grano
La vite a grano ha testa con impronta esagonale, per cui la si svita con una chiave a brugola di misura opportuna.
Estrazione leva di comendo
La leva del comando si estrae tirandola verso l’alto, essendo innestata direttamente nel quadrello di teflon che sale dalla cartuccia.
Rimozione del collare
Per arrivare alla grossa ghiera di ottone che blocca la cartuccia si deve ancora rimuovere un elemento con funzione estetica; si tratta di un collare che ha semplicemente il compito di raccordare al meglio la leva di comando con la base del rubinetto che gocciola.
Svitare la ghiera di ottone del rubinetto che gocciola
La ghiera di ottone che tiene la cartuccia va svitata con le pinze a pappagallo; si regolano in apertura per metterle nelle migliori condizioni di presa sulla misura del dado, quindi lo si agguanta saldamente e si tira in senso antiorario. Fare attenzione a come sono orientati i becchi delle pinze: per svitare vanno messi come nella foto, per avvitare nel senso opposto.
Togliere il dado di tenuta
Tolto il dado di tenuta in ottone la cartuccia è libera di uscire. Notare che non ci sono guarnizioni tra il dado e la cartuccia.
Estrazione della cartuccia
La cartuccia va estratta tirando verso l’alto, agguantandola per il quadrello che spunta, l’unico appiglio che si ha. Talvolta offre molta resistenza per le incrostazioni che possono esserci alla base; in tal caso si può provare dando qualche colpetto leggero sulla cartuccia in modo da favorire il distacco.
Inserimento della nuova cartuccia
Dopo aver pulito la sede, rimuovendo gli o-ring della vecchia cartuccia, si inserisce quella nuova, orientandola nel modo corretto. Arrivando in fondo è importante che sia diritta in modo da incastrarsi nelle sedi dove le guarnizioni fanno tenuta.
Testare il funzionamento del rubinetto
Terminato questo semplice intervento fai da te il rubinetto che gocciola è solo un ricordo e ricomincia a funzionare nel modo corretto, senza perdite e gocciolii fastidiosi.
Cartuccia di ricambio per rubinetto miscelatore cucina o bagno a leva singola.
Si prega di verificare il disegno tecnico per le dimensioni.
Se il miscelatore perde o non si chiude perfettamente, potreste aver bisogno di una di queste cartucce di ricambio, evitando così di sostituire tutto il rubinetto.
Adatta per rubinetti con miscelatore monocomando in cui una singola leva controlla la temperatura e il flusso dell'acqua.
【CARTUCCIA DI CERAMICA】 Il cuore di rubinetto. Una cartuccia combina acqua calda e acqua fredda all'interno del rubinetto e regola il flusso. Una cartuccia sembra motore di un'auto, deve funzionare in modo fluido e continuo. Pressione massima accettabile intorno a 3,5 Kpa. La temperatura massima accettabile è di circa 90 ° C.
【COME INSTALLARE】 Innanzitutto, la cartuccia ceramica deve essere compatibile con il rubinetto. In secondo luogo, assicurarsi che il perno di posizionamento in ceramica della cartuccia sia inserito (deve essere installato nel foro) e assicurarsi infine di aver stretto il coperchio di rame della cartuccia ceramica. Se il problema delle perdite d'acqua non è stato risolto, è necessario lucidare i perni di posizionamento dell'elemento ceramico della cartuccia e installarlo.
【RISPARMIA ACQUA】 Se si dispone di rubinetto che perde, questa cartuccia in ceramica sostitutiva potrebbe essere proprio quello che ti serve. Il tipo di cartuccia in ceramica può prevenire perdite d'acqua e risparmiare acqua. Ideale per rubinetti da cucina, rubinetteria da bagno, rubinetti lavabo, rubinetti da bagno e rubinetti monocomando.
【PRATICA E DUREVOLE】 Cartuccia ceramica di ricambio 35/40 mm, realizzata in PP e piastre in ceramica, materiale PP, resistente alle alte temperature, antigelo, sicuro e stabile, piastra in ceramica, elevata resistenza alla trazione, deformazione, resistenza alla corrosione, buona tenuta.
【COME SCEGLIERE UNA CARTUCCIA CERAMICA】 È necessario misurare il diametro del cilindro esterno della cartuccia ceramica della valvola dell'acqua. Il diametro della cartuccia ceramica comunemente usata è generalmente 35 mm e 40 mm. Se avete domande, non esitate a contattarci. Siamo felici di risolvere il problema per te. 3 anni di , rimborso di 90 giorni, supporto via email 24 ore su 24.
