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Luce ed energia sempre pronte | Torcia Einhell

Condividono le batterie degli elettroutensili: sono accessori utili anche al di fuori delle attività in laboratorio e in giardino

Le famiglie di elettroutensili alimentati con batterie al litio compatibili e quindi intercambiabili fra loro hanno cambiato il modo di allestire le nostre dotazioni. Le aziende più dinamiche, oltre alle macchine dedicate al fai da te in laboratorio e al giardinaggio, hanno sviluppato strumenti di utilità che sfruttano le medesime batterie e sono adatti all’uso in tanti frangenti anche al di fuori delle attività far da sé. Innestata su una batteria al litio della gamma Power X-Change, la nuova torcia Einhell ha una durata di funzionamento impressionante, grazie anche alla bassa richiesta di energia da parte del led ad alta efficienza. L’adattatore USB, invece, collegato alle batterie della stessa famiglia, converte la tensione di 18 V nei 5 V canonici e li mette a disposizione su due prese a standard USB che si differenziano per il valore di amperaggio di uscita: la prima fornisce 1 A di corrente, la seconda 2,1 A. Un’utilissima riserva di energia per ricaricare smartphone e altri dispositivi, da avere sempre in auto e nelle escursioni.

La batteria è sempre la stessa

La testa della torcia è snodata per poter ruotare. Questo è particolarmente utile quando la torcia è appoggiata su un ripiano oppure appesa tramite il gancio a un rilievo di fortuna ed è necessario orientare la luce nella direzione migliore per avere una buona illuminazione nella zona di lavoro.
La batteria utilizzabile è una qualsiasi fra quelle della gamma Power X-Change, disponibili con amperaggi da 1,5 Ah sino a 5,2 Ah.
In parata, la torcia TE-CL 18 Li H-Solo (euro 29,95), l’adattatore TE-CP 18 Li USB-Solo (euro 9,95), la stazione di carica e la batteria, entrambi della famiglia Power X-Change.
04|Sul frontale dell’adattatore si notano le due prese USB sulle quali sono distintamente indicati i valori di uscita: 5 V per enrambe, 1,0 A per quella sinistra e 2,1 A per la destra.
L’adattatore USB si innesta sulla batteria come qualsiasi elettroutensile.
Per avviare l’emissione di energia dalle prese si preme il pulsante presente sull’adattatore. Per verificare l’energia residua disponibile ci sono i led indicatori posti sulla batteria; per la visualizzazione si preme il pulsante collocato
La torcia ha un gancio che può assumere posizioni diverse (una anche per non essere di ingombro quando la si impugna); è fatto in modo da poterlo sfruttare in vari modi per stabilizzare la torcia oppure agganciarla a sporgenze di fortuna, quando si deve lavorare a mani libere in condizioni di scarsa illuminazione.

Appendere quadri | Tutti i segreti per allinearli

Tutto quello che bisogna sapere per appendere quadri in maniera corretta, cercando di allinearli perfettamente

Appendere un quadro è un intervento in sé molto facile, ma che va eseguito prendendo in considerazione alcuni fattori come: il tipo di muro, il mezzo di sospensione, il peso del quadro e la geometria generale della sua collocazione sulla parete. Come prima cosa dobbiamo determinare la posizione dei singoli quadri in relazione agli elementi architettonici e all’arredo, poi passiamo all’applicazione degli elementi di sospensione valutando se sia il caso di usare chiodi o tasselli.

É utile sapere che:
Lo spazio vuoto tra due serramenti (o altri elementi architettonici) può essere arricchito con quadri della medesima dimensione, disposti a distanze regolari dagli elementi estremi. L’occhio percepisce gli spazi vuoti come “passepartout” che valorizzano le immagini.

Materiali e tecniche

allineare un quadro

  1. Livella laser: un sistema preciso per allineare i quadri consiste nell’utilizzare una livella laser che emette due raggi, uno orizzontale e uno verticale, che permettono di individuare i punti di sospensione.
  2. Le attaccaglie:per appendere un quadro è necessario posizionare sul suo retro un elemento particolare denominato “attaccaglia”. In commercio se ne trovano di dimensioni e tipologie diverse, anche adesive.
  3. Molletta salvavita: i chiodini più piccoli non sono agevoli da conficcare nella parete: per evitare di colpire le dita con il martello procuriamoci la molletta fermachiodi che tiene il chiodo in posizione.
  4. Per quadri grandi: un sistema  per appendere quadri di una certa dimensione consiste nell’utilizzare una catenella a maglie fini collegata a due attaccaglie e sospesa al centro a un tassello con gancio.

Altezze e simmetrie

allineare in basso

ALLINEATI IN BASSO: I quadri, soprattutto se di diverse forme e dimensioni, è bene allinearli con il lato inferiore a un’immaginaria linea orizzontale.

allineare in alto

ALLINEATI IN ALTO: Se i quadri hanno uno sviluppo irregolare in altezza e se la stanza ha il soffitto un po’ basso, può convenire la disposizione con allineamento verso l’alto.

quadro grande al centro

GRANDE AL CENTRO: Se disponiamo di un quadro di buone dimensioni possiamo collocarlo al centro della parete e realizzare intorno a esso  una “cornice” con quadretti.

quadri e finestre

INTORNO ALLA FINESTRE: Quando una finestra interrompe una parete grande è possibile contornarne il perimetro con quadri che non siano troppo ingombranti.

