Home Blog Page 23

Lettino fai da te per esterni con tavolino annesso

0

Un’abbinata di due complementi d’arredo per la terrazza o il giardino. Questo lettino fai da te per esterni è facilmente realizzabile con legno di recupero da bancali o, magari, avanzi da altre lavorazioni

Un progetto semplice, che può essere anche molto economico da realizzare, in quanto molto del legno necessario può essere facilmente recuperato smontando alcuni bancali. Si tratta di un lettino fai da te per esterni, con schienale regolabile e relativo tavolinetto da abbinare.

Recuperando le tavole dei bancali si ottengono le doghe che formano la superficie d’appoggio del lettino fai da te e il piano del tavolino. I fardasé più smaliziati, facendo un bel po’ di lavoro in più, possono realizzare con il legno dei bancali anche il rivestimento laterale (i fianchi) del lettino, assemblando le singole tavolette per comporre gli interi pannelli di lamellare necessari.

Per irrobustire la costruzione e realizzare i piedi d’appoggio servono anche altri elementi, fra cui travetti a sezione quadrata e listelli a sezione rettangolare. Quelli a sezione quadrata, 50×50 mm circa, si usano per fare i piedi d’appoggio e 3 traverse: due sistemate internamente alle estremità, e una da posizionare ad hoc, come supporto della cerniera a compasso che regge lo schienale.

Altri listelli a sezione rettangolare sono collocati longitudinalmente, all’interno del lettino fai da te, per irrobustire i fianchi e, soprattutto, formare il supporto su cui vanno in appoggio le doghe. La posizione di questi listelli, pertanto, deve essere calcolata con precisione, tenendo conto dello spessore delle doghe e del telaio che le unisce. La superficie del piano d’appoggio, infatti, deve risultare a filo dei fianchi.

Sistema reclinabile

Su internet si trovano facilmente cerniere a compasso di varia foggia e robustezza. La difficoltà sta nell’individuare un modello che sia anche di semplice regolazione, per poter bloccare con diverse inclinazioni lo schienale, senza dover fare manovre impegnative. Ideali sono quei tipi che consentono la regolazione stando seduti.

La struttura con fascione di contorno

Sul pannello del rivestimento frontale si fa una grande asola per poter spostare agevolmente il lettino fai da te. Si eseguono due fori alle estremità dell’apertura con una mecchia, poi si uniscono con seghetto alternativo.
L’unione fra i fianchi e i pannelli di testa si realizza con piastrine angolari piuttosto lunghe, mettendo tutte le viti consentite. Sui fianchi ci sono già avvitati i longheroni di irrobustimento e i piedi.
Sull’altro lato, il lettino fai da te va in appoggio su rotelle fisse. Considerando il peso che può gravare su questi elementi, i supporti devono essere adeguati: un blocchetto a sezione 50×50 mm, su cui è già fissata la rotella, si appoggia al listello longitudinale e viene a sua volta fissato con viti.

La seduta e lo schienale regolabile del lettino fai da te per esterni

Il piano d’appoggio è fatto in modo molto semplice: le doghe si fissano, partendo dalle due alle estremità, a due tavole (della stessa sezione delle doghe), tenendo il tutto ben squadrato. Per distanziare correttamente le doghe durante il fissaggio si usano pezzi di scarto di MDF.
Il piano d’appoggio lungo si unisce con lo schienale mediante un pezzo di cerniera a libro a metro, sovrapponendo i due pezzi e applicando tutte le viti.
Le due cerniere a compasso si fissano solo dopo avere preso i giusti riferimenti per consentire allo schienale il movimento corretto.

La finitura

Se è previsto che questi due complementi d’arredo restino esposti, in caso di maltempo, è necessario applicare molte mani di impregnante, tutte intercalate da carteggiatura, progressivamente più fine.
Considerando l’utilizzo del lettino fai da te è consigliato eseguire una fresatura per arrotondare i bordi. È sufficiente fare una passata su quelli superiori dei fianchi, sui quali si va più facilmente a sfregare con i vestiti o anche con la cute.

Casetta da giardino fai da te per piante… ma non solo!

Collocata ai margini del giardino, in un luogo ombreggiato, la casetta da giardino fai da te può essere utilizzata come serra e come angolo per rilassarsi, leggere un libro o fare colazione, senza dover spostare nulla; la sua costruzione è meno difficoltosa di quanto sembra

Una casetta da giardino fai da te è ideale per permettere a molte piante da giardino fiorite o da orto di svilupparsi anche nelle mezze stagioni, caratterizzate da temperature ancora un po’ rigide prima del sorgere del sole e dopo il tramonto; possono continuare il loro ciclo senza spostarle anche quando arriva il gran caldo, se la casetta da giardino fai da te è posta in una zona ombreggiata e provvista di aperture che favoriscano la circolazione dell’aria. La struttura appena descritta è di fatto una serra, ma quella che proponiamo è decisamente più evoluta: il volume disponibile e alcune intelligenti soluzioni permettono di utilizzarla anche come salottino. Lo spazio per le diverse piante è ricavato lungo il perimetro interno, mentre al centro rimane disponibile un’area sufficiente a collocarvi un tavolino e un paio di sedie, senza limitare la libertà di movimento per accudire le piante. La parete di fondo della casetta da giardino fai da te è cieca, per dare un minimo di riservatezza, ma le pareti laterali e il frontale offrono ampie superfici vetrate; la copertura è del tutto trasparente e incorpora una coppia di lucernari che permettono di smaltire il calore che tende a stratificarsi in alto nelle giornate estive. Sebbene possa apparire complessa, la costruzione di questa casetta da giardino fai da te non contempla l’utilizzo di attrezzature particolari, né laboriosi incastri o fresature: gli elementi sono tutti uniti per avvitatura e sono sufficienti una sega circolare e un seghetto alternativo per tagliarli a misura e sagomarli ove necessario. L’idea di utilizzare listelli di larice stondati per le specchiature cieche ne valorizza l’estetica complessiva, come pure la vetrata a mezzaluna incorporata nel timpano.

La casetta in legno da giardino è utile per le piante, ma non solo

serra per piante

  1. Su entrambi i lati sono installate lunghe mensole su cui appoggiare i vasi di dimensioni ridotte; l’altezza è ideale per curare le piante, eliminare foglie secche o fiori appassiti, incorporare concimi, spruzzare antiparassitari.
  2. Con entrambe le porte aperte si ottiene un’abbondante ventilazione anche nelle giornate estive; se alla serra si fa pervenire la linea elettrica è possibile alimentare una lampada per utilizzarla anche nelle ore serali, magari installando una zanzariera per impedire l’ingresso agli insetti.
  3. A ridosso della parete di fondo vengono collocati tre cassoni in cui coltivare piante orticole a sviluppo aereo, quali peperoni, pomodori, cetrioli. Per nasconderli alla vista si realizza un pannello mobile a tutta larghezza.
  4. La lampada centrale è collegata a una tavola di legno che si avvita sulle travi inferiori (catene) delle capriate del tetto; si notano anche le aste che, grazie a un’estensione, permettono di aprire da terra i lucernari per disperdere il calore interno e favorire la circolazione dell’aria.

