Il Kit Gamma Zinken è un dispositivo che permette di effettuare in modo semplice e sicuro la filettatura al tornio, realizzando coperchi chiudibili a vite
Eseguire una filettatura al tornio per legno (per esempio sulle superfici complementari di contatto fra coperchio e coppa di una zuccheriera o di un barattolo) è più semplice di quanto si possa immaginare. L’importante è avere lo strumento giusto. Quello che rende fattibile un’impresa, che sotto il profilo teorico si presenta così complessa, è un semplice kit aggiuntivo da applicare al tornio.
Lo stesso strumento usato per realizzare la zuccheriera, quindi, supporta e fa lavorare adeguatamente il dispositivo che produce il filetto su due superfici, una esterna (maschio), l’altra interna (femmina).
Solitamente il dispositivo per filettare al tornio entra in gioco quando la coppa è praticamente completata, ovvero è stata lavorata esternamente e svuotata internamente; fondamentale è che sia rimasto alla sua base il sottosquadro per il fissaggio sul mandrino. Per il coperchio il discorso è quasi lo stesso; la differenza sta nel fatto che serve una salda presa sul mandrino e questo comporta che il coperchio sia finito del tutto dopo l’esecuzione della filettatura al tornio.
Contenuto del kit
Il kitGamma Zinken per filettare al tornio si compone di un meccanismo di avanzamento con madrevite a passo da 2,5 mm, una fresa, uno strumento di centratura del pezzo, una piastra asolata con nonio per regolare la profondità di incisione.
Il meccanismo ha un gambo Ø 16 mm per il fissaggio al supporto utensile del tornio, per torni che hanno attacchi di altre misure, sono opzionali gambi a sezione differente.
Come funziona il filettatore
Entrando nello specifico del funzionamento del filettatore, il tornio viene “sfruttato” in questo modo: da un lato si utilizza il motore per la rotazione della fresa speciale per filettare, che deve girare a velocità elevata. Dato che questa è fissa in una posizione, per eseguire il filetto bisogna far ruotare il pezzo in lavorazione, tenendolo nella posizione giusta e facendolo avanzare costantemente di un certo passo.
Di questo si occupa la parte restante del kit, che va fissata sul supporto del poggiautensili; di questa sezione, il componente principale è la madrevite, sulla quale si fissa (mediante un mandrino) il pezzo da lavorare per farlo ruotare lentamente, a mano, mentre la fresa scava il filetto.
Durante la filettatura al tornio due sono i momenti in cui si possono fare errori: uno è il posizionamento del pezzo che, come si può immaginare, richiede precisione; per questo nel kit è presente un accessorio che consente di effettuare il corretto centraggio fra fresa e madrevite.
L’altro è il momento in cui si arriva in fondo al filetto, per esempio quando la fresa si avvicina inevitabilmente alla battuta del coperchio, che se viene intaccata dovrà essere ripresa con un bedano nel momento in cui si finirà il coperchio.
Vediamo ora come filettare al tornio.
Come fare una filettatura al tornio
Due mandrini entrano in gioco
Per effettuare la filettatura al tornio l’utilizzo di due mandrini è necessario perché sul lato motore va fatta girare la fresa che fa l’intaglio a V del filetto; per montarla sulla testa è stato applicato il mandrino di precisione ER25, ma si può usare anche un buon mandrino a griffe autocentranti che abbia profondità di presa di almento 25 mm. La fresa agisce su un pezzo tenuto in posizione opportuna (in dotazione al kit c’è un attrezzo per effettuare il posizionamento iniziale) che va tenuto mediante il secondo mandrino autocentrante a griffe.
Il mandrino è montato sulla madrevite che ha passo 2,5 mm (disponibile anche una seconda madrevite con passo 3,5 mm). Ruotando la manopola della madrevite il pezzo ruota e avanza di 2,5 mm a giro, mentre la fresa scava un precisissimo solco della filettatura.
La forma della fresa permette senza alcuna difficoltà di realizzare anche filetti interni (femmina). Quindi, adoperando una procedura analoga a quella utilizzata per il coperchio, si effettua anche la filettatura del vaso della zuccheriera.
Posizione e regolazioni
Utilizzando una squadra a cappello si agevola il reperimento della direzione corretta del supporto, mentre si esegue la centratura iniziale fra gli assi di tornio e madrevite.
Per il posizionamento corretto del dispositivo si agisce varie volte durante le operazioni di filettatura al tornio, ma sempre mantenendo l’allineamento dell’asse della madrevite con quello della fresa. Pertanto, mettere e mantenere in squadro gli elementi mobili sul banco di scorrimento è basilare: si usa ancora la squadra per assicurarsi che il riscontro sia posizionato perpendicolarmente all’asse della testa del tornio.
La piastra asolata di riscontro serve per mantenere il parallelismo degli assi in gioco, quando si deve spostare lateralmente il dispositivo per far ricadere la fresa al punto di attacco del filetto (per esempio il bordo interno della ciotola). La stessa piastra porta anche il nonio: prezioso strumento con cui si regola con precisione la profondità dei solchi del filetto.
Il nonio lavora con una vite che riscontra lateralmente alla base del sostegno del dispositivo. Per la regolazione si libera la base e, mantenendola sempre contro la piastra asolata, si ruota il nonio e la si blocca nella nuova posizione.
Come si nota nell’immagine, la fresa sta lavorando per fare un filetto esterno, infatti questa è la fase in cui si sta già maschiando il coperchio, mentre il filetto interno nella zuccheriera è già stato fatto. Quando si inizia questa fase, buona parte del coperchio è già stata tornita: la parte interna è completa, mentre esternamente si lascia un’ampia zona terminale per poter fissare il pezzo sul mandrino a 4 griffe.
Nella foto si nota anche la distanza fra l’asse della fresa e quello della madrevite (il raggio del bordo esterno del coperchio): le manovre fatte nei punti precedenti hanno permesso di muovere liberamente il dispositivo lateralmente, per giungere alla misura di quel raggio, ma facendo in modo che gli assi risultassero sempre paralleli.
