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Legno in perfetta tensione compressiva

Editoriale tratto da Far da sé n.454 di Settembre 2015

Autore: Nicla de Carolis

Uno dei padiglioni di EXPO 2015 più interessanti è quello del Giappone che si sviluppa all’interno di “una griglia tridimensionale di legno” dall’incredibile aspetto scenografico e architettonico, realizzata con quasi 20 mila travi di due metri di lunghezza, in lamellare di larice del Giappone, dalla sezione di circa 11,5 x 11,5 cm. Il Giappone è senz’altro uno degli stati partecipanti all’EXPO che, con la sua proposta culturale, non creata per l’occasione, ma ben radicata nelle sue tradizioni, meglio ha saputo interpretare il tema dell’evento “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. La sua dieta alimentare a base di riso, pesce crudo e verdure, è da sempre considerata sana, sostenibile ed equilibrata, in assoluta antitesi agli eccessi che provocano l’obesità per un miliardo di persone. I Giapponesi poi rivolgono particolare attenzione all’insegnamento, già dalle scuole, del non spreco, della conservazione degli alimenti e del loro trasporto, tutte cose che rientrano, non a forza, nella materia sostenibilità. A questi temi si uniscono quello dell’armonia (ambientale ed estetica) e della tecnologia: anche qui la struttura del padiglione Giappone si è espressa al meglio rappresentando la fusione tra tradizione e modernità, rispetto dell’ambiente e perfezione estetica. Uno spazio espositivo di 4.170 metri quadrati, con un’ampia entrata e uno sviluppo in lunghezza, come le case tradizionali di Kyoto, dove, oltre ai materiali naturali come bambù e legno, ci sono tecnologie informatiche e sistemi per il risparmio energetico. Il Giappone è un territorio costituito al 70% da foreste: da sempre i Giapponesi fanno un largo utilizzo di questo materiale consapevoli della sua bontà in quanto risorsa rinnovabile che fornisce acqua ricca di sostanze nutritive e, tornando alla terra, crea le risorse alimentari. Da ciò si spiega l’imponente utilizzo di legno anche per l’esteso graticcio tridimensionale che sta insieme solo con incastri ed è stato realizzato con le macchine a controllo numerico (quelle di cui abbiamo parlato anche su questa rivista) dagli ingegneri e dai tecnici di un’azienda italiana, altamente specializzata, la Galloppini Legnami di Borgosesia (VC) su progetto dell’architetto giapponese Atsushi Kitagawara. Un prodotto prefabbricato che si trasporta con facilità, si monta a secco rapidamente ed è autoportante. Qualcosa che lascia senza fiato, frutto dell’eccellenza artigianal-tecnologica italiana unita alle tradizionali tecniche giapponesi di costruzione in legno chiamate “metodo di tensione compressiva”, uno stato di coazione in cui i singoli elementi costruttivi sono collegati con un sistema di giuntura semplice e formidabile allo stesso tempo che dà origine a una struttura molto resistente che reagisce bene anche ai terremoti. Per concludere, come sono bravi questi Giapponesi!

grigilato-padiglione-giappone

qrcode

Il dettaglio della griglia tridimensinale in legno che delimita il padiglione del Giappone a Expo 2015.
Per vedere il filmato della costruzione punta con lo smartphone il qrcode o vai su
www.galloppinilegnami.it/expo-2015

Tipi di pinze: modelli e utilizzo

Conoscere la pinza giusta per ogni lavoro

I tipi di pinze disponibili sono moltissimi, ma per l’impiego nel fai da te ne bastano poche. In genere servono per lavori di meccanica, idraulica ed elettricità, per cui cambia la forma delle ganasce (tozze o allungate, diritte o ricurve), ma in alcuni casi, anziché bloccare l’oggetto serrando le impugnature, queste sono predisposte per fungere da divaricatori. Alcuni tipi di pinze, oltre che stringere, possono anche tagliare metalli, cavi, ecc. I tipi di pinze interamente metalliche vengono a poco a poco sostituite da modelli con l’impugnatura rivestita in materiale sintetico. Nelle versioni utilizzate in campo elettrico tale rivestimento fornisce un alto isolamento.

Da sapere…
Durante un lavoro non bisogna mai battere contro una pinza con il martello (per sbloccare, svitare, ecc.) in quanto il fulcro delle ganasce ne può risultare danneggiato e ridurre la funzionalità dell’utensile

Differenti tipi di pinze

tipologie di pinze

  1. Pinza a pappagallo, con fulcro regolabile per variare l’apertura.
  2. Pinza multifunzione con corte ganasce ed elementi trancianti.
  3. Pinze da elettronica a ganasce sottili per lavori di precisione o su pezzi di piccola dimensione.
  4. Pinza grip a ganasce bloccabili come morsetto.
  5. Pinza a tronchese per tagliare cavi e fili di vario tipo

Pinza a pappagallo

pinza a pappagallo

Le ganasce regolabili della pinza a pappagallo permettono di serrare tubi di un certo diametro. Per non rovinarne la superficie si può frapporre tra questa e le ganasce del materiale morbido. Utile nei lavori di idraulica.

Pinze grip

pinze grip

È dotata di un meccanismo regolabile che permette di serrare le ganasce e mantenerle bloccate (senza usare le mani). Serve per mantenere uniti due pezzi durante una saldatura o in fase di montaggio.

Pinza multifunzione

pinza multifunzione

È in grado di effettuare una forte presa su viti e bulloni anche grazie all’incavo centrale. Non ha una grande apertura, come le pinze a pappagallo, per cui non è adatta quando si tratta di serrare tubi.

Pinza con cesoia

pinza con cesoia

I tipi di pinze multifunzione sono dotate di due tipi di cesoie diverse. Una è costituita da due lame contrapposte, mentre le altre due (uguali) sono all’esterno delle ganasce, alla loro base, e servono per tagliare cavi e fili di ferro.

Pinza da elettronica

pinza da elettronica

Le pinze a ganasce lunghe e sottili permettono di effettuare lavori su pezzi di non facile accesso, oppure piccoli e delicati. Le ganasce possono essere curve nella parte terminale per una maggiore praticità.

Pinza a tronchese

pinza a tronchese

È dotata di due ganasce con sagomature a lame contrapposte. Le ganasce sono corte ed esercitano una grande pressione di taglio su cavi di sezione ridotta, tondini, conduttori, ecc. Non possono serrare.

Portapinze

portapinze

Nel piccolo laboratorio fai da te è comodo disporre di un portapinze che mantenga questi utensili riuniti e ben visibili. Lo si può costruire con tondino di ferro o di rame: su una base in legno. Inseriamo la struttura di sostegno composta da un gambo verticale e un anello (con alcuni raggi di rinforzo) a cui si agganciano le pinze. Se abbiamo un laboratorio con un pannello di salamandra che ricopre una parete le pinze si appendono in ordine con un semplice gancetto.

Scopri la gamma di pinze sodifer

Motocompressore fai da te per raccolta olive

Fatto assemblando vari componenti recuperati da vecchie macchine non più utilizzabili e montati su un telaio fissato al timone del rimorchio. Il motocompressore fai da te viene azionato dalla presa di forza del trattore la cui velocità viene adattata mediante pulegge

abbacchiatore fai da teVisti i prezzi di mercato, l’esigenza di alimentare attrezzi pneumatici per la potatura e la raccolta delle olive ha spinto il nostro lettore Sergio Mosca a intraprendere un progetto di autocostruzione di un motocompressore fai da te assemblando vari componenti recuperati da vecchie apparecchiature dismesse e non completamente funzionanti. Il macchinario da costruire è di fatto un motocompressore fai da te con accumulo d’aria, capace di alimentare diverse bocchette con attacco rapido. La sua collocazione, sul timone del rimorchio, è strategica non solo perché risulta comoda sotto il profilo operativo, ma anche per la necessità funzionale di azionare il compressore con un albero cardanico, collegato alla presa di forza del trattore. Oltre alla capacità di assemblare pezzi provenienti da macchine diverse, quello che mette veramente alla prova, in questo tipo di costruzioni, è la realizzazione del collegamento meccanico con l’albero cardanico del trattore, tenuto conto della necessità di adattarne la velocità di rotazione. In più, il tutto deve essere montato su un telaio di sostegno con possibilità di essere rimosso, che sia robusto, ma senza ingombrare.

