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Claber

Claber è un’azienda italiana di riferimento nel mondo dell’irrigazione per il giardino, l’orto, il terrazzo e il balcone, con sistemi all’avanguardia nell’innovazione, nella facilità d’utilizzo e nell’eco-sostenibilità

La filosofia Claber è rendere accessibile a tutti la scienza dell’irrigazione, esplorando le nuove frontiere della tecnologia, del design e della qualità. I prodotti Claber rappresentano la gamma di soluzioni più completa e versatile, per garantire ad ogni pianta  la giusta irrigazione, nell’orario migliore e senza sprecare una risorsa indispensabile alla vita dell’intero pianeta: l’acqua.

La qualità prima di tutto

Fondata nel 1969, Claber è stata la prima azienda italiana del settore ad avere ottenuto la Certificazione UNI EN ISO 9001. Questo significa che l’intero sistema aziendale, dalla selezione delle materie prime alla progettazione, dalla produzione ai servizi, soddisfa dei criteri di qualità rigorosamente definiti e controllati. I prodotti Claber durano di più, hanno performance migliori, sono più versatili e facili da usare,  sono realizzati con materiali riciclabili e rispettosi dell’ambiente e permettono di risparmiare acqua preziosa. Inoltre Claber è sempre a disposizione di tutti gli appassionati di giardinaggio e orticoltura, con i suoi servizi di progettazione e assistenza tecnica. Questa è la Qualità Totale Claber: qualità dell’irrigazione, qualità della vita.

La Scuola dell’Acqua

Claber ha creato una realtà unica a livello mondiale: La Scuola dell’Acqua. Un centro di ricerca e formazione, ma anche una centrale per la produzione di energia rinnovabile, un presidio per la tutela dell’ambiente naturale, un luogo di incontro per l’azienda, gli specialisti del settore, il mondo della ricerca scientifica e le nuove generazioni. Claber crede che un’azienda veramente moderna e responsabile, deve avere la volontà e gli strumenti per incidere positivamente sull’ambiente e sulla società La Scuola dell’Acqua nasce per contribuire ad una nuova cultura dell’acqua e dell’irrigazione: sempre più rispettosa dell’ambiente e più funzionale alle esigenze delle piante e delle persone.

Lamello per unire il legno | Guida completa all’utilizzo

Forme, misure e utilizzo dei giunti lamello, fondamentale sistema di fissaggio del legno

Nell’ormai lontano 1945 un falegname svizzero, Hermann Steiner, apre una sua bottega a Liestal, non lontano da Basilea. Dieci anni dopo, dovendo lavorare su pannelli di spessore limitato cerca un sistema di unione che sia pratico come la spinatura, ma funzioni anche su spessori inferiori ai 10 mm ed inventa il lamello, detto giunto lamello o biscotto falegname . Dal 1956 al 1968 il sistema richiede una scanalatrice fissa, tipo toupie ma nell’anno in cui gli studenti d’Europa sciamano per le strade invocando la fantasia al potere, il nostro Hermann inventa la fresatrice portatile che mette il sistema lamello alla portata di tutti. Oggi i tasselli piatti lamello si trovano in ogni negozio per chi fa da sé e vengono usati con la massima soddisfazione da professionisti e non.

tipologie di lamello
Il primo lamello era lungo 56, largo 23 e spesso 4 mm e fu siglato come n°20. Negli anni, per adattarsi a nuove esigenze nacquero il n°10 di 53x19x4 mm, il n° 0 di 47x15x4 mm e, per spessori minimi o per giunzioni soggette a sforzi gravosi, l’H9 di 38x12x3 mm (ci vuole una fresa particolare) e l’S6 di 85x30x4 mm. A questi di base (1), si sono via via aggiunti il Simplex (2) in alluminio per unioni smontabili, il C20 (3) in polipropilene per pannelli di plastica, il K20 (4) di plastica autobloccante, con nervature che evitano l’uso della colla dove sarebbe difficile mettere in pressa i pezzi.

Che cos’è il lamello

Il tassello piatto è, in sostanza, una pratica evoluzione della linguetta riportata, già usata da Egiziani e Romani. Si tratta di piastrine di legno di faggio pressato, esattamente calibrate per entrare di misura in scanalature aperte da una fresa circolare di 100 mm di diametro e 4 di spessore. Sotto l’azione dell’acqua contenuta nella colla, il legno si gonfia aderendo strettamente alle pareti della scanalatura e garantendo un’ottima tenuta. Il lamello, nato per essere impiegato nei pannelli di truciolare e simile, si è dimostrato vincente anche nei multistrati, nel legno pieno e in molti materiali sintetici. La sua resistenza alla rottura è pari a quella di una spina Ø 8 mm e l’assai maggior superficie di contatto su cui agisce la colla rende la piastrina praticamente un tutto unico col legno in cui è inserita.

I vantaggi del lamello

Il limitato spessore dei tasselli piatti ed il loro sistema di montaggio permettono di inserirli anche in pannelli di soli 8 mm di spessore senza pericolo di indebolire il materiale come avverrebbe con le spine anche perché lo sforzo è ripartito su una superficie assai maggiore. Con i tasselli piatti, usati solo per unioni non in vista, non occorrono né guide né maschere di foratura: l’uso dell’intestatrice (ci vuole ed è l’unico svantaggio del sistema) fa sì che a garantire la perfezione dei giunti bastino solo una squadra ed una matita con cui segnare sui due pezzi interessati la linea di riferimento sulla quale guidare la freccia o la tacca che segna il centro della fresatura.

Unire finemente il legno

biscotto falegname

Chi è abituato a realizzare unioni nascoste a spinatura cieca, con tutto il relativo corredo di misurazioni, marcatori, guide e via discorrendo, quando passa all’uso dei tasselli piatti rimane sconcertato e perfino un po’ seccato per la facilità con cui in un decimo del tempo che gli sarebbe occorso col sistema precedente riesce ad ottenere u­nioni a T, ad L ed a filo piano. Le giunzioni, se proprio non ha lavorato alla carlona, riescono subito perfette, senza i purtroppo spesso necessari aggiustamenti legati all’uso amatoriale delle spine. Qui bastano squadra, matita, un minimo di attenzione e mezz’ora di pratica su pezzi di scarto per farsi la mano ed il gioco riesce al primo colpo (o almeno al secondo).

Macchine e accessori per lamello – Aggiuntivo per smerigliatrice

aggiuntivo per smerigliatrice

fresatrice multiuso per legno

Ottimo aggiuntivo per trasformare la smerigliatrice in intestatrice è questo della Wolfcraft (meglio però cambiare la fresa in HSS con una in HM), che permette di scanalare a 90° ed a 45°. Il montaggio richiede una o due chiavi e garantisce uno stabile e preciso accoppiamento. Dalla suola sporge all’ indietro il pomello che permette di regolare l’affondamento della fresa per i tre lamelli di base.

