Il nuovo sistema tintometrico “Creare colore” di V33
Quante volte è capitato di non riuscire a trovare in commercio il colore perfetto per la nostra realizzazione? Oppure, quante volte è capitato di avere la necessità di fare piccoli ritocchi di un colore particolare che è difficile da reperire? A queste domande, V33 ha risposto con una soluzione all’avanguardia in grado di realizzare colori su misura e di soddisfare ogni esigenza.
Parliamo dell’innovativo sistema tintometrico CREARE COLORE, una macchina di straordinaria precisione capace di personalizzare qualsiasi prodotto verniciante: dalle idropitture agli smalti all’acqua e a solvente, dagli impregnanti alle pitture per facciate.
CREARE COLORE è un sistema unico in grado di colorare gli Smalti per Rinnovare e i Protettivi Completi per legno; può gestire anche i formati tester da 250 ml, perfetti sia per effettuare piccoli ritocchi sia per fare una prova colore.
I prodotti sono disponibili in 3 basi, pastello, medio e trasparente, per realizzare tutte le nuance desiderate (più di 30.000!).
Il sistema CREARE COLORE è in grado di riprodurre qualsiasi colore da un campione grazie al software integrato, che riconosce qualsiasi tonalità e la confronta in remoto a un database costantemente aggiornato nel quale sono raccolti i più riconosciuti e diffusi sistemi di ordinamento del colore. V33
Le tante notizie che hanno riguardato il terribile incendio della Cattedrale di Notre Dame a Parigi, uno dei simboli della capitale francese, ci hanno portato a conoscere meglio i dettagli di questo mitico edificio; si è saputo, tra l’altro, che sopra il tetto della cattedrale, posto impensabile, ci sono degli alveari. Si temeva che molte delle 200.000 api fossero morte fra le fiamme, invece si sono salvate. Il rischio maggiore dovuto all’incendio era legato alle alte temperature, più che al fumo provocato dal legno bruciato: «invece di ucciderle, il fumo le rende come ubriache, le fa addormentare» così dice Nicolas Géant, apicoltore della cattedrale, che dal 2013 si occupa dei tre alveari installati lassù nel cielo di Parigi, spiegando che gli apicoltori usano comunemente il fumo per sedare gli insetti e ottenere l’accesso al loro alveare.
Le api europee, quando percepiscono il pericolo di incendio, rimangono accanto al loro alveare, ingoiano miele e si adoperano per proteggere la loro regina; in questo caso, per il fumo appunto, sono rimaste stordite nelle loro “casette” che fortunatamente non sono bruciate.
Non deve stupire che degli alveari siano stati installati in un posto tanto speciale, vista l’importanza che hanno questi insetti all’interno del nostro ecosistema: spesso li colleghiamo solo alla produzione di miele, cera, propoli, veleno, cosa peraltro già notevole, e ci dimentichiamo la loro funzione fondamentale per la nostra vita, poiché buona parte del cibo che consumiamo dipende, direttamente o indirettamente, dall’opera di impollinazione.
L’Apis mellifera (ape domestica) è un insetto utilissimo anche per le nostre piccole coltivazioni perché, trasportando e smuovendo il polline, attua la fecondazione necessaria per la produzione di frutta e verdura. Per richiamare le api nell’orto bisogna sistemare tra gli ortaggi alcune piante mellifere, vegetali che producono fiori a cui questi preziosi insetti non riescono proprio a resistere: malva, rosmarino, trifoglio risupinato, calendula, lupinella, tagete, girasole e tante altre a cui dedicheremo un bel servizio sul prossimo numero di “faidate ingiardino”.
Ecco spiegato il perché negli orti più rigogliosi ci sono anche piante fiorite che, a un occhio inesperto, potrebbero sembrare messe lì solo per un fatto estetico, per rendere ancora più bella la geometria di questi quadrati così ben coltivati.
Osservare i pesci nel loro habitat naturale è uno spettacolo rilassante; se ci attrezziamo per costruire un acquario fai da te, possiamo imparare molto sul loro comportamento individuale
Un acquario fai da te in casa è uno spettacolo affascinante che appaga senza richiedere più di pochi minuti di attenzione al giorno.
La scelta delle dimensioni dell’acquario fai da te dipendono dalla disponibilità di spazio e dalla somma che si intende investire: le misure minime consigliate sono di 35×60 cm di base, cioè oltre 60 litri di acqua, ma misure maggiori offrono più possibilità di espandere la colonia e aggiungere piante.
Malgrado la vasca rettangolare sia la più diffusa, possiamo costruire acquari fai da te con le forme più disparate: ad angolo, curvi o poligonali, adatti a ogni arredamento.