Leggi la guida su come scegliere il compressore

Recupero e predisposizione al montaggio

supporto motocompressore

  1. Il vecchio motocompressore va smontato per selezionare i componenti ancora in grado di funzionare. è composto da un motore a 4 tempi il cui albero aziona i cilindri di una parte meccanica annessa, incaricata di comprimere l’aria. Il motore è irrecuperabile, mentre il telaio con ruote al momento non serve; quindi, per questo progetto si usa solo il gruppo di compressione a 2 cilindri.
  2. Un altro attrezzo, il compressore elettrico, versa in analoghe condizioni; qui è il gruppo di compressione a essere disastrato, mentre la bombola, a parte un po’ di ruggine superficiale, può ancora svolgere egregiamente il suo ruolo di accumulo aria.
  3. Le parti meccaniche funzionali, cioè l’intero sistema di compressione con motore elettrico, cilindri e valvole varie, vanno rimosse. Poi, visto che la bombola va collocata su un nuovo supporto, bisogna togliere anche le ruote, inclusi gli attacchi saldati. Con una smerigliatrice angolare si fa presto a far saltare le teste dei bulloni completamente arrugginiti e spianare i rilievi delle saldature delle staffe.
  4. Lo smontaggio preventivo delle macchine di recupero permette anche di valutare cosa serve per mettere il tutto in collegamento funzionale. La grossa puleggia doppia di Ø 350 mm, da tempo messa fra le cose preziose da tenere, è una buona base di partenza per calcolare le dimensioni della seconda puleggia, per poter incaricare un’officina meccanica della sua costruzione su specifiche. Alla stessa si commissiona anche l’albero di trasmissione, conico da un lato con l’alloggiamento per la chiavetta di fissaggio della puleggia e maschiato per il cardano del trattore dall’altro, nonché il cannotto per i due cuscinetti, per un totale di 150 euro. La cura del cardano è fondamentale: scopri i prodotti per la manutenzione cardano.
  5. L’unica importante modifica da fare al rimorchio del trattore è lo spostamento del piede presente al centro del triangolo del timone. Questo ricade in posizione di ingombro per la nuova struttura da aggiungere; quindi, va dissaldato dalla traversa tubolare cui è fissato, per essere messo in seguito in posizione laterale, dove non interferisce col compressore.
  6. Il telaio di sostegno del compressore deve essere molto robusto perché regge anche il sistema di tensionatura delle cinghie delle pulegge, con l’innesto dell’albero cardanico. Si realizza quindi con tubolare a sezione quadrata, di buono spessore, e si taglia con segatrice a nastro con cui si ottengono troncature a 45° di ottima precisione.
  7. I pezzi sono uniti con saldatura ad arco, a formare una struttura che appoggia sul timone del rimorchio, assecondando esattamente la sua triangolarità. La puleggia grande con il sistema di trasmissione innestato si monta provvisoriamente per verifica delle quote.
  8. Si monta il gruppo di tensionatura cinghie che, tramite barre filettate, resta appeso a due traverse; queste ultime vanno poi saldate ai montanti, prima con una puntatura per verificare che tutto sia ok, in seguito con una saldatura completa.
  9. Il motore del compressore è fissato direttamente sulla struttura di sostegno; la mensola tubolare al di sopra è conformata per fornire appoggio alla piastra piegata a omega che deve reggere la bombola.

Serbatoio e collegamenti

serbatoio compressore

motocompressore fai da te 4

  1. Si toglie tutta la vecchia vernice dalla bombola con una spazzola di ferro montata sulla smerigliatrice angolare. Così viene via anche la ruggine superficiale e non resta alcun residuo in distacco.
  2. Dopo aver applicato alcuni tappi ai raccordi, si vernicia a spruzzo la bombola; sono necessarie almeno tre mani per fornire un buono spessore di copertura e protezione del metallo.
  3. Anche il gruppo motore-cilindri di compressione viene riverniciato, in questo caso di rosso, mentre al telaio di sostegno si dà il grigio alluminio. Al termine si monta il motore sui silent-bloc, i cui dadi vanno stretti senza esagerare; per evitare che si svitino per le vibrazioni si mettono rondelle dentellate.
  4. Il collegamento pneumatico fra il compressore e il serbatoio è fatto con tubo di rame. Una piegatubi idraulica permette di curvare il pezzo dove si vuole e di quanto necessario.
  5. Provandolo nella posizione definitiva, il tubo va tagliato a misura e terminato per il collegamento filettato con un raccordo a pipa; quest’ultimo si avvita nell’attacco centrale del serbatoio.
  6. I filtri dell’aria, incrostati e leggermente arrugginiti, vanno rimessi a nuovo; si smontano e si lavano passandoli con un pennello intinto nel gasolio. Poi si passano con paglietta di ferro 00, riportando a nudo il metallo, infine si colorano a spruzzo. A vernice essiccata si rimontano mettendo all’interno una nuova spugnetta filtrante.
  7. Il tubo in uscita dal serbatoio conduce l’aria all’interno del tubolare quadro che sta sotto; questo, sviluppandosi sui tre lati del serbatoio, permette di dispiegare una nutrita serie di prese dell’aria e di dispositivi di controllo, ovvero il manometro della pressione del serbatoio e un riduttore di pressione.
  8. Prima di azionare la presa di forza del trattore bisogna verificare che le cinghie di trasmissione siano tensionate correttamente.

Guarda il video del motocompressore fai da te

Martellatrice fai da te

Principalmente costituita di legno, ecco una macchina che agevola la lunga operazione di battitura della lama della falce, prima di essere affilata con la cote. Due i sistemi di azionamento provati: prima un comune trapano, poi, il motore di una lavatrice

Quando non esistevano le falciatrici a motore e tantomeno i rasaerba, i decespugliatori e i tagliabordi, ogni filo d’erba nei campi e nei giardini veniva tagliato con falci e falcetti; le prime, con lama molto ampia, si usavano nei campi e negli spazi maggiori, i secondi, per le scarpate, i bordi di strade e vialetti. Oggi sono rimaste poche le persone che usano ancora questi strumenti, che richiedono molta manualità nell’utilizzo e nella manutenzione; per il resto sono sempre molto efficaci. Proprio per risparmiare tempo nelle frequenti operazioni di affilatura, il nostro lettore Gino Prot si è inventato una martellatrice fai da te per battere la lama della falce e del falcetto, operazione fondamentale per mantenerla regolare e sottile, prima di passare la cote e renderla tagliente come quella di un rasoio. La lama va battuta ripetutamente, centimetro per centimetro con un martello apposito, su una speciale incudine che in molte regioni viene chiamata martelliera. La martellatrice fai da te di Gino aziona il battente a velocità idonea, facendo risparmiare parecchio movimento, già che in seguito se ne deve fare abbastanza per effettuare il taglio. 

Come funziona la martellatrice fai da te

martellatrice

  1. La martellatrice fai da te ha una robusta trave come telaio rigido e base d’appoggio. Su questa si innestano i vari montanti: un primo, laterale, è formato da due legni che abbracciano il collare del trapano, serrandolo con una vite passante per immobilizzarlo. Il trapano è il primo dei due motori provati da Gino Prot, in seguito sostituito da quello di una lavatrice. Tramite una puleggia piccola e una cinghia, il moto viene trasmesso alla puleggia grande, di legno, cui sono uniti altri due dischi. Quello in mezzo di diametro più piccolo, consente di porre fra quelli esterni un tondino trasversale.
  2. Ruotando, il tondino agisce sul manico del martello sollevandolo; giunto al culmine, la testa scende per caduta battendo la lama sulla martelliera. La lama appoggia lateralmente su un montante di legno con perno distanziale.

I particolari

martelliera

  1. La tipica martellier­a che normalmente viene piantata a terra, in questo caso è innestata in un foro fatto appositamente nella robusta trave di legno portante. La posizione, ovviamente, è prestabilita accuratamente.
  2. Il manico del martello è del tutto particolare, essendo studiato per svolgere due funzioni importanti: una è quella di bilanciere con fulcro posto in modo che la testa del martello, una volta sollevata e lasciata andare, vada a cadere con una giusta “pesantezza” sulla martelliera. La seconda particolarità è la sagoma romboidale che, unitamente alle sue dimensioni, permette di intercettare e assecondare il movimento del tondino trasversale che passando produce il sollevamento del martello.
  3. La puleggia/volano si realizza al tornio ottenendo prima un disco di grande spessore. Arrivati al diametro desiderato, si realizza l’incavo della puleggia, in cui trova sede la cinghia di trascinamento.
  4. Con il tornio si realizzano anche il disco distanziale, più piccolo e il disco laterale. Questi vanno uniti e resi solidali mediante colla vinilica, dopo aver fatto due fori ciechi nelle facce interne dei dischi laterali e avervi inserito le estremità del tondino trasversale.

Dondolo altalena fai da te

Le strutture di un vecchio soppalco, i resti di una tapparella, profilati vari e tubi idraulici sono i materiali utilizzati per creare un’altalena dondolo fai da te.

Dalla demolizione di un soppalco abbiamo ricavato numerosi tubolari a T, con la gamba larga 25 e lunga 35 mm e le ali larghe 15 e spesse 4 mm. La sezione è studiata per abbinare rigidità e leggerezza per cui appare idonea a realizzare un robusto supporto per un’altalena fai da te da giardino.