Per i piccoli aggiustamenti di profondità del filetto c’è il nonio. Azionato il motore del tornio si gira la manopola che fa ruotare il coperchio portandolo avanti con il passo nominale di 2,5 mm/giro.
Completamento del coperchio
Il coperchio va avvitato sulla sua coppa prima di tutto per verificare la corretta filettatura al tornio, ma poi anche perché è possibile terminare la sua tornitura solo in questo modo (la presa con il mandrino a griffe sulla filettatura la rovinerebbe irreparabilmente). Si approfitta quindi del sottosquadro presente alla base della coppa per montare l’insieme sulla testa del tornio.
In pochi istanti si riduce la grossa parte terminale cilindrica dandole la forma che meglio si crede; data la necessità di avvitare e svitare il coperchio, conviene che resti una presa sufficientemente ampia.
Fra i motivi decorativi che possono essere applicati con l’uso del tornio, al termine della lavorazione, c’è anche quello della bruciatura mediante filo metallico. Per assicurarsi lo scorrimento del filo in posizioni precise, si esegue una sottile incisione con uno scalpello piatto a lama inclinata.
Con sedi nette, è semplice far passare il filo dove necessario e ottenere la bruciatura localizzata.
Il lavoro si completa con un passaggio di spugna abrasiva su tutto il manufatto e applicando la finitura che più si addice alla zuccheriera.
È possibile realizzare un tagliere in legno fai da te senza troppa difficoltà
In questa guida affronteremo la costruzione di un tagliere in legno fai da te, un esercizio pratico che non presenta particolari difficoltà. Quando si taglia il legname da lavoro ci si deve armare di molta pazienza perché servono diversi anni prima che il legno passi da circa il 70% di contenuto d’acqua di quando è fresco di taglio, al 15% dei tronchi stagionati, soglia che permette di tagliare e lavorare le tavole senza che si deformino con il tempo.
Dopo un primo passaggio in segheria le tavole larghe e senza difetti passano ancora molto tempo ben impilate e all’asciutto prima di essere usate, mentre per le altre non ci sono speranze di utilizzo per mobili o anche solo per carpenteria. Per il nostro tagliere legno fai da te invece possono andare benissimo: hanno il pregio di essere ricche di venature e soprattutto spesso sono gratuite.
Vicino alla corteccia c’è la parte viva dell’albero, quella attraverso cui scorre la linfa e si compiono le funzioni vitali della crescita. È chiara e tenera e fa gola a numerosi parassiti del legno che se ne cibano anche quando il legno è già diventato un pezzo di mobile. Purtroppo le tavole laterali costituiscono la parte più abbondante e bisogna cercare di scartarla il più possibile.
Scegliere legno stagionato
Il legno più interno, invece, non è più vitale e ha una funzione essenzialmente strutturale per l’albero, conferendo robustezza e resistenza alle sollecitazioni. Il colore è scuro, la durezza decisamente superiore e la resistenza ai parassiti è notevole.
Il tronco da cui abbiamo tratto la nostra materia prima ha alle spalle una lunga stagionatura ed è già pronto per la successiva lavorazione. Infatti il ciliegio, un legno rosso e compatto che regge molto bene al filo dei coltelli e delle mezzelune, tende a “muoversi” durante l’essiccamento e non può essere usato immediatamente dopo il taglio. Anche il legno d’ulivo sarebbe perfetto, ma è più difficile trovare scarti stagionati.
Come costruire un tagliere in legno fai da te
Sulla nostra tavoletta di scarto si notano molto bene gli strati più scuri del durame e quelli più chiari dell’alburno, meno duro e resistente. Anche se entrambi sono sufficientemente robusti per le sollecitazioni a cui è sottoposto un tagliere, cerchiamo di eliminare il più possibile la parte bianca seguendo con la matita il naturale andamento delle venature.Scontorniamo la tavoletta fino ad ottenere la forma desiderata. Non è necessaria una perfetta simmetricità, anzi, le forme irregolarmente curve danno un tocco artistico al tagliere. Sempre con la sega a nastro si assottiglia l’impugnatura togliendone uno strato dalla faccia inferiore per facilitarne la presa.Con la levigatrice a nastro o quella orbitale spianiamo la tavoletta togliendo tutti i segni lasciati dalla sega o dalla pialla. Appoggiamo la tavola sul nastro con le fibre orientate lungo la direzione di lavoro se vogliamo ottenere una superficie più fine, oppure di traverso se vogliamo asportare più materiale. In questo momento emerge la bellezza della venatura e del colore del ciliegio.Anche la costa deve essere rifinita a dovere e, in questa fase, lasciamo un po’ correre l’estro, arrotondando con curve fluide il tagliere. Una volta completata la cornice si smussano gli spigoli. Una passata con carta vetrata fine a mano elimina le ultime irregolarità in vista del trattamento di lucidatura.La tavoletta, liscia e ben spolverata, deve subire un trattamento di impregnatura con sostanze compatibili con l’uso alimentare che metta in risalto la venatura del legno. Si possono usare sul tagliare di legno oli vegetali, come quello di girasole, oppure cera d’api stesa a caldo e fatta penetrare con l’aiuto del phon. Una volta raffreddata si lucida con una spazzola e poi con uno straccio di lana.
Dal tronco alla tavola di legno
Questo bel tronco di ciliegio ha aspettato pazientemente per anni che venisse il suo turno per essere ridotto in tavole. Per eliminare i danni dell’umidità si intesta il tronco eliminando una decina di centimetri di legno.Una dopo l’altra si staccano le tavole dal tronco appoggiando le facce già tagliate alla guida in squadra. Si può usare sia il disco della combinata, per tronchi più piccoli, sia la sega per quelli di dimensioni maggiori.Con la scure si ripuliscono le tavole dalla corteccia e dal libro che coprono il legno, insieme alle parti ammalorate.La pialla toglie gli strati più grezzi mettendo bene in vista le venature del legno in modo da poter scegliere il pezzo che più ci ineressa.Recuperiamo dalle tavole più esterne ed irregolari del tronco il legno ancora utilizzabile con un colpo di segaccio.