Intestatrice professionale per unioni a lamello

fresatrice frontale

Per poter usare i tasselli piatti occorre l’apposita fresatrice prodotta dalle maggiori case del ramo. Le macchine professionali, studiate nei minimi particolari e destinate ad un uso intensivo e gravoso, sono piuttosto costose, ma di grande precisione e, come più volte ripetuto in altre occasioni, è proprio la precisione a far lievitare i costi. L’artigiano ne ammortizza il prezzo includendolo, giustamente, nella mano d’opera addebitata al cliente; chi fa da sé può ammortizzarlo solo se intende costruirsi un intero arredamento. A chi vuole godere dei vantaggi del sistema lamello senza sobbarcarsi a spese troppo gravose, il mercato offre degli aggiuntivi per le smerigliatrici angolari da 115 mm, uniche altre macchine in grado di sviluppare la velocità necessaria al lavoro.

intestatrice
La velocissima lama sporge dalla suola della macchina solo durante il lavoro, quando si spinge avanti la testa motrice sulla slitta (nella fo­to in alto è mostrata sporgente solo a scopo illustrativo) per cui è praticamente impossibile farsi male. A tergo della carrozzeria, come nel­l’aggiuntivo, c’è (1) il regolatore di affondamento tarato sulle misure dei tre tasselli di base e per l’intestatura. La squadra mobile (2) che regola la distanza tra la lama e la superficie dei pezzi lavorati, presente anche nell’aggiuntivo, qui è dotata di una scala millimetrica che ne permette l’aggiustamento con estrema precisione. Evidenti e precise tacche o frecce di riferimento alle marcature di partenza facilitano le operazioni.

GORI 88 Vernice di finitura per legno esterno

Ideale per legno nuovo e come finitura nel sistema rinnovo

Gori 88 è una vernice trasparente ideale per legno nuovo e come finitura nel sistema rinnovo. Lo stesso prodotto esiste anche in versione coprente.

Caratteristiche tecniche

  • vernice legno di finitura per legno esterno
  • di altissima qualità
  • qualità ***** SUPERIOR
  • con tecnologia Active protection – protezione più lunga del legno nel rispetto dell’ambiente
  • vernice legno multiuso e universale
  • vernice legno trasparente – la struttura e venatura del legno rimane visibile
  • disponibile in 12 tinte standard: vernice legno colore rovere naturale, rovere chiaro, rovere, oregon pine, castagno, noce, teak birmano, mogano, palissandro, noce medio, rovere rustico e incolore
  • per versione coprente (struttura e venatura del legno vengono coperti)
  • vernice legno a gel effetto cerato
  • vernice legno per verniciare porta, finestra, sottotetto, facciata, pergola, gazebo, balcone esteccato in legno (per informazioni precise vedasi scheda tecnica)
  • a lunga durata
  • aspetto satinato
  • crea una superficie compatta
  • a base d’olio
  • contiene leganti, resine alchidiche e pigmenti di alta qualità
  • lunghissima durata nel tempo
  • resistente alle intemperie e raggi UV
  • protegge contro azzurramento e muffe
  • superficie compatta
  • adesione eccellente fra le mani
  • impedisce la sfaldatura e la screpolatura
  • tixotropico, non gocciola e non schizza
  • non lascia segni di ripresa, distensione ottima
  • applicazione facilissima
  • non cola sulla testa verniciando superficie in alto
  • alto secco prodotto 40-45% a seconda della tinta
  • prodotto multiuso e universale
  • regolazione dell’umidità
  • prodotto ideale per restaurare e rinnovare legni verniciati
  • se si applica prima il GORI 88 SABBIA COPRENTE i legni vecchi e scuri diventano come nuovigrazie al sistema di velatura
  • su legni teneri si consiglia il fondo preventivo GORI 22  o GORI 11
  • tinteggiabile in colori personalizzati e colori RAL o NCS
  • una volta essiccato è inodore
  • eccellente resa: una mano corrisponde a due mani di un impregnante liquido !

Come Utilizzare Gori 88

Applicazione:
a pennello, spruzzo o macchina d’applicazione.

Informazione per chi lavora per la prima volta con un prodotto a gel: La gelatina del prodotto si distribuisce subito facilmente pennellando e secondo la tinta è più o mena corposa. Questo dipende anche dalla temperatura: con il caldo il prodotto è più liquido, con il freddo più denso. Mescolando forte il prodotto, la gelatina può scomparire, per poi ritornare all’aspetto originale.

Su legni di conifera si consiglia il fondo preventivo e curativo GORI 22 o GORI 11

Tempo d’essiccazione:
maneggiabile: dopo circa 4 ore
riverniciabile: dopo circa 8-10 ore

Resa:
eccellente: 6-10 mq/lt su legno grezzo, 12-16 mq/lt legno piallato

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Cacciaviti | Panoramica sulle varie tipologie e finalità d’uso

I cacciaviti vengono utilizzati molto spesso: è bene conoscerli a fondo

Tra tutti gli attrezzi manuali, i cacciaviti sono quelli che stanno conoscendo la più importante evoluzione. Pensare ad un cacciavite come ad un’ impugnatura collegata ad un’asta che termina con una punta è estremamente riduttivo. Cominciamo dalla punta: vi siete accorti che, pian piano, stanno sparendo le viti con intaglio diritto? Tutto a causa dell’avvento degli avvitatori elettrici la cui punta, azionata rapidamente dal motore, sfugge dalla testa della vite se questa è ad intaglio diritto, mentre vi rimane ben salda se ha intaglio a croce. Lo stesso vale per i cacciaviti manuali.

Impugnature dei cacciaviti
Le impugnature sono diventate in materiale morbido che accompagnano dolcemente la mano. Gli steli sono in acciaio di alta qualità e le punte (piatte o a croce) sono in materiale extra duro. Naturalmente stiamo parlando di cacciaviti di qualità e non di quelli da bancarella che, lo ricordiamo, sono pericolosi e durano lo spazio di poche avvitature.  In casa dobbiamo avere una piccola dotazione di almeno tre cacciaviti con punta piatta e tre con punta a croce di dimensioni differenti. Un cacciavite medio con stelo da 15 cm non deve costare meno di 5 euro: in caso contrario c’è da insospettirsi della sua qualità e funzionalità.