Le meraviglie di Colossus e della casa intelligente 

Tratto da “Rifare Casa n.64 – Luglio/Agosto 2019″

Autore: Nicla de Carolis

Colossus, un nome da supereroe (ma si chiamava così anche il super computer britannico che nella Seconda Guerra Mondiale venne usato per intercettare le comunicazioni di Adolf Hitler), assomiglia a un piccolo cingolato rosso e nero, lungo un metro e 60 centimetri, largo e alto poco meno della metà che si muove lentamente, cinque chilometri l’ora, ma non si ferma mai, neanche davanti a scale o strapiombi, in grado di trascinare un carico di feriti o un grosso tubo per sparare acqua. Un “robot pompiere”, manovrabile a distanza in modo da tenere gli esseri umani al sicuro, il primo a sfidare il rogo spruzzando acqua nella navata centrale della cattedrale di Notre Dame nell’incendio dell’aprile scorso che ha consentito
il successivo intervento dei pompieri. L’opera di Colossus ha scongiurato
il rischio, quando le fiamme erano altissime, che crollasse tutto sulla testa dei primi soccorritori, ha abbassato la temperatura all’interno affinché diventasse sopportabile per gli esseri umani e ha ridotto ad appena tre feriti lievi il bilancio delle vittime nelle sette ore di battaglia con il fuoco nella cattedrale.

Ci sono poi robot utilizzati per interventi chirurgici meno invasivi
di quelli realizzati con la tecnica tradizionale: anche in questo caso a guidare i bracci del robot e a determinare i suoi comportamenti sono sempre gli uomini, chirurghi, perché non esistono al momento robot, umanoidi o meno, capaci di decidere e agire
in sala operatoria in autonomia. Altri esempi sono i robot da compagnia per intrattenere bambini e dare informazioni: la cosa magnifica sarebbe avere un robot che eseguisse tutti i lavori domestici da lavare i pavimenti, a stirare la biancheria, apparecchiare la tavola e preparare un buon pranzetto, questo
di sicuro interesserebbe tutti noi, ma non mi risulta sia ancora
in commercio.

Per il momento ci dobbiamo accontentare della domotica che rende intelligenti
le apparecchiature e ci consente di comandare anche a distanza, semplicemente dallo smartphone, un numero sempre maggiore di cose presenti nella nostra casa, dall’impianto di allarme a quello di riscaldamento, due funzioni entrate ormai nell’uso comune. Ma quando si parla di domotica è difficile avere le idee chiare anche solo sulle possibilità che ci sono per approcciare questa innovazione rivoluzionaria. D’altra parte, il fatto di essere utilizzatori di oggetti altamente tecnologici di cui non sappiamo nulla e ne accettiamo il funzionamento semplicemente, come se il tutto si svolgesse per magia, è un dato di fatto per
noi uomini della rivoluzione digitale. Parlando di quanto usiamo tutti quotidianamente, chi sa cosa c’è dietro il funzionamento di internet, di uno smartphone o di un’App che ci consente di vedere un film quando più ci piace? 
Ogni giorno arranchiamo solo per poterci servire di una piccola parte delle funzioni di questi magnifici mezzi messici a disposizione dalla ricerca. 
Quindi, tornando alla domotica, con il dossier da pagina 16 ci siamo riproposti
di chiarire in sintesi come avvicinarci e inserire questa miglioria nelle nostre case, privilegiando quanto a ciascuno di noi può essere più utile.
Di qui, per chi ne ha voglia, si apre uno scenario in continua evoluzione destinato
a diventare qualcosa di indispensabile proprio come avere il bagno o la corrente.

Armadio per esterno in legno | Realizzazione passo-passo

Questo armadio per esterno è realizzato su misura per lo spazio esistente; le ante sono persianate per impedire l’accumulo di umidità e la formazione di muffe

In questo articolo illustriamo la costruzione di un armadio per esterno da collocare in luogo riparato. Si tratta di un’ottima idea per avere sempre a disposizione gli attrezzi e i materiali per la cura delle piante e la pulizia delle superfici.

Sebbene per questo tipo di complementi ci sia ampia scelta nei grandi centri di arredi per la casa, non c’è la possibilità di trovare qualcosa fatto su misura.

In questo caso, per esempio, con l’autocostruzione è stato possibile scegliere liberamente tre elementi progettuali importanti; le dimensioni in larghezza dell’armadio, in modo che potesse stare sopra una piattaforma già presente.

armadio per esterno

Le dimensioni in profondità sono state calcolate in modo che potesse rimanere riparato più possibile dalle intemperie, sotto la sporgenza del tetto della casa. La realizzazione delle due antine con chiusura persianata è necessaria per impedire la formazione di condensa e umidità all’interno dell’armadio.

Se siete alla ricerca di armadi da esterno continuate a leggere e scoprite come realizzarne uno nel dettaglio.

Costruzione dell’armadio per esterno

La costruzione dell’armadio per esterno inizia realizzando la struttura portante e prosegue con il completamento delle superfici di contorno; infine si approcciano le due antine di chiusura, realizzando prima le cornici e le stecche, poi montandole fra loro.

Tutti gli elementi sono stati realizzati usando pezzi di recupero, quindi tagliando, piallando e persino unendo segmenti per ottenerne di più lunghi. 

armadio per esterno

Trattandosi di un mobile da esterno il lavoro si conclude con un trattamento di finitura; si utilizza l’impregnante in due mani, intercalate da una passata con carta vetrata medio-fine.

Il fissaggio alla parete è consigliato, anche se l’insieme risulta stabile, data l’estensione in altezza e la limitata profondità dell’armadio in legno da esterno.

Accessori

armadio per esterno
Ogni anta dell’armadio esterno richiede almeno 2 cerniere; in questo caso sono state scelte di tipo a libro, con aspetto simile alle anuba. In queste il perno, che sta nella parte sotto della cerniera, è interamente coperto dalla parte sopra, rimanendo più protetto dall’infiltrazione dell’acqua.
I blocchetti di battuta, sulla base e sulla traversa al tetto dell’armadio da esterno, sono di plastica e hanno le calamite per mantenere chiuse le due ante.
Le due manopole di apertura sono di plastica e hanno viti passanti con dado.