Dal tronco si ricavano tre spesse tavole di larghezza uniforme più due scarti di forma irregolare dai quali abbiamo preso il legno per realizzare il nostro tagliere in legno fai da te.
Con la copertina di questo numero abbiamo giocato sul “500” della mitica auto italiana prodotta dalla FIAT per sottolineare e celebrare le 500 uscite di FAR DA SÉ. Inoltre i magnifici modellini dell’utilitaria, realizzati con mattoncini LEGO, che vi proponiamo nelle pagine seguenti, sintetizzano e rappresentano la capacità manuale e la creatività, qualità che contraddistinguono i far da sé.
Ma tornando al nostro 500, siamo commossi e orgogliosi di aver raggiunto questo numero; sfogliare le raccolte delle 500 riviste di FAR DA SÉ, partendo dal lontano 1975, ci emoziona e siamo increduli riguardando la varietà della carrellata di progetti così originali e tecnicamente validi, molti dei quali sono proprio realizzati dai lettori che ci hanno seguito, partecipando attivamente allo scambio di idee, di soluzioni per risolvere e assecondare desideri e necessità. In particolare, oggi più che mai, il nostro pensiero va al fondatore di FAR DA SÉ, Massimo Casolaro, giornalista ed editore, che, credendo in questa materia, ha formato redattori, fotografi, disegnatori ed esperti di laboratorio per dare il via a una rivista unica nel suo genere in Italia.
Su questo numero trovate una selezione di articoli pubblicati dal 1975 a oggi che, nella loro incredibile ricchezza, ci auguriamo possano essere anche per voi una piacevole scoperta o riscoperta.
Gli articoli completi sono scaricabili online su www.bricoportale.it/la-nostra-storia o inquadrando con lo smartphone il QR code in alto su ogni pagina destra.
Grazie a tutti voi e complimenti dalla redazione di FAR DA SÉ.
Realizziamo un giardino verticale fai da te con semprevivi e succulente utilizzando il telaio di una vecchia finestra che dotiamo di contenitore con rete metallica che trattenga il terriccio
Questo giardino verticale fai da te può essere collocato su una parete del balcone o del terrazzo, ma trova spazio anche all’interno dell’abitazione, purché si provveda a dargli una sistemazione in un posto sufficientemente luminoso e non troppo vicino a fonti di calore.
Questo giardino, in cui inseriamo alcuni semprevivi o altri tipi di piante succulente e grasse, è costituito da una base portante di recupero (in questo caso è il telaio una vecchia finestra da abbaino) sul cui retro viene costruito e applicato un contenitore profondo 30 mm dotato di schienale; la parte anteriore è chiusa da una rete zincata a maglie fini per contenere il terriccio che vi va inserito e le radici delle piantine. Il tutto è sospeso in posizione opportuna.
La struttura
Il telaio della finestrella va ripulito, eventualmente riparato e infine carteggiato. Lo si abbellisce con una leggera finitura shabby che ne ingentilisce l’aspetto rendendolo adatto all’arredo dell’ambiente in cui va collocato.
Il contenitore è costruito con listelli di abete da 30×20 mm. Va progettato e costruito in funzione della forma della finestra, in modo che segua, senza essere visibile anteriormente, i montanti e i telaietti interni che ricevevano i vetri.
Poiché la finestra presenta, superiormente, un andamento curvo, si rende necessario, per chiudere questa parte di contenitore, l’utilizzo di una striscia di foglio per impiallacciatura che segua tale rotondità.
L’assemblaggio dei listelli del contenitore si effettua con viti da 3×14 mm mentre il foglio di impiallacciatura curvato è bloccato in posizione per mezzo di graffettatura.
È applicato, sul telaio di listelli, uno schienale in compensato da 3 mm, opportunamente tagliato a misura e sagomato nella zona arcuata, sempre con graffette.
Anteriormente il contenitore è chiuso con una rete metallica di tipo zincato con maglie da 8×8 mm (o meno) fissata per graffettatura sul retro della finestra. Sul lato posteriore della finestra vanno anche avvitate due piastrine con occhiolo per la sospensione a parete.
Il contenitore viene quindi montato sulla finestrella per mezzo di quattro squadrette metalliche avvitate.
L’ultima fase della realizzazione consiste nel riempire il contenitore con terriccio adatto per semprevivi e succulente, facendo passare il terriccio attraverso le maglie della rete e stipandolo dentro il contenitore.
Non resta che inserire le radici delle pianticelle aiutandosi con un bastoncino, in modo che le piante rimangano in posizione anche quando l’insieme viene posto in verticale.
La sospensione a parete del giardino verticale si effettua forando il muro e ancorando alla parete due tasselli con gancio: tali supporti devono sporgere a sufficienza perché il contenitore delle piante è spesso 3 cm e tiene il telaio della finestra distanziato dalla parete.
Occorrente
Telaio di finestra di recupero; listelli di abete 30×20 mm; foglio di compensato di pioppo spesso 3 mm; foglio da impiallacciatura spesso 1-1,5 mm; 2 piastrine metalliche per sospensione; 4 staffe angolari 25x25x17 mm; 6 viti per legno da 3,5×30 mm; 20 viti per legno da 3×14 mm; 2 tasselli 7×120 mm per il montaggio a parete; rete zincata a maglia fine (8×8 mm) 1000×500 mm; graffette metalliche per graffatrice e bit di avvitatura; colla per legno; terriccio per piante in vaso; piante di Sempervivum e succulente. Attrezzi: trapano avvitatore, cesoia, graffatrice, seghetto alternativo, sega tipo Nanoblade, morsetti a vite, riga, matita, guanti da giardino, occhiali di sicurezza.
Come realizzare un giardino verticale
Contenitore con telaio di listelli
Per determinare le lunghezze dei listelli che costituiscono il telaio del contenitore, è necessario rilevare le misure dei montanti del telaio della finestrella, la sua larghezza e la dimensione dei telaietti interni. La misura si rileva sulla mezzeria di questi elementi.
