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Come installare il vetrocamera

Quando la vetrata isolante si appanna all’interno o si rompe non ci sono altri rimedi che la sostituzione: un lavoretto alla portata di qualsiasi laboratorio far da sé

Il progresso ha portato già da molti anni nelle nostre abitazioni le finestre con vetrocamera basso emissimo isolante. Con il tempo, sia per imperfezioni  sia per deperimenti delle sigillature, può capitare di rilevare un’appannatura interna che progressivamente si amplia fino a rendere il vetro opaco. A questo punto non resta altro da fare che rimuovere il vecchio vetrocamera e montarne uno nuovo. Ovviamente è inutile cercare di recuperare le lastre di vetro, anche se ancora intatte, perché i processi altamente automatizzati usati nella fabbricazione industriale rendono più economico l’acquisto di un pezzo nuovo piuttosto che disassemblare, pulire e rimontare quello vecchio. Nelle finestre di legno il vetrocamera è montato sul telaio con listelli fermavetro e tanto silicone. Il problema più spinoso che dobbiamo affrontare non è il recupero della vetrata, ma quello dell’anta. Con pazienza si taglia il silicone fino a liberare prima il listello fermavetro e poi la lastra. Durante il lavoro sulla vetrata è sempre consigliabile portare guanti gommati che migliorano la presa e ci mettono al riparo dai bordi affilati del vetro. Per la sostituzione, oggi esistono prodotti molto evoluti: sono arrivati i vetrocamera riempiti con gas nobili molto più isolanti dell’aria.    

Cos’è il vetrocamera

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La vetrata isolante, o vetrocamera, è formata da due vetri accoppiati, separati da un’intercapedine riempita di aria o di altro gas, protetta su tutto in perimetro con doppia sigillatura. Il distanziatore contiene un disidratante che assorbe l’umidità del gas rimasto tra i vetri. Quest’ultimo può essere aria oppure un gas nobile, come kripton o argon, che trasmette di meno il calore.

Rimuovere il vecchio vetro

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Le vetrate, isolanti e non, montate su finestre di legno spesso sono sigillate con abbondante silicone. L’asportazione dell’adesivo non sempre è agevole, ma si possono usare strumenti elettrici come i multifunzione oscillanti muniti di una lama affilata. Con questa operazione si libera per quanto possibile il listello fermavetro per la successiva estrazione.
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  1. Il lavoro dell’utensile oscillante si completa con un cutter a lama flessibile passato più volte tra vetro e listello.
  2. Il fermavetro è bloccato alla finestra con una serie di chiodini d’acciaio incassati nel legno. Toglierli con le tenaglie è impossibile, per cui si devono estrarre insieme al listello facendo leva con una spatola piantata tra le due parti a forza di martellate.
  3. Non sempre i chiodini si sfilano insieme al listello e spesso restano nella finestra. Allora non ci resta che ispezionare tutto il contorno con un paio di tenaglie per eliminare i monconi di chiodo che, se lasciati, ostacolerebbero l’uscita del vetro.
  4. L’abbondanza di sigillante potrebbe essere tale da richiedere un ulteriore passaggio con il cutter per separare il bordo del vetro dalla finestra e dare ulteriore spazio all’operazione di estrazione.
  5. Il vetro è sigillato anche più abbondantemente sulla parte esterna della finestra. Con pazienza si passa il cutter ripetutamente fino ad arrivare a contatto con il vetro e poi sempre più in profondità fino a raggiungere il legno all’interno della finestra.
  6. Cominciando dall’alto si dà il via alla fase di estrazione: con una spatola inserita tra vetro e telaio si fa leva verso l’interno, spostandosi lungo il solco, fino a spingere fuori del suo alloggiamento il vecchio vetrocamera. Se il silicone è stato tagliato completamente la lastra si ribalta ed è possibile rimuoverla sempre con la protezione di robusti guanti gommati.

Vetrocamera ben fisso al suo posto

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  1. Il vetro è stato rimosso, ma resta ancora molto silicone attaccato alla finestra. Il montaggio della nuova vetrata isolante richiede una superficie pulita, per cui mettiamo mano a uno scalpello affilato cercando di togliere tutto l’adesivo rimasto.
  2. Spazziamo via dall’incavo della finestra tutti i residui di adesivo con una spazzola dura in modo da preparare una superficie sufficientemente pulita per incollare la striscia di guarnizione elastica sulla quale deve appoggiare la nuova vetrata.
  3. La guarnizione adesiva è larga circa 10 mm e si applica lungo tutto il perimetro della battuta esterna della finestra. La sua funzione è di consentire un appoggio uniforme del vetro anche su telai leggermente irregolari e di impedire la penetrazione troppo profonda del silicone di sigillatura.
  4. Si inserisce il nuovo vetrocamera nella finestra spessorandolo in corrispondenza degli angoli, sia sul margine verticale sia in  quello orizzontale, fino a portare l’anta in squadra. Gli spessori devono essere di plastica dura, come PVC o polietilene, per resistere nel tempo senza deformarsi.
  5. Si esegue una pulizia accurata anche sui fermavetro con i quali si blocca di nuovo la vetrata al suo posto usando chiodini d’acciaio a testa sottile.
  6. Dopo aver controllato che la finestra chiuda perfettamente e non sfreghi sul telaio fisso, si applica un filo di silicone lungo il perimetro esterno del vetro.

Gli spessori

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Per inserire gli spessori si solleva il vetro con una spatola interponendo una striscia di plastica. Quelli che “lavorano” sono quelli messi negli angoli esterni in basso e interni in alto. Cambiandone lo spessore si registra la squadra del vetro rispetto al telaio. Al termine, lo spazio e gli spessori sono nascosti applicando il profilo di contorno.

Evoluzioni tecnologiche nel campo del vetrocamera

Con l’avanzamento della tecnologia, i vetri isolanti oggi non solo offrono un’eccellente capacità di isolamento termico e acustico, ma sono anche dotati di molte altre funzionalità avanzate. Ad esempio, sono disponibili vetri autonettoyanti, che utilizzano la luce del sole per rompere i depositi di sporco sulla superficie del vetro, rendendo la manutenzione molto più facile. Q

uesti vetri contengono un sottile strato di ossido di titanio che agisce come catalizzatore per scomporre lo sporco organico sotto l’influenza della luce solare. Inoltre, quando piove, l’acqua scivola via facilmente, rimuovendo lo sporco scomposto.

La scelta tra il vetrocamera tradizionale e quello smart

Negli ultimi anni, è diventata sempre più comune l’opzione dei vetri smart o commutabili, che permettono di controllare l’opacità del vetro con un semplice interruttore o con un’app sullo smartphone. Questi vetri utilizzano la tecnologia di oscuramento elettrocromico o la tecnologia PDLC (Polymer Dispersed Liquid Crystal) per variare la loro trasparenza.

Oltre alla privacy, i vetri smart offrono anche vantaggi in termini di efficienza energetica, poiché possono ridurre il bisogno di aria condizionata bloccando la luce solare diretta. Tuttavia, il costo di questi vetri può essere significativamente più alto rispetto al vetrocamera tradizionale, quindi è importante fare una valutazione accurata tra costi e benefici prima di prendere una decisione.

