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Sedia Emily the Strange con découpage

Il découpage è una tecnica facile e creativa per cambiare aspetto ai più disparati oggetti: in questo caso lo applichiamo ad una sedia

Emily the Strange, personaggio di controcultura creato nel 1991 da Rob Reger per la sua azienda di abbigliamento, è la protagonista di un fumetto e rappresenta la caricatura di una ragazzina gotica ­di 13 anni. Qui diventa la protagonista di un originale lavoro bricolage

La preparazione della sedia 

Emily the Strange
Puliamo accuratamente la sedia e, con la carta vetrata a grana media, togliamo ogni residuo della precedente verniciatura.
Emily the Strange
Applichiamo su tutta la superficie della sedia una mano di primer bianco all’acqua per renderla più idonea alla colorazione successiva.
Una volta asciutta, dipingiamo tutta la sedia con uno smalto lucido nero all’acqua, passando se necessario una seconda mano.

Découpage sulla seduta e sullo schienale

on la tecnica del découpage applichiamo sulla seduta un poster con il personaggio di Emily, spennellandolo abbondantemente di colla vinilica.
Dopo aver decorato lo schienale con una striscia di carta a scacchi, rifiniamo il lavoro asciutto con la vernice da découpage.

La scarpetta rossa

Procuriamoci una scarpa classica rossa scollata con il tacco alto ed eliminiamolo tagliandolo di netto con una sega.
Con un trapano con la punta “a tazza” pratichiamo nella suola, al posto del tacco,  un foro dello stesso diametro della gamba della sedia.
Infiliamo la gamba della sedia nel foro e coloriamo il finto tacco con il colore acrilico rosso, di una tonalità simile a quella della scarpa.

Zuccherini alcolici digestivi | Ricetta classica

Le normali zollette di zucchero diventano deliziosi zuccherini alcolici digestivi con una semplice preparazione casalinga

Per preparare gli zuccherini alcolici (una ricetta veloce davvero buona) potremmo essere presi dal dubbio se sia preferibile usare il normale zucchero raffinato o quello di canna, ma tranquillizziamoci: non c’è differenza.

I due zuccheri non differiscono molto per il contenuto calorico, reagiscono altrettanto bene al “trattamento”, ma avranno un sapore finale diverso. Una scatola di zollette di zucchero dovrebbe essere più che sufficiente per riempire circa tre barattoli piccoli.

Buonissime le zollette alcoliche prodotte da Mazzetti d’Altavilla!

Cosa serve per preparare gli zuccherini alcolici

zuccherini sotto spirito

Servono:

  • una confezione di zollette di zucchero raffinato o di canna;
  • una bottiglia di alcool a 95°;
  • barattoli di vetro;
  • foglie di alloro;
  • stecche di cannella;
  • chiodi garofano e scorze di limone tagliate

Come si preparano gli zuccherini spiritosi

Per preparare gli zuccherini digestivi depositiamo un primo strato di zollette sul fondo del barattolo. Quindi procediamo con altri strati alternandoli con una foglia di alloro, chiodi di garofano, la cannella e aggiungendo anche, come aromatizzante, due o tre pezzetti di buccia di limone tra uno strato e l’altro.

Colmiamo il tutto con alcool a 95° o 90°. Le zollette appariranno, attraverso il vetro come se fossero di ghiaccio ma non si scioglieranno. Lasciamo riposare e consumiamo i zuccherini sotto spirito in tutta… dolcezza almeno dopo venti giorni.

E’ possibile aggiungere della buona grappa all’alcool (ma poca, altrimenti le zollette si sciolgono!)

Iniziamo con un primo strato costituito da alcune zollette di zucchero depositate sul fondo del barattolo.
Tra uno strato e l’altro mettiamo una foglia di alloro, un pezzettino di stecca di cannella (ma se non piace l’aroma si può omettere) e procediamo con altre zollette.
Aggiungiamo anche qualche chiodo di garofano che aromatizza con la sua essenza il composto finale.
Tra uno strato e l’altro collochiamo qualche scorzetta di limone perfettamente lavata e priva della parte bianca, che renderebbe amaro il tutto.
Collocato l’ultimo strato di zollette riempiamo fino a colmare completamente il barattolo con alcool a 95°. Lasciamo assorbire e ricolmiamo con alcool prima di chiudere e rifinire il barattolo con un bel fiocco e un quadretto di stoffa colorata.