Si tagliano tutti i pezzi necessari in listello di abete da 20×30 mm di sezione. Si blocca il listello sul banco con i morsetti e si realizzano i tagli. L’esecuzione risulta veloce e precisa se si utilizza la AdvancedCut 50 Bosch che si avvale della tecnologia di taglio Nanoblade.
Si dispongono i listelli tagliati a formare un’intelaiatura che segua quella della finestra. I punti da collegare per avvitatura vanno segnati con una matita grassa.
Utilizzando un trapano avvitatore con punta da 3 mm si praticano i fori di passaggio per le viti in ciascuno dei punti contrassegnati. Quindi si inseriscono le viti da 3×14 mm e si avvitano realizzando le unioni.
Il listello centrale va poggiato sul telaio in modo da poter determinare i punti su cui realizzare gli incastri nei listelli orizzontali, necessari al suo inserimento nella struttura del giardino verticale.
In corrispondenza del punti contrassegnati si tracciano gli incavi sia sui listelli del telaio sia su quello centrale in modo da potere ricavare gli intagli che permettono l’incastro.
Con il seghetto alternativo si tagliano gli incastri profondi 15 mm, larghi 20 mm, sui listelli del telaio e su quello centrale. La parte di legno da eliminare si asporta con uno scalpello piatto.
Il listello centrale va inserito negli incastri in modo che il suo bordo esterno si trovi alla medesima altezza dei listelli che costituiscono il telaio. Questi incastri possono essere stabilizzati con colla vinilica. Il telaio si poggia sul retro della finestra.
Assemblaggio del telaio e sospensione
Si posiziona il foglio da impiallacciatura formando un arco che segua il telaio della finestra. Dopo averlo fermato con due morsetti si segnano le estremità dell’arco con 15 mm di abbondanza, ai bordi corti. Si segna anche l’altezza che deve risultare di 30 mm.
Utilizzando l’attrezzo di taglio universale IXO, si taglia il foglio di impiallacciatura sia in altezza sia in larghezza, seguendo le tracce eseguite in precedenza.
Posizionato il foglio sui bordi del telaio del contenitore, con una sovrapposizione di 15 mm, si provvede a collegarlo con alcuni punti di graffatrice. Data la sottigliezza del foglio le graffette stabilizzano l’unione meglio di chiodi o viti.
Il compensato di pioppo da 3 mm va opportunamente sagomato lungo i bordi in modo da coprire esattamente tutto il telaio del contenitore. Poggiato su questo va fissato con diversi punti di graffatrice. Si può applicare un sottile cordone di colla vinilica che occluda meglio la zona di contatto.
Sulla parte anteriore del contenitore va stesa la rete zincata a maglie fini. Per tagliarla con precisione si gira verso il basso il contenitore stesso e si procede al taglio della rete seguendo il bordo del telaio con una cesoia.
La rete zincata va fissata sul retro della finestra per mezzo di graffatura. Dopo aver poggiato provvisoriamente il telaio del contenitore e aver segnato la sua posizione, si avvitano sul retro della finestra le quattro piastrine angolari che servono per il fissaggio del contenitore.
La costruzione si conclude posizionando il contenitore sul retro della finestra a contatto con le quattro piastrine angolari e fissandolo per avvitatura. Sul retro del giardino verticale si applicano anche le due piastrine per la sospensione a parete.
Dopo aver definito il punto nella parete in cui applicare il giardino verticale e aver segnato la posizione delle piastrine di sospensione, si praticano i fori col trapano battente. Si inseriscono i tasselli a gancio le cui teste devono sporgere dalla parete di almeno 30 mm.
Semprevivi
I “Semprevivi” (come il Sempervivumarachnoideum o il Montanum o il Tectorum) sono le piante ideali per un giardino verticale in casa. In natura si adattano a crescere nelle crepe dei muri o nelle spaccature delle pietre. Non richiedono esposizioni particolarmente soleggiate e non hanno specifiche necessità.
Si acquistano in vivaio, in piccoli vasi da cui si estraggono per poterle trapiantare. La messa a dimora si può fare in qualsiasi stagione, anche se il periodo migliore è aprile-giugno, inserendo la radice direttamente nel terriccio del contenitore. In luglio e agosto avviene la fioritura che, in alcune specie, va dal rosa intenso al rosso porpora.
Per l’innaffiatura del giardino verticale è sufficiente utilizzare uno spruzzino con cui bagnare delicatamente le piante due o tre volte alla settimana senza lasciar asciugare troppo il terriccio.
I prodotti Einhell sono sempre più vicini al cliente finale grazie a innovazione, performance, comunicazione e alla ricerca di maggiore qualità e sostenibilità
Quando prendiamo in mano il nostro utensile preferito ci aspettiamo sempre che soddisfi le nostre aspettative: e lo vogliamo potente, sicuro, ergonomico, versatile, leggero, maneggevole, ma anche con una bella linea, rispettoso dell’ambiente, silenzioso, sempre più funzionale. In quest’ottica Einhell, come sempre all’avanguardia, si pone per i prossimi tre anni l’obiettivo di un cambio di rotta verso una qualità dei prodotti ancora più elevata, migliori permormance, cura dell’ergonomia e dell’innovazione per un sostanziale avvicinamento, anche comunicativo, alle più sentite esigenze dell’utente finale. Prodotti Einhell Italia con garanzia di tre anni, servizi migliorati, presenza capillare su tutto il territorio italiano di centri assistenza specializzati, presentazione sempre fresca e approfondita.
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Più ambiente, con i prodotti Einhell
Attraverso lo sviluppo del sistema Power X-Change, Einhell si è posta l’obiettivo di arrivare, un domani, a utilizzare una sola fonte di energia – una batteria potente, versatile e compatta – per garantire la piena e duratura funzionalità di tutti gli utensili einhell di cui si ha bisogno in casa e negli spazi esterni. Un’innovazione che nasce in risposta alla necessità di ridurre sprechi e consumi, puntando su tecnologie e prodotti sostenibili e rispettosi dell’ambiente, con lo sguardo sempre rivolto a un prodotto qualitativamente vincente e affidabile.