Cosa occorre per realizzare la casetta da giardino fai da te (lettere riferite al disegno):

PER  IL BASAMENTO (misure in mm)

  • Legno impregnato da 45×95: 2 raggi (A) da 3800, 2 barre (B) da 3710, 2 barre (C) da 2810;
  • 30 assi di larice (D) da 28x120x2900;
  • 4 blocchi di fondazione (E);
  • 1 telone (F) da 3000x 4000;
  • viti 5×60 e 4×40;
  • bulloni da legno 10×70 con relativi dadi e rondelle;
  • 4 ganci da 45×95;
  • 4 blocchi di legno da 90x90x90

PER  I TELAI LATERALI (misure in mm)

  • Listelli divisori da 45×45: 8 orizzontali (A) da 2685, 19 verticali (B) da 1850,
  • 14 traverse da 615 (C),
  • 4 stipiti da 1840 (D);
  • 6 traverse da 45x95x542 (E);
  • 174 tavole da 19x95x615 (F)

PER  IL TETTO (misure in mm)

  • Listelli da 45×70: 2 travi (A) da 2540, 2 travi (B) da 1610, 6 travi (C) da 1585, 3 travi (D) da 1970,
  • 3 rinforzi capriate (E) da 340;
  • compensato marino spesso 12: 2 fogli interi da 1120×2440 per la finestrella (F), per il colmo (J-K) e per i due fregi (Q);
  • listello di colmo (G) da 45x95x2595;
  • 10 puntoni (H) da 20x95x1555;
  • 2 tavole (J) da 20x95x2685;
  • listelli sezione 20×45: un longherone (K) da 2685, 16 battute (L) da 1560, 8 battute (M) da 615, 2 battute (N) da 575, 4 battute (O) da 1900;
  • listellini fermavetro (P) sezione 17×20 circa 80 metri;
  • nastro isolante (R) sezione 4×10 circa 150 metri.

PER  UN LUCERNARIO (misure in mm)

  • Listelli sezione 45×45: 2 parti telaio (A) da 565, 2 parti telaio (B) da 475;
  • 2 modanature (C) da 20x95x610;
  • una modanatura (D) da 20x45x565;
  • 4 modanature di battuta (E) da 17x20x475;
  • 2 modanature (F) da 8x21x475.
  • Vetri spessi 3
  • 8 lastre (A) da 610×1275,
  • 2 lastre porta (B) da 530×1180,
  • 2 lastre porta (C) da 530×355,
  • 6 lastre (D) da 610×1620,
  • 2 lastre (E) da 610×985,
  • 2 lastre (F) per lucernari da 465×465,
  • 1 lastra ad arco per il timpano (G) da 385×1290.

INOLTRE (misure in mm)

  • viti 4×30 – 4×40 – 5×60 – 5×80 – 5×100 – 6×120;
  • 3 chiavistelli da 50×120;
  • 6 cerniere a libro da 70×170;
  • 2 staffe da 45×95;
  • 4 cerniere per finestre da 45×90;
  • 3 ganci a braccetto da 300;
  • 2 maniglie da porte;
  • 2 aste di apertura lucernai da 300;
  • protettivo per legno

casetta in legno

La preparazione del basamento

preparazione basamento casetta

  1. Il basamento si realizza con travi di legno impregnato 45×95 mm; il telaio è ancorato a 4 plinti di cemento annegati nel terreno, posti lungo i lati lunghi a circa 800 mm dagli angoli. La zona scelta, in questo caso, si presenta con una natura mista (prato e resti di una porzione ricoperta con autobloccanti) e non planare, per cui il telaio va spessorato fino a portarlo in bolla in tutte le direzioni.
  2. Agli angoli, l’unione delle travi è affidata a robuste piastre angolari avvitate dall’interno; si utilizzano viti Ø 4×40 mm.
  3. Alla sommità dei blocchi di cemento vengono fissate le staffe a U per l’ancoraggio del telaio: staffe e legno si attraversano con bulloni a testa tonda Ø 10×70 mm inseriti dall’esterno e serrati con dadi e rondelle.
  4. Per fissare al telaio le travi centrali si utilizzano coppie di piastre angolari con un’ala ripiegata nella parte inferiore.
  5. I mattoncini di cemento sono ottimi come spessori per compensare il dislivello, con l’eventuale aggiunta di un pezzo di piastrella se l’altezza è insufficiente. Ovviamente l’appoggio deve avvenire su un supporto stabile, esente da cedimenti.
  6. Il telaio va rivestito con un telo per pacciamatura, fissato alla struttura con punti metallici. Pur consentendo la traspirazione necessaria a impedire ristagni di umidità, ha lo scopo di inibire la ricrescita dell’erba.
  7. Per realizzare la pavimentazione di legno occorrono 30 assi di larice da 28×120 mm
  8. Le assi di larice sono disposte sul telaio ricoperto di telo nel senso della larghezza.
  9. Le assi non vanno accostate le une alle altre, è previsto che venga mantenuta una fessura costante di 5 mm: a questo proposito occorre avere a disposizione alcuni scarti di compensato da utilizzare come distanziatori. Si utilizzano viti Ø 5×60 mm.

Costruire i pannelli laterali, di fondo e frontale

pannelli laterali casetta in legno

Il perimetro è composto da 4 pannelli: anche quello posteriore, pur essendo totalmente cieco, è diviso in due sezioni sovrapposte come gli altri. La struttura dei due pannelli laterali è identica, ma le due pareti devono essere a specchio: il settore interamente cieco deve essere quello più interno, come si vede nella foto 9. L’altezza interna di ogni specchiatura dev’essere un esatto multiplo della larghezza delle tavolette che la rivestono.

  1. La divisione dei telai viene calcolata sulla misura standard del vetro (610 mm, si calcolano 5 mm in più), che deve inserirsi nel quadro con precisione. Si dispongono in sequenza 4 tavolette da 615 mm intercalate da tozzetti da 45×45 mm che simulano i montanti e si marcano su uno dei listelli orizzontali del telaio le posizioni; questo farà da riscontro per riportare le tracciature anche sugli altri, serrandoli tra morsetti.
  2. Il telaio viene predisposto in bianco sollevando gli elementi da terra con spessori calibrati.
  3. Quindi si procede al loro fissaggio con una coppia di viti Ø 5×80 mm per ogni giunzione.
  4. Le tavolette utilizzate nella fase precedente garantiscono l’esatta posizione.
  5. I listelli orizzontali che separano la specchiatura inferiore da quella superiore si avvitano ai montanti con viti inserite in diagonale, dopo aver preforato il legno.
  6. Qui i listelli di battuta per le tavolette e per i vetri sono ricavati sezionando con tagli longitudinali larghe tavole e poi tagliando alla lunghezza necessaria i vari pezzi per comporre le cornici. Dal punto di vista economico, è più conveniente agire in questo modo che acquistare i listelli già pronti nelle diverse misure.
  7. All’interno di ogni specchiatura si realizza la cornice avvitando i listelli a filo posteriore del telaio con viti Ø 4×40 mm.
  8. Si completano le specchiature cieche con le tavolette, fissandole ai listelli di battuta con chiodini Ø 1,8×35 mm.
  9. Le due pareti laterali sono pronte per la finitura e per il montaggio in sede.
  10. Dopo aver composto il pannello frontale, lasciando liberi i due settori centrali, si serrano i quattro stipiti a un lato del vano destinato all’apertura. Si misura la larghezza dello spazio che rimane vuoto, si sottraggono 10 mm e si divide per due: con questo calcolo si ha l’esatta lunghezza che devono avere le 6 tavole orizzontali necessarie a comporre le ante.
  11. Le due tavole intermedie delle ante, per motivi estetici, devono trovarsi a filo superiore di quelle intermedie dei settori laterali. Con l’aiuto di una squadra a cappello se ne marca il corretto allineamento su uno dei montanti: questo, come già fatto in precedenza, servirà da riscontro per riportare le tracce sugli altri, dopo averli allineati e stretti tra morsetti.
  12. Bloccate le traverse ai montanti per un corretto allineamento, si prefora il legno e si assemblano le parti con viti Ø 5×100 mm. Quando i due telai sono completi, vanno collocati nel pannello per verificare che entrino con un minimo gioco.
  13. Estratte nuovamente le ante, si avvitano i profili di battuta per i vetri superiori e inferiori.
  14. Le ante sono pronte: prima di incernierarle al pannello e inserire i vetri si procede con la finitura.

schema di costruzione casa in legno
I disegni raffigurano in piano lo schema di costruzione del pannello frontale A, dei due pannelli laterali B e del pannello posteriore C.

