Dai tanti progetti di ristrutturazioni pubblicati negli anni salta subito agli occhi come l’evoluzione nella gestione degli spazi e degli arredi sia molto cambiata; complice anche la necessità di “far stare tutto” in metrature sempre più piccole, soprattutto nelle grandi città dove i prezzi di acquisto e di affitto degli alloggi sono decisamente alti. Questo ha portato a ripensare le progettazioni degli interni per non sprecare neanche un metro quadrato in qualcosa che non abbia un utilizzo preciso: vengono ridotti al minimo gli spazi di passaggio, come i corridoi e, per avere due bagni, cosa oggi quasi indispensabile, si creano docce a ridosso delle finestre per non perdere l’utilizzo della parete o rubando un rettangolo dalla camera adiacente, magari quella da letto che diventa più piccola. Difficile riuscire ad avere una stanza dedicata alla lavanderia, quindi si organizzano soluzioni che riescono a coniugare funzionalità ed estetica in spazi davvero ridotti (vedi l’articolo da pagina 96). Ma l’evoluzione più importate penso sia quella della cucina che oggi tutti vogliono a vista, senza pareti divisorie, con affaccio diretto sul soggiorno e arredata in continuità con esso: la cucina diventa così un’area più conviviale rompendo il significato di rappresentanza che aveva la sala da pranzo di un tempo. E per i più fortunati magari questo living ha un affaccio su una terrazza o un piccolo spazio all’aperto; anche qui i cambiamenti sono davvero notevoli perché la produzione di arredi, materiali e attrezzature per l’outdoor offre una scelta molto ampia e in grado di soddisfare piaceri come cucinare all’aperto, godersi un bagno in minipiscina con idromassaggio, rilassarsi all’ombra su divani rivestiti con tessuti ad hoc che nulla hanno da invidiare a quelli da interno (vedi l’articolo da pagina 62). Altro cambiamento altrettanto importante è dato dall’introduzione della domotica, argomento qui approfondito spesso, che ci consente di controllare magicamente ogni aspetto della nostra abitazione. E la casa di oggi deve anche soddisfare tante nuove esigenze e lo fa rendendosi flessibile con stanze multifunzionali ridisposte per svolgere lo smart working, per allenarsi come in palestra, per socializzare, per rilassarsi. Gli architetti quindi, spesso spronati dagli spunti dei commitenti, hanno un gran da fare, non solo per recuperare spazio e trovare soluzioni sempre più funzionali, ma anche per progettare ambienti belli ed armoniosi che ci facciano dire con soddisfazione al nostro rientro tra le mura domestiche: “… casa, dolce casa!”
Analizziamo tre comuni casi di malfunzionamento che richiedono la riparazione del ferro da stiro, illustrando per ciascuno una soluzione efficace per ripristinarne il corretto funzionamento
Quando l’apparecchio non funziona come dovrebbe, il primo passo per avviare una corretta valutazione è l’ispezione visiva, utile per stabilire se può rendersi necessaria la riparazione del ferro da stiro.
Nel caso del ferro a vapore in esame, non si rilevano incrinature sulle parti in plastica, che potrebbero suggerire cadute accidentali, mentre il cavo di alimentazione risulta integro, anche nel tratto più sollecitato in prossimità dell’impugnatura, spesso soggetto a usura a causa degli attorcigliamenti durante l’uso.
Il pulsante di emissione del vapore, invece, è afflitto da una forte mobilità nella sua sede, segno di un cedimento interno che rende difficoltoso il suo azionamento: alla pressione, invece di scattare l’interruttore, tende a rientrare nell’impugnatura, come se non avesse un adeguato supporto interno.
Alla prova dell’accensione, il ferro non presenta problemi di alimentazione elettrica: la spia si illumina prontamente e la piastra si scalda con tempi del tutto regolari. Il problema è che, raggiunta la temperatura corretta nella caldaia, non viene erogato il vapore e, come prima cosa, si pensa al problema dell’interruttore sull’impugnatura.
Senza neppure aprire il guscio inferiore della macchina, infatti, ci concentriamo subito sull’impugnatura, aprendola, per mettere a nudo l’interruttore del vapore. Questo ci dà modo di metterlo a posto ma, purtroppo, scopriamo subito che il vapore non viene erogato neppure così.
Non resta che smontare interamente il guscio che riveste la caldaia del ferro a vapore per analizzare gli altri componenti della macchina, in particolar modo l’elettrovalvola, deputata all’erogazione del vapore.
Questo componente, avvitato direttamente nella caldaia, è un rubinetto a comando elettrico, azionato direttamente dal pulsante situato sull’impugnatura; ha una sua componente elettrica, che può bruciarsi, e una meccanica, che può bloccarsi.
A questo punto si entra nella fase cruciale della riparazione del ferro da stiro, iniziando con il test della sezione elettrica: se guasta, è possibile sostituirla senza rimuovere l’intera valvola, con una spesa contenuta; in caso contrario, sarà necessario procurarsi l’intero componente, leggermente più costoso. La sostituzione permette di ripristinare pienamente la funzionalità dell’apparecchio.
Il problema del pulsante allentato
Rimuoviamo il guscio frontale dell’impugnatura, allentando la vite (in questo caso una sola) che lo blocca. Siamo alla ricerca del perché il comando di emissione del vapore, un pulsante che dovrebbe essere ben fissato sulla parte, si muova così tanto nella sua sede, tanto da rendere difficoltoso il suo azionamento.Il pulsante ha una ghiera esagonale che permette di avvitarlo sul supporto di plastica del guscio; la ghiera era del tutto allentata, quindi, premendo il tasto bianco, invece di scendere soltanto lui, scendeva in basso tutto il pulsante, senza che potesse avvenire il click dell’interruttore. È stato sufficiente riavvitare a fondo la ghiera, mettendo un filo di frenafiletti, in modo che il problema non si ripresenti a breve.
LCD Retroilluminato: Il display del tester multimetro…
Sostituzione solo del solenoide
Aperto il guscio che riveste la caldaia, si prosegue con la fase centrale dell’intervento di riparazione del ferro da stiro, concentrandosi sull’elettrovalvola, unico elemento che si interpone fra il vapore in pressione e la sua erogazione tramite l’apparecchio. La troviamo collegata direttamente alla caldaia, lateralmente, e da questa parte il tubo che porta il vapore verso il ferro. Per verificare il funzionamento dell’elettrovalvola, ovviamente a ferro completamente scollegato dalla corrente elettrica, si provvede a staccare anche i due faston frontali sulla parte elettrica del dispositivo (solenoide), per poter verificare con il tester la resistenza al suo interno. In questo caso il valore 1 indica che non c’è alcuna resistenza, quindi il solenoide è bruciato ed è da sostituire.Il ricambio è un recupero e non ha valori identici al pezzo originale, ma la differenza è minima e può andare lo stesso. Il solenoide tolto è quello a destra; la freccia indica una parte rigonfia a seguito del surriscaldamento per la rottura.Prima di fissare definitivamente il nuovo solenoide, si controlla se è sano, misurandone la resistenza con il tester: il valore indicato è verosimile per un buon funzionamento.Blocchiamo il solenoide applicando e stringendo il dado esagonale posto sopra. Richiudiamo il guscio della caldaia, accendiamo il ferro e testiamone la totale funzionalità.
Riparazione ferro da stiro: sostituzione dell’intera elettrovalvola
Il guscio dell’elettrodomestico è completamente aperto e abbiamo già testato il solenoide che mostra valori corretti di resistenza, eppure l’elettrovalvola non scatta. Evidentemente c’è un problema a livello meccanico, per esempio potrebbe essere bloccata dal calcare. In tutti i casi dobbiamo procurarci un ricambio, quindi la svitiamo dalla caldaia, usando una chiave a forchetta.Avere in mano il pezzo originale serve soprattutto se abbiamo accantonato ricambi di altri elettrodomestici della stessa natura, per controllarne la compatibilità. Quello individuato, in effetti, non è identico e neppure nuovo, ma può fare al caso nostro.Bloccato momentaneamente nella morsa il corpo della valvola, si avvolge il filetto con un nutrito numero di giri di nastro al Teflon, per tubazioni idrauliche.Avvitiamo la valvola nel raccordo con la caldaia, facendo attenzione a procedere soltanto in avanti, sino a serraggio sufficiente: mai esagerare, portando la valvola a fondo, per poi dover svitare di mezzo giro per farla rimanere nella posizione migliore per le connessioni. Svitando all’indietro il teflon si trancia e c’è la probabilità che non riesca a tenere la pressione.Dopo aver innestato il tubo del vapore, bloccandolo con il suo collarino, applichiamo il solenoide, stringendolo con il suo dado, infine innestiamo i faston e richiudiamo il guscio. Con quest’ultimo intervento si conclude la riparazione del ferro da stiro, che torna a garantire un’erogazione di vapore regolare e prestazioni ottimali anche dopo un guasto complesso.