Cacciaviti – Tipi diversi

tipologie diverse di cacciavite

  1. L’impugnatura è un elemento fondamentale del cacciavite in quanto influisce sulla praticità d’uso dell’utensile. Nella foto sono visibili: impugnatura a T, tradizionale cilindrica, quadrata per presa migliorata e morbida ergonomica.
  2. I cacciaviti per uso elettrico o elettronico presentano un manico isolato molto allungato rispetto allo stelo metallico, per ridurre i rischi di contatti.
  3. Il tradizionale manico in legno cede il passo alle materie plastiche modellate secondo la forma della mano o zigrinate per migliorare la presa. I cacciaviti di alta qualità sono dotati di impugnature “morbide” che hanno particolare rispetto delle mani e delle dita.
  4. Una corona esagonale posta alla base dello stelo serve da presa per una chiave a forchetta e consente di esercitare sull’utensile una grande forza di torsione, utile per avviare una difficile svitatura.

Cacciaviti – Punta a croce Phillips o Pozidrive?

philipps pizidrive

Noi li chiamiamo cacciaviti con punta a croce ma, tecnicamente, essi si dividono in due famiglie: i Phillips e i Pozi-drive. I primi hanno le alette della punta leggermente coniche. I secondi hanno le alette piatte e presentano un’unghiatura che ne facilita il centraggio sulla testa della vite. I due tipi andrebbero utilizzati sulle viti con intaglio relativo ma possono essere intercambiabili anche se l’avvitatura (o la svitatura) risultasse un po’ meno agevole. Entrambi, però, non sfuggono dalla testa della vite durante l’azione.

Cacciaviti – Gli inserti

inserti per cacciavite

Per avere a disposizione punte di misure diverse senza doversi dotare del relativo cacciavite sono stati inventati i “bit” (o “inserti”): corte punte con attacco esagonale che possono essere inserite nei mandrini degli avvitatori e negli apposti cacciaviti universali dotati di stelo con incavo portainserti.  In genere i bit sono magnetizzati per facilitare il contatto con la vite (1). La sostituzione nel portainserti dell’avvitatore è molto semplice basta avvitare il mandrino (2). Gli inserti corti si usano col portainserti manuale o con le chiavi a cricchetto, quelli a doppia punta solo con gli avvitatori a mandrino (3).

Le dotazioni

dotazione per cacciavite

Tutte le case produttrici offrono gli inserti anche in serie che comprendono punte di diverso genere e una prolunga magnetica che permette di usate i bit corti con gli avvitatori. Gli assortimenti di inserti (1,2) sono molto comodi come dotazione iniziale. Molto pratico si rivela anche il cacciavite con portainserti che ha nella impugnatura un piccolo magazzino di bit che permette di passare rapidamente da un tipo di vite a un altro (3).

Consigli per l’acquisto di cacciaviti

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  • Kit serraggio 42 pezzi
  • Giraviti in acciaio al cromo vanadio
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  • 5 giraviti a taglio, 5 giraviti Phillips, 3 giraviti Torx, 7 giraviti di precisione taglio, Phillips e Tors; 1 giravite porta inserti, 20 inserti standard, Phillips, Torx e quadro, 1 magnetizzatoresmagnetizzatore, 1 borsa in nylon per il trasporto
STANLEY, Bi-Material Set 8 Giraviti, Giallo/Nero. STHT0-62148
  • Set 8 giraviti Stanley Bi-Material
  • Con impugnatura ergonomica in materiale bicomponente stampata sulla lama
  • Lama in acciaio con punta brunita
  • Set composto da giraviti punta a taglio mm 3x100 – 4x125 – 5.5x100 – 4x100 – 6.5x150 giraviti punta Phillips 0 – 1 – 2
Mannesmann M29849 Set inserti e cacciaviti, 49 pz.
  • Dimensioni prodotto: 31,2 x 24,2 x 7 cm
  • Numero pezzi: 49
  • Peso articolo: 1,4 Kg
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Brüder Mannesmann Set di cacciaviti elettrici, 7 pezzi | M 1187-PROFI
  • 1187-M, Set di cacciaviti professionali da elettricista, a norma VDE, 7 pezzi
  • Con lama isolata
  • In confezione di cartone
  • Incl. tester di tensione, 60 mm, testato GS

Tenda da sole a scomparsa fai da te | Come costruirla in 32 passaggi

In alternativa al solito ombrellone costruiamo una tenda da sole a scomparsa molto più solida per dare ombra all’angolo relax

L’idea di base dalla quale siamo partiti per questa realizzazione è la costruzione di una tenda da sole a scomparsa fai da te molto più robusta di un ombrellone. L’area non viene occupata in pianta stabile e con poche operazioni può ritornare a essere prato.

Tenda a scomparsa
Quando non c’è bisogno di ombra si tolgono le due traverse laterali allentando i dadi a farfalla. La tenda ricade in verticale occupando poco posto e offrendo meno superficie all’azione degli agenti atmosferici (1). Il telo può essere rapidamente arrotolato attorno alle barre tonde in previsione di giornate ventose o per il periodo invernale. Con qualche spago si tiene unito l’involto che resta saldamente incastrato nella scanalatura dei montanti (2).

Cosa serve per costruire una tenda da sole a scomparsa fai da te:

  • Travetti 95×45 mm: 2 pezzi (A) da 2800 mm
  • Tavole 19×70 mm: 4 pezzi (B) da 1270 mm, 2 (C) da 400 mm
  • Listelli 19×45 mm: 4 pezzi (D) da 400 mm.
  • Aste tonde Ø 35 mm: 3 pezzi (E) da 2850 mm
  • Telo polietilene leggero: 1 pezzo (F) da 3000×3000 mm
  • Tubi di cemento Ø interno 100 mm: 2 pezzi (G)
  • Ferramenta: 2 viti M10x100 mm, 2 dadi a farfalla M10, 2 rondelle 10 mm, viti da legno 4,0×40 mm, vernice bianca e nera, graffette

progettare una tenda a scomparsa

 

 

Struttura Smontabile
Per rendere smontabile la tenda da sole a scomparsa fai da te, i due pali che sostengono il padiglione sono inseriti in due tubi di cemento interrati al di sotto del livello del prato per non essere d’intralcio quando la tettoia è smontata. Durante l’inverno è consigliabile coprire i tubi con un coperchio per mantenere sempre puliti i fori. Sono adatti anche tubi in acciaio o plastica, la cosa importante è che il diametro interno sia approssimativamente uguale alla diagonale dei pali. Il bloccaggio è affidato a semplici, ma efficaci, cunei di legno inseriti tra tubo e palo, adottati sempre per facilitare lo smontaggio.