Legno di recupero

Le vecchie finestre ormai sostituite, sono un’ottima fonte di ottimo legno da costruzione: basta smontarle a pezzi e rilevare eventuali parti marcescenti, che vanno rimosse.
Dopo la necessaria piallatura, che consente di ottenere stecche “nuove” di uguale sezione, si provvede a preparare le stecche per fare i montanti, che devono essere più lunghi. Si tagliano le stecche con angolo molto sbieco e si fresano per fare la giunzione a lamello.
Dopo una prova in bianco, si spalma la colla vinilica e si mette il lamello in una delle sedi.
Accoppiati tutti i pezzi da unire, li si stringe per bene con i morsetti, interponendo dei pezzi di legno di scarto che impediscono di rovinare le superfici e distribuiscono nel modo corretto la forza espressa dagli strettoi.
Realizzare tenoni precisi in testa ai listelli non è mai cosa semplice, a meno che non si realizzi prima una guida autocostruita, usando tavole di legno di scarto, ma ben squadrate. Quello nella foto ha anche un morsetto che permette di immobilizzare il listello: massima precisione e rischio zero.
La stessa guida si usa per tagliare il tenone sui 4 lati: prima gli opposti lunghi, poi i corti.
armadio per esterno
I pezzi che devono risultare identici per forma e misure, vanno realizzati in sequenza per sfruttare le stesse impostazioni di taglio della macchina in uso.
Per l’incastro dei tenoni si realizzano le opportune mortase sui pezzi cui vanno giuntati; si usa la fresatrice a tuffo, con fresa cilindrica, la guida parallela, che permette di mantenere la linea, e due scontri per la lunghezza, fatti con due pezzi di legno di scarto.
La mortasa realizzata all’estremità di un listello, sulla faccia.
Durante la prova di incastro fra i due pezzi, si controllano gli allineamenti sui bordi e che tutto sia in squadra.

Telaio e pannelli di chiusura

armadio per esterno
Nelle pagine precedenti abbiamo visto come si realizzano i telai dei fianchi e del dorso dell’armadio. Uniti i listelli con colla poliuretanica idroresistente, si attende che indurisca tenendo in pressione i pezzi.
Per chiudere il telaio, si pratica una fresatura sul bordo interno, realizzando una battuta per un foglio di compensato di okoumè spesso 9 mm. Negli angoli la fresa lascia una rotondità che va rimossa facendo un’incisione con il cutter e rimuovendo il legno in eccesso con uno scalpello affilato.
Il foglio di compensato si blocca con chiodini, in questo caso sparati con la chiodatrice.
La sottile fessura che resta fra compensato e telaio si chiude con stucco per legno; una volta essiccato, si leviga.
armadio per esterno
Prese le misure, al pannello che va messo come fondo si devono fare dei ritagli negli angoli per la presenza dei montanti.
armadietti da esterno
Il compensato si usa anche per il dorso dell’armadio, usando le stesse accortezze avute per i fianchi.
armadio per esterno
Sotto i quattro montanti dell’armadio si praticano altrettanti fori di sezione opportuna in cui vanno avvitate le viti a bussola con doppio filetto: quello esterno, ha passo ampio ed è fatto per mordere nel legno, mentre internamente il filetto è a passo metrico e serve per avvitare e regolare l’altezza dei piedini d’appoggio.
Sui due fianchi, nel lato interno, si avvitano dei listelli orizzontali e alla medesima altezza, sui due fianchi. Servono come sostegno dei ripiani interni dell’armadio; per essere sicuri di mantenere orizzontalità e altezza uguale sui due lati, si prepara un pannello di legno ben squadrato e lo si usa per posizionare ogni listello durante il fissaggio.
Anche in questo caso i pannelli dei ripiani devono essere “scaricati” negli angoli per la presenza dei montanti.
Da un pannello di legno spesso poco meno di 30 mm si ricavano 4 triangoli uguali per realizzare una falda inclinata come copertura dell’armadio per esterno, oltre al pannello posto a chiusura del cielo.
I due triangoli centrali si fissano con viti messe da sotto, ma per quelli posizionati sui fianchi si devono fare fori a tasca, da sopra, in modo che le viti mordano nel telaio.
armadio per esterno
Prendendo le misure sulla luce di apertura frontale dell’armadio così costituito, si realizzano i telai per le due antine e si mettono in posizione come prova. Dopo gli ultimi fissaggi e la prova dei ripiani, si procede con la finitura del mobile con un particolare mix impregnante formato da aceto, olio di lino cotto e trementina.

Antine

Attingendo sempre ai pezzi di larice provenienti dallo smontaggio delle vecchie persiane, si fa una cernita dei pezzi e si tagliano di lunghezza sufficiente, ovvero con abbondanza di almeno 20 mm rispetto a quella delle stecche finite.
Si imposta la guida parallela della circolare da banco in modo da tagliare dai pezzi una serie di tavolette di larghezza abbondante, vista la necessità di ulteriore rifinitura. I pezzi che ne derivano sembrano già buoni, ma non quanto necessario per la realizzazione delle persiane delle ante.
Il passaggio che perfeziona la superficie delle stecche e le rende sicuramente tutte delle medesime dimensioni è la piallatura a spessore, dopo aver impostato l’altezza di lavoro corretta della macchina.
Il passaggio successivo serve per stondare i due bordi laterali delle stecche. Si usa la fresatrice a tuffo montata su un banchetto. Una guida laterale, fatta con un robusto travetto di legno, permette di guidare con precisione ogni singola stecca al passaggio sulla fresa che ogni volta rimuove uno spigolo; quindi ogni stecca deve passare 4 volte, ogni volta girandola opportunamente.
armadio per esterno
Con la troncatura finale, si ricava la serie completa di stecche per la realizzazione delle antine persianate, sicuri che siano tutte assolutamente uguali.
Messe tutte affiancate, appoggiate su un listello da una parte e un piano dall’altra, si applica alle stecche la stessa finitura dell’armadio per esterno, facendo, come quest’ultimo, un passaggio a tre mani, intercalate da levigatura con paglietta di ferro 00, solo a impregnante asciutto.
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Una dima per le antine persianate

Le estremità delle stecche si inseriscono in sedi (mortase) fatte appositamente sui bordi interni del telaio dell’anta. Queste mortase vanno eseguite inclinate e a uguale distanza l’una dall’altra. Serve una fresatrice a tuffo e una guida autocostruita.