Tecnologia ECO-Power
La tecnologia Einhell ECO-Power è un tratto distintivo di molti utensili e apparecchi da giardino. Contribuisce notevolmente a ridurre il consumo di energia e le emissioni. Il know-how tecnico e le responsabilità per l’ambiente, vissuti in modo consapevole, sono la base per i prodotti ecologici e sostenibili.
Sistema Power X-Change
Meno batterie e caricabatterie
Riduzione sia del fabbisogno di materie primee di energia che dell’impatto ambientale.
Sfruttamento sostenibile dell’energia
Il comando efficiente della batteria e la tecnologia agli ioni di litio riducono il consumo di energia.
1 sistema per tutti gli apparecchi
1 batteria per tutti gli apparecchi in officina e in giardino. 1 sistema di batterie da 18 V per tutte le applicazioni combinabili per raggiungere 36 V. (Con apparecchi da 36 V servono 2 batterie da 18 V)
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Prodotti che durano più a lungo, devono essere sostituiti con meno frequenza. Meno acquisti successivi riducono l’impiego di risorse naturali. Più ecologico della benzina Emissioni zero durante l’impiego.
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Le casseforti sono un mezzo ideale per custodire in tutta sicurezza preziosi e beni di valore; ne esistono differenti tipologie, a muro o da appoggio
La gamma di cassefortiSacar è ampia, l’assortimento prevede modelli a muro o da appoggio, con chiusura digitale o a chiave e dimensioni e solidità ideali per privati, uffici, negozi, per la custodia di documenti, preziosi e beni di valore.
Casseforti da muro
Il momento chiave dell’installazione di una cassaforte a muro sta nella valutazione della locazione migliore. E con questo non si intende soltanto dove pensiamo sia meglio per l’utilizzo, ma anche, e soprattutto, quale parete abbia le caratteristiche giuste per riceverla.
Il muro va ispezionato attentamente per valutare se in quel punto la parete ha lo spessore sufficiente: oltre alla profondità della cassaforte, con un margine aggiuntivo di almeno 3 centimetri, deve restare ancora uno spessore di muro paragonabile a una fila di mattoni.
Questo significa, probabilmente, che nella maggior parte delle case la cassaforte da muro risulterà installabile solo nelle pareti perimetrali, quelle più spesse, oppure in corrispondenza di vani tecnici ciechi, sempre senza andare a interferire con gli eventuali impianti presenti all’interno.
Le casseforti a muro si possono scegliere con apertura digitale o con apertura a chiave. Entrambe sono disponibili in diverse taglie, con dimensioni che vanno da 260 a 400 mm di larghezza, da 180 a 250 mm di altezza e da 150 a 195 mm di profondità.
Digitale e con chiave
La prima apertura della cassaforte digitale va effettuata appoggiando la pila da 9 volt, inclusa nella confezione, sugli appositi contatti situati sulla tastiera, rispettando la polarità del contatto, indicata con “+” e “-”. La batteria serve ad alimentare il sistema di apertura durante la prima attivazione, ma anche successivamente, nel caso si esauriscano le batterie interne.
Tenendo in contatto la batteria sui terminali, si digita il codice principale o il personale preimpostati dalla fabbrica e si preme il tasto ON per sbloccare la serratura.
Ruotando la manopola in senso orario si apre lo sportello. In questo modo si ha accesso al vano delle batterie, alloggiato nella faccia interna dello sportello stesso. Si inseriscono quattro pile alcaline da 1,5 volt, in formato AA LR6, non incluse nella confezione.
Per cambiare il codice preimpostato e inserire quello personale si compone il codice di fabbrica: premendo il tasto ON per dare conferma la spia verde si accende. Si preme il tasto E facendo accendere la spia gialla. Si compone il codice personale che si desidera impostare, compreso tra tre e otto cifre, entro 8 secondi, e si preme ancora il tasto E per confermare. Se la cassaforte emette tre beep significa che il codice è stato impostato correttamente.
Dopo la manovra, la cassaforte va aperta nell’arco di cinque secondi girando il pomolo in senso orario. Prima di richiudere lo sportello conviene provare più volte la nuova combinazione a sportello aperto.
Tutto più semplice con le casseforti con apertura a chiave. Si faccia attenzione a conservare le chiavi di scorta fuori dalla cassaforte: in caso di smarrimento senza una copia della stessa è impossibile riprodurla. Bisogna non danneggiare i denti della chiave con usi impropri ed evitare che qualsiasi materiale interferisca con i catenacci di chiusura.
Come installare casseforti a muro
Con le misure di ingombro tracciamo sul muro le linee di contorno della sagoma della cassaforte cui aggiungiamo 5-10 cm per lato, un margine necessario per l’aggiunta della malta. Manteniamo la perfetta orizzontalità e perpendicolarità utilizzando una livella.
Prima di iniziare la demolizione dobbiamo nastrare il bordo esterno del riquadro; questa manovra impedisce la scheggiatura dell’intonaco. Al nastro fissiamo un telo di nylon e alcuni pezzi di carta a ulteriore protezione del muro.
Dopo un inizio cauto, seguendo con un piccolo scalpello la linea di contorno, si procede più velocemente con uno di misura maggiore sino a ottenere la profondità necessaria.
Prima di posizionare la cassaforte distribuiamo uno strato di malta sul fondo e sulle pareti. Inseriamo la cassaforte nella cavità appoggiandola su tacchi di legno in modo che rimanga centrata nello spazio e, soprattutto, perfettamente livellata. Per rendere difficile la rimozione ai malintenzionati, circondiamo la cassaforte con rete elettrosaldata o applichiamo spezzoni di tondino di ferro.