Il disgorgante per lavandino rappresenta un alleato utile e spesso risolutivo contro gli scarichi otturati; ma è importante scegliere il prodotto giusto e utilizzarlo nella maniera corretta
Gli scarichi domestici sono soggetti nel tempo ad accumuli di sporco, residui alimentari, capelli o grassi, che possono compromettere il corretto deflusso dell’acqua. In questi casi, l’utilizzo di un disgorgante per lavandino rappresenta una delle soluzioni più rapide ed efficaci per eliminare l’ostruzione e ripristinare la normale funzionalità dello scarico.
L’uso di questi prodotti, se effettuato correttamente in base alla tipologia di intasamento, consente di evitare interventi invasivi e costosi. Tuttavia, è fondamentale comprendere quale tipo di disgorgante scegliere, come funziona e quali accorgimenti adottare per un utilizzo in sicurezza.
Le tipologie di disgorgante disponibili sul mercato
Sul mercato sono disponibili diverse varianti di disgorgante per lavandino, ognuna con caratteristiche specifiche in base alla composizione e all’utilizzo previsto. La classificazione principale distingue tra prodotti chimici e naturali.
I disgorganti chimici, generalmente a base di soda caustica, acido solforico o ipoclorito di sodio, sono noti per la loro efficacia immediata. Si presentano in forma liquida, in gel o granulare e agiscono sciogliendo i materiali organici che ostruiscono i tubi. Questa tipologia è indicata per gli intasamenti più persistenti, ma richiede cautela d’uso e rispetto delle indicazioni del produttore.
I disgorganti ecologici, invece, utilizzano enzimi o sostanze di origine naturale. Sono più delicati, ma rappresentano una scelta sostenibile per la manutenzione ordinaria. Pur agendo più lentamente, sono ideali per chi desidera prevenire le ostruzioni senza rischiare danni ai tubi o all’ambiente.
Come funziona un disgorgante per lavandino
Il principio di funzionamento di un disgorgante lavandino si basa sulla reazione chimica che scioglie o degrada le sostanze accumulate all’interno delle tubature. Nei prodotti chimici più aggressivi, questa reazione è esotermica: genera calore e agisce rapidamente sulla materia organica, liquefacendola.
In presenza di grassi solidificati, capelli, resti alimentari o residui di sapone, il prodotto penetra nelle ostruzioni e le frammenta o dissolve, consentendo all’acqua di tornare a fluire liberamente. Nel caso dei disgorganti naturali o enzimatici, il processo è più lento ma più sicuro per l’impianto idraulico e per chi lo utilizza.
In entrambi i casi, l’efficacia dipende anche dal tipo di intasamento, dalla posizione del blocco e dalla quantità di prodotto impiegato.
Come utilizzare correttamente un disgorgante lavandino
Per garantire un utilizzo sicuro ed efficace di un disgorgante per lavandino è consigliabile seguire alcuni semplici passaggi:
Leggere attentamente l’etichetta e le istruzioni fornite dal produttore.
Indossare guanti e occhiali protettivi, soprattutto in caso di prodotti chimici.
Versare la quantità indicata di prodotto direttamente nello scarico otturato, evitando schizzi o contatti con la pelle.
Attendere il tempo di posa consigliato, che può variare da pochi minuti a diverse ore a seconda del tipo di disgorgante.
Risciacquare con abbondante acqua calda per completare il processo di pulizia.
È necessario non utilizzare il lavandino durante l’attesa, per non interrompere la reazione. Ripetere il trattamento solo se indicato e mai combinare prodotti diversi, poiché la reazione tra sostanze incompatibili potrebbe essere pericolosa.
Quando evitare l’uso di disgorganti chimici
Nonostante l’efficacia, in alcuni casi l’uso di disgorganti chimici può essere sconsigliato o inefficace. In presenza di tubature vecchie o particolarmente delicate, il contatto con sostanze aggressive può causare danni strutturali.
Inoltre, se il blocco è profondo o causato da oggetti solidi, un disgorgante potrebbe non essere sufficiente. In questi casi, è preferibile ricorrere a strumenti meccanici, come la sonda flessibile o la ventosa a pressione, o in ultima istanza a un intervento professionale.
È buona pratica evitare l’uso frequente di prodotti chimici forti, privilegiando una manutenzione regolare con soluzioni meno invasive.
Infine, per il lavandino della cucina, onde evitare di accumulare residui di cibo, si può prendere in considerazione l’installazione di un tritarifiuti domestico per lavandino.
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Azione disgorgante rapida: grazie alla formula…
Agenti salvatubi: le tubature sono protette dall’azione del…
Manutenzione preventiva degli scarichi
Prevenire è sempre meglio che curare. Per evitare l’uso frequente di disgorganti lavandino, è utile adottare buone abitudini quotidiane:
Non versare oli o grassi nello scarico, nemmeno diluiti.
Utilizzare filtri o retine per bloccare residui alimentari e capelli.
Far scorrere regolarmente acqua calda per evitare l’accumulo di sporco.
Effettuare una pulizia preventiva mensile con bicarbonato e aceto o disgorganti naturali.
Questi semplici accorgimenti riducono la formazione di blocchi e prolungano la vita utile degli impianti.
Alternative al disgorgante lavandino
In caso di ostruzioni lievi, è possibile utilizzare rimedi casalinghi con ingredienti facilmente reperibili. Una miscela di bicarbonato di sodio e aceto, seguita da acqua bollente, può rivelarsi efficace per liberare scarichi solo leggermente rallentati.
L’utilizzo di ventose a pompa, sturalavandini a pressione o serpentine flessibili è altrettanto valido, soprattutto per chi desidera evitare prodotti chimici. Queste soluzioni meccaniche non danneggiano le tubature e sono riutilizzabili nel tempo.
Concludendo, scegliere il prodotto giusto, utilizzarlo nel modo corretto e adottare pratiche preventive consente di gestire con successo i problemi legati agli intasamenti.
Una manutenzione consapevole, accompagnata da strumenti adatti e da una conoscenza delle diverse soluzioni disponibili, permette di mantenere gli impianti efficienti e ridurre la necessità di interventi d’urgenza.
L’importanza di proteggere ma soprattutto fare manutenzione per mantenere la bellezza dei materiali naturali nel tempo è da sempre il core business di FILA Solutions, che propone, grazie ai i suoi prodotti, un “make up” continuativo e sempre all’avanguardia.
Tra i più “gettonati” per la protezione contro le macchie, l’Azienda propone MP90 ECO XTREME, idro oleo repellente ecocompatibile, con effetto naturale, che rappresenta la miglior difesa dalle macchie per pietra naturale, marmo e granito con finitura lucida, patinata, spazzolata e levigata fine opaca. Riduce l’assorbimento del materiale senza alterarne l’aspetto estetico e al tempo stesso impermeabilizza, protegge e semplifica la pulizia. È ottimo anche per le fughe, ceramiche craquelé, graniglie, marmo-resina, lapidi, ed è idoneo anche per il trattamento di cementine e pietre ricostruite. Con proprietà anti-graffiti, protegge la superficie e consente una facile rimozione dei graffiti in fase di pulitura. MP90 ECO XTREME è un prodotto a bassissimo contenuto di VOC, a basso impatto ambientale con certificato INDOOR AIR COMFORT GOLD e privo di solventi idrocarburici; essendo a base acqua, sopporta situazioni di umidità residua, per cui l’applicazione può essere fatta dopo 24/48 ore dal lavaggio iniziale, rendendo il trattamento veloce e la superficie calpestabile dopo solo due ore.
Un’altra proposta FILA, ideale per pietra naturale e agglomerati, marmo e granito, cemento, tufo, wpc, cotto e klinker è FOB XTREME.
Per una protezione estrema idro oleo repellente, ostacola l’assorbimento di macchie comuni di origine oleosa e acquosa; adatto anche per il trattamento delle graniglie e delle cementine. La protezione ha un effetto naturale traspirante. Molteplici i vantaggi: non crea film superficiale e non altera l’ingelività del cotto, mantenendo il colore e l’aspetto originali. Con prestazioni ottimali sul cotto arrotato rustico e sul marmo anticato, è ideale il suo utilizzo in prossimità di cucine, barbecue e vialetti dove sostino le auto. Per superfici interne ed esterne, il prodotto è classificato A+ secondo la French Voc Regulation.
Con un pizzico di fantasia e manualità, il riciclo creativo fai da te permette di trasformare oggetti inutilizzati in arredi e decorazioni originali, dando vita a creazioni uniche e sostenibili
Dare nuova vita agli oggetti destinati alla discarica è una pratica sempre più diffusa, non solo per una questione di sostenibilità, ma anche per il piacere di creare qualcosa di unico con le proprie mani. Il riciclo creativo fai da te consente di trasformare materiali di recupero in oggetti utili, decorativi o addirittura in veri e propri elementi d’arredo, con il vantaggio di contenere i costi e sviluppare abilità manuali.