Cosa occorre per realizzare un dondolo altalena fai da te:

  • Tubo quadro a T 55×39 mm: 4 pezzi da 2070 mm; 1 da 1800 mm.
  • Tubo quadro 10x30x2 mm: 4 pezzi da 1490 mm, 2 da 528 mm; 2 da 550 mm; 2 da 388 mm; 2 da 230 mm.
  • Ferro piatto: 2 pezzi da 5x25x230; 4 da 5x60x25 mm; 8 da 5x50x20mm; 8 da 5x40x100 mm; 4 da 3x20x1200 mm.
  • 4 dischi lamiera Ø 90×3 mm;
  • 1 ferro tondo Ø 8×1490 mm;
  • 4 cuscinetti a sfere Ø 12-21 mm;
  • 2 tavole abete 30x200x450 mm;
  • 1 tavola abete 30x 200×240 mm;
  • spezzoni vari di tubi idraulici da 3/8”, 1/2” e 3/4”; bulloni; viti; dadi, a misura e quantità;
  • stecche di legno per tapparella.

Il supporto
Segue lo schema consueto di una traversa orizzontale retta da due capre a V capovolta. L’altezza totale è di circa 1820 mm; la lunghezza di circa 1800 e i piedi di ogni capra distano fra loro di circa 2100 mm. Ogni gamba è un tubo a T di 2070 mm con i capi tagliati a 60° (attraversando la gamba della T). Alla base di ogni pezzo è saldato un disco Ø 90 mm di lamiera da 3 mm. Nella sommità del pezzo sono aperti due fori che attraversano assialmente la T: uno, Ø 10 mm, si apre, parallelo al taglio e quindi di sbieco, a 20 mm dal capo, il secondo, Ø 8 mm, si apre, perpendicolare alla barra, a 32 mm dal primo. La traversa è lunga 1800 mm, con i capi tagliati a squadra. La gamba della T è attraversata da 6 fori, 2 da 10 mm, centrati a 20 mm dai capi, gli altri, Ø 8 mm seguono con interasse di 209, 658, 276, 408 e 209 mm. I due fori da 10 mm, coincidenti con quelli aperti di sbieco nelle gambe, servono al passaggio di un bullone M10x150 mm che unisce i tre pezzi. L’unione è rafforzata dalla forcella di ferro piatto 5x25x230 mm e dalle piastre 5x25x60 mm visibili nella stessa foto, attraversate da bulloni M8x55 mm nel secondo foro delle gambe. Queste sono irrigidite da un angolare tipo Safim lungo 850 mm, con i capi tagliati a 60° e l’ala verticale imbullonata alla gamba della T.

Dondolo Altalena fai da te – Il progetto

disegno altalena

traversa in ferro per altalena
Gambe e traversa si uniscono a mezzo di bulloni e staffe senza effettuare saldature, per permetterne lo smontaggio in inverno.
reggicatena
A sinistra, i pezzi del reggicatena che si vede montato nella foto piccola, circondati da altri particolari.

Particolari che contano
Il principale nemico di ogni tipo di altalena fai da te è l’attrito fra le corde ed il loro supporto: è possibile ridurlo notevolmente utilizzando cuscinetti a sfera Ø 12-21 mm bloccati dentro uno spezzone di tubo da 3/4”che due alette 5x20x50 mm, distanziate di 26 mm e forate Ø 8 mm permettono di bloccare alla gamba forata della traversa del supporto. Nel foro del cuscinetto passa un bullone M12 che regge, a lato del cuscinetto, due piattine 5x40x100 mm aperte in basso da un foro Ø 8 mm. Nel foro passa il bullone che reggerà altalene e dondolo. Entrambi i bulloni hanno il gambo solo parzialmente filettato e vengono tenuti in sede da dadi autobloccanti. I profilati che rinforzano le gambe sono coperti da un angolare di legno fatto di tavolette 20x50x850 mm incollate a squadra, poi tagliate a seguire l’inclinazione delle gambe e levigate arrotondandone gli spigoli esterni. I braccioli sono fissati con viti M5x30 mm a testa svasata ed incassata a filo piano.

Le altalene fai da te
Sono due, una destinata ai più grandi, ed una per i più piccini. Entrambe hanno il sedile di 30x200x450 mm (aperto negli angoli da fori Ø 22 mm con interasse 120 mm), sotto i cui lati corti si avvitano due pezzi costituiti da due tubi da 1/2” lunghi 30 mm saldati ai capi di un ferro piatto 2x20x95 mm. La prima è una semplice tavoletta appesa a quattro catene (due da 1300 mm e due da 300, uni­te a quelle lunghe con moschettoni) che ne attraversano i fori d’ango­lo. Sotto ogni foro un bullone M8x30 mm con dado autobloccante attraversa una maglia della catena impedendone lo sfilamento. La seconda, per i piccoli, è dotata anche di schienale in legno 30x200x240 mm ed è appesa a due rigide Y di piattina di ferro 3×20 mm che evitano al sedile ogni pericolo di ribaltamento. Particolarmente ingegnoso il sistema per agganciare il sedile alle piattine: al loro capo inferiore è saldata una rondella Ø esterno sui 30 mm; sotto la rondella si salda uno spezzone di tubo da 3/8” che a 45 mm dall’estremità filettata è tagliato di sbieco a raddrizzare l’inclinazione della piattina. I tubi attraversano il sedile nei manicotti da 1/2” e vengono bloccati in posizione da una specie di dado a farfalla costituito da un manicotto con saldate due ali di piattina. Ad ulteriore protezione dell’oc­cupante è prevista una maniglia a T che attraversa un foro aperto nel bordo anteriore del sedile, realizzata con spezzoni di tubo da 3/8”, la cui asta termina in basso con un tratto filettato preceduto, a 45 mm dall’estremità, da una grossa rondella saldata attorno al tubo; una ghiera da 3/8”, ben stretta, tiene in posizione la maniglia.

Le Sedute

seduta dondolo fai da te
L’altalena per i più piccini è dotata di spalliera, saldamente avvitata al sedile, e (a destra) di una robusta maniglia a T. Davanti al sedile i manicotti che proteggono il legno dall’attrito. Ad impedirne il ribaltamento, il sedile dei bambini non è retto da catene, ma da rigide piattine di ferro con alle estremità inferiori saldato un manicotto filettato che una ghiera stringe saldamente. Il dondolo è una semplice struttura in ferro quadro interamente saldato; schienale e sedile sono stecche di legno da tapparella.

Il dondolo fai da t
e

Tutto sommato più semplice da realizzare, è costituito da due cornici rettangolari di tubo quadro 10x30x2 mm, il sedile di 1490×528 mm e la spalliera di 1490×550 mm attraversata orizzontalmente da un tondino Ø 8 mm. I due pezzi si saldano assieme per un lato lungo con un angolo di circa 110°. Due braccioli, dello stesso tubo quadro, saldati tanto al sedile che allo schienale, irrigidiscono il divano. Quattro orecchioni saldati alla spalliera ed alla punta dei braccioli permettono di appendere il tutto, con le solite catene, alla traversa del supporto. Sedile e spalliera sono stati realizzati con le stecche di una vecchia tapparella di legno, tagliate a misura e fissate alle due cornici con viti autofilettanti.

dondolo fai da te

Scopri come costruire un dondolo da giardino in legno.

Cornice ovale fai da te con la fresatrice o il seghetto

Una curva chiusa in legno massello ottenuta da segmenti uniti a formare un ottagono, senza incorrere in piegature

Ricavare una cornice ovale fai da te di queste dimensioni da un unico pezzo non è certo possibile: intanto per la quantità di scarto che ne deriva, ma ancor più perché non è possibile seguire la vena del legno, con conseguente indebolimento della struttura. La strada da seguire per ottenere una cornice ovale fai da te robusta parte da tavole larghe quanto basta ad ottenere gli spezzoni necessari ad approntare una forma simile a quella desiderata. Le tavole, di buono spessore, vanno preventivamente piallate su entrambe le facce; quindi, rispettando il senso della vena, si troncano gli 8 pezzi che formano la figura chiusa, a forma di trapezio isoscele. I tagli sbiechi si effettuano a 22,3° rispetto all’angolo retto. Collegare i pezzi Il sistema più semplice è la giunzione con linguette inserite in scanalature ad U che attraversano per intero la larghezza della tavola, pertanto, al termine del lavoro, la loro presenza è riscontrabile osservando il bordo. Per ottenere giunzioni cieche anche di costa si può ricorrere alle pastiglie; queste, grazie alla forma ellittica, rimangono incluse nello spessore della cornice, ma richiedono maggior attenzione per essere centrate. 