È importante scegliere un supporto adatto, cioè un mobile per acquario che non soffra degli inevitabili sgocciolamenti che avvengono durante le operazioni di manutenzione. Anche la robustezza è da tenere in considerazione, dato che un acquario fai da teda 120 litri pesa oltre 150 kg. Inoltre bisogna prevedere un buon filtro acquario fai da te
Scopriamo dunque come fare un acquario
Acquario d’acqua dolce o acquario marino?
Un acquario fai da te d’acqua dolce è indubbiamente più semplice da gestire: un acquario marinorichiede acqua salata da preparare con appositi sali con molta attenzione alle proporzioni, richiede una dotazione di strumenti maggiore e una buona conoscenza dei processi biologici dell’ambiente.
Quale forma e dimensione scegliere per un acquario fai da te?
Per costruire acquario consigliamo una forma rettangolare per un acquario fai da te solo per ridurre il lavoro di taglioe sigillatura del vetro, ma si trovano sempre più facilmente vasche a base triangolare o poligonale e anche con il pannello frontale ricurvo. Tutti vanno bene purché non passi in secondo piano il mantenimento dell’equilibrio biologico.
Dove posizionare un acquario in casa
Scegliamo una zona lontana dalle finestre per evitare il proliferare delle alghe e anche perché i pesci considerano la parete più luminosa come “l’alto” e tenderebbero a nuotare inclinati.
L’ideale sarebbe in un angolo lontano dalla porta, posizionato in modo che lo spettacolo dei pesci in movimento sia la prima cosa che salta all’occhio quando si entra nella stanza; in questo modo si evita anche di spaventarli con i nostri improvvisi e rapidi movimenti.
Come allestire un acquario fai da te
È più facile creare un ambiente biologicamente stabile in una vasca grande che in una piccola. Partendo da questo principio si scelgono gli elementi per ricreare questo mondo sommerso affidandosi a un buon negozio specializzato o comunque a prodotti certificati come quelli distribuiti da “L’isola dei Tesori”
La forma dell’acquario non ha molta importanza per i pesci purché sia robusto: i modelli di volume maggiore devono essere fatti con lastre di vetro spesse e intelaiate, sui perimetri superiore e inferiore, per garantirne la stabilità.
Un progetto su carta per l’acquario fai da te facilita il colloquio con il negoziante e una prima valutazione dei costi. Una volta presa la decisione sulla sistemazione di sassi, radici ed elementi ornamentali e sull’ambiente (marino o d’acqua dolce), si scelgono i pesci per popolare l’acquario: bisogna non affiancare razze in conflitto tra loro e, all’interno della stessa specie, evitare la presenza di più maschi che possono entrare in feroce competizione.
Evitiamo sovraffollamenti nella vasca: la massima quantità di pesci, sopportabile dal biosistema del nostro acquario, è data da un litro d’acqua per ogni centimetro di lunghezza di pesce adulto.
Come progettare un acquario fai da te
Pompa acquario e carboni attivi per la pulizia
Newa Micro-Jet MC320 Mini-pompa sommergibile, portata da 120 a 320 l/h (acquari fino a 60 l). Euro 16,30
Sera supercarbon 250 g Carbone attivo per acqua dolce e marina, assorbe le sostanze nocive. Euro 7,69
Sera Lana filtrante 100 g Per il prefiltraggio di piccole particelle, risciacquabile più volte. Euro 2,92
Sera Aquatan ml 100 Elimina cloro e cloramine, mantiene l’acqua limpida, lega i metalli pesanti come rame, zinco e piombo. Euro 4,90
L’importanza della luce
Sotto il coperchio degli acquari, nascosto dalla riflessione dell’acqua, c’è sempre un neon che illumina l’acqua rendendo possibile la vita delle piante e dei pesci.
La luce è un elemento essenziale per far risaltare i colori e le sfumature dei pesci. Esistono molti tipi di neon specifici per acquario fai da te (quelli per uso civile non sono adatti) che emettono luce con un diverso spettro: la luce più blu (temperatura di colore di 10000 °K) favorisce la fotosintesi delle piante ed esalta i colori dei pesci più sgargianti, mentre luci più calde (temperatura di colore intorno ai 6500 °K) riproducono fedelmente le condizioni di illuminazione naturale.
Se il portalampade è a due posizioni si possono accoppiare due lampade diverse per ottenere il giusto mix di luce.
Effetti luminosi sui pesci
Con le condizioni adatte si possono ottenere bellissimi effetti su pesci che riflettono in maniera particolare la luce come i pesci Neon o i Brachydanio.