Con un po’ di fantasia, strumenti di base e spirito d’iniziativa, anche un vecchio pneumatico o una tavola da snowboard possono diventare protagonisti di progetti originali e funzionali. Di seguito due idee semplici da realizzare, perfette per avvicinarsi al mondo del fai da te attraverso il riutilizzo intelligente.
Pneumatico puf
Utilizziamo un vecchio pneumatico come robusto elemento portante nella costruzione di una seduta tipo “puf”, un perfetto esempio di riciclo creativo fai da te. Il pneumatico, ben pulito da elementi estranei, va verniciato a smalto nel colore preferito, dopo la stesura di un primer che faciliti l’adesione della finitura alla gomma del pneumatico. Il colore può essere dato a pennello, ma la resa estetica è decisamente migliore se si dà con una pistola a spruzzo, senza contare che ci si mette molto meno tempo, dati i mille anfratti presenti sul battistrada.
Mentre il primer asciuga prepariamo la seduta del puf. In pratica dobbiamo ritagliare un disco di MDF (un legno ricostituito molto resistente e agevole da lavorare) oppure in multistrato. Il disco deve avere un diametro leggermente superiore all’apertura interna del pneumatico in modo che il bordo si appoggi sul risalto interno di gomma. Presa la misura del diametro interno del pneumatico e aumentato di 100 mm, tracciamo sull’MDF la circonferenza e tagliamo il disco con il seghetto alternativo con lama a denti fini che esegue un lavoro pulito.
Non discostiamoci dalla marcatura, ma stiamo sul bordo esterno della linea tracciata, in modo da avere successivamente il margine per una levigatura che elimini le imprecisioni e lo sbavo della lama. L’imbottitura del cuscino si ricava da un foglio di gommapiuma che dobbiamo tagliare dello stesso diametro del disco di MDF. Il rivestimento di stoffa del cuscino, invece, deve avere un diametro più ampio perché dobbiamo poterlo risvoltare sui lati e girarlo sotto l’MDF dove lo fissiamo con una graffettatrice. A questo punto la seduta è pronta per essere collocata al centro del pneumatico: il puf può prendere servizio in soggiorno o in altre stanze della casa.
I materiali occorrenti sono: un pneumatico vecchio, un foglio di MDF, uno di gommapiuma e una pezza di stoffa.
Realizzazione fai da te
Con la pistola a spruzzo diamo su tutta la superficie esterna dello pneumatico un primer che agevoli il successivo aggrappaggio dello smalto colorato.Per tracciare la circonferenza del taglio, piantiamo un chiodo al centro del pannello e vi fissiamo la cordicella con una matita legata alla distanza giusta (raggio del disco).Il taglio del disco lo facciamo con il seghetto alternativo, tenendo fissato il pannello al piano di lavoro con morsetti per non farlo vibrare. Avanziamo piano e con precisione.Appoggiamo il disco sulla gommapiuma e incidiamola facendo correre lungo la circonferenza la lama del cutter, muovendolo su e giù come un coltello.Stendiamo sul piano di lavoro il tessuto già tagliato a misura e mettiamo sopra i due dischi di gommapiuma e di MDF. Ripieghiamo sopra il tessuto e fissiamolo con la graffatrice, dando un punto ogni 30 mm.
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Tavolino snowboard
Questo tavolino da tè nasce semplicemente fornendo a una vecchia tavola da snowboard due coppie di gambe metalliche, in un perfetto esempio di riciclo creativo fai da te. Le gambe possiamo recuperarle da un vecchio sgabello o un tavolino, ma possono anche essere trovate nei mercatini.
Il primo intervento da eseguire consiste nell’asportare dalla tavola tutti gli attacchi per gli scarponi. Può non essere facile perché i sistemi di fissaggio sono molto saldi. Bisogna fare attenzione a non rovinare la testa delle viti di fissaggio perché poi risulta molto complicato asportarle. Se resistono conviene applicare un poco di WD-40 Super Sbloccante e lasciarlo agire per qualche minuto prima di riprovare.
Il passo successivo per questo progetto di riciclo creativo fai da te è individuare e marcare i punti da forare sulla tavola per applicare le viti che la fisseranno alle gambe. Nel farlo, teniamo conto che la posizione delle gambe, nella lunghezza della tavola, deve essere tale da fornire equilibrio e stabilità al futuro tavolino. Appoggiamo lo snowboard su un piano con la faccia superiore rivolta in basso e posizioniamo le gambe, rivolte verso l’alto.
Osserviamo il tratto di tubo a contatto con lo snowboard: se ha già fori passanti che ricadono sulla tavola, possiamo marcarla direttamente inserendo la matita nei fori stessi, altrimenti dobbiamo prima realizzare i fori delle viti e poi segnare i punti dove forare anche la tavola.
Fatti i fori sulla tavola, ne svasiamo l’imboccatura perché le viti che useremo per il fissaggio devono avere la testa conica, in modo da rimanere a filo piano, senza sporgere. Non resta che montare le due gambe e il tavolino è pronto all’uso.
La tavola da snowboard ha proporzioni che la rendono adatta per questo recupero. Come gambe, sono da ricercare quelle di un vecchio sgabello.
Costruzione del tavolino snowboard
Come si può notare, gli attacchi per gli scarponi sono già stati rimossi dallo snowboard. Altra operazione preliminare, al momento della marcatura dei fori passanti da fare sulla tavola, è la misurazione dell’intero spessore della tavola stessa più il diametro del tubo, in modo da valutare la lunghezza delle viti che servono per il montaggio. Si tratta di viti a passo metrico, perché al di sotto vanno messe rondelle e dadi di serraggio, e con testa svasata. Per rendere salde le gambe consigliamo una sezione M6. Data la presenza di materiali compositi e, spesso, metallici, negli strati della tavola, effetuiamo il foro con una punta da ferro. Appoggiamo la tavola su un pezzo di legno di scarto in modo da ottenere un foro di uscita migliore.Prima di montare le gambe svasiamo sul top della tavola i fori effettuati montando l’accessorio svasatore sul trapano. Le viti vanno inserite dall’alto e fatte penetrare anche nelle apposite sedi delle gambe metalliche. Il fissaggio si realizza inserendo sul gambo (da sotto) prima una rondella e poi il dado di serraggio. Questo si avvita dapprima manualmente e poi si serra con la relativa chiave inglese.Per un migliore risultato estetico e tattile, sostituiamo il comune dado con uno di tipo cieco (o “a cupola”). Questa scelta richiede una valutazione precisa della lunghezza delle viti che usiamo: se risultassero troppo lunghe, i dadi ciechi non riuscirebbero a stringere le gambe contro la tavola. In tal caso sarebbe necessario accorciarle quanto basta con un seghetto.
Come intervenire in modo corretto per riparare parquet danneggiati e preservarne la durata
Il pavimento di legno, se ben mantenuto e rispettato, dura molti anni, anche se può capitare di dover intervenire per riparare parquet danneggiati. Tra i danni più frequenti vi sono quelli derivanti dall’esposizione del listello parquet a un prolungato clima secco, che può determinare la comparsa di fessurazioni, a volte anche importanti, tra le liste o le doghe del parquet, per non parlare di un parquet sollevato o parquet gonfiato che è davvero brutto da vedere.
In un parquet rovinato non sono rari i danni da caduta di oggetti, le abrasioni, i rigonfiamenti a causa dell’umidità che fa dilatare il legno. Rimuoviamo sempre la polvere con appositi panni attira-polvere e trattiamo fai da te (annualmente) il pavimento con prodotti protettivi e con apposito polish per pavimenti in legno.
Cosa bisogna sapere per il ripristino parquet
Per la “salute” del parquet è importante mantenere un corretto clima ambientale: umidità tra 45% e 60%, temperatura dell’aria fra 15 e 20 °C, mai inferiore ai 10 °C.
All’inizio della stagione fredda è bene riscaldare i locali gradualmente e applicare vaschette umidificatrici ai termosifoni, inoltre occorre arieggiare adeguatamente i locali nei vari periodi dell’anno. Nel caso di pavimenti radianti è consigliato l’uso di umidificatori ambientali nel periodo invernale.
Evitiamo di posizionare pesi rilevanti concentrati in piccole porzioni di pavimento. Non tralasciamo di applicare feltrini protettivi sotto i piedi di mobili, gambe di sedie ecc. Se le sedie sono provviste di rotelle di plastica è sempre preferibile che siano rivestite in gomma.
Collochiamo all’ingresso dell’abitazione uno zerbino mantenuto pulito per allontanare dalle suole delle scarpe polvere e particelle abrasive.
La presenza di animali domestici va gestita con particolare attenzione.
Per la pulizia non usiamo alcool, ammoniaca o solventi che possono danneggiare la verniciatura
Riparare parquet – Gli interventi classici
Tempo richiesto: 2 ore
Eliminare segni profondi sul parquet
La caduta di oggetti pesanti lascia sul parquet un segno profondo: la riparazione più elementare consiste nel coprire il foro con cera colorata in stick, quindi lucidarla con un panno di lana.