Come realizzare una cornice ovale fai da te

come creare una cornice ovale

  1. Le linguette necessarie per le giunzioni devono essere larghe abbastanza da prendere tutta la larghezza della cornice ovale fai da te a fine lavoro ed avere un buon spessore; le sedi alle estremità dei segmenti possono essere aperte rapidamente con la circolare da banco.
  2. L’ottagono va composto in bianco prima di inserire le linguette per verificare che tra i pezzi non ci siano fessure. L’incastro definitivo, con l’aiuto di abbondante colla vinilica, deve avvenire in modo che le linguette entrino nelle femmine un po’ a forza.
  3. Considerata la geometria della cornice, il sistema migliore per stabilizzare l’unione è avvolgerla con un cintino non troppo stretto e portarlo in tensione inserendo alcuni cunei.
  4. Per poter effettuare un taglio preciso con la fresatrice portatile occorre prepararsi una dima in multistrato da utilizzare come guida per il copiatore interno.
  5. L’elevata velocità di rotazione e la resistenza del legno massello possono concorrere alla formazione di bruciature, evitabili eseguendo il taglio in più passate.

Cornice ovale con seghetto alternativo

seghetto alternativo

Nulla vieta di eseguire il taglio con il seghetto alternativo, ma con copiatore e fresatrice si ottiene esattamente la forma voluta ed il taglio è molto pulito. Col seghetto, infatti, è inevitabile ad un certo punto operare come mostra il disegno, con la lama perpendicolare alla venatura del legno.

Casetta da giardino fai da te per piante… ma non solo!

Collocata ai margini del giardino, in un luogo ombreggiato, la casetta da giardino fai da te può essere utilizzata come serra e come angolo per rilassarsi, leggere un libro o fare colazione, senza dover spostare nulla; la sua costruzione è meno difficoltosa di quanto sembra

Una casetta da giardino fai da te è ideale per permettere a molte piante da giardino fiorite o da orto di svilupparsi anche nelle mezze stagioni, caratterizzate da temperature ancora un po’ rigide prima del sorgere del sole e dopo il tramonto; possono continuare il loro ciclo senza spostarle anche quando arriva il gran caldo, se la casetta da giardino fai da te è posta in una zona ombreggiata e provvista di aperture che favoriscano la circolazione dell’aria. La struttura appena descritta è di fatto una serra, ma quella che proponiamo è decisamente più evoluta: il volume disponibile e alcune intelligenti soluzioni permettono di utilizzarla anche come salottino. Lo spazio per le diverse piante è ricavato lungo il perimetro interno, mentre al centro rimane disponibile un’area sufficiente a collocarvi un tavolino e un paio di sedie, senza limitare la libertà di movimento per accudire le piante. La parete di fondo della casetta da giardino fai da te è cieca, per dare un minimo di riservatezza, ma le pareti laterali e il frontale offrono ampie superfici vetrate; la copertura è del tutto trasparente e incorpora una coppia di lucernari che permettono di smaltire il calore che tende a stratificarsi in alto nelle giornate estive. Sebbene possa apparire complessa, la costruzione di questa casetta da giardino fai da te non contempla l’utilizzo di attrezzature particolari, né laboriosi incastri o fresature: gli elementi sono tutti uniti per avvitatura e sono sufficienti una sega circolare e un seghetto alternativo per tagliarli a misura e sagomarli ove necessario. L’idea di utilizzare listelli di larice stondati per le specchiature cieche ne valorizza l’estetica complessiva, come pure la vetrata a mezzaluna incorporata nel timpano.

La casetta in legno da giardino è utile per le piante, ma non solo

serra per piante

  1. Su entrambi i lati sono installate lunghe mensole su cui appoggiare i vasi di dimensioni ridotte; l’altezza è ideale per curare le piante, eliminare foglie secche o fiori appassiti, incorporare concimi, spruzzare antiparassitari.
  2. Con entrambe le porte aperte si ottiene un’abbondante ventilazione anche nelle giornate estive; se alla serra si fa pervenire la linea elettrica è possibile alimentare una lampada per utilizzarla anche nelle ore serali, magari installando una zanzariera per impedire l’ingresso agli insetti.
  3. A ridosso della parete di fondo vengono collocati tre cassoni in cui coltivare piante orticole a sviluppo aereo, quali peperoni, pomodori, cetrioli. Per nasconderli alla vista si realizza un pannello mobile a tutta larghezza.
  4. La lampada centrale è collegata a una tavola di legno che si avvita sulle travi inferiori (catene) delle capriate del tetto; si notano anche le aste che, grazie a un’estensione, permettono di aprire da terra i lucernari per disperdere il calore interno e favorire la circolazione dell’aria.

Cosa occorre per realizzare la casetta da giardino fai da te (lettere riferite al disegno):

PER  IL BASAMENTO (misure in mm)

  • Legno impregnato da 45×95: 2 raggi (A) da 3800, 2 barre (B) da 3710, 2 barre (C) da 2810;
  • 30 assi di larice (D) da 28x120x2900;
  • 4 blocchi di fondazione (E);
  • 1 telone (F) da 3000x 4000;
  • viti 5×60 e 4×40;
  • bulloni da legno 10×70 con relativi dadi e rondelle;
  • 4 ganci da 45×95;
  • 4 blocchi di legno da 90x90x90

PER  I TELAI LATERALI (misure in mm)

  • Listelli divisori da 45×45: 8 orizzontali (A) da 2685, 19 verticali (B) da 1850,
  • 14 traverse da 615 (C),
  • 4 stipiti da 1840 (D);
  • 6 traverse da 45x95x542 (E);
  • 174 tavole da 19x95x615 (F)

PER  IL TETTO (misure in mm)

  • Listelli da 45×70: 2 travi (A) da 2540, 2 travi (B) da 1610, 6 travi (C) da 1585, 3 travi (D) da 1970,
  • 3 rinforzi capriate (E) da 340;
  • compensato marino spesso 12: 2 fogli interi da 1120×2440 per la finestrella (F), per il colmo (J-K) e per i due fregi (Q);
  • listello di colmo (G) da 45x95x2595;
  • 10 puntoni (H) da 20x95x1555;
  • 2 tavole (J) da 20x95x2685;
  • listelli sezione 20×45: un longherone (K) da 2685, 16 battute (L) da 1560, 8 battute (M) da 615, 2 battute (N) da 575, 4 battute (O) da 1900;
  • listellini fermavetro (P) sezione 17×20 circa 80 metri;
  • nastro isolante (R) sezione 4×10 circa 150 metri.

PER  UN LUCERNARIO (misure in mm)

  • Listelli sezione 45×45: 2 parti telaio (A) da 565, 2 parti telaio (B) da 475;
  • 2 modanature (C) da 20x95x610;
  • una modanatura (D) da 20x45x565;
  • 4 modanature di battuta (E) da 17x20x475;
  • 2 modanature (F) da 8x21x475.
  • Vetri spessi 3
  • 8 lastre (A) da 610×1275,
  • 2 lastre porta (B) da 530×1180,
  • 2 lastre porta (C) da 530×355,
  • 6 lastre (D) da 610×1620,
  • 2 lastre (E) da 610×985,
  • 2 lastre (F) per lucernari da 465×465,
  • 1 lastra ad arco per il timpano (G) da 385×1290.

INOLTRE (misure in mm)

  • viti 4×30 – 4×40 – 5×60 – 5×80 – 5×100 – 6×120;
  • 3 chiavistelli da 50×120;
  • 6 cerniere a libro da 70×170;
  • 2 staffe da 45×95;
  • 4 cerniere per finestre da 45×90;
  • 3 ganci a braccetto da 300;
  • 2 maniglie da porte;
  • 2 aste di apertura lucernai da 300;
  • protettivo per legno

casetta in legno

La preparazione del basamento

preparazione basamento casetta

  1. Il basamento si realizza con travi di legno impregnato 45×95 mm; il telaio è ancorato a 4 plinti di cemento annegati nel terreno, posti lungo i lati lunghi a circa 800 mm dagli angoli. La zona scelta, in questo caso, si presenta con una natura mista (prato e resti di una porzione ricoperta con autobloccanti) e non planare, per cui il telaio va spessorato fino a portarlo in bolla in tutte le direzioni.
  2. Agli angoli, l’unione delle travi è affidata a robuste piastre angolari avvitate dall’interno; si utilizzano viti Ø 4×40 mm.
  3. Alla sommità dei blocchi di cemento vengono fissate le staffe a U per l’ancoraggio del telaio: staffe e legno si attraversano con bulloni a testa tonda Ø 10×70 mm inseriti dall’esterno e serrati con dadi e rondelle.
  4. Per fissare al telaio le travi centrali si utilizzano coppie di piastre angolari con un’ala ripiegata nella parte inferiore.
  5. I mattoncini di cemento sono ottimi come spessori per compensare il dislivello, con l’eventuale aggiunta di un pezzo di piastrella se l’altezza è insufficiente. Ovviamente l’appoggio deve avvenire su un supporto stabile, esente da cedimenti.
  6. Il telaio va rivestito con un telo per pacciamatura, fissato alla struttura con punti metallici. Pur consentendo la traspirazione necessaria a impedire ristagni di umidità, ha lo scopo di inibire la ricrescita dell’erba.
  7. Per realizzare la pavimentazione di legno occorrono 30 assi di larice da 28×120 mm
  8. Le assi di larice sono disposte sul telaio ricoperto di telo nel senso della larghezza.
  9. Le assi non vanno accostate le une alle altre, è previsto che venga mantenuta una fessura costante di 5 mm: a questo proposito occorre avere a disposizione alcuni scarti di compensato da utilizzare come distanziatori. Si utilizzano viti Ø 5×60 mm.