 

Costruire le capriate e il timpano vetrato

capriate e timpano vetrato

casetta da giardino fai da te 9

  1. Il pannello da cui ricavare il timpano A va centrato sul telaio frontale: i listelli bloccati con morsetti ai lati simulano lo spessore delle pareti laterali. Si misura un’altezza al vertice di 810 mm, poi la si adatta conferendo alla falda un’inclinazione di 30° con uno dei puntoni, sul quale si marcano le estremità da tagliare inclinate.
  2. Come si vede nel dettaglio del disegno E dello spiovente, bisogna considerare l’ingombro della guarnizione e del vetro di copertura del tetto, per cui al bordo superiore si aumenta lo spazio di un centimetro. Per questo motivo, il bordo esterno del puntone non è a contatto dell’angolo formato dai pannelli, ma distanziato da esso di tale misura.
  3. Si tagliano le estremità del primo puntone con l’inclinazione rilevata e, utilizzandolo come dima, si tagliano gli altri per le altre capriate.
  4. Utilizzando due puntoni contrapposti, a formare la falda, si posiziona il listello orizzontale che costituisce la base del timpano e se ne tracciano le estremità con la giusta angolazione.
  5. Effettuato il taglio, si ricompone il triangolo e si uniscono
    i pezzi per avvitatura, utilizzando viti Ø 5×100 e Ø 6×100 mm (sempre preforando il legno).
  6. Le 3 capriate intermedie B sono leggermente diverse da quelle posteriore e anteriore: si nota la scanalatura al vertice per inserimento della trave di colmo e la diversa sagomatura delle estremità inferiori dei puntoni, in quanto questi vanno ad appoggiare sui telai laterali e devono essere sagomati di conseguenza. La base del triangolo (catena) è meno distanziata dal vertice e, sotto quest’ultimo, va inserito un listello di rinforzo; completata la prima capriata, la si usa come dima per le altre due.
  7. Si posiziona la cornice del timpano sul pannello e se ne riporta il perimetro (sul suo vertice troverà posto il fregio proposto nel disegno C).
  8. Si traccia la curva della finestra, con un raggio di 705 mm.
  9. Si taglia la base con la sega circolare munita di guida
  10. …e la curva con il seghetto alternativo.
  11. Dopo aver predisposto i listelli di battuta, si fissa la finestratura all’interno del telaio. Si procede allo stesso modo per il timpano posteriore, ma senza finestratura.
  12. L’inserimento del vetro si effettua dopo l’applicazione della finitura: si nota anche la staffa di collegamento alla trave di colmo. Per realizzare la cornice di battuta del vetro e quella di chiusura si posiziona il timpano sul pannello e si traccia il contorno dell’apertura. Si apre la finestratura con il seghetto alternativo, lasciando legno tutto intorno.
  13. Il pannello con la finestratura D si appoggia su un secondo pannello, si blocca con morsetti e si tagliano i due pannelli insieme, facendo scorrere il seghetto circa 50 mm all’esterno della finestratura. Si ottengono così la cornice di chiusura del vetro, da montare sul lato interno del timpano, e una porzione di pannello a forma di mezzaluna.
  14. Nella mezzaluna risultante si apre una seconda finestratura a 25 mm dal bordo: si ottiene così la cornice di battuta. Le due cornici sono pronte per la finitura.
  15. A smalto asciutto si monta sul perimetro interno delle cornici la guarnizione di mastice e si assembla il vetro.

timpano di vetro

Le pareti, i timpani, le capriate, le ante e tutti i vari listelli e travetti necessari a ultimare la casetta da giardino fai da te vanno trattati prima del montaggio con una mano di fondo e due di smalto per esterni; si potrebbe anche ipotizzare di preservare l’aspetto naturale del legno con protettivi trasparenti, ma il bianco esalta la luminosità della casetta, soprattutto all’interno, facendola risaltare con discrezione tra il verde circostante. Come per la costruzione dei singoli elementi, tutto il montaggio avviene con viti di varie misure tropicalizzate, ovvero rivestite con un trattamento a base di cromo successivo alla zincatura; questo accorgimento le rende particolarmente resistenti all’umidità, si riconoscono per il caratteristico colore giallastro. La preforazione del legno con una punta di diametro appena inferiore a quello della vite allunga un po’ il lavoro, ma permette di inserire la vite senza rischiare fessurazioni nel legno. Il minor sforzo, oltre a ridurre la fatica (di viti ce ne sono un bel po’), evita che il bit possa sfuggire dall’intaglio della testa e rovinarlo; naturalmente la “coppia” dell’avvitatore va regolata in modo che la testa della vite non penetri in profondità nel legno. Le guarnizioni evitano infiltrazioni attraverso le superfici vetrate; verrebbe spontaneo pensare di siliconare anche i collegamenti legno-legno più esposti, ma sarebbe inopportuno, meglio lasciare che l’eventuale condensa che si può formare nello sbalzo termico tra notte e giorno abbia la possibilità di evaporare. D’altro canto, lo smalto protegge già efficacemente la struttura e l’apertura dei lucernari contribuisce allo smaltimento di quella che si può formare all’interno per la presenza delle piante.

Tirar su le pareti e unirle al basamento

unione delle pareti

  1.  Il montaggio inizia con la parete di fondo, ben centrata ai margini del lato posteriore del basamento. Se si lavora da soli, occorre almeno una lunga tavola (ma due sono meglio, una all’interno e una all’esterno) per puntellare il pannello e mantenerlo perpendicolare al basamento mentre si inseriscono le viti attraverso il listello di base.
  2. Senza togliere il puntello si allinea a filo esterno del fondo uno dei laterali,
  3. lo si blocca con morsetti e si uniscono i due pannelli con viti che attraversano il listello estremo del laterale e fanno presa in quello del fondo.
  4. A seguire si monta l’altro laterale e, per finire, il pannello frontale.
  5. Per far sì che i primi due pannelli uniti rimangano in posizione bisogna fissarli alla pavimentazione. Si controlla che formino esattamente un angolo retto e si attraversa la cornice inferiore con le viti, leggermente inclinate. Per proseguire il montaggio si può fare a meno di puntelli ausiliari, le due strutture sono in grado di stare ritte da sole (se non c’è vento).
  6. Il pannello frontale si inserisce tra i due laterali, perfettamente allineato a essi. Bloccarlo con morsetti è più semplice di prima, grazie alle specchiature aperte, ma serve un minimo di gioco tra i laterali: potrebbero essere da rimuovere momentaneamente alcune viti che li fissano al basamento, per poi reinserirle dopo aver bloccato il frontale ai laterali con morsetti. Si inseriscono le viti attraverso i montanti come si è fatto in precedenza.
  7. Anche il fissaggio al basamento è meno impegnativo: nella parte centrale le viti possono essere inserite perpendicolari al basamento anziché inclinate, lungo la mezzeria del listello.

Timpani e capriate

casetta da giardino fai da te 19

Prima del montaggio dei timpani e delle capriate bisogna provvedere a fissare su di essi le battute per i vetri di copertura, sui due lati inclinati. Per i due timpani la battuta si realizza solo sul lato interno, mentre per le capriate occorre su entrambi i lati; i listelli vanno avvitati in posizione ribassata di 10 mm, per tenere conto dell’ingombro della guarnizione e del vetro.

  1. Si appoggia una tavola sulla faccia esterna del pannello di fondo, in corrispondenza di un montante, facendola sporgere in alto di circa 70 cm e la si fissa provvisoriamente con un paio di viti, per avere un riscontro per l’allineamento orizzontale del timpano. Questo si blocca alla tavola con un morsetto e lo si può fissare con viti che attraversano, da sotto, il listello superiore del pannello di fondo.
  2. Al vertice dei timpani, sempre sul lato interno, si avvitano i supporti metallici in cui devono inserirsi le estremità della trave di colmo; ricordiamo che le tre capriate presentano al vertice una gola per lo stesso motivo.
  3. Per montare il timpano frontale, non è necessario avvitare la tavola di riscontro ai montanti: le specchiature permettono il fissaggio con morsetti, senza forare.
  4. La trave di colmo, tagliata alla lunghezza necessaria, si inserisce sui supporti metallici per poi fissarla a essi con viti.
  5. Ciascuna delle tre capriate va sollevata quasi capovolta e fatta ruota
    re, dopo che ha superato l’altezza delle pareti, fino a portarla in verticale con i puntoni in appoggio sulle pareti e la trave di colmo annegata nell’incavo al vertice.