Ripristinare segni da schiacciamento
Per recuperare un’ammaccatura passiamo più volte il ferro con interposto uno straccio umido. Il calore e l’acqua tendono a far gonfiare il legno livellando di nuovo la superficie.
Sostituire una doga
Una doga rovinata può essere rimossa con un delicato intervento di scalpello e sostituita con una nuova, precedentemente privata degli incastri, che incolliamo in posizione.
Riparare fessure laterali
Se in vicinanza delle pareti il parquet mostra delle fessure tra le doghe, utilizziamo l’apposito attrezzo che (dopo aver tolto il battiscopa) ci permette di ricompattarle strettamente.
Ripristinare la lucentezza
Nei punti in cui il pedonamento è alto il parquet può perdere lucentezza e mostrare segni di usura. Interveniamo applicando una vernice vetrificante in almeno due mani.
Pulizia di mantenimento
Il parquet va trattato con preparati pulenti una volta al mese. Oltre a eliminare lo sporco, il preparato si insinua negli interstizi migliorando la sigillatura di eventuali spazi vuoti.
Riparare parquet – Lamatura di rinnovo
Anche se un parquet viene curato e mantenuto, dopo alcuni anni di servizio può mostrare una certa usura, soprattutto in termini di differenza di consumo tra le diverse aree di un locale. Se il parquet lo “merita” conviene far eseguire una lamatura (la macchina lamatrice si trova anche a noleggio) che asporta la finitura e un certo spessore di legno (1-1,5 mm). Dopo aver pulito accuratamente si esegue un nuovo trattamento di finitura.
Conforme a norma DIN EN 204 la pressione gruppo D2
Impermeabile privo di solventi bi-elastico levigabile, verniciabile
Utilizzo tenuta e imbottitura di collegamento e dehnungsfugen dopo la posa di parquet e pavimenti in laminato e OSB riempire di Fugen sui battiscopa dotate di legno scale
STICK DI CERE NATURALI ideale per riparare graffi profondi e scalfitture del legno
facile da usare è indicato per riparare graffi profondi, scalfitture, colpi e/o sfregamenti su mobili, infissi, porte ed articoli di legno in genere.
Bastoncino cera aderisce perfettamente su qualsiasi superficie, riempie e chiude facilmente fori, fessure e buchi; diventa un corpo unico con il legno.
Una sola applicazione di questo prodotto è solitamente sufficiente per riparare la superficie; nel caso di buchi profondi si consiglia di effettuare la lavorazione in più riprese.
Passare il prodotto comprimendolo direttamente sulla superficie come una matita, fino ad ottenere il riempimento della parte da riparare. Attendere 2/3 minuti e passare un panno sulla parte trattata per togliere l’eventuale eccesso di prodotto.
Set di riparazione per laminato, parquet, sughero, mobili, ecc.
Ideale contro graffi, fori, ammaccature, danni agli spigoli, eccetera
6 barre rigide non verniciate
Solvente non adatto per componenti in ceramica '
Made in Germany
Dopo gli aspetti pratici, proseguiamo l’articolo introducendo ulteriori consigli da tenere a mente sulla riparazione dei parquet danneggiati.
Identificare correttamente il tipo di danno
Prima di procedere con qualsiasi intervento, è essenziale distinguere il tipo di danno presente sul parquet. Graffi superficiali, rigonfiamenti dovuti all’umidità, fessurazioni o macchie profonde richiedono soluzioni diverse. Riconoscere in modo accurato il problema consente di scegliere la tecnica più adatta per riparare parquet danneggiati, evitando errori che potrebbero compromettere l’aspetto del pavimento nel lungo periodo.
Utilizzare i giusti prodotti per la riparazione
Per ottenere un risultato efficace e duraturo, è fondamentale selezionare prodotti specifici per il tipo di parquet. In caso di graffi leggeri, bastano spesso cere coprenti o stick ritocco in tinta; per danni più seri, come tavole sollevate o rigonfiamenti, può rendersi necessario l’uso di resine, adesivi o stucchi professionali. Anche la scelta della finitura è cruciale: vernici, oli o cere devono essere compatibili con il trattamento originale per garantire un’ottima resa visiva.
Prevenire i danni futuri: buone pratiche quotidiane
Dopo aver provveduto a riparare parquet danneggiati, è importante adottare abitudini corrette per evitare nuovi problemi. Posizionare feltrini sotto ai mobili, evitare calzature con tacchi sottili o sassolini sotto le suole, e mantenere un livello costante di umidità negli ambienti sono accorgimenti semplici ma efficaci. Anche la pulizia gioca un ruolo decisivo: utilizzare detergenti neutri e panni morbidi aiuta a preservare il rivestimento superficiale nel tempo.
Quando è il caso di rivolgersi a un professionista
Non sempre gli interventi fai da te sono sufficienti. Se il danno interessa una superficie ampia, coinvolge più assi o riguarda la struttura sottostante, può essere opportuno affidarsi a un tecnico specializzato. Un esperto saprà valutare il miglior approccio per riparare parquet danneggiati, proponendo soluzioni su misura senza compromettere l’integrità del pavimento esistente.
Riparazione o sostituzione? Come decidere
In alcuni casi, soprattutto se il parquet è molto datato o ha subito danni estesi, può essere più conveniente optare per la sostituzione di alcune doghe piuttosto che ripararle. Con parquet prefiniti o incollati, la rimozione di singoli elementi è spesso possibile senza dover intervenire sull’intera superficie. Tuttavia, è fondamentale che il nuovo materiale sia compatibile per colore, formato e finitura, per garantire un risultato armonioso e visivamente coerente.
Riparare parquet danneggiati: attenzione agli errori comuni
Uno degli errori più frequenti consiste nell’intervenire senza aver pulito adeguatamente la superficie o senza lasciar asciugare il legno danneggiato da infiltrazioni. Anche la fretta nell’applicazione di finiture o l’uso di prodotti non idonei può compromettere la qualità della riparazione. Prima di agire, è sempre consigliabile informarsi a fondo o eseguire una prova su una parte nascosta.
Ha aperto ieri mattina, 10 aprile, a San Giorgio di Piano (BO), un nuovo punto vendita diretto di Brico io, catena italiana leader del bricolage di prossimità, che porta a 121 il totale dei negozi: 80 a gestione diretta (incluso San Marino) e 41 affiliati. Dall’intelligenza artificiale alla realtà aumentata, passando per la digitalizzazione del negozio, il nuovo punto vendita di San Giorgio di Piano si caratterizza per una forte impronta tecnologica, frutto di una strategia di partnership aperta e condivisa con startup, fornitori e aziende esperte in tecnologia. Sono diversi i progetti digitali presenti in negozio, tra cui la grande novità del primo agente di intelligenza artificiale in-store, Tooli, presentato in anteprima ieri mattina.
TUTTA LA TECNOLOGIA DEL NEGOZIO
CASSE SELF – Tra le novità tecnologiche presentate in negozio, si fanno notare le 2 nuove postazioni cassa assistita che, con una rotazione del banco, può passare alla modalità SCO (Self Check-out) con pagamenti elettronici: è il primo caso di cassa automatica presente nei negozi Brico io.
DIGITAL SIGNAGE – Il progetto, realizzato con la collaborazione di Henkel e Next Different, si concentra sull’evoluzione del digital signage. Brico io ha implementato una tecnologia di “conversational signage” in 40 negozi: un sistema avanzato in grado di tracciare e monitorare l’audience che transita di fronte agli schermi digitali, raccogliendo dati sia quantitativi che qualitativi. “Attraverso una telecamera e un sensore che riconoscono il tipo di cliente in base al segnale del suo smartphone, il sistema è in grado di proporre contenuti video personalizzati – afferma Paolo Micolucci, Consigliere Delegato di Brico io – questa strategia mira a rendere la comunicazione più efficace e coinvolgente, adattando il messaggio agli interessi specifici del potenziale acquirente”.
TOTEM INTERATTIVI – In negozio sono presenti 2 totem che trasmettono video dimostrativi dell’utilizzo di prodotti, completi di codice QR, che consentono ai clienti titolari della Brico io CARD di scaricare offerte e promozioni.
BARRE LED – Il progetto pilota è partito con l’installazione, in 5 scaffali selezionati, di altrettante barre LED: un’evoluzione “dinamica” dell’etichetta elettronica. “La barra LED è uno strumento capace di trasmettere un contenuto digitale ed è in grado di fornire informazioni aggiuntive al consumatore e grande visibilità al fornitore partner – dichiara Agostino Russo, responsabile sistemi informativi di Brico io – Grazie alle animazioni e al codice QR, la barra LED può diventare un vero strumento pubblicitario in-store per i fornitori”.
IL LANCIO UFFICIALE DI TOOLI, IL PRIMO AGENTE A.I.