Anche i comuni pesci rossi, nelle loro innumerevoli varietà, o gli Oranda a doppia coda, vengono esaltati da una buona illuminazione; è necessario però rispettare il ritmo luce-buio che può essere regolato a 12 ore e al quale i pesci rapidamente si abituano.
È sempre vantaggioso inserire pesci che vivono a diverse altezze nell’acquario in modo da avere sempre movimento: ad esempio si possono allevare insieme Guppy, Labirintidi, Neon e Coridoras, oppure Platy, Ciprinidi, Ciclidi nani e Coridoras a cui è consigliabile unire pesci che si nutrono di alghe, come gli Ancistrus e gli Otocinclus, per tenere pulita la superficie di vetro e piante.
Pesce rosso comune (Carassius auratus)
Neon (Paracheirodon innesi)
Danio zebrato (Brachydanio rerio)
Guppy (Poecilia reticulata)
Pesce combattente (Betta splendens)
Barbo Tigre (Puntigrus tetrazona o Barbus tetrazona)
Xiphophorus helleri (noto anche come porta spada, xifo o xifoforo)
Black Molly (Poecilia sphenops)
Scalare (Pterophyllum scalare)
A sinistra: Botia Pesce di fondo che si comporta da “spazzino”; vive a lungo, è lento a crescere, ma può superare i 20 cm e arrivare a 30 cm.
A destra: Scalare Koi. Raggiunge i 10-15 cm, ha bisogno di una vasca molto grande ed è abbastanza pacifico con gli altri pesci, se non molto piccoli. Con i simili dello stesso sesso litiga facilmente, essendo territoriale.
Come inserire i pesci nell’acquario
Il sacchetto con i pesci acquistati si immerge nella vasca con il bordo arrotolato più volte.
Dopo circa mezz’ora si inizia ad aggiungere acqua dell’acquario…
… e si trasferiscono i pesci nella vasca buttando via l’acqua del sacchetto, che potrebbe essere veicolo di infezioni.
L’importanza delle piante d’acqua
Le piante sono molto importanti per ottenere un ambiente naturale e biologicamente stabile nell’acquario fai da te, dato che assorbono anidride carbonica e nitrati originati dalla decomposizione delle sostanze azotate attuata dai batteri presenti nel filtro biologico e nella ghiaia.
Inoltre, sono molto apprezzate dai pesci, che amano nascondersi. Il fondo della vasca va preparato con uno strato di un composto nutritivo di lunga durata, reperibile in commercio, formato da sabbia silicea lavata, torba trattata, sali minerali e oligoelementi; serve a far attecchire le piante e a nutrirle.
Come inserire piante d’acqua in un acquario
Le piante per pesci rossi si trasportano dal negozio avvolte in carta umida in modo da mantenerle fresche; la preparazione prima della messa a dimora consiste nella pulitura da tutte le parti ingiallite o rovinate curando di eliminare anche la punta delle radici in modo da favorirne il rinnovo.
La piantina si installa in una buca scavata nel ghiaino e non ha bisogno di altre attenzioni se non una periodica pulizia dalle parti rovinate dal morso dei pesci.
Saltuariamente, se ci sono carenze nella crescita, si possono aggiungere all’acqua concimi liquidi, dato che molte piante, come le Cabomba, raccolgono il nutrimento preferibilmente attraverso le foglie piuttosto che dalle radici. Per le altre, come le Cryptocoryne e le Anubias che si nutrono attraverso le radici, sono disponibili pastiglie da interrare settimanalmente nel ghiaino.
Per mettere a dimora la pianta si tagliano le punte delle radici (1) e si eliminano le foglie ingiallite, poi si allarga la sabbia del fondo in un piccolo cratere (2) e la si posa ricoprendola fino al colletto (3).
Come tenere pulito l’acquario
Le attrezzature necessarie per mantenere un acquario fai da te sano stanno in un contenitore, interno o esterno alla vasca, chiamato genericamente filtro acquario, ma che contiene un complesso sistema di trattamento dell’acqua.
Seguendo il percorso dell’acqua, troviamo un riscaldatore, un filtro di fibra a più stadi per la pulizia meccanica dai residui grossolani, un supporto per il filtro batterico (i “cannolicchi”, cilindretti forati che ospitano nelle loro porosità i batteri incaricati della demolizione dei residui organici), i carboni attivi, efficaci per eliminare sostanze chimiche dannose e coloranti, e una pompa di ricircolo.
Come trattare l’acqua di un acquario
Settimanalmentebisogna sostituire circa il 10% dell’acqua con altra opportunamente trattata: si tratta di riempire un contenitore con semplice acqua del rubinetto e aggiungere prodotti biocondizionatori che abbattono metalli pesanti e cloro e regolano il pH dell’acqua (potenziale di idrogenione) cioè il grado di acidità o basicità, insieme ad additivi biologici che introducono ceppi batterici necessari all’eliminazione dei detriti generati dalla presenza dei pesci; dopo 24 ore l’acqua è pronta per essere introdotta nell’acquario.