Brico io apre ad Arona (NO)

1.150 metri quadrati per chi ama casa e giardino in Via Vittorio Veneto, 89

Il nuovo negozio Brico io di Arona è la prima nuova apertura del 2022. Apertura già annunciata a febbraio scorso in occasione dell’accordo di affiliazione con La Quattro S.r.l., già presente nel mondo del bricolage con 3 punti vendita ad insegna Brico Plus nelle località di Gaggiolo di Cantello, Daverio e Cocquio Trevisago, tutti in provincia di Varese, che si aggiungono agli affiliati ad insegna Brico io.

Questa nuova apertura porta a 114 i punti vendita ad insegna Brico io (80 a gestione del gruppo Brico io e 34 in affiliazione). Il punto vendita è facilmente raggiungibile, posizionato lungo un’arteria principale della città, la SP 142. Dispone di un ampio parcheggio a disposizione della clientela.

All’interno dei circa 1.000 mq. destinati alla vendita troviamo oltre 25.000 articoli nei reparti tradizionali e tecnici del “fai da te” affiancati dal corner L’Outlet del Kasalingo per completare l’offerta del mondo casa oltre alle aree dedicate ai prodotti promozionali e stagionali.

“Confermiamo il nostro format di prossimità riservato alle medie superfici, vicine al centro abitato, per risolvere le esigenze di prima necessità dei clienti. –dichiara Paolo Micolucci Consigliere Delegato di Brico io S.p.A. siamo sicuri che il nostro nuovo affiliato, vista l’esperienza già maturata nel settore a cui si aggiunge una profonda conoscenza del territorio, continuerà nella nostra mission: essere vicini alle famiglie che ogni giorno fanno fronte alla quotidiana manutenzione e decorazione della loro casa e del loro giardino”.

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Lo staff 5 addetti più il personale di regia

Le Offerte il volantino realizzato per l’apertura propone una serie di articoli a prezzi vantaggiosi selezionati tra i più rappresentativi dei reparti, con un occhio particolare alla stagionalità.

Brico io ARONA (NO) – Via Vittorio Veneto, 89 – Tel. Tel. 0322.281303Orario di apertura: dal Lunedì al Sabato dalle 9.00 alle 20.00 – Domenica dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 20.00

Orologio fai da te con le ore del mondo

Costruiamo un grande orologio fai da te multiplo che ci informa allo stesso tempo dell’ora nelle tre grandi capitali economiche come se fossimo alla Borsa. Anche se di scarsa utilità pratica, acquista un’originale valenza decorativa

Quante volte abbiamo sentito parlare di Nikkei, Dow Jones, Mib30? Sono i famosi indici di borsa rispettivamente di Tokyo, New York e Milano: le tre grandi capitali economiche per eccellenza. Proprio dal mondo delle borse prendiamo lo spunto per un grande orologio fai da te che contenga i quadranti con l’ora di Milano, New York e Tokyo. Anche se quest’idea non ha una grande utilità pratica, da un punto di vista creativo non è priva di originalità e… attualità.

L’assemblaggio dell’orologio fai da te non pone problemi, una volta che ci siamo procurati i tre movimenti elettrici per orologio e abbiamo tagliato i pezzi di multistrato necessari. Iniziamo realizzando il pannello frontale nel quale verranno inseriti i tre orologi: bisogna lavorare con il seghetto alternativo per praticare le tre aperture quadrate per i pannellini portamovimenti.

Assembliamo il telaio rettangolare su cui appoggia il pannello frontale e lo colleghiamo a questo con colla e chiodini. Prepariamo i telaietti degli orologi applicandovi una coppia di distanziali. Prima di montare gli orologi smaltiamo l’insieme con smalti acrilici all’acqua per il frontale e smalto spray per i quadranti. Inseriamo i movimenti nei fori dei pannellini e li blocchiamo con l’apposito dadino, prima di inserire le lancette e le pile. Incastriamo i pannellini del frontale fissandoli con colla vinilica.