La sostenibilità nel mondo dei vetri isolanti

Una tendenza emergente nel mondo dei vetri isolanti è la crescente attenzione alla sostenibilità. Molte aziende stanno cercando di ridurre l’impatto ambientale della produzione del vetro, utilizzando materiali riciclati o riciclabili e migliorando l’efficienza energetica dei processi produttivi. Alcuni produttori stanno anche introducendo vetri isolanti con proprietà fotovoltaiche, che permettono di generare energia elettrica direttamente dalla luce solare, contribuendo a rendere le abitazioni e gli edifici commerciali più sostenibili e autosufficienti dal punto di vista energetico.

Inserimento vetrocamera vecchi infissi

L’inserimento del vetrocamera nei vecchi infissi richiede pazienza e precisione. È necessario rimuovere con cura il vecchio vetro, tagliando il silicone o qualsiasi altro sigillante usato per fissare il vetro all’infisso. Una volta rimosso il vecchio vetro, l’infisso deve essere pulito a fondo per rimuovere eventuali residui di silicone o adesivo.

Montare doppi vetri su vecchie finestre

Per montare doppi vetri su vecchie finestre, si inizia applicando una guarnizione adesiva lungo tutto il perimetro della battuta esterna dell’infisso. Questo assicura che il vetro si adatti uniformemente anche su infissi leggermente irregolari e impedisce una penetrazione troppo profonda del silicone di sigillatura.

Mettere doppi vetri su vecchie finestre

Per mettere doppi vetri su vecchie finestre, il vetrocamera viene poi inserito nell’infisso, facendo attenzione a posizionarlo correttamente. In molti casi, può essere necessario usare degli spessori di plastica dura in corrispondenza degli angoli dell’infisso per assicurare una perfetta aderenza e tenuta.

Sostituzione vetrocamera infissi

La sostituzione del vetrocamera negli infissi può richiedere un po’ di tempo, ma è un’operazione che può portare a un notevole risparmio energetico. Una volta posizionato il vetrocamera, si procede con il fissaggio definitivo, utilizzando un silicone adatto per la sigillatura del vetro.

Doppi vetri su finestre vecchie e vecchi infissi

Installare doppi vetri su finestre vecchie o su vecchi infissi è un’ottima soluzione per migliorare l’isolamento termico e acustico della propria abitazione senza dover sostituire completamente le finestre.

Montaggio doppi vetri su infissi in legno

Il montaggio dei doppi vetri su infissi in legno segue lo stesso processo, ma richiede una particolare attenzione nella rimozione del vecchio vetro e nella preparazione dell’infisso, per evitare di danneggiare il legno. Una volta completata l’installazione, si consiglia di controllare che la finestra chiuda correttamente

La Positività del Salone del Mobile e la creatività degli architetti italiani

Tratto da “Come ristrutturare la casa n.3 – Maggio/Giugno 2023″

Autore: Nicla de Carolis

Si è concluso da poco il Salone del Mobile 2023 con numeri da record, molte prospettive positive e infinite novità che avremo modo di analizzare nel corso dell’anno, ma di cui vi diamo una piccola e curata vetrina da pagina 28. Il fil rouge del Salone è stata la sostenibilità che, nonostante la buona volontà di organizzatori ed espositori/produttori, pare per tutti un obiettivo difficile da raggiungere in un sistema economico/produttivo come quello di oggi. Il conto energetico per realizzare le meravigliose cose che hanno impatto ridotto è ancora molto salato, perché quasi sempre non può prescindere dall’utilizzo degli odiati combustibili fossili e del relativo inquinamento che producono.

Spinti, comunque, da questa ventata di concreto ottimismo che ci ha lasciato il Salone, torniamo con entusiasmo ai nostri amati lavori di ristrutturazione per parlare degli spazi all’aperto da pagina 52. Pavimenti adatti sia per l’interno che per l’esterno pensati per prolungare la superficie della casa; così come i gazebo e le pergole, queste ultime utilizzabili in tutte le stagioni grazie al loro comfort termico e alla abbondante luce, o le minipiscine anche da terrazzo, un vero lusso per tutti i giorni.
In vista del caldo estivo, indispensabili per chi non li ha e per chi li deve rinnovare, da pagina 10 una selezione di split e fancoil per la climatizzazione. Le aziende oltre a curarne l’efficienza, abbassando gli assorbimenti energetici, aumentando le funzioni e riducendo il rumore, hanno reso queste macchine oggetti di design che ben si inseriscono anche nelle case d’epoca più classicamente elganti

E poi vedrete, ancora una volta, quanto la creatività degli architetti italiani riesca a stupire: si va dalla ristrutturazione davvero originale di un appartamento, da pagina 40, dove in assoluta armonia convivono arredi e separé artigianali in legno di rovere con la TV incassata in lastre di marmo bianco e l’annesso seminterrato con caminetto in un living, in stile con il resto della casa, nulla a che vedere con le tristi tavernette rustiche; si passa al minimalismo di un appartamento/sala per piccoli concerti di un musicista, da pagina 100, tutto boiserie a listelli di legno per smorzare i riverberi del suono. Ma c’è anche la casa ristrutturata in maniera più classica, da pagina 78, attualizzata con bei colori alle pareti sulle originarie boiserie di stucchi e di polistirene, andate in sostituzione delle mancanti, parquet a lisca di pesce e bagni progettati in maniera molto fantasiosa, gradevole e funzionale, con nicchie, giochi di luce e piastrelle tridimensionali.
Ci auguriamo che ogni pagina sia per voi una miniera di idee per iniziare a pensare alle migliorie più giuste per la vostra casa!

Serie Maschi e Filiere FERVI: per una filettatura impeccabile

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Filettature di precisione su metalli diversi, grazie alla serie Maschi e Filiere di FERVI, ideale sia per il settore professionale sia per gli hobbisti

Vignola (MO), 18 maggio 2023 – Filettature di precisione su tutti i metalli possono essere realizzate anche a mano, grazie al kit proposto da FERVI. Si tratta della Serie Maschi e Filiere FERVI (art. M218), ideale per realizzare filettature manuali su componenti in metallo, compresi i non ferrosi, la ghisa e l’alluminio.

Il kit comprende maschi e filiere in acciaio al tungsteno di diverse misure, utilizzabili con gli appositi giramaschi a manubrio regolabili e gli appositi girafiliera per compiere con grande accuratezza la lavorazione. Grazie al kit di FERVI è infatti possibile effettuare filettature sia su fori che perni, dalla misura M2 fino a M18, nelle versioni passo grosso e passo fine.

La serie è composta da 110 pezzi, contenuti in una robusta valigetta in metallo. La pratica valigia consente di conservare in ordine e di trasportare in sicurezza i diversi pezzi che compongono la serie, agevolando la ricerca “a vista” del componente giusto e aiutando a prevenire lo smarrimento degli accessori di dimensione più ridotta. Il peso complessivo del kit è di circa 7 kg.

Per una filettatura impeccabile è poi fondamentale l’utilizzo dell’olio da taglio e per questo FERVI propone un Olio da Taglio (art. S401/10) studiato per consentire la filettatura e la maschiatura di acciai e metalli puri e ad elevata durezza. Questa referenza in formato bomboletta spray è costituita da basi minerali paraffiniche, arricchite con additivi e antisaldanti in grado di agevolare le operazioni di lavorazione e di soddisfare gli elevati standard di settori professionali specifici.