In caso di proliferazione eccessiva di alghe, causata dallo scarso ricambio d’acqua o dall’eccessiva esposizione ai raggi solari, si provvede a periodiche pulizie con lana filtrante o, nei casi più difficili, al raschiamento del vetro con la lama di un cutter passata come se fosse un rasoio. Il controllo del fenomeno alghe può essere affidato anche a diverse specie di pesci che se ne cibano: due esempi sono l’Otocinclus e l’Ancistrus.
La pulizia del fondo della vasca si effettua con una gomma da irrigazione munita di un pezzo di tubo corto e largo, la “campana”. Per innescare il sifone si riempie d’acqua la parte larga tenendo il capo opposto chiuso con il pollice.
Distendendo il tubo in verticale l’acqua scorre verso il basso riempiendolo. Tenendo sempre chiusa l’estremità stretta si immerge la campana nell’acquario rivolta verso l’alto per completare il riempimento.
Si avvicina la campana al fondo e si libera l’altra estremità in un secchio posto sotto il livello della vasca. Il deflusso dell’acqua asporta dal fondo i residui più leggeri smuovendo e lavando la ghiaia superficiale.
Il termoconvettore di ultima generazione è una valida soluzione per sostituire i radiatori vecchi; l’installazione dei termoconvettori è un’operazione che non richiede modifiche sostanziali, è piuttosto rapida e presenta molti vantaggi apprezzabili nel tempo quanto a comfort e risparmio.
Perché sostituire i radiatori con il termoconvettore? I termoconvettori sono esteticamente più gradevoli, spesso per il mantello vengono proposte finiture di vario tipo oppure è possibile tinteggiarlo nello stesso colore delle pareti. I termoconvettori più moderni adottano batterie di scambio termico a basso contenuto di acqua, cosicché poco dopo l’accensione si avverte un’immediata sensazione di calore. Possono funzionare con sistemi a bassa temperatura, tipo quelli che sfruttano l’energia solare o geotermica.
Termoconvettore com’è fatto
Bastano tre passaggi per installare un termoconvettore a gas: si fissa lo schienale a parete, quindi lo scambiatore e i convogliatori, si effettuano i collegamenti all’impianto e si completa con il mantello di copertura. Se la batteria è reversibile, può essere adattata ad allacciamenti idraulici posti sul lato sinistro o destro del riscaldatore. In alcuni modelli il calore si propaga per convezione naturale, pertanto non c’è ventilazione forzata e non occorre nessun allacciamento elettrico. Questo limita anche il sollevamento di polveri, fatto importante per chi soffre di allergie. Non essendo necessarie modifiche all’impianto, i termoconvettori sono una possibilità da considerare in caso di ristrutturazioni. Termoconvettori Sierra
Come installare un termoconvettore
La marcatura dei fori per il fissaggio a parete può essere fatta utilizzando lo schienale di lamiera; per l’installazione a pavimento c’è invece una dima prestampata sull’imballo.
Nei fori eseguiti mettiamo quattro tasselli a espansione da 8 mm di diametro, inseriamo le viti e, prima di serrarle, sospendiamo lo schienale riflettente su di esse, poi lo blocchiamo avvitando a fondo.
Dobbiamo ora montare i convogliatori di flusso, grazie agli incastri presenti sulle spalle dello scambiatore. L’unione viene resa stabile inserendo le due viti di bloccaggio a corredo.
La batteria di scambio termico è costituita da tubi di rame il cui sviluppo a serpentina massimizza la cessione del calore da parte del liquido in arrivo dalla caldaia o da altra centrale termica.
Le parti filettate a cui vanno collegati gli attacchi idraulici dell’impianto sono protette da tappi. Li solleviamo con la lama del cacciavite e li estraiamo per effettuare i collegamenti.
Anche dagli attacchi non utilizzati vanno rimossi i tappi di plastica, al loro posto bisogna montare quelli in ottone in dotazione che sono corredati di una guarnizione di tenuta tipo O-Ring.
La funzione dei convogliatori di flusso laterali è quella di ottimizzare il flusso dell’aria calda che sale per convezione naturale. Lo schienale riflettente impedisce dispersioni termiche tra riscaldatore e parete.
Protezione dell’impianto
La copertura può essere facilmente rimosso per le operazioni di pulizia: è agganciato allo schienale per mezzo di quattro perni posti sui lati.