Iniziamo dal basso a inserire la malta nello spazio attorno alla cassaforte. Usiamo una piccola cazzuola e premiamo per farla penetrare il più possibile negli spazi liberi dai due tacchi di legno.
Quando ne abbiamo messa un po’, spingiamo con un bastone per mandarla verso il fondo, comprimendola bene affinché riempia tutto lo spazio.
Continuiamo così sino al totale riempimento, ma prima di completare lo strato più superficiale ricopriamo la facciata della cassaforte con un foglio di cartone. Solo in seguito livelliamo la superficie con nuova malta, rimuovendo l’eccesso e portando la quota pari al muro.
Tolto il cartone di protezione, lasciamo asciugare il cemento prima di stuccare con la spatola la parte di muro in cui siamo intervenuti, andando a raccordare perfettamente la zona appena riempita con il vecchio intonaco.
È fondamentale in questa fase lasciare aperta la porta della cassaforte per alcuni giorni, in modo che non si formi condensa a causa dell’evaporazione dell’acqua nel cemento.
Al termine procediamo con la tinteggiatura della zona.
Dove non installarla
Innanzi tutto ci si deve assicurare che nel punto prescelto non vi siano colonne portanti e non passino tubazioni e guaine degli impianti; se possibile va valutato un posizionamento che renda difficoltoso ai malintenzionati lavorare con mazza e piccone per estrarla.
La collocazione delle casseforti dietro un quadro è molto prevedibile, si può fare di meglio con scaffalature e mobiletti.
Cassaforte da appoggio
Non richiede l’esecuzione di opere murarie in quanto si prospetta una collocazione “a scaffale”, seppure in posizione poco visibile. Va assicurata con un saldo fissaggio sul fondo o sul retro della cassa per impedire la sua facile rimozione (tasselli standard in dotazione).
Le casseforti d’appoggio si possono sistemare su una scaffalatura in modo da applicare dei tasselli chimici sulla parete posteriore, attraverso il dorso della cassaforte, oppure all’interno di mobili robusti e pesanti, con fissaggi in più direzioni.
Digitale o con chiave
Il modello da appoggio con apertura digitale monta la stessa serratura elettronica della sorella da incasso a muro. Valgono pertanto le stesse indicazioni per il primo utilizzo e le modalità di memorizzazione dei codici. Le misure disponibili sono mm: 310x200x200h, 280x180x200h, 350x250x250h.
La Mini Safes è la cassaforte più economica della serie; ha un sistema di apertura e chiusura digitale, ma per l’apertura di emergenza (nel caso di prima attivazione o batterie interne scariche) si affida all’uso di una chiave tubolare. Misura mm 230x170x170h.
I modelli a chiave da appoggio sono disponibili nelle stesse taglie rispetto al corrispondente modello digitale. Il sistema di apertura e chiusura è identico al modello a chiave da incasso a parete.
La cassaforte modello Mattoncino, a chiave (220x130x115h mm), è disponibile anche nella versione con apertura digitale (230x140x140h mm); adatta per contenere valori e documenti di piccole dimensioni ed essere più facilmente nascosta e alloggiata in piccoli spazi.
Per un corretto funzionamento
La serratura della cassaforte non deve mai, per nessuna ragione, essere oliata o ingrassata.
Se le batterie si stanno esaurendo la spia rossa lampeggia dopo la procedura di apertura: è necessario sostituire le quattro pile inserite nel retro dello sportello. Se le batterie non sono più in grado di aprire lo sportello si alimenta la cassaforte con una batteria da 9 volt da appoggiare sui contatti posizionati sulla tastiera. Non forzare mai il pomolo di apertura.
Questa cassapanca da esterno a forma di gabbia in listelli di abete occulta alla vista i bidoni della raccolta differenziata collocati vicino all’ingresso pedonale; il legno è rifinito con la tecnica giapponese Shou Sugi Ban
Quando gli spazi dentro casa non permettono la locazione degli ingombranti mastelli per la raccolta differenziata si può realizzare una cassapanca da esterno in legno per posizionarli sul vialetto di casa e, al contempo, nasconderli alla vista.
In questo caso la zona più logica, scelta anche per agevolare la movimentazione degli stessi mastelli fuori dal cancello di casa, ricade vicino al cancello dell’ingresso pedonale a confine con una muratura in pietra e una parte di aiuola: questa collocazione richiede però una costruzione poco evidente che si mimetizzi meglio nello scorcio dell’ingresso.
Da qui nasce l’idea di utilizzare l’antica tecnica giapponeseShou Sugi Ban che prevede di “bruciacchiare” la superficie in legno della cassapanca da esterno per renderla resistente agli agenti atmosferici, alle muffe e ai parassiti. Si tratta di una tecnica oggi tornata molto di moda e impiegata da architetti e designer occidentali in nuove costruzioni, ristrutturazioni e complementi d’arredo.
Cosa occorre la cassapanca da esterno
10 listelli in abete 35x45x1800 mm;
14 listelli in abete 35x45x550 mm;
12 tozzetti in abete 35x45x80 mm;
4 barre filettate zincate M5x1000 mm;
8 dadi esagonali Ø 6 mm;
4 dadi bombati in ottone Ø 5 mm;
8 rondelle piane a costa larga Ø 5 mm;
4 piedini con testa snodata M10x40 mm;
1 coperchio in multistrato pioppo 1860x600x15 mm;
1 pannello posteriore in multistrato pioppo 1800x615x15 mm;
2 grosse cerniere a piastra pesante 400 mm;
1 meccanismo chiudiporta idraulico;
1 chiudiporta idraulico tipo MAB;
1 piastra angolare inox;
viti truciolari e bulloncini a testa tonda M6x30 mm.
Robuste cerniere per il coperchio
Le due cerniere si montano a un terzo dai lati estremi con il meccanismo per ridurre la flessione del leggero pannello posizionato al centro.
Il coperchio, se aperto oltre i 90°, si blocca per la massima estensione dello snodo abbinato al braccio e per far sì che si chiuda lentamente basta una lieve spinta lasciando entrambe le mani libere.