Come sagomare le estremità dei montanti

foratura con mecchia

Prepariamo la sede per la barra del colmo all’estremità delle due tavole che usiamo come pali: centriamo il foro a 50 mm dal bordo e tracciamo un semicerchio di circa 100 mm di diametro. Poi pratichiamo il foro con una mecchia da 35 mm usando un trapano a colonna a bassa velocità. Per evitare di strappare le fibre all’uscita mettiamo sotto la tavola un pezzo di scarto.[/box]

taglio con seghetto alternativo

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]2[/dropcap] Con il seghetto alternativo uniamo il foro all’esterno con un paio di tagli paralleli di una larghezza pari a 35 mm e arrotondiamo il bordo seguendo la traccia a semicerchio. Infine levighiamo con carta abrasiva tutti gli spigoli per eliminare le asperità. [/box]

tenda fai da te

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]3[/dropcap] La sede è abbastanza ampia per ospitare due delle tre barre che sostengono il telone quando si desidera richiudere la tenda da sole a scomparsa. La terza, durante l’arrotolamento del telo, si stringe alle altre e si assicura con qualche cordicella affinché non venga gonfiata dal vento.[/box]

Come realizzare lo snodo dei due spioventi

viti autofilettanti

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]1[/dropcap] Le traverse che sostengono le estremità delle barre tonde in realtà non sono due pezzi unici, ma sono divisi ciascuno in due parti. L’unione, in corrispondenza del palo centrale, è irrobustita da una guida formata dalle tavolette C e D a loro volta fissate con numerose viti 4,0×40 mm su una sola delle traverse. [/box]

fissaggio listello in legno

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]2[/dropcap] Si fissano anche i due listelli laterali D su ciacuna tavoletta lasciandoli sporgere di qualche millimetro oltre lo spessore della traversa in modo da ottenere una guida sufficientemente ampia per poter inserire l’altro senza intoppi. [/box]

dado a farfalla

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]3[/dropcap]  Dopo aver praticato al centro della tavoletta che fa da guida un foro da 11 mm si deve cercare l’esatta posizione per forare il palo centrale. Questa operazione si compie a tenda montata: molto semplicemente si rilasciano i morsetti che sostengono le traverse e si mette in tensione il telone, poi si pratica un foro sul palo verticale in corrispondenza di quello presente sulla tavoletta della traversa. Infine si bloccano insieme i due pezzi con una vite e un dado a farfalla M10.  [/box]

Come montare la struttura della Tenda da sole a scomparsa

pali di legno

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]1[/dropcap]Al termine della preparazione preliminare si verniciano tutte le parti del padiglione con impregnante e pittura bianca opaca a eccezione delle barre che reggono la tenda, colorate di nero. [/box]

pioli di legno

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]2[/dropcap]Dopo aver individuato la posizione nella quale montare la struttura, si piantano due pioli a una distanza di 275 cm. [/box]

trivella manuale

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]3[/dropcap]In corrispondenza dei pioli si praticano due fori nel terreno con una trivella a mano fino a una profondità di 50 cm. [/box]

tubo di cemento

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]4[/dropcap]Nel foro si inserisce un tubo in cemento con diametro interno di almeno 95 mm, battendolo con un pezzo di legnb finché l’imboccatura non scende al di sotto del livello del prato. [/box]

fissaggio palo in legno

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]5[/dropcap]Sul fondo del foro si pone una grossa pietra o del cemento in modo da offrire un punto di appoggio solido, poi si inserisce il palo verticale, arrotondandone gli spigoli se la misura eccedesse leggermente rispetto a quella del tubo di cemento [/box]

messa in bolla

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]6[/dropcap]Usando un paio di cunei di legno, si puntella il palo controllando la verticalità con una livella o un filo a piombo sui due lati. [/box]

padiglione fai da te

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]7[/dropcap]Con una lunga tavola e la bolla si controlla l’altezza del secondo palo, tagliando via qualche centimetro dalla base o aggiungendo uno spessore fino al giusto livellamento. [/box]

Tettoia con telo in polietilene

La tettoia è coperta con un telo in tessuto di polietilene, molto robusto ed economico che non si sfrangia facilmente dopo il taglio; è comunque consigliabile eseguire i tagli e le asole con un saldatore per elettronica che fonde i margini del taglio ed è rapido quanto le forbici. L’asolatura attraverso cui passano le aste permette di evitare cuciture e occhielli; per mantenere teso il telo bastano solo poche graffette.

Come montare il telone della tenda da sole a scomparsa

misure telo tenda

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]1[/dropcap] Le misure del telone tengono conto della massima larghezza tra i pali e anche della lunghezza della frangia che ricade in verticale. Le misure corrispondono ai tagli da realizzare per il passaggio delle aste di sostegno. [/box]

telo di polietilene

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]2[/dropcap] La copertura è affidata a un economico, ma robusto, telone di polietilene tessuto del costo inferiore ai 10 euro. Non è necessario cucire orli o asole dato che il passaggio delle aste avviene attraverso tagli fatti nella tela. [/box]

taglio del telo

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]3[/dropcap] 3. Per avere un riferimento preciso per i tagli, si tracciano sul telo, con un pennarello, la linea mediana (il colmo) e due linee a 150 mm dai bordi per tutta la larghezza del telo. [/box]

segnatura

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]4[/dropcap] Si tracciano i segni distanti 100 mm su una tavola larga 5 cm che servono da riferimento per la successiva apertura delle asole. [/box]

saldatore per elettronica

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]5[/dropcap] Si tende il telone con la mezzeria disposta sulla trave. I segni tracciati sul legno restano visibili attraverso il telo. Con un saldatore per elettronica si pratica un taglio lungo 5 cm per ogni segno: il calore fonde la plastica sigillando le singole fibre che altrimenti rischierebbero di sciogliersi sfilacciando il tessuto. [/box]

tenda da sole per giardino

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]6[/dropcap] Quando i tagli lungo le tre linee sono pronti si inseriscono le barre alternativamente sopra e sotto il telo e poi si sistema la copertura nei fori da 35 mm praticati alle estremità delle traverse. [/box]