Per avere maggiori informazioni su questa e sulle altre soluzioni FERVI è possibile consultare il sito dell’azienda.

Olio da taglio_S401/10
Serie maschi e filiere_M218

EasySpiritLevel di Bosch | Nuova livella con LED a semaforo

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EasySpiritLevel Misura il livellamento orizzontale e verticale usando le più avanzate tecnologie rendendo più semplici e immediate le letture, inclusi i valori di inclinazione da 0° a 3°

Ecco una novità nell’ambito delle livelle che non si affida all’utilizzo del laser, tuttavia introduce ugualmente nello strumento le più avanzate tecnologie, nonostante la foggia e le modalità d’uso siano del tutto classici. La EasySpiritLevel di Bosch si presenta come una comune livella a bolla, ma la fiala non è presente: al suo posto ci sono tre serie di LED. Per garantire il normale funzionamento, sia nell’impostazione dell’orizzontalità sia in quella della verticalità, infatti, le indicazioni visive sono sopra e replicate anche sul fianco della livella, in due punti distinti.

Ogni serie di LED è composta da 7 diodi che possono cambiare colore singolarmente, passando dal rosso al giallo al verde e viceversa. Questa configurazione consente al processore interno, che governa le rilevazioni dei sensori, di indicare in modo immediato e intuitivo la direzione in cui va modificata l’inclinazione per andare verso la correttezza e, udite udite, anche l’entità dell’errore! Questo fatto permette, solo per fare un esempio, di posare una tubazione di scarico con la pendenza desiderata, solitamente compresa fra di 1° e 2°.

La struttura della livella è molto robusta: ha il corpo di alluminio (100% riciclato) e angoli protetti da inserti in ABS (100% riciclato, come anche l’ABS verde sui lati). Lungo tutta la base è serigrafato un utilissimo righello che permette la marcatura diretta delle distanze fra punti livellati. Durante il funzionamento, nella fase di allineamento, la livella emette suono fisso che diventa un “bip” con intervalli più corti e continui quando è in bolla. L’effetto sonoro è disinseribile. EasySpiritLevel ha un prezzo consigliato di euro 67,99.

Con la segnalazione acustica si può mettere in bolla la lavatrice anche se la livella non è in vista.

Sul retro della livella, a sinistra sono presenti grafiche che ne illustrano il funzionamento, a destra ce ne sono altre con i riferimenti per i valori di inclinazione: in questo modo non si deve ricorrere alle istruzioni per utilizzarla correttamente.

I simboli rappresentati indicano il significato delle spie LED e permettono di conoscere anche il grado di inclinazione dell’oggetto rispetto all’orizzonte o alla verticale.

I LED presenti sul lato sopra della livella si comportano in modo analogo a quelli laterali. Quando la livella è perfettamente in piano tutti diventano verdi e cambia la segnalazione acustica.

Quando non è comodo vedere dall’alto la livella, ci sono gli indicatori laterali. Notare che la parte verde indica in quale direzione va corretto l’oggetto per metterlo in piano.

Gli stessi LED laterali indicano la correzione da fare quando si sta regolando un oggetto per metterlo in verticale. Anche in questo caso i LED accesi, a partire da quello centrale, indicano qual è la direzione del movimento per l’allineamento perfetto. Le variazioni di colore, avvertono su quanto si sia lontani dall’obiettivo: rosso = errore forte; giallo = errore medio, fra di 1 e 2°; verde = errore minimo o angolo corretto, quando tutti i LED sono verdi.

Un altro caso tipico in cui è necessario imporre a un manufatto un’inclinazione stabilita è quello dei marciapiedi, delle piattaforme e delle pedane allestite in esterni, elementi sui quali l’acqua meteorica deve defluire in una direzione specifica, sicuramente lontano dai muri dell’abitazione. In questi casi va data una pendenza verso l’esterno, seppur minima (per esempio 1°), e per fare questo si dimostra preziosa la livella EasySpiritLevel che permette di mantenere costante il valore su tutta l’estensione, senza alcun avvallamento.

Costruire una pipa fai da te | Tutti i passaggi illustrati

Conosciamo la radica e il modo di lavorarla per ottenere splendide pipe da rifinire con grande cura e prodotti naturali. Approfondimento dettagliato per costruire una pipa

Costruire una pipa è un’operazione affascinante, il cui risultato finale può dare molta soddisfazione anche se è inutile ricordare che…fumare la pipa fa male!

Storia della pipa

Sono numerosissimi i popoli che, fin dall’antichità, hanno fatto e fanno tuttora uso della pipa. Il tipo più primitivo, documentato in Africa centrale e detto a fornello a terra, obbligava il fumatore a stare sdraiato bocconi per aspirare, da uno dei due fori d’apertura di un fornello ricavato direttamente nel terreno, il fumo dell’erba che bruciava all’estremità opposta. La pipa a cornetto, fumata spesso anche da più persone, è nata in Nuova Guinea. Degne di nota sono le pipe ad acqua, quali il narghilé musulmano, il cibuk dei Turchi ottomani e il cilim del Turkestan. I popoli di Cina, Giappone e Asia centrale fumano, sia oppio sia tabacco, in pipe minuscole che permettono solo due-tre boccate. Molto famosa è infine la pipa sacra, o calumet, delle tribù amerindie del Nord-Ovest. Per costruire una pipa si usano un’incredibile varietà di materiali: argilla, gesso, schiuma di mare, porcellana, tutolo di granoturco, legno e particolarmente radica, radica di erica per l’esattezza. Il legno per pipe più utilizzato sono, il ciliegio, il bosso, l’ebano, la radica; inoltre dalle corna di bufalo e dall’avorio. Per costruire una pipa di maggior lusso si utilizzano l’ambra o la schiuma di mare (minerale che presenta una porosità e una leggerezza simile all’osso di seppia). In Italia la pipa ha iniziato ad essere prodotta verso l’inizio del XVII secolo, soprattutto in Lombardia, Toscana e Marche, anche grazie alla radica presente nella macchia mediterranea.

La radica
Il termine “radica”, che in senso generale indica il legno di radice e più particolarmente quello delle piante arbustacee, tra gli intenditori di pipe viene utilizzato in riferimento al “ciocco” dell’erica arborea, ossia a quell’ingrossamento sferico che si forma nelle ceppaie d’erica all’altezza del colletto (nel punto d’incontro, cioè, tra la parte legnosa aerea e la radice), e che viene usato, appunto, nella fabbricazione dei fornelli delle pipe. Appena tagliata, la radica d’erica arborea ha colore bruno-rossastro, dopo lunga esposizione all’aria diventa d’un rosso bruno più carico e in seguito alla bollitura assume la sua tinta calda tanto apprezzata, tendente al giallo-bruno. Va bollita una dozzina di ore e tagliata ancora umida per evitare che, lavorandola, si crepi. La radica italiana più pregiata è quella di Terracina. La radica di erica arborea è particolarmente indicata per i fornelli o camini delle pipe grazie al suo alto contenuto di silice, che la pianta assorbe dalla sabbia del terreno: in sostanza, la radica d’erica arborea è legno misto a sabbia silicea e perciò stesso molto valida esteticamente (la fiammatura è creata anche dai depositi silicei) e ben poco infiammabile (cosa che evita di fumare, assieme al tabacco, anche un poco di legno).

