Una tettoia in legno grande, antistante il garage di casa per garantire il riparo dell’auto, sorretta da quattro pilastrini in massello ancorati su appositi plinti in cemento
La vita in periferia offre tanta natura, tanto verde, ma anche tanto sole e intemperie che ci costringono a salvaguardare le cose che ci circondano e che fanno parte della nostra vita come le auto che, se esposte al sole e alle intemperie, si degradano in tempi brevi. Per ovviare a questo pericolo abbiamo pensato bene di realizzare una tettoia in legnofai da te proprio davanti al garage di casa così da garantire all’auto un riparo anche se parcheggiata fuori.
Disponendo già di alcune travi in legno massello e procurato il resto dei materiali necessari, abbiamo costruito una solida tettoia in legno quattro per quattro metri, antistante il garage. La struttura si compone di quattro pilastrini di sezione 180×140 mm fissati su appositi plinti in cemento gettati. Questi richiedono la previa costruzione di casseri di armatura realizzati con pannelli di scarto, in modo da farli sporgere rispetto al piano stradale per compensare l’altezza dei pilastri di recupero.
La copertura realizzata in bachelite laminata di soli tre millimetri di spessore, poggia su travetti di sezione 120×100 mm che, a loro volta, sono fissati perpendicolarmente a due traverse di sezione 150×150 mm fissate sulle estremità dei pilastrini; il tetto viene impermeabilizzato con un telo anticondensa e un robusto telo in nylon tenuto ben teso e bloccato da due scossaline laterali in alluminio avvitate lateralmente ai travetti estremi. La zona sotto alla tettoia in legno viene impreziosita con la sistemazione del ghiaietto delimitato da un listello in linea con i plinti a confine della siepe laterale.
Vediamo ora nel dettaglio come costruire una tettoia in legno.
Costruzione dei casseri e getto plinti
Con pannelli in truciolare nobilitato di recupero, si realizzano i casseri per gettare i plinti le cui basi sono maggiorate rispetto alla sezione dei pilastrini.
I casseri vanno tenuti in bolla con due travicelli che poggiano oltre le buche.
Quindi si piazzano le staffe flangiate e si getta il calcestruzzo.
Prima impregnare i travetti
Dopo la preparazione di tutti i pezzi necessari con le dimensioni personalizzate, si levigano le superfici e si applicano due generose mani di impregnante trasparente.
Si posizionano i pilastrini in legno all’interno delle staffe flangiate solidali ai rispettivi plinti in cemento e dopo averle messe perfettamente in bolla si bloccano con adeguate viti da legno da ambo i lati.
I due traversi si montano sulle teste dei pilastrini con un trabattello e l’aiuto di una seconda persona; il bloccaggio si esegue con una lunga barra filettata al centro del pilastrino.
Lavorando sempre in due, si dispongono tutti i travetti sui traversi, ma si fissano solo quelli più esterni.
Si calcolano gli spazi equidistanti e uno alla volta si collocano i travetti intermedi verificandone il parallelismo; il fissaggio va eseguito con lunghe viti passanti.
Per realizzare la copertura si applicano diversi fogli in bachelite laminata da 3 mm fissati con chiodi al centro dei travetti.
Si stendono il telo traspirante impermeabile che forma la barriera al vapore e quello in nylon, si ritagliano le eccedenze e si fissano ben tesi con listelli e viti posti sui travetti estremi.
Le estremità dei teli vanno ulteriormente protette con due scossaline in alluminio avvitate lateralmente sui travetti più esterni.
Che sia piana o elaborata, cieca o vetrata, ogni porta può essere ulteriormente arricchita di dorature, smaltature particolari, pannelli in rilievo e bordini variamente sagomati
La categoria delle porte classiche è decisamente ricca e variegata: alterna sobrietà e geometrie semplici delle versioni che fino a qualche decennio fa erano incontrastate sovrane delle nostre case e si estende alle porte eleganti, signorili, arricchite con intarsi o particolari architettonici imponenti, tipiche dei palazzi storici.
Va precisato che le porteclassiche si identificano con porte a battente, per lo più in legno massiccio, appese a due o tre cardini: viste di fronte hanno solitamente forma rettangolare, ma sono possibili varianti ad arco.
L’anta può essere cieca o vetrata; nell’anta cieca possiamo fare un’ulteriore distinzione tra una porta piana, priva di specchiature e cornici interne, o a fodrina, a sua volta con specchiatura interna semplice o doppia.
Quanto alle versionivetrate, possono essere a vetro unico (con telaio robusto antisfondamento), semivetrate (con la specchiatura inferiore cieca) o all’inglese; quest’ultima un tempo era costituita da vari rettangoli di vetro racchiusi in un reticolo di listelli, oggi in molti casi si tratta di un vetro unico e il reticolo, superficiale, ha solo scopo ornamentale.
Un’ulteriore impronta stilistica è data dalla maniglia, evidente, ma variabile nello stile più o meno elaborato: una porta piana esige un’impugnatura minimale, mentre una a fodrina, arricchita con cornici a rilievo, richiede una maniglia più appariscente, incorporata in una maschera che ricopre anche la toppa.