Montare la struttura e chiudere il tetto

montaggio dei timpani e delle capriate

  1. A una a una si controlla che le capriate siano a piombo e che la distanza timpano-capriata e capriata-capriata, misurata tra due elementi, sia 615 mm, ovvero la larghezza del vetro più 5 mm. Si procede quindi al loro fissaggio con viti, nei punti di appoggio inferiori (dall’interno) e nell’intersezione con la trave di colmo (dall’esterno).
  2. Sui lati verticali della trave, tra le capriate e i timpani, si avvitano i listelli M a filo dei listelli L, completando così le cornici di battuta per guarnizioni e vetri.
  3. Sul bordo superiore dei listelli che fanno da battuta ai vetri si srotola la guarnizione, lungo tutto il perimetro di ogni settore. La faccia inferiore della guarnizione è già predisposta con un collante protetto da una pellicola adesiva, basta sollevarla man mano che si avanza e premerla per farla aderire al legno.
  4. Prima di montare i vetri di copertura, si riveste la linea di colmo da entrambi i lati con le tavole J, fissate con viti Ø 4×40 mm inserite nel telaio delle capriate e dei timpani: la fessura che rimane tra queste tavole e i listelli di battuta deve permettere di spingere i vetri di copertura sotto le tavole stesse. Se le tavole J dovessero sporgere dai timpani possono essere rifilate con un segaccio dopo il fissaggio.
  5. Le sei lastre di copertura intere vanno spinte verso l’alto e premute sulla guarnizione: i listelli H avvitati a timpani e capriate hanno il compito di immobilizzarle. Prima di avvitarli bisogna applicare sulla loro faccia inferiore la guarnizione adesiva: una striscia continua per quelli da avvitare ai timpani e due strisce parallele per quelli avvitati sulle capriate, in quanto abbracciano due vetri. Le due lastre più corte vanno allineate alle altre lungo la linea di falda, dopo aver fissato tra le due capriate i listelli orizzontali N di battuta.
  6. La cornice del lucernario è costituita da due coppie di listelli A e B uniti con viti Ø 5×80 mm.
  7. Si preparano i listelli di battuta per il vetro come si è già visto, si applica la finitura su tutto e si stende la guarnizione; il vetro deve rimanere ribassato di circa 3 mm, perché poi si applica una seconda guarnizione perimetrale per i listelli C (che fanno battuta laterale sulle tavole H, sporgendo di lato) e F. Il listello D fa invece battuta sulla lastra di copertura, rivestita da una striscia di guarnizione sulla linea di contatto.
  8. Il lucernario finito viene incernierato sul listello J; vanno stese anche due strisce di guarnizione sui listelli H per assicurare una buona tenuta ad aria e acqua.

Il montaggio delle porte

montaggio porte

  1. Le due ante devono aprirsi verso l’esterno: la soluzione scelta per la loro articolazione è costituita da tre cerniere a bandiera che, quindi, vanno avvitate sulla faccia esterna, in corrispondenza delle traverse.
  2. La prima anta va sollevata e inserita nella specchiatura, appoggiata contro la cornice perimetrale di battuta. Bisogna tenere a portata di mano uno o più spessori da collocare sotto l’anta in modo che sopra e sotto sia distanziata equamente dal telaio.
  3. Controllando che il montante dell’anta e quello del pannello siano a filo esterno, la si blocca in posizione con una coppia di morsetti, poi la si avvita al pannello inserendo le viti nelle ali corte delle cerniere. Lo stesso si fa per l’altra anta.
  4. Dopo aver testato la corretta articolazione delle ante, nonché l’allineamento reciproco, si può provvedere al montaggio della maniglia, degli scrocchetti e dei sistemi di aggancio; si applica poi la guarnizione sulla cornice di battuta della prima specchiatura e si posiziona il vetro.
  5. I listelli fermavetro, già provvisti di guarnizione, si avvitano al telaio, ripetendo l’operazione per tutti gli altri.

I vasconi per l’orto

vasce per piante orticole

  1. Le piante orticole, che con lo sviluppo diventano più ingombranti e richiederebbero innaffiature frequenti, vengono coltivate in cassoni che rilasciano gradualmente l’acqua in essi contenuta per capillarità. In questo modo il terriccio rimane sempre umido a sufficienza senza pericolo di ristagni che potrebbero danneggiare le radici (e il pavimento) o di doversi ricordare di bagnarle. Non serve neppure un contenitore per il terriccio: lo stesso sacco, appoggiato sopra il cassone, può essere inciso quel tanto che basta a collocarvi direttamente le piante. Questo sistema di irrigazione è detto comunemente “a stoppino”: riserva d’acqua e pianta non sono direttamente a contatto, basta utilizzare una striscia di materiale in grado di impregnarsi d’acqua (stuoia filtrante, lana intrecciata), bagnarla bene e porre un’estremità in immersione e l’altra in prossimità delle radici: la pianta sarà in grado di “bere” da sé in base ai bisogni. Anche se molto funzionale, l’insieme non è altrettanto bello da vedere, perciò conviene costruire una schermatura che lasci visibili solo le piante.
  2. Si costruisce una cornice di listelli che abbia la stessa larghezza interna della serra (meno qualche millimetro) e che risulti abbastanza alta da nascondere frontalmente anche i sacchetti di terriccio. L’altezza, all’interno della cornice, deve essere un multiplo esatto delle tavole stondate utilizzate per i pannelli.
  3. La cornice va suddivisa in 4 specchiature, in modo che i montanti ricadano esattamente allineati a quelli del pannello posteriore della serra; come per le pareti, si realizzano le battute per le tavole orizzontali di rivestimento.
  4. Il pannello finito, una volta smaltato e messo in posizione, risulta perfettamente sovrapposto alla parete di fondo;
  5. va provvisto di piedini a filo sul lato anteriore, ma sporgenti su quello posteriore, per garantire una buona stabilità.

Le mensole angolari e la lancia sul timpano

mensole angolari

  1. Per sfruttare bene tutto lo spazio disponibile all’interno, una buona idea è quella di preparare mensole da collocare negli angoli. Sono sufficienti due listelli da 20×20 mm con le estremità sagomate per assecondare la geometria angolare e tre tavolette da 20×95 mm, anche queste con i lati corti bisellati.
  2. I due listelli di supporto si avvitano alle pareti appena sotto la base dei vetri, con viti Ø 4×40 mm; su di essi, con le stesse viti, si montano le tavolette. Da notare che la lunghezza dei listelli va calcolata tenendo conto che le tavolette non vanno accostate, ma distanziate di circa 15 mm.
  3. Un ulteriore abbellimento della facciata è la guglia a lancia posta al vertice del timpano: la si ottiene da un pezzo di compensato marino da 12 mm. Anche in questo caso per il fissaggio è sufficiente una
    coppia di viti, ma è opportuno stendere un velo di sigillante per esterni lungo tutto il perimetro per evitare infiltrazioni d’acqua; se si vuole assicurare una lunga durata al legno, questo accorgimento andrebbe attuato anche sugli altri collegamenti legno-legno della copertura, maggiormente esposti alla pioggia.

Accurati particolari

scrocchetti di chiusura

  1. Per l’apertura dei lucernari basta prolungare il sistema di ribalta con un listello avvitato a esso per effettuare l’operazione senza bisogno di scale o sgabelli.
  2. I due ganci avvitati sui montanti laterali della parete frontale, all’esterno, si inseriscono in occhielli avvitati ai montanti interni delle ante per bloccarle in apertura.
  3. Un terzo gancio, a circa metà altezza dell’anta principale, sul lato interno, permette di bloccarla in posizione semiaperta grazie a un occhiello corrispondente avvitato sul lato esterno dell’altra anta, lasciata chiusa.
  4. L’anta secondaria si blocca in alto e in basso tramite due scrocchetti; un terzo chiude le ante dall’esterno.
  5. Un semplice sistema permette di chiudere la serra anche dall’interno.