Sgrossatura della radica

radica erica arborea
  1. dopo aver “letto” il legno, il pezzo di radica va tagliato in due e poi ridotto, sempre con la circolare, a una specie di poliedro avente le misure massime della pipa da ricavare.
  2. le misure dei fori e della relativa posizione vanno rilevate e marcate accuratamente con l’ausilio del calibro e di una matita.
  3. prima di tutto si praticano i fori del camino e del cannello e si sgrossa il cannello tenendo la radica morsettata sotto il trapano a colonna.

Levigatura della pipa

Per costruire una pipa ogni pezzo viene levigato per individuare le vene, le “fiammature”, e poi tagliato a forma, appunto, di pipa, diritta, piegata, alla Holmes ecc, facendo in modo che la forma dello sbozzato segua al meglio possibile le venature. Con la raspa prima, la lima e la levigatrice poi, lo sbozzato acquista la forma definitiva e viene forato per creare il fornello nella parte più grossa ed il canale del fumo in quella più sottile, la cui lunghezza varia secondo i modelli di pipa. La pipa, per semplice che possa apparire, è una cosa in cui si brucia, ad una temperatura che supera i 400°C, il tabacco il cui fumo deve poi attraversare la massa compressa delle foglie, il cannello ed il bocch0,ino e raggiungere la bocca del fumatore ad una temperatura ottimale. Per costruire una pipa fai da te tutto questo richiede un attento studio dei rapporti fra le dimensioni del fornello, il diametro e la lunghezza del tubo del fumo e le dimensioni del bocchino.

Come costruire una pipa fai da te

costruzione del fornello di una pipa
levigatura della pipa
  1. con una rondella larga, una grembiulina che abbia il foro interno uguale a quello del fornello, si traccia il contorno esterno, esattamente concentrico al foro del fornello.
  2. si sgrossa il corpo della pipa, e in particolare il camino, guidando delicatamente la radica contro la lama di una sega a nastro.
  3. la sgorbia è uno strumento indispensabile per rifinire la superficie del blocco di radica sbozzato con la raspa che lascerebbe il legno troppo poroso e soggetto a sporcarsi facilmente.
  4. affinché la pipa non sfugga dalle dita mentre se ne rifinisce la forma con utensili manuali (lavorando talora anche piuttosto vigorosamente data la tenacia della radica) è necessario fissarla saldamente, senza però bloccarla, tra le ganasce della morsa.
  5. La soluzione più adatta è quella di utilizzare il foro del camino o del fornello inserendovi una specie di tassello a espansione che, dilatandosi, tenga la pipa ben salda e che venga bloccato alla morsa tramite un “codolo”, lungo abbastanza perché la morsa stessa non intralci le mani nel lavoro.
  6. la rifinitura richiede l’uso di più raspe di sezioni diverse e con dentatura dapprima più grossa, poi più fine, e va completata con un’accurata passata di carta vetrata o tela smeriglio, appositamente tagliata in lunghe strisce sottili.

Lucidatura della pipa con cera carnauba

Uno degli ultimi passaggi per costruire una pipa è la lucidatura, che va effettuata con passaggi successivi con carta e pasta abrasive usate con oli, che hanno lo scopo sia di valorizzare le venature della radica sia di difenderla dall’azione aggressiva del fumo di tabacco all’interno e del sudore delle mani all’esterno. Per motivi funzionali, estetici ed ecologici, è meglio non utilizzare né vernici, né coloranti, né stucchi, ma limitarsi ad una lucidatura a cera carnauba, che dopo due o tre fumate sparisce per lasciare posto alla naturale lucidatura prodotta dalla mano che regge la pipa. Il legno resta poros
o, traspira ed è libero di dilatarsi col calore del tabacco che brucia. Dopo aver steso sulla pipa uno strato sottile ed omogeneo di cera carnauba, la si tira a lucido con trapano e platorello rivestito di feltro o tela.

lucidatura della pipa con cera carnauba
  1. carta abrasiva ed olio di gomito, uniti ad una certa grazia, danno al fornello la forma desiderata che deve raccordarsi con linee morbide al cannello; la pipa dev’essere piacevole da vedere e da tenere in mano.
  2. in mancanza degli oli impregnanti la cui ricetta è un geloso segreto dei mastri pipai, una buona rifinitura si può dare con una passata di cera vergine poi lustrata con panno di lana.
  3. il bordo del fornello dev’essere piatto e liscio per facilitare l’introduzione e la cura del tabacco; un pezzo di carta vetrata steso su un blocchetto aiuta nell’operazione.

Il bocchino della pipa

L’adattamento fra bocchino e pipa è una delle operazioni più delicate in quanto dove garantire la massima ermeticità assieme alla facilità di smontaggio. I bocchini pressofusi d’ebanite (prodotto naturale isolante, di colore scuro come l’ebano, ottenuto dalla vulcanizzazione del caucciù con lo zolfo) sono venduti grezzi. Si tornisce la spina, ossia l’elemento di raccordo con la radica, che si prolunga nel cannello, si leviga la parte esterna e talvolta si può tentare di creare bocchini di forma particolare. Tutti i bocchini hanno foro interno da tre millimetri, onde permetterne una facile pulizia con un sol colpo di scovolino (che ha sempre diametro tre millimetri). La fede, ossia quella rondella o anellino che riunisce il raccordo fra bocchino e cannello, opportunamente lucidata con tela abrasiva finissima, è quasi sempre d’argento o di bronzo. Costruire una pipa in definitiva non è operazione semplice, ma è sicuramente “intrigante”: dopo iniziali insuccessi, piano piano si acquisisce quell’abilità che porta alla realizzazione di piccoli capolavori! Provare per credere! In commercio esiste anche un tipo di pipa elettronica… ma non è sicuramente questo l’articolo giusto per parlarne!

Materiali alternativi per la costruzione di pipe

Oltre alla radica di erica, esistono altri materiali che possono essere utilizzati per costruire una pipa. Ad esempio, il legno di olivo è noto per la sua durezza e resistenza al calore, rendendolo una scelta popolare per le pipe. Allo stesso modo, il legno di acero, con la sua bella grana e durabilità, è un’altra opzione da considerare.

Tecniche moderne di costruzione di pipe

Con l’avanzamento della tecnologia, sono emerse nuove tecniche per la costruzione di pipe. Ad esempio, alcuni artigiani ora utilizzano strumenti a controllo numerico computerizzato (CNC) per tagliare e modellare la radica di erica con precisione millimetrica. Questo può aiutare a creare pipe con forme più complesse e dettagliate.

Manutenzione e cura della pipa

La manutenzione è un aspetto importante della proprietà di una pipa. Dopo ogni uso, la pipa dovrebbe essere pulita per rimuovere eventuali residui di tabacco. Questo può essere fatto utilizzando uno scovolino o un pulitore di pipe. Inoltre, è importante lasciare che la pipa si raffreddi completamente tra un uso e l’altro per prevenire eventuali danni causati dal calore.

La cultura della pipa nel mondo

La pipa ha una lunga e ricca storia in molte culture diverse in tutto il mondo. Ad esempio, in alcune culture, fumare la pipa è un rituale sociale importante, mentre in altre è visto come un segno di status o di raffinatezza. Conoscere la storia e la cultura della pipa può arricchire l’esperienza di fumare la pipa e creare un maggiore apprezzamento per questa antica arte.