In realtà, il gioco è molto diverso dalla dama cinese (che, tra l’altro, ha origini tedesche), ma è comunque un passatempo in uso da diversi secoli, qui realizzato in legno come in origine
Il suo vero nome è “solitario della Bastiglia” perché pare sia stato inventato da un prigioniero della fortezza parigina nell’800, in realtà giochi simili erano già in uso ai tempi dell’imperatore Augusto. Si gioca appunto da soli, mentre con la dama cinese i giocatori sono da 2 a 6, e anche la disposizione delle buche e lo spirito del gioco sono ben diversi: qui bisogna “mangiare” una a una le 36 pedine facendo in modo che l’ultima rimanga nel foro centrale, lasciato libero all’inizio del gioco.
Lo schema adottato per realizzare il gioco è quella “europea” a 37 buche, disposte a ottagono, ma ne esiste anche una “inglese” con 4 buche in meno e schema a croce. Lo si ottiene da un unico e spessobloccodi legno piallato, forato e tornito a cui viene aggiunto un cassettino in lamiera per custodire le biglie, con frontalino e maniglia in legno affinché non ci siano elementi metallici a vista.
Le buche hanno un interasse orizzontale/verticale di 25 mm; il piolino Ø 4 mm collocato nel foro centrale ha lo scopo di impedire l’apertura del cassetto che contiene le biglie. Dopo la costruzione del cassetto, lo si chiude e si buca il fondo utilizzando il foro centrale come maschera, in modo che il piolino lo attraversi.
Realizzazione passo passo
Il pezzo di partenza dev’essere un quadrato con lato 240 mm, spessore almeno 34 mm. Qui è ottenuto partendo dall’incollaggio in costa di due tavolette piallate.
Una dima in lamiera con i 37 fori Ø 4 mm è utile per realizzare più modelli del gioco in serie; la si centra sul pezzo fissandola con una vite.
Sempre con punta Ø 4 mm si fora il legno per una profondità di 5 mm (solo quello al centro va fatto passante), poi si ripassano i fori con una punta Ø 14 mm, affondando non oltre i 7 mm.
Il pezzo va montato sul tornio e lavorato fino a un diametro di 275 mm; il bordo risulterà formato da parti curve alternate a tratti rettilinei. Attorno all’area di gioco della dama cinese si realizza, sempre per tornitura, una gola profonda circa 8 mm per le biglie.
La sede per il cassetto portabiglie, sul fondo del pezzo, deve misurare max 107x130x22 mm: la si prepara praticando una serie di fori affiancati con una punta Forstner Ø 24 mm, per poi rifinire con la fresatrice.
Il cassetto si ricava da un pezzo di lamiera zincata da 0,8 mm (131×149 mm) a cui si asporta a ogni angolo un quadrato da 18 mm di lato. Sempre in previsione di realizzare più modelli, per la piegatura ci si avvale di una dima in abbinamento alla morsa da banco: si battono le 4 ali per piegarle a 90° in modo da ottenere dimensioni interne di 98x115x17 mm. Il frontalino si ricava da una tavoletta di legno 106x21x10 mm che si fissa al cassetto con 3 viti Ø 2,5×10 mm dall’interno. Altre due viti Ø 2,5×16 mm servono per il fissaggio della maniglia in tondino Ø 12×50 mm. Il cassetto scorre su due pezzi di angolare di alluminio 15×15 mm, lunghi 110 mm, fissati ai lati della sede con 3 viti ciascuno.
Sette tondini, una tavola di limitato spessore e un grande pezzo di stoffa bastano per realizzare una tenda gioco sotto cui cercare momenti di relax e di divertimento
Nella lingua degli Indiani Lakota “thípi” vuol dire “abitazione” e dà il nome alla tipica tenda sotto cui vivevano questi popoli. Questa tenda gioco non ha la classica forma conica con l’apertura in alto per far uscire il fumo, ma ha lo scopo di creare un rifugio caldo e sicuro per i più piccoli, nel quale ritirarsi a leggere, a giocare, a fare i compiti o a chiacchierare con un amico.
Tutti gli elementi che la compongono sono tondini con un diametro di 40 mm tenuti insieme da lunghe viti e senza l’uso di colla; solo l’elemento di volta, destinato a rinforzare l’intera struttura e a fare da appoggio per la stoffa, è una tavoletta in legno di abete dalla sezione di 81×50 mm.
Considerata l’estrema leggerezza della struttura, la tenda può essere spostata a piacere all’interno della cameretta o anche in altro vano della casa. Anche la stoffa può essere rimossa per essere lavata o sostituita e così pure i cuscini e il tappetino che ricoprono il pavimento.
Realizzazione
I due tondini che compongono uno dei lati della tenda vengono fissati con una lunga vite che li attraversa; per un fissaggio più solido è bene prevedere in anticipo la loro inclinazione.