Capitelli, cimase e cornici
I fregi che impreziosiscono le porte classiche, riproponendole nella veste imponente che avevano in passato, si addicono ovviamente agli ambienti che mantengono un legame architettonico e arredativo con la loro storia: capitelli, cimase, cornici seguono lo stile di base della porta e ne riprendono le velature, le dorature e le lavorazioni che, talvolta, tendono a esaltarne l’aspetto antichizzato.
Qui si impone una distinzione tra aziende artigianali che realizzano porte riproducendo fedelmente gli stili del passato e altre che, in parte artigianalmente, arricchiscono le porte con fregi che hanno il sapore dell’antico, ma non sono conformi ad alcuno stile, definiamola una “libera interpretazione” che porta a ottenere un oggetto apprezzabile per qualità e finitura, molto ricercato nell’Est europeo e nei Paesi arabi.
Questi arricchimenti, ottenuti con profili sagomati e modanati con frese professionali, interessano non solo la porta intesa come battente, ma tutta la sua struttura, cioè telaio e controtelaio compresi.
La decorazione così ottenuta si estende spesso alle pareti, ai soffitti e ai battiscopa che ne riprendono armonicamente alcuni elementi fino a spingersi talvolta alla creazione di elaborate boiserie.
Finiture sartoriali artigiane
La sontuosità di queste porte classiche che ripropongono lo stile rinascimentale è frutto dell’impiego di antiche tecniche artigiane nella lavorazione del legno, intagliato e valorizzato con patine e dorature nel rispetto della tradizione ebanistica toscana.
Particolare importanza ha la tecnica dell’intaglio “a scartoccio”, che permette di realizzare particolari architettonici complessi tipici dello stile barocco, caratterizzati da un andamento curvilineo e contorto, con forme che si avvinghiano: non solo ogni porta, ma ogni singolo particolare che la compone è un pezzo unico e irripetibile tal quale.
Qui non si tratta di seguire tendenze, gli stili del passato non possono essere adattati al contesto attuale, inquinandoli: alla base di queste lavorazioni ci sono conoscenze acquisite attraverso lo studio del repertorio stilistico che ci è stato tramandato. Certamente si tratta di porte che vanno inserite in contesti particolari e che passano ogni volta attraverso una consulenza continua dalla fase progettuale all’installazione, uno dei tanti fiori all’occhiello di quel made in Italy che stupisce il mondo. New Design
Con sgorbie e scalpelli si scavano preziosi fregi con tanto di spazio per il blasone o le sagomature dei pannelli.
Mano ferma per disegni e decori che danno risalto agli intagli.
Foglia d’oro o d’argento per dare a certi bassorilievi profondità e raffinatezza.
Trucco d’antico per porte classiche
Per valorizzare una porta un po’ anonima possiamo decorare secondo il nostro gusto o scegliendo tra le tante soluzioni possibili. Possiamo personalizzare le porte di ogni ambiente, con tecniche decorative facili e alla portata di tutti adeguando ciascun lato della porta all’ambiente in cui si trova e coordinandolo a zoccolini e infissi.
Possiamo cambiare radicalmente, con pannelli e cornici, una porta liscia o simulare materiali pregiati come la radica di noce su una comune porta in masonite. Per eseguire qualunque intervento è preferibile smontare la porta dai cardini e appoggiarla su due cavalletti: in alcuni casi è necessario anche togliere le maniglie e le serrature.
La maggior parte delle modifiche non richiede grandi lavori di falegnameria, se non abbiamo dimestichezza con il seghetto alternativo possiamo acquistare le cornici già pronte nei centri di bricolage e tagliarle con angolo di 45° con la cassetta.
L’attrezzatura utile si riduce a riga, cacciavite, cutter, pennello e carta vetrata
I prodotti per legno sono di facile reperibilità e si trovano in un vasto assortimento a prezzi accessibili.
Prepariamo i listelli tagliati nelle giuste dimensioni e i due pannelli; prepariamo la colla per la loro applicazione e i morsetti per tenerli in pressione. Tracciamo con il compasso un arco agli angoli dei pannelli e tagliamo con un cutter.
Prepariamo la base di tutto il riquadro, cornici comprese, con una mano di idropittura bianca.
Coloriamo di azzurro i pannelli e l’area esterna; poi di rosso un profilo della cornice. Quando la pittura è secca graffiamola lievemente con carta smerigliata e poi stendiamo un velo di flatting che dona un effetto giallo antichizzante.
Dopo aver concluso la decorazione della porta rimontiamo con un cacciavite la maniglia e la serratura con la sua mascherina.
Specchio in cornice dorata
Per “raddoppiare” lo spazio dell’ingresso di casa ecco l’idea: applicare alla porta uno specchio e impreziosirlo con una ricca cornice dorata che si ispira a quelle dell’800. Procuriamoci uno specchio di misura adeguata (centrato nella porta lasciando fuori la maniglia) e fissiamolo sul battente della porta con il silicone specifico per specchi oppure con nastro biadesivo. Questa è un’operazione da eseguire con la porta tolta dai cardini e posta su due cavalletti.
Se la porta è in buone condizioni possiamo lasciarla così com’è, se invece vogliamo rinnovarla completamente possiamo rismaltarla accordando il colore a quello della cornice.
In commercio si trovano aste da cornici lavorate con profili diversi e disponibili al naturale o già dorate (a partire da euro 2,00 il metro).