Cosa serve per costruire un orologio fai da te multiplo

orologio fai da te

  • 4 pezzi multistrato da 4 mm: 1 da 1000×500 mm (frontale); 3 da 200×200 mm (quadranti orologi);
  • 4 pezzi multistrato da 8 mm: 2 da 470×75 mm (lati corti telaio); 2 da 970×75 mm (lati lunghi telaio);
  • 3 movimenti per orologio completi di lancette e pile;
  • colla vinilica;
  • fondo coprente universale;
  • smalto acrilico spray;
  • graffatrice;
  • pennello

Come progettare un orologio fai da te

orologio fai da te

Costruzione del pannello a tre finestre

Tracciamo con una matita i contorni quadrati nei quali inseriremo gli orologi fai da te; usiamo riga e squadra per essere certi di tracciare linee parallele ai bordi e perpendicolari tra loro.

Pratichiamo i tagli sul pannello frontale utilizzando il seghetto alternativo. Per inserire la lama è necessario praticare un foro in un angolo di ogni quadrato.

Uniamo i lati corti a quelli lunghi (con chiodini sparati con la graffatrice manuale o affondati con un martello) per realizzare il profilo del telaio di sostegno. Usiamo anche la colla vinilica per migliorare la tenuta.

Stendiamo un filo di colla vinilica sul retro del pannello frontale a 15 mm dai bordi, dopo aver tracciato la posizione del telaio

Applichiamo il telaio in modo che lo spessore dei lati lunghi e corti appoggi pienamente sul filo di colla vinilica steso sul retro del frontale.

Utilizzando la graffatrice manuale miglioriamo la tenuta tra il frontale e il telaio applicando alcuni chiodini a distanza regolare e ben centrati sullo spessore del telaio.

Una volta completato l’assemblaggio carteggiamo tutta la struttura con carta vetrata (numero 240) per prepararla alla successiva fase di smaltatura. Insistiamo con cura particolare sui bordi del frontale che resteranno a vista quando la costruzione verrà appesa al muro.

Stendiamo una mano di fondo coprente su tutta la struttura di multistrato e, ad asciugatura avvenuta, carteggiamo con carta vetrata fine (n. 320) per lisciare il pelo del legno che la mano di pittura ha sollevato.

Con un piccolo rullo stendiamo lo smalto satinato all’acqua di un bel colore vivace. Per un buon risultato applichiamone almeno due mani. I bordi interni delle tre aperture quadrate verranno coperti dai quadranti di misura superiore.

Montaggio dei quadranti

Sul retro dei pannellini di compensato che fungono da quadranti applichiamo, con colla vinilica, dei supporti distanziati tra loro in modo tale da poter essere inseriti nei fori quadrati sul frontale bloccando i quadranti.

oloriamo con smalto acrilico spray i quadranti in compensato: un colore adeguato è l’argento metallizzato su cui le lancette nere si stagliano chiaramente. In seguito tracceremo le ore (12, 3, 6, 9) con il pennarello nero.

Inseriamo il corpo del movimento in un forellino praticato al centro del quadrante. Stringiamo il dado di fissaggio dalla parte anteriore.

Completiamo il montaggio del corpo dell’orologio applicando le lancette delle ore, dei minuti e dei secondi. Controlliamone il funzionamento dopo avervi inserito la pila.

Utilizziamo colla vinilica per fissare i quadranti sul supporto frontale. La colla e i profili laterali precedentemente fissati ai quadranti garantiscono un’ottima tenuta.

L’inserimento dei quadranti nei fori del pannello frontale va eseguito con delicatezza.

In alternativa alla colla vinilica possiamo bloccare gli orologi con due tondini inseriti in fori aperti nei supporti posteriori.

E ora, che il nostro orologio fai da te è pronto scopriamo quali sono le ore del mondo per poterlo impostare correttamente 

Scrivania fai da te design

Quattro pannelli di MDF disegnano una sagoma continua sulla parete che offre una postazione di lavoro e un ripiano superiore con luce incorporata; grazie ai fissaggi nascosti rimane semplicemente aggettante, senza alcun ingombro a pavimento

 

scrivania fai da teCostruire una scrivania fai da te è utile, perché a volte in casa si ha bisogno di appoggiarsi da qualche parte con il computer portatile, la calcolatrice, un blocco per appunti o qualcosa di simile e non si trova uno spazio libero e abbastanza comodo a disposizione: il tavolo della cucina o del soggiorno è già destinato ad altre attività, lo studio è occupato dai figli che studiano, il tavolino del salotto è basso e costringe ad assumere posture inadeguate. Eppure basterebbe uno spazio anche poco profondo, possibilmente senza dover condividere la superficie con altri per non disturbarsi a vicenda e, magari, giustamente illuminato.