Sistema click che permette di parzializzare l'erogazione dell'acqua al 50% della portata
Asta di comando scarico e piletta in plastica da 1-1/4"
Tubi flessibili
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Come scegliere una cartuccia compatibile
Per scegliere una cartuccia compatibile, è fondamentale identificare il produttore del miscelatore, spesso indicato con un logo o un marchio visibile sul rubinetto. Se questa informazione non è disponibile, osserva attentamente la forma e le dimensioni della cartuccia esistente.
Le misurazioni chiave includono il diametro e l’altezza della cartuccia, oltre alla posizione e forma dei fori di ingresso dell’acqua. Quando possibile, porta il vecchio componente in negozio per confrontarlo direttamente con i modelli disponibili, garantendo una sostituzione perfetta.
Problemi che causano un rubinetto che gocciola
Un rubinetto che perde non è sempre causato da una cartuccia difettosa; altri componenti possono essere responsabili. Le guarnizioni, come gli O-ring, possono usurarsi o perdere elasticità nel tempo, compromettendo la tenuta.
L’accumulo di calcare, comune in aree con acqua dura, può impedire una corretta chiusura delle parti interne del rubinetto.
Anche un dado di serraggio allentato può provocare perdite, soprattutto se il rubinetto subisce frequenti sollecitazioni. Identificare correttamente il problema è fondamentale per scegliere la soluzione giusta e risparmiare tempo e denaro.
Alternative alla sostituzione della cartuccia
Se la sostituzione della cartuccia non è immediatamente possibile, ci sono alcune soluzioni temporanee. L’applicazione di un lubrificante siliconico sulle guarnizioni può migliorare la tenuta e ridurre il gocciolamento.
Inoltre, è utile rimuovere il calcare accumulato utilizzando un prodotto specifico anticalcare, applicandolo sulle parti interessate e lasciandolo agire per il tempo necessario.
Questi interventi possono fornire un “sollievo” temporaneo, ma è importante ricordare che non sostituiscono una riparazione definitiva.
Perché è importante riparare un rubinetto che gocciola?
Ignorare un rubinetto che gocciola può avere conseguenze significative. Dal punto di vista ambientale, un singolo rubinetto può sprecare migliaia di litri d’acqua ogni anno, contribuendo a un consumo non sostenibile. Inoltre, questo spreco si riflette direttamente sulla bolletta, con un incremento dei costi che potrebbe essere facilmente evitato.
Non meno importanti sono i danni collaterali: il continuo gocciolamento può causare macchie permanenti sul lavabo, portare alla corrosione del rubinetto o delle parti circostanti e aumentare la necessità di interventi più complessi nel tempo.
In un mondo sempre più rumoroso, la necessità di creare un ambiente silenzioso e confortevole è diventata essenziale. Se ti stai chiedendo come insonorizzare le pareti, questa guida ti fornirà tutte le informazioni necessarie per ottenere una parete insonorizzata e migliorare la qualità della vita all’interno della tua casa.
Perché insonorizzare le pareti?
L’insonorizzazione delle pareti è un processo che riduce la trasmissione dei suoni tra ambienti confinanti. Che si tratti di rumori provenienti dai vicini o di quelli generati all’interno della propria abitazione, un’adeguata insonorizzazione pareti è fondamentale per:
Migliorare il comfort acustico.
Garantire la privacy.
Aumentare il valore della proprietà.
Ridurre lo stress causato dall’inquinamento acustico.
Materiali per insonorizzare una parete
Per ottenere un muro insonorizzato, è necessario utilizzare materiali specifici che bloccano o assorbono i suoni. Tra i più efficaci troviamo:
Pannelli fonoassorbenti: Ideali per l’assorbimento dei rumori interni.
Lana di roccia o lana di vetro: Ottimi per l’insonorizzazione di una parete e l’isolamento termico.
Pannelli in cartongesso insonorizzante: Perfetti per realizzare pareti insonorizzate con una finitura professionale.
Membrane acustiche: Sottile ma altamente efficace per bloccare i rumori.
Schiume acustiche: Utili soprattutto per insonorizzare piccoli ambienti.
Tappetini antivibrazione: Essenziali per ridurre le vibrazioni e i rumori strutturali.
Come insonorizzare una parete: tecniche principali
1. Doppia parete
La costruzione di una doppia parete è una delle soluzioni più efficaci per ottenere una insonorizzazione pareti interne. Questa tecnica prevede l’installazione di una struttura separata con materiale fonoassorbente tra le due superfici.