LE MACCHINE PER LA LAVORAZIONE DEL LEGNO SOCOMEC

Da piccola impresa artigiana a grande azienda che vanta una produzione interamente italiana di macchine per la lavorazione del legno.

La storia di Socomec inizia nel 1985 dal desiderio comune dei soci fondatori di creare una realtà imprenditoriale capace di offrire macchine resistenti e durature, realizzate con componenti di prima qualità.

La produzione, che inizialmente prevedeva solo seghe a nastro e levigatrici a nastro lungo, è cresciuta costantemente nel corso di questi anni e attualmente prevede: pialle, combinate universali, cavatrici, fresatrici, affilatrici e altri prodotti.

Seghe a nastro e levigatrici a nastro lungo, il top di gamma della produzione di SOCOMEC

Seghe a nastro e levigatrici a nastro lungo rappresentano la punta di diamante della produzione dell’azienda.

Le seghe a nastro consentono il taglio di qualsiasi genere di legname, tre tipologie di taglio differenti (trasversale, longitudinale e curvo) e un risultato finale di qualità a prescindere dalla grandezza della macchina.

La gamma di seghe professionali prevede inoltre seghe circolari e squadratrici e seghe radiali.

Per una levigazione rapida delle superfici in legno SOCOMEC propone una gamma di levigatrici che prevede i seguenti modelli: a nastro, a nastro per bordi, con nastro oscillante e modulari.

Il vantaggio della versatilità delle macchine per la lavorazione del legno SOCOMEC

Ogni macchina per la lavorazione del legno a marchio SOCOMEC è progettata per soddisfare i bisogni e le necessità del proprio utilizzatore, anche quando sono fuori standard.

La versatilità è il fattor comune dell’intera produzione aziendale che, con i dovuti accorgimenti, permette di:

  • soddisfare con successo una vasta clientela costituita da hobbisti e realtà appartenenti all’industria del legno del panorama Nazionale, Europeo e Mondiale;
  • eseguire lavorazioni su materiali diversi dal legno, ad esempio l’alluminio, i metalli leggeri, le plastiche, il pvc e molto altro.

Una manutenzione ordinaria semplice ed intuitiva

Le macchine per la lavorazione del legno SOCOMEC richiedono una manutenzione ordinaria semplice ed intuitiva.

La cadenza, settimanale o giornaliera, dipende dal carico di lavoro della macchina ed è fondamentale per un buon funzionamento della stessa.

Solitamente la manutenzione ordinaria prevede l’aspirazione dei residui di lavorazione, polvere e trucioli, e la lubrificazione di tutti gli organi di movimento.

Gli eventuali interventi di manutenzione straordinaria vengono eseguiti su richiesta del cliente dai tecnici dell’azienda.

SOCOMEC, da sempre sinonimo di qualità ed affidabilità

Il marchio SOCOMEC è garanzia di qualità ed affidabilità nel settore della lavorazione del legno.

Tutte le macchine sono:

  • GARANTITE 12 MESI, a partire dalla data di acquisto, contro i difetti di materiale e di fabbricazione, in condizioni di normale impiego e di manutenzione;
  • CERTIFICATE: è garantita l’omologazione alle normative comunitarie, la provenienza di tutti i componenti ed alti standard qualitativi di produzione.

Donne e motori, gioie e dolori

Tratto da “Far da sé n.532 – Agosto/Settembre 2023″

Autore: Nicla de Carolis

È un detto che fa riferimento a una visione stereotipata, oggi politicamente scorretta, concepita in un mondo sempliciotto dove le donne e i motori erano considerate le due passioni di un uomo. Noi naturalmente vogliamo parlare di auto, il mezzo a motore termico, oggi messo sotto accusa per via delle emissioni di CO2, ma di cui tutti ci serviamo e di cui in molti ci gratifichiamo, essendo appagati
dall’avere un’auto bella e performante.
Certo siamo consci di quanto scientificamente denunciano gli ambientalisti: “… di tutta l’energia liberata dalla combustione di un motore termico solo il 13% si trasforma effettivamente in trazione… il restante 87% diventa solo calore e rumore… l’auto è una specie di gigantesca stufa che riscalda l’atmosfera e poi, incidentalmente, produce movimento… in pratica, solo meno dell’1% di carburante serve in realtà a spingere il veicolo” (TECNOBAROCCO – Mario Tozzi).
In attesa di spostarci tutti in bici o in treno, oppure andare sulle auto elettriche che non hanno bisogno di manutenzione e non inquinano (se non si tiene conto dell’impatto ambientale per la loro produzione, la cui filiera è molto energivora, e se l’auto è alimentata solo con energia rinnovabile), dobbiamo fare i conti con le nostre auto a motore termico che, invece, hanno bisogno di una manutenzione periodica, molto onerosa, se fatta in officina.
Ma per un fardasé che sa cosa sono le bussole, le chiavi con griffe autoregolanti e tante altre cose, fare il tagliando a un’auto è una cosa assolutamente possibile e molto vantaggiosa anche perché si risparmia la voce della manodopera, che incide parecchio nelle fatture delle manutenzioni: le tariffe vanno infatti dai 25 ai 40 euro l’ora.
Il dossier, da pagina 8, analizza tutti gli interventi che si possono fare: dal cambio dell’olio a quello dei diversi filtri, dalla manutenzione della batteria per arrivare addirittura alle piccole riparazioni della carrozzeria, a quella del parabrezza e degli pneumatici tubeless; il tutto documentato con sequenze passo passo, con l’indicazione degli utensili e dei prodotti specifici da utilizzare.
Possiamo dire ancora una volta che l’essere fardasé, alleggerendo uno dei tanti costi che il possedere un’auto comporta, toglie un po’ di dolori e lascia un po’ di gioia.

FERVI: direttamente dai box della Superbike, arriva il set di prodotti Aruba.it Racing Limited Edition

0

Una gamma di prodotti utilizzata nei box del Team Aruba.it Racing – Ducati durante le gare di WorldSuperbike e WorldSuperSport, per garantire le massime prestazioni delle moto. Dall’esperienza e dalla professionalità FERVI e Aruba.it Racing nasce il set di prodotti dei Campioni del Mondo Superbike.

Una selezione in edizione limitata che garantisce elevate performance professionali. L’Aruba.it Racing Limited Edition Tools è ideale per i professionisti e per chi cerca prodotti con un rapporto prezzo/prestazioni molto sbilanciato verso le prestazioni e la qualità. La selezione comprende un Carrello Portautensili, un Set Giraviti Diamantati, una Valigetta in Tessuto con Utensili e Accessori, una Serie Chiavi Esagonali a T-Speedy, una Serie Chiavi Combinate Cromate, una Serie Chiavi Fisse Combinate Cromate e una Serie Chiavi Esagonali con Punta Sferica.

Il Carrello Portautensili (art. C900/BAR) si adatta con versatilità a qualsiasi contesto di lavoro, dal laboratorio fai-da-te ai box di gara, e si può facilmente spostare grazie alle 4 ruote di cui è dotato. La solida struttura e i cassetti in lamiera d’acciaio rendono il carrello ideale per riporre in modo ordinato gli attrezzi. I cassetti, ciascuno con una portata di 25 kg, sono facilmente estraibili grazie alle guide telescopiche a sfera, consentendo così di individuare in modo immediato l’utensile cercato. Inoltre, grazie ai bordi anticaduta, anche il ripiano superiore può essere sfruttato per appoggiare strumenti, attrezzi o altri complementi d’arredo FERVI, per esempio una cassetta portautensili.

La Valigetta in Tessuto con Utensili e Accessori (art. 0164AR) è progettata in materiali ultra-resistenti e provvista di doppia maniglia superiore e pratica tracolla per consentirne il facile trasporto. Contiene al suo interno 59 utensili e accessori come pinze, chiavi esagonali, forbici, cutter, porta inserti magnetico, inserti, porta inserti a cricchetto, martello tedesco, giraviti, flessometro e chiavi combinate.