La tavola lunga e stretta che blocca la struttura nella profondità voluta deve essere sagomata con un lavoro di raspa nei quattro punti in cui deve appoggiare tra i tondini, in modo che questi vengano incastrati nel suo spessore.
Anche la tavola viene fissata con lunghe viti a entrambi i tondini; a questo punto la struttura è fissa e non si può più intervenire sui tondini per allargare o stringere la loro apertura e quindi aumentare o ridurre la sua altezza.
I due tondini del lato posteriore vengono ulteriormente bloccati da una traversa avvitata che, volendo, può essere sagomata alle estremità per meglio poggiare contro la superficie curva del montante.
La struttura della tenda è pronta per essere portata nella cameretta di chi ne farà il suo angolo preferito.
La stoffa, gettata sulla tavola superiore e fissata con qualche punto di graffatrice, completa il lavoro.
Una ricetta perfetta per il barbecue che unisce il sapore pieno della carne alla delicatezza del carciofo, il tutto “protetto” da una leggera sfoglia
Ingredienti
– 4 carciofi
– 200 g carne trita di manzo
– 100 g mozzarella
– 1 scalogno
– 1 rotolo di pasta sfoglia
– 1 uovo
– 50 ml di vino bianco.
– Olio extravergine
– Sale q.b.
Preparazione
Tritiamo lo scalogno e versiamolo in una padella con un filo d’olio. Aggiungiamo il macinato di carne e soffriggiamo per circa 2 minuti. Sfumiamo con il vino bianco e continuiamo a soffriggere per altri 5 minuti. Versiamo il composto in una bowl e condiamo con sale, pepe, mozzarella e uovo sbattuto.
Impastiamo e amalgamiamo bene tutti gli ingredienti. Peliamo i carciofi e tagliamoli a metà per poi metterli a bagno in acqua e limone (per evitare che anneriscano).
Tagliamo la sfoglia a quadrati sufficientemente grandi da ricoprire i carciofi. Disponiamo un carciofo per quadrato di sfoglia, aggiungendo un cucchiaino di farcitura sopra il carciofo. Chiudiamo la sfoglia formando un fagottino.
Predisponiamo il barbecue Weber per la cottura indiretta a due zone (accumulando le braci su un lato della griglia) a una temperatura media tra 180 e 200 °. Posizioniamo una piastra in ceramica, per garantire una cottura uniforme, e quando sarà ben calda, poniamo su di essa i carciofi per circa 35 minuti.
Una sola batteria per più elettroutensili: il sistema Power4All rivoluziona il modo di concepire il bricolage
Power4All è il sistema di Bosch, sinonimo di multifunzionalità, combinabilità e risparmio grazie al quale si elimina la necessità di dover acquistare elettroutensili completi di batteria e caricabatteria: per tutti i prodotti della serie Power4All, infatti, si può decidere di acquistare solo il corpo macchina ed utilizzare un solo caricabatteria e una sola batteria per categoria di tensione, magari già in nostro possesso.
Averne più di una può essere utile soltanto per non fermarsi mai neppure nei lavori lunghi e continuativi, sebbene le batterie al litio possano essere ricaricate molto velocemente e in qualsiasi momento senza, effetto memoria.
Il sistema, suddiviso in due gamme di potenza, è composto da diverse macchine per il laboratorio e il giardinaggio ed ora anche di un aspirapolvere da casa!
Il passaggio della batteria da una macchina a un’altra dello stesso gruppo èrapidissimo e il lavoro può proseguire senza tempi di attesa.
Catteristiche importanti
Tutti gli elettroutensili Bosch con batteria estraibile sono dotati di Syneon Chip che gestisce la potenza erogata al motore in base alle difficoltà dell’applicazione evitando il surriscaldamento e risparmiando energia per prolungare la durata della carica.
Il sistema Power4All si articola su due categorie di tensione: la gamma 12 V per le applicazioni più semplici e la gamma 18 V per i lavori più impegnativi.
La batteria può essere estratta in qualsiasi momento dalla stazione di ricarica, senza che ciò comporti danni o minore durata.
Caratteristiche e peculiarità della saldatura a filo continuo
La saldatura a filo continuo si effettua con l’apposita saldatrice a filo: per mezzo di una particolare “torcia”, attraversata da un filo metallico, è possibile, collegando la pinza di massa al metallo da saldare, creare un arco continuo tra il filo e i metalli da unire in modo da fondere il filo stesso e i lembi dei metalli, per realizzare un sottile cordone di saldatura.
Saldatrice a filo come funziona?