Il coperchio di questo baule cassapanca per esterno, quando è chiuso, appoggia su una guarnizione in gomma fissata sul primo listello superiore.
Listelli e tozzetti su 4 barre
Da listelli in abete grezzo piallati a filo e spessore alle dimensioni di 35×45 mm si ricavano 10 pezzi lunghi 1800 mm destinati al lato frontale e al piano di appoggio interno del contenitore, 14 pezzi da 500 mm destinati ai due fianchi laterali, 14 tozzetti da 80 mm destinati agli spessori posteriori tra i listelli laterali; si esegue un assemblaggio in bianco.
Ogni listello da 1800 mm viene forato con punta per legno Ø 5,5 mm al centro del lato da 35 mm, tracciato con un truschino, e a 18 mm dalle estremità, fissato con la battuta di testa sul piano del trapano a colonna. I listelli da 550 mm invece vengono forati da un lato a 18 mm e dal lato posteriore a 40 mm, corrispondente alla mezzeria dei tozzetti forati al loro centro.
Si posizionano tutti i listelli e i tozzetti di spessore su un pavimento o un piano in cemento che resista al calore della fiamma, pronti per essere trattati.
I due pannelli che compongono il lato posteriore e il coperchio hanno dimensioni identiche.
Sul pannello posteriore si praticano fori svasati sulle mezzerie di ciascun listello laterale da 550 mm e si fissa su questi con viti truciolari 4×30 mm.
Sul fondo della gabbia capovolta si avvitano tre listelli che permettono di tenere i bidoni della spazzatura sollevati da terra pur lascaiando il contenitore aperto da tutti i lati in modo che possa circolare al meglio l’aria.
Tecnica giapponese del Shou Sugi Ban
Lontano da eventuali materiali infiammabili e si esegue la bruciatura con un grosso cannello a gas direzionando la fiamma su due lati in contemporanea con passate leggere.
Anche i due pannelli che formano il lato posteriore e il coperchio vengono bruciati allo stesso modo su entrambe le facce, regolando la fiamma e l’avanzamento del cannello in modo da lasciare in evidenza le venature del legno.
Ultimate le bruciature, si applica a scopo precauzionale una mano di finitura trasparente.
Il legno da trattare con questa antica tecnica deve avere già la forma e le misure di utilizzo.
Per controllare al meglio l’entità della carbonizzazione e fare in modo che sia distribuita in modo uniforme, è diffuso l’utilizzo di un cannello con bombola di gas GPL. Il legno va annerito completamente, ma se non si desidera espressamente ottenere l’effetto “carbone” basta un sottile strato superficiale per garantire la resistenza del legno sino a 100 anni.
Per l’utilizzo classico, lo strato in distacco della carbonizzazione va rimosso con una spazzola di ferro e poi una di saggina o plastica.
Segue il lavaggio delle assi con acqua corrente, per rimuovere tutti i residui dagli anfratti.
Dopo la totale asciugatura all’aria, si applica olio naturale di finitura per esterni.
Chiusura della cassapanca da esterno
Il coperchio della cassapanca da esterno viene fissato con le due grosse cerniere con le piastre fisse imbullonate dal lato esterno del pannello posteriore e i bracci snodati correnti sotto il coperchio. L’assemblaggio è assicurato da sette viti a testa tonda M6 per ciascuna cerniera con controdadi a rondella dal lato interno.
Con una piastra a L di recupero, si realizza un dispositivo regolabile a più posizioni, da abbinare al chiudiporta idraulico; il dado sporgente al centro della leva annulla il sistema di scatto finale classico nei portoni per garantire la chiusura della serratura, non necessario nel caso specifico, poiché il meccanismo serve solo a mantenere fermo il coperchio della cassapanca da esterno quando è in posizione di massima apertura e a rallentarne la chiusura.
La leva regolabile, fissata al centro della piastra con il chiudiporta, fa sì che il braccio idraulico si arresti prima di dare il colpo finale e garantisce il finecorsa del congegno.
Piedini di appoggio regolabili
Ai lati di ciascun tirante, dal lato della base, si praticano fori Ø 9,5 mm su cui vengono avvitati a forza i piedini di appoggio che regolano la planarità e mantengono rialzata la gabbia dalla base in cemento.
La gamma Power X-Change di Einhell comprende diversi utensili dotati di motori brushless, tecnologia innovativa che non richiede manutenzione periodica e assicura elevata autonomia
I motori brushless (senza spazzole) hanno il rotore a magneti permanenti e lo statore a campo magnetico rotante. A differenza dei motori a spazzole, non hanno bisogno di contatti elettrici striscianti sull’albero del rotore (le spazzole appunto). La variazione di orientamento del campo magnetico generato è controllata elettronicamente.
I vantaggi sono: minore resistenza meccanica, nessuna possibilità di scintille al crescere della velocità, drastica riduzione della manutenzione. Si tratta pertanto di motori più compatti, più potenti e più resistenti, con migliori performance rispetto agli apparecchi tradizionali. Einhell
Vantaggi dei motori brushless
PIÙ POTENZA – Ridottissime perdite per attrito e rendimento decisamente più elevato.
MAGGIORE AUTONOMIA – Niente sprechi di energia per l‘azionamento delle spazzole. Le autonomie notevolmente più lunghe dopo ogni ricarica equivalgono a una riduzione della frequenza di ricarica.
MAGGIORE DURATA UTILE – Minore attrito, temperatura di esercizio più bassa, usura ridotta. Un apparecchio con motore brushless dura molto più a lungo.
STRUTTURA PIÙ COMPATTA – Motori e carcassa più compatti. Gli apparecchi più snelli sono più comodi ed ergonomici da maneggiare.
NON RICHIEDONO MANUTENZIONE – Non è più necessario sostituire le spazzole di carbone. I carboncini dei comuni motori si devono sostituire più volte, ma ciò non vale per gli apparecchi brushless. Si risparmiano così tempo e denaro, ma anche risorse naturali. 25 % di potenza in più – 50 % di autonomia in più 100 % di durata utile in più.