Costruire i pannelli laterali, di fondo e frontale

pannelli laterali casetta in legno

Il perimetro è composto da 4 pannelli: anche quello posteriore, pur essendo totalmente cieco, è diviso in due sezioni sovrapposte come gli altri. La struttura dei due pannelli laterali è identica, ma le due pareti devono essere a specchio: il settore interamente cieco deve essere quello più interno, come si vede nella foto 9. L’altezza interna di ogni specchiatura dev’essere un esatto multiplo della larghezza delle tavolette che la rivestono.

  1. La divisione dei telai viene calcolata sulla misura standard del vetro (610 mm, si calcolano 5 mm in più), che deve inserirsi nel quadro con precisione. Si dispongono in sequenza 4 tavolette da 615 mm intercalate da tozzetti da 45×45 mm che simulano i montanti e si marcano su uno dei listelli orizzontali del telaio le posizioni; questo farà da riscontro per riportare le tracciature anche sugli altri, serrandoli tra morsetti.
  2. Il telaio viene predisposto in bianco sollevando gli elementi da terra con spessori calibrati.
  3. Quindi si procede al loro fissaggio con una coppia di viti Ø 5×80 mm per ogni giunzione.
  4. Le tavolette utilizzate nella fase precedente garantiscono l’esatta posizione.
  5. I listelli orizzontali che separano la specchiatura inferiore da quella superiore si avvitano ai montanti con viti inserite in diagonale, dopo aver preforato il legno.
  6. Qui i listelli di battuta per le tavolette e per i vetri sono ricavati sezionando con tagli longitudinali larghe tavole e poi tagliando alla lunghezza necessaria i vari pezzi per comporre le cornici. Dal punto di vista economico, è più conveniente agire in questo modo che acquistare i listelli già pronti nelle diverse misure.
  7. All’interno di ogni specchiatura si realizza la cornice avvitando i listelli a filo posteriore del telaio con viti Ø 4×40 mm.
  8. Si completano le specchiature cieche con le tavolette, fissandole ai listelli di battuta con chiodini Ø 1,8×35 mm.
  9. Le due pareti laterali sono pronte per la finitura e per il montaggio in sede.
  10. Dopo aver composto il pannello frontale, lasciando liberi i due settori centrali, si serrano i quattro stipiti a un lato del vano destinato all’apertura. Si misura la larghezza dello spazio che rimane vuoto, si sottraggono 10 mm e si divide per due: con questo calcolo si ha l’esatta lunghezza che devono avere le 6 tavole orizzontali necessarie a comporre le ante.
  11. Le due tavole intermedie delle ante, per motivi estetici, devono trovarsi a filo superiore di quelle intermedie dei settori laterali. Con l’aiuto di una squadra a cappello se ne marca il corretto allineamento su uno dei montanti: questo, come già fatto in precedenza, servirà da riscontro per riportare le tracce sugli altri, dopo averli allineati e stretti tra morsetti.
  12. Bloccate le traverse ai montanti per un corretto allineamento, si prefora il legno e si assemblano le parti con viti Ø 5×100 mm. Quando i due telai sono completi, vanno collocati nel pannello per verificare che entrino con un minimo gioco.
  13. Estratte nuovamente le ante, si avvitano i profili di battuta per i vetri superiori e inferiori.
  14. Le ante sono pronte: prima di incernierarle al pannello e inserire i vetri si procede con la finitura.

schema di costruzione casa in legno
I disegni raffigurano in piano lo schema di costruzione del pannello frontale A, dei due pannelli laterali B e del pannello posteriore C.

 

Costruire le capriate e il timpano vetrato

capriate e timpano vetrato

casetta da giardino fai da te 9

  1. Il pannello da cui ricavare il timpano A va centrato sul telaio frontale: i listelli bloccati con morsetti ai lati simulano lo spessore delle pareti laterali. Si misura un’altezza al vertice di 810 mm, poi la si adatta conferendo alla falda un’inclinazione di 30° con uno dei puntoni, sul quale si marcano le estremità da tagliare inclinate.
  2. Come si vede nel dettaglio del disegno E dello spiovente, bisogna considerare l’ingombro della guarnizione e del vetro di copertura del tetto, per cui al bordo superiore si aumenta lo spazio di un centimetro. Per questo motivo, il bordo esterno del puntone non è a contatto dell’angolo formato dai pannelli, ma distanziato da esso di tale misura.
  3. Si tagliano le estremità del primo puntone con l’inclinazione rilevata e, utilizzandolo come dima, si tagliano gli altri per le altre capriate.
  4. Utilizzando due puntoni contrapposti, a formare la falda, si posiziona il listello orizzontale che costituisce la base del timpano e se ne tracciano le estremità con la giusta angolazione.
  5. Effettuato il taglio, si ricompone il triangolo e si uniscono
    i pezzi per avvitatura, utilizzando viti Ø 5×100 e Ø 6×100 mm (sempre preforando il legno).
  6. Le 3 capriate intermedie B sono leggermente diverse da quelle posteriore e anteriore: si nota la scanalatura al vertice per inserimento della trave di colmo e la diversa sagomatura delle estremità inferiori dei puntoni, in quanto questi vanno ad appoggiare sui telai laterali e devono essere sagomati di conseguenza. La base del triangolo (catena) è meno distanziata dal vertice e, sotto quest’ultimo, va inserito un listello di rinforzo; completata la prima capriata, la si usa come dima per le altre due.
  7. Si posiziona la cornice del timpano sul pannello e se ne riporta il perimetro (sul suo vertice troverà posto il fregio proposto nel disegno C).
  8. Si traccia la curva della finestra, con un raggio di 705 mm.
  9. Si taglia la base con la sega circolare munita di guida
  10. …e la curva con il seghetto alternativo.
  11. Dopo aver predisposto i listelli di battuta, si fissa la finestratura all’interno del telaio. Si procede allo stesso modo per il timpano posteriore, ma senza finestratura.
  12. L’inserimento del vetro si effettua dopo l’applicazione della finitura: si nota anche la staffa di collegamento alla trave di colmo. Per realizzare la cornice di battuta del vetro e quella di chiusura si posiziona il timpano sul pannello e si traccia il contorno dell’apertura. Si apre la finestratura con il seghetto alternativo, lasciando legno tutto intorno.
  13. Il pannello con la finestratura D si appoggia su un secondo pannello, si blocca con morsetti e si tagliano i due pannelli insieme, facendo scorrere il seghetto circa 50 mm all’esterno della finestratura. Si ottengono così la cornice di chiusura del vetro, da montare sul lato interno del timpano, e una porzione di pannello a forma di mezzaluna.
  14. Nella mezzaluna risultante si apre una seconda finestratura a 25 mm dal bordo: si ottiene così la cornice di battuta. Le due cornici sono pronte per la finitura.
  15. A smalto asciutto si monta sul perimetro interno delle cornici la guarnizione di mastice e si assembla il vetro.

timpano di vetro

Le pareti, i timpani, le capriate, le ante e tutti i vari listelli e travetti necessari a ultimare la casetta da giardino fai da te vanno trattati prima del montaggio con una mano di fondo e due di smalto per esterni; si potrebbe anche ipotizzare di preservare l’aspetto naturale del legno con protettivi trasparenti, ma il bianco esalta la luminosità della casetta, soprattutto all’interno, facendola risaltare con discrezione tra il verde circostante. Come per la costruzione dei singoli elementi, tutto il montaggio avviene con viti di varie misure tropicalizzate, ovvero rivestite con un trattamento a base di cromo successivo alla zincatura; questo accorgimento le rende particolarmente resistenti all’umidità, si riconoscono per il caratteristico colore giallastro. La preforazione del legno con una punta di diametro appena inferiore a quello della vite allunga un po’ il lavoro, ma permette di inserire la vite senza rischiare fessurazioni nel legno. Il minor sforzo, oltre a ridurre la fatica (di viti ce ne sono un bel po’), evita che il bit possa sfuggire dall’intaglio della testa e rovinarlo; naturalmente la “coppia” dell’avvitatore va regolata in modo che la testa della vite non penetri in profondità nel legno. Le guarnizioni evitano infiltrazioni attraverso le superfici vetrate; verrebbe spontaneo pensare di siliconare anche i collegamenti legno-legno più esposti, ma sarebbe inopportuno, meglio lasciare che l’eventuale condensa che si può formare nello sbalzo termico tra notte e giorno abbia la possibilità di evaporare. D’altro canto, lo smalto protegge già efficacemente la struttura e l’apertura dei lucernari contribuisce allo smaltimento di quella che si può formare all’interno per la presenza delle piante.