Ciliegina sulla torta, e fiore all’occhiello del punto vendita, il lancio ufficiale di Tooli, il primo agente di intelligenza artificiale in-store di Brico io. Questo progetto, sviluppato in collaborazione con Cean e Dinn! per quanto riguarda design e struttura, partner tecnologici come Google Cloud, GO Reply, Jakala, T2O e industriali come Henkel, Rapid, Saratoga, UHU-Bostik, rappresenta una vera e propria rivoluzione dell’esperienza d’acquisto, che va a completare il progetto TTX (Tech Touch eXperience) già presentato qualche mese fa, sempre solo nel comparto colle e siliconi. “Tooli si presenta come un totem interattivo che intercetta il cliente e lo guida in un’esperienza completamente nuova – commenta Micolucci – Attraverso la scansione di un QR code con il proprio smartphone, il cliente può avviare una conversazione testuale con l’assistente digitale, ricevendo risposte e informazioni pertinenti al reparto in cui si trova (colle e siliconi). Ma l’innovazione non si ferma all’interazione virtuale: il progetto Tooli ha portato a una revisione completa dello scaffale, trasformandolo in uno spazio ibrido che integra etichette digitali e schermi informativi”.
FOCUS SUL PUNTO VENDITA DI SAN GIORGIO DI PIANO Il nuovo punto vendita Brico io si estende su una superficie di 1.500 metri quadrati, di cui 200 riservati all’area garden. L’edificio, di nuova costruzione e di proprietà di Coop Reno, dispone di un ampio parcheggio gratuito a servizio dei clienti. Situato in una posizione strategica lungo la Strada Provinciale 4 Galliera, che collega Bologna a San Pietro in Casale, gode di un’eccellente visibilità e serve un’ampia area con un elevato bacino d’utenza. “Questo nuovo punto vendita rappresenta un passo verso il futuro – dichiarano Mirko Del Vecchio e Girolamo Genna, direttori del negozio – Abbiamo concentrato in questo punto vendita diverse innovazioni tecnologiche: oggi siamo in grado di intercettare qualsiasi fascia di consumatore, anche quelle più giovani che sono abituate a usare la tecnologia in qualsiasi ambito, compresa l’esperienza di acquisto in negozio”.
La proposta merceologica Oltre 25.000 articoli sono disponibili nei reparti tradizionali e tecnici dedicati al fai da te: utensileria elettrica e manuale, ferramenta, elettricità, idraulica, bagno e arredo bagno, organizzazione degli spazi, scaffalature, legno, vernici, giardinaggio e decorazione. A completare l’offerta, i corner specializzati, sviluppati in collaborazione con partner esperti nei rispettivi settori, affiancano i reparti principali per offrire un’esperienza ancora più completa e qualificata. Nell’area esterna sono a disposizione dei clienti due servizi h24: un Eco Compattatore Coripet per il ritiro ed il riciclo delle bottiglie di plastica ed il locker Inpost, con funzione di punto di ritiro e giacenza di pacchi.
I Corner – Xauto dedicato al mondo degli accessori per auto e ciclo – Bolle Blu detergenza della casa e della persona – HomeSTILE arredo: librerie, tavoli, sedie e mobili di servizio – Electro Lavatrici, TV e piccolo elettrodomestico – Non solo ZAMPE animaleria
Lo staff Il personale qualificato del punto vendita è a disposizione della clientela per offrire consulenze, suggerimenti mirati e preventivi gratuiti, garantendo un servizio attento e competente.
Le Offerte In occasione dell’apertura, è stato realizzato un volantino promozionale con una selezione di articoli a prezzi vantaggiosi, scelti tra le proposte più rappresentative dei diversi reparti, con particolare attenzione ai prodotti stagionali.
Brico io San Giorgio di Piano (BO) – Via Caduti sul lavoro – Tel. 051.0396394 Orario di apertura: dal lunedì alla domenica, dalle 8.30 alle 20.00
Questa casetta per bambini fai da te è robusta, per il divertimento dei più piccoli nella bella stagione, può diventare una camera per gli ospiti
Quando si ha un pezzo di giardino e si hanno dei figli o dei nipoti bisogna avere un cuore di pietra per respingere la richiesta di una casetta per bambini fai da te tutta per loro da montare sul prato o sotto gli alberi. In tutti i negozi di giocattoli di casette per bambini del genere ce n’è a bizzeffe, ma costano molto più di quanto valgono, sono tanto piccole che appena gli inquilini crescono sono da buttar via, non durano per più di un paio di stagioni.
La casetta per bambini fai da te di cui proponiamo la realizzazione, invece, intanto misura, al pavimento, circa 2400×2000 mm (abbastanza da farci dormire tre adulti), poi è sollevata da terra risolvendo ogni problema di umidità ed infine è tanto robusta da poter reggere senza problemi uno scivolo su cui i bambini potranno divertirsi un mondo.
In legname impregnato a caldo e sottovuoto, ed impermeabilizzata con feltro bituminoso (o simili), se ogni due o tre anni la si spennella con un paio di mani di impregnante protettivo potrà servire anche ai pronipoti e, chissà, ai loro figli.
La costruzione
L’inconsueta forma della casetta, praticamente quella di una casettacanadese da campeggio, è studiata per ottenere la massima rigidità; il triangolo infatti è l’unica figura geometrica indeformabile: questo permette di fare a meno di quelle staffe metalliche o di quegli incastri che sarebbero necessari per rendere stabile una costruzione con pareti verticali.
Qui tutte le unioni sono eseguite con viti fra pezzi semplicemente accostati; chi sa e può le renderà più professionali con incastri a mezzo legno o a tenone e mortasa rinforzati con spine passanti o con altri sistemi (vedi in particolare l’angolo superiore dei triangoli e l’attacco delle traverse K ed L).
Le fondamenta
La capanna è sollevata da terra su un telaio costituito da tre coppie di assi che collegano fra loro sei pilastrini profondamente infissi nel terreno.
A parte l’ovvia considerazione che i sei pilastri vanno sistemati perfettamente allineati e in quadro, va considerata anche la natura del terreno in cui vanno infissi. In terreni argillosi o rocciosi basta inserirli in fori da riempire di terra compattata, su terreni più sciolti e/o sabbiosi vanno calati nel calcestruzzo magro (1 parte di ghiaietta, 2 parti di sabbia, 1 parte di cemento) dopo averli dotati di sistemi di ancoraggio (grossi chiodi sporgenti o simili).
Come garantire la massima sicurezza per i bambini?
Smussare tutti gli spigoli a vista.
Bloccare con sicurezza i gradini della scala.
Levigare ed incerare lo scivolo.
Fissare al terreno le basi della scala e dello scivolo
DIFFICOLTA’: media. Faticoso l’interramento dei pilastri; per il resto solo lavoro di taglio e avvitatura. TEMPO: circa venti ore. COSTO: costruire la casetta per bambini fai da te costa circa 500 euro.
Progettare una casetta per bambini fai da te
TELAI TRIANGOLARI
Cosa serve per costruire una casetta per bambini fai da te (misure in mm):
PER LA CAPANNA
Tavole sezione 45×95: 6 spioventi (A) da 2000, 2 rami per la finestra (B) da 640, 1 montante finestra (C) da 465, 1 montante porta (D) da 1285, 1 contromontante (E) da 835, 6 pilastrini (F) da 1300
20 tavole (G) 28x120x2000 (pavimento);
6 tavole di base (H) 21x91x2830;
4 frontoni (J) 21x91x2100;
6 tavole distanziali (K) 38x57x933;
4 tavole distanziali (L) 38x57x890;
4 puntoni (M) 38x57x220;
4 listelli (N) 21x43x1960;
4 triangolini (O) 45x45x 2100.
Listelli sezione 15×43 con battuta 5×10: 4 (P) da 333, 2 (P1) da 376, 1 (Q) da 750, 1 (R) da 750, 1 (S) da 500, 1 (T) da 1135
Listelli fermavetro (U e V) sezione 15×15;
4 pannelli multistrato (Y) da 15x122x2000;
circa 3,6 m² di perline da esterno (Z);
circa 12 m² di feltro bituminoso (con colla e chiodi) o di tegole canadesi;
vetro acrilico da 3 mm per le finestre;
cardini e catenaccio per la porta ;
viti; chiodi; colla; impregnante.
PER LO SCIVOLO
4 montanti (A1) 21x41x2850;
4 basi scivolo (B1) 21x91x500;
9 pioli (C1) Ø 28×436;
Scivolo (D1) in masonite temperata 3,5x500x2440
Il materiale elencato esclude l’uso di incastri e affida l’unione dei pezzi a viti e chiodi. Possiamo però incastrare a mezzo legno la sommità dei montanti A e le traverse MKKM, KK ed LL sull’estradosso dei triangoli, sempre a mezzo legno, facendole con tavole intere 38x57x2440 mm al colmo e 38x57x2000 al centro e in basso.