Installazione definitiva

montaggio padiglione

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]1[/dropcap] Anche sul secondo palo si esegue la messa a piombo con l’inserimento di due cunei di legno nel tubo per bloccare ogni oscillazione del padiglione. Non bisogna riempire le cavità per mantenere sempre smontabile la struttura. [/box]

montaggio tenda

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]2[/dropcap] Con l’aiuto di una scaletta si alloggia l’asta centrale nell’incavo dei pali lasciando ricadere le altre due in verticale. [/box]

traverse tenda fai da te

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]3[/dropcap] Le traverse a cui è affidato il compito di sostenere la tenda si montano provvisoriamente con morsetti a leva a circa una ventina di centimetri al di sotto del colmo. Importante la centratura del blocchetto della guida sul palo. [/box]

tenda da giardino

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]4[/dropcap] Per sistemare il telo nella posizione definitiva si fa scorrere un’estremità dell’asta in uno dei fori delle traverse fino ad avere lo spazio per inserirla anche nell’altro. Poi si distende il telo eliminando le pieghe e centrando l’asta tra i supporti. [/box]

graffatrice automatica

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]5[/dropcap]Dato che non ci sono elementi che impediscano lo sfilamento, si blocca il telone sulle aste con una graffatrice lasciando all’esterno un piccolo spazio non fissato per facilitare l’estrazione delle aste. [/box]

sega per legno

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]6[/dropcap] Si tagliano le parti sporgenti delle aste a circa 2 cm dalle traverse controllando che non si sfilino facilmente. [/box]

ombreggiante da giardino

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]7[/dropcap] La struttura è terminata e mancano soltanto alcune pennellate di colore sui tagli e sulle abrasioni della vernice. [/box]

Secondo noi si usa anche così…

tenda a scomparsa

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]8[/dropcap] Con una falda rilasciata, l’altra rimane comunque in tensione permettendo di godere l’ombra anche durante le giornate ventose.[/box]

Chiodatrici a batteria Rapid

Le nuove chiodatrici a batteria Rapid sono concepite per offrire il massimo in termini di mobilità, manovrabilità ed efficienza operativa

Le nuove chiodatrici a batteria Rapid, la BN50 e la BN64 garantiscono alcuni vantaggi che sono assolutamente cruciali in comparazione con le loro concorrenti a gas. Il lavoro di finitura – a volte chiamato anche “secondo fissaggio” – richiede alcune specifiche caratteristiche da parte sia dell’operatore che dell’utensile. Delicati lavori su coprifili, battiscopa, modanature, pannelli e cornici richiedono sparachiodi di finitura di alta qualità. Sebbene le chiodatrici pneumatiche svolgano il loro lavoro egregiamente, esse possono andare bene per un lavoro stazionario ma quando è necessario muoversi esse diventano molto scomode per l’operatore. La costante necessità di essere collegati ad un cavo elettrico o a un tubo pneumatico, la presenza di un compressore, il rumore eccessivo o il notevole costo delle ricariche di gas ed il cattivo odore del gas combusto sono tutte spiacevoli limitazioni. Queste erano le cose che gli sviluppatori di Rapid avevano in mente quando hanno realizzato chiodatrici  a batteria innovative. Rapid

Peculiarità delle nuove chiodatrici a batteria

Le nuove chiodatrici a batteria rappresentano una svolta tecnologica verso utensili più maneggevoli e leggeri. La BN50 e la BN64 utilizzano batterie agli ioni di litio da 18V e 2Ah, capaci di 500 spari per singola ricarica e di ricaricarsi fino all’80% in soli 45 minuti. Tutto ciò permette loro di eliminare cavi e tubi in modo da garantire la massima libertà di movimento e performance arrivando senza alcuna limitazione in ogni posto dove siano necessarie. Queste caratteristiche rendono uniche le chiodatrici a batteria Rapid per chi deve lavorare in movimento e soprattutto per lavori veloci che richiederebbero di più tempo e fatica per portarsi dietro e istallare compressori, tubi e cavi che per effettuare il lavoro stesso.

sparapunti a batteria

Durante lo sviluppo di questi prodotti Rapid è rimasta in continuo contatto con diversi operatori professionali per rendersi conto di quali fossero le caratteristiche di maggiore importanza per chiodatrici a batteria di questo genere. Le risposte sono state univoche, leggerezza, utilizzo con una sola mano, veloce risposta del grilletto, e nessuna marcatura delle superfici da inchiodare.

 

Mensola fai da te luminosa | Come costruirla

Ecco come costruire una mensola fai da te dalla triplice funzionalità: sostenere oggetti, illuminare e mostrare le nostre “vecchie” ma sempre belle diapositive!

mensola luminosa
Un cassone di 150 cm può contenere 30 diapositive; i fianchi di compensato chiudono le guide a pressione, ma possono essere rimossi per sfilare le diapositive ed inserirne altre.

Il digitale ci ha quasi fatto dimenticare come regolare i parametri fotografici, gli scatti ripetuti per sicurezza con esposizioni diverse per avere una speranza in più di un buon risultato, l’ansia di qualche giorno di attesa prima di poter vedere “com’era venuta” (la foto), senza la possibilità, spesso, di avere una seconda chance per una situazione non ben fotografata. Le pellicole erano di due tipi: per stampe da un’immagine negativa riprodotta sulla pellicola, o per diapositive, direttamente visibili (lo dice il nome), ma attraverso un visore provvisto di luce o, ancor meglio, un proiettore che le ingrandisse su uno schermo. O le stampavi o passavano anni nei cassetti, condanna oggi tramutata in ergastolo dalle nuove tecnologie.

Questa mensola fai da te e ci permette di ottenere una sorta di album per diapositive e di avere i nostri ricordi a portata di… occhio. Si tratta di realizzare una mensola fai da te che contiene al suo interno un paio di luci fluorescenti: le diapositive inserite in una guida posta anteriormente alla mensola vengono così illuminate da dietro (come in un visore) e diventano visibili in trasparenza; non potremo ottenere l’effetto lente di un visore tradizionale, ma almeno ci sarà possibile rivedere luoghi e situazioni che abbiamo vissuto e, in molti casi, non ricordavamo neanche più.

Come costruire la mensola fai da te

colla di montaggio

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Dopo aver tagliato tutti i pezzi di truciolare bilaminato li assembliamo con colla di montaggio in cartuccia. Con il medesimo adesivo fissiamo anche la piattina d’alluminio frontale. [/box]

come costruire una mensola

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””] Sul piano interno stendiamo un cordone di adesivo sul quale collochiamo il profilato angolare di alluminio che, insieme alla piattina, crea la guida in cui inserire le diapositive. Utilizziamo alcuni ritagli di plastica, appena più spessi dei telaietti dia, come distanziali per incollarlo alla giusta distanza dalla piattina frontale.[/box]

marcatori a cappellotto

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Sui due supporti laterali pratichiamo un foro ø 8 mm. Inseriamo al suo interno un marcatore a cappellotto che ci permetta di tracciare il punto da forare anche sul coperchio.[/box]