La saldatura a filo continuo è particolarmente adatta per saldatura su lamiere sottili, che verrebbero irrimediabilmente bucate dalla potenza dell’arco di una normale saldatrice, ma svolge egregiamente la sua funzione anche su pezzi di notevole spessore. È anche molto pratica per saldature prolungate con saldatrice a filo senza gas, in quanto nel rocchetto sono avvolti molti metri di filo e non vi è necessità di interrompere il cordone per inserire un nuovo elettrodo. Vediamo come saldare a filo continuo.
Cosa bisogna sapere circa la saldatura a filo continuo
Con alcune saldatrici a filo è possibile eseguire la saldatura MIG in ambiente gassoso e realizzare unioni tra metalli particolari. Anche il filo di apporto può essere in leghe diverse per adattarsi al tipo dei metalli da unire. Il bagno di saldatura viene a formarsi in un’atmosfera di gas inerte di protezione (MIG: Metal Inert Gas).
L’atmosfera gassosa viene generata da una bombola che fa pervenire il gas alla torcia. I gas sono diversi a seconda dei metalli da saldare. Esistono, comunque, fili continui di saldatura per ferro e acciaio che non abbisognano di alcuna atmosfera gassosa, per cui la saldatura può avvenire normalmente anche senza l’impiego di bombole di gas inerte: il filo, in questo caso, viene definito “animato” perché incorpora “un’anima” di disossidante.
Le saldatrici a filo animato sono simili a una normale saldatrice ad arco, ma presentano il vano per il rocchetto di filo. Sul frontale i comandi: la manopola che regola la velocità del filo e il selettore dell’intensità di corrente.
Per poter saldare, il primo pezzo da sistemare nella giusta posizione è il supporto per il rocchetto, che si fissa alla fiancata interna con viti da inserire in fori predisposti nella fiancata stessa.
Inseriamo in posizione, sul supporto, il rocchetto di materiale d’apporto. Questo deve essere specifico per il tipo di saldatura che intendiamo effettuare e per il tipo di metallo da saldare.
Il sistema di fissaggio del rocchetto è semplice: dapprima calziamo sul perno una ghiera, facendo attenzione al giusto verso (i diversi modelli di saldatrice possono presentare differenze).
Completiamo l’installazione sistemando la molla e la vite che blocca il tutto. Il filo resta ben avvolto sul rocchetto e il suo capo rimane inserito nel foro che gli impedisce di svolgersi.
Il capo del filo, una volta estratto, va tagliato e inserito nella guaina guidafilo fino a raggiungere i rulli di trascinamento, che lo fanno fuoriuscire con regolarità dalla torcia di saldatura.
Per saldare colleghiamo la macchina alla rete e la pinza di massa a un pezzo da lavorare. Premiamo il pulsante posto sulla torcia (che deve essere inclinata di circa 35° rispetto al piano di saldatura): a questo punto il filo esce e fonde. Gli unici interventi di controllo riguardano la torcia, o meglio gli ugelli del gas e del filo posti alla sua estremità: quest’ultimo va pulito con una certa frequenza (con delicatezza) e deve essere sostituito quando il foro di uscita mostra segni di usura o è deformato o di diametro superiore a quanto previsto.
CONTENUTO DELLA CONFEZIONE. Saldatrice - Cavo di massa - Torcia MIG - Maschera di protezione - Spazzola - Bobina filo animato.
Saldatura veramente ottima. Ventilazione forzata. Portatile Ingombro e peso contenuti.
DATI TECNICI Tensione di ingresso (V) 230. Tensione a vuoto (V) 20-30. Corrente nominale Disponi 50-130. Regolazione di posizione (nr) 4 Filo da 0,6-1,0. Capacità di ingresso (KW) 3.5. Classe di lnsulation F.
Peso CON ACCESSORI (kg.) 20. Dimensioni esterne: 57 × 28× 39 cm.
Saldatrice inverter ad elettrodo MMA in corrente continua (DC) da 150A completa di maschera automatica con vetro autoscurante rapido 0,4ms e accessori per la saldatura MMA (pinza portaelettrodo DX25 e pinza di massa complete di cavi da 1,5m)
Leggera e compatta con alimentazione a 230V – 16 A (possibile utilizzo con contatori domestici da 3kw)
Protezione termostatica, sovratensione, sottotensione, sovracorrente. Compatibile per l'utilizzo con il motogeneratore (230V +/- 15%)
Dispositivi arc force, hot start, anti-stick
Elettrodi utilizzabili: rutili, basici, inox, ghisa, ecc. fino a 4 mm
CONTENUTO DELLA CONFEZIONE Saldatrice Cavo di massa Torcia MIG Maschera di protezione Spazzola Manuale
Saldatura veramente ottima. Ventilazione forzata Portatile Ingombro e peso contenuti
DATI TECNICI Tensione di ingresso (v) 230 Tensione a vuoto (V) 20-30 Corrente nominale Disponi 50-130 Regolazione di posizione (nr) 4 Filo da 0,6-1,0 Capacità di ingresso (KW) 3.5 Classe di lnsulation F
[SALDATRICE INVERTER] Saldatrice MIG/MAG (Con o Senza Gas) + FLUX (Filo animato) + MMA (Stick). È costituita da un inverter ad alta tecnologia inverter IGBT, che garantisce leggerezza e robustezza unite ad ottime prestazioni di saldatura sia nella modalità a filo continuo MIG sia con elettrodo MMA.