Assemblaggio telai triangolari
Gli elementi fondamentali della casetta per bambini fai da te sono i tre telai a triangolo rettangolo isoscele con i cateti di 2 metri in tavole spesse 45 mm (tavole da ponte) e l’ipotenusa, di 2,83 metri, costituita da due tavole spesse 21 mm fra i cui capi entrano quelli dei cateti, a sandwich. Incastrando in alto i cateti a mezzo legno non se ne tagliano i capi a 45°. La bisellatura a 45° è invece necessaria per i capi inferiori dei cateti e quelli della doppia ipotenusa.
Nella facciata posteriore della casetta per bambini in legno troviamo tre finestrelle rette da telai di tavole di cui qui vediamo quello centrale. Anche in questo caso è possibile affidarsi ad incastri, a mezzo legno o a tenone e mortasa per unire i rami della Y ai lati del triangolo; a 1/3 legno per unirli, a sandwich, al ramo verticale, chiuso in basso fra le due tavole dell’ipotenusa. Lo scarico triangolare dell’asta della Y conviene farlo dopo il montaggio.
Completati i telai triangolari, li usiamo per stabilire sul terreno la posizione dei pilastrini di sostegno. Il pannello di multistrato per la squadratura e due tavole di scarto tagliate a misura per la distanza garantiscono l’esatta posizione delle due facciate. Il punto in cui piantare i pilastrini si marca con picchetti inseriti fra le tavole di base (ben visibili a destra) dei triangoli ed al centro delle tavole distanziali.
Montaggio e impermeabilizzazione del tetto
Aperti con la trivella a mano Ø 120 mm (in terreni compatti conviene noleggiare una trivella motorizzata o rassegnarsi a fare molta fatica) i fori profondi circa 800 mm in corrispondenza dei picchetti, si passa a preparare il supporto interrando o cementando i sei pilastrini di sostegno. Prima di bloccarli nel terreno occorre scrupolosamente controllarne l’ allineamento frontale e la verticalità. Un’eventuale terza terna (per i più fanatici della stabilità) va spostata di un mezzo palmo rispetto alla mezzeria per non interferire coi montanti della porta e della finestra.
Siamo arrivati alla fase più delicata del lavoro, quella da cui dipende la stabilità della casetta per bambini fai da te. Decisa l’altezza del supporto morsettiamo alla prima coppia di pilastri una tavola col bordo superiore esattamente orizzontale, 95 mm più in basso dell’altezza fissata. Usando come guida del saracco uno spezzone di tavola larga 95 mm poggiato sull’asse di riferimento tagliamo a misura i pilastrini e su questi incastriamo ed avvitiamo o spiniamo una delle due facciate. Ripetiamo il lavoro di taglio dei pilastrini per le altre due coppie e incastriamo gli altri due triangoli, senza però fissarli. Aiutandoci con una staggia ben diritta allineiamo a quello fissato gli altri due, facendoli scorrere sulla tavola di riferimento fino alla perfetta coincidenza. È solo a questo punto che possiamo fissarli definitivamente.
Collegati i tre triangoli con le traverse, al colmo, a metà spiovente ed in basso, avvitandoli oppure incastrandoli a mezzo legno, e fissato il pavimento come vedremo più avanti, tagliamo i quattro pannelli di multistrato alla lunghezza degli spioventi. Blocchiamo in posizione il primo anteriore (se qualcuno ci dà una mano è meglio) con qualche strettoio, tenendone un lato corto esattamente a filo con la traversa di colmo e avvitiamolo alle traverse affogando la testa delle viti. Ripetiamo l’operazione con gli altri tre pannelli e foderiamo il tetto col feltro bituminoso o le tegole canadesi.
Stop alla pioggia Le falde del tetto, proposte in multistrato, ma realizzabili anche in MDF o in listellare, vanno prima protette su entrambe le facce con due o tre mani di impregnante, anche incolore e poi rivestite o economicamente, con feltro bituminoso incollato a freddo, inchiodato e bloccato da listelli triangolari o più esteticamente, con tegole canadesi, sempre da incollare ed inchiodare.
Comfort all’interno
Nella parete posteriore della casetta per bambini fai da te si aprono tre finestre quadrate, una di circa 600 mm di lato e due di circa 280, con i lati paralleli alla pendenza del tetto. I vetri, acrilici, sono tenuti in posizione da una cornice di tavole e da listelli fermavetro. La luminosità dell’ambiente dipende dall’esposizione ai punti cardinali.
L’ampiezza del pavimento permette di stendere non solo materassini da campeggio ma, per maggior comodità degli ospiti, anche normali materassi (preferibilmente di spugna sintetica perché più comodi da trasportare). Nel progetto non è prevista altra fonte di luce se non le finestre, ma far arrivare alla capanna un cavo elettrico, intubato ed interrato, non è certo un problema. Il cavo, ovviamente, dev’essere a tre conduttori di sezione 1,5 mm² (è vero che la capanna è tutta di legno, ma un impianto di messa a terra ci vuole lo stesso).
Lo scivolo è formato da una scala a pioli, inseriti in fori ciechi e bloccati con viti e/o tiranti metallici, e dallo scivolo vero e proprio, una striscia di masonite (o di lamiera) avvitata sotto i montanti, che abbracciano quelli della scala. Siccome lo scivolo poggia sul tetto non c’è pericolo che si stacchi sotto il peso dei bambini.
Il pavimento
I listoni da 28 mm vanno tagliati a misura dopo aver montato i tre triangoli sui pilastrini. Si fissano, con chiodi a spirale o, meglio, con viti ben affogate, sul bordo delle tavole che formano l’ipotenusa dei triangoli.
Acquista subito ciò che ti serve per costruire la casetta per bambini fai da te
Idee extra 2025: tendenze emergenti e ispirazioni internazionali
Nel panorama delle casette per bambini fai da te, si fanno largo nuove tendenze ispirate allo stile “Primary Play”, un approccio che abbina colori brillanti e forme giocose per stimolare la fantasia e la socializzazione. Questa corrente, molto apprezzata su piattaforme come Pinterest, propone ambientazioni allegre e dal forte impatto visivo, perfette per incoraggiare il gioco libero e creativo all’aperto.
Anche sul fronte dei materiali, l’attenzione si sposta verso soluzioni sempre più ecologiche e di design: spopolano casette in legno certificato FSC, il bambù e il sughero, materiali non solo sicuri per i bambini, ma anche rispettosi dell’ambiente. Queste scelte rendono la costruzione non solo più sostenibile, ma anche esteticamente raffinata e in sintonia con la natura circostante.
Per chi desidera arricchire ulteriormente l’esperienza di gioco, è possibile integrare all’interno della casetta elementi educativi come pannelli sensoriali, angoli lettura e persino piccoli orti verticali. Tutto ciò contribuisce a creare un micro-mondo su misura per il bambino, stimolante sotto ogni aspetto.
Infine, sempre più famiglie optano per casette ispirate ai giocattoli sostenibili ed eco-responsabili, progettando spazi che riflettano i medesimi valori educativi e ambientali. Queste soluzioni aiutano a trasmettere messaggi positivi già dai primi anni di vita, in modo semplice e naturale.
Gli strumenti per il giardinaggio sono indispensabili per curare il verde in modo efficace e sicuro, ma è necessario scegliere attrezzi di qualità e utilizzarli correttamente
Curare un giardino richiede dedizione, pazienza e gli strumenti giusti per ottenere risultati soddisfacenti. Che si tratti di un piccolo spazio verde o di un’area più ampia, utilizzare gli strumenti per il giardinaggio adeguati permette di lavorare con maggiore precisione e minor fatica.
Esistono numerose attrezzature specifiche per ogni operazione, dalla preparazione del terreno alla potatura, fino alla manutenzione quotidiana delle piante.
L’importanza di strumenti professionali per il giardinaggio
Per garantire un lavoro efficace e duraturo, è fondamentale scegliere strumenti di qualità, realizzati con materiali resistenti e progettati per un utilizzo intensivo. Attrezzi ergonomici e robusti permettono di ridurre lo sforzo fisico e migliorano la precisione nelle operazioni di giardinaggio.
Inoltre, l’impiego di attrezzi professionali consente di lavorare in sicurezza, evitando danni alle piante e prevenendo infortuni dovuti a utensili poco affidabili o usurati.
Elenco strumenti
Avere una panoramica generale degli strumenti per il giardinaggio aiuta a comprendere quali siano indispensabili per la cura del verde. Tra i principali attrezzi si trovano:
Zappa e vanga, per lavorare il terreno e prepararlo alla semina
Forbici da potatura e cesoie, essenziali per la manutenzione delle piante
Trapiantatore, utilizzato per piantare e spostare piccole piante
Rastrello, utile per raccogliere foglie e detriti
Tagliasiepi, per modellare arbusti e siepi
Irrigatori e annaffiatoi, per garantire la giusta idratazione alle piante
Guanti da giardinaggio, indispensabili per proteggere le mani durante il lavoro
Carriola, per il trasporto di terra, piante e materiali
Pacciamatura e telo protettivo, per mantenere l’umidità del terreno e ridurre la crescita di erbacce
Approfondimento sui principali strumenti per il giardinaggio
Zappa e vanga: lavorare il terreno con facilità
La zappa e la vanga sono strumenti fondamentali per preparare il terreno alla semina o al trapianto delle piante. La vanga permette di smuovere il suolo in profondità, migliorando il drenaggio e l’ossigenazione, mentre la zappa è utile per eliminare erbacce e affinare la terra.