Fissaggio a parete e copertura

livella a bolla

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Utilizziamo i fori praticati in precedenza sul dorso per marcare la posizione dei tasselli sulla parete. Foriamo il muro, inseriamo i tasselli e stringiamo le viti bloccando la struttura al muro. Controlliamo con la livella a bolla la perfetta orizzontalità.[/box]

luce fluorescente

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Sul dorso avvitiamo le due lampade fluorescenti da 20 W con zoccolo e sistema di accensione. I cavi che escono dalle lampade pervengono ad un morsetto e ad un cavo con interruttore passante e spina elettrica.[/box]

fissaggio mensola

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Ripetiamo l’incollaggio della piattina frontale e dell’angolare anche sul coperchio ed assembliamolo alla struttura senza incollarlo (può capitare di sostituire i neon). Inseriamo le diapositive e blocchiamo le estremità con due fianchi di compensato da 5 mm sulla cui faccia interna va fissato un tacco di legno che si incastra esattamente nello spessore della mensola fai da te.[/box]

Collegamenti elettrici

mensola illuminata

collegamenti elettrici

Sedia con pallet | Costruzione fai da te utilizzando i bancali

Come costruire sedie recuperando bancali di legno

[dropcap]E[/dropcap]sistono oggetti così semplici e geniali da lasciare stupiti: la sedia con pallet fai da te appartiene a questa categoria, ma è solo apparentemente semplice. In realtà la proporzione tra la lunghezza delle gambe anteriori e posteriori deve essere tale da impedire il ribaltamento della sedia con bancali. Inoltre deve offrire una seduta della giusta lunghezza per un comodo appoggio delle gambe e uno schienale reclinato abbastanza per scaricare il peso dalla colonna vertebrale, ma non così tanto da rendere difficile il rialzarsi. Il tutto, nel nostro caso, proporzionato alla lunghezza standard delle tavole da bancale (1200 mm) dai quali abbiamo tratto la materia prima. Con i bancali recuperati possiamo ovviamente costruire moltissime cose, ad esempio questo tavolo fai da te per il giardino

A metà strada tra una chaise-longue e una sdraio da spiaggia, la nostra seggiola pieghevole unisce la semplicità costruttiva alla leggerezza e anche alla praticità

 

sedia con bancali

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]La sedia con pallet si “aziona” con una sola mano semplicemente trascinandola sul terreno: le gambe posteriori, più lunghe, appoggiano per prime provocando l’abbassamento della seduta. La sporgenza laterale dei listelli è particolarmente adatta ad accogliere e trattenere un materassino, qualora le nude tavole risultassero scomode. [/box]

Progetto sedia con pallet

progetto sedia con pallet

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  • SOFFICE COMFORT I cuscini ECO Style sono morbidi e comodi e sono adatti a qualsiasi tipo di bancale. Il rivestimento è realizzato per il 100% in poliestere. Qualità del tessuto di 220 g-m², sono quindi molto robusti e possono essere lavati a mano
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Preparare il legno recuperato dai bancali

recuperare legno pallet

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]1[/dropcap]Il legname che serve è facilmente reperibile a costo nullo da qualche bancale di recupero, meglio se del tipo pesante, usando una sega e un piede di porco per togliere le parti inchiodate. Un trucchetto per schiodare le tavole senza romperle: basta molare con la smerigliatrice la testa dei chiodi per renderli facilmente sfilabili.

[dropcap]2[/dropcap]Scegliamo le tavole migliori, scartando quelle con macchie e scheggiature, e raggruppiamole per larghezza. Una volta controllato che non ci siano resti di chiodi, pietre o punti metallici, le passiamo alla pialla fino a portarle a uno spessore uniforme. Il fabbisogno totale corrisponde a nove tavole lunghe 500 mm e quattro lunghe 1200 mm. [/box]

La struttura della sedia
La struttura della sedia con pallet è composta da due coppie di listelli a cui è collegata una serie di tavolette. La composizione delle parti sembra essere fatta a rovescio rispetto al buonsenso, poiché le tavole sono attaccate sotto i listelli anziché sopra. In realtà questa collocazione è giustificata da due buoni motivi: il primo è che i due listelli di sostegno devono potersi richiudere fino a diventare paralleli. La seconda ragione riguarda le due tavolette più vicine al perno che fanno da arresto e, appoggiandosi alle gambe, determinano la massima apertura della sedia con bancali di recupero.

Come costruire una sedia con pallet

recuperare pallet

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]1[/dropcap] Rimanendo fedeli all’uso di materiale recuperato dai bancali, costruiamo le gambe della sdraio utilizzando le tavole più lunghe, circa 1200 mm nei bancali standard. Ne incolliamo due insieme usando uno strato di colla vinilica distribuito uniformemente su tutta la tavola. [/box]

morsetti per legno

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]2[/dropcap]Accoppiamo e stringiamo insieme le tavole con una serie di morsetti per ottenere un “pannello lamellare” supereconomico. Questa operazione va fatta con adeguato anticipo per dare tempo alla colla di fare presa. [/box]

taglio con sega circolare

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]3[/dropcap]A colla asciutta tagliamo le tavole nel senso della lunghezza con una sega da banco in modo da ottenere due listelli uguali di circa 55×40 mm, in base alle tavole che si hanno a disposizione. La lunghezza è di 1200 mm per entrambe le gambe di ogni lato: a cambiare è solo la posizione del perno di rotazione e l’inclinazione dell’appoggio a terra. [/box]

piallare il legno

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]4[/dropcap] I listelli sono ancora ruvidi e hanno bisogno di una piallatura sul lato sezionato dalla sega. Inserendoli paralleli sotto la pialla, in una sola passata si levigano entrambi ottenendo uno spessore identico. A questo punto si ripete il procedimento per costruire le gambe necessarie per l’altro lato. [/box]

taglio a 45°

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]5[/dropcap] Con la troncatrice angolata si intestano i piedi tagliando le due gambe anteriori a 45° e quelle posteriori a 60°. Per questa angolazione, non presente sul banco girevole della macchina, usiamo un piccolo trucco: spessoriamo l’appoggio della tavola all’estremità della guida controllando l’esatta angolazione con un goniometro oppure con una comune squadretta da disegno. [/box]

punta trapano per legno

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]6[/dropcap]Ora dobbiamo unire le gambe con un bullone per poterle articolare: pratichiamo un foro da 8 mm su ciascun listello a una distanza di 280 mm dall’appoggio per le gambe anteriori e a 650 mm per quelle posteriori. [/box]

perno di rotazione

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]7[/dropcap] Uniamo le gambe con un bullone a testa tonda e quadro sottotesta da 8×100 mm. Sul filetto montiamo un dado autobloccante, interponendo una rondella, stringendolo solo fino al contatto per permettere una rotazione libera dei due pezzi. [/box]

sedia in legno fai da te

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””][dropcap]8[/dropcap] Collochiamo le gambe nella corretta angolazione, cioè circa 105°, e sistemiamo la prima tavoletta dello schienale facendola scendere finché non appoggia alle gambe posteriori. Blocchiamo la tavola con un paio di morsetti e controlliamo con una squadra la corretta ortogonalità. Con un paio di viti da legno per lato fissiamo la tavola e ripetiamo l’operazione per la prima tavola della seduta facendola scorrere fino ad appoggiarla alle gambe verticali. Tutte le altre tavole si fissano a distanza di circa 30 mm dalla precedente usando colla vinilica e viti da legno.[/box]

Letto a castello fai da te | Guida dettagliata alla costruzione

La costruzione di un letto a castello solido come i mobili di una volta, tutto in castagno massello e incastri classici.