Il Set Giraviti Diamantati (art. D880/006AR) è progettato per avvitare qualsiasi tipo di vite, anche quelle più usurate. I giraviti sono in acciaio al Mo-V con punta diamantata, mentre il manico è in materiale tricomponente per assicurare un migliore grip all’operatore e per offrire una maggiore resistenza all’olio e all’usura.

Nella selezione di articoli firmati Aruba.it Racing sono poi presenti due serie di chiavi esagonali: la Serie Chiavi Esagonali a T-Speedy (art. 0190AR) e la Serie Chiavi Esagonali Colorate con Punta Sferica (art. 0545/EFAR). Le prime sono realizzate in alluminio spazzolato e in acciaio al Cr-V ad alta resistenza, ideali per viti con esagono incassato. La pratica impugnatura girevole “speedy” assicura una presa salda e una maggiore facilità di utilizzo. Le estremità sono in brunite con misure che vanno da 2 a 10 mm. Le seconde invece sono 9 chiavi esagonali in acciaio al Mo-V che assicura un’elevata resistenza meccanica, mentre la verniciatura in elettropolvere protegge l’attrezzo da usura e corrosione. Inoltre, l’estremità a sfera poliedrica consente di raggiungere un angolo di inserzione fino a 25° con un range di misure coperte che va da 1,5 a 10 mm. Le Chiavi esagonali 0545/EFAR sono tutte conformi alla normativa DIN ISO 911.

Infine, all’interno del set sono disponibili le due Serie Chiavi Cromate, Lucidate a Specchio. La prima ha il cod. 0199AR ed è composta da chiavi combinate con misure che vanno da 6 a 22 mm, tutte conformi alla normativa DIN ISO 3113 e realizzate in acciaio al Cr-V e lucidatura a specchio per un effetto anticorrosione. La seconda è la serie di chiavi fisse (art. 0201AR) con misure da 6×7 a 30×32 mm. Queste chiavi presentano anch’esse un’elegante finitura cromata e uno strato anticorrosione dato dalla lucidatura a specchio. Realizzate in acciaio al Cr-V, sono conformi alla normativa DIN ISO 3110. 

La collection FERVI Aruba.it Racing è acquistabile tramite i rivenditori FERVI a un Prezzo Promozionale valido fino al prossimo dicembre e fatto salvo esaurimento scorte. 

Per maggiori informazioni visita il sito www.fervi.com

Valigetta in Tessuto con Utensili e Accessori (art. 0164AR)
Set Giraviti Diamantati (art. D880/006AR)
Serie Chiavi Fisse Cromate (art. 0201AR)
Serie Chiavi Esagonali a T-Speedy (art. 0190AR)
Carrello Portautensili (art. C900/BAR)
Serie Chiavi Combinate Cromate (art. 0199AR)
Serie Chiavi Esagonali Colorate con Punta Sferica (art. 0545/EFAR)

Power stations Polar Italia: potenti, flessibili, sicure

0

Nell’era moderna, l’innovazione è la chiave per rimanere al passo con le esigenze in continua evoluzione della società. In questo contesto, la nuova linea di Power Stations a marchio Polar Italia, un marchio di proprietà di Vinco srl, rappresenta una soluzione all’avanguardia nel campo dell’energia portatile.

Questi dispositivi, progettati per essere compagni affidabili in ogni occasione, spaziano dalla fornitura di energia per le utenze domestiche alle applicazioni di backup di sicurezza, dall’uso in campeggio e eventi all’aperto fino al settore medico e alle produzioni cinematografiche e fotografiche in esterno.

Una gamma completa per ogni esigenza: l’energia a portata di mano

La gamma attuale di Polar Italia comprende quattro modelli di Power Stations. Si parte dal modello più compatto, da 700Wh, passando per due modelli intermedi da 1120Wh e 2240Wh, fino ad arrivare al modello più potente della linea, da 3200Wh. Questa vasta gamma di prodotti, che copre un range di potenza dai 1400W fino a ben 6000W di potenza massima, è una testimonianza della dedizione di Polar Italia a fornire soluzioni energetiche per ogni esigenza

Accessori dedicati: ottimizzazione al massimo livello

Non si tratta solo di Power Stations. La serie Polar Italia include anche una serie di accessori dedicati, progettati con l’obiettivo di ottimizzare i prodotti in gamma. Tra questi, il fast charger da 500W per le Power Stations intermedie, che garantisce tempi di ricarica ridotti del 50% rispetto allo standard, e due modelli di pannelli solari da 100W e 200W realizzati in polimero EFTE, un materiale innovativo resistente ai raggi UV e alla corrosione.

Polar Italia e Vinco: insieme per un futuro più sostenibile

Con la nuova serie di Power Stations, Polar Italia non solo offre il prodotto più adatto alle diverse necessità dell’utilizzatore, ma lo fa sempre e ovunque, in maniera semplice, sicura e completamente ecologica. Questa innovazione rappresenta un passo avanti significativo verso un futuro più sostenibile.

Vinco, orgogliosa di essere al centro di questa trasformazione, importa e distribuisce questi prodotti all’avanguardia, sottolineando il suo impegno per un futuro energetico più verde e sostenibile.

Vinco srl, oltre ad essere proprietaria dei marchi Vinco e Polar, è anche licenziataria esclusiva in Italia per Hyundai Power Products, Korea

Immersi nella natura, il piacere di un tuffo nel biolago

Tratto da “Come ristrutturare la casa n.4 – Luglio/Agosto 2023″

Autore: Nicla de Carolis

Avere una piscina è l’aspirazione di molti ma, a volte, soprattutto quando ci si trova totalmente immersi nella natura, dove l’unica presenza dell’opera dell’uomo è data da una dolce casa costruita centinaia di anni fa in pietre locali, l’impatto estetico di una piscina con il suo colore blu Maldive, può non essere in armonia.
Un’ottima alternativa in questi casi è il biolago, uno specchio d’acqua artificiale dove la depurazione non viene effettuata mediante i classici sistemi (pompa per il filtraggio con relativo assorbimento di energia e prodotti chimici, solo per citarne uno), ma attraverso l’utilizzo di elementi naturali come piante e ghiaia
che hanno la medesima funzione. A differenza della piscina il biolago è considerato un bene naturale e non di lusso, non soggetto alle autorizzazioni e ai vincoli di accatastamento e, nella maggior parte dei casi, è sufficiente una SCIA per realizzarlo. Se ho suscitato in voi qualche interesse per la materia, troverete un bell’articolo da pagina 108 che fornisce le informazioni giuste per valutare una scelta di questo tipo.
Ma poi, se volete creare un soppalco perché le altezze ve lo consentono o se siete riusciti a recuperare il sottotetto sopra il vostro appartamento e volete collegarli, scoprirete come una scala interna, al di là della sua funzione pratica, può diventare un vero arredo strutturale con una scelta in grado di soddisfare tutti i gusti e gli spazi disponibili. Per salire e scendere ci sono anche i miniascensori che occupano meno di un metro quadrato, hanno un consumo energetico ridotto, sono silenziosi e si montano in una giornata (da pagina 86).
… In questo numero parliamo di bagno declinandolo con rivestimenti, sanitari e rubinetterie rétro, d’altra parte tanti sono i palazzi d’epoca qui da noi e per chi voglia rifare anche il bagno in stile è importante sapersi orientare. Le novità sono tante a cominciare da lastre in grès porcellanato su cui viene ricreata la
stessa profondità e l’effetto di tridimensionalità dei rivestimenti in mogano tipici delle esclusive imbarcazioni veneziane che, insieme ad altri dettagli, ricreano bagni art déco. Ci sono poi le boiserie a mezza altezza di piastrelline con lavabo in porcellana bianca che poggia su una struttura di metallo con comode barre
frontali e laterali portasciugamano, sifone di scarico superestetico, rubinetteria e accessori della stessa serie, finitura in oro chiaro per un insieme raffinato rétro, con funzionamento perfetto, degno del bagno più tecnologico (da pagina 42).
Ultimo, ma non ultimo, il dossier nel quale potrete apprezzare l’innovativa, infinita, bellissima varietà di porte che, dopo le meraviglie dei palazzi d’epoca e il brutto periodo delle costruzioni del boom edilizio, sono tornate oggi elementi fondamentali di un bel progetto di ristrutturazione