Il primo passo è ricavare da un listello spesso 10 mm una serie di pezzi identici, troncati con angolo di 30°.
I blocchetti vanno incollati fra due tavole larghe almeno 100 mm e spesse 10 mm, in modo che fra loro ci siano esattamente 17 mm di distanza, misura data dal diametro dell’anello copiatore in dotazione alla fresatrice.
Posizionando la dima così sul bordo di uno dei listelli del telaio, si avvia la fresatura.
Quello che si ottiene è una serie di mortase di uguale lunghezza e angolazione.
armadio per esterno
Ovviamente le mortase vanno fatte a telaio non montato definitivamente, perché si lavora sui pezzi singoli.
Il montaggio definitivo inizia incollando i listelli cornice e quello distanziale al centro.
armadio per esterno
Si mettono in posizione con adesivo tutte le stecche su un lato, si applica il listello di chiusura e si stringono i due lati fra strettoi.

Armadio per esterno – Alternativa di montaggio

Smontando vecchie persiane, capita spesso di imbattersi in un modo differente di fissare le stecche; i due montanti del telaio hanno mortase aperte su un lato oppure entrambi i lati. Le stecche si inseriscono a telaio montato e vengono immobilizzate con una cornice.

armadio per esterno
Si mettono in posizione con adesivo tutte le stecche su un lato, si applica il listello di chiusura e si stringono i due lati fra strettoi.

Costruire mobili da esterno può essere utile per tenere in ordine gli attrezzi e i materiali per la cura delle piante. Leggi un altro articolo sull’argomento.

Saldare il rame a regola d’arte

Tecnica e trucchi per saldare il rame in maniera perfetta

Prima di addentrarci nei dettagli ed imparare come saldare il rame, consigliamo fortemente di leggere in modo approfondito la nostra guida per imparare saldare correttamente

Saldatura del rame

Per quanto sempre più insidiato dalla nuova generazione di tubazioni in plastica, sia in polipropilene da saldare, sia in PVC ad incastro più leggere e più facili da montare anche se più ingombranti, il rame, che a sua volta ha scalzato le tubazioni in ferro, mantiene ancora una posizione predominante.

Rispetto al ferro il rame ha il vantaggio di poter essere curvato usando o le molle o le piegatubo per le curve più strette o le sole mani per quelle più ampie e di non richiedere filettature in quanto giunzioni e raccordi si uniscono o con serraggi a bicono o con brasatura a stagno.

Come si taglia il rame

Il rame si taglia col normale seghetto da metalli o, meglio, con i tagliatubo a rotella.

Il tubo di rame è disponibile in vari diametri, da 5 a 22 mm, ma negli impianti idraulici domestici si usano di solito quelli da 12, 14, e 16 mm che sono quelli che normalmente si trovano nei reparti di idraulica dei maggiori centri per chi fa da sé (i tubi Ø 10 mm sono quelli usati per i miscelatori da lavello, lavabo o bidet).

Li troviamo tanto in barre diritte, generalmente da uno o due metri, tanto in rotoli di varia lunghezza (da 5 a 30 metri), sia nudi sia ricoperti da una camicia di plastica bianco latte che ha un buon potere isolante, utile se nei tubi deve scorrere acqua calda. Per isolare i tubi nudi o migliorare l’isolamento di quelli rivestiti si usano nastri autoadesivi di spugna sintetica a cellule chiuse.

Il tubo può presentarsi nudo o isolato. Per curvarlo con l’apposita macchina la guaina isolante va sfilata per il tratto di tubo interessato alla piegatura e poi pazientemente rimessa a posto.

Il taglio col seghetto vuole molta attenzione perché dev’essere esattamente a squadra così da innestarsi nei bicchieri senza lasciare spazi.

Per ottenere un taglio esattamente a squadra va assai meglio il tagliatubi a rotelle che viene guidato da coppie di rulli.

Con la sega il taglio resta orlato da minuscoli trucioli da eliminare o con l’apposito attrezzo o con una lima a coda di topo.

Il tagliatubi, per costruzione, lascia sempre un orlino sporgente all’interno ed infatti è sempre dotato di un attrezzo svasatore che lo elimina.

Sale
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  • Per tubi in rame, ottone, alluminio e acciaio
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Gli attrezzi per lavorare il rame

Per realizzare un impianto idraulico in rame si usano pochi e semplici strumenti: seghetto o tagliatubi a rotelle, curvatubi e/o molla, coppia di chiavi per i giunti a bicono, cannello o torcia a gas. Esistono, per chi lavora in grande, anche speciali svasatori a punzone che permettono di ricavare nei capi dei tubi i “bicchieri” di innesto per giuntare fra loro i tubi o i raccordi.