Tirar su le pareti e unirle al basamento

unione delle pareti

  1.  Il montaggio inizia con la parete di fondo, ben centrata ai margini del lato posteriore del basamento. Se si lavora da soli, occorre almeno una lunga tavola (ma due sono meglio, una all’interno e una all’esterno) per puntellare il pannello e mantenerlo perpendicolare al basamento mentre si inseriscono le viti attraverso il listello di base.
  2. Senza togliere il puntello si allinea a filo esterno del fondo uno dei laterali,
  3. lo si blocca con morsetti e si uniscono i due pannelli con viti che attraversano il listello estremo del laterale e fanno presa in quello del fondo.
  4. A seguire si monta l’altro laterale e, per finire, il pannello frontale.
  5. Per far sì che i primi due pannelli uniti rimangano in posizione bisogna fissarli alla pavimentazione. Si controlla che formino esattamente un angolo retto e si attraversa la cornice inferiore con le viti, leggermente inclinate. Per proseguire il montaggio si può fare a meno di puntelli ausiliari, le due strutture sono in grado di stare ritte da sole (se non c’è vento).
  6. Il pannello frontale si inserisce tra i due laterali, perfettamente allineato a essi. Bloccarlo con morsetti è più semplice di prima, grazie alle specchiature aperte, ma serve un minimo di gioco tra i laterali: potrebbero essere da rimuovere momentaneamente alcune viti che li fissano al basamento, per poi reinserirle dopo aver bloccato il frontale ai laterali con morsetti. Si inseriscono le viti attraverso i montanti come si è fatto in precedenza.
  7. Anche il fissaggio al basamento è meno impegnativo: nella parte centrale le viti possono essere inserite perpendicolari al basamento anziché inclinate, lungo la mezzeria del listello.

Timpani e capriate

casetta da giardino fai da te 19

Prima del montaggio dei timpani e delle capriate bisogna provvedere a fissare su di essi le battute per i vetri di copertura, sui due lati inclinati. Per i due timpani la battuta si realizza solo sul lato interno, mentre per le capriate occorre su entrambi i lati; i listelli vanno avvitati in posizione ribassata di 10 mm, per tenere conto dell’ingombro della guarnizione e del vetro.

  1. Si appoggia una tavola sulla faccia esterna del pannello di fondo, in corrispondenza di un montante, facendola sporgere in alto di circa 70 cm e la si fissa provvisoriamente con un paio di viti, per avere un riscontro per l’allineamento orizzontale del timpano. Questo si blocca alla tavola con un morsetto e lo si può fissare con viti che attraversano, da sotto, il listello superiore del pannello di fondo.
  2. Al vertice dei timpani, sempre sul lato interno, si avvitano i supporti metallici in cui devono inserirsi le estremità della trave di colmo; ricordiamo che le tre capriate presentano al vertice una gola per lo stesso motivo.
  3. Per montare il timpano frontale, non è necessario avvitare la tavola di riscontro ai montanti: le specchiature permettono il fissaggio con morsetti, senza forare.
  4. La trave di colmo, tagliata alla lunghezza necessaria, si inserisce sui supporti metallici per poi fissarla a essi con viti.
  5. Ciascuna delle tre capriate va sollevata quasi capovolta e fatta ruota
    re, dopo che ha superato l’altezza delle pareti, fino a portarla in verticale con i puntoni in appoggio sulle pareti e la trave di colmo annegata nell’incavo al vertice.

Montare la struttura e chiudere il tetto

montaggio dei timpani e delle capriate

  1. A una a una si controlla che le capriate siano a piombo e che la distanza timpano-capriata e capriata-capriata, misurata tra due elementi, sia 615 mm, ovvero la larghezza del vetro più 5 mm. Si procede quindi al loro fissaggio con viti, nei punti di appoggio inferiori (dall’interno) e nell’intersezione con la trave di colmo (dall’esterno).
  2. Sui lati verticali della trave, tra le capriate e i timpani, si avvitano i listelli M a filo dei listelli L, completando così le cornici di battuta per guarnizioni e vetri.
  3. Sul bordo superiore dei listelli che fanno da battuta ai vetri si srotola la guarnizione, lungo tutto il perimetro di ogni settore. La faccia inferiore della guarnizione è già predisposta con un collante protetto da una pellicola adesiva, basta sollevarla man mano che si avanza e premerla per farla aderire al legno.
  4. Prima di montare i vetri di copertura, si riveste la linea di colmo da entrambi i lati con le tavole J, fissate con viti Ø 4×40 mm inserite nel telaio delle capriate e dei timpani: la fessura che rimane tra queste tavole e i listelli di battuta deve permettere di spingere i vetri di copertura sotto le tavole stesse. Se le tavole J dovessero sporgere dai timpani possono essere rifilate con un segaccio dopo il fissaggio.
  5. Le sei lastre di copertura intere vanno spinte verso l’alto e premute sulla guarnizione: i listelli H avvitati a timpani e capriate hanno il compito di immobilizzarle. Prima di avvitarli bisogna applicare sulla loro faccia inferiore la guarnizione adesiva: una striscia continua per quelli da avvitare ai timpani e due strisce parallele per quelli avvitati sulle capriate, in quanto abbracciano due vetri. Le due lastre più corte vanno allineate alle altre lungo la linea di falda, dopo aver fissato tra le due capriate i listelli orizzontali N di battuta.
  6. La cornice del lucernario è costituita da due coppie di listelli A e B uniti con viti Ø 5×80 mm.
  7. Si preparano i listelli di battuta per il vetro come si è già visto, si applica la finitura su tutto e si stende la guarnizione; il vetro deve rimanere ribassato di circa 3 mm, perché poi si applica una seconda guarnizione perimetrale per i listelli C (che fanno battuta laterale sulle tavole H, sporgendo di lato) e F. Il listello D fa invece battuta sulla lastra di copertura, rivestita da una striscia di guarnizione sulla linea di contatto.
  8. Il lucernario finito viene incernierato sul listello J; vanno stese anche due strisce di guarnizione sui listelli H per assicurare una buona tenuta ad aria e acqua.

Il montaggio delle porte

montaggio porte

  1. Le due ante devono aprirsi verso l’esterno: la soluzione scelta per la loro articolazione è costituita da tre cerniere a bandiera che, quindi, vanno avvitate sulla faccia esterna, in corrispondenza delle traverse.
  2. La prima anta va sollevata e inserita nella specchiatura, appoggiata contro la cornice perimetrale di battuta. Bisogna tenere a portata di mano uno o più spessori da collocare sotto l’anta in modo che sopra e sotto sia distanziata equamente dal telaio.
  3. Controllando che il montante dell’anta e quello del pannello siano a filo esterno, la si blocca in posizione con una coppia di morsetti, poi la si avvita al pannello inserendo le viti nelle ali corte delle cerniere. Lo stesso si fa per l’altra anta.
  4. Dopo aver testato la corretta articolazione delle ante, nonché l’allineamento reciproco, si può provvedere al montaggio della maniglia, degli scrocchetti e dei sistemi di aggancio; si applica poi la guarnizione sulla cornice di battuta della prima specchiatura e si posiziona il vetro.
  5. I listelli fermavetro, già provvisti di guarnizione, si avvitano al telaio, ripetendo l’operazione per tutti gli altri.

I vasconi per l’orto

vasce per piante orticole

  1. Le piante orticole, che con lo sviluppo diventano più ingombranti e richiederebbero innaffiature frequenti, vengono coltivate in cassoni che rilasciano gradualmente l’acqua in essi contenuta per capillarità. In questo modo il terriccio rimane sempre umido a sufficienza senza pericolo di ristagni che potrebbero danneggiare le radici (e il pavimento) o di doversi ricordare di bagnarle. Non serve neppure un contenitore per il terriccio: lo stesso sacco, appoggiato sopra il cassone, può essere inciso quel tanto che basta a collocarvi direttamente le piante. Questo sistema di irrigazione è detto comunemente “a stoppino”: riserva d’acqua e pianta non sono direttamente a contatto, basta utilizzare una striscia di materiale in grado di impregnarsi d’acqua (stuoia filtrante, lana intrecciata), bagnarla bene e porre un’estremità in immersione e l’altra in prossimità delle radici: la pianta sarà in grado di “bere” da sé in base ai bisogni. Anche se molto funzionale, l’insieme non è altrettanto bello da vedere, perciò conviene costruire una schermatura che lasci visibili solo le piante.
  2. Si costruisce una cornice di listelli che abbia la stessa larghezza interna della serra (meno qualche millimetro) e che risulti abbastanza alta da nascondere frontalmente anche i sacchetti di terriccio. L’altezza, all’interno della cornice, deve essere un multiplo esatto delle tavole stondate utilizzate per i pannelli.
  3. La cornice va suddivisa in 4 specchiature, in modo che i montanti ricadano esattamente allineati a quelli del pannello posteriore della serra; come per le pareti, si realizzano le battute per le tavole orizzontali di rivestimento.
  4. Il pannello finito, una volta smaltato e messo in posizione, risulta perfettamente sovrapposto alla parete di fondo;
  5. va provvisto di piedini a filo sul lato anteriore, ma sporgenti su quello posteriore, per garantire una buona stabilità.