Il TE-CD 18 Li-i BL è un trapano avvitatore a percussione della gamma Power X-Change alimentato con batteria al litio da 18 V.
Si tratta di uno strumento di ultima generazione e, come tale, mostra dimensioni molto compatte che lo rendono estremamente maneggevole (è possibile anche agganciarlo senza ingombro alla cintura da lavoro).
La compattezza non ha comportato nessuna rinuncia in fatto di potenza, prestazioni in perforazione e autonomia di funzionamento.
Il motore è di tipo “brushless”, caratteristica che si ripercuote positivamente sulla sua durata e sulla resa in potenza a parità di energia assorbita.Mentre il trapano è in funzione un led bianco illumina la zona di lavoro. Sulla batteria, invece, tre led di indicazione permettono di controllare lo stato di carica.Il trapano è equipaggiato con un mandrino autoserrante da 13 mm con funzione Quick Stop e blocco automatico per un rapido cambio delle punte.
Smerigliatrice a batteria AXXIO
La smerigliatrice a batteria AXXIO di Einhell è ideale per l’utilizzo in garage, in ambienti domestici e in officina.
Grazie alla funzione di avvio progressivo Soft Start e alla protezione di sicurezza contro l’avvio accidentale, il funzionamento della smerigliatrice angolare è silenzioso ed estremamente versatile.
Il diametro del disco è 125 mm, la velocità di rotazione a vuoto 8500 giri/min.
La componentistica curata in ogni dettaglio garantisce assenza di vibrazioni; le impugnature antiscivolo assicurano comfort elevato anche durante le fasi di lavoro più impegnative.La profondità di taglio massima di Axxio è di 33 mm, notevole per una smerigliatrice con disco da 125 mm. Il lavoro procede quindi veloce e preciso, senza sbavature.La protezione del disco di taglio ha una regolazione rapida a sgancio manuale e non necessita dunque dello scomodo utilizzo di chiavi inglesi.
Tassellatore a batteria Herocco
Il tassellatore a batteria Herocco è un versatile tuttofare amatissimo e molto richiesto dagli appassionati: la potenza necessaria di volta in volta per forare, tassellare o scalpellare viene erogata con precisione e affidabilità, mentre la tecnologia brushless consente performance migliorate e maggiore autonomia di lavoro rispetto ai tradizionali motori a spazzole a carboncino.
La percussione pneumatica lavora a una frequenza di 5.500 colpi al minuto e una forza di percussione di 2,2 joule: Herocco è un compagno ideale per tutti i lavori!
4 funzioni in 1: avvitare, forare, tassellare e scalpellare. Il sistema elettronico di gestione del numero di giri consente di lavorare con precisione.
Dotato di motore senza spazzole per una maggiore autonomia e potente luce led per lavorare in qualunque condizione di luminosità.L’ampia impugnatura ergonomica e l’impugnatura supplementare sono dotate di una presa antiscivolo Softgrip, salda e sicura
Il termoarredo ROLL di De’Longhi, con il suo design minimale, riscalda e arreda la casa con eleganza
Qual è la forma più semplice e discreta che può avere il caldo? Sicuramente quella di un tubo, ed è questa l’essenza del nuovissimo termoarredo elettrico ROLL di De’Longhi, concepito principalmente per il bagno, ma che, grazie al suo design minimale, può essere installato in ogni ambiente della casa in cui sia richiesta una fonte di riscaldamento integrativa.
ROLL può essere fissato a parete in orizzontale o in verticale; è sufficiente disporre di una presa elettrica nelle sue vicinanze.
È disponibile in diverse dimensioni, potenze e finiture a partire da 99 euro.
Funzionale e versatile
Diverse tecnologie governano questo innovativo corpo scaldante.
ROLL di De’Longhi esiste in più versioni, dalla più semplice con interruttore on-off, alla digitale con termostato a ledprogrammabile, a quella top con termoventilatore integrato; in quest’ultimo una ventola interna diffonde aria calda attraverso la griglia ricavata direttamente sulla struttura del termoarredo.
Per l’installazione in verticale, all’estremità superiore può essere montato il pratico accessorio per appendere le salviette.
Occupa poco spazio ed è facile da montare: ecco un tavolo da parete pieghevole ideale per ambienti poco spaziosi
Sarebbe bello dedicarsi al fai da te nel garage, ma spesso per via del poco spazio ciò non è possibile. Una soluzione perfetta è il tavolo da parete richiudibile in metallo di Sodifer. Chiuso occupa solo pochi centimetri, consentendo di parcheggiare l’auto senza problemi, ma è sufficiente sollevare il tavolo e allargare le gambe di sostegno per ottenere un banco da lavoro ampio e robusto.
Inoltre il pannello salamandra è utile per riporre in perfetto ordine gli attrezzi da lavoro.
Montaggio rapido
Il tavolo da parete in metallo Sodifer è composto da: 2 gambe, 2 montanti laterali, 1 pannello salamandra, 4 viti, 4 tasselli, 1 piano di lavoro, 2 lastrine di giunzione, 2 bulloni, 2 dadi e 4 rondelle, 20 ganci, 4 piedi d’appoggio, 4 viti per metallo con 4 dadi e 8 rondelle.
Si inseriscono i piedi d’appoggio, avvitandoli alle estremità delle gambe.
Si incastra il pannello salamandra ai montanti laterali facendo passare le viti negli appositi fori.
Il pannello va bloccato ai montanti fissando leviti con dadi e rondelle.
Si praticano 4 fori nel muro in corrispondenza delle aperture dei montanti laterali.
I tasselli vanno inseriti nei fori del muro con l’aiuto di un martello.
Si avvitano i montanti al muro, per fissare in maniera stabile la struttura del tavolo.
Una volta allargate le gambe del tavolo, vi si colloca al di sopra il piano di lavoro…
…e lo si fissa con i bulloni e le lastrine di giunzione.
Infine, si collocano sul pannello salamandra i ganci portautensili in dotazione.