Produttori di pipe

Ecco qui una serie di produttori di pipe artigianali d’eccellenza, italiani e stranieri: (cliccare sul link diretto per visitare il sito):

Qui un’interessante articolo per imparare a fumare la pipa ed evitare errori

Tabacchi da pipa

Il mondo dei tabacchi per pipa è vastissimo, non basterebbe un libro di 100 pagine per raccontarne solo che una parte. Possiamo solo indicarvi un sito che tratta l’argomento approfonditamente: trinciati per pipa

tabacchi da pipa

Tettomorto e seminterrato

Tratto da “Rifare Casa n.87 – Maggio/Giugno 2023″

Autore: Nicla de Carolis

I nuovi spazi che nelle città diventano ambiti sono il tettomorto, nulla di funesto ma semplicemente il sottotetto, la soffitta dove si accatastavano oggetti, materiali, mobili che non si usavano più, ma di cui si faceva fatica a disfarsi, e il seminterrato, ambiente con un utilizzo analogo, che si trova appunto alla base di un edificio con pavimento sotto quota del terreno circostante e soffitto, anche solo in parte, a quota superiore rispetto al piano strada. Le nuove normative, vista la carenza di case, consentono
il recupero di questi locali rendendoli abitabili. In questo numero proponiamo due esempi davvero riusciti: il primo è il recupero di un sottotetto chiuso, funzionale solo come elemento strutturale, che ha consentito di realizzare un soppalco e un volume a doppia altezza nell’appartamento sottostante. Ma a rendere il tutto più bello e godibile è la luce dall’alto con l’inserimento sul tetto di un nuovo modello di finestre a bilico affiancate, un tris, con motore elettrico a energia solare (da pagina 20). Il secondo è un magnifico seminterrato a Roma, in una casa d’epoca, che ha soffitti con volte a crociera, ampie finestre alte e con imbotti pronunciate, trasformato in un appartamento/nido, in grado di offrire ambienti silenziosi e rilassanti con in più un accesso separato (da pagina 100). Recuperi del genere oggi sono possibili per le tante innovazioni del settore: materiali per isolamento termico/acustico, sistemi per bloccare l’umidità, sistemi di ventilazione meccanica controllata per il ricambio dell’aria, stazioni di sollevamento per gli scarichi sanitari che consentono di realizzare bagni anche in assenza della pendenza necessaria, comode finestre da tetto, perfettamente ermetiche e motorizzate. Grazie a questi nuovi prodotti, uniti a un buon progetto della ristrutturazione, anche gli appartamenti ex seminterrati ed ex sottotetti nulla hanno da invidiare agli alloggi già nati come tali.
Anche per il bagno, che è la stanza più ristrutturata nelle case degli italiani, le aziende del settore sfornano in continuazione novità in fatto di estetica e funzionalità. Il dossier di questo numero (da pagina 36) fornisce tutte le indicazioni utili per affrontare un lavoro piuttosto impegnativo perché implica demolizioni e ricostruzioni e vengono coinvolti sia l’impianto idraulico sia l’elettrico. Ma, dopo la presa di coscienza dell’entità e dei disagi determinati dai lavori, inizia il piacere di poter scegliere tra sanitari bellissimi di tutte le forme, le dimensioni e i colori possibili, tra vasche da bagno dalle misure ridotte e dal design originale, si possono decidere le finiture delle rubinetterie che, superato il semplice acciaio, vanno dal nero al bianco agli altri colori, all’ottone, al bronzo, al rame. Per non parlare della doccia che ormai non può più essere un piccolo box dove muoversi con difficoltà ma uno spazio senza barriere di piatti sopraelevati e box minuscoli: soffioni in cui è integrata la cromoterapia, il pannello a infrarossi per provare il calore rilassante e i benefici di una sauna sono solo alcune delle tante meraviglie per rendere speciale la zona doccia.
La produzione del settore edilizia è in continuo fermento e le pagine di questa rivista non sono mai abbastanza per parlare dei tanti prodotti interessanti che analizziamo; ne troverete una piccola parte anche su questo numero, a voi, quindi, il piacere di scoprire altri interventi che potranno essere utili per migliorare la vostra casa.

Travi finto legno | Come si installano, dove si comprano e quanto costano

Per riprodurre un effetto “antico” nella nostra casa (magari moderna e cittadina) possiamo applicare al soffitto le travi finto legno realizzate con materiale sintetico

finte travi in legno

Le travi finto legno di poliuretano espanso (a volte definite travi polistirolo) non hanno alcun compito strutturale, ma unicamente decorativo. Per una stanza di medie dimensioni, è accettabile una distanza di 1 metro da una trave all’altra. Per una stanza grande (oltre i 30 mq) la distanza delle travi soffitto può salire a 1,5 metri. I colori delle

Come tagliare le travi finto legno

Le finte travi in legno devono essere ta­gliate sulla precisa lunghezza rilevata. Il taglio si può eseguire con un segaccio e conviene rifinire e spianare la faccia tagliata con carta vetrata per migliorare il contatto col muro.

Il montaggio delle travi poliuretano

Per un montaggio fai da te solido e stabile delle travi finto legno conviene collocare a soffitto, lungo le linee tracciate in precedenza, alcune spesse tavolette di legno, per mezzo di tasselli ad espansione.

I blocchetti hanno una larghezza tale da inserirsi nell’incavo presente sul retro della trave. Si applica la colla lungo i bordi dei blocchetti e poi si posiziono le travi finto legno a soffitto incastrandole sui blocchetti. Alcuni sostegni tengono in posizione la trave che viene fissata definitivamente ai blocchet­ti di legno piantando alcuni chiodi attraverso i suoi fianchi. È possibile effettuare ogni tipo di collegamento lineare o di incrocio tra vari elementi di travatura sagomando opportunamente i vari pezzi.

Si può completare l’esecuzione aggiungendo alle finte travi in legno coppie di mensole dello stesso tipo, che vengono fissate alle pareti con il medesimo sistema.

La presenza dell’incavo interno nelle travi in polistirolo può rivelarsi particolar­mente utile anche per permettere il passaggio di cavi elettrici (opportunamente inguainati nelle apposite canaline isolanti) o per nascondere elementi poco validi esteticamente.

Travi finto legno – Il progetto


Vista schematica generale di una finta travatura fissata al soffitto. Nei particolari sono visibili le mensole di sostegno, le fasce che occultano le giunzioni e le sagomature che permettono l’incrocio di due elementi. Le diverse sezioni permettono di applicare travature principali ed elementi di raccordo secondari.

Applicazione a soffitto

Tempo richiesto: 3 ore

  1. Tagliare la trave

    Le travi in poliuretano si tagliano con il segaccio per poterle adattare alla superficie interessata. Il loro interno è cavo: ciò riduce ancora il peso.travi finto legno

  2. Stendiamo la colla sui bordi

    Per fissarle al soffitto stendiamo lungo i bordi la colla di tipo acrilico che non contiene solventi dannosi per il polistirolo.travi finto legno

  3. Fissiamo la trave al soffitto

    Al momento del fissaggio, puntelliamo la trave, interponendo una tavoletta di legno. Lasciamo il supporto in loco per almeno 24 ore.travi finto legno

  4. Applichiamo i supporti angolari

    Quando le finte travi in polistirolo sono stabilizzate applichiamo alle estremità, sempre per incollaggio, gli appositi supporti angolari che simulano mensole di sostegno.travi finto legno

Per un solido fissaggio delle finte travi in poluretano

fissaggio travi a soffitto
La vista in sezione delle finte travi evidenzia la presenza dell’ampia cavità interna che facilita l’applicazione al soffitto.Alcuni spezzoni di tavoletta vengono fissati con tasselli a espansione nei laterizi che costituiscono il soffitto. A questi elementi, che si incastrano a misura nella larghezza delle cavità delle travi, vengono fissate le travi stesse tramite incollaggio e successiva inchiodatura.