L’idea di questa scrivania fai da te design struttura può essere interessante anche nelle abitazioni che non permettono di allestire una postazione di lavoro domestica in modo stabile, per problemi di ingombro: si tratta infatti di due ripiani distanziati in altezza, il primo con funzione di scrivania e il secondo che incorpora una luce direzionata sul piano di lavoro, collegati da un montante laterale e sagomati nell’insieme per ottenere una linea moderna.

L’assenza di elementi di fissaggio visibili minimizza l’invasività della struttura, la cui sporgenza massima dalla parete è di 400 mm. Non c’è nessun ingombro a pavimento, al momento di utilizzare la scrivania fai da te  si può ricorrere a una sedia o a uno sgabello, in base all’altezza scelta al momento dell’installazione. Ciò non toglie che il ripiano superiore e parte della scrivania possano essere utilizzati per riporvi CD, DVD o soprammobili.

Le possibilità di utilizzo si ampliano se sotto la scrivania si avvita, in posizione arretrata, una ciabatta elettrica a cui far pervenire l’alimentazione da una vicina presa: quante volte ci troviamo a dover ricaricare smartphone, mp3, macchine fotografiche e altre apparecchiature elettroniche che non sappiamo dove appoggiare in modo sicuro! La multipresa ci permette di mettere in carica più accessori simultaneamente, senza sparpagliarli per casa.

Cosa serve per costruire una scrivania fai da te design:

scrivania fai da te

Per costruire una scrivania fai da te si inizia tagliando i singoli elementi

Uno dei lati lunghi del montante va rifilato sbieco con la sega circolare munita di guida, in modo da ridurre la larghezza di uno dei lati corti da 400 a 300 mm.

Con la guida di spinatura si realizzano sedi esattamente allineate su due pezzi concorrenti:

Stabilito di utilizzare 3 spine Ø 6 mm per ogni giunzione, si aprono i fori al centro dello spessore di un pezzo (uno a metà larghezza e due a 25-30 mm dalle estremità). Si inseriscono le spine a secco e, utilizzandole come riscontro, si calza su di esse la cavità frontale della guida corrispondente al diametro della boccola di foratura, si regola la battuta inferiore in base allo spessore del pannello e si praticano i fori nel piano del pannello concorrente.

Con una fresa conica, utilizzando la fresatrice come una toupie, si bisellano i bordi a vista a 45°.

L’inclinazione va rivolta verso la parete, dal basso verso l’alto per il pannello superiore e dall’alto verso il basso per quello inferiore, il montante e l’ala inferiore si bisellano di conseguenza.

Collegare i singoli pezzi

Una dima per tenere in posa e per forare il muro

La sospensione invisibile (o quasi) è affidata a due supporti preparati allo scopo, uno sotto la base e uno sopra la fonte luminosa. Qui il primo non occupa tutta la lunghezza del piano, ma viene stabilita una rientranza di 140 mm rispetto alle estremità, in base alla quale si tagliano i listelli.

Dato che si utilizza materiale recuperato dagli scarti di altri lavori, bisogna trovare soluzioni che si adattino allo scopo: due listelli di spessore adatto a essere attraversati dai tasselli, ma non eccessivo, per nasconderli meglio sotto il piano, vengono incollati di costa per raddoppiare la profondità, dopo averne bisellato le estremità per un ulteriore vezzo estetico.

Mantenendoli allineati si serrano tra diversi morsetti e si ripulisce l’eccesso di colla; lo stesso procedimento si utilizza per il supporto superiore, di lunghezza ridotta perché deve essere attraversato da un solo tassello.

La foratura dei supporti per l’inserimento delle barre esagonali dei tasselli si esegue sulla faccia rivolta a parete; il foro va allargato per una profondità di 2-3 mm in modo che possa ospitare il collare del tassello che rimane in battuta sulla muratura.

I due supporti, tenendo sempre presente la linea di centro, vengono provvisoriamente avvitati due listelli sulla faccia posteriore sui quali vanno riprodotti, in perfetta corrispondenza e passanti, i fori relativi ai tasselli.

Questi listelli hanno una duplice funzione: fornire una battuta sul bordo posteriore dei piani, così da poter avvitare e incollare i supporti, ed essere successivamente utilizzati per praticare i fori nella muratura, tramite una dima costruita allo scopo.