Forbici da potatura e cesoie: precisione nel taglio
Le forbici da potatura sono strumenti indispensabili per mantenere in salute alberi e arbusti. Un taglio netto e preciso aiuta la pianta a cicatrizzare rapidamente, prevenendo malattie e infezioni. Le cesoie, invece, sono ideali per rami più robusti e lavori di potatura più impegnativi.
Trapiantatore
Il trapiantatore è uno degli strumenti più utili per il giardinaggio, progettato per facilitare il trapianto di piante, fiori ed erbe aromatiche. Caratterizzato da una lama stretta e affusolata, consente di scavare buche precise e profonde nel terreno senza danneggiare le radici.
Realizzato in acciaio inox o in metallo rivestito, spesso con impugnature ergonomiche in gomma o legno, il trapiantatore è ideale per lavori di precisione nei vasi, nelle aiuole e negli orti. La sua forma consente anche di mescolare terriccio e fertilizzanti, rendendolo un attrezzo indispensabile per chi cura con attenzione il proprio spazio verde.
Rastrello: ordine e pulizia nel giardino
Tra gli strumenti per il giardinaggio non può mancare un buon rastrello che permette di raccogliere foglie, rami e detriti senza danneggiare il manto erboso. È disponibile in diverse varianti, con denti in metallo per lavori più pesanti e in plastica per la raccolta di foglie leggere.
Oltre al classico rastrello esiste il rastrellino a mano, di più piccole dimensioni e per lavori di maggior precisione. Spesso è venduto in abbinamento al trapiantatore. È utilizzato per livellare e smuovere il terreno in modo delicato, ideale per piccole aree di giardino o per lavori di rifinitura nei vasi e nei letti di semina.
Tagliasiepi: modellare e mantenere le siepi
Per chi possiede siepi o arbusti ornamentali, un tagliasiepi è essenziale per mantenere una forma regolare e favorire la crescita equilibrata della pianta. Disponibile in versione manuale, elettrica o a batteria, questo strumento consente di lavorare con precisione anche su grandi superfici.
Godetevi la stagione del giardino: il nostro set da giardino contiene…
Materiale in lega di alluminio: i 3 attrezzi da giardino in metallo…
Manici dal design ergonomico: i nostri attrezzi da giardino sono…
Irrigatori e annaffiatoi: idratazione ottimale
L’irrigazione è un aspetto fondamentale per la salute del giardino. Un impianto di irrigazione automatica garantisce un’idratazione costante, mentre l’uso di annaffiatoi è ideale per piante in vaso e fioriere.
Guanti da giardinaggio: protezione e comfort
I guanti da giardinaggio proteggono le mani da spine, terra e agenti chimici presenti nei fertilizzanti. Scegliere guanti in materiale traspirante e resistente aiuta a lavorare comodamente senza rischiare abrasioni o irritazioni.
Concludendo, scegliere strumenti per il giardinaggio di qualità e utilizzarli correttamente consente di ottenere risultati ottimali, preservando la salute delle piante e riducendo lo sforzo fisico. Investire in attrezzature adeguate è la chiave per rendere il giardinaggio un’attività piacevole e produttiva.
Quattro ingegnose soluzioni per aggiungere specchi fai da te nel bagno o in ingresso: dilatano lo spazio e ci consento un rapido controllo del nostro aspetto in qualunque momento della nostra giornata
SOLUZIONE A – La prima carrellata di specchi fai da te parte con uno specchio reggimensola. Un telaio di MDF racchiude un pannello su cui è incollato un ampio specchio, in realtà due, interrotti da altrettante mensole di cristallo su cui appoggiare tutti gli accessori per la rasatura, per l’igiene e per la bellezza. Le mensole sono saldamente incastrate nella struttura di MDF; una lampada fluorescente fissata sul lato superiore del telaio illumina la zona.
Specchio reggimensola fai da te
Specchiarsi in specchi fai da te di propria realizzazione, nel vero senso della parola, non capita tutti i giorni… L’idea che proponiamo consiste proprio nel realizzare uno specchio dotato di mensole in vetro utilizzando pannelli in MDF e colla. A prima vista può sembrare piuttosto difficoltoso, ma in realtà si tratta solo di essere precisi nei tagli dell’MDF (il vetro per le mensole e gli specchi li facciamo tagliare su misura quando li acquistiamo). Il “segreto” della buona riuscita, che semplifica enormemente il lavoro, è quello di preparare due strutture a U in MDF, una grande e una più piccola. Una volta completate le due strutture a U che servono da supporto diretto per l’inserimento dei due specchi fai da te, si applicano i profili laterali, leggermente rialzati rispetto alle strutture, per garantire, appunto, l’inserimento degli specchi. Le due mensole si montano a incastro: la prima si inserisce tra le due strutture a U mentre la seconda mensola si incastra nella parte inferiore della struttura a U più piccola, per poi venire fissata in modo definitivo da un listello di MDF. Il fissaggio a parete viene eseguito utilizzando due tasselli a gancio da incastrare in due fori praticati nella parte interna del listello in MDF superiore. Sfruttando lo stesso principio, possiamo realizzare in alternativa allo specchio un mobiletto pensile, dotato di mensole di vetro.
Le misure dei pezzi che compongono lo specchio fatto in casa sono indicative: non è obbligatorio attenersi a esse, ma è importante tenere in considerazione un giusto fattore di proporzione. Il pannello di MDF da 16 mm costa circa euro 18 al mq. Lo specchio da 5 mm costa euro 35 al mq.
I profili laterali interni si fissano all’ampio pannello in MDF con colla vinilica. Una buona morsettatura è indispensabile per garantire una perfetta tenuta. Si è così ottenuta la struttura a U di maggiori dimensioni.
Il listello superiore va incollato a misura lungo il pannello e sulle teste dei profili laterali. Anche in questo caso è indispensabile mettere in morsa.
La prima mensola di vetro va inserita tra la prima composizione a U (maggiore) e la seconda, sempre a U ma minore. Un lungo listello esterno (700 mm) blocca tutta la struttura.
Si inserisce la seconda mensola di vetro, direttamente a contatto con la composizione a U piccola, per poi serrarla con un listello di MDF. Si morsetta il tutto.
Una volta completata la struttura, la si può appendere a parete utilizzando due tasselli a gancio. Eventualmente è possibile predisporre un punto luce, da fissare sopra lo specchio. I cavi elettrici si nascondono nello spazio tra muro e pannello. 6. Non resta che fissare i due specchi tagliati a misura negli spazi appositamente predisposti. Per il fissaggio si utilizza nastro biadesivo oppure un adesivo siliconico (o acrilico).
SOLUZIONE B – la seconda soluzione per gli specchi fai da te è rappresentataTre specchi di formato diverso (uno grande e due piccoli) sono fissati alla parete come se fossero cornici per specchi: nascondono però una struttura di legno, simile a un cassetto, chiusa frontalmente da un’anta incernierata sui cui è incollato con adesivo strutturale lo specchio. Una calamita per ogni mobiletto ne assicura la chiusura. Le pareti frontali sgombre, di un bell’arancione, si riflettono negli specchi e creano una continuità che rende i medesimi praticamente invisibili.
Specchi fai da te con pensili mimetici
In bagno uno specchio in più fa sempre comodo. Una soluzione molto funzionale e poco complicata da mettere in pratica consiste nel costruire più mobiletti suddivisi in scomparti da fissare a parete, ricoprendo lo sportello con uno specchi fai da te di dimensioni maggiori di alcuni centimetri; il contenitore più grande va collocato sopra il lavabo, mentre gli altri due fanno da “satelliti”, disposti con lo stesso criterio che si utilizza appendendo i quadri. La sospensione a parete si effettua con piastrine forate (attaccaglie) che si agganciano ai tasselli a muro. I mobiletti pensili con lo sportello a specchio hanno una buona profondità per poter contenere tutto ciò che serve in bagno.
Cosa serve per costruire specchi fai da te mimetici:
MDF da 4 mm (2 pezzi 750×650 mm e 4 da 240×240 mm);
listelli sezione 10×80 mm e 20×70 mm;
specchi spessore 4 mm con angoli arrotondati (1 da 800×700 mm e 2 da 300×300 mm);
3 calamite;
14 bulloni 3×20 mm completi;
viti 3×16 mm;
7 cerniere;
chiodini 1,5×30 mm;
adesivo per specchi;
colla vinilica;
attaccaglie e tasselli
Si costruiscono i telai a U dei tre mobiletti, inclusi i ripiani interni, dopo averne smussato di 20 mm l’angolo superiore dal lato dove è prevista l’articolazione dello sportello.