Raccordi rame a saldare

Ne esistono due classi entrambe disponibili con attacchi a bicono o con i bicchieri da saldare: quella destinata a ricevere rubinetti o altri elementi filettati e quella, di cui ci occupiamo in questo servizio, destinata a creare il vero e proprio impianto idraulico con le necessarie diramazioni. In questa classe, infatti, troviamo curve più o meno ampie, raccordi a T e manicotti di giunzione fra tubi, tutti disponibili con attacchi sia femmina sia maschio.

Gli elementi di giunzione per saldare il rame possono avere alle estremità tanto bicchieri da calzare e saldare sui capi dei tubi quanto avere capi lisci da inserire nei bicchieri terminali.

Saldare il rame perfettamente

Prima di saldare il rame dobbiamo montare in bianco l’intero impianto, sempre inserendo a fondo i raccordi, così da controllarne le esatte misure. I raccordi non debbono mai creare scalini dentro le tubazioni.

L’estremità da introdurre nel bicchiere e le pareti interne del bicchiere stesso vanno accuratamente disossidate con un panno imbevuto di acido cloridrico o prodotti per lucidare il rame.

Sul maschio si spalma la pasta-salda, prodotto a base di zinco che facilita la saldatura agevolando il flusso dello stagno.

Il rame è un ottimo conduttore del calore. Per ottenere la temperatura giusta occorre un cannello piuttosto potente e si avvolge sui tubi a pochi centimetri dalla saldatura uno straccio bagnato.

Inserito il maschio nel bicchiere e scaldata al rosso la giunzione, si stende lo stagno su tutto l’orlo del bicchiere, continando a scaldare fino a che il metallo sia penetrato fino in fondo.

Una saldatura malfatta in cui il metallo d’apporto si è raggrumato qua e là non garantisce né la solidità meccanica né l’ermeticità del giunto.

In una saldatura fatta a regola d’arte il metallo d’apporto non dovrebbe vedersi se non come un anello sull’orlo del bicchiere.

Se il rame non è stato disossidato a fondo lo stagno anziché penetrare nella giunzione si rapprende in una pallina.

Per unire in linea due tubi non
va mai usato un sistema che crei una strozzatura, ma un manicotto a doppio bicchiere.

Come restaurare una sedia in legno | Intervento sulla seduta

Restaurare una sedia in legno, soprattutto se antica, è un operazione delicata e da svolgere con attenzione. In questo caso sono state necessarie lavorazioni di rinforzo sulla seduta

In questo articolo spieghiamo come restaurare una sedia antica in legno, intervanendo sulla parte della seduta tramite operazioni di consolidamento, pulitura e ceratura.

In questa sedia, presumibilmente di inizio ’900, non si riconosce uno stile ben preciso; in quel periodo gli ebanisti cercavano di differenziarsi, nonostante la forte influenza che subivano dallo stile floreale Liberty, dalle forme rigorose dell’Art Decò o, nel caso specifico delle sedie, da quelle morbide frutto della tecnica di curvatura del legno inventata da Michael Thonet a metà ’800. (Al termine dell’articolo un breve appunto sulle sedie “Thonet” e “Vecchia Milano”)

restaurare una sedia

In questo caso la seduta e lo schienale sono arricchiti da intarsi e sarebbe un peccato abbandonare la sedia al suo destino; a un primo esame le giunzioni appaiono integre e la struttura solida, il pannello dello schienale è avvitato all’estremità dei due montanti e la curvatura non manifesta segni di rottura o di cedimento. 

Restaurare sedie di legno può significare dover intervenire con diversi tipi di lavorazioni; in questo caso però soltanto la seduta ha bisogno di essere rinforzata, per il resto è sufficiente una pulizia e una ceratura di rinnovo.

Vediamo ora nel dettaglio come restaurare una sedia di legno.

Restauro sedia fai da te

Rimuovere la seduta

Per poter risolvere in modo efficace l’indebolimento della seduta è necessario rimuovere il pannello centrale, incollato in battuta sul telaio.

L’unico modo per riuscirci senza causare ulteriori danni consiste nell’ammorbidire la colla con alcool a 99,9 gradi iniettato con una siringa nella fessura tra telaio e pannello, in più punti e in più riprese.

Con la necessaria cautela si può poi esercitare pressione da sotto con le mani, sempre lungo i bordi e sollevare il pannello, quindi rimuovere i residui di colla, procedere al consolidamento e incollarlo nuovamente in sede. 

Consolidare la seduta

Parte dei residui di colla rimangono aderenti al perimetro della seduta, sulla faccia inferiore. Facendo molta attenzione, occorre rimuoverli grossolanamente con un raschietto.
Le ultime tracce si asportano con carta vetrata a grana 120, restituendo al perimetro una superficie liscia e assorbente, ottimale per il reincollaggio.
In posizione leggermente decentrata verso lo schienale, la seduta manifesta un leggero sfondamento che rischia di compromettere l’intarsio. Occorre provvedere al rinforzo con una lista di legno spessa 15 mm, tagliata e sagomata ad hoc…
… che si provvede a incollare sulla zona indebolita, così da contrastare il cedimento.
Bisogna però attuare un consolidamento più esteso, che implica la preparazione di una sesta ritagliata da un foglio di carta. La sagoma deve occupare quasi completamente la seduta.
La sesta serve per ritagliare una sagoma analoga da una pezza di iuta che, grazie alla sua tessitura, può comportarsi come una rete d’armatura.
In questo caso la colla vinilica va diluita, in modo che possa impregnare le fibre del legno e quelle della iuta. Dopo aver incollato la pezza sulla superficie bisogna mettere in pressa il tutto, interponendo tra il pressore e la iuta un foglio di nylon per evitare che il pressore resti a sua volta incollato.
La raschiatura dei residui di colla va estesa anche alla battuta del sedile e perfezionata con carta vetrata.
come restaurare una sedia
Trascorse 24 ore si può stendere la colla vinilica pura sulla battuta e ricollocare la seduta al suo posto…
come restaurare una sedia
…mettendo nuovamente in pressa il tutto con zeppe e morsetti.