Un letto a castello, specie in camera dei ragazzi, occupa meno spazio: ma spesso non si è affatto persuasi da quelli in truciolato, sgargianti, pesanti ma al tempo stesso poco solidi che si trovano in commercio: molto meglio costruirselo su misura! L’intero lavoro richiede circa un totale di 78 ore, a partire da misurazioni e progetti, al taglio delle tavole in listelli da piallare e sagomare, fino alla verniciatura e al montaggio. La spesa si aggira sui 500 euro. Tutta la struttura è in castagno massello, tranne le reti con doghe in faggio, più leggero e flessibile, e i longheroni in abete.

Progetto e pezzi

Si parte dalla misurazione dello spazio a disposizione, si fanno degli schizzi e dei modelli di cartone, fino a valutare esattamente dimensioni, lunghezza e numero di pezzi occorrenti. Le lunghezze devono tener conto, dove occorrono, dei tenoni per l’assemblaggio. Si realizzano gli incastri: sono quasi tutti tenoni e mortase per i telai del letto e degli scalini, tranne nei punti dove i listelli si sovrappongono, in cui si usano incastri a mezzo legno.

Assemblaggi

Separatamente si assemblano i due telai laterali del letto. Quello esterno ha un terzo longherone in più, come ringhiera. Si assembla anche il telaio della scaletta, partendo dal lato a muro, e si completa con i piani.  A parte si costruiscono il cassetto, con fondo in compensato, e le due testiere doppie, dove nella cornice costituita dalla traversa di base e dal listello superiore ad arco si inserisce un pannello in compensato. Prima dell’incollaggio conviene fare delle prove a secco. Gli spigoli vengono fresati e smussati. Completata la rifinitura, le varie parti si assemblano con bussole filettate e viti a brugola, per essere smontabili.

Materiale necessario

Listello castagno sezione 30×80 mm (4 pezzi da 1800 mm; 7 da 2055 mm; 4 da 995 mm; 2 da 740 mm; 2 da 485 mm; 2 da 2515 mm; 2 da 1755 mm; 4 da 390 mm);

Listello castagno (4 pezzi da 2000x50x50 mm; 4 pezzi da 1800x35x80 mm; 4 pezzi da 820x35x 70 mm; 4 archi sagomati da 820x35x70 mm; 2 pezzi da 485x30x70 mm; 2 da 995x30x70 mm)

Tavola castagno (4 pezzi da 690x120x280 mm; 1 pezzo da 1765x25x460 mm; 1 da 2065 x25x460mm; 1 da 2525x25x460 mm; 1 da 460x25x460 mm; 1 pezzo da 460x20x230 mm; 2 pezzi da 440x25x230 mm; 1 pezzo da 420x20x225 mm; 3 pezzi da 420x20x215 mm)

Listello abete sezione 30×50 mm (4 pezzi da 2000 mm);

Listello faggio sezione 15×100 mm (28 pezzi da 830 mm);

Compensato spesso 3 mm( 1 pannello 410×410 mm)

Colla vinilica resistente all’acqua; bussole filettate; viti a brugola; 1 guide metalliche per cassetto; mordente; vernice di finitura; gommalacca

 Il progetto

progetto letto a castello

 Telai dei letti e spalliere

  1. Longheroni e montanti dei due telai laterali dei letti si assemblano predisponendo dei tenoni alle estremità dei longheroni e delle mortase sui montanti, utilizzando per maggiore solidità quasi tutto lo spessore del legno.
  2. I pezzi si assemblano con colla vinilica, tenendo in posizione con morsetti ad asta fino a incollaggio avvenuto, proteggendo i pezzi dalle ganasce con linguette di legno e controllando che il telaio rimanga in squadra.
  3. Con il traforo si taglia il pannello in compensato nelle dimensioni richieste dalle cornici della testata e con il profilo superiore curvo, per inserirlo nella cornice.
  4. Con la fresatrice si realizza, all’interno della cornice, una scanalatura dove inserire il pannello. Ciascuna testiera è composta da due montanti e quattro traverse, di cui due curve, con relativi pannelli fra traversa piana e curva, in corrispondenza dei letti.

Scanalature e mortase

mortase

  1. I vari incastri devono essere piuttosto precisi e privi di gioco. Per questo è bene fare prima una prova di assemblaggio a secco. Nei montanti del telaio-testiere, in corrispondenza appunto di ciascuna testiera, si realizzano sia le mortase sia la scanalatura per il pannello.
  2. Una volta assemblato il pannello con le testiere, stondati i bordi e i profili a vista con la fresatrice, lo si monta ai telai laterali mediante bussole filettate inserite in fori predisposti e viti a brugola.

La scaletta

scala letto a castello

  1. Nel caso dei listelli del telaio che sorregge i piani della scaletta, le giunzioni di estremità sono del tipo tenone-mortasa, mentre quelle agli incroci sono con incastri a mezzo legno.
  2. Poco per volta si costruisce la struttura, a partire dal lato a muro, completando il telaio in listelli e aggiungendo i tre piani sovrapposti di diversa lunghezza.
  3. Terminato il montaggio i pezzi vanno verniciati. La struttura è studiata in modo da essere rinforzata con listelli doppi o traversine dove serve e da assicurare la necessaria solidità.