Dopo l’incollaggio, si inseriscono alcune viti in fori opportunamente svasati per rinforzo e per mantenere il contatto tra i pezzi mentre la colla fa presa. Si noti l’importanza di marcare i riferimenti sui listelli aggiunti, sia come centratura sia come posizione, per realizzare correttamente la dima.

Fissati entrambi i supporti, prima di svitare il listelli aggiunti bisogna tagliare un terzo listello che li colleghi incastrandosi con precisione tra essi, risultando perfettamente perpendicolare.

Una volta trovata la squadratura, si stabilizza la dima con due coppie di triangoli di legno fissati ai lati del listello e ai supporti, quindi si tolgono le viti e si preleva la dima

Il montaggio con tasselli a scomparsa

La foto è riassuntiva dei listelli occorrenti per realizzare dima e supporti con le rispettive tracciature.

La dima va appoggiata alla parete all’altezza prestabilita per il montaggio della struttura, tenendo conto anche degli ingombri laterali. La livella è indispensabile per marcare i punti da forare in modo che la mensola/scrivania risulti in piano.

Inserendo una matita nei fori e facendola ruotare più volte, senza mai muovere la dima, si riportano sulla parete le tracce per la foratura.

Specialmente se il muro è di mattoni, il finissimo polverino rossastro che si produce in seguito alla foratura si deposita in parte attorno al foro, in parte sullo zoccolino e non è facile da eliminare: anche passando un pennellino in modo leggero si rischia di lasciare un’ombra di sporco. Se non si dispone di un aggiuntivo per l’aspirazione delle polveri, per evitare di disperderle si può ovviare con una busta di carta fissata sulla parete con nastro di carta, poco al di sotto del punto da forare.

I tasselli per mensole a scomparsa si inseriscono nei rispettivi fori, in modo che il collare rimanga a filo della superficie; poi, con una chiave a forchetta, si fa ruotare la barra esagonale in senso orario per provocare l’espansione.

I listelli di supporto inferiore e superiore, separati dalla dima, si avvitano ai pannelli nei punti prestabiliti: calzandoli un poco forzati sulle barre dei tasselli, assicurano una sospensione affidabile e sicura.

Tutti i pannelli che compongono la struttura vengono leggermente levigati per prepararli alla finitura, prima con una mano di fondo e poi con due mani di smalto.

Sulla faccia inferiore del ripiano superiore si fissa una lampada al neon o a led provvista di interruttore; prima di montare la mensola/scrivania occorre praticare una scanalatura nel bordo posteriore per incassarvi il cavo di alimentazione.

I nuovi calibri elettronici di Fervi: alta precisione a portata di mano

Il catalogo Fervi si arricchisce di nuovi strumenti per misurazioni di alta precisione: si tratta di tre modelli di calibri digitali elettronici, ciascuno dei quali disponibile in tre misure, per un totale di nove referenze. I calibri C035, C047 e C047-xb sono in acciaio inox e si distinguono per diverse funzionalità che li rendono idonei sia per il settore professionale sia per il fai da te, ma tutti adottano un sistema innovativo che esclude il rischio di errore nelle misurazioni, per poter contare sempre sulla massima precisione.

Il modello C035, disponibile nelle misure 150, 200 e 300 mm, si caratterizza per la scala di misurazione in vetro e dispone di becchi lappati in superficie e rettificati per escludere la possibilità di misurazioni imprecise. La cassa e i pulsanti sono realizzati in metallo, con la rotella di scorrimento rimovibile e una vite di bloccaggio che garantisce misurazioni sicure e corrette. Questo calibro è provvisto inoltre di una porta mini-USB che permette di connetterlo a dispositivi esterni, sui quali vengono automaticamente riportati i dati di misurazione, senza più necessità di trascrizioni manuali che potrebbero essere fonte di errore.

Il modello C047, disponibile nelle misure 300, 500 e 1000 mm, è lo strumento ideale per la misurazione di diametri interni ed esterni di medie-grandi dimensioni. Anche questo calibro presenta vite di bloccaggio, becchi di misurazione rettificati e schermo LCD ad alta leggibilità, ma dispone inoltre dell’esclusiva funzione “Absolute” che evita errori di lettura derivanti da spostamenti rapidi, assicura maggior autonomia alle batterie e, grazie alla memorizzazione automatica  dell’ultima misura rilevata, consente di non azzerare il calibro ad ogni accensione. Nella versione -xb è completato da becchi superiori per la misurazione dei diametri interni.