Pulizia e ceratura 

Una priorità del restauro sedia è quella di mantenere la caratteristica patina che il manufatto ha assunto nel tempo.

come restaurare una sedia

Tutta la sedia va accuratamente pulita, prima a secco e poi con alcool molto diluito e passato velocemente con uno straccio, per non intaccare la gommalacca (che essendo a base alcolica verrebbe danneggiata in modo irrimediabile).

come restaurare una sedia

Per la finitura si utilizza la cera d’api che in questo caso viene arricchita con una minima quantità di catramina per dare profondità al colore e far risaltare al meglio gli intarsi.

Sedie vecchie in legno – Thonet e Vecchia Milano 

Intorno al 1820 Michael Thonet, nel suo laboratorio di falegnameria, perfezionò un sistema per curvare il legno usando il vapore con un processo chimico e meccanico poi brevettato. 

Da qui nasce l’idea di costruire sedie in massello di faggio, in cui non si trova un solo elemento rettilineo. Nel 1859, nasce la n° 14, progettata per il nuovo arredo del Cafè Daum di Vienna; oltre che bella è leggera, impilabile e composta da parti assemblabili, quindi producibili separatamente, caratteristiche che ne fanno un’icona famosa ancora oggi. 

Sedia Thonet

Un altro modello di sedia che ha lasciato il segno per la sua robustezza e comodità, è la “Vecchia Milano”, con schienale curvo e avvolgente; anche questa, nella sua versione originale, è realizzata in massello di faggio.

Sedia Vecchia Milano

Incidere il vetro | Come fare incisioni a regola d’arte

Incidere il vetro non è difficile, con un po’ di pratica possiamo decorare a piacimento questo materiale

Nel momento in cui ci apprestiamo a incidere il vetro, ci rendiamo conto di quanto il vetro possa essere duro ma fragile al tempo stesso: bisogna maneggiarlo con cautela per non romperlo, ma per inciderlo non possiamo utilizzare attrezzi comuni, serve una dotazione particolare di attrezzi che hanno una particolare caratteristica: sono più duri del vetro.

Pur essendo fatti apposta, questi strumenti vanno usati con un certo “tatto”; per acquisire la necessaria sensibilità, è quasi inevitabile mietere qualche vittima, perciò è meglio esercitarsi prima su pezzi di scarto.

L’incisione del vetro consiste nel satinare superficialmente alcune zone di un oggetto di vetro a scopo decorativo, utilizzando mole abrasive: la complessità dell’oggetto e il suo spessore determinano la cautela che bisogna porre anche in questa lavorazione. Tutte queste operazioni vanno eseguite preferibilmente indossando guanti e proteggendo gli occhi da possibili schegge.

–> Leggi qui la nostra guida per tagliare il vetro

Cosa serve per incidere il vetro?

Sottoponendo il vetro a un’abrasione superficiale localizzata si ottengono scritte o disegni permanenti; per farlo si utilizza l’incisore, di fatto un minitrapano (ottimo ad esempio il minitrappano PG) equipaggiato di volta in volta con mole differenti.

Si tratta di un’operazione semplice e divertente che ci permette di trasformare oggetti di recupero come barattoli, bicchieri, vasi in contenitori personalizzati, basta avere mano ferma e procedere con delicatezza per evitare irrimediabili errori. Per facilitare il lavoro conviene porre dietro il pezzo un foglio di carta scuro; meglio indossare occhiali protettivi, per difendere gli occhi dal pulviscolo che inevitabilmente si forma.

Incidere vetro – Come si fa

Per realizzare un’incisione su vetro, una volta scelto il disegno lo si ricalca su un foglio di carta da lucido con una matita, poi si ripassa la tracciatura con un pennarello a punta fine. Il disegno originale va comunque tenuto a portata di mano per osservare le sfumature che non è possibile riprodurre a matita.

Il foglio di lucido va fatto aderire bene e senza pieghe al retro della lastra da incidere, bloccandolo lungo il perimetro con nastro adesivo di carta. In caso di superfici semisferiche, per far aderire il disegno occorre ritagliarlo grossolanamente.

Il disegno va nuovamente riprodotto sul vetro utilizzando la matita vetrografica: questa ha una mina composta da pigmenti e leganti oleosi che permettono di scrivere su vetro. La tracciatura che lascia non è nitida come quella di una matita su carta, può essere necessario ripassare le linee.

Si inizia a ripassare i contorni con il minitrapano, alternando via via molette di diversa fattura per ottenere linee più o meno marcate: prima con una punta sottile si definiscono i contorni, poi
si ripassano alcune zone con mole più spesse e arrotondate; quelle sferiche servono per smerigliare le parti interne e ottenere chiaroscuri, tenendole in verticale e picchettando la superficie in più punti, si può dare un effetto satinato ad alcune zone.

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De’Longhi Radiators

Grazie alla mission di ideare, sviluppare, progettare, industrializzare e produrre soluzioni dedicate all’home comfort, oggi De’Longhi è il principale produttore italiano di radiatori.
 La produzione di radiatori fissi elettrici e ad acqua rende oggi l’azienda market leader internazionale con la Consumer brand awareness più alta della categoria.

Una analisi attenta delle esigenze dei mercati, la ricerca del processo e del prodotto più all’avanguardia, gli innovativi concept di design e la capacità organizzativa di rendere disponibile un catalogo completo di soluzioni dedicate ai diversi canali di distribuzione.
 Così De’Longhi realizza la soddisfazione totale del cliente, coniugando lo stile 100% Made in Italy con i migliori standard tecnologici
e produttivi a livello internazionale.