Le fasce a borchia

borchie per travi finte
Per mascherare adeguatamente i raccordi tra le travi in legno finte possiamo acquistare le speciali fascette metalliche finte (da euro 11,00 la confezione da 1 metro) che si ispirano a quelle usate un tempo dai carpentieri. Sono di materiale sintetico e flessibile, ma riproducono fedelmente il ferro battuto con la sagoma di borchie e linee decorative. Si applicano alle travi nei punti di giunzione con mastice specifico.

Finte travi in legno prezzi

Le finte travi in legno le possiamo acquistare nei centri bricolage più forniti come ad esempio cercare trave legno Leroy Merlin oppure comprare le finte travi su ebay a prezzi molto convenienti. Generalmente il prezzo è al metro: ad esempio una trave in poliuretano anticata 6x9x200 cm costa circa 30 euro, mentre una da 6x9x300 cm costa circa 45 euro. Una finta trave da 13x20x400 cm poù arrivare a costare circa 125 euro

Travi finto legno sostenibili

Per chi vuole un design domestico più ecologico, le travi finto legno sono disponibili in materiali sostenibili come il bambù o il poliuretano riciclato. Queste travi non solo riducono l’impatto ambientale, ma offrono anche un’estetica unica che può arricchire la decorazione della casa.

Con luci a LED

Un’altra innovazione da considerare sono le travi finto legno dotate di illuminazione a LED. Queste travi incorporano sottili strisce di luci a LED lungo i loro bordi o internamente, creando un effetto di illuminazione indiretta che può aggiungere calore e atmosfera a qualsiasi stanza. Inoltre, l’illuminazione a LED è molto efficiente dal punto di vista energetico, il che può aiutare a ridurre i costi di energia a lungo termine.

Finiture e texture personalizzate

La tecnologia moderna ha permesso di creare travi finto legno con una gamma ancora più ampia di finiture e texture. Oltre al look classico del legno anticato, ora è possibile ottenere travi che riproducono l’aspetto di legni esotici, travi dipinte o persino travi con finiture metalliche. Questo significa che è possibile personalizzare le travi per adattarsi a qualsiasi stile di design, dal rustico al contemporaneo.

Travi resistenti al fuoco

Per chi è preoccupato per la sicurezza, sono disponibili travi finto legno resistenti al fuoco. Queste travi sono realizzate con materiali che ritardano la propagazione delle fiamme, offrendo un ulteriore livello di protezione per la casa. Anche se non sono un sostituto della sicurezza antincendio, possono fornire una tranquillità aggiuntiva.

Travi finto legno e isolamento acustico

Se stai cercando di migliorare l’isolamento acustico della tua stanza, considera l’utilizzo di travi finto legno con proprietà di assorbimento acustico. Queste travi possono aiutare a ridurre l’eco e il rumore, rendendo l’ambiente più tranquillo e piacevole.

Poltroncine fai da te per esterni fatte con piatto d’acciaio

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Per queste poltroncine fai da te vengono usati due spessori di piattina d’acciaio: uno maggiore per le parti volte al sostegno, uno minore per seduta e schienale

La costruzione delle poltroncine fai da te non richiede attrezzature sofisticate: fra gli elettroutensili figurano la saldatrice ad arco, a filo continuo o meno, la smerigliatrice angolare e il trapano. Dei primi due, volendo, si può fare a meno, levigando i pezzi a mano e facendo le giunte con bulloni e dadi. Il terzo è sicuramente necessario per forare con rapidità, soprattutto con l’aggiunta di una colonna per trapano, che garantisce anche precisione.

Le poltroncine fai da te vanno costruite realizzando i pezzi in serie; non si tratta solo di ripetere in sequenza i tagli dei pezzi uguali, ma soprattutto della necessità di fare le curvature tutte nello stesso modo. Per ottenere questo risultato è necessario realizzare alcune dime: due di legno e una di ferro. In particolare, la dima di legno più grande serve, oltre che per la curvatura di ogni fianco della poltrona, anche per mantenerlo in posizione sino a quando non sia fissato il bracciolo, che ne rende definitiva la forma. Usando la dima, tutti i fianchi risultano identici.

Ovviamente, a monte, anche i braccioli devono essere tutti uguali; per questo si realizza una dima di ferro che permetta di imprimere loro un’identica curvatura a un’estremità. La realizzazione delle piattine che formano seduta e schienale di ogni poltroncina non richiede dime, essendo necessaria per ogni pezzo eseguito, l’esecuzione di due sole piegature “secche” a 90°.

Con lo stesso principio costruttivo non è difficile realizzare anche un tavolo, attorno al quale mettere le poltroncine fai da te. Volendolo fare, si deve realizzare una dima simile a quella usata per fare i piedi delle poltroncine, ma con raggio di curvatura più ampio. La stessa dima serve per fare piedi e sostegni superiori del piano, che risultano sostanzialmente identici. Le curvature sono finite: per irrigidire il basamento del tavolo, si aggiungono alle gambe rinforzi montanti (all’esterno) e rinforzi incrociati all’estremità bassa dei piedi. Il piano è formato da una cornice di tubolare quadro 30×30 mm, i cui segmenti sono uniti con saldatura. Al centro un cristallo appoggia sui risalti saldati appositamente.

Cosa occorre per ogni poltroncina fai da te

Piattina d’acciaio sezione 5×30 mm:
– 2 fianchi (A) lunghi 1440 mm;
– 2 piedi (B) lunghi 790 mm;
– 3 traverse (C) lunghe 530 mm;
– 2 braccioli (D) lunghi 695 mm;
– 4 rinforzi (E) lunghi 100 mm.
Piattina d’acciaio sezione 3×20 mm:
– 6 strisce che compongono la seduta e lo schienale lunghe 1050 mm;
Barra filettata M8:
– 2 pezzi lunghi 487 mm;
– 4 pezzi lunghi 40 mm.
Tubo d’ottone Ø interno 8,5 mm:
– 2 pezzi lunghi 456 mm.
Dadi ciechi di ottone: 12.
Materiale di finitura.

Limitata l’attrezzatura necessaria

Per tracciare correttamente e linee di taglio della piattina è necessario utilizzare una squadra a cappello, ovvero con scontro laterale che permette di tirare linee perpendicolari allo sviluppo in lunghezza della barra. Non si usa una matita ma un penna a tracciare con punta che può essere in acciaio al cromo-vanadio, carburo di tungsteno o diamante.

Per ottenere pezzi della lunghezza voluta e con terminali che si chiudano con un angolo perfetto (90° o 45°, a seconda dei casi), è meglio tagliare i segmenti di piattina con una troncatrice per ferro o un aggiuntivo per smerigliatrice angolare.