Se disponiamo di cornici grezze scegliamo uno smalto color oro da stendere con il pennello. La cornice si applica alla porta con un adesivo di montaggio.
Per ottenere l’effetto dorato sui listelli di legno trattiamoli con gli smalti color oro da stendere con il pennello. Qualunque listello di cornice acquistato già pronto lo possiamo personalizzare cambiandone il colore con gli smalti.
Sul retro dello specchio si stendono alcuni cordoni di speciale adesivo oppure si applicano strisce orizzontali di nastro biadesivo specifico (distanti tra loro 20 cm) e poi si posiziona lo specchio centrandolo sulla porta.
Fissiamo la cornice stendendo adesivo adeguato. Stendiamo un filo di colla o sul retro del listello o direttamente sulla superficie facendo aderire le due parti con una leggera pressione. Rimuoviamo l’eccesso di colla con uno straccio bagnato.
Nel disegno è raffigurata la porta con vista in sezione dei vari elementi assemblati.
Porte classiche in stile impero
Gli stucchi, tornati di gran moda, abbelliscono non solo pareti e soffitti, ma anche le porte. Sono disponibili in diversi formati e si possono abbinare per ottenere infinite combinazioni.
Sovraporte, cornici, mensole, fregi possono essere lisci oppure variamente elaborati o con motivi floreali. Si va dai richiami classici o rinascimentali fino a decorazioni in stile Liberty, oppure pezzi piani, geometrici adatti a qualsiasi ambiente.
Una volta erano solo in gesso, ma ora la soluzione più appropriata è il poliuretano ad alta densità che è sufficientemente leggero per essere maneggiato e applicato senza problemi, utilizzando il collante adatto. È anche sufficientemente compatto per essere tagliato con un segaccio e rifinito con la pittura.
In questa porta classica, adatta a un salone con arredamento in stile impero, dobbiamo prevedere non solo le cornici per il vano porta, ma anche due stipiti a forma di colonna con capitello e un architrave come sovraporta.
L’installazione è molto semplice e possiamo effettuarla incollando gli stucchi al pannello della porta e fissando con colla acrilica direttamente alla parete le colonne e l’architrave.
In questo caso gli stucchi vengono lasciati bianchi per dare un’impressione marmorea e farli risaltare sulle pitture più scure della porta e del muro, ma possiamo anche pensare di pitturarli nel colore preferito. Non solo le porte classiche, ma anche le porte di ambienti più moderni possono essere arricchite con decori diversi: in commercio troviamo listelli modanati e cornici lisce e continue in legno, plastica e metallo.
Per decorare il pannello di una porta iniziamo dai quattro spigoli fissati al pannello con colla siliconica.
Inseriamo sui lati le cornici che tagliamo con precisione servendoci di un seghetto da ferro, ideale per tagli puliti.
Per rendere invisibili le giunture dobbiamo stuccarle con una spatola e, infine, ritoccarle con un pennellino leggermente inumidito.
L’idropulitrice 4.0 Twin Flow permette di attivare 1 o 2 power units e ottenere prestazioni superiori del 50% rispetto a una macchina tradizionale
La 4.0 Twin Flow è una delle idropulitrici dotate di DTS (Dualtech System), un sistema brevettato da Annovi Reverberi che consente di modulare le performance della macchina attraverso l’utilizzo di una o due unità di potenza.
Scegliendo la modalità fast cleaning (2 power units) si ottiene un incremento delle prestazioni del 50%, grazie alla doppia portata d’acqua con aumento di intensità ed estensione del getto.
Ampia dotazione
Due i risultati: pulizia eccellente anche sullo sporco più ostinato, risparmiando tempo e fatica; possibilità di lavare velocemente anche le superfici più ampie e alte, poiché il getto arriva fino a 5 m di altezza.
Due power units per diversi utilizzi
Nella posizione 1 Eco Soft Cleaning si attiva una sola power unit: il lavaggio è indicato per auto, moto, biciclette e tutte le superfici che risultano più delicate.
Nella posizione 2 Fast Cleaning si attivano le due power units della macchina per eliminare macchie e sporco profondo da pavimentazioni di pietra o cemento, rivestimenti e muri di mattoni, attrezzature da costruzione.
L’accessorio twin nozzle
L’accessorio Twin Nozzle, incluso nella confezione, è utile per aumentare l’efficienza e la qualità di pulizia di grandi superfici, risparmiando tempo e fatica (fino al 70% del proprio tempo). Risulta particolarmente indicato per il lavaggio di muri in cemento o mattoni, pavimentazioni esterne, piscine, ampie stutture in legno o PVC e molto altro.
Tutto sempre in ordine
Il cavo di alimentazione elettrica è lungo 5 metri; si raccoglie attorno a due perni.
Il serbatoio del detergente, completo di ugello e di regolazione dell’erogazione, trova posto nel retro della macchina.
Sul lato destro si applica il fodero portalancia.
Nel retro c’è un contenitore porta accessori apribile per la custodia dei getti rotanti e dell’adattatore Twin Nozzle.
L’adattatore con attacco rapido, da avvitare alla presa di alimentazione dell’acqua, è di plastica trasparente per poter vedere lo stato del filtro.
Pistola e lancia sono due elementi separati; si uniscono con innesto a baionetta. La guarnizione oring garantisce la per-fetta tenuta della giunzione.