Legno lamellare | Caratteristiche, tipologie e lavorabilità

L’Essenza del legno lamellare: creazione e applicazioni

Il legno lamellare si distingue per la sua bellezza e versatilità, unitamente a proprietà meccaniche che ne rendono l’uso indicato in molti contesti, in particolare quando si necessitano elementi di legno di larghezze superiori ai 40-50 cm. Il legno massello, infatti, difficilmente viene trovato in tali dimensioni.

lamellare curvo

La soluzione a questo problema è rappresentata dal legno lamellare, un materiale costituito da listelli, o lamelle, di legno di conifera, essiccati fino a raggiungere un’umidità residua del 10%, e poi incollati fra di loro in direzione parallela alle fibre.

Caratteristiche uniche del legno Llamellare

Le peculiarità del legno lamellare emergono chiaramente durante il suo processo produttivo: le lamelle vengono tagliate, piallate e incollate una adiacente all’altra. Inoltre, viene utilizzato un sistema di incastri a pettine o a coda di rondine per creare unioni di testa, rendendo possibile la formazione di travi lamellari o tavole di qualsiasi lunghezza. Se si utilizzano modelli curvi, si possono ottenere travi e tavole a sviluppo arcuato.

La resistenza meccanica del legno lamellare è superiore dell’80% rispetto al normale legno massello, garantendo una notevole capacità di sopportare sollecitazioni. Da esso si producono semilavorati come tavole, piani, listelli, travetti e travi con sezioni, larghezze e lunghezze estremamente variabili.

Tipologie di Legno Lamellare

Paniforte: Una Variante di Legno Lamellare Meno Preziosa

paniforte

Il paniforte è una tipologia di legno lamellare economico, ma robusto, costituito da un nucleo di tavolette di abete incollate con adesivi termoindurenti e racchiuse tra due fogli di piallaccio di pioppo. Questo materiale, ottenuto da legname di piccole dimensioni, offre una superficie liscia e priva di difetti, molto apprezzata nel settore del mobile. In virtù della sua notevole resistenza alla flessione, il paniforte viene utilizzato prevalentemente per la costruzione di ripiani e scaffali di librerie ed armadi.

Glulam (Legno Lamellare Incollato)

Il Glulam è un tipo di legno lamellare prodotto incollando insieme diversi strati di legno con resine ad alta resistenza. Il risultato è un materiale con proprietà strutturali eccezionali: è più resistente e più rigido rispetto al legno massiccio. Grazie alla sua elevata resistenza, il Glulam è ampiamente utilizzato nella realizzazione di grandi strutture, come ponti e tetti, dove è possibile sfruttare la sua capacità di sopportare carichi pesanti e di resistere all’azione di agenti esterni, come l’umidità e i parassiti.

LVL (Laminated Veneer Lumber)

L’LVL è un tipo di legno lamellare realizzato incollando insieme strati sottili di impiallacciatura di legno, tutti orientati nella stessa direzione. Questa disposizione unidirezionale degli strati garantisce un’elevata resistenza e stabilità, superando spesso quelle del legno massiccio. L’LVL è ampiamente utilizzato per travi, pilastri e altri elementi strutturali nelle costruzioni, dove la sua forza e stabilità sono di vitale importanza.

CLT (Cross Laminated Timber)

Il CLT, o legno lamellare incrociato, è prodotto incollando insieme strati di legno con l’orientamento delle fibre perpendicolari tra uno strato e l’altro. Questa struttura incrociata conferisce al CLT una resistenza e una rigidità notevoli, rendendolo un materiale eccellente per una serie di applicazioni strutturali, tra cui pareti, soffitti e pavimenti. Il CLT è anche noto per il suo eccellente comportamento al fuoco e per la sua capacità di isolamento termico e acustico.

Legno Lamellare Impiallacciato (Plywood)

Il Plywood, o legno lamellare impiallacciato, è prodotto incollando insieme strati sottili di legno, o impiallacciature, con l’orientamento delle fibre alternato tra uno strato e l’altro. Questa disposizione incrociata degli strati conferisce al Plywood una grande resistenza e stabilità. Il Plywood è un materiale molto versatile, utilizzato in una vasta gamma di applicazioni, dal mobilio all’edilizia, passando per l’uso marittimo.

Legno Lamellare Orientato (OSB)

L’OSB, o Oriented Strand Board, è un tipo di legno lamellare prodotto incollando insieme strisce di legno orientate in modo specifico. L’OSB è noto per la sua resistenza, stabilità e uniformità, rendendolo una scelta popolare per le applicazioni di rivestimento e per la costruzione di pareti, soffitti e pavimenti.

Ogni tipologia di legno lamellare presenta caratteristiche peculiari in termini di resistenza, estetica, lavorabilità e costo, rendendo il legno lamellare un materiale estremamente versatile per una vasta gamma di applicazioni nell’edilizia e nel design.

Lavorare con i pannelli in legno lamellare

Tempo richiesto: 1 giorno

  • Taglio

    Il lamellare è virtualmente un pezzo unico e all’atto del taglio non compaiono soluzioni di continuità tra i singoli listelli. Le teste seguono la vena del piano e possono essere lasciate a vista.pannelli in legno lamellare

  • Unione

    Nel montaggio ortogonale di due tavole di lamellare possono essere d’aiuto un blocchetto di legno ben squadrato e un paio di morsetti da corniciaio per mantenere i pezzi in posizione mentre si preparano i fori e si inseriscono le viti. Se si usa la colla è meglio fasciare il blocchetto in un foglio di plastica per evitare che aderisca alle tavolette.unire legno lamellare

  • Tornitura

    La tornitura del legno lamellare produce manufatti di qualità superiore rispetto al legno naturale. Infatti utilizzando tronchi con l’anima si rischia di veder comparire fessurazioni longitudinali, mentre i quarti di tronco privi di anima si ritirano in maniera disuguale dando origine a deformazioni.tornitura

  • Lavorabilità

    Le fibre allineate del lamellare possono essere tagliate di netto dalle lame di utensili come sgorbie e scalpelli. Per la costruzione di cave si utilizza un trapano con una fresa Forstner.caratteristiche legno lamellare

  • Levigatura

    Il lamellare viene piallato in fabbrica, per cui le necessità di levigatura si riducono al minimo. Una levigatrice rotorbitale con abrasivo fine è sufficiente per ottenere superfici pronte per la finitura.caratteristiche legno lamellare

  • Finitura

    I lamellari più diffusi sono di legno di conifera, quindi molto chiari. Per aumentare il pregio della finitura hanno bisogno di essere scuriti con una mordenzatura. È possibile usare i mordenzanti in polvere da mescolare con acqua e stendere a pennello prima della verniciatura finale; per semplicità, si può acquistare un impregnante colorato con finitura cera che in un paio di mani è in grado sia di colorare sia di proteggere il legno.pannelli in legno lamellare

Creare il Proprio Legno Lamellare a Casa

Realizzare un pannello di legno lamellare fai da te è un processo creativo che offre la possibilità di ottenere un nuovo e pregevole materiale di partenza. È necessario essiccare accuratamente i vari listelli per evitare che possano aprire crepe nella superficie finita. I listelli, ben piallati e levigati, vengono assemblati in un telaio formato da numerosi strettoi. Una volta asciutta la colla, il lamellare è pronto per essere lavorato, offrendo la possibilità di creare oggetti originali ed unici.