LA FORZA

Tutti i processi aziendali sono gestiti e controllati internamente in totale autonomia nello sviluppo del prodotto, dal product design al prodotto finale, passando per i reparti di R&D, progettazione, produzione e magazzino logistico, in virtù di migliaia di brevetti proprietari.

DEDIZIONE ED IMPEGNO

Il successo di un brand si costruisce sull’impegno di persone appassionate del proprio lavoro, che possono aprirsi al mondo e dare creativamente il proprio contributo per il suo miglioramento.

INNOVAZIONE

Un approccio intelligente e un’innovazione di prodotto ispirata dalle reali esigenze del consumatore e delle famiglie, con l’impegno di rendere migliore la vita di tutti i giorni con idee sempre nuove.

SOLIDITA’ E TRASPARENZA

Un’azienda solida, radicata sul territorio, che fa propri i concetti di chiarezza e integrità, in grado di essere vicina al cliente con una gamma completa di prodotti e servizi performanti, user friendly e rassicuranti.

Laghetto artificiale fai da te | Come realizzarlo in giardino

Questo laghetto artificiale di forma rettangolare permette di svolgere le fasi di costruzione in maniera semplificata

Tanti sognano di avere un laghetto artificiale nel proprio giardino per abbellirlo con uno specchio d’acqua ricco di magnifiche piante acquatiche e realizzare un angolo caratteristico; ma non tutti sanno che si può realizzare da soli e senza spendere grosse cifre. Infatti i laghetti da giardino possono essere costruiti con materiali poco costosi e senza particolari difficoltà.

Nell’articolo seguiamo passo-passo la realizzazione di un laghetto artificiale per giardino con caratteristiche particolari. Ha una forma rettangolare, la struttura delle sponde è fatta con tavole 95×45 mm di legno impregnato in autoclave e il fondo è impermeabilizzato con un telo di nylon spesso. 

Tutto questo per fare in modo che sia semplice da realizzare; e, se un domani si decidesse di rimuoverlo, sia facile anche rimettere tutto come prima.

Laghetto artificiale – Realizzazione

Si parte dalla costruzione delle sponde della vasca, con cui si delinea anche l’ingombro della parte più profonda; si passa alla tracciatura dello scavo e alla sua realizzazione. Dopo la messa a dimora della struttura perimetrale di legno si provvede all’impermeabilizzazione del fondo; per farlo si utilizzano un paio di teli differenti, in modo che l’acqua non dreni attraverso il terreno.

Una fascia di contorno, scavata, ma soltanto per una decina di centimetri o poco più, permette di sistemare le pietre regolari attorno al perimetro. Tale escamotage risolve egregiamente il raccordo estetico fra laghetto e prato.

laghetto artificiale

Non resta che riempire d’acqua e attendere una decina di giorni per mettere a dimora le piante acquatiche

La scelta di aggiungere una pompa di ricircolo è vincente perché permette di avere acqua ossigenata a sufficienza e pulita, aiutando le piante a mantenersi sane e rigogliose.

Vediamo nel dettaglio come costruire questo laghetto artificiale da giardino.

Scavo fatto a mano

Se non si esagera con l’estensione dello specchio d’acqua, il laghetto artificiale può essere installato un po’ dove si vuole, anche perché la profondità non deve mai essere eccessiva; non è utile, anzi comporta maggiore impegno nella realizzazione e nella manutenzione, e può essere anche di pericolo per i bambini piccoli.

laghetto artificiale

Se nel terreno non ci sono radici e pietre, lo scavo è cosa fattibile con una vanga e un badile; una profondità attorno ai 40 cm è più che sufficiente. La terra va portata via man mano che viene rimossa; è inutile accumularla ai lati, perché non dovrebbe più servire.

Struttura di legno

La forma squadrata consente di utilizzare un materiale di facile lavorazione come il legno per montare una struttura rigida perimetrale. Si usano tavole impregnate in autoclave di sezione 95×45 mm, messe in costa, una sull’altra.

Si preparano prima i segmenti dei due lati corti del rettangolo, dei quali il superiore (D), per un fissaggio più robusto nell’angolo, deve risultare più lungo: a ogni estremità deve sporgere di 45 mm, lo spessore delle tavole. Messe le tavole E e D su una superficie piana, per fare la misura si dà a E lo scarto iniziale di 45 mm.
Tenendo le tavole così affiancate, si marcano entrambe, dando a E lo scarto di -45 mm anche all’altra estremità.
Non dovendo fare, necessariamente, un lavoro “di fino”, per tagliare le assi, si può usare un comodo seghetto alternativo.
Una volta tagliate, badando sempre di mantenere lo scarto ai lati, le tavole si sovrappongono e si uniscono fra loro applicando lunghe viti da legno autofilettanti. Se ne mette una ogni 500 mm circa.
Sul lato lungo del rettangolo le tavole C e A e poi le A e B vanno unite di testa usando alcune piastre di acciaio zincato (L), avvitate sui fianchi sulle giunzioni.
Quando le quattro sponde di legno sono preparate, conviene portarle più vicino possibile al luogo di installazione, compatibilmente con la presenza di una superficie sufficientemente ampia e piana. Ci vogliono anche 2 tavole (F) di sezione 100×15 mm circa, lunghe quanto il lato corto del rettangolo.
Mettendo in costa le tavole e orientandole a 90° fra loro, inizia l’accoppiamento agli angoli.
Per il fissaggio si usano viti da legno di lunghezza doppia rispetto allo spessore della tavola, in modo la vite vada a prendere bene sulla tavola sottostante. Vista la vicinanza con il bordo, è meglio fare un preforo sulla prima tavola.
laghetto artificiale
Terminate le giunzioni delle sponde agli angoli, si verifica lo squadro del rettangolo (le due diagonali devono risultare uguali) e si avvitano le due tavole di rinforzo, dividendo la lunghezza in tre.