Un’estremità del tubo ad alta pressione si innesta nella sede sotto l’impugnatura della pistola. Per il distacco bisogna premere il pulsante di sblocco.
L’altra estremità del tubo ad alta pressione si innesta alla base della macchina. L’operazione si agevola premendo il pulsante di sgancio del tubo.
Per raccogliere il tubo ad alta pressione nell’avvolgitore bisogna liberarlo alle estremità; la manovella velocizza il recupero dei suoi 8 metri di lunghezza.
Per condurre la macchina come se fosse un trolley, si sfrutta l’estensibilità dell’impugnatura, che si sgancia premendo il pulsante laterale.
Il nuovo sistema tintometrico “Creare colore” di V33
Quante volte è capitato di non riuscire a trovare in commercio il colore perfetto per la nostra realizzazione? Oppure, quante volte è capitato di avere la necessità di fare piccoli ritocchi di un colore particolare che è difficile da reperire? A queste domande, V33 ha risposto con una soluzione all’avanguardia in grado di realizzare colori su misura e di soddisfare ogni esigenza.
Parliamo dell’innovativo sistema tintometrico CREARE COLORE, una macchina di straordinaria precisione capace di personalizzare qualsiasi prodotto verniciante: dalle idropitture agli smalti all’acqua e a solvente, dagli impregnanti alle pitture per facciate.
CREARE COLORE è un sistema unico in grado di colorare gli Smalti per Rinnovare e i Protettivi Completi per legno; può gestire anche i formati tester da 250 ml, perfetti sia per effettuare piccoli ritocchi sia per fare una prova colore.
I prodotti sono disponibili in 3 basi, pastello, medio e trasparente, per realizzare tutte le nuance desiderate (più di 30.000!).
Il sistema CREARE COLORE è in grado di riprodurre qualsiasi colore da un campione grazie al software integrato, che riconosce qualsiasi tonalità e la confronta in remoto a un database costantemente aggiornato nel quale sono raccolti i più riconosciuti e diffusi sistemi di ordinamento del colore. V33
Le tante notizie che hanno riguardato il terribile incendio della Cattedrale di Notre Dame a Parigi, uno dei simboli della capitale francese, ci hanno portato a conoscere meglio i dettagli di questo mitico edificio; si è saputo, tra l’altro, che sopra il tetto della cattedrale, posto impensabile, ci sono degli alveari. Si temeva che molte delle 200.000 api fossero morte fra le fiamme, invece si sono salvate. Il rischio maggiore dovuto all’incendio era legato alle alte temperature, più che al fumo provocato dal legno bruciato: «invece di ucciderle, il fumo le rende come ubriache, le fa addormentare» così dice Nicolas Géant, apicoltore della cattedrale, che dal 2013 si occupa dei tre alveari installati lassù nel cielo di Parigi, spiegando che gli apicoltori usano comunemente il fumo per sedare gli insetti e ottenere l’accesso al loro alveare.
Le api europee, quando percepiscono il pericolo di incendio, rimangono accanto al loro alveare, ingoiano miele e si adoperano per proteggere la loro regina; in questo caso, per il fumo appunto, sono rimaste stordite nelle loro “casette” che fortunatamente non sono bruciate.
Non deve stupire che degli alveari siano stati installati in un posto tanto speciale, vista l’importanza che hanno questi insetti all’interno del nostro ecosistema: spesso li colleghiamo solo alla produzione di miele, cera, propoli, veleno, cosa peraltro già notevole, e ci dimentichiamo la loro funzione fondamentale per la nostra vita, poiché buona parte del cibo che consumiamo dipende, direttamente o indirettamente, dall’opera di impollinazione.
L’Apis mellifera (ape domestica) è un insetto utilissimo anche per le nostre piccole coltivazioni perché, trasportando e smuovendo il polline, attua la fecondazione necessaria per la produzione di frutta e verdura. Per richiamare le api nell’orto bisogna sistemare tra gli ortaggi alcune piante mellifere, vegetali che producono fiori a cui questi preziosi insetti non riescono proprio a resistere: malva, rosmarino, trifoglio risupinato, calendula, lupinella, tagete, girasole e tante altre a cui dedicheremo un bel servizio sul prossimo numero di “faidate ingiardino”.
Ecco spiegato il perché negli orti più rigogliosi ci sono anche piante fiorite che, a un occhio inesperto, potrebbero sembrare messe lì solo per un fatto estetico, per rendere ancora più bella la geometria di questi quadrati così ben coltivati.
Osservare i pesci nel loro habitat naturale è uno spettacolo rilassante; se ci attrezziamo per costruire un acquario fai da te, possiamo imparare molto sul loro comportamento individuale
Un acquario fai da te in casa è uno spettacolo affascinante che appaga senza richiedere più di pochi minuti di attenzione al giorno.
La scelta delle dimensioni dell’acquario fai da te dipendono dalla disponibilità di spazio e dalla somma che si intende investire: le misure minime consigliate sono di 35×60 cm di base, cioè oltre 60 litri di acqua, ma misure maggiori offrono più possibilità di espandere la colonia e aggiungere piante.
Malgrado la vasca rettangolare sia la più diffusa, possiamo costruire acquari fai da te con le forme più disparate: ad angolo, curvi o poligonali, adatti a ogni arredamento.