Per regolarizzare i lembi tagliati si può usare la smerigliatrice angolare con un disco da sbavo, ma il migliore controllo si ha con una lima piatta per ferro, che permette di smussare in modo uniforme e regolare ogni spigolo delle parti tagliate.

Una dima per l’ampia curvatura dei due piedi…

La dima è fatta sovrapponendo e unendo saldamente una semiluna di truciolare spesso 20 mm a un pannello rettangolare dello stesso materiale. I due pezzi metallici fissati con precisione all’apice della semicirconferenza hanno il compito di bloccare la piattina impedendole di scivolare su un lato o sull’altro durante l’azione di curvatura.

Marcato l’interasse dei due fori da praticare nella zona centrale del segmento di piattina, con il bulino si segna più profondamente il centro di ogni foro, in modo che la punta del trapano entri esattamente dove si vuole, senza scivolare di lato.

I fori, di diametro 8,5 mm, sono da effettuare con trapano a colonna oppure con trapano montato su un aggiuntivo a colonna (come in questo caso). Questo consente non solo di fare fori più precisi, ma anche di applicare una maggiore pressione sul punto e procedere più velocemente. Per bucare acciaio di questo spessore conviene impostare una velocità bassa del trapano e utilizzare olio da taglio spray che agevoli l’operazione e impedisca alla punta di bruciarsi.

Prima di arrotondare il piede, è necessario effettuare una piega a 90° a ogni estremità del segmento di piattina per creare un adeguato appoggio a terra per il piede stesso. La manovra va fatta ora che la piattina è ancora diritta, in modo da poterla bloccare nella morsa e battere l’estremità con il martello.

Per curvare la piattina nella dima la inseriamo fra i ferri predisposti e la blocchiamo con due viti Ø 8 mm che si fanno penetrare nei fori predisposti nel metallo e nello spessore del legno. La piattina rimane così vincolata in una posizione ed è possibile applicare tutta la forza necessaria per farle seguire la rotondità della dima, senza che possa spostarsi o saltare via.

… una per l’intero sviluppo dei fianchi…

La dima per realizzare i fianchi ha uno sviluppo maggiore di quella per i piedi, perché su un lato la piattina sale per fare da sostegno ai braccioli, mentre sull’altro va a formare il montante di sostegno dello schienale. Per mantenere nella posizione corretta la piattina, una volta impressa la curvatura inferiore, è necessaria l’applicazione al pannello di truciolare di alcuni segmenti di tubolare quadro 30×30 mm, spesso 2 mm, utili per bloccare la piattina con morsetti.

La piattina va bloccata nella stessa modalità del piede, ma non al centro perché la parte dello schienale è più lunga. Per aiutarsi nell’azione di curvatura si utilizza la leva piegaferro, capace di moltiplicare la forza applicata sull’elemento. Fatta la piegatura su un lato, si blocca la piattina con morsetti, tramite i riscontri metallici predisposti, e si procede sull’altro lato, bloccandola allo stesso modo.

La leva piegaferro è uno strumento che si trova già fatto, ma è semplicissimo realizzarlo in proprio: serve un tondino di ferro di Ø 12 mm e lungo 400 mm circa, e un pezzo di piatto spesso10 mm. Quest’ultimo va saldato in testa al tondino, poi con la smerigliatrice angolare vi si apre un incavo di lato.

… una per i braccioli

La dima è costruita ad hoc usando piattina di sezione 5×30 mm, un pezzo di tubo Ø 80 mm e un pezzo di tubolare quadro 20×20 mm.

Il braccio corto e il tubolare quadro devono risultare perfettamente perpendicolari fra loro e vanno saldati al tubo Ø 80 mm in modo che il braccio corto origini dalla circonferenza, mentre il tubolare quadro, messo sotto, risulti centrato con il tubo. Il braccio lungo, con estremità bisellate, si inserisce esternamente al tubo, con angolo di 73° rispetto al braccio corto.

La dima serve per fare la curvatura dei braccioli. La piattina da curvare si inserisce nell’incastro predisposto alla radice del braccio corto, quindi si tira attorno al tubo sino a che aderisca completamente al braccio lungo.

Prima i braccioli poi l’unione dei fianchi delle poltroncine fai da te

Mantenendo bloccato nella dima il fianco, dopo essere stato curvato, si posiziona il bracciolo mettendo la sua curvatura contro il montante anteriore del fianco. La parte posteriore diritta segue la linea dell’intaglio nel pannello di truciolare: tenendolo in posizione, si marca sul bracciolo il punto di intersezione con il montante posteriore del fianco.

In concomitanza della marcatura appena fatta si produce uno scarico nel bracciolo, facendolo arrivare sino a metà della larghezza della piattina.

Rimesso il bracciolo in posizione sul fianco ancora immobilizzato, lo si fissa saldandolo nei tre punti di contatto: 2 sul lato della curvatura e in quello posteriore dove è stato fatto lo scarico. Notare l’inserimento di un foglio di lamiera sotto i pezzi, necessario per proteggere il pannello di truciolare dall’arco della saldatrice.

Completato con la stessa procedura anche un secondo fianco (attenzione che il lato posteriore del bracciolo deve essere fissato in modo speculare), si appoggiano entrambi su una piano regolare e, bloccandoli con pinze a scatto in posizione parallela, si uniscono con due piattine alla traversa, saldate alle altezze prestabilite e in bolla.

Con riferimento il profilo superiore delle due traverse di collegamento fra i fianchi, si rileva la lunghezza della seduta, mettendo una piattina in posizione e marcando il punto in cui giunge alla traversa posteriore, dove la piattina va piegata verso l’alto a formare lo schienale della poltroncina fai da te.

Una per volta, si producono le 6 piattine piegate per formare la seduta e lo schienale, quindi si saldano alle traverse, tenendole parallele ed equidistanti. Al termine, si tagliano via le estremità delle piattine che debordano oltre la traversa superiore (al culmine dello schienale).

Distanziali che rendono solidi i piedi

Per irrigidire i piedi delle poltroncine fai da te si usa la soluzione della barra d’acciaio abbellita da un tubo di ottone o di rame. Questo va tagliato prendendo la misura della distanza fra le estremità dei piedi, poco sopra (circa 30 mm) la piega d’appoggio a terra. Il taglio risulta perfettamente regolare e a 90° se si utilizza una tagliatubi per idraulica.

Inserita su un lato la barra filettata Ø 8 mm nel foro fatto al centro della piattina, si avvita a fondo il dado cieco di ottone, quindi si inserisce il tubetto sino in fondo.

Sull’altro lato del piede si inserisce la barra nell’altro foro presente, forzando leggermente la curvatura della piattina con la levapiegaferro, e si blocca con il secondo dado cieco.

I piedi si fissano, curvatura con curvatura, alla parte superiore della poltroncina fai da te, attraverso i fori già fatti durante le fasi di piegatura: si inseriscono spezzoni di barra filettata lunghi 40 mm nei fori e si serrano con dadi ciechi. Notare lo spessoramento con due corti spezzoni di piattina, aggiunti sopra e sotto il fissaggio. Questi hanno lo scopo di rendere più solido e compatto l’insieme, riducendo la flessibilità delle centine nel punto della giunzione.