Per l’assemblaggio è sufficiente incollare perpendicolarmente i listelli e stabilizzare l’unione con l’inserzione di alcuni chiodini, mantenendo la precisione nel formare gli angoli retti.
Dopo aver incollato il quarto listello, più basso di 20 mm rispetto al resto del telaio, si applica il fondo, stendendo la colla vinilica sul bordo dei listelli e conficcando alcuni chiodini.
Per poter fissare le cerniere allo sportello occorre incollare all’interno del medesimo due spessori (distanziati, tra loro e dai lati perpendicolari, dello spessore del telaio, a filo dello sportello per la lunghezza) che compensano la porzione triangolare asportata dai listelli trasversali.
Bloccando lo sportello al telaio con morsetti si traccia la posizione delle cerniere e dopo aver praticato i fori si fissano al telaio con i bulloncini.
Per fissarle allo sportello, avendo uno spessore sufficiente, si usano viti da 3×16 mm.
Il mobile più grande può essere suddiviso in più scomparti prevedendo anche un separatore verticale. Considerato il maggior peso dello sportello, per un fissaggio più stabile è meglio utilizzare tre cerniere.
Per ovvi motivi estetici, anche la parte interna deve essere smaltata, anche non dello stesso colore dell’esterno.
Lo specchio dev’essere capovolto su una superficie morbida e pulita per evitare graffi e scivolamenti mentre si centra lo sportello, riportandone il perimetro sul retro.
Si utilizza un adesivo strutturale per vetri e specchi; si congiungono con precisione le parti esercitando una pressione uniforme e asportando l’adesivo che fuoriesce lungo il bordo.
Quando lo smalto è asciutto e l’adesivo ha fatto presa si può rimontare lo sportello completo di specchio; dal lato interno si inseriscono le rondelle e i dadi e si serrano i bulloncini con un cacciavite e una chiave a forchetta.
Per mantenere chiusi gli sportelli si ricorre a una calamita per ciascun mobiletto. Per il fissaggio al muro è opportuno prevedere un paio di tasselli a vite che, una volta forato il fondo dei mobiletti, li blocchino a parete.
SOLUZIONE C – Laterza soluzione degli specchi fai da teè rappresentata da unSemplice ed essenziale specchio che non ha cornice in primo piano, ma nello spessore: chi direbbe che proprio in quei pochi millimetri di spessore è nascosto un secondo telaio di poco più piccolo del primo, fornito di ripiani con ringhierine! In questo inimmaginabile nascondiglio possiamo conservare documenti, oggetti preziosi e altre cose che non vogliamo lasciare in vista.
Specchi fai da te fantasia
Sembra un semplice specchio incorniciato con listellini di nemmeno 30 mm di spessore, ma nel suo spessore è celato un segreto, in quanto lo specchio vero e proprio è applicato su una cornice incernierata, lungo il bordo superiore, a una seconda cornice fissata alla parete. Questa fa da supporto a quattro ripiani protetti da una ringhierina; altre due ringhierine sono incollate una al listello di base (che diventa ripiano sfruttabile) e l’altra a quello di testa (sul fondo del ripiano). I due telai, realizzati con strisce di legno di soli 9 mm di spessore, si incastrano perfettamente l’uno dentro l’altro con pochissimo gioco. In questo modo lo specchio può essere ruotato verso l’alto, accedendo al vano interno. In questo spazio alcuni ripiani con ringhierina anteriore permettono di custodire documenti o oggetti piccoli e di valore.
I lati corti del telaio di supporto si costruiscono incollando due listelli spessi 9 mm ad angolo retto.
Ai lati corti vanno avvitate le estremità dei listelli che formano i due lati lunghi del telaio.
Lungo il bordo della cornice si applica un cordone di adesivo di montaggio adatto per bloccare vetri e specchi.
La cornice dello specchio si collega al telaio con un pezzo di cerniera a metro, tagliata nella lunghezza opportuna.
Al telaio di legno da fissare a parete è avvitata la cerniera a metro che, a sua volta, regge il secondo telaio con lo specchio.
Lo specchio si solleva verso l’alto per accedere al contenuto del nascondiglio; l’assenza di impugnatura rende difficile immaginare che in quell’esiguo spessore possano nascondersi dei valori.
SOLUZIONE D – Facile trovare dal robivecchi o nella soffitta della nonna un armadio con le ante a specchio come era di moda una volta: lo specchio con la sua struttura e la sua cornice di legno diventa un originale complemento d’arredo per l’ingresso appoggiandolo semplicemente alla parete. La cornice di legno deve essere sverniciata e smaltata con una tinta chiara che lasci risaltare le modanature; il rametto con foglie in pasta da modellare è un tocco creativo della realizzazione, ma può essere sostituito con qualsiasi altro frutto del nostro estro.
Specchio Shabby Chic
Un’anta di un vecchio armadio, dall’aria cupa e severa, si trasforma in un elemento d’arredo utile, ma anche decorativo, ingentilito dalle morbide tinte crema e lillà e dall’aggiunta di un delicato ramoscello. Può essere semplicemente appoggiata al muro o appesa con un robusto tassello.
Per la realizzazione servono:
uno specchio (è facile trovare da un robivecchi un vecchio specchio originariamente inserito nell’anta di un armadio con la sua caratteristica cornice di legno),
pasta per modellare tipo legno,
primer,
smalto ad acqua crema e lillà Paramatti,
pennello,
pistola per colla a caldo,
cutter,
spatola,
stucco,
cacciavite,
ramoscello secco,
carta da pacco,
nastro da carrozziere,
carta vetrata
Riparare e smaltare
Con l’aiuto di un cacciavite rimuoviamo le cerniere che fissavano l’anta all’armadio e anche la serratura.
Stucchiamo accuratamente le sedi della serratura e delle cerniere rimosse con uno stucco leggero in pasta.
Con un foglio di carta da pacco e nastro maschera alto circa 50 mm proteggiamo lo specchio in modo da evitare di macchiarlo con lo smalto.
Carteggiamo la superficie della cornice con carta vetrata a grana molto fine, per rimuovere tutte le tracce della vecchia vernice.
Con un pennellino applichiamo sulla cornice una mano di primer che rende la superficie porosa e costituisce una base ideale per la verniciatura successiva. Quando il primer è asciutto, stendiamo una mano di smalto all’acqua color crema; lasciamo asciugare e se necessario stendiamo una seconda mano.
Applichiamo il colore lillà sulle parti in rilievo, usando la tecnica del “pennello asciutto”: prima di stendere il colore, passiamo il pennello su un foglio di carta finché lascerà un traccia leggerissima; in questo modo il colore non entrerà nelle scanalature.
La decorazione
Stendiamo un pezzetto di pasta da modellare tipo legno su una tavoletta di masonite, aiutandoci con un piccolo rullo: la sfoglia deve risultare piuttosto sottile.
Premiamo una piccola foglia (vera o di stoffa) sulla sfoglia per imprimervi le venature e tagliamo la sagoma con il cutter; modelliamo allo stesso modo tutte le foglie necessarie.
Finché la pasta è morbida, applichiamo le foglioline al ramo: modelliamole in modo che la loro posizione risulti naturale.
Dipingiamo il ramoscello e le foglie con lo smalto color crema: per fare questo è consigliabile fissare il ramoscello su una base (ad esempio una spugna da fiorista) in modo che resti diritto.
Con la colla a caldo attacchiamo il ramoscello alla cornice nell’angolo in alto a sinistra dello specchio.
Rifiniamo lo specchio dipingendovi il ramo riflesso con lo smalto color crema, usando un pennello sottile.
Tendenze attuali per specchi fai da te: idee innovative per il 2025
Nel panorama dell’arredo contemporaneo, gli specchi fai da te si rinnovano con soluzioni che uniscono funzionalità e design. Oltre a riflettere lo spazio e dare profondità agli ambienti, oggi gli specchi diventano veri e propri elementi multifunzionali. Una delle tendenze più apprezzate è l’integrazione della tecnologia: specchi dotati di illuminazione LED integrata, sistemi antiappannamento e persino connettività Bluetooth per riprodurre musica o ricevere notifiche mentre ci si prepara. Soluzioni ideali da integrare sia nei bagni moderni che negli ingressi hi-tech.
Grande attenzione anche ai materiali: si prediligono forme organiche e finiture naturali, come il legno grezzo o riciclato. Questo approccio si inserisce perfettamente nello stile “Primary Play”, che prevede linee morbide, colori vivaci e un design che strizza l’occhio alla spensieratezza dell’infanzia.
Chi ama il fai da te oggi può anche cimentarsi nella creazione di specchi utilizzando elementi di recupero, come vecchie persiane, ante di armadio o addirittura pallet, perfetti per realizzare specchi a tutta parete o con vani contenitori nascosti. Oltre al risparmio economico, si ottiene un oggetto originale e sostenibile.