È importante scegliere un supporto adatto, cioè un mobile per acquario che non soffra degli inevitabili sgocciolamenti che avvengono durante le operazioni di manutenzione. Anche la robustezza è da tenere in considerazione, dato che un acquario fai da teda 120 litri pesa oltre 150 kg. Inoltre bisogna prevedere un buon filtro acquario fai da te
Scopriamo dunque come fare un acquario
Acquario d’acqua dolce o acquario marino?
Un acquario fai da te d’acqua dolce è indubbiamente più semplice da gestire: un acquario marinorichiede acqua salata da preparare con appositi sali con molta attenzione alle proporzioni, richiede una dotazione di strumenti maggiore e una buona conoscenza dei processi biologici dell’ambiente.
Quale forma e dimensione scegliere per un acquario fai da te?
Per costruire acquario consigliamo una forma rettangolare per un acquario fai da te solo per ridurre il lavoro di taglioe sigillatura del vetro, ma si trovano sempre più facilmente vasche a base triangolare o poligonale e anche con il pannello frontale ricurvo. Tutti vanno bene purché non passi in secondo piano il mantenimento dell’equilibrio biologico.
Dove posizionare un acquario in casa
Scegliamo una zona lontana dalle finestre per evitare il proliferare delle alghe e anche perché i pesci considerano la parete più luminosa come “l’alto” e tenderebbero a nuotare inclinati.
L’ideale sarebbe in un angolo lontano dalla porta, posizionato in modo che lo spettacolo dei pesci in movimento sia la prima cosa che salta all’occhio quando si entra nella stanza; in questo modo si evita anche di spaventarli con i nostri improvvisi e rapidi movimenti.
Come allestire un acquario fai da te
È più facile creare un ambiente biologicamente stabile in una vasca grande che in una piccola. Partendo da questo principio si scelgono gli elementi per ricreare questo mondo sommerso affidandosi a un buon negozio specializzato o comunque a prodotti certificati come quelli distribuiti da “L’isola dei Tesori”
La forma dell’acquario non ha molta importanza per i pesci purché sia robusto: i modelli di volume maggiore devono essere fatti con lastre di vetro spesse e intelaiate, sui perimetri superiore e inferiore, per garantirne la stabilità.
Un progetto su carta per l’acquario fai da te facilita il colloquio con il negoziante e una prima valutazione dei costi. Una volta presa la decisione sulla sistemazione di sassi, radici ed elementi ornamentali e sull’ambiente (marino o d’acqua dolce), si scelgono i pesci per popolare l’acquario: bisogna non affiancare razze in conflitto tra loro e, all’interno della stessa specie, evitare la presenza di più maschi che possono entrare in feroce competizione.
Evitiamo sovraffollamenti nella vasca: la massima quantità di pesci, sopportabile dal biosistema del nostro acquario, è data da un litro d’acqua per ogni centimetro di lunghezza di pesce adulto.
Come progettare un acquario fai da te
Pompa acquario e carboni attivi per la pulizia
Newa Micro-Jet MC320 Mini-pompa sommergibile, portata da 120 a 320 l/h (acquari fino a 60 l). Euro 16,30
Sera supercarbon 250 g Carbone attivo per acqua dolce e marina, assorbe le sostanze nocive. Euro 7,69
Sera Lana filtrante 100 g Per il prefiltraggio di piccole particelle, risciacquabile più volte. Euro 2,92
Sera Aquatan ml 100 Elimina cloro e cloramine, mantiene l’acqua limpida, lega i metalli pesanti come rame, zinco e piombo. Euro 4,90
L’importanza della luce
Sotto il coperchio degli acquari, nascosto dalla riflessione dell’acqua, c’è sempre un neon che illumina l’acqua rendendo possibile la vita delle piante e dei pesci.
La luce è un elemento essenziale per far risaltare i colori e le sfumature dei pesci. Esistono molti tipi di neon specifici per acquario fai da te (quelli per uso civile non sono adatti) che emettono luce con un diverso spettro: la luce più blu (temperatura di colore di 10000 °K) favorisce la fotosintesi delle piante ed esalta i colori dei pesci più sgargianti, mentre luci più calde (temperatura di colore intorno ai 6500 °K) riproducono fedelmente le condizioni di illuminazione naturale.
Se il portalampade è a due posizioni si possono accoppiare due lampade diverse per ottenere il giusto mix di luce.
Effetti luminosi sui pesci
Con le condizioni adatte si possono ottenere bellissimi effetti su pesci che riflettono in maniera particolare la luce come i pesci Neon o i Brachydanio.
Anche i comuni pesci rossi, nelle loro innumerevoli varietà, o gli Oranda a doppia coda, vengono esaltati da una buona illuminazione; è necessario però rispettare il ritmo luce-buio che può essere regolato a 12 ore e al quale i pesci rapidamente si abituano.
È sempre vantaggioso inserire pesci che vivono a diverse altezze nell’acquario in modo da avere sempre movimento: ad esempio si possono allevare insieme Guppy, Labirintidi, Neon e Coridoras, oppure Platy, Ciprinidi, Ciclidi nani e Coridoras a cui è consigliabile unire pesci che si nutrono di alghe, come gli Ancistrus e gli Otocinclus, per tenere pulita la superficie di vetro e piante.