La qualità dei materiali e l’elevato livello di protezione alle polveri (IP 54) garantiscono ai calibri Fervi una lunga durata; è possibile acquistarli direttamente sul sito www.fervi.com oppure presso i rivenditori autorizzati.
L’elenco completo è consultabile online nella sezione “Dove acquistare”.

Grandi Giardini Italiani vere oasi di pace e di bellezza

Tratto da “In Giardino n.74 – Aprile/Maggio 2022″

Autore: Nicla de Carolis

Un magnifico scorcio del giardino di Villa Bell’Aspetto a Nettuno (Roma), progettata sulle alture prospicenti il mare, dall’architetto Antonio de Rossi nel 1647 ed entrata quest’anno tra i Grandi Giardini Italiani.
Foto Dario Fusaro, Courtesy Archivio Grandi Giardini.

Scossi dalla pandemia, ora dalla guerra e dalle sofferenze di una popo-lazione che la subisce, abbiamo più che mai bisogno di qualcosa che torni a farci vedere anche i lati belli della vita, cosa meglio della natura può fare ciò? Grandi Giardini Italiani è un’impresa culturale nata nel 1997 per promuovere e valorizzare i più bei giardini in Italia: ha creato un network che oggi conta circa centocinquanta tra i giardini più famosi nella storia dell’arte, infatti all’elenco, quest’anno, si sono aggiunti altri cinque capolavori di bellezza, storia e significato simbolico. Andando sul sito si rimane senza fiato per le immagini e le riprese realizzate su alcuni dei parchi/giardini selezionati e la domanda è: com’è possibile che i sapiens in passato siano riusciti a realizzare opere tanto imponenti, belle, raffinate, progettate in ogni dettaglio e oggi creino cose modeste per non dire brutte? La nostra specie è progredita in tanti campi ma si-curamente regredita, troppo spesso, in fatto di bello per ciò che riguarda l’arte e l’architettura nelle declinazioni dell’edilizia e del verde. Nei secoli scorsi i giardini erano luoghi dove si poteva godere di raffinatezze este-tiche e culturali, dove venivano organizzati concerti, rappresentazioni teatrali e feste, si allestivano spettacolari giochi d’acqua e successioni di fioriture.

Oggi Grandi Giardini Italiani ha riportato i giardini al centro della vita culturale del nostro Paese organizzando più di 700 appuntamenti l’anno: giornate di studi, laboratori di danza, lezioni e intrattenimenti per bam-bini, mostre, tutti ambientati in questi luoghi fantastici che già da soli portano la mente in un mondo idilliaco. Certo non hanno nulla a che vedere con i nostri spazi verdi e non possimo aspirare ad averne di simili, ma abbiamo comunque la ricchezza di poter riempire gli occhi con la loro bellezza e inebriarci dei loro profumi, prendendo anche spunti per fioriture, bordure, piante che ci piacciono.
Per noi che dobbiamo occuparci direttamente del nostro giardino di casa, in questo numero ci sono tante novità in fatto di macchine per la cura del prato, per potare le piante, per concimare il terreno nel modo giusto, oltre, naturalmente, ai tanti passo-passo con le istruzioni per col-tivare fiori e ortaggi con successo e provando grande soddisfazione.

Legno, mon amour!

Tratto da “Far da sé n.524 – Aprile/Maggio 2022″

Autore: Nicla de Carolis

Sostenibilità ed ecologia sono temi oggi sentiti, anche se non abbastanza, che coinvolgono tutti i settori e tutta la nostra vita.
A proposito di sostenibilità salta subito all’occhio quanto il legno sia il materiale che eccelle per il suo basso impatto ecologico anche perché abbonda nel nostro Paese e potremmo essere quasi autonomi per il fabbisogno nazionale, visto che il 38% del nostro territorio è coperto da boschi. Finora si è preferito importare il legno per mancanza di programmazione nella gestione dei boschi, vincoli, burocrazia, mancanza di viabilità, difficoltà che potrebbero essere superate mettendole tra le priorità da portare avanti in questo periodo di transizione ecologica: i risultati concreti si vedrebbero in tempi stretti, generando un processo virtuoso a cascata grazie alla drastica riduzione delle importazioni, a un impulso all’economia locale, a un giovamento per l’ambiente con minori emissioni di CO2.