2. Installazione di pannelli fonoassorbenti
I pannelli fonoassorbenti possono essere fissati direttamente alla parete esistente per migliorare l’isolamento acustico. Sono particolarmente indicati per insonorizzare pareti vicini o per ridurre i rumori provenienti da una strada trafficata.
3. Riempimento con materiali isolanti
L’uso di lana di roccia o altri materiali isolanti è ideale per insonorizzare una parete confinante. Questo metodo prevede la rimozione del rivestimento esistente, l’aggiunta del materiale isolante e il ripristino della finitura.
4. Membrane insonorizzanti
Le membrane insonorizzanti sono sottili ma altamente efficaci per ridurre i rumori. Possono essere installate dietro il cartongesso o direttamente sulla parete esistente per creare una parete insonorizzante.
5. Sigillatura delle fessure
Anche le piccole fessure e crepe possono compromettere l’efficacia dell’insonorizzazione. Utilizza sigillanti acustici per chiudere eventuali spazi aperti e migliorare l’efficienza dell’isolamento acustico pareti funziona.
Insonorizzare casa: consigli pratici
Se l’obiettivo è quello di insonorizzare la casa intera, considera le seguenti strategie:
Insonorizzare pareti confinanti: Focalizzati sulle pareti che separano la tua abitazione da altre unità abitative.
Insonorizzare muri interni: Ideale per evitare che il rumore si propaghi tra le stanze.
Porte e finestre insonorizzate: Non trascurare questi elementi, spesso punti deboli nell’isolamento acustico.
Errori da evitare
Quando si affronta l’insonorizzazione di una parete, è importante evitare errori comuni come:
Utilizzare materiali di bassa qualità.
Trascurare le vibrazioni, che possono propagare i rumori attraverso le strutture.
Non sigillare adeguatamente le giunzioni e i punti di contatto.
Tratto da “Far da sé n.540 – Dicembre/Gennaio 2025″
Autore: Nicla de Carolis
Il legno è stato utilizzato già dall’uomo primitivo per scaldarsi, per cacciare, per erigere palafitte, per creare imbarcazioni e in seguito per creare mobili, suppellettili, decori e in edilizia. Con la rivoluzione industriale, il legno ha perso parte della sua predominanza a favore dei metalli e delle nuove materie plastiche ma ha continuato a essere usato in edilizia, nell’arredamento e in molti altri settori. Oggi, in particolare, vista la maggiore attenzione alla sostenibilità, il legno è tornato in auge come materiale eco-compatibile e rinnovabile. Recentemente sono andata da www.ronchettilegnami.com, una rivendita storica di legnami a Cantù, in Brianza, primo distretto italiano in fatto di produzione di mobili, che fornisce artigiani, industrie ma anche “privati non professionisti”, un vero paradiso per chi ama lavorare questo materiale. Si può comprare la tavola della misura necessaria per ogni piccolo o grande progetto scegliendo tra oltre 60 specie presenti – provenienti da 4 continenti – che vanno dal rovere, al wengé, al ciliegio, al castagno, al palissandro. Una scelta in cui perdersi per chi è in grado di apprezzare e lavorare con passione questo materiale, il più utilizzato e amato dai fardasé: basta dare una rapida scorsa ai vostri progetti di questo numero (e di sempre) per avere questa certezza. A farlo preferire rispetto ad altri materiali sono le sue caratteristiche di lavorabilità, flessibilità, resistenza, isolamento termico, facile reperibilità, durata nel tempo, bellezza e profumo… ma di sicuro mi dimentico qualcuna delle sue peculiarità che rendono il legno e tutti i suoi derivati il re dei materiali da trasformare in qualcosa di bello, unico, eterno.
Tagliare, fresare, fare incastri, piallare, solo per citare le sue principali lavorazioni sono tutte funzioni realizzabili con una sola macchina, la combinata, uno strumento che prevede un investimento economico di una certa importanza che è sconsigliabile a chi è alle prime armi e deve ancora “scaldare i muscoli“, ma può essere molto utile a chi passa molto tempo in laboratorio a costruire cose grandi o anche piccole. Il dossier di questo numero è dedicato proprio alla combinata per legno, sogno di molti di voi; l’articolo, corredato di foto e spiegazioni, potrà essere di aiuto per affrontare l’impegnativo passo di un acquisto del genere. Del resto, con o senza combinata, “avanti a tutto legno” per divertirsi e trarre soddisfazioni dagli oggetti progettati e costruiti con tutti i tipi di attrezzature
La colla vinilica è la colla per eccellenza, la più utilizzata dagli amanti del bricolage
La famosissima colla vinilica non è altro che un lattice formato da minutissime goccioline di acetato di vinile disperse in acqua; quest’ultima costituisce circa il 50% del prodotto, ma è possibile diluire ulteriormente la colla (anche se è bene evitarlo) per ottenere una migliore penetrazione nei materiali particolarmente porosi, avendo però l’accortezza, in questo caso, di stenderla su entrambe le superfici da unire.