 Le doghe di faggio

  1. Per sostenere le reti si predispongono due longheroni d’abete composti da due listoni a L; si fissano a intervalli regolari dei blocchetti in mezzo ai quali inserire le doghe. I longheroni a L si avvitano con bussole e viti a brugola ai telai laterali dei letti.
  2. Diversi studi attestano che le doghe in legno sono più salutari e indeformabili rispetto alle vecchie reti metalliche: assicurano una certa elasticità senza che il materasso si pieghi e il corpo affondi, con problemi per la schiena.
AVANTI TRENDSTORE - Knuth - Letto a castello in legno di pino massiccio con scaletta a pioli. Disponibile in 2 diversi colori (Marrone chiaro)
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  • Qualità Made in Italy: Materiali Atossici, Privi di Emissioni o Campi Elettromagnetici, Riciclabili
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Pouf letto fai da te in legno | 13 foto descritte passo-passo

Ecco come costruire un mobile intelligente e utile: un pouf letto fai da te in legno per gli ospiti!

pouf letto trasformabileL’idea salvaspazio per eccellenza: questo comodo pouf letto fai da te lungo due metri e largo 80 centimetri che pochi gesti riducono ad un confortevole pouf poggiapiedi di 800×750 mm , alto una trentina, mobile su ruote (è perfetto anche come seduta). La realizzazione del pouf letto fai da te, per la presenza degli snodi ricavati dai listelli, richiede una certa padronanza delle lavorazioni del legno e molta precisione sia nel taglio dei pezzi sia nel montaggio dei quattro elementi del mobile. Il pouf letto singolo è costruito in listelli di abete e compensato di pioppo; faggio e multistrato di betulla garantirebbero migliori doti di robustezza e di durata degli snodi. Anche le misure e le dimensioni del pouf letto esposte nell’elenco del materiale sono puramente indicative: per accorciarlo e stringerlo o viceversa basta solo tagliare più o meno lunghi listelli e le specchiature di multistrato. Da tener presente che comunque la larghezza dei listelli che fanno da piede deve esser pari all’altezza delle ruote.

Il mobile in pratica si avvolge e si svolge come un riccio: per portarlo dalla funzione poggiapiedi (1) a quella letto (3) basta sollevare il cuscino che (2) si tira dietro la coda del letto che pendeva appoggiata contro la sua spalliera. Svolto, il letto poggia sulle quattro ruote della parte del capezzale, sulle sponde che ospitano il cuscino e sui piedini incernierati all’elemento finale chiaramente visibili, ancora ripiegati, nella seconda foto. Le aperture frontali possono facilmente essere coperte da teli cuciti al cuscino, appesantiti con piombini.
Il pouf letto fai da te in pratica si avvolge e si svolge come un riccio: per portarlo dalla funzione poggiapiedi a quella letto basta sollevare il cuscino che si tira dietro la coda del letto che pendeva appoggiata contro la sua spalliera. Svolto, il pouf letto poggia sulle quattro ruote della parte del capezzale,sulle sponde che ospitano il cuscino e sui piedini incernierati all’elemento finale. Le aperture frontali possono facilmente essere coperte da teli cuciti al cuscino, appesantiti con piombini.

Cosa serve per costruire un pouf letto fai da te

pouf letto 5

[tie_list type=”checklist”]

  • Sega per tagli diritti ed a squadra; seghetto alternativo; trapano; fresatrice; levigatrice; coltello o forbici per spugna sintetica; eventualmente macchina per cucire; attrezzi per la finitura.
  • Listello sezione 25×70 mm (meglio se di legno duro ed elastico): 1 pezzo (A) da 800 mm, 2 (C) da 780 mm, 2 (D) da 810 mm, 2 (E) da 360 mm, 2 (F) da 200 mm, 2 (G) da 230 mm.
  • Listello sezione 17,5 x70 mmm: 4 pezzi (B) da 800 mm.
  • Multistrato da 10 mm: 2 pezzi da 350×690 mm, 2 da 750×690 mm.
  • Spugna sintetica spessore 60 mm: 1 materassino 800×1950 mm;
  • 1 cuscino 800x 700 mm
  • 4 rotelle piroettanti con attacco a piastra alte 70 mm;
  • 6 bulloni testa tonda con quadro M8x80 mm, con dadi e rondelle;
  • 2 cerniere a libro 50×70 mm;
  • tessuto per rivestimento della spugna, a misura;
  • cinghia o altro sistema di fissaggio del cuscino.[/tie_list]

Come realizzare le giunzioni del pouf letto

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Il letto pouf è composto da spalliera, testata, intermedio, portacuscino e coda, tutti, come detto prima, incernierati fra loro. La spalliera è costituita da un pezzo A e dai pezzi G uniti a mezzo legno o, meglio, a tenone e mortasa, a creare una cornice a C nei cui capi si inseriscono due coppie di spine. Per la testata occorrono i due pezzi C, due pezzi B ed uno specchio grande di multistrato. Nel bordo interno dei pezzi C si fresa (1) una scanalatura larga 10 e profonda 15 mm e nel capo opposto al maschio dello snodo si aprono i fori per le spine della spalliera. Nel bordo interno dei due pezzi B si fresa una battuta larga 15 e profonda 10 mm e i loro capi si assottigliano a 10 mm per una lunghezza di 70. Incollati e bloccati con spinette o gruppini prima lo specchio dentro le scanalature (2) e poi i pezzi B nelle cave di quelli C, si monta (3) la spalliera (eventualmente chiusa da un terzo specchio piccolo di multistrato). L’intermedio è costituito dai due listelli E, e da uno specchio piccolo di compensato fissato come già visto. Il portacuscino, identico alla testata tranne l’uso dei pezzi D al posto dei pezzi C, è irrigidito (4) dalle due sponde A. La coda, infine, è costituita da uno specchio piccolo chiuso fra i due listelli F, contro la cui faccia esterna si incernierano i piedini, che, in posizione sgabello, debbono pendere in basso.

Realizzare gli snodi

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La lavorazione dei listelli ed in particolare la realizzazione dei sei snodi è la parte piu complessa del lavoro, quella che richiede la maggior precisione in quanto ne dipende la funzionalità del pouf letto. Per semplificare la descrizione, i vari pezzi sono indicati con le lettere che li identificano nell’elenco del materiale. Si comincia col creare in un capo dei pezzi C e in entrambi i capi dei pezzi D il maschio, largo 25 mm e sporgente 30, da arrotondare (1) con raspa e lima. Subito dietro a tutti i maschi e nell’altro capo dei pezzi C si apre nella faccia inferiore dei listelli una cava a mezzo legno larga 70 e profonda 10 mm. In entrambi i capi dei pezzi E ed in uno dei pezzi F si apre (2) la femmina, a misura. Bloccati a squadra gli snodi, che conviene contrassegnare per il successivo montaggio, vi si apre (3) il foro passante per il perno, esattamente centrato. L’inserimento del perno, bloccato con dado e rondella (4), completa gli snodi. Per poter inserire il dado, gli angoli degli specchi di compensato dell’intermedio e della coda sono aperti da uno scarico.

Ruote piroettanti per il letto

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Sotto i quattro angoli della cornice del primo elemento si avvitano altrettante robuste rotelle piroettanti con attacco a piastra, di portata unitaria non inferiore a 20 Kg. L’altezza delle rotelle determina quella dei listelli fermacuscino e dei piedini incernierati. In primo piano, accanto alla ruota, uno degli snodi di articolazione degli elementi, che consentono al lettino di trasformarsi.