Basti pensare ai vantaggi delle centrali che producono energia elettrica a biomassa, in gran parte legname risultante dalle potature, in montagna o in prossimità di boschi dove la materia prima si trova praticamente sul posto. E poi il legno non è solo energia: parliamo ad esempio dei nuovi sistemi costruttivi che, anche per l’uso di questo materiale, consentono addirittura di ottenere case passive, ovvero a bassissima richiesta di energia, competitive in termini di costi di costruzione e sicure dal punto di vista sismico.

Ma chi fa da sé sa bene che il legno è il re dei materiali per la sua facile reperibilità, per le sue varietà che lo rendono adatto a infiniti utilizzi, per la sua lavorazione semplice, per la sua resistenza, per la possibilità di soddisfare qualsiasi gusto, dal mobile moderno a quello in stile, per il suo valore nel tempo, per la sua piacevolezza al tatto. L’interessante guida di questo numero da pagina 34 fornisce indicazioni per tagliare bene il legno, uno dei primi passi dopo la progettazione di una qualsiasi realizzazione. E poi a pagina 46 troviamo addirittura un elegante e originale lavabo costruito in multistrato marino. Ma per avvalorare la tesi “legno re dei materiali” basta sfogliare le pagine dedicate alle vostre realizzazioni: dalla fontanella, alla libreria, alla casetta sull’albero il materiale è lui, legno, mon amour!

Portabici fai da te con supporti reggicasco

Otto listelli di recupero definiscono quattro spazi per altrettante biciclette in una struttura elementare col profilo di un triangolo rettangolo: costruiamo un portabici fai da te

Creano un certo ingombro in garage e hanno il “vizio”, se ne cade una, di cadere tutte insieme in un groviglio inestricabile: le biciclette di varia grandezza, per accontentare la voglia di sport di adulti e bambini, hanno bisogno di un supporto che le conservi ordinatamente diritte e pronte a essere prese per un po’ di moto. La costruzione del portabici fai da te è abbastanza semplice e prevede la realizzazione di un “castello” triangolare, che si può accostare a una parete del garage, suddiviso da otto listelli in quattro spazi in cui alloggiare bicicletta, triciclo, monopattino.

L’unica difficoltà consiste nel taglio a 45° dei due montanti, della traversa superiore e degli otto listelli con gli altrettanti rinforzi. Le giunzioni si ottengono con precise spinature, ma soprattutto con l’abbondante utilizzo di un ottimo adesivo di montaggio (FixAll Hight Tack di Soudal) che viene steso a ricoprire le superfici di contatto e che fa una presa robustissima.

I quattro supporti verticali con gancio, spinati alla traversa superiore, permettono di conservare in ordine caschetti di protezione e altri accessori per averli a portata di mano quando si deve partire.

Tempo richiesto: 8 ore

  1. Elementi della struttura principale

    La struttura principale del portabici in legno fai da te è composta da cinque travetti con sezione 45×45 mm lunghi 900 mm (due montanti e tre traverse); ulteriori due travetti di identica sezione, ma lunghi 500 mm, chiudono lateralmente la base del “castello”.

  2. Realizzare le sedi delle spine

    I listelli che compongono la struttura a elle sono uniti tramite spinatura, rinforzata con colla vinilica; marcati con precisione i punti di unione si fora con il trapano per realizzare la sede della spina diametro 8 mm.

  3. Unire montanti e traversa superiore

    I due montanti e la traversa superiore sono giuntati, sempre con spine e colla, a 45°.
    portabici fai da te

  4. Smussare le estremità dei listelli

    Gli otto listelli di recupero sezione 30×30 mm sono smussati alle estremità a 45° in modo da potersi appoggiare di piatto alla traversa mediana e a quella di base; un potente adesivo di montaggio garantisce una presa solida anche senza spine, viti o chiodi.

  5. Stendere l’adesivo sulla superficie

    L’adesivo in cartuccia viene estruso con l’apposita pistola; con una spatola si stende a coprire tutta la superficie di contatto per una presa ancora più sicura.