Aggiunta per non dondolare

Per impedire completamente qualsiasi flessione della seduta, si possono aggiungere due pezzi di piattina sul lato posteriore, tra fianco e piede. In alto, si fanno alcuni fori all’estremità del pezzo da aggiungere e si salda proprio in corrispondenza di questi fori; in basso, si fissa alla barra filettata.

Costruire con la Luce

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Mario Cucinella e VELUX uniscono le forze per un futuro più luminoso con SOUx Milano (scuola di architettura per bambini)

Il 22 aprile 2023, nel contesto della Milano Design Week, i giovani studenti della SOUx Milano hanno animato “Costruire con la Luce“, un laboratorio sperimentale promosso da VELUX, una delle aziende più conosciute nel settore delle finestre per tetti e delle soluzioni per l’illuminazione naturale.

Il workshop ha avuto come obiettivo quello di scoprire come i bambini immaginano le città del futuro, mettendo in evidenza l’importanza della luce naturale e della ventilazione nell’architettura.

SOU – Scuola di Architettura per bambini e bambine – è un progetto che ha preso vita a Favara, Agrigento, all’interno del Farm Cultural Park, uno dei centri culturali indipendenti più attivi a livello internazionale. Grazie al sostegno dell’architetto e designer Mario Cucinella e della direttrice della scuola, Caterina Malinconico, il progetto è stato poi esteso a diverse città italiane, tra cui Milano, dove a gennaio è stata inaugurata la SOUx Milano.

La scuola è nata per incoraggiare i giovani a liberare la loro immaginazione, mostrando come un piccolo foro in un pezzo di cartone può creare luce. Questo è l’inizio di un’educazione ecologica e una grande opportunità“, ha detto Cucinella, sottolineando l’importanza di queste esperienze per i giovani: “Questi workshop possono sembrare effimeri, ma in realtà lasciano ricordi duraturi. Speriamo che queste lezioni sulla natura, l’architettura e l’ecologia restino come i primi segni di una generazione che dovrà affrontare le grandi sfide del futuro“.

Giulio Camiz di VELUX Italia ha espresso il suo entusiasmo per la collaborazione con SOU: “Crediamo fortemente nei valori di SOU e siamo felici di continuare questa collaborazione. Un workshop sulla luce naturale con i bambini è un’attività estremamente stimolante. Essi hanno la capacità di vedere lo spazio e il suo rapporto con la luce senza i limiti imposti dall’architettura. Si divertono perché vedono come ogni spazio può trasformarsi attraverso un uso creativo della luce e del suo movimento“.

Il workshop è stato guidato da Marco Imperadori, Professore del Politecnico di Milano, assistito da un team di studenti. “È stato un vero piacere lavorare con i bambini di SOUx Milano. L’infanzia è un periodo molto importante nella vita delle persone e i nostri bambini hanno bisogno di spazi luminosi e salubri“, ha dichiarato.

L’evento “Costruire con la Luce” ha ricevuto il patrocinio dell’Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Milano e del Politecnico di Milano, sottolineando l’importanza dell’educazione all’architettura e all’ecologia sin dalla più tenera età.

Diverse organizzazioni hanno contribuito all’organizzazione del workshop come Sponsor Tecnici, tra cui D-segno, Faber-Castell Italia, Level Office landscape, Consorzio Rilegno e SITLOSOPHY®.

Questo laboratorio sperimentale rappresenta un passo importante per coinvolgere i più giovani nella progettazione delle città del futuro. Offrendo loro gli strumenti per comprendere e apprezzare l’importanza della luce naturale e della ventilazione nell’architettura, la SOUx Milano, con il supporto di VELUX e Mario Cucinella, sta formando la prossima generazione di architetti e designer consapevoli, pronti ad affrontare le sfide del futuro con creatività e rispetto per l’ambiente.

Elettroutensili Bosch per qualsiasi esigenza di gonfiaggio

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Tre pratici elettroutensili a batteria per le attività outdoor

Tre elettroutensili di gonfiaggio Bosch caratterizzati dalla comodità di utilizzo, essendo tutti alimentati a batteria. Ognuno ha caratteristiche e modalità di lavoro che lo differenziano dagli altri, rendendolo parimenti necessario.

UniversalPump e EasyPump sono adatti per portare alla giusta pressione pneumatici di auto, moto e bici oppure per gonfiare palloni e piccoli gonfiabili. Entrambi sono dotati di elevata potenza (10,3 bar), ma il primo emette un flusso d’aria importante che consente di mettere in pressione lo pneumatico di un’auto in tempi brevi, mentre il secondo vanta dimensioni contenute e leggerezza in modo da portarlo sempre con sé, anche nelle escursioni in moto o in bici.

EasyInflate è perfetto per gonfiare rapidamente anche i gonfiabili più grandi. Ha un funzionamento costante e a mani libere, inoltre permette, grazie alla funzione di aspirazione, uno sgonfiaggio rapido.

dato tecnico/modelloEasyPumpUniversalPump 18VEasyInflate 18V-500
pressione max10,3 bar – 150psi10,3 bar – 150 psi0,03 bar / 0,5 psi
flusso d’aria10 l/min30 l/min530 l/min
funzione pre-set
luce LED
accessorivalvola auto/moto/bici, ago a spillo, adattatore per gonfiabilivalvola auto/moto/bici, ago a spillo, adattatore per gonfiabili3 adattatori per gonfiabili
Voltaggio batteria – capacità3,6 V – 3 Ah (inclusa)18 V – 2 Ah (se inclusa)18 V – 2 Ah (se inclusa)
Prezzo consigliato solo corpoeuro 74,99euro 54,99
Prezzo consigliato ver. completaeuro 77,69euro 114,99euro 94,99

EasyPump: massima portabilità

EasyPump è un pratico minicompressore per applicazioni fino a 10,3 bar. Ha un display digitale che mostra la misurazione in tempo reale; con la funzione di preselezione si effettua un gonfiaggio preciso che si ferma una volta raggiunto il valore impostato. La compattezza e la leggerezza gli consentono di essere sempre portato con sé, non solo in auto, ma anche in moto. I vari adattatori sono ordinatamente riposti nell’apposito scomparto.

UniversalPump: potenza per tutti gli utilizzi

UniversalPump 18V, capace di un flusso d’aria di 30 litri al minuto e una pressione che arriva a 10,3 bar, è un compressore a batteria potente e rapido per portare a pressione i pneumatici di auto, moto, biciclette ecc inclusi i piccoli gonfiabili. Tutti gli accessori sono riposti e disponibili nel loro comparto e il tubo flessibile si avvolge direttamente sulla parte anteriore dell’apparecchio. L’utensile utilizza le batterie al litio 18 V che fanno parte della Power For All ALLIANCE.

EasyInflate velocissima per i gonfiabili

EasyInflate è una pompa portatile alimentata con batterie 18 V della gamma Power For All ALLIANCE. Ha la prerogativa di generare un flusso d’aria molto consistente (530 litri al minuto), quindi è indicata per il gonfiaggio di tutti i tipi di gonfiabili per la famiglia, anche quelli di grandi dimensioni come materassini, canotti, materassi a due piazze ecc. Ha in dotazione 3 ugelli di raccordo per i vari bocchettoni standard. Utilissima la funzione di aspirazione che permette lo sgonfiaggio rapido dei gonfiabili.