[PERFORMANCE] Controllo preciso dell'onda di corrente, eccellenti prestazioni di saldatura ad arco con Co2. Precisa regolazione, facile da usare. Compatta, portatile, altamente efficace, basso consumo, risparmio energetico. Con una forte capacità di compensazione dell'alimentazione, resistente a sbalzi di tensione, corrente di saldatura. Molto stabile.
[CARATTERISTICHE TECNICHE] Alimentazione 230 V monofase. Tensione a Vuoto 50 V. Campo di regolazione della corrente di saldatura 40-170A. Ciclo di lavoro MIG: 170A – 60% / 132A – 100%. Ciclo di lavoro MMA: 160A – 60% / 125A – 100%. Classe di isolamento F. Diametro fili utilizzabili 0.8-1.2 mm. Diametro elettrodi utilizzabili 2.5-4.0 mm. Peso 16 Kg. Dimensioni 46x23x35 cm.
[CONTENUTO DELLA CONFEZIONE] 1 x saldatrice - 1 x manuale - 1 x pinza di massa - 1 x cavo porta elettrodo - 1 x torcia Mig con attacco Euro, 1 x maschera di protezione, 1 x martello con spazzola.
[TIGMIG] TigMig è l'azienda italiana apripista nel commercio online di macchinari e accessori per la saldatura. Assistenza 7 giorni su 7 direttamente dall’Azienda in Italia. Nessuno conosce i Nostri prodotti meglio di Noi. Per qualsiasi necessità avrai a disposizione il Nostro Team interno di Tecnici Esperti pronti ad assisterti e aiutarti con tanti suggerimenti di utilizzo: non esitare a contattarci!
Un aggiuntivo per la combinata per legno che permette di usare il pianetto e l’albero della cavatrice come affilatrice dei coltelli della pialla stessa
Tutti gli strumenti da taglio sono efficienti e sicuri da utilizzare finché sono ben affilati. Questa è una regola da non dimenticare mai, a cui non fanno difetto neppure le più solide macchine stazionarie. Per esempio, la combinata per legno, fra le varie lavorazioni di cui è capace, ne ha una, la piallatura, che va soggetta più delle altre all’usuradella sua parte attiva: i coltelli applicati al tamburo.
Per potersi affilare da soli i coltellidella pialla si può utilizzare la combinata stessa come strumento, realizzando un aggiuntivo da applicare alla macchina, fornendole così una capacità operativa in più, passando addirittura nell’ambito della lavorazione dei metalli.
L’idea è di sfruttare l’albero della cavatrice, che solitamente corrisponde a quello della pialla (ironia della sorte), per applicare al mandrino una mola a tazzada affilatura e trasformare la combinata stessa in un’affilatrice.
Al pianetto della cavatrice, invece, si applica una struttura aggiuntiva, molto robusta in quanto non deve flettere, fatta di scatolati, barre e piatto di acciaio. Scopo di questo aggiuntivo è quello di tenere saldamente il coltello con l’angolazione corretta (35°) e permetterne lo scorrimento laterale lungo le barre, mentre con la leva di comando della cavatrice si porta il pezzo a sfiorare la mola; bisogna infatti stare molto leggeri, data l’elevata velocità di rotazione.
Grande robustezza
Il sistema di fissaggio del coltello è costituito da un angolare cui sono uniti posteriormente due blocchetti che fanno da pattini di scorrimento e, anteriormente, altri due, con viti di ritegno. I pattini del fermacoltello sono di plastica dura, forata con precisione per inserire le due barre di scorrimento. Delicata è la costruzione del supporto della mola, per il quale è necessario utilizzare un tornio per metalli. Le due barre sono inserite negli scatolati di supporto laterali, resi solidali da un piatto di acciaio piuttosto spesso. Per posizionare l’aggiuntivo di affilatura nel posto migliore, è necessario effettuare due fori sul pianetto della cavatrice. I fori vanno filettati a passo metrico per inserire viti M10x30 mm.