Pesce rosso comune (Carassius auratus)
Neon (Paracheirodon innesi)
Danio zebrato (Brachydanio rerio)
Guppy (Poecilia reticulata)
Pesce combattente (Betta splendens)
Barbo Tigre (Puntigrus tetrazona o Barbus tetrazona)
Xiphophorus helleri (noto anche come porta spada, xifo o xifoforo)
Black Molly (Poecilia sphenops)
Scalare (Pterophyllum scalare)
A sinistra: Botia Pesce di fondo che si comporta da “spazzino”; vive a lungo, è lento a crescere, ma può superare i 20 cm e arrivare a 30 cm.
A destra: Scalare Koi. Raggiunge i 10-15 cm, ha bisogno di una vasca molto grande ed è abbastanza pacifico con gli altri pesci, se non molto piccoli. Con i simili dello stesso sesso litiga facilmente, essendo territoriale.
Come inserire i pesci nell’acquario
Il sacchetto con i pesci acquistati si immerge nella vasca con il bordo arrotolato più volte.
Dopo circa mezz’ora si inizia ad aggiungere acqua dell’acquario…
… e si trasferiscono i pesci nella vasca buttando via l’acqua del sacchetto, che potrebbe essere veicolo di infezioni.
L’importanza delle piante d’acqua
Le piante sono molto importanti per ottenere un ambiente naturale e biologicamente stabile nell’acquario fai da te, dato che assorbono anidride carbonica e nitrati originati dalla decomposizione delle sostanze azotate attuata dai batteri presenti nel filtro biologico e nella ghiaia.
Inoltre, sono molto apprezzate dai pesci, che amano nascondersi. Il fondo della vasca va preparato con uno strato di un composto nutritivo di lunga durata, reperibile in commercio, formato da sabbia silicea lavata, torba trattata, sali minerali e oligoelementi; serve a far attecchire le piante e a nutrirle.
Come inserire piante d’acqua in un acquario
Le piante per pesci rossi si trasportano dal negozio avvolte in carta umida in modo da mantenerle fresche; la preparazione prima della messa a dimora consiste nella pulitura da tutte le parti ingiallite o rovinate curando di eliminare anche la punta delle radici in modo da favorirne il rinnovo.
La piantina si installa in una buca scavata nel ghiaino e non ha bisogno di altre attenzioni se non una periodica pulizia dalle parti rovinate dal morso dei pesci.
Saltuariamente, se ci sono carenze nella crescita, si possono aggiungere all’acqua concimi liquidi, dato che molte piante, come le Cabomba, raccolgono il nutrimento preferibilmente attraverso le foglie piuttosto che dalle radici. Per le altre, come le Cryptocoryne e le Anubias che si nutrono attraverso le radici, sono disponibili pastiglie da interrare settimanalmente nel ghiaino.
Per mettere a dimora la pianta si tagliano le punte delle radici (1) e si eliminano le foglie ingiallite, poi si allarga la sabbia del fondo in un piccolo cratere (2) e la si posa ricoprendola fino al colletto (3).
Come tenere pulito l’acquario
Le attrezzature necessarie per mantenere un acquario fai da te sano stanno in un contenitore, interno o esterno alla vasca, chiamato genericamente filtro acquario, ma che contiene un complesso sistema di trattamento dell’acqua.
Seguendo il percorso dell’acqua, troviamo un riscaldatore, un filtro di fibra a più stadi per la pulizia meccanica dai residui grossolani, un supporto per il filtro batterico (i “cannolicchi”, cilindretti forati che ospitano nelle loro porosità i batteri incaricati della demolizione dei residui organici), i carboni attivi, efficaci per eliminare sostanze chimiche dannose e coloranti, e una pompa di ricircolo.
Come trattare l’acqua di un acquario
Settimanalmentebisogna sostituire circa il 10% dell’acqua con altra opportunamente trattata: si tratta di riempire un contenitore con semplice acqua del rubinetto e aggiungere prodotti biocondizionatori che abbattono metalli pesanti e cloro e regolano il pH dell’acqua (potenziale di idrogenione) cioè il grado di acidità o basicità, insieme ad additivi biologici che introducono ceppi batterici necessari all’eliminazione dei detriti generati dalla presenza dei pesci; dopo 24 ore l’acqua è pronta per essere introdotta nell’acquario.
In caso di proliferazione eccessiva di alghe, causata dallo scarso ricambio d’acqua o dall’eccessiva esposizione ai raggi solari, si provvede a periodiche pulizie con lana filtrante o, nei casi più difficili, al raschiamento del vetro con la lama di un cutter passata come se fosse un rasoio. Il controllo del fenomeno alghe può essere affidato anche a diverse specie di pesci che se ne cibano: due esempi sono l’Otocinclus e l’Ancistrus.
La pulizia del fondo della vasca si effettua con una gomma da irrigazione munita di un pezzo di tubo corto e largo, la “campana”. Per innescare il sifone si riempie d’acqua la parte larga tenendo il capo opposto chiuso con il pollice.
Distendendo il tubo in verticale l’acqua scorre verso il basso riempiendolo. Tenendo sempre chiusa l’estremità stretta si immerge la campana nell’acquario rivolta verso l’alto per completare il riempimento.