Sottofondo

laghetto artificiale
Il terreno spianato bene agevola la messa a “dimora” della struttura di contenimento. Qualora dovessero esserci forti asperità che ne impediscono l’assestamento, si possono rimuovere facilmente sollevandola anche su un solo lato.
La struttura interamente collegata e solidale rende semplice l’operazione importantissima di messa in piano. Si usa una semplice livella a fiala e si spessorano le tavole con blocchetti di scarto in modo da sollevare di 50 mm almeno le sponde e ottenere il livellamento nel senso longitudinale e in quello trasversale.
Come fondo (G) al sistema di impermeabilizzazione è meglio far rimanere un materiale omogeneo e relativamente soffice (almeno inizialmente) come può essere la terra di riporto setacciata, dove non vi sono pietre e grumi solidi. Si rovesciano un paio di carriolate di terra, tanto per iniziare, e si allarga con il badile.
laghetto artificiale
Lo strato di terra non deve essere alto; basta che ce ne sia un velo sulle tavole di rinforzo trasversali. Tuttavia ci si deve impegnare un po’ nella stesura, per rendere il fondo più piano possibile.
Direttamente sul fondo spianato si stendono due strisce di tessuto non tessuto (H); se una non basta in larghezza si fa una giunta e si blocca sulle tavole trasversali con una graffatrice.
Ora è la volta del telo di nylon spesso (J), che deve essere largo e lungo tanto da coprire interamente l’area del laghetto più una corposa abbondanza in entrambi i sensi.
laghetto artificiale
L’abbondanza serve perché il telo deve aderire al fondo, arrivare negli angoli e risalire lungo le sponde.
Nel distenderlo conviene usare blocchetti squadrati che aiutino a tenere in posizione le zone già ben sistemate.
Il telo sale sulle sponde e, sempre tenendolo disteso, va piegato a scendere all’esterno, dove si fissa con graffe.

Contorno vasca

Finito di sistemare il telo impermeabile, si va a rimuovere ancora un po’ di terra sul contorno. Basta pochissimo: uno spessore di 50 mm per una larghezza di 300 mm circa su tre lati e di 1000 mm sul quarto. Su questo alveo si deposita un sottile strato di terra.
Per distenderla uniformemente e spianarla, si usa un’asse diritta di legno o una staggia, tirando la terra da una parte e dall’altra per tutta la lunghezza del rettangolo.
laghetto artificiale
Sulla terra così spianata si sistemano le pietre rettangolari e piatte, realizzando il bordo del laghetto da giardino.
Per portarle tutte allo stesso livello si assestano con un mazzuolo rivestito di gomma oppure, in mancanza di questo, usando il mazzuolo ma picchiando sulle lastre con il manico.
laghetto artificiale
Il laghetto artificiale con telo può essere subito riempito con l’acqua.
laghetti artificiali
Nell’attesa che la vegetazione attorno al laghetto rinverdisca e si sviluppi, si provvede alla ricerca di una pompa adeguata per il ricircolo dell’acqua, per ossigenarla e purificarla.

Termoarredo elettrico De’Longhi | Design e comfort

Il termoarredo elettrico è un radiatore di design che, oltre a riscaldare, arreda l’ambiente di casa con eleganza

Il termoarredo elettrico è una soluzione perfetta dal punto di vista estetico, è semplice da montare e aiuta a risparmiare perché fornisce il calore solo dove e quando occorre.

Il funzionamento dei nuovi termoarredi è semplice: disperdono il calore a bassa temperatura nell’ambiente privilegiando il calore irraggiato (come quello solare), che scalda in maniera confortevole solo quando serve.

Con un consumo elettrico inferiore rispetto alle vecchie stufette elettriche, il Termoarredo De’Longhi garantisce un elevato livello di comfort termico.

Il termoarredo bagno è utilizzabile come scaldasalviette elettrico, per avere asciugamani e accappatoi sempre caldi e asciutti.

Attraverso la programmazione settimanale, è possibile aumentare il risparmio: si può predisporre l’accensione del termoarredo elettrico per trovare il bagno caldo solo quando ce n’è bisogno e non quando si è al lavoro e fuori casa.

Inoltre il termostato può essere bloccato con un codice “pin”, onde evitare che i bambini giocando possano cambiare i parametri della programmazione.

Quanto costa in elettricità

Non c’è paragone con il consumo delle vecchie stufette elettriche; grazie al termostato programmabile, accendendo un termoarredo da 500 Watt in inverno per due ore al giorno, la spesa per l’elettricità salirà soltanto di 1,75 / 1,40 euro alla settimana. (Cifra indicativa basata sulla tariffa domestico residente, potenza contrattuale 3 kW bioraria del Servizio Elettrico Nazionale, consumo medio famiglia di 4 persone).

Inoltre il costo sarà ancora minore se si possiedono i pannelli fotovoltaici e si utilizza la stessa energia prodotta.

termoarredo elettrico

Infine, se nel bagno è installato un altro sistema di riscaldamento centralizzato i consumi si riducono drasticamente, in quanto il termoarredo elettrico servirà solo ad asciugare gli asciugamani e a incrementare il benessere dell’ambiente.

Montaggio

Si tratta di un montaggio molto semplice.

La regola fondamentale è il rispetto delle norme di sicurezza che prevedono di mantenere le distanze dagli eventuali schizzi d’acqua; i radiatori elettrici non possono quindi essere posizionati troppo vicini al lavabo o sopra la vasca da bagno.

Le misure sono chiaramente indicate all’interno del manuale di montaggio.

Termoarredo De’Longhi