Le mensole angolari e la lancia sul timpano

mensole angolari

  1. Per sfruttare bene tutto lo spazio disponibile all’interno, una buona idea è quella di preparare mensole da collocare negli angoli. Sono sufficienti due listelli da 20×20 mm con le estremità sagomate per assecondare la geometria angolare e tre tavolette da 20×95 mm, anche queste con i lati corti bisellati.
  2. I due listelli di supporto si avvitano alle pareti appena sotto la base dei vetri, con viti Ø 4×40 mm; su di essi, con le stesse viti, si montano le tavolette. Da notare che la lunghezza dei listelli va calcolata tenendo conto che le tavolette non vanno accostate, ma distanziate di circa 15 mm.
  3. Un ulteriore abbellimento della facciata è la guglia a lancia posta al vertice del timpano: la si ottiene da un pezzo di compensato marino da 12 mm. Anche in questo caso per il fissaggio è sufficiente una
    coppia di viti, ma è opportuno stendere un velo di sigillante per esterni lungo tutto il perimetro per evitare infiltrazioni d’acqua; se si vuole assicurare una lunga durata al legno, questo accorgimento andrebbe attuato anche sugli altri collegamenti legno-legno della copertura, maggiormente esposti alla pioggia.

Accurati particolari

scrocchetti di chiusura

  1. Per l’apertura dei lucernari basta prolungare il sistema di ribalta con un listello avvitato a esso per effettuare l’operazione senza bisogno di scale o sgabelli.
  2. I due ganci avvitati sui montanti laterali della parete frontale, all’esterno, si inseriscono in occhielli avvitati ai montanti interni delle ante per bloccarle in apertura.
  3. Un terzo gancio, a circa metà altezza dell’anta principale, sul lato interno, permette di bloccarla in posizione semiaperta grazie a un occhiello corrispondente avvitato sul lato esterno dell’altra anta, lasciata chiusa.
  4. L’anta secondaria si blocca in alto e in basso tramite due scrocchetti; un terzo chiude le ante dall’esterno.
  5. Un semplice sistema permette di chiudere la serra anche dall’interno.

Come posare la pietra naturale

Tre condizioni di posa della pietra naturale che riguardano uno stesso contesto, ma che seguono criteri differenti in base alla posizione e alla destinazione d’uso: un marciapiede lungo il perimetro dell’abitazione, un’area pedonabile tra l’erba e una zona per la sosta delle automobili

La pietra naturale è da sempre il materiale più apprezzato nei rivestimenti esterni per la sua durevolezza, per la bellezza delle colorazioni che assume in base ai siti di provenienza, per la spontaneità che la caratterizza

Specialmente in un contesto paesaggistico come quello in cui si trova la villetta in questione la pietra naturale si integra perfettamente con l’ambiente e la sua versatilità permette di impiegarla in varie situazioni, variandone le modalità di posa e i formati.

In questo caso si punta principalmente sull’irregolarità delle forme in ogni pavimentazione in pietra naturale, ciascuna realizzata in modo diverso in base ai requisiti richiesti per realizzare un vialetto in pietra o un marciapiede in pietra

Le beole

Per il marciapiede perimetrale, si utilizzano beole di media dimensione; i tratti laterali, essendo il terreno in leggero declivio, sono suddivisi in  pietra naturale a gradoni per ridurre la pendenza, mentre il tratto frontale si sviluppa in piano. Il contatto diretto con la costruzione impone l’ottenimento di una superficie compatta per evitare possibili risalite di umidità, causate da eventuali ristagni in caso di pioggia, oltre a facilitare la pulizia del camminamento.

Le beole vengono posate su un sottofondo di sabbia e cemento; il pavimento è rifinito in una seconda fase dopo la necessaria stagionatura. Se la zona è soggetta a forte insolazione, tra la prima e la seconda fase occorre bagnare la superficie per limitare la possibilità di crepe della pietra naturale causate dal repentino ritiro, senza eccedere con la quantità d’acqua per non dilavare il cemento ancora fresco.

I grandi lastroni

I grandi lastroni in pietra naturale posati nello spazio antistante e lungo il declivio che conduce all’abitazione hanno anche una funzione di consolidamento dell’area calpestabile, per evitare che il terreno diventi fangoso in caso di forti piogge. Occorre pertanto regolarizzarlo e compattarlo prima di procedere alla stesura del letto di sabbia di fiume, sul quale vanno poi posate le lastre in pietra naturale con una fugatura piuttosto ampia.

Come far crescere l’erba

La crescita erbosa tra le lastre contribuisce a mantenere un aspetto coerente con il prato circostante, senza una linea di confine definita tra questo e il tratto pedonabile. In fondo al declivio, spostata lateralmente, viene realizzata una terza pavimentazione, sempre a secco, ma più compatta e chiusa tra cordoli di calcestruzzo per risultare carrabile senza cedimenti.

Quale terreno?

Il terreno digradante impone di conferire alle superfici (anche al tratto pedonabile) una pendenza laterale che deve condurre a canali di superficie per lo scolo delle acque, realizzati allo scopo. Rimanendo in vista, anche i canali sono rifiniti con frammenti delle stesse pietre, legati con cemento e regolarizzati.

Posare la pietra naturale sul fresco

posa su fresco

  1.  L’area da pavimentare in pietra naturale va delimitata, sui lati aperti, con tavole di legno a formare una cassaforma. Lo strato di allettamento (sabbia di fiume, cemento e acqua) dev’essere consistente, in quanto le beole non vanno “posate”, ma letteralmente annegate nell’impasto per circa 2/3 del loro spessore.
  2. Trattandosi di un camminamento ridossato ai muri perimetrali, più che la planarità, va verificata la costanza della pendenza in allontanamento dai muri, per lo smaltimento delle piogge.
  3. Le pietre si posano e si premono nell’impasto, battendole con un mazzuolo di gomma per assestarle.
  4. Completata la posa bisogna attendere l’asciugatura prima di calpestare la superficie e procedere con il riempimento delle fughe che rifinisce il lavoro.
  5. Per il riempimento si utilizza un impasto di cemento, sabbia fine e acqua che abbia una consistenza piuttosto cremosa, ripulendo le pietre finché è ancora fresco.

Posa a secco della pietra naturale

posa a secco

  1. Le grandi lastre di pietra naturale ottenute a spacco direttamente in cava hanno uno spessore di circa 4-5 cm, si presentano piuttosto piane, ma lievemente irregolari. Forma e dimensioni sono molto variabili, il colore grigio-azzurro è quello tipico della pietra.
  2. Lo strato di allettamento, piuttosto consistente, qui è costituito soltanto da sabbia di fiume, in quanto è previsto il riempimento delle fughe con terriccio e semi per favorire la crescita erbosa.
  3. In alternativa la sabbia potrebbe essere miscelata con cemento senza aggiunta di acqua, che verrebbe fornita a posteriori dalle prime piogge, consolidando la superficie.
  4.  Quando occorre adattare la dimensione di una lastra allo spazio disponibile, specialmente lungo il perimetro della pavimentazione, lo si può fare colpendo la superficie con una mazza pesante, ottenendo bordi naturalmente irregolari.
  5. Qualora, invece, fosse necessario ottenere una forma più precisa, conviene realizzare una traccia incidendo la superficie con uno scalpello a lama larga, su entrambe le facce, e completare poi la rottura lungo la linea a colpi mirati di mazza.
  6. Ogni lastra va posata su uno strato di sabbia un poco più spesso del necessario e battuta con il manico della mazza per affondarla e portarla a livello delle altre, eventualmente sollevandola per aggiungere o togliere sabbia di volta in volta; la planarità complessiva si verifica con frequenza, in ogni direzione, utilizzando una lunga staggia.
  7. Prima della posa definitiva si dispongono più lastre affiancate per verificare che la combinazione tra esse lasci fughe abbastanza regolari: una martellina aiuta a sbeccare i bordi che risultano troppo ravvicinati.
  8. Man mano che la posa avanza si fa penetrare la sabbia tra le fughe con una scopa per livellarle, mantenendosi scarsi, ove fosse necessario, per aggiungere il terriccio preseminato.