Quando l’acqua evapora le goccioline di vinile si uniscono per formare una massa solida che lega saldamente insieme le due parti. Le colle viniliche hanno una presa tutt’altro che immediata: anche se ve ne sono tipi definiti “rapidi” il processo di reticolazione richiede diverse ore ed è necessario mantenere i pezzi in pressione utilizzando morsetti, cinghie, pesi o sistemi simili, possibilmente per 24 ore.
Secondo la normativa europea, le viniliche sono classificate con una lettera D associata a un numero da 1 a 4 che ne determina il grado crescente di resistenza all’acqua o in esterno. Oltre alla classica colla vinavil bianca, c’è quella gialla (alifatica), molto più resistente a calore, acqua, grassi, solventi e a sforzi trasversali, e interlacciante (polialifatica), ancor più resistente.
La colla vinilica certamente più conosciuta è certamente la Vinavil
Come si usa la colla
Tempo richiesto: 1 giorno
L’utilizzo tipico della colla vinilica trasparente è la stabilizzazione di incastri: i due pezzi diventano un tutt’uno e non è più possibile separarli. Ecco come incollare il legno con la Vinavil.
Applicazione con pennello
Le setole del pennello esercitano una pressione forte e progressiva e aiutano la colla a penetrare nelle fibre del legno.
Distribuzione della colla
La spatola dentata permette di distribuire l’adesivo in strisce calibrate, creando uno strato di spessore uniforme, pareggiando le eccedenze e colmando i vuoti.
Rimozione delle eccedenze
Dopo l’assemblaggio, la colla in eccesso (fuoriuscita sotto la pressione di uno strettoio) va prontamente rimossa con una spugna appena umida per evitare che seccando macchi.
Come diluire la colla vinilica
La colla vinilica non va mai diluita (tranne che nel découpage); se occorre aggiungere una piccola quantità d’acqua per materiali porosi lo si fa in un recipiente a parte, senza recuperare eventuali avanzi. La colla vinilica e acqua va bene solo per le tecniche decorative.
Aggiunta a idropittura
Aggiunta a una idropittura murale si ottiene un economico prodotto di fondo con cui trattare i pannelli di truciolare migliorando l’adesione della successiva finitura al supporto, peraltro molto poroso.
Il prezzo degli adesivi vinilici può variare significativamente a seconda del produttore, della quantità e della qualità del prodotto. Generalmente, un barattolo standard da 1 litro di colla vinilica di buona qualità si aggira intorno ai 10-15 euro.
Tuttavia, è possibile risparmiare se si acquista in quantità maggiori, come un barattolo da 5 litri, che spesso può costare tra i 30 e i 50 euro. Inoltre, ci sono marche di colla vinilica specifiche per l’uso in determinati settori, come l’arte o l’edilizia, che possono avere un costo superiore. Ricordate sempre che il prezzo non è l’unico fattore da considerare: l’efficacia, la durata e l’impatto ambientale del prodotto sono altrettanto importanti.
Come fare la colla vinilica fatta in casa
La colla vinilica fai da te si può fare senza troppo problemi, ecco un video per imparare il procedimento:
Quanto diluire la colla vinilica?
Come già detto, la colla vinilica non va mai diluita eccetto per i lavori di découpage. In quel caso il consiglio è di diluire due parti di colla e una di acqua.
Come pulire i pennelli dalla colla vinilica?
Basterà semplicemente dell’acqua tiepida, ma il consiglio è quello di lavarli subito dopo l’uso. Nel caso in cui la colla vinilica si fosse seccata ci si può aiutare con le unghie o un po’ d’olio.
Come posso incollare carta su legno utilizzando la colla vinilica?
Vi basterà diluire la colla vinilica con dell’acqua con la proporzione 1:3 (1 parte di colla e 3 di acqua), con un pennello passate il composto sia sul fronte sia sul retro dell’immagine. Ritagliate i contorni e applicatela, infine date ancora una passata con il pennello.
Qual è il tempo di asciugatura della colla vinilica?
Per un utilizzo legato al bricolage ci possono volere fino a 24 ore, molto dipende dalle condizioni ambientali.