Si avvicina la campana al fondo e si libera l’altra estremità in un secchio posto sotto il livello della vasca. Il deflusso dell’acqua asporta dal fondo i residui più leggeri smuovendo e lavando la ghiaia superficiale.
Il termoconvettore di ultima generazione è una valida soluzione per sostituire i radiatori vecchi; l’installazione dei termoconvettori è un’operazione che non richiede modifiche sostanziali, è piuttosto rapida e presenta molti vantaggi apprezzabili nel tempo quanto a comfort e risparmio.
Perché sostituire i radiatori con il termoconvettore? I termoconvettori sono esteticamente più gradevoli, spesso per il mantello vengono proposte finiture di vario tipo oppure è possibile tinteggiarlo nello stesso colore delle pareti. I termoconvettori più moderni adottano batterie di scambio termico a basso contenuto di acqua, cosicché poco dopo l’accensione si avverte un’immediata sensazione di calore. Possono funzionare con sistemi a bassa temperatura, tipo quelli che sfruttano l’energia solare o geotermica.
Termoconvettore com’è fatto
Bastano tre passaggi per installare un termoconvettore a gas: si fissa lo schienale a parete, quindi lo scambiatore e i convogliatori, si effettuano i collegamenti all’impianto e si completa con il mantello di copertura. Se la batteria è reversibile, può essere adattata ad allacciamenti idraulici posti sul lato sinistro o destro del riscaldatore. In alcuni modelli il calore si propaga per convezione naturale, pertanto non c’è ventilazione forzata e non occorre nessun allacciamento elettrico. Questo limita anche il sollevamento di polveri, fatto importante per chi soffre di allergie. Non essendo necessarie modifiche all’impianto, i termoconvettori sono una possibilità da considerare in caso di ristrutturazioni. Termoconvettori Sierra
Come installare un termoconvettore
La marcatura dei fori per il fissaggio a parete può essere fatta utilizzando lo schienale di lamiera; per l’installazione a pavimento c’è invece una dima prestampata sull’imballo.
Nei fori eseguiti mettiamo quattro tasselli a espansione da 8 mm di diametro, inseriamo le viti e, prima di serrarle, sospendiamo lo schienale riflettente su di esse, poi lo blocchiamo avvitando a fondo.
Dobbiamo ora montare i convogliatori di flusso, grazie agli incastri presenti sulle spalle dello scambiatore. L’unione viene resa stabile inserendo le due viti di bloccaggio a corredo.
La batteria di scambio termico è costituita da tubi di rame il cui sviluppo a serpentina massimizza la cessione del calore da parte del liquido in arrivo dalla caldaia o da altra centrale termica.
Le parti filettate a cui vanno collegati gli attacchi idraulici dell’impianto sono protette da tappi. Li solleviamo con la lama del cacciavite e li estraiamo per effettuare i collegamenti.
Anche dagli attacchi non utilizzati vanno rimossi i tappi di plastica, al loro posto bisogna montare quelli in ottone in dotazione che sono corredati di una guarnizione di tenuta tipo O-Ring.
La funzione dei convogliatori di flusso laterali è quella di ottimizzare il flusso dell’aria calda che sale per convezione naturale. Lo schienale riflettente impedisce dispersioni termiche tra riscaldatore e parete.
Protezione dell’impianto
La copertura può essere facilmente rimosso per le operazioni di pulizia: è agganciato allo schienale per mezzo di quattro perni posti sui lati.
In realtà, il gioco è molto diverso dalla dama cinese (che, tra l’altro, ha origini tedesche), ma è comunque un passatempo in uso da diversi secoli, qui realizzato in legno come in origine
Il suo vero nome è “solitario della Bastiglia” perché pare sia stato inventato da un prigioniero della fortezza parigina nell’800, in realtà giochi simili erano già in uso ai tempi dell’imperatore Augusto. Si gioca appunto da soli, mentre con la dama cinese i giocatori sono da 2 a 6, e anche la disposizione delle buche e lo spirito del gioco sono ben diversi: qui bisogna “mangiare” una a una le 36 pedine facendo in modo che l’ultima rimanga nel foro centrale, lasciato libero all’inizio del gioco.
Lo schema adottato per realizzare il gioco è quella “europea” a 37 buche, disposte a ottagono, ma ne esiste anche una “inglese” con 4 buche in meno e schema a croce. Lo si ottiene da un unico e spessobloccodi legno piallato, forato e tornito a cui viene aggiunto un cassettino in lamiera per custodire le biglie, con frontalino e maniglia in legno affinché non ci siano elementi metallici a vista.
Le buche hanno un interasse orizzontale/verticale di 25 mm; il piolino Ø 4 mm collocato nel foro centrale ha lo scopo di impedire l’apertura del cassetto che contiene le biglie. Dopo la costruzione del cassetto, lo si chiude e si buca il fondo utilizzando il foro centrale come maschera, in modo che il piolino lo attraversi.
Realizzazione passo passo
Il pezzo di partenza dev’essere un quadrato con lato 240 mm, spessore almeno 34 mm. Qui è ottenuto partendo dall’incollaggio in costa di due tavolette piallate.
Una dima in lamiera con i 37 fori Ø 4 mm è utile per realizzare più modelli del gioco in serie; la si centra sul pezzo fissandola con una vite.
Sempre con punta Ø 4 mm si fora il legno per una profondità di 5 mm (solo quello al centro va fatto passante), poi si ripassano i fori con una punta Ø 14 mm, affondando non oltre i 7 mm.