Cordoli di confine e canali di scolo

canale di scolo in pietra

  1. A differenza dello spazio antistante la casa, a transito esclusivamente pedonale, questa parte decentrata della pavimentazione è destinata alla sosta delle auto: pur essendo posata a secco necessita di essere racchiusa tra cordoli che mantengano la stabilità dell’area pavimentata. Inoltre, essendo in pendenza e ai piedi del tratto pedonabile, dev’essere predisposto un ampio canale di raccolta e smaltimento delle piogge.
  2. I cordoli di calcestruzzo vanno posati all’interno di uno scavo sul quale viene predisposto un letto di cemento, distanziato dalle lastre quanto basta a mantenere una fuga regolare; bisogna mantenere una sporgenza costante in altezza lungo tutta la pavimentazione, realizzando una sorta di bacino.
  3. A valle occorre predisporre un canale piuttosto ampio, ma con una depressione contenuta per consentire il passaggio delle auto: con l’aiuto di una lenza si traccia il solco prima di completare la parte più bassa di pavimentazione.
  4. Con frammenti di lastre adattati allo scopo si completano il fondo e le sponde del canale, legando le pietre con cemento e cercando di ottenere un percorso senza ostacoli o possibili ristagni. Si completa poi l’ultimo tratto di pavimentazione.

Utilizzando la pietra naturale possiamo quindi realizzare diverse tipologie di pavimentazione. In passato ne abbiamo già illustrata qualcuna, ad esempio:

Compostiera fai da te in legno | Costruzione passo-passo

Ecco come costruire una compostiera fai da te in legno con cui trasformare i rifiuti di casa e giardino in ottimo concime

Si sente sempre più parlare di compostaggio , nell’ambito dell’agricoltura biologica e della raccolta differenziata dei rifiuti: alcuni comuni distribuiscono addirittura le campane da mettere in giardino e, per versarvi i rifiuti umidi di casa e gli scarti del giardino, e trasformarli attraverso il compostaggio domestico in prezioso compost. Ma si può anche fabbricare da soli una compostiera fai da te riutilizzando vecchie tavole in abete e spezzoni di lamiera zincata. Si ottiene un cassone a griglia, con tre lati fissi e uno mobile per consentire lo svuotamento.

Taglio, preparazione e assemblaggio del compostiere
Si preparano tutti i pezzi nelle misure che occorrono: i quattro montanti, dall’estremità sagomata con incastro a dente, i listelli per i lati e quelli superiori, le lamiere sagomate di base, i supporti triangolari in legno e quelli a U in lamiera per il lato anteriore mobile. Si avvitano i supporti sui montanti, con inclinazione di 30° verso l’interno. Si procede separatamente alla verniciatura dei pezzi.

Il montaggio della compostiera fai da te avviene un lato alla volta, assemblando i montanti con i listelli superiori e con le lamiere di base mediante viti e chiodi, controllando che siano in squadra, per poi completare con gli altri listelli trasversali inchiodati. Si preparano fianco destro e sinistro, si assemblano fra loro aggiungendo il retro. Da ultimo si infilano le tavole anteriori estraibili.

  • Per approfondire consigliamo la lettura dell’articolo compostiera ecologica
  • In commercio esistono compostiera molto capiente come, ad esempio, la Thermo-King di Verdemax

Compostiera fai da te – Il progetto

compostiera in legno

Cosa serve per realizzare la compostiera:

  • Listello sezione 80×80 mm (4 pezzi da 1000 mm);
  • listello sezione 30×60 mm (2 pezzi da 920 mm; 2 da 1080 mm; 1 da 1240 mm; 1 da 1085 mm);
  • tavole sezione 15×140 mm (6 pezzi da 890 mm; 5 da 900 mm; 10 da 800 mm);
  • lamiera spessa 1,5 mm (2 pezzi 170×1040 mm; 1 da 170×1060 mm; 1 da 80×1340 mm);
  • profilato a U 2x20x20 mm (1 pezzo da 1800 mm);
  • carta vetrata;
  • viti;
  • chiodi;
  • vernice sottofondo tipo cementite;
  • vernice antiruggine;
  • smalto di finitura

profili compostiera

  1. i supporti triangolari in legno si avvitano ai montanti, con angolo di 30° fra verticale e ipotenusa, verso l’interno.
  2. le staffe anteriori a U vanno sagomate e piegate con le pinze, perché sostengano le tavole.
  3. dopo averle forate, le fissiamo con chiodi o viti, sempre con angolo di 30°.

costruire una compostiera

  • I montanti posteriori portano due file di supporti in legno, sui lati interni. Quelli anteriori hanno una fila di triangoli in legno, per fissare le assicelle laterali, e una di staffe metalliche a U lunghe 150 mm, per le asticelle mobili da infilare e sfilare sul davanti del cassone. I listelli superiori si fissano sui montanti nell’incastro sagomato a dente.
  • Le ultime staffe metalliche anteriori, in basso, vanno fissate dopo il montaggio della lamiera sagomata di base.
  • Nella visione dall’interno si notano i listelli laterali inchiodati e quelli anteriori solo appoggiati, per poterli sfilare. Tutti hanno angolazione di 30° verso l’interno.
  • I materiali, sgrossati con carta vetrata e tagliati a misura, si verniciano con un sottofondo, rispettivamente cementite per il legno, antiruggine per il metallo; si rifiniscono i pezzi con due mani di smalto prima dell’assemblaggio finale.

Seghetto alternativo RT-JS 85 Einhell

Una grande attenzione all’ergonomia per affrontare in sicurezza e facilità qualsiasi operazione di taglio; ampie possibilità di regolazione del moto pendolare e del numero di oscillazioni della lama

Il seghetto alternativo RT-JS 85 è veramente divertente da utilizzare, cambia il proprio comportamento per adattarsi ai diversi materiali e al tipo di taglio da eseguire. Le oscillazioni della lama possono essere variate in un intervallo tra 800 e 3.000 al minuto, il moto pendolare ha 4 livelli di comportamento (3+0), la profondità di taglio è di 85/12/8 mm (legno/plastica/metallo). Può montare indifferentemente lame con attacco a T o a U facilmente intercambiabili, il platorello è inclinabile su due lati ed è rivestito nella parte inferiore di materiale antigraffio per salvaguardare le superfici. Silenzioso, con vibrazioni contenute, provvisto di luce guida a led, ha una potenza di 750 W ed è fornito completo di guida parallela. Approfondi le caratteristiche del seghetto alternativo RT-JS 85 sul sito Einhell

Caratteristiche del seghetto alternativo RT-JS 85

montaggio lama seghetto alternativo

    1. Sul lato sinistro del seghetto alternativo RT-JS 85, sotto l’impugnatura è presente un cassettino in cui sono custodite le 3 lame in dotazione.
    2. Il cassettino è bloccato a scatto sull’apparecchio e scorre su guide, può essere sfilato spingendolo verso l’attacco del cavo di alimentazione.
    3. Il montaggio della lama avviene senza bisogno di attrezzi: basta ribaltare la copertura di protezione (qui rimossa per esigenze fotografiche), premere il portalama verso l’alto e inserirvi la lama fino a battuta, quindi lasciar scivolare il portalama verso il basso. Occorre verificare che la lama si trovi all’interno del rullo guida e che sia stretta nella sede prima di avviare il seghetto.
    4. Per inclinare la suola occorre spingere il selettore di sbloccaggio che si trova nella parte inferiore sul lato destro.
    5. Si tira leggermente in avanti la suola e si può procedere all’inclinazione fino a 45° verso destra o verso sinistra, con due posizioni intermedie premarcate sulla ghiera a 15° e a 30°, ma si può impostare manualmente qualsiasi angolazione. Trovata la posizione, il selettore va riportato sulla posizione di blocco della suola.
    6. Anche tagli i rettilinei alla massima inclinazione si realizzano facilmente e con precisione montando la guida parallela e regolando in modo opportuno il numero di giri e il moto pendolare della lama. Alla buona riuscita del lavoro concorre, ovviamente, la scelta della dentatura, più o meno fine.
    7. Il moto pendolare della lama può essere regolato su 4 diverse posizioni che permettono di affrontare tagli in qualsiasi materiale. In posizione 0 il movimento pendolare è escluso, si ottengono spigoli di taglio precisi e puliti su materiali sottili e duri, come le lamiere, ed è la regolazione ideale per gomma, ceramica, alluminio e acciaio. Le altre 3 producono un movimento pendolare crescente: la 2 è per legni duri, plastica, alluminio; la 3 per legno di media durezza; la 4 per materiali morbidi e per il taglio fendente (nel senso delle venature) del legno.
    8. La protezione trasparente avvolge la zona di azione della lama, protegge l’operatore e ostacola lo spargimento di segatura, facilitandone l’aspirazione.
    9. Il numero delle oscillazioni è regolabile in continuo e la rotella si trova in posizione favorevole per variare il numero di giri anche mentre si lavora.
    10. La guida parallela dispone di una sede sicura ricavata nel corpo della suola; dopo averla regolata, si blocca tramite due perni frontali a vite. La guida può essere messa indifferentemente a destra o a sinistra rispetto al  seghetto alternativo RT-JS 85