  6. Posizionare i listelli

    Così preparato il listello viene incollato in posizione a 60 mm dall’estremità della traversa di base. I due listelli che definiscono la sede per la ruota di una bicicletta distano 60 mm. Tra la sede di una bici e quella successiva si lasciano 120 mm.
    portabici fai da te

  7. Spinare i listelli destinati a ricevere il gancio

    I quattro listelli di recupero, destinati a ricevere il gancio a cui appendere il casco o qualche altro accessorio, vengono forati a un’estremità per poterli spinare alla traversa superiore del castello. I ganci per gli accessori sono dei semplici ganci da bagno (portasalviette) in plastica nera e vengono incollati all’estremità superiore del listello sezione 30×30 mm lungo 220 mm.

  8. Rinforzare i listelli con una piattina metallica

    La struttura del portabici fai da te è davvero semplice e mette in evidenza il rinforzo di base ottenuto con una piattina metallica che collega i due lati corti della base e a cui sono avvitati dei corti sostegni per gli otto listelli posti in posizione inclinata.
    portabici legno fai da te

Progetto di Giovanni Pasqualotto

Ventosa 300-76 di Montolit | Super “vuoto” per sollevare in sicurezza le grandi piastrelle

La ventosa 300-76 di Montolit è lo strumento ideale per sollevare le piastrelle, ma con le grandi lastre che si usano oggi, caratterizzate spesso da superfici materiche, deve essere affidabile nella tenuta del vuoto per evitare l’improvvisa perdita di aderenza

Il sollevamento e anche il posizionamento di piastrelle di ampie dimensioni e di grandi lastre è una manovra sempre critica, perché questi pezzi sono molto costosi, anche unitariamente. Inoltre, le superfici materiche (non lucide e spesso nemmeno lisce) sono sempre più apprezzate per la resa estetica, ma questo non agevola certamente la perfetta adesione delle ventose di sollevamento. Questi strumenti funzionano creando il vuoto fra la base d’appoggio e la superficie della piastrella, cosa che accade se lungo il bordo esterno della ventosa si instaura una sufficiente tenuta all’aria. Per questo, più la superficie è rugosa e meno probabilità ci sono di potersi affidare alle comuni ventose. In questi casi è necessario utilizzare prodotti altamente performanti come la ventosa 300-76 di Montolit, che vanta un dato di sollevamento sino a 150 kg di peso, con tre caratteristiche determinanti per lavorare in totale sicurezza: le dimensioni della ventosa, che misura 200 mm di diametro; le proprietà della gomma di contatto, che ha particolari capacità di adattarsi alle minime creste e avvallamenti della superficie della piastrella; infine, l’indicazione della depressione attuata dalla ventosa mediante lo stantuffo. Indicando il valore di depressione, il vuotometro mostra in tempo reale se c’è tenuta costante e quindi permette di manovrare la piastrella o la lastra con tutta tranquillità, anche con le superfici “difficili”.

La ventosa per piastrelle di grande formato è fornita in una borsa morbida protettiva nella quale è consigliata la custodia e il trasporto, per evitare i possibili danneggiamenti della superficie di adesione. Il prezzo consigliato per il pubblico è di euro 218,00.
La ventosa ha un suo coperchio di protezione che la salvaguarda dalle facili abrasioni che possono incorrere negli ambienti di posa, necessariamente poco puliti, essendo cantieri.
L’attivazione della ventosa avviene facendo il vuoto con la pompa inserita nell’impugnatura: si aziona premendo con un dito lo stantuffo, mentre il vuotometro indica la depressione esercitata.
Quando si decide di rilasciare la piastrella, l’azione avviene in modo immediato nel momento in cui si preme, sull’altro lato dell’impugnatura, il pulsante rosso di sblocco.
Le dimensioni della base d’appoggio e la conformazione della ventosa offrono le massime performance per la tenuta su superfici critiche, anche merito del materiale utilizzato per la gomma.

Col vuotometro si sta sereni

Lo speciale manometro presente sulla ventosa è collegato direttamente con l’ambiente che si crea sotto la superficie d’appoggio e lavora al contrario: invece di indicare una pressione, indica una depressione. I valori migliori sono quelli a sinistra; ovvero, in situazione di pressione ambiente, l’ago sta a fondo scala a destra. Man mano che si crea depressione, l’ago si sposta in senso antiorario e, per il sollevamento, va portato più a sinistra possibile. Inoltre, bisogna controllare che la lancetta sia stabile: sin che rimane nella zona bianca della scala, tutto ok.