L’uso del lamellare ha trasformato il mondo dell’edilizia e del design, offrendo nuove opportunità e soluzioni innovative. La sua resistenza, bellezza e versatilità continuano ad affascinare e a ispirare architetti, designer e appassionati di fai-da-te.

Impieghi

Edilizia

L’edilizia è uno dei settori dove il legno lamellare trova ampio impiego. Le sue caratteristiche di resistenza e durabilità lo rendono ideale per l’uso in strutture portanti, come travi, pilastri e solai, sia in edifici residenziali che commerciali.

Mobili e Arredamento

Il legno lamellare è anche un materiale preferito nel settore dell’arredamento. La sua superficie uniforme e priva di difetti è particolarmente apprezzata nella realizzazione di mobili di alta qualità, come tavoli, ripiani e scaffali.

Costruzione di Ponti e Strutture Esterni

Il legno lamellare trova impiego anche nella costruzione di ponti e altre strutture esterne, grazie alla sua resistenza agli agenti atmosferici.

Benefici Ambientali

Uno degli aspetti più notevoli del legno lamellare è la sua natura ecologicamente sostenibile. Prodotto da legno proveniente da foreste gestite in modo sostenibile, il legno lamellare si pone come un’alternativa ecologica e sostenibile rispetto ad altri materiali da costruzione tradizionali come l’acciaio e il cemento. Non solo: durante la sua crescita, il legno assorbe CO2, contribuendo attivamente alla riduzione delle emissioni di gas serra. L’impiego di legno lamellare in edifici e strutture non solo aiuta a ridurre l’impatto ambientale dell’industria delle costruzioni, ma contribuisce anche alla creazione di un ambiente interno più salubre e naturale.

Manutenzione e Durabilità

Anche se il legno lamellare è noto per la sua resistenza e durabilità, come qualsiasi altro materiale, richiede una manutenzione appropriata per mantenere queste qualità nel tempo. Il trattamento del legno lamellare con vernici e impregnanti specifici può proteggerlo dagli effetti deleteri di umidità, funghi e insetti. Questi trattamenti, uniti a una corretta manutenzione, possono estendere notevolmente la vita del legno lamellare, rendendolo una scelta duratura per le costruzioni. Approfondire i metodi e le pratiche di manutenzione del legno lamellare può fornire indicazioni preziose su come proteggere e preservare il legno lamellare nel tempo.

Terrazzo alla veneziana bello e possibile

Tratto da “Rifare Casa n.88 – Luglio/Agosto 2023″

Autore: Nicla de Carolis

Quei terrazzi sono eccellenti, che si fanno di coppo pesto e di ghiara minuta e di calcina e di cuocoli di fiume (…) e sono ben battuti: e devolsi fare nella primavera o nell’estate acciocché si possano ben seccare… Ella si fa con calcina et con tegola o mattoni ben pesti, et s’incorpora assieme. Vi si aggiunge una parte di scaglia di sasso istriano polverizzato, et questa mistura alquanto soda, si distende sul suolo di tavole ben fitto, con chiodi, acciocché non si torca e resista al peso. Indi con ferri fatti a-posta, si batte et calca per qualche giorno. Et spianato ogni cosa et indurita ugualmente vi si mette di sopra un’altra mano o coperta di detta materia, nella qual si incorpora o cinabro, o color rosso. Et poi che si è riposato per qualche giorno gli si dà l’olio di lino col quale il terrazzo prende il lustro per si fatta maniera che lo uomo può specchiarvisi dentro”. Così scriveva il mitico architetto Andrea di Pietro della Gondola, detto Palladio (1508-1580), descrivendo i terrazzi alla veneziana chiamati per questo Palladiane, pavimenti continui realizzati appunto con un impasto di materiali diversi, sapientemente steso e decorato da abili artigiani con tecniche precise fino a formare una superficie unica, spesso una vera opera d’arte.

Pur apprezzando i pavimenti in ceramica, impareggiabili per varietà di colori, forme, facilità di pulizia e resistenza, amando i caldi pavimenti di legno, ho un debole per i pavimenti continui che hanno il vantaggio di essere senza fughe e sono realizzazioni uniche in cui gioca un ruolo fondamente la bravura dell’artigiano. Oltre al citato ed esclusivo terrazzo alla veneziana, e prima ancora i pastelloni e il coccio pesto, rientrano tra i pavimenti continui gli attuali pavimenti in resina in microcemento.
Rispetto ai loro antenati hanno subito una grande evoluzione per soddisfare le esigenze delle ristrutturazioni/nuove costruzioni di oggi. Innanzitutto sono caratterizzati da bassissimo spessore, 2 o 3 millimetri, si possono sovrapporre alle vecchie pavimentazioni senza creare rialzi e dover intervenire rifilando le porte e poi, cosa ancor più importante per la fretta che contraddistingue il nostro secolo, non hanno bisogno di 30/90 giorni per l’asciugatura e la maturazione del cemento.
Comunque, se non ve la sentite di avventurarvi nella realizzazione di una vera Palladiana, c’è la possibilità di averne una a basso spessore con lavorazioni e tempi simili a quelli di resine e microcementi; la bellezza è notevole ma non paragonabile agli originali d’epoca.
Nello speciale da pagina 68 troverete tutte le informazioni utili per scegliere bene un meraviglioso pavimento senza fughe, ottimo per raccordare pavimenti ammalorati ad altri ancora belli oppure per rinnovarli senza lavori di demolizione.

EasySander 18V-8 e UniversalSander 18V-10 | Due nuove levigatrici a batteria Bosch

0

Nuove la posizione della batteria, l’ergonomia, il sistema di filtraggio e raccolta polveri. UniversalSander 18V-10 ha in più l’attacco SDS per la piastra e la regolazione della velocità

Due nuovi modelli sono entrati a far parte della già ampia gamma di levigatrici a batteria Bosch adatte per la carteggiatura di superfici piane di piccole e medie dimensioni. Sono molto compatte, ma offrono ottime prestazioni grazie all’elevata velocità e all’ampiezza del movimento oscillatorio. Entrambi i modelli utilizzano le batterie 18V della famiglia Power For All ALLIANCE. Le due levigatrici sono apparentemente identiche, soprattutto se si considera la forma e le dimensioni; in realtà differiscono per alcuni aspetti, legati alle prestazioni e alla dotazione.

Oltre al tipo di batteria, in comune hanno: la nuova disposizione della batteria stessa, il cui attacco è collocato trasversalmente a ridosso dell’impugnatura, in modo da offrire maggiore maneggevolezza ed equilibrio nell’utilizzo; la piastra a delta con fissaggio della carta abrasiva a strappo; il numero massimo di oscillazioni al minuto e il diametro dell’oscillazione; il nuovo contenitore Microfilter per la polvere e la possibilità di essere collegate a un comune aspiratore.

Il modello UniversalSander 18V-10 ha in più la regolazione del numero delle oscillazioni, con rotella a 6 step, da 12.000 a 22.000; la piastra FlexPlate che permette la rotazione del platorello; l’attacco rapido SDS e la dotazione di una piastra rettangolare aggiuntiva per superfici ampie.

EasySander 18V-8
UniversalSander 18V-10

EasySander 18V-8

La nuova posizione della batteria 18 V consente un migliore bilanciamento della macchina durante l’utilizzo.
Il pulsante d’avviamento è in una posizione dell’impugnatura che risulta comoda per destrorsi e mancini.
Le due macchine hanno il comodo sistema di fissaggio a strappo della carta abrasiva, che garantisce tenuta e rapidità nella sostituzione durante il lavoro.

UniversalSander 18V-10

UniversalSander 18V-10 ha una rotella sotto l’impugnatura che permette di regolare la velocità del motore (da 12.000 a 22.000 giri/min), quindi l’entità di azione abrasiva.
Per la sostituzione della piastra, il modello UniversalSander 18V-10 adotta il sistema rapido SDS. Il suo platorello a Delta può ruotare su sé stesso, a step di 120°, in modo da sfruttare completamente la sua superficie abrasiva, che normalmente tende a consumarsi prima sull’estremità frontale.