Il pezzo va montato sul tornio e lavorato fino a un diametro di 275 mm; il bordo risulterà formato da parti curve alternate a tratti rettilinei. Attorno all’area di gioco della dama cinese si realizza, sempre per tornitura, una gola profonda circa 8 mm per le biglie.
La sede per il cassetto portabiglie, sul fondo del pezzo, deve misurare max 107x130x22 mm: la si prepara praticando una serie di fori affiancati con una punta Forstner Ø 24 mm, per poi rifinire con la fresatrice.
Il cassetto si ricava da un pezzo di lamiera zincata da 0,8 mm (131×149 mm) a cui si asporta a ogni angolo un quadrato da 18 mm di lato. Sempre in previsione di realizzare più modelli, per la piegatura ci si avvale di una dima in abbinamento alla morsa da banco: si battono le 4 ali per piegarle a 90° in modo da ottenere dimensioni interne di 98x115x17 mm. Il frontalino si ricava da una tavoletta di legno 106x21x10 mm che si fissa al cassetto con 3 viti Ø 2,5×10 mm dall’interno. Altre due viti Ø 2,5×16 mm servono per il fissaggio della maniglia in tondino Ø 12×50 mm. Il cassetto scorre su due pezzi di angolare di alluminio 15×15 mm, lunghi 110 mm, fissati ai lati della sede con 3 viti ciascuno.
Sette tondini, una tavola di limitato spessore e un grande pezzo di stoffa bastano per realizzare una tenda gioco sotto cui cercare momenti di relax e di divertimento
Nella lingua degli Indiani Lakota “thípi” vuol dire “abitazione” e dà il nome alla tipica tenda sotto cui vivevano questi popoli. Questa tenda gioco non ha la classica forma conica con l’apertura in alto per far uscire il fumo, ma ha lo scopo di creare un rifugio caldo e sicuro per i più piccoli, nel quale ritirarsi a leggere, a giocare, a fare i compiti o a chiacchierare con un amico.
Tutti gli elementi che la compongono sono tondini con un diametro di 40 mm tenuti insieme da lunghe viti e senza l’uso di colla; solo l’elemento di volta, destinato a rinforzare l’intera struttura e a fare da appoggio per la stoffa, è una tavoletta in legno di abete dalla sezione di 81×50 mm.
Considerata l’estrema leggerezza della struttura, la tenda può essere spostata a piacere all’interno della cameretta o anche in altro vano della casa. Anche la stoffa può essere rimossa per essere lavata o sostituita e così pure i cuscini e il tappetino che ricoprono il pavimento.
Realizzazione
I due tondini che compongono uno dei lati della tenda vengono fissati con una lunga vite che li attraversa; per un fissaggio più solido è bene prevedere in anticipo la loro inclinazione.
La tavola lunga e stretta che blocca la struttura nella profondità voluta deve essere sagomata con un lavoro di raspa nei quattro punti in cui deve appoggiare tra i tondini, in modo che questi vengano incastrati nel suo spessore.
Anche la tavola viene fissata con lunghe viti a entrambi i tondini; a questo punto la struttura è fissa e non si può più intervenire sui tondini per allargare o stringere la loro apertura e quindi aumentare o ridurre la sua altezza.
I due tondini del lato posteriore vengono ulteriormente bloccati da una traversa avvitata che, volendo, può essere sagomata alle estremità per meglio poggiare contro la superficie curva del montante.
La struttura della tenda è pronta per essere portata nella cameretta di chi ne farà il suo angolo preferito.
La stoffa, gettata sulla tavola superiore e fissata con qualche punto di graffatrice, completa il lavoro.
Una ricetta perfetta per il barbecue che unisce il sapore pieno della carne alla delicatezza del carciofo, il tutto “protetto” da una leggera sfoglia
Ingredienti
– 4 carciofi
– 200 g carne trita di manzo
– 100 g mozzarella
– 1 scalogno
– 1 rotolo di pasta sfoglia
– 1 uovo
– 50 ml di vino bianco.
– Olio extravergine
– Sale q.b.
Preparazione
Tritiamo lo scalogno e versiamolo in una padella con un filo d’olio. Aggiungiamo il macinato di carne e soffriggiamo per circa 2 minuti. Sfumiamo con il vino bianco e continuiamo a soffriggere per altri 5 minuti. Versiamo il composto in una bowl e condiamo con sale, pepe, mozzarella e uovo sbattuto.
Impastiamo e amalgamiamo bene tutti gli ingredienti. Peliamo i carciofi e tagliamoli a metà per poi metterli a bagno in acqua e limone (per evitare che anneriscano).
Tagliamo la sfoglia a quadrati sufficientemente grandi da ricoprire i carciofi. Disponiamo un carciofo per quadrato di sfoglia, aggiungendo un cucchiaino di farcitura sopra il carciofo. Chiudiamo la sfoglia formando un fagottino.
Predisponiamo il barbecue Weber per la cottura indiretta a due zone (accumulando le braci su un lato della griglia) a una temperatura media tra 180 e 200 °. Posizioniamo una piastra in ceramica, per garantire una cottura uniforme, e quando sarà ben calda, poniamo su di essa i carciofi